#Identità Culturale
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Al Ard Film Festival, torna l'appuntamento con il cinema sul mondo arabo
In programma dal 25 febbraio al 1 marzo al Teatro Massimo. Il presidente del Consiglio comunale Marco Benucci: “Oggi più attuale che mai”
In programma dal 25 febbraio al 1 marzo al Teatro Massimo. Il presidente del Consiglio comunale Marco Benucci: “Oggi più attuale che mai” Ventuno film in gara più quattro lavori fuori concorso per la 21esima edizione di “Al Ard Film Festival”, la rassegna cinematografica che è diventata negli anni un appuntamento consolidato nel panorama culturale cagliaritano e una finestra importante sul mondo…
#Al Ard Film Festival#Alessandria today#Amicizia Sardegna Palestina#autoaffermazione dei popoli#Cagliari eventi#cinema arabo#cinema di denuncia#cinema documentario#cinema e ambiente#cinema indipendente#cinema indipendente Sardegna.#cinema internazionale#cinema sociale#conflitto israelo-palestinese#Cultura araba#cultura e società#Diritti Umani#documentari internazionali#eventi culturali Sardegna#festival Cagliari#festival cinematografico#film in concorso#film sulla Palestina#Google News#guerra e cinema#Identità Culturale#italianewsmedia.com#Medio Oriente#migrazioni#mondo arabo
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Tra storia e speranza: analisi approfondita della questione Palestinese e il cammino verso la pace
La questione della Palestina è uno dei conflitti più complessi e dibattuti nel panorama geopolitico mondiale. Le radici di questo conflitto affondano profondamente nella storia, con cause che risalgono a decenni, se non secoli, fa. Esplorare le cause e il passato di questa controversia richiede un’analisi approfondita delle dinamiche storiche, politiche, sociali e culturali che hanno plasmato la…
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Cultura e tradizioni: l'impatto della globalizzazione sulle pratiche locali
La globalizzazione ha avuto un impatto significativo sulle culture e sulle tradizioni locali in tutto il mondo. Questo fenomeno ha portato a una maggiore interconnessione tra le diverse società, facilitando lo scambio di idee, valori e pratiche culturali. Continue reading Cultura e tradizioni: l’impatto della globalizzazione sulle pratiche locali
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Caravaggio.
Questa è la nostra identità culturale.
Epica, Estetica, Etica, Europa
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Islamisti vogliono cancellare il Natale anche in Italia...
L’Italia è sotto attacco, un attacco silenzioso ma devastante che minaccia di cancellare la nostra identità culturale e religiosa. Guardiamo alla Siria, dove i jihadisti hanno già compiuto un atto di barbarie inaudita: le decorazioni natalizie ad Aleppo sono state rimosse, un preludio inquietante che ci mette in guardia su cosa potrebbe accadere qui se non agiamo con decisione. L’immigrazione islamica regolare, lungi dall’essere un arricchimento, è diventata un pericoloso cavallo di Troia per l’islamizzazione del nostro paese. L’arroganza e l’ignoranza hanno raggiunto nuovi livelli di follia. Il giornale “Il Domani” ha avuto il coraggio di etichettare il presepe, simbolo sacro della nostra tradizione cristiana, come rappresentazione di “una comunità escludente e razzista”. Questo è un insulto non solo alla nostra fede ma anche alla nostra storia millenaria. Se gli islamici in Italia si sentono esclusi dal nostro presepe, dalla nostra cultura, dal nostro Natale, allora è meglio che facciano ritorno alla loro terra. Non siamo obbligati a rinunciare alla nostra identità per fare spazio a chi non rispetta, anzi, disprezza le nostre tradizioni. Questo non è un atto di xenofobia, ma di legittima difesa culturale. L’Italia non può trasformarsi in una succursale dell’islam, dove le nostre festività vengono cancellate per non offendere