#Identità collettiva
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divulgatoriseriali · 9 months ago
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I paesi invisibili: un viaggio tra le realtà dimenticate d'Italia
“I paesi invisibili” è un viaggio attraverso gli angoli più remoti e trascurati dell’Italia, guidato dalla mia penna e dalla mia passione per le piccole comunità delle “aree interne” del paese. In questo libro, esploro strade deserte e case centenarie avvolte nel silenzio, incontrando persone che resistono nonostante lo spopolamento e l’abbandono. Le loro storie, raccolte in queste pagine, sono…
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pier-carlo-universe · 8 days ago
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Il giorno prima della felicità di Erri De Luca: Napoli, memoria e formazione. Recensione di Alessandria today
Erri De Luca, nato a Napoli nel 1950, è uno dei più celebri scrittori italiani contemporanei.
Biografia dell’autore.Erri De Luca, nato a Napoli nel 1950, è uno dei più celebri scrittori italiani contemporanei. Dopo un’infanzia trascorsa nel capoluogo campano, ha vissuto un’esperienza di militanza politica negli anni ’70 e ha svolto numerosi lavori manuali, tra cui operaio e muratore. Parallelamente, si è dedicato alla scrittura e alla traduzione, affermandosi come una voce autentica e…
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susieporta · 3 months ago
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Cinque di Denari
"L'Essere Umano di fronte allo specchio".
E' stata una traversata molto densa e faticosa.
Ce ne saranno altre.
Ma questa ce la ricorderemo forse come la più "strana", la più "enigmatica".
Nonostante si sia sentita prevalentemente nell'aspetto neurovegetativo e nonostante le condizioni di profonda trasmutazione colpissero la parte organica, qualcosa è cambiato anche a livello di "connessione".
Non siamo più gli stessi. Nuovamente.
Eccoci di fronte ad un'ennesima "versione rivisitata" della nostra identità terrestre.
Questo sconvolgente periodo ci sta trasformando pezzo per pezzo, senza che neppure possiamo fino in fondo coglierne i singoli passaggi, con un continuum di esperienza sensoriale che non ha paragoni.
Gran parte del lavoro che stiamo percependo a livello interiore, va a toccare i nodi degli automatismi del Passato, alla scoperta di ciò che li innesca, ciò che li rende vulnerabili a determinate stimolazioni ambientali.
Questo non è un tempo "buono" per "abbandonarsi alle nuove relazioni d'amore" per chi ha ancora tanto da ripulire nelle zone della Dipendenza e della Mancanza.
Non perché non ci sia "in potenza" la possibilità di esprimere un sottofondo musicale "nuovo". Ma perché è come se si stessero ancora assestando le corde di uno strumento e non si fossero ancora completate le operazioni di messa in sicurezza e di tensione delle stesse.
Il suono potrebbe uscire ancora piuttosto alterato e stonato, ben al di sotto delle potenzialità dello strumento stesso.
Per alcuni la fase di "luna di miele" nelle neo-relazioni, altresì detta "innamoramento", è un'apparentemente conferma della bontà della nuova struttura. Ma non così.
L'aspetto fusionale dell'innamoramento per chi ha sofferto di dipendenza affettiva o di altri deficit emotivi, rispecchia la fase in cui si materializzano le idealizzazioni, le illusioni, le credenze, le future giustificazioni al legame.
E' una realtà distopica dell'Amore.
Passarci attraverso senza lucidità, senza ancoramento, senza consapevolezza è davvero complesso e fuorviante.
Per molti sembrerà eccessivo porsi così tanti "paletti" di protezione intorno all'Amore.
Ma chi ha vissuto l'esperienza umana della "disregolazione del controllo" e della "manipolazione silente", sa cosa significa il "gancio emozionale".
E ne riconosce l'aspetto altamente inquinante e debilitante.
Pochi esseri umani "amano veramente" o sanno davvero cos'è l'Amore su questo piano terrestre.
