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Gli Affidabili di Francesco Luzzini: un affresco ironico e profondo della provincia globale. Recensione di Alessandria today
Francesco Luzzini racconta vite intrecciate tra modernità e tradizione, in una narrativa che unisce leggerezza e riflessione.
Francesco Luzzini racconta vite intrecciate tra modernità e tradizione, in una narrativa che unisce leggerezza e riflessione. Recensione: “Gli Affidabili – Cronache di provincia globale” di Francesco Luzzini è un romanzo che cattura con la sua combinazione di ironia, profondità e un realismo disarmante. Ambientato in una provincia italiana, ma con echi universali, il libro si presenta come un…
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" «Tu, vieni con me!», intimò una guardia di sicurezza in borghese a mia madre. «Perché?». «Lo sai benissimo perché!». La trascinò per il braccio facendola sfilare lungo la coda infinita delle casse, i pantaloni di tre taglie più grandi, su cui inciampava a ripetizione per tenere il passo dell'uomo. Ci spintonò dentro a quello che sembrava più uno sgabuzzino che un ufficio. Il capo della sicurezza era già lì a darci il benvenuto, le sue lenti da vista appoggiate pigramente sulla testa grassa e pelata. «Mia mamma non ha fatto nulla. Perché ci avete portato qui?». La guardia che ci aveva trascinato nel cubicolo strappò la borsa dalle mani di mia madre. Lei oppose resistenza, ma lui la lanciò immediatamente al capo. Senza mai toglierci lo sguardo di dosso, il ciccione ne estrasse un tubetto di fondotinta già parzialmente rimosso dalla confezione di plastica. Ce lo sventolò sotto gli occhi con fare derisorio e schioccò la lingua per esprimere disapprovazione. La donna che mi aveva predicato l’onestà fino a vomitare, a quanto pare era una ladra. Peggio, aveva scelto di rubare il fondotinta più economico del negozio, neanche lontanamente vicino al suo colore, perché in Italia cosmetici per neri non esistevano. Ma i veri ladri erano loro.
Il nuovo centro commerciale aveva già risucchiato la vita delle maggiori attività indipendenti della valle. Ci erano riusciti esibendo la crème de la crème della cucina italiana: risotti scotti e patate troppo unte, verdure bagnate di sale e spruzzate di pesticidi insieme a banane più verdi delle lattughe. La rete di consegna del pane caldo fatto a mano collassò quasi subito. Per risparmiare pochi spiccioli, papà fu uno dei primi traditori a surgelare lotti di pane dal centro commerciale, per poi scongelarli giorno per giorno. Prima ci avventuravamo fino a Celadina per comprare la carne direttamente dal macellaio di fiducia, col grembiule sempre macchiato di sangue. Adesso caricavamo nel carrello polpette ibride e bistecche impanate precotte. Fu poi il turno della pizza. Quella calda e filante sfornata dal forno a legna del nostro pizzaiolo fu sostituita da quella congelata e smunta di una nota marca. E quel poco che avevamo risparmiato nell'affare del diabolico centro commerciale, lo perdevamo ogni volta che c’impilavamo mozzarella e prosciutto, nel tentativo di imbellire la pizza precotta e di renderla mangiabile. Il colosso aziendale aveva fatto piazza pulita, distruggendo quei piccoli riti quotidiani che tessevano la rete di un’intera comunità. Famiglie che facevano giornalmente avanti e indietro dalla lattaia, dal panettiere, in merceria, dal sarto, dal ciabattino. Scambiando due chiacchiere con Giulio, mentre suo figlio ci metteva una vita a tagliarti una fetta di salame. O facendo gossip con Marino, il sarto che non osava sollevare un ago prima di metterti un bel bricco di caffè sul fornello. Adesso se n’erano andati tutti, un’intera generazione di disoccupati. Le strade del centro divennero un deserto. Al loro posto, estranei monitoravano il nuovo centro commerciale attraverso telecamere di sicurezza. "
Marilena Umuhoza Delli, Negretta. Baci razzisti, Red Star Press (collana Tutte le strade), 2020. [ Libro elettronico ]
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PRIMA PAGINA La Provincia di Oggi sabato, 28 dicembre 2024
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delitti di provincia: i misteri di alleghe
I Misteri di Alleghe sono una serie di eventi tragici e inquietanti avvenuti tra gli anni ’30 e ’40, che videro il piccolo borgo di montagna protagonista di una scia di morti sospette, ufficialmente archiviate come suicidi ma avvolte da un alone di dubbio e mistero. Un intreccio di passioni, segreti di famiglia e ipotesi mai confermate, che sembra emergere dalle acque gelide del lago di Alleghe,…
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Laite
LOCALITZACIÓ
Sense moure’ns de la regió del Friuli-Venezia-Giulia, l’últim dia vam conduir una hora i mitja tot contemplant el variat paisatge des de Cividale del Friuli fins a Sappada, un poble de poc més de 1.000 habitants, situat a 1.300 metres d’alçada, a l’extrem oriental de les Dolomites. De fet, el Laite és un restaurant que ja tenia ganes de conèixer quan vam viatjar al St. Hubertus i al San Brite.
Ens trobem a 20 minuts de la frontera amb Àustria (la part del Tirol) i tot està indicat en 3 o 4 idiomes. De fet, Sappada és el nom del poble en italià però també es coneix com a Plodn (en cimbri, un dialecte del bavaro-tirolès), Pladen (alemany) i Sapade (friülà). Em repeteixo, però m’entusiasma aquesta riquesa de les fronteres del nord d’Itàlia, la riquesa cultural, lingüística, paisatgística i culinària que hi ha i el respecte que tant els seus habitants com l’Administració sembla que tinguin per mantenir-la viva.
Envoltat pel majestuós massís dolomític, boscos de coníferes i cascades (de fet, hi neix el riu Piave, concreament al monte Peralba, a 1.800 m), Sappada és un poble bucòlic que també ha mantingut les característiques cases de fusta, l’artesania local i la producció de formatges i embotits típics. És més, un dels motius d’anar fins a Sappada era poder comprar el Saurnschotte, la ricotta àcida de la Latteria di Sappada, que explicaré a les postres.
El Laite, que en sappadino vol dir un prato al sole, és un petit restaurant perfumat de llenya i d’història, amb les parets de fusta i les taules rodones, ben parades amb estovalles blanques que arriben fins a terra, és ben bé com un stube. Té dos menjadors, un del 1800 i un del 1600, i una imponent kòchlouvn, una stufe in muratura, és a dir, una estufa d’obra.
HISTÒRIA & GENT
Fabrizia Meroi, nascuda a Cividale del Friuli, és una cuinera autodidacta que va aprendre a cuinar de la seva mare i la seva àvia materna, que dirigia una taverna de renom a Cividale. Explica que quan tenia 11 anys va cuinar llonzes de porc amb Cognac, pinya i cansalada i trobo que, tant ella com la seva cuina, són ben bé així.