chi non condivide i nostri valori. La nostra nazione è stata costruita sui valori cristiani; questi sono i pilastri su cui si fonda la nostra civiltà. Permettere che vengano erosi in nome di una falsa integrazione è un tradimento verso i nostri antenati e verso le generazioni future. Ogni giorno che passa, vediamo i segni di questa islamizzazione. Le nostre scuole, che dovrebbero essere luoghi di trasmissione della nostra cultura, stanno già modificando le celebrazioni natalizie per non offendere nessuno. Le nostre città, che dovrebbero risplendere di luci natalizie, rischiano di diventare zone oscurate da un’ideologia che non riconosce la nostra storia. È tempo di dire basta. L’immigrazione islamica regolare deve essere azzerata. Non possiamo permettere che la nostra identità venga diluita o sostituita. Gli italiani devono alzarsi e difendere ciò che è loro, prima che sia troppo tardi. Se vogliamo mantenere l’Italia Italia, dobbiamo proteggerla da chi cerca di trasformarla in qualcosa che non è. Non si tratta di odio, si tratta di sopravvivenza. Se vogliamo evitare che le decorazioni natalizie scompaiano dalle nostre città come è successo ad Aleppo, dobbiamo agire ora. L’Italia non deve diventare un altro capitolo dell’islamizzazione dell’Europa. Tornino a casa loro, se non riescono a rispettare e a vivere con la nostra cultura, con i nostri valori cristiani, con il nostro Natale.
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L'incoerenza di genere sfida la filosofia interpersonale
Post ad alto contenuto di imbarazzanti ovvietà da boomer e strafalcioni dettati da ignoranza becera dell'argomento riguardo i quali sono contento di discutere per saperne di più e per migliorarmi. Ne scrivo proprio per avere una discussione proficua. Abbiate pietà, sono nato e cresciuto negli anni ottanta del secolo scorso.
Seguitemi un attimo. Io sono Firewalker, ho una certa altezza, un certo peso, una certa capigliatura. Se cambio capigliatura, se ingrasso o dimagrisco, sono sempre Firewalker.
Ho avuto un incidente anni fa e ho cambiato il legamento crociato anteriore sinistro. Nonostante quel cambio, sono sempre io. Se perdo l'intera gamba continuo a essere io. Se perdo tutti gli arti sono comunque io. Se mi cambiano il cuore sono sempre io.
La leggenda vuole che ogni sette anni cambiamo tutte le cellule del nostro corpo (che poi dubito sia vera questa cosa, soprattutto per alcuni tipi di cellule, ma facciamo finta che). Comunque a 14 anni siamo sempre la stessa persona di quando avevamo 7 anni, giusto?
C'è una vecchia storiella che racconta che nel corso della manutenzione a una barca, questa piano piano vede sostituito tutto il suo legno con del legno nuovo.
E allora, quanti pezzi di me devo cambiare, quanto legno della barca devo sostituire, per fare sì che quella persona non sia più io, che quella barca non sia più la stessa barca?
Non so per le barche, ma la mia idea è che io risiedo nel mio cervello. Il mio cervello (la mia mente... la separazione tra cervello e mente è un altro paio di maniche. Per me sono la stessa cosa, facciamo finta che sia così per tutti per semplicità di discussione) decide come mi muovo, cosa faccio, come reagisco, decide il mio carattere, decide i miei interessi, decide le mie passioni, i miei amori, le mie antipatie. Io sono il mio cervello.
Probabilmente, se guardiamo la questione in maniera egoriferita, è lapalissiano, ed è per tutti così. Il problema è quando guardiamo gli altri. Se io conosco Marco, lo conosco con la sua altezza, col suo peso, con la sua capigliatura, oltre che con i suoi modi di fare e con i suoi interessi. Lo riconosco per il suo aspetto, e magari ho piacere a stare con lui per il suo cervello, ma non è quello che mi indica la sua identità, non è quello che me lo fa riconoscere. Per me Marco è un corpo esterno da me, per Marco lui è il suo cervello.
Ecco il punto del discorso.