Lo cercano disperatamente.
Ma non sono consapevoli nemmeno che le loro scarpe sono strette e infangate e che il loro Cuore è chiuso e ferito. Che sono ancora intossicati dalla paura dell'abbandono, dalla vendetta sopita, dalla rabbia mai espressa, dal bisogno compulsivo di trattenere, dalla manipolazione emotiva e affettiva, dal bisogno costante di riconoscimento e attenzioni.
Si possono contare sulle dita della mano le "coppie sacre" che consapevolmente stanno viaggiando insieme nella "lucidità" e nella "presenza". Sia dal punto di vista della Connessione, che del Radicamento. Che continuano a lavorare sull'aspetto umano della responsabilità, monitorando, condividendo e riaffermando con onestà le "condizioni di scambio reciproco".
Il resto è "schema antico".
E' frutto di millenni di distorsione, di eredità traumatica collettiva ed individuale, cristallizzati in ogni cellula del nostro Corpo.
Stiamo spurgando, è vero.
Ma ci vuole tempo e pazienza.
Non serve avere fretta di rientrare nella "dimensione di coppia".
Si può viaggiare "soli" per lunghi periodi. Si può scegliere di sperimentare la relazione d'Amore con noi stessi e scoprire con grande stupore quante volte riusciamo ad essere "tossici" e manipolatori anche nei nostri stessi confronti.
Non è da biasimare chi non riesce a staccarsi dall' "oggetto affettivo".
E' importante però che sappia che quello non è Amore. E' attaccamento patologico.
E ne soffriamo in tanti.
Solo che prima non lo sapevamo.
Perché solo ora l'Essere Umano "vede" per la prima volta. Tutto. Tutto il male che si è tramandato di generazione in generazione. Tutti gli insegnamenti distorti, le assenze, le ambivalenze, le manipolazioni, le "finte cure".
E può riabilitare.
Con sofferenza, fatica, sforzo. Se non è già "troppo tardi".
Ma un tentativo va fatto. Anzi due. Pure tre. Anche tutta la vita.
Perché la "disabilità emotiva" è molto più feroce di quella fisica.
Perché "Amare" è l'Essenza di chi siamo.
E l'Impotenza il suo esatto opposto.
Buon rilascio oggi. Si respira meglio. Ma è una tregua. Poi ci sarà il grande boato. E lì bisogna essere lucidi e presenti. Ma intanto...
Mirtilla Esmeralda
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ma-come-mai · 7 months ago
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ATTUALITÀ
Omicidio di Thomas a Pescara: i figli del nulla che vogliono tutto, e quando non basta... Ecco perché aveva ragione Pasolini
28 giugno 2024
Chi sono i (presunti) assassini di Thomas Luciani, il ragazzino colpito da una scarica di coltellate e lasciato morire per un presunto debito di droga di pochi euro? Sono i figli della borghesia, della “Pescara bene”, se questa ancora esiste, ma sono anche i figli del nulla. Quelli che vogliono. Non sanno cosa vogliono, ma vogliono tutto. E quando l’esibire le sneakers, il cellulare, le magliette e le immagini non basta, la risposta è solo una: la violenza. Aveva ragione Pier Paolo Pasolini nei suoi “Scritti corsari”: si regredisce, e…
di Ottavio Cappellani
“Facevano parte della ‘Pescara bene’”, scrivono a proposito dei due sedicenni accusati dell’omicidio di Christopher Thomas Luciani, detto Crox, diciassette anni, albanese, i cui genitori lo avevano affidato alla nonna. “Nessun disagio sociale”, scrivono. I presunti assassini (si scrive così) sono figli di un sottufficiale dei carabinieri e di un avvocato che però insegna. Una lettura da paniere Istat. Quasi che si trattasse dell’omicidio del Circeo: due di destra che uccidono un povero per una questione di rispetto. 25 coltellate contro 250 euro. Ogni dieci euro si ha diritto a infliggere una coltellata, perché io sono il padrone e tu lo schiavo. Li frequento, questi giovani. Li conosco. Ci parlo. È il mio dannato mestiere (“dannato” non è un americanismo: scrivere, studiare, cercare di vedere anziché guardare, è una dannazione, nessuna vanità o compiacimento da intellettuali da queste parti). Con gli scrittori si confidano. Lo fanno in molti. Sperano tutti di finire in una pagina di un libro, un giorno o l’altro, con il nome cambiato, certo, ma con la loro storia ben riconoscibile, in modo da confidare a qualcuno: quello sono io. Io. Io. Io…