Doncs bé, resulta que, l’any 1987, va anar a Sappada a fer unes pràctiques a un restaurant i va conèixer en Roberto Brovedani, amb qui es va acabar casant. El 1990 van obrir el seu propi restaurant Keisn a Sappada. Va ser llavors quan la Fabrizia va començar els seus anys de formació. Va estar 15 dies amb Enzo de Prà del restaurant Dolada de Belluno (Veneto), el restaurant amb estrella més antic d’Itàlia i el cuiner que va fer el banquet del casament Clooney-Alamuddin; amb Gianfranco Vissani a Casa Vissani a Baschi (Umbria), al mític Roma de Gianni Cosetti a Tolmezzo (Udine, Friuli-Venezia Giulia) i, finalment, a la refinada casa de camp freqüentada per un públic exclusiu Sissy Sonnleiter de Mauthen (Àustria) a partir de la qual l’estrellat xef austríac va desenvolupar l’anomenada cuina alpino-adriàtica.
El Keisn va guanyar la primera estrella el 1997, any que també va néixer la seva filla Elena. Explica que, al cap de poc temps, el Keisn els va quedar petit i que el 2001 es van traslladar a l’actual Laite, que el 2003 va tornar a guanyar l’estrella.
Actualment, se la veu en un moment trist, el seu marit fa tot just un any que es va morir. Però, a la vegada, em sembla una dona alegra, amb una gran fortalesa interior silenciosa, treballadora, amb molta humilitat, amb valentia, prudent i curiosa. Una dona que transmet duresa i intransigència i, a la vegada, bondat i puresa, com l’aire pur i sense contaminació que es respira a la natura de la regió.
Vist al cap dels anys i amb perspectiva, explica que el més maco era que cap dels dos pensava gaire en l’èxit ni en el futur, sinó que vivien el present amb il·lusió i intentant millorar dia rere dia.
CUINA
Una cuina que porta el paisatge al plat, que porta l’olor dels boscos, el perfum de les seves herbes, els seus bolets i els peixos dels rius a la taula. Una cuina que, més que una regió determinada o un medi concret, et fa estimar la natura i et fa venir ganes de trepitjar el terreny, de fer excursions per les seves estimades muntanyes.
La Fabrizia Meroi utilitza productes locals i de temporada com la majoria de fruites, herbes i verdures o les truites alpines que ofereix al menú; però també productes d’arreu com les ostres de la Normandia, el llamàntol del Mar del Nord, el senglar de la Toscana o el cabirol d’Alemanya.
Una cuina substanciosa i suculenta. Una cuina que recorre tant a la seva vida quotidiana com al receptari tradicional (tant el local com el de moltes cuines del món) i l’examina com a tret de sortida per a fer els plats del menú.
Una cuina creativa, en el sentit de combinacions poc habituals, que semblen sorgir d’ella mateixa, sense copiar, sense fixar-se en els altres. Fa bastant el seu camí, aportant exotisme als productes, al receptari i als clients. La Fabrizia té un domini d’aquestes combinacions admirable. Sovint són un pèl estranyes i, a priori, les criticaria per sobrecarregades i emmascaradores; però, realment són molt bones i sempre mantenen el gust dels productes. Cada plat el complementa amb acompanyaments molt carregats i l’amaneix amb molts ingredients i, miraculosament, ho fa sense tapar el producte sinó tot el contrari, extreient-ne molts matisos.
Ens explica que la temporada de caça comença a finals de setembre i que li agrada molt la becada, que la fa crua i tot, sempre poc faisandada. Ja tenim l’excusa per tornar a Sappada.
MENÚ
Ofereixen 3 menús: l’Asou, format pels plats més representatius; el Plissn, el més creatiu i particular; i el Verpai, que consisteix en elegir 5 plats d’entre els dos menús, el de clàssics i el de novetats. Va ser una decisió difícil. Sent la primera vegada que anàvem al Laite, volia menjar els plats històrics de la casa però també m’agradava el Plissn perquè hi havia més peix i, en aquella època, tenia especial interès en provar la truita, l’ostra, el llamàntol…
Finalment, vam fer el PLISSN.
APERITIUS
Tartare di rapa rossa. Un tàrtar de remolatxa (que semblava lleugerament envinagrada), amb maionesa de créixens (crescione).
Xip d’arròs negre amb baccalá mantecato, una mena de brandada de bacallà.
Mini hamburguesa de cérvol amb curri i pebre vermell. Molt bo, un cérvol molt tendre.
PANS CASOLANS
Pa blanc de sègol. No tenia cap gràcia.
Grissini amb un curri lleugerament picant. Molt bo.
Pa de garrova. Dolcet, amb mantega, molt bo!
MENÚ
Salmerino (truita alpina, Salvelinus alpinus, omble chevalier, Arctic char), piselli, pomodoro, vaniglia.
Una truita de riu de l’Alto Adige lleugerament marinada i acompanyada amb les seves freses; amb un gelat de pèsols; la crema de color taronja és de tomàquet i vainilla; els punts negres, un miso de rosella; la salsa blanca, una maionesa de peix.
Dipinto di giallo e arancio: peperone, pomodorino, carota, zucca, curcuma, cheddar
Pintura groga i taronja: pebrot, tomàquet, pastanaga, carbassa, cúrcuma i cheddar.
Un plat amb 4 salses i 2 sòlids:
Una crema de carbassa amb cúrcuma.
La salsa fosca, amb una densitat gairebé de mel, era de pebrot vermell.
Formatge cheddar desfet, deliciós, li aportava una textura més densa a les salses del plat.
Aigua de tomàquet groc.
Pastanaga laminada i enrotllada, macerada crua en una salsa agredolça, el toc cruixent.
Tomàquet groc confitat.
Un tel a sobre boníssim.
Un plat del mateix color que el vi. Un joc de gustos i textures boníssim!
Tartare d’anatra, il suo uovo.
Un tàrtar de pit d’ànec (deliciós, intens i gustós) amb el seu greix a sobre marinat amb farigola i, encara a sobre, unes “torrades” d’avellanes que eren molt bones però emmascaraven el tàrtar tant bo. Com totes les torrades que acompanyen els tàrtars.
Al costat, un zabaione fet amb el rovell d’ous d’ànec, un zabaione salat però amb acidesa de vi. Boníssim, tot i que no era calent. I una escuma feta amb les clares.
Els tirabecs (taccole), fresquíssims i de molt bona qualitat, però no hi estan gens integrats.
Bretzel di cardo mariano, cinghiale affumicato, crescione, porcini.
No sé per què li diuen “bretzel” si es tracta d’un pa/brioix cuit al vapor. En qualsevol cas, està farcit amb senglar de la Toscana fumat, card marià (Silybum marianum), dent de lleó, una maionesa de créixens i ceps marinats.