Ci vuole un salto qualitativo da parte mia per riconoscere che Marco non è il suo braccio o il suo collo messi insieme a tutto il resto. Marco è il suo cervello. Questo salto qualitativo non è fatto da tutti, forse perché non ci pensano, forse perché non sono d'accordo con la mia affermazione "è così per tutti", ci hanno ragionato sopra e per loro ha importanza anche la corporeità. Forse è un problema culturale (inteso proprio come conoscenze delle varie sfaccettature di questo argomento).
Il fatto è che se Marco ha una incoerenza di genere e il suo cervello gli dice di essere Angela, ecco che potrebbe non accettare più le parti del corpo che ha, perché vive la sua realtà, il suo cervello, non è allineato. Qui si sfocia nella disforia di genere, che è un malessere generato da questa incoerenza di genere.
In qualunque modo la viva Angela, il fatto è che non vive da sola. È circondata da persone che gli dicono che si chiama Marco, che ha il corpo di Marco, e che magari non accetta il fatto che sia Angela a "pilotare" il corpo che vedono.
Gli altri devono far caso al fatto che Angela non è il suo corpo, ma il suo cervello. Devono improntare il rapporto con gli altri ad un livello superiore per poter notare questa cosa e, come detto, non tutti lo fanno. Anzi, per molti non è pensabile che Angela esista, esiste solo Marco, che è quello che loro vedono. E se Marco dice di essere Angela, allora ha un problema mentale (per alcuni è il demonio, per altri è una moda...), perché non è possibile che non si accorga di essere Marco, deve fare finta per forza.
Senza contare poi che, magari, la situazione è anche più complicata. Me li immagino pensare "sei Marco, cosa significa che non ti senti ne maschio né femmina?"
Non ho ancora trovato il modo migliore per rapportarmi con queste persone (quelle che non riconoscono Angela), so solo che la divulgazione è spesso osteggiata o marginalizzata in settori di nicchia, perché per capire certe cose (anche solo vagamente, come penso e spero di fare io) bisogna sbatterci la testa contro più e più volte, e non tutti c'hanno voglia di faticare su questo.
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Il liberalismo, unica ideologia dogmatica rimasta, rivela la sua essenza proprio nella gestione del fenomeno migratorio. Ma andiamo per gradi e dall’inizio: il liberalismo nasce come ideologia borghese e mercantile per tutelare gli interessi della nascente borghesia compradora che liberatasi di Trono e Altare, trova la sua legittimazione culturale e politica nell’utilitarismo di Locke, Hume e altri , basandosi soprattutto sulle teorie di Hobbes dove l’assetto sociale e statuale è determinato dal ” contratto sociale ” tra i componenti e in quelle di Montesquieu sulla divisione dei poteri , dove prevale però chi detiene i mezzi economici.
Il liberalismo infatti concepisce solo diritti del tutto ” astratti” e non collegati in alcun modo alla concretezza materiale tranne quello alla proprietà privata ( anche questo soggetto alle differenze di censo) e alla libera impresa. Ad esempio il CD diritto al lavoro e’ il classico esempio di diritto che in realtà è esercitabile a condizione che la dinamica domanda/ offerta corrisponda alle necessità del ” mercato del lavoro ” ergo alle necessità del Capitale, altrimenti è un diritto inesigibile da parte del titolare del diritto stesso. Potremmo citare altri esempi di diritti totalmente svincolati dalla realtà e dalla dinamica materiale ( libertà di espressione, alla salute, alla sicurezza…) ed è proprio per questo che ad esempio in Italia dal 1948 si parla di Costituzione formale, in pratica mai attuata , e Costituzione reale, cioè quella parte che per prassi necessita per il funzionamento dell’economia di mercato.
Posto questo dato , nel caso del fenomeno migrazione, controllata o meno, assistiamo ad un classico dello Stato liberale. Cercare di agevolare l’ingresso di un esercito industriale di riserva , in modo più o meno surrettizio, cercando al contempo di introdurre l’idea culturale che la persona, come le merci, è spazialmente e temporalmente ” fungibile” .Ergo un congolese ad Oslo o un norvegese in Congo possono ” integrarsi” a vicenda perché sono persone che , in teoria , non soffrono alcuna influenza identitaria o ambientale.