L’identità collettiva del consumismo, che all’apparenza dell’apparire si vende come capace di distinguere un io da un altro, cancella di fatto ogni distinzione. Non è più la qualità di un bene a fare la differenza, ma la quantità di danaro che esso vale in un mercato rivolto all’immagine, che oggi non dà più nessuna identità. Sia chiaro, un’identità costruita “per immagini” non è una vera identità; l’identità della classe operaia, con le sue tute da metalmeccanico, la tovaglia cerata, la serena stanchezza della giornata di lavoro; l’identità della borghesia, una volta gli elettrodomestici, l’enciclopedia, il completo dei grandi magazzini (Rinascente, Upim, Standa), oggi la domotica, i device, i brand. Erano e sono identità appiccicaticce, ma che svolgevano e hanno svolto, fino a ieri, il loro sporco lavoro: appartenere a una classe sociale, formare un’identità che nell’epoca del nichilismo non sa dove aggrapparsi.
Ricordo il pezzo di Pier Paolo Pasolini sui capelloni (in “Scritti Corsari”): sta apparendo un nuovo tipo di uomo, lo manifestiamo senza linguaggio, solo con il nostro manifestarci, solo con la nostra immagine, solo con i capelli lunghi. Niente parole. Pasolini procedeva poi, con una lungimiranza profetica, alla critica di questa nuova (per l’epoca) ribellione, contro la generazione dei genitori: i capelloni, non avendo un dialogo con la generazione precedente, non potevano ‘superarla’. Al contrario si trattava di una regressione. Li invitava al dialogo, Pasolini. Parlatene, parlateci. I capelli lunghi, essendo un ‘segno’ senza parole, potevano essere di Sinistra come di Destra (tra gli autori del massacro del Circeo, 1975, uno era capellone).
Parlano invece. Si aprono. Certo, non con i genitori che disprezzano. Parlano con gli amici. Anche solo con i ‘segni’: ‘mostrano’ (da ‘mostro’) il brand di una sneaker, il numero dei follower, un coltello da sub – segni distintivi senza parole. Ed è come parcheggiare lo yacht a Montecarlo: non è mai abbastanza. Non ci sono soldi che bastano. Non esistono più le “Pescara” o le “Milano” o le “Voghera” “bene”. Esiste un mondo dove ci sono gli ultraricchi – italiani, americani, indiani, asiatici, russi – e poi ci sono gli altri. Che non sanno cosa dire. Esseri desideranti. Ultradesideranti. C’era un termine un tempo, e in tanti ne conoscevano il significato, era quasi di uso comune. Significava una bramosia senza oggetto il cui fine non era il possedere qualcosa, ma il possesso in sé, il possesso senza oggetto, il potere (astratto) in luogo della possibilità (concreta). Si chiamava “volontà di potenza” ed era una forma di isteria dell’identità. Oggi se ne parla sempre meno, significherebbe mettere in discussione il modello stesso entro il quale il mondo vive. La ‘volontà di potenza’ viene relegata all’epoca nazifascista, come se fosse il motore di una ideologia autoritaria e bestiale. Ma noi siamo dentro un modello di mondo ideologico e autoritario: quello del denaro, che non solo uccide – anche fisicamente – chi non ne possiede, ma al quale è affidato la creazione dell’identità. E il denaro non parla.