Tot deliciós: el pa, que tot i estar fet al vapor, està totalment cuit; la finesa del senglar, perfectament tallat, sense fer cap mastegall; els ceps marinats, a dins el caneló de senglar; Tot molt cremós, amabile.
El card marià només està al bretzel i només n’utilitzen la llavor.
Per cert, tots els pans són especialment bons i els fa un cuiner xinès que també fa molt bé la cocció dels peixos al vapor.
Astice, cocco, fegatini, salicornia.
A la base, una crema feta amb coco, citronel·la i bitxo.
Cruixent de parmesà, salicòrnia i la particular combinació de llamàntol amb fetge de pollastre.
Un llamàntol de l’Atlàntic, del Mar del Nord, perfectament cuit al vapor. Molt bo! Amb un fetge de pollastre deliciós. Una salsa amb gust de coco però molt ben posat, que bé que hi queda tot junt! Un mar i montanya que fa la Fabrizia però que no és típic ni d’Itàlia ni de Tailàndia.
Tagliolino, topinambur, abete, sambuco.
Unes tallarines perfectament cuites, amb nyàmeres laminades en forma de vetes com les tallarines, tot entrellaçat i fent un caneló o tirabuixó. A més, una salsa blanca de nyàmeres i flor de saüc. Finalment, per sobre, una escuma feta amb fulles d’avet i una pols de flor de saüc assecada per mantecar els tagliolini. Un plat de pasta ben sucós, amable, molt ben amalgamat, d’una consistència cremosa i amb perfum de pinassa i avet.
Ostrica affumicata, mela verde, levistico, noce.
Una ostra de la Normandia, força petita i lleugerament fumada; acompanyada d’un cremós de poma verda i fulles d’api bord i completat amb uns trossets d’anou verda.
Pesce gatto, aglio orsino, tosazu.
Peix gat (un peix d’aigua dolça, en aquest cas del riu Sile del Veneto, i terrós com una remolatxa) acompanyat d’una salsa blanca feta amb mantega i all bord. Per sobre: flors, herbes, alga nori deshidratada i tosazu (un vinagre d’arròs vermell una mica cítric).
Capriolo, licheni, albicocca.
Espatlla de cabirol d’Alemanya (perquè allà no comença temporada fins a l’octubre o novembre) cuita a baixa temperatura (molt tendra però amb regust de cambra), amb tirabecs i albercocs. La salsa blanca de liquen és ben estranya, sembla un perfum de pi per a home.
Vam demanar una copa de vi negre pel capriolo i ens va oferir un Dodòn Merlot 2017 de Denis Montanar. De Triple “A” Agricoltori, Artigiani e Artisti i de La Renaissance des Appellations d’Itàlia. Un Merlot de selecció massal, de Borc Dodòn, nom de la històrica localitat de Villa Vicentina (Udine). 30 mesos en inox sobre les mares. Unes 10.000 ampolles d’un vi natural (19 mg/l de SO2) de 12,50% vol.
PRE-POSTRES
Baklava alla rosa, sommacco, zafferano, brownies di datteri.
Un cannolo de pasta filo (molt bona la massa cruixent) farcit amb una crema de safrà deliciosa (un producte que s’utilitza massa poc i que trobo molt interessant a les postres). A sobre, un gelat de sumac (el fruit vermell fresc, cosa que sempre havia tastat assecat i en pols, quan ja és una espècie) que tenia poc gust de fruit vermell però sí que li aportava acidesa. El cruixent negre és un brownie de dàtil molt bo, em recorda les galetes Diet de fructosa.
Unes molt bones pre-postres, normalment és un plat d’impàs que acostumo a gaudir poc.
POSTRES
Spuma Di Saurnschotte, Frolla (una pasta brisa coberta i farcida de melmelada), estratto di prugna.
Una versió de la frolla o pastafrola, un pastís dolç fet de pasta brisa coberta i farcida de melmelada. Porta una mousse de la famosa Saurnschotte, que es tradueix com a “ricotta àcida”, tot i que no sigui ben bé una ricotta perquè té una capa externa més dura, un color més groguenc o grisós i es fa amb estragó, sal i pebre negre. La tradicional, que es pot comprar a la Latteria di Sappada mateix, és deliciosa: té una textura granulosa, és àcida i la seva tendresa, frescor i postgust són excepcionals. De fet, vaig demanar aquestes postres perquè portaven la Saurnschotte. Finalment, també porta prunes vermelles i flor de saüc.
Meringa di mela, artemisia, liquirizia.
Una merenga de poma amb un gelat molt refrescant i aromàtic d’artemisa i regalècia i un cruixent de textura semblant a la merenga. M’encanta l’olor d’herbes fresques que fa! Unes postres balsàmiques amb un toc de Peta Zetas.
PETITS FOURS
Gelat amb espècies i un crumble.
Macaron de coco.
Bombó de xocolata i cafè de xicòria.
Pel que fa al celler, fet per en Roberto ampolla per ampolla, és de menció especial, amb moltes referències úniques. Tenen moltes cuvées de productors com Roncù, Radikon, Damijan Podversic, Zidarich, Gravner, etc. A més, ofereixen moltes anyades amb un recorregut de més de 20 anys. Fa goig!
VI BEGUT:
Ribolla Gialla 2003 de Radikon en format de 100 cl. Vi taronja del mestre Radikon, sense filtrar, que surt com a Venezia Giulia IGP. Amb 12 mg/l de SO2 i 13% vol. Molt expressiu, intensitat aromàtica, perfecte per a acompanyar tot el menú.
També és destacable que, a part del cafè Lavazza, ofereixin cafès com el Blue Mountain, un fermentat en barrica de rom o el famós Kopi Luwak.
Pel que fa a la sala, cal destacar la bellisiima accoglienza, natural i familiar, de l’Elena Brovedani, filla de la casa que, a tant sols 25 anys i havent treballat a grans cases com Il Pomiroeu de Giancarlo Morelli, La Madonnina del Pescatore de Moreno Cedroni o La Torre del Saracino de Gennaro Esposito, té un domini del menjador de primer nivell i acull tots els comensals de manera molt personal. A més, defensa la carta de vins que va construir el seu pare amb estima i coneixement.
En resum, m’agrada la naturalitat amb la que cuina la Fabrizia i l’espontaneïtat i aparent despreocupació amb la que l’Elena aten els clients. Mare i filla sembla que cuinin i acullin per a ser felices. M’agrada la manera tant personal que tenen de remarcar el seu vincle amb el territori.
Un refugi de montanya elegant i tot un exemple de cuina de montanya del que en vam sortir molt satisfets. Un petit gran restaurant allunyat dels circuits gastronòmics més habituals i una mirada un pèl diferent al localisme. Una parada obligatòria a l’arc alpí italià.
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Pintura en acuarela del artista italiano Franco Pretti.