Ora il marxismo , che lo ricordiamo nasce come liberalismo ” rovesciato”, nella sua corrente rappresentata da Adorno , Horkheimer ma anche dalla corrente francese che fa capo a Guattari , pone invece l’uomo come prodotto delle condizioni sociali, ambientali e della società in cui vive. Si arriva a dire , ed è per certi versi assolutamente inconfutabile, che l’uomo è determinato dalla famiglia, dal clima e dal paesaggio in cui vive , tralasciando usi, costumi, credenze religiose etc. Questi fattori determinano non solo chi li vive ma anche le generazioni successive che dovessero emigrare altrove, come dimostrano anche gli italiani che da generazioni vivono in altri paesi che mantengono uno stretto legame, magari spesso folkloristico, con le proprie origini.
Quindi l’origine come il DNA di ogni persona è ineliminabile, a onta dei” costruttori di diritti a tavolino” che continuano a parlare di inesistenti ” diritti universali” che si concretizzano solo nel ” diritto del capitale ” di spostare manodopera da un capo all’ altro del pianeta. I tentativi quindi di eliminare i dati identitari e qualitativi sia degli europei che degli immigrati, in nome di un astrattismo materiale che vorrebbe solo ” replicanti” consumatori globali o ” cittadini del mondo” non è logico, non è razionale e soprattutto genera violenza e problemi psichici che ben vediamo nella cronaca nera quotidiana anche e soprattutto con gli immigrati di terza generazione. I tentativi surrettizi tipo lo ” ius scholae” sono semplicemente risibili , ancora una volta non basta studiare Dante per sentirsi europei, anche perché primo non si capisce perché un africano dovrebbe sentirsi ” europeo” e viceversa, ma soprattutto perché la cd integrazione non può avvenire su queste basi di astrattezza puramente mercantile che non permette un effettivo dialogo tra culture e identità, ma al contrario lo mortifica e lo soffoca in nome del puro profitto di pochi.
-Kulturaeuropa
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"Il continente europeo porta il nome di una giovane, Europa, di origine straniera, senza radici, un’immigrata involontaria: il pluralismo delle origini e l’apertura agli altri sono diventati l’emblema dell’Europa."
"Tutti gli europei sono fieri di riconoscersi in una parte del mondo che ha dato i natali a Montaigne e Michelangelo, Shakespeare e Cervantes, Mozart e Goethe, o ancora nei principi sociali e politici ai quali fa riferimento l'espressione «diritti dell'uomo»."
"Le grandi opere che amiamo identificare oggi come costitutive della cultura europea sono nate in seno a tradizioni particolari. È vero che si sono rapidamente diffuse al di là delle frontiere del paese d'origine, ma questa influenza non si è fermata nemmeno a quelle dell'Europa. Reciprocamente, fin dall'origine, i creatori europei hanno assorbito i contributi provenienti da altri orizzonti: l'Egitto e la Persia, l'India e la Cina. Oggi, i tratti culturali europei si ritrovano lontano dall'Europa; le invenzioni non europee hanno penetrato anche lo spazio europeo. Per esempio, talvolta si dice che il romanzo è un genere tipicamente europeo ciò corrisponde senza dubbio a una situazione vera in passato, ma non nel presente: come immaginare oggi il romanzo senza pensare ai suoi rappresentanti russi, o latinoamericani o nordamericani o, più recentemente, asiatici e africani? Lo stesso si può dire per la pittura, la filosofia, la religione o qualunque altro ingrediente della cultura: ciò che era nato in Europa vi ritorna trasformato dal suo soggiorno altrove e nello stesso tempo l'Europa si affretta ad assorbire le influenze straniere, dalle maschere africane alla calligrafia cinese, dalle tradizioni buddhiste al realismo magico dei Caraibi. Non può essere altrimenti: le opere dello spirito hanno una vocazione universale, fanno il possibile per andare ovunque; nate in una tradizione specifica, aspirano a essere accolte da tutti."