Loro parlano come possono a chi sa ascoltarli, anche se non è un bel sentire. Sì, è una dannazione. Non esiste – e forse non è mai esistita – una società “bene”, se non nelle speranze, nelle pie illusioni. La società è un fagocitarsi a vicenda. Pasolini ci credeva, nel modello identitario passatista: piccoli mondi antichi in cui l’identità era data dal luogo in cui si nasceva e in cui si restava, dai codici di un paese, da una fatalità della classe, di piccoli sogni realizzabili. Ma la ruralità reca con sé una bestialità violenta (di cui, è bene dirlo, Pasolini era vorace). Oggi questi mondi piccoli e violentissimi non esistono più se non nella facciata. Dietro scorre un serpente gigante che chiamiamo rete. La creazione di un’identità attraverso le immagini e le parole è impossibile. I social ci sommergono di modelli, di aspirazioni, di ‘cose’, di ragionamenti, di complotti, di interpretazioni, di lusso, di esibizionismo, di piccole e grandi follie, di tanti punti di vista quanti sono gli account. E così, parlando con loro, parlando con i giovani, parlando con questo “nuovo umano” (non è nuovo, è come sempre è stato, ma adesso lo ‘vediamo’ meglio) ci dicono che “vogliono”. Cosa vogliono? Vogliono e basta. Volontà di potenza: andiamo a comandare.
L’assenza di parole e l’eccesso di parole sono la stessa, identica cosa. La sovra informazione, l’ultra informazione del mondo contemporaneo diventa un rumore bianco. Come diceva Pasolini: si regredisce. L’espressione della propria identità diventa un suono. Non si parla, si emettono suoni. Si mostrano ‘cose’ come code di pavoni. Si torna allo stato di natura. Sopravvive il più forte. Quando l’esibizione di una sneaker, di una maglietta, di un device, di un’auto, di una opinione, non valgono più nulla nel mare magnum delle altre sneaker, delle altre magliette, degli altri device, delle altre auto, delle altre opinioni, resta solo una cosa a dare Potere: la violenza. Voglio il rispetto. Io sono io. Io. Io. Io… I commentatori restano rimminchioniti di fronte a questi episodi di violenza estrema. Tutti a sottolineare che “non c’era disagio sociale”. No? La “Pescara bene” sarebbe quella di una povera (in senso compassionevole) famiglia di impiegati statali? Sì, ragionando secondo i canoni del paniere Istat gli impiegati statali se la passerebbero bene. Se fossimo nel piccolo paese antico senza device, dove già la televisione era una fonte di disturbo e squilibro e liberava sogni deliranti di successo e famosità e volontà di potenza. Ma siamo nell’epoca dei social, dove non c’è ‘bene’ che basti.
Io ci parlo e capisco che vogliono. Non sanno cosa vogliono, ma lo vogliono. A volte, quando le birre diventano troppe, si picchiano tra i tavolini dei bar. I soldi della famiglia ‘bene’ se ne sono andati da un pezzo, nei cristalli di crack, nel fumo, nelle pere, nell’alcol che dà speranze brevi e vane e che alla fine ottunde, nei discorsi che alimentano speranze immancabilmente deluse. Se ne vanno in smartphone, nella droga offerta alle ragazzine sempre più disponibili per una sniffatina, così ci si apre un Of o si inizia a spacciare. Tutti possono fare qualunque cosa. Lo insegnano gli influencer. I social riprendono la televisione che riprende i social. I modelli non mancano. Si esibiscono ricchezze, nudità, e si esibisce anche la malavita. Studiano guardando Gomorra e Peaky Blinders. Funzionano perché vanno a toccare quelle corde lì, le corde della volontà di potenza.