Nacido en 1960, vive en Croviana, en la provincia de Trento (Italia) y obtuvo una licenciatura en Arquitectura en Venecia. Es miembro de la Asociación Italiana de Acuarelas.
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primis quella che garantisce il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Nessuna nazione intervenne, nonostante le Cancellerie ne fossero informate, questo fa capire che vi fossero accordi e una rete di relazioni segrete. L’unificazione italiana fu la distruzione voluta,
programmata e sistematica, che ridusse il più florido Stato della penisola nella miseria e nel degrado. Le fabbriche furono chiuse, in alcuni casi distrutte, i giovani coscritti o deportati, furono inviati i soldati piemontesi a reprimere il dissenso e compiute stragi indescrivibili. È ora di smontare il “falso storico” che ha generato il luogo comune più deleterio che il Paese abbia conosciuto: il Nord industriale ed evoluto, il Sud agricolo e arretrato. In realtà questo è stato l’obiettivo di casa Savoia e del suo padrone Cavour.
Scorrettamente chiamata dalla storiografia “questione meridionale”, essa emerse dopo l’unità, non prima. Quando l’opera di distruzione del tessuto sociale e produttivo del Sud, diede i suoi amarissimi frutti. Il Regno delle Due Sicilie era lo Stato più industrializzato d'Italia e il terzo in Europa, dopo Inghilterra e Francia, così risultò dalla Esposizione Internazionale di Parigi del 1856. I settori principali erano: cantieristica navale, industria siderurgica, tessile, cartiera, estrattiva e chimica, conciaria, del corallo, vetraria, alimentare.
Nel periodo borbonico (1734-1860) la popolazione si era triplicata, determinando lo Stato preunitario più esteso e popolato. Per la sua politica di sviluppo Ferdinando II formò grandi aziende statali, e incentivò anche il sorgere di aziende con capitale suddiviso in azioni di piccolo taglio, per attrarre nella proprietà anche i ceti medi. Nel 1851 fu istituita la "Commissione di Statistica generale pe' reali domini continentali" con lo scopo di guidare la politica economica del Paese, cui si affiancavano le Giunte Statistiche costituite in ogni provincia e circondario. Molti imprenditori nazionali ed esteri accorsero nel Regno. L’economia ferdinandea privilegiava lo sviluppo occupazionale senza spostare masse dai luoghi di origine. Fu uno sviluppo guidato dallo Stato. La propaganda liberale si scagliò con tutte le sue forze contro tale modello e mise in moto una macchina da guerra che distrusse tutte le industrie del Sud e rubò tutto persino i beni personali dei Borbone: con un decreto del 23 ottobre vennero confiscati alla Casa reale 6 milioni di ducati, anche i depositi che Francesco II
aveva lasciato a Napoli, dopo averli ripresi dal Banco d’Inghilterra, a dimostrazione di quanto fosse legato al suo popolo, lui che napoletano lo era per davvero. Cominciò così, dopo il saccheggio del 31 maggio 1860 del Banco di Sicilia da parte di Garibaldi (80 milioni di euro, 150 miliardi di vecchie lire, quasi la metà delle spese per la guerra franco-piemontese contro l’Austria dell’anno precedente), la corsa alla spogliazione e all’arricchimento. Il Regno delle Due Sicilie, nel settore dell’industria, contava 2 milioni di occupati a fronte dei 400.000 della Lombardia, possedendo 443 milioni di moneta in oro, ovvero l’85% delle riserve auree di tutte le province. Oltre 80 milioni furono prelevati, in una anno, da Torino dalle casse dell’ex Regno delle Due Sicilie. Pochissimi investimenti al Sud ma tante ruberie. La boria e lo sprezzo verso le città del Sud, caratterizzava chiunque arrivasse da Torino. Il luogotenente Farini (in seguito Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia tra il 1862 e il 1863), il dittatore che entrò a Modena il 19 giugno come vincitore di un guerra che non aveva combattuto (gli Estensi fuggirono prima dell’arrivo delle truppe francesi e piemontesi), così si espresse riferendosi a Napoli: “Altro che Italia! Questa è Africa, i beduini a riscontro di questi caffoni, son fior di virtù civile”. Va da sé che il controllo delle ex Due Sicilie fu difficile, regnò la precarietà e l’insicurezza, così cominciò l’atroce guerra civile del brigantaggio. Uno Stato così imposto non poté che generare solo ingiustizie e latrocini. Fu messo in opera un preciso disegno della politica vessatoria di Torino: il Nord
si sviluppò ai danni del Sud. Il primo doveva avere il monopolio dell’industria italiana, al secondo invece fu destinato un ruolo agricolo e di fornitore di mano d’opera per l’industria del Settentrione. “Il dissidio tra la Lombardia e molta altra parte d’Italia ha origini in una serie di fatti: soprattutto il sacrificio continuo che si è fatto degli interessi meridionali”(dalla lettera di Nitti del 5 luglio 1898 a Giuseppe Colombo, direttore del Politecnico di Milano). Carlo Bombrini (banchiere, imprenditore, fondatore della banca di Genova) uomo di fiducia di Cavour e redattore del piano di “riequilibrio” economico post-Unità, disse: “Il Sud Italia non dovrà essere più in grado di intraprendere”. A questo punto riporto uno dei casi più eclatanti di distruzione industriale: l’Officina di Pietrarsa. A Pietrarsa, località posta nella zona orientale della città di Napoli, era attiva la più grande industria metalmeccanica d'Italia, estesa su una superficie di oltre tre ettari. Era l'unica fabbrica italiana in grado di costruire motrici a vapore per uso navale. A Pietrarsa fu istituita anche la
[continua su X]
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Lo ricordiamo a tutti, in modo che tutti possano di nuovo far finta di dimenticarselo.
-Castrese
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El cine teatro Italia, inaugurado el 14 de abril de 1934, fue por décadas el corazón del entretenimiento en Coronel Suárez.
La Asociación italiana, fundada en 1894, planeó la construcción de un teatro como espacio de recreación. El primer edificio fue construido en 1903 y sufrió un incendio en 1911, quedando destruido en su totalidad. En 1922 se construyó el segundo teatro que también corrió la misma suerte que el primero, incendiándose diez años después. El edificio del tercer teatro que se construyó es el que observamos hoy en día.
Sin embargo, cerró sus puertas como espacio cinematográfico en 2007. La sala estuvo cerrada por más de tres años hasta que en 2011 se inició un proceso de recuperación que permitió su uso como espacio teatral. También incluyó la modernización de camarines, recambio de todo el sistema eléctrico, de seguridad y calefacción y la renovación de las butacas, entre otras modificaciones.
No obstante, durante años se realizaron gestiones para renovar la sala de proyección, ya que todavía contaba con proyectores de 35 mm adquiridos en los años 70.