"L'identità della cultura europea consiste nella sua maniera di gestire le diverse identità che la costituiscono a livello regionale, nazionale, religioso e culturale, accordando loro uno statuto nuovo e traendo profitto da questa stessa pluralità".
Sono frammenti tratti da “L’identità europea”, un interessante saggio di un centinaio di pagine scritto da Tzvetan Todorov nel primo decennio del nuovo millennio.
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Italia 2025
Vi è una riflessione di Aldo Viganò - critico cinematografico, che se in due righe descrive magistralmente il celebre (E.Scola 1974) C'eravamo tanto amati , traccia con lucida preveggenza l’attuale contesto politico, estetico e culturale della società italiana, di fatto, sospesa nel vuoto.
Si tratta di un vuoto materiale, colmato da adesioni a modelli comportamentali che seguono le logiche delle tribù postmoderne; si condivide un totem, attorno al quale ci si riunisce, disperdendo il proprio io-identità, a vantaggio delle emozioni, dell’edonismo, dell’estetica, del banale quotidiano, abbandonando la partecipazione alla vita pubblica.
Tutto è ludens. Gioco, emozione, sensazione.
E, quando tutto è in gioco, anche i capisaldi della morale (per quanto astratta, ma, universalmente valida) e della politica (come momento della progettazione), non son più interpretati come punti di riferimento.
Con la conseguenza della creazione di un “corpo acefalo" - dove l’elaborazione del pensiero è marginale, bel lontano però dalle società con sfere di rapporti interindividuali non controllate dal potere politico, ma, come afferma M. Ravelli (La politica senza la politica. Perché la crisi ha fatto entrare il populismo nelle nostre vite - Einaudi 2019), “smaterializzata, privata di quel nucleo duro collettivo che si chiamava bene comune, tipica di un tempo in cui la res pubblica non ha più un legame solido, un ancoraggio emozionale stabile e quindi fluttua, come contagiata da un male liquido”.
Il vuoto è colmato dalla ricerca spasmodica dell’appartenenza a modelli arcaici (lingua, colore della pelle, credo religioso), concetti di sangue, di territorio, espressi sotto forma di tirannide digitale, per affermare soltanto un becero populismo di basse, bassissime pulsioni.
Cosa resta quindi? Probabilmente salvifico, potrebbe essere il ritorno alla natura e i propri cicli.
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Indirizzata a Tajani da Vitalba Azzolini su X
"Premesso che ripetono tutti le stesse parole - da Valditara a Salvini a Tajani - come se avessero imparato a memoria un'unica scheda informativa divulgata in una chat privata, il discorso non torna:
1) le scuole hanno a disposizione alcuni giorni di chiusura facoltativi, e possono disporne in relazione al contesto sociale, culturale, educativo in cui operano. Dunque, possono chiudere per carnevale così come per un ponte o in un giorno in cui ci saranno molte assenze;
2) sospendere le lezioni per la fine del Ramadan non significa "santificare" quel giorno, ma prendere atto che, per esigenze didattiche, è meglio chiudere;
3) affermare che in Arabia Saudita le scuole non chiuderebbero per festività cristiane significa dire che il nostro ordinamento giuridico, la nostra cultura democratica, la nostra civiltà istituzionale è pari a quella di tale Paese o di Paesi similari: ma veramente Tajani pensa questo?
4) Inoltre, davvero Tajani reputa che la nostra identità - intesa come religione, tradizioni, cultura giuridica e democratica e molto altro - sia intaccata da uno giorno di chiusura delle scuole per esigenze didattiche determinate da assenze per la festa di una religione diversa dalla nostra?
Caro ministro, «La mente è come un paracadute: funziona solo se si apre» (Albert Einstein). Ecco, la apra."
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IL CANADA RESTITUISCE 200 ISOLE ALLE POPOLAZIONI ABORIGENE
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Il governo della Columbia Britannica ha approvato il primo accordo in Canada per riconoscere la giurisdizione di una nazione indigena sul suo territorio tradizionale.