Loro ‘vogliono’. E lo vogliono subito. Come gli influencer, come quelli di Of, come quelli delle serie. Denaro e sesso e violenza (volontà di potenza). Sangue, sesso e denaro: i tre punti cardine di ogni narrazione. E di ogni giornalismo a dire la verità. E vendetta: contro i genitori che non sono mai ricchi abbastanza, contro chi ha più follower, contro chi manca di rispetto. Risucchiati dagli schermi senza alcuna capacità di filtrare le immagini. Bambini che si muovono in un mondo che non sanno più interpretare se non attraverso denaro, sesso e violenza (volontà di potenza): i tre punti cardine per vendere qualcosa. Per vendere qualcosa che si spaccia per identità e che invece è lontanissima dall’esserlo. Loro parlano. Dicono di volere. Non sanno cosa vogliono ma lo vogliono. Non pensano. Appartengono a un gruppo. Vogliono primeggiare nel loro gruppo. Hanno l’identità dona loro il gruppo. Senza gruppo niente identità. A volte scatta la violenza. Non è vero che non li capite. Li capite benissimo anche se fingete sorpresa. Sapete benissimo che loro vogliono senza sapere cosa vogliono. E lo sapete perché voi siete uguali a loro. Non avete un io e disperatamente lo volete. Siete umani. E siete disperati.
P.s. Sono al contempo d’accordo e in totale disaccordo con Francesco Merlo, che oggi, a proposito di questo delitto scrive: “A Pescara è colpevole la solita gioventù bruciata e, in una gara di pensosità e di profondità, c'è chi accusa la scuola e chi biasima i telefoni cellulari, e ovviamente i genitori non sanno educare, e poi ci sono le responsabilità della musica, delle serie tv, il vuoto dei modelli che non sarebbero più quelli di una volta, la società tutta. Mi creda, il sociologismo è una malattia ideologica infettiva”. Sì, concordo, ma Merlo, per così dire, taglia il nodo di Gordio e si macchia di ignavia. Bisogna sciogliere il ragionamento per consentirsi l’ignavia senza sensi di colpa. Il mondo è questo e lo è da sempre. Ragionarci su vuol dire soltanto cercare di metterci una pezza. Che è meglio di fottersene, come suggerisce il caro Francesco. Fottersene responsabilmente è una forma di ignavia più chic. Fottersene come Francesco è solo pigro snobismo.
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scogito · 2 years ago
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"Lo spettro dell'omofobia ormai è una psicosi collettiva.
Sono stato in prima linea a livello tanto pubblico quanto personale a combattere ogni forma di discriminazione delle inclinazioni sessuali fin dagli anni '90, e quel che sta avvenendo oggi ha a che fare con quella lotta quanto fornire armi ai nazisti ucraini ha a che fare con la pace: è soltanto una becera, stupida, offensiva, contraddittoria e oltretutto illogica strumentalizzazione.
Quel che si fa oggi, dai testi di scuola ai contenuti delle serie TV, è destrutturazione programmata di qualsiasi modello di riferimento identitario ad ogni livello concepibile. E non è solo del tutto controproducente riguardo all'evitare discriminazioni di ogni genere (di fatto le rende molto più socialmente accettabili, come abbiamo visto negli ultimi anni) ma è anche e soprattutto una operazione psicosociale assai pericolosa: senza un modello di riferimento non puoi né accettare né rifiutare, senza un "altro da te" non c'è nemmeno un "te". Questi non stanno difendendo identità di minoranza, stanno cancellando il concetto stesso di identità individuale.
(Stefano Re).
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In questa società tutto è possibile poiché si arriva a capire il senso delle cose sempre troppo tardi.
La gente non impara né dai propri errori, né da quelli della comunità.
Se oggi si destruttura l'identità delle persone è solo perché non c'è mai stata prima. Le persone hanno una falsa identità di massa, che non è la stessa cosa di quella individuale.