En 2018, técnicos del INCAA relevaron el espacio y en 2019 se reinauguró el cine con su flamante proyector digital. Actualmente la cartelera cuenta con una programación de títulos comerciales, mayormente extranjeros y también ofrece una importante oferta de obras de teatro. La sala tiene una capacidad para 496 personas en la planta baja y 226 butacas más en la parte superior. Durante la década de 1960 se eliminó la monumental palabra Italia de cemento reemplazándola por la marquesina que se conserva actualmente.
Por otra parte, en un número de la revista Cine Argentino del año 1939, encontré una entrevista al empresario a cargo del Cine Italia en ese momento, Luis Maggi. Es sumamente interesante ya que se recogen los pensamientos de Maggi sobre el cine nacional y el público de los pueblos. Maggi se distingue de los teóricos del cine y aporta una visión práctica y experimentada tras veinte años dedicados a la industria cinematográfica.
En el artículo, rechaza la idea de que los empresarios solo buscan el éxito monetario, destacando que estos tienen una comprensión profunda de lo que el público valora. Explica que las películas nacionales con artistas populares tienden a atraer espectadores, y enfatiza que un filme de baja calidad perjudica más a la productora que a las producciones, pues desacredita su sello.
Fuentes:
La Nueva Radio Suárez. (n.d.). Tras doce años de espera, Coronel Suárez recuperó su sala de cine. 21 de noviembre de 2024, de https://www.lanuevaradiosuarez.com.ar/instituciones/tras-doce-aos-de-espera-coronel-suarez-recupero-su-sala-de-cine-19023.html
La Nueva. (2018, 21 de julio). Una espera de película: vuelve el cine a Coronel Suárez. Recuperado el 21 de noviembre de 2024, de https://www.lanueva.com/nota/2018-7-21-6-35-18-una-espera-de-pelicula-vuelve-el-cine-a-coronel-suarez
Radio Provincia. (n.d.). DESTACAN LA HISTORIA DEL CINE ITALIA DE CORONEL SUAREZ. Recuperado el 29 de noviembre de 2024, de https://radioprovincia.gba.gob.ar/noticia.php?noti_id=16731
Programación completa: el problema a estudiar. (1939, 10 de agosto). Cine Argentino.
Buscando a Salamone FB.
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15 DATOS QUE NO SABÍAS SOBRE LEONARDO DA VINCI.
1. Tenía el Don de la escritura especular, una forma de escribir en la que todas las letras están invertidas con el propósito de “ocultar” el mensaje y que sólo pueda ser leído con un espejo.
2. Su nombre “Da Vinci” hace referencia al pueblo donde nació: Vinci, una localidad italiana de la provincia de Toscana.
3. Aprendió a leer y a escribir a los 5 años, era un niño sumamente inteligente y obstinado.
4. Creó la técnica del “Esfumado” (Sfumato en italiano), que consiste en crear sombras con líneas muy cuidadas y pequeñas con el propósito de dar profundidad. Sus sombras son tan sutiles que lucen casi como humo
5. La mayoría de sus pinturas estaban incompletas. Leonardo era un hombre con muchos proyectos y con múltiples ideas que desarrollar, cuando se aburría de una pintura la dejaba a medias. Muchas de sus obras quedaron como borradores.
6. Cuando era niño, tenía un humor muy macabro. Una vez, fue castigado por su padre al hacer una gárgola horrorosa con un tronco de su patio.
7. Estudiaba el cuerpo de los animales e inspiradas en ello, creaba armas de guerra. Por ejemplo: fue el primero en crear el boceto de un tanque de guerra y se inspiró en el caparazón de una tortuga.
8. Leonardo poco pintaba con modelos, pero cuando lo hacía contrataba músicos para que tocaran mientras pintaba para que los modelos estuvieran relajados.
9. Era un gran amante de los animales (específicamente de los caballos, le parecían fascinantes). Se dedicaba horas a diseccionar cadáveres para estudiar sus estructuras óseas y musculares.
10. Estudió a los murciélagos y a las aves con especial atención, específicamente a los búhos. En base a ellos, hizo bocetos de aviones, helicópteros y planeadores.
11. Se dedicó a analizar el movimiento de las aguas del río, con el propósito de crear corrientes que se distribuyeran por todas las ciudades (tuberías).
12. Paseaba solo por los bosques y montañas analizando las flores y los árboles, Leonardo creía que antes, toda la tierra estaba cubierta de mar, porque en las montañas inexplicablemente encontraba conchas y caracoles marinos.
13. Trabajó en la cocina junto a su amigo Sandro Botticelli. Le gustaba experimentar con diferentes recetas, además de cocinar también creó el tenedor.
14. Leonardo dio clases de arte, pero sus discípulos eran escogidos por él. Siempre destacaron por ser hombres hermosos, lo que incentivaba el rumor de su posible homosexualidad.
15. Fue el primero en explicar por qué el cielo es de color azul. (Por la forma en la que los rayos del sol interactúan con los gases de la atmósfera.)
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Una classe dirigente può esser tale senza avere nessuna delle caratteristiche minime per esercitare dignitosamente questo ruolo? Sicuramente ci si può trovare davanti ad una ruling class inadeguata, ma questo comporta che il Paese disgraziatamente sotto il suo potere sia condannato allo sfacelo. La giornata di ieri ha mostrato un mosaico di avvenimenti che dànno la misura effettiva della nullità – capitalistica, morale, economica, politica, culturale, ecc – di chi controlla questa sfortunata provincia dell’Impero. Andiamo con ordine, prendendo i titoli dal giornale che pretende di essere ancora “il salotto buono della borghesia italiana”. Il quale, fin da ieri mattina, ci invita a spargere lacrime simpatetiche con “il povero” Luciano Benetton, che si è accorto solo ora – 89enne, al momento di ritirarsi in dolce attesa – che il suo gruppo ha registrato perdite choc: «In pochi mesi da 13 a 100 milioni, ora il rosso sarà di 230». E’ appena il caso di ricordare che l’ex “re del maglioncino” è stato a capo di un piccolo impero economico multinazionale, “a gestione familiare”, che ha responsabilità dirette nella repressione dei Mapuche in Patagonia, nel crollo del Ponte Morandi per risparmiare sulla manutenzione (43 morti), accarezzando nel frattempo anche qualche giovane virgulto “democratico” in vena di arrampicate… Il “povero pensionato” accusa naturalmente l’ultimo amministratore delegato da lui stesso scelto con toni entusiatici, e ora se la vedranno con gli avvocati in tribunale. Secondo capitolo. “Morto nel suv con la fascetta al collo Giallo sul marito di FrancescaDonato”. L’eurodeputata un tempo leghista, quando ci istruiva in ogni talk show circa le cirtù salvifiche del neoliberismo condito con privatizzazioni e taglio delle tasse a ricchi ed imprese, nonché del complottismo novax, ha immediatamente sentenziato “Me l’hanno ucciso”. E noi stavolta – l’unica – le crediamo. Angelo Onorato, imprenditore ed ex candidato alle regionali con la Dc di Totò Cuffaro (formazione cui è approdata anche l’eurodeputata) è stato infatti trovato morto strangolato alle tre del pomeriggio dentro la sua auto, sulla parallela dell’autostrada per l’aeroporto di Palermo. Modalità e luogo dell’omicidio lasciano un portone spalancato a ogni ipotesi che riporti alla mafia (anche se I media sono molto cauti, in queste prime ore). Ma la cronaca nera politico-imprenditoriale ci continua a sottoporre i tormenti del “povero Giovanni Toti”, tuttora presidente della Regione Liguria nonostante sia agli arresti domiciliari, descritto con umana compassione dal Corrierone: “Toti, la vita ai domiciliari: l’ansia nella casa di Ameglia con la moglie convalescente e il cane Arold”. Le accuse di corruzione, le intercettazioni, i soldi di Spinelli… Tutto nelle righe dell’articolo, ma è il titolo che deve restare nella testa dei lettori, no?