Dopo decenni di trattative, più di 200 isole al largo della costa occidentale del Canada saranno restituite alle popolazioni indigene Haida che le hanno occupate per millenni, un territorio di circa mezzo milione di ettari (quanto due volte la superficie del Lussemburgo). Queste terre sottratte alle popolazioni indigene in seguito alle colonizzazioni del passato, hanno subito per secoli conseguenze profonde come la perdita culturale, l’alienazione, l’impoverimento, conflitti e degrado ambientale. “Il legame dei popoli indigeni con le loro terre e acque è l’elemento determinante della loro identità e cultura e del loro rapporto con i loro antenati e le generazioni future” dichiara il rapporto delle Nazioni Unite sui diritti delle popolazioni indigene. Per questo gli organismi internazionali per i diritti umani stanno spingendo tutti gli Stati a lavorare per rispettare, proteggere e ripristinare i diritti di queste antiche popolazioni e a restituire il controllo dei loro territori tradizionali.
Per gran parte del XX secolo il Canada ha estratto rame da queste terre e pescato in questi mari con grandi pescherecci, molti antichi villaggi Haida sono stati cancellati e le foreste abbattute per trarne legname e altre risorse. L’accodo rappresenta un precedente importante che secondo Gaagwiis Jason Alsop, Presidente della nazione Haida “eleva l’onore della Corona risolvendo la questione attraverso la negoziazione piuttosto che un contenzioso”.
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Fonte: Governo del British Columbia; United Nations; Haida Nation; foto di Radoslaw Sikorski
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Ascoli Piceno ospita la Cerimonia di apertura del Festival Culturale dei borghi rurali della Laga 2025
Data: Sabato 22 febbraio 2025 Luogo: Sala della Ragione - Palazzo dei Capitani, Piazza del Popolo, Ascoli Piceno,
Data: Sabato 22 febbraio 2025 Luogo: Sala della Ragione – Palazzo dei Capitani, Piazza del Popolo, Ascoli Piceno Ascoli Piceno si prepara ad accogliere la cerimonia di apertura del Festival Culturale dei Borghi Rurali della Laga – Edizione 2025, un evento di grande rilevanza per la valorizzazione del patrimonio culturale e sociale delle comunità montane del territorio. L’appuntamento, che si…
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I paesi invisibili: un viaggio tra le realtà dimenticate d'Italia
“I paesi invisibili” è un viaggio attraverso gli angoli più remoti e trascurati dell’Italia, guidato dalla mia penna e dalla mia passione per le piccole comunità delle “aree interne” del paese. In questo libro, esploro strade deserte e case centenarie avvolte nel silenzio, incontrando persone che resistono nonostante lo spopolamento e l’abbandono. Le loro storie, raccolte in queste pagine, sono…
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La rabbia e l'orgoglio
“Io non vado a rizzare tende alla Mecca. Io non vado a cantar Paternostri e Avemarie dinanzi alla tomba di Maometto. Io non vado a fare pipì sui marmi delle loro moschee, non vado a fare la cacca ai piedi dei loro minareti. Quando mi trovo nei loro paesi (cosa dalla quale non traggo mai diletto) non dimentico mai d’ essere un’ ospite e una straniera. Sto attenta a non offenderli con abiti o gesti o comportamenti che per noi sono normali e per loro inammissibili. Li tratto con doveroso rispetto, doverosa cortesia, mi scuso se per sbadatezza o ignoranza infrango qualche loro regola o superstizione. (…) noi italiani non siamo nelle condizioni degli americani: mosaico di gruppi etnici e religiosi, guazzabuglio di mille culture, nel medesimo tempo aperti ad ogni invasione e capaci di respingerla. Sto dicendoti che, proprio perché è definita da molti secoli e molto precisa, la nostra identità culturale non può sopportare un’ ondata migratoria composta da persone che in un modo o nell’ altro vogliono cambiare il nostro sistema di vita. I nostri valori. Sto dicendoti che da noi non c’ è posto per i muezzin, per i minareti, per i falsi astemi, per il loro fottuto Medioevo, per il loro fottuto chador. E se ci fosse, non glielo darei. Perché equivarrebbe a buttar via Dante Alighieri, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, il Rinascimento, il Risorgimento, la libertà che ci siamo bene o male conquistati, la nostra Patria. Significherebbe regalargli l’ Italia. E io l’ Italia non gliela regalo.”