Cioè la gente non ha capito né ha imparato che doveva creare la propria identità, anche a costo di lasciare il branco di appartenenza.
Perciò la maggioranza oggi non ha un ego, oppure ce l'ha distorto.
Una società senza ego è una massa informe di manipolabili privi di buon senso e di criterio logico;
Una società con ego distorto annienta se stessa perché pensa solo al potere personale e non rispetta niente e nessuno.
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intotheclash · 7 months ago
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... quando uno è triste non servono le classifiche, non c'è un tristometro, è inutile dire... "sto mediamente peggio di te" o... "decisamente meglio di te"... si diventa tutti ottusi ed egoisti e la propria tristezza diventa una grande campana in cui ci si chiude, per non ascoltare la tristezza degli altri, oltretutto il tossico seme della infelicità odierna, non è forse rintracciabile, in quello sfuggire(sfuggirsi), in quella perdita di identità individuale e collettiva? Questa frenesia metropolitana rassomiglia all'angosciante fuga continua dei criceti in una gabbia troppo stretta, costretti a rincorrere la propria coda... l'uomo contemporaneo cerca invano di scappare, per non dover riconoscere l'ombra della propria anima, per non fare i conti con le proprie miserie... con la propria inaudita infelicità. Buon sabba e buona fortuna.
(il mio amico Cristian)
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littlepaperengineer · 1 year ago
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La mostra alla quale ho partecipato Sabato è stata stupenda.
C'è stata grande affluenza e c'è stata grande partecipazione di artisti dalle opere e dai concetti più vari. Davvero uno spasso per la mente. Persone che andavano e venivano, pareri e complimenti, domande per capire meglio.
Mi hanno colpito soprattutto alcune persone che esponevano. In primis un ragazzo che ha realizzato opere sul concetto dell'ombra. C'era un dialogo tra una persona e la sua ombra, mi ha colpito quando ha detto che lei ci sarebbe sempre stata, che anche quando la sente assente è sufficiente aumentare la luce, ed infine che per abbracciarla serve abbracciare se stessi.
Altri lavori interessanti erano quelli di una ragazza che faceva su tela rappresentazioni con il filo, che cuciva come accade nei legami.
Bellissimo il lavoro di un paio di persone con i collage, specialmente quelli di una ragazza che lavora con le fotografie di famiglia, non le sue ma quelle che trova nei mercatini. Lei ci lavora per conservare la memoria, per donare di nuovo importanza a quelle esistenze. Pensarci è commovente.
Infine ho conosciuto una persona che, laureata in ingegneria meccanica, ha creato un'attività che fonde creatività e tecnica ingegneristica.
Per me è stato ed è ancora importante averla conosciuta: forse è possibile riuscire a far funzionare il connubio. In mano a lei, il f.. Come accade a me, ha avuto una crisi che l'ha portata a capire che l'azienda di informatica non poteva fare al caso suo. Inoltre l'hanno aiutata al palazzo G, di B..
Insomma, tutto questo in una mostra collettiva. Che per di più mi ha fatto capire che la mia identità artistica può stare nella doppia esposizione tra paesaggio e ritratto, come jin e yang, come luce e ombra, come creatività ed ingegneria: landscape è orizzontale, portrait è verticale. Due cose opposte che insieme diventano LA FINE DEL MONDO. Io e questo vizio di interpretare ciò che accade in modo così forte. E tutto questo che avviene da anni senza presentarsi sottoforma di occasione di svolta, forse perchè la svolta non deve avvenire.
Con il tempo, ho capito che non serve appoggiarsi alle persone, che i segni arrivano ma che sono io a dover agire, non le occasioni a doversi presentare. Forse perchè non ho mai amato prendere un treno, salirci e vedere dove va, ma prendere in mano le redini ed andare dove dico io.
Oggi mi ha fatto rimanere di sasso il dialogo con B. e il suo volermi come confidente, mentre io so di non volere responsabilità di scelte altrui, specialmente perchè poi so di non essere presente nell'aiuto.