Ci sarebbe da fare qualche domanda anche sulla morte del rettore dell’università Cattolica di Milano, suicida (ma non viene quasi mai ricordato, tanto meno nei titoli) e senza alcuna spiegazione apparente. Riserbo massimo, nessuna ipotesi, parce sepulto…
Si potrebbe andare avanti a lungo, ma ci sembra più interessante l’unica notizia di critica sociale vero uno degli esponenti peggiori di questa classe dirigente. A Marina di Pietrasanta, titola sempre il Corsera, “Irruzione degli attivisti al Twiga, ombrelloni piantati fra le tende dei vip: «La spiaggia è di tutti»”
Ma chi sono questi attivisti? Di chi è il Twiga?
Bisogna andare a spiluccare nelle pagine interne… E allora si viene a sapere che I primi fanno parte del coordinamento ‘Mare Libero’, che dal 2019 si battono contro la privatizzazione delle spiagge e per “restituire il mare alla collettività”. Hanno montato ombrelloni e sdraio, steso gli asciugamani tra i lettini dello stabilimento, solitamente meta di vip, calciatori e politici. E lì si sono rimasti, tra le proteste di alcuni clienti che hanno rivendicato la “proprietà privata” della spiaggia.
Mal gliene è incolto, però, visto che come spiegano i ragazzi “Piantiamo i nostri ombrelloni in questa spiaggia tornata libera perché le concessioni sono tutte scadute il 31 dicembre 2023. Lo ha deciso il Consiglio di Stato in attesa, come stabilito anche dall’Unione europea, delle gare”.
Quanto ai proprietari del Twiga, beh, sono storicamente gli stranoti Flavio Briatore e Daniela Santanché, ora ministro del turismo. Che è poi a ragione per cui ha venduto le sue quote al socio, anche se un’inchiesta de Il Domani ha verificato che continua a incassare profitti dal Twiga tramite una società creata ad hoc, la Ldd Sas, ditta creata ad aprile 2023 e controllata al 90% da Immobiliare Dani, a sua volta al 95% di Daniela Santanché.
Scatole cinesi, azzeccagarbugli da commercialisti, rapporto osè – mortiferi – con la grande criminalità organizzata, truffe pure e semplici, amministratori pubblici a busta paga…
In mano a questi stanno le nostre vite.
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Una “classe dirigente” di impressionante squallore - Via
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(Ci sono) parole di uso comune nella nostra lingua che sembrano provenire dall’inglese ma che fuori dall’Italia nessuno capisce (...). Se n'è accorto anche il FInancial Times.
La giornalista Amy Kazmin ha scritto di quanto sia strano (...) sentir parlare di pullman (che prende nome dall’imprenditore George Pullman) e autostop, due parole (...) i cui veri corrispettivi inglesi sono intercity bus e hitchhiking. (...) Altre espressioni di questo tipo sono smart working (...) (che in inglese si chiama remote work) e green pass (...). Anche i beauty case, i bloc notes, le baby gang e i telefilm sono chiamati diversamente nei paesi anglofoni (...).
(Ci sono) anche di parole che esistono ma che da noi prendono significati alternativi, ad esempio il lifting (...) che in inglese si dice facelift. (...) (Siamo) così abituati a “inglesizzare” le parole che il termine francese stage, che significa tirocinio (...) viene spesso pronunciato all’inglese, “steig”, che però significa palco.
L“inglese farlocco” (...) pur essendo formalmente scorretto, ha assunto la funzione di segnalare cosmopolitismo ai propri interlocutori. (...)
Un popolo di provinciali coda-di-paglia (quando invece la Provincia italiana per tutti gli altri è il BEL PAESE) , via https://www.ilpost.it/2023/10/06/inglese-farlocco/?homepagePosition=17
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Il Convento sull'Isola di Marco Polillo. Un caso avvincente tra le placide acque del Lago d’Orta. Recensione di Alessandria today
Un caso avvincente tra le placide acque del Lago d’Orta
Marco Polillo ci regala un nuovo caso del commissario Zottia con Il Convento sull’Isola, un romanzo che unisce il fascino della provincia italiana a un giallo avvincente, ambientato nelle misteriose e suggestive atmosfere del Lago d’Orta. La tramaIl commissario Enea Zottia si trova ad affrontare un caso intricato e pieno di colpi di scena. Quando il corpo di un uomo viene ritrovato sulle sponde…
#Alessandria today#autori italiani#commissario Zottia#Convento#gialli italiani#Giallo Italiano#Google News#Il Convento sull’Isola#Intrighi#italianewsmedia.com#Lago d&039;Orta#Lago d’Orta misteri#letture coinvolgenti#Letture consigliate#libri consigliati#libri di mistero#Marco Polillo#misteri nascosti#mistero sul lago#narrativa contemporanea#narrativa di intrighi#narrativa di qualità.#narrativa italiana#narrativa poliziesca#narrativa psicologica#paesaggi italiani#piccoli borghi#Pier Carlo Lava#Polillo romanzi#provincia italiana
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" Era la prima volta che ricevevo un regalo, un vero regalo. Provai a pensare ancora ma non mi riuscì di afferrare le immagini che mi si accavallavano nella mente, nel vasto reparto dei desideri. Un regalo! ma che cos'era un regalo? Forse una cosa non necessaria, anzi certamente una cosa non necessaria come scarpe, vestiti, roba da mangiare o soldi. Un regalo era qualche cosa di più; era roba da signori! Non avevo immaginato niente di preciso ma doveva essere certo qualcosa fuori dell'ordinario da come ne aveva parlato la signorina Immacolata. «Un regalo, un bellissimo regalo!» disse ancora. «Sai cosa?» Ci fu un momento di silenzio durante il quale mi fissò con l'occhialino, sorridente: «Una bicicletta!».