da “La rabbia e l’orgoglio” di Oriana Fallaci
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Michel Le Maire
L’ORDINE INGIUSTO
Guida al sovvertimento dell’oligarchia globale
Edificato attorno all’unipolarismo americano, l’attuale Occidente è dominato da un “ordine ingiusto” fondato sul consumo compulsivo e sulla totale assenza di riferimenti verticali. Questa “cloaca maxima” – che ha sussunto le identità nel verbo apolide del mercato – opera il sistematico sradicamento di ogni orizzonte di senso: la persona si abbassa ad “individuo astratto”, la famiglia retrocede ad “unione fluida”, la Nazione si riduce ad “espressione geografica”, lo Stato si fa “governance tecnica” e la realtà cede il passo virtualità “social”. Spogliato delle sovranità e orfano delle Comunità, questo sistema è plasmato da una narrazione isterica e atomizzante – frutto dell’abbraccio mortale tra le utopie del marxismo culturale e i meccanismi della società liberale – che trova spazio nel quotidiano delirio del progressismo cosmopolita: la chimera della “società aperta”, la violenza del multiculturalismo, il livore femminista, la decostruzione “gender” e la martellante dittatura rivendicativa delle presunte minoranze a caccia di nuovi “diritti”. Un vuoto teorico dagli effetti devastanti, il cui trionfo – però – è tutt’altro che definitivo.
Storia, filosofia, economia, politica, attualità e cultura: questo pamphlet – coraggioso e per nulla fatalista – intende denunciare senza mezzi termini le perversioni e le idiozie di questa distopia del brutto, del basso e del vile, senza abbandonarsi alla rassegnazione del “tutto è perduto”. Perché dinanzi alla tirannia del deforme e dell’informe, alle anime libere spetta il dovere del riscatto. Queste pagine, allora, vogliono suscitare la fierezza e la speranza: per la decisiva riaffermazione della Civiltà europea, senza indugi e senza pentimenti.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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(L)’industria politico-culturale e la finanza ormai globale hanno probabilmente contribuito in modo decisivo a far introiettare progressivamente ai popoli “l’idea che sia perfettamente logico e naturale perdere se stessi”, per acquisire progressivamente “la consistenza che può derivare dalla fruizione di pacchetti di comfort e divertissement”.
In questa corsa generale a perdere se stessi, ciascuno sembra trovare “il proprio tornaconto nell’abominio del proprio annullamento: non devono più esservi popoli distinti, né differenziate individualità. L’equivalenza deve riguardare anche il più intimo di ciascun popolo e di ciascun individuo.
L’equivalenza deve riguardare anche la sessualità. Anzi, soprattutto questa, poiché, come la Chiesa da secoli insegna, è proprio su questa che si deve intervenire se il progetto di colonizzare la vita vuol risultare efficace. Sferrato l’attacco alla identità sessuale, anche ogni altra identità, come in un effetto domino, verrà meno”.
Una volta abolita tale identità, l’uomo medio diverrà perfettamente fluido, compiutamente ricettivo di modelli e stili di vita eterodiretti, e “si identificherà finalmente con la propria medietà e la propria fluidità evitando come una fastidiosa pietra d’inciampo quel che resta della sua esperienza più propriamente individuale”.
quote from La quotidiana mancanza di F.Bazzani,
via https://opinione.it/cultura/2024/04/02/gustavo-micheletti-la-quotidiana-mancanza-un-libro-malinconico-e-obliquo-fabio-bazzani-editrice-clinamen/
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