Inoltre mi ha colpito fortemente quando D. a lavoro ha detto che sarebbe stato bello se avessi detto a tutti della mostra fotografica/pittorica. Perchè sarebbero stati felici di esserci. Io qui sono crollato, perchè nel primo lavoro è nata così la forte repulsione nei confronti dell'ingegneria: il mio vecchio capo affermò che "non servivano gli artisti li", ed io non glie l'ho mai perdonato. Come fossero parole di mio padre, parole che mai ha detto ma che io stesso penso di me. Come se essere artisti fosse una colpa, la mia più grande colpa, quella di essere ciò che voglio, magari non proprio ciò che sono.
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canesenzafissadimora · 2 years ago
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La psicoanalisi ha smascherato le credenze umane nei confronti degli idoli e degli ideali di ogni specie. Sotto la sua onda d’urto anche i sentimenti più altruistici e solidaristici si sono rivelati solo povere maschere che ricoprivano l’avidità originaria della pulsione. Al fondo della natura umana non si incontrano buoni sentimenti, ma solo una spinta pulsionale che afferma sé stessa. All’origine della vita – come sosteneva già Hobbes – non c’è l’amore ma la guerra di tutti contro tutti. E se allora l’amore, di cui la retorica di ogni tempo si è riempita la bocca, non fosse che una impostura? Se l’essere umano al suo fondo volesse solo potenziare il proprio Ego, se la natura stessa dell’inconscio fosse profondamente criminogena, se la pulsione avesse di mira solo il suo proprio soddisfacimento, come spiega Freud, come potrebbe mai esistere un amore altruistico? Un atto di donazione di sé stessi verso l’Altro capace di prescindere dal narcisismo? Come può esistere un amore che non sia solo rivolto a noi stessi?
L’odio è più antico e originario dell’amore, scriveva Freud. È sotto i nostri occhi una escalation individuale e collettiva dell’incultura dell’odio, dell’anti-amore, del rifiuto, della segregazione, del respingimento dell’Altro in qualunque forma esso appaia. L’odio è una risposta difensiva finalizzata a salvaguardare la vita in pericolo, esposta, come direbbe sempre Freud, alla natura straniera e ostile del mondo. Se dimenticassimo questa verità ridurremmo l’amore ad una marmellata di buoni sentimenti o, più precisamente, per usare una categoria della psicoanalisi, ad una rimozione dell’odio. Ma proprio perché il primo movimento dell’uomo, il più originario, è quello della chiusura, dell’arroccamento e della paura nei confronti del mondo “straniero e ostile”, la possibilità dell’amore non può prescindere da questo carattere primario e dominante dell’odio. Ecco perché siamo così colpiti dai gesti di amore altruistico. Ci stupiamo forse sempre meno dell’orrore – che non ha limiti – e sempre di più dei gesti di amore e di solidarietà. Nondimeno è evidente, non solo agli psicoanalisti, che anche dove c’è amore serpeggia sempre una ambivalenza affettiva: io ti amo, ma poiché tu hai introdotto in me il seme della mancanza – poiché tu mi manchi proprio perché ti amo –, tu mi fai paura, io non mi posso fidare di te, tu sei pericolosa per la mia identità, ergo, ti odio.
L’amore è una vera alternativa all’odio solo quando sa assumere con slancio la dimensione della mancanza che l’esperienza dell’amore apre in noi. Si tratta di un movimento contro-natura: amo chi mi rende mancante. Come è possibile? La condizione dell’amore è quella di stabilire un rapporto di amicizia con la propria mancanza. Solo se si accoglie la nostra mancanza si può amare, ovvero sentire la mancanza di chi amiamo. Eppure ci sono amori che finiscono nell’odio e nella distruzione. Molto spesso sono gli amori più idealizzati, amori che hanno escluso