Sentii il labbro inferiore che tremava, poi lo sentii sporgersi e alla fine un gran bruciore agli occhi. Mandai giù la saliva, non so quante considerazioni feci su Cena, sul nonno, sulla naia, sulla città e su don Gastone, in pochi istanti. Non credevo alle mie orecchie. Già sentivo una punta di delusione che saliva da non so dove, tutto era una storia inventata e quella tirchia donna mi prendeva in giro. Anche il nonno mi aveva promesso tante cose e non aveva mai mantenuto le promesse. Anche la mamma. No, io non avevo mai avuto regali e mai ne avrei avuti. Ero figlio di N.N., niente da fare. Ero senza papà e per avere regali bisogna avere anche un papà. E se non c'è il papà e la mamma fa i regali, vuol dire che la mamma è poco seria perché il nonno soldi da darne non ne aveva oltre a quelli per il latte alla sera. Mentre mi passavano per la testa, rapide come guizzi, le considerazioni che avevamo fatto tante volte io e Cena sui regali, ugualmente pervaso da una sua propria emozione il labbro seguitava a tremare. "
Goffredo Parise, Il prete bello, Garzanti (collana Romanzi e Realtà), 1965; pp. 127-128.
[ 1ª edizione originale: Garzanti (collana Romanzi moderni), 1954 ]
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PRIMA PAGINA La Provincia di Oggi giovedì, 24 ottobre 2024
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Candida Santomauro vince il trofeo Ventofashion con la sua collezione di abiti e accessori moderni, realizzati all’uncinetto sull’Isola
Grande successo di pubblico domenica, 18 agosto 2024, per la sesta edizione dell’evento Fashion Week Ventotene, ideata dalla stilista Elena Rodica Rotaru. L’evento, organizzato in un luogo simbolo per la nostra Europa, l’isola di Ventotene, è stato dedicato alla Pace, alla convivenza in armonia delle persone, in un momento storico difficile che attraversiamo, pieno di violenze e incomprensioni. “Il numero 6 è il numero che simbolizza la pace nel mondo. Il numero 6 è l’amore. Attraverso il tema scelto, vogliamo far emergere un filo simbolico che unisce l’antichità Egizia all'Eleganza e all'Arte Italiana, al Made in Italy, alla gioia del vivere insieme”.
Il Galà, a causa delle condizioni avverse del tempo, si è svolto presso il Centro Polivalente dell’Isola invece che nella location storica di Piazza Castello. La Sala dei Convegni, che in passato ha ospitato eventi d’importanza nazionale ed internazionale, ha accolto un pubblico numeroso ed entusiasta, formato da turisti e abitanti dell’Isola, insieme a ospiti arrivati da tutt’Italia.
Antonella Brini,Candida Silvestri e Jano Di Gennaro
A vincere il trofeo Ventofashion, sesta Edizione, è stata Candida Santomauro, una vera artista che è nata e si è formata a Ventotene. La Giuria ha particolarmente apprezzato la sua collezione “Crete”, che comprende lavorazioni elaborate, realizzate a mano, accessori creati all’uncinetto e oggetti decorativi in ceramica. La sua sfilata piena di energia ha avuto come protagonisti bambini e ragazzi presenti sull’Isola: l’idea vincente di coinvolgere gli ospiti dell’Isola è ormai un’abitudine consolidata e apprezzata dell’Evento.
Modella Rugiada Colò (Argentina)
Abiti uncinetto e ceramica di Candida Santomauro
Modella Perla Turnu, abiti uncinetto e ceramica di Candida Santomauro
Seconda, Carla Ruggieri, protagonista del film documentario “Sarte Avventura”, andato in onda su Rai Tre. Con la sua collezione, ha fatto tornare il pubblico negli anni 50’ 70’ 90’ mostrando degli splendidi abiti da sposa e da prima comunione indossati dalle proprietarie per le occasioni più importanti della loro vita, tanti anni fa. Si tratta di donne e ragazze della provincia di Rieti, dei borghetti e paesini laziali: ogni abito ha una storia, raccolta e raccontata nel documentario dalla protagonista insieme a Elena Rodica Rotaru. Così è nato il documentario, a bordo del camper di “Sarte Avventura”. Un’umanità ritrovata, le storie di felicità e spensieratezza attraverso abiti bellissimi, nella storia del nostro territorio!
Carla Ruggeri la seconda classificata con le sue modelle.
Elisangela Dos Santos Santano Del Brasile
Modella/ vincitrice del concorso Miss Badante Italia 2023.
Modelli
Rugiada Colò e Emanuel Vecchioli abiti sposta e sposo di Tiziana Casali e Marco Marchegiani sposati quasi 40 anni fa a San Polo di Tarano Rieti.
Modella Cristel Mollo -abito da sposa oltre 35 anni fa di Corina Casali , San Polo di Tarano Rieti.
Al terzo posto la giovanissima stilista romana Giorgia Beniamin Salib. 22 ani, con una laurea in Fashion Design allo IUAV di Venezia, che ha presentato la sua ultima collezione “Old Chic”, ispirata all’antico Egitto, un omaggio alle sue radici egiziane. Colore dominante - il bianco della pace, impreziosito da accessori dorati, con accenti sull’eleganza del plissettato, la maestosità delle forme classiche, semplici ma di effetto, e dei materiali ricercati.
Giorgia Beniamin Salib stilista romana .
La serata è stata completata da momenti artistici che hanno conquistato il pubblico, grazie alle voci e le canzoni evergreen di Antonella Brini e Jano Di Gennaro, in veste anche di conduttori - presentatori dell’evento. Un dei momenti più apprezzati è stato quello della sfilata di abiti ispirati al mondo arabo e all’Africa, firmata da Elena Rodica Rotaru. L’Organizzatrice del Festival ci ha portati in un viaggio pieno di colori, con tuniche impreziosite dai disegni tradizionali, turbanti eleganti e mantelli pregiati - tutti abiti raccolti da lei nei viaggi in paesi come Egitto, Dubai Turchia, Tunisia o Marocco. Grande entusiasmo e calorosa accoglienza per la presenza di Elisangela Dos Santos Santano, originaria del Brasile, la vincitrice in carica del Concorso nazionale “Miss Badante”, giunto quest’anno all’ottava edizione. Applausi calorosi a scena aperta anche per i numerosi bambini protagonisti dei balli pieni di energia presentati e diretti da Candida Silvestri.
Elena Rodica Rotaru
La sua sfilata di abiti arabi.
https://youtu.be/oYoAa7Xfmng
La Giuria è stata presieduta da Cataldo Matrone – consigliere comunale di Ventotene ed è stata composta da Emanuel Vecchioli – Hairstylist VIP internazionale - vicepresidente della Giuria, Rosamaria Curcio – Proloco di Ventotene, Gianluca Cappabianca– Make-up VIP internazionale, Pietro Fizzotti – Corteggiatore Tv del programma “Uomini e Donne”, Rosy Filosa – professoressa che per diversi anni ha insegnato sull’isola di Ventotene.
Ecco anche alcune testimonianze a caldo:
Elena Rodica Rotaru, patron del Fashion Week Ventotene: “E’ stato un evento riuscito, sono contenta che, alla sesta edizione, il Trofeo è andato a un’artista dell’isola, Candida Santomauro, che trova la sua ispirazione e creatività proprio in questo territorio meraviglioso. Uno dei momenti più emozionanti per me è stato quello della sfilata dei bambini. Io amo la loro spensieratezza, la spontaneità e la gioia di partecipare ogni anno ballando e presentando abiti, accessori e non solo. Ringrazio i concorrenti che hanno fatto prova del loro talento, Candida Silvestri che, come sempre, è stata al mio fianco nell’organizzazione, la Giuria, i presentatori, il Comune di Ventotene, i nostri partner e sponsor Pandataria Film, Hotel Lo Smeraldo, SISA supermercati, C4 Premiazione. E invito già da adesso stilisti e designer per iscriversi all’edizione dell’anno prossimo, che sarà la settima!”.
Un ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno sfilato per questa volta bambini, donne e maschi .
Bambini di Ventotene:
Angela Marina Gargiulo
Susanna Gargiulo
Sofia Rega
Alessandra Mihaly
Clara Vollono
Zoe Cocumelli
Arissa Langella
Bianca Masi
Flavia Musella
Meg Pandolfi
Ragazzi : Emanuel Vecchioli
Ragazze: Elena Cindroiu, Cristina di Felice, Cristel Mollo, Rugiada Colò, Carina Elena, Perla Turnu, Elisangela DOS Santos Santanos, Joyce Coutinho .
Cataldo Matrone: “Come presidente della giuria, posso dire che è stato un evento che ha coinvolto come sempre la comunità ventotenese dai più piccoli ai più grandi. L'entusiasmo di Elena contraddistingue il suo modo di lavorare insieme alla sua professionalità. Jano Di Gennaro, presentatore: “Il sesto anno e' stato una piacevole conferma, Elena Rodica Rotaru non si è risparmiata ed ha realizzato un evento impeccabile. Ogni anno tornare a Ventotene e rivedere quella magica cornice, respirare arte e moda a 360 gradi è sempre una grandissima e valida esperienza. Sono felicissimo di poter essere al timone di questo evento perché quando si investe in passione e gioia di fare i risultati solo sempre eccelsi. Infatti anche quest'anno il risultato finale è stata una armonia di tanti elementi, a partire dalla realizzazione dei capi indossati dalle modelle, fino ad arrivare alla musica che ne ha fatto da contorno. Senza parlare poi della professionalità della giuria e di tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita dell'intero evento”. Antonella Brini: “E’ stato l’evento più fashion dell’isola di Ventotene. Per il sesto anno consecutivo la moda è arrivata sull’isola sotto la baghetta della direttrice artistica International style Elena Rodica Rotaru. Live motive dell’evento: il numero sei che rappresenta nella storia egizia un numero positivo, rappresenta la pace e rappresenta l’amore. Elena Rodica Rotaru ha portato in Sfilata abiti che la stilista ha raccolto nei suoi viaggi in Egitto, Dubai, Turchia o da Marrakech, mirabilmente indossati da ragazzi ragazze e donne presenti sull’isola. Il premio a Candida Santomauro ha messo in valore le creazioni in ceramica e fatte con l’uncinetto, molto caratteristiche e legate al territorio, sottolineando la cultura dell’artigianato locale. La stilista emergente Giorgia Benjamin è una ragazza giovane di 22 anni che si è approcciata con degli abiti in omaggio al padre egiziano. Carla Ruggieri ha presentato degli abiti da sposa e da comunione che attraversavano gli anni 30, 50, 60, 90 praticamente rivitalizzandoli dagli armadi in cui erano posti. Bella l’idea di far eun film dove raccontare la storia dei proprietari di questi abiti tra i quali il suo di sessant’anni fa!”.
Partner e sponsor dell’Evento: Comune di Ventotene, LikaEventi di Elena Rodica Rotaru e Candida Silvestri, Pandataria Film, in collaborazione con Proloco di Ventotene, Hotel Lo Smeraldo, Hair Beauty Salon di Marilena Bãcanu - ROMA, il Supermercato SISA, C4 Premiazione di Guidonia.
Musica: Dj Jonatan e Pasquale Curcio. Fotografo Ufficiale: Vittorio Musella Riprese Video: Salvatore Braca e Dario Santomauro.
Partner Media: FashionLuxury.info, Pandataria Film, PaeseRoma Quotidiano, MTM, Media X Te di Miruna Cajvaneanu, Lika Rotaru Blogger.
Articolo di Miruna Cajvaneanu e @likarotarublogger @elenarodicarotaru-blog
Qui ⬇️⬇️⬇️ ci sono tutte le foto.
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179 COMUNI SONO A MISURA DI BICI IN ITALIA: OLTRE IL 20% DELLA POPOLAZIONE
Aumentano i Comuni a misura di bicicletta in Italia, sono 179 secondo l’ultima rilevazione della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta.
Nell’ultimo anno, otto nuovi Comuni si sono aggiunti alla lista riuscendo ad ottenere la bandiera gialla di Comune Ciclabile: Aosta, prima in Valle d’Aosta, Ascoli Piceno, Fermo, Fiscaglia (FE), Russi (RA), Fossacesia (CH), Ispani (SA) e Soave (VR). 38 sono capoluoghi di regione e/o di provincia, con l’Emilia-Romagna che risulta la regione con il maggior numero di capoluoghi: Bologna, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ravenna, Ferrara e Rimini. Nato con l’obiettivo di stimolare ed accompagnare le amministrazioni locali nello sviluppo di politiche di mobilità ciclistica, FIAB-ComuniCiclabili qualifica gli sforzi del comune per rendere il proprio territorio adatto e sempre più appetibile a essere vissuto e visitato in bicicletta. Ogni anno un punteggio assegnato sulla base di un’analisi di molteplici aspetti che interagiscono con la bicicletta quale mezzo di trasporto sostenibile, analizza quattro aree di valutazione: mobilità urbana (ciclabili urbane/ infrastrutture, moderazione traffico e velocità), governance (politiche di mobilità urbana e servizi), comunicazione e promozione, cicloturismo.
Il punteggio massimo è per Bologna, Borgarello (PV) e Cervia (RA), quest’ultima ha completato il proprio tratto di competenza della Ciclovia Adriatica, la più grande ciclabile nazionale e tra le più lunghe d’Europa (circa 1300 Km). La valutazione dell’impegno dei territori italiani nel promuovere la ciclabilità come modello di mobilità sostenibile è una scelta ritenuta fondamentale per il buon esito della transizione virtuosa delle nostre città, secondo la FIAB che la sta promuovendo.
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Fonte: Comuni Ciclabili FIAB; foto di Blue Bird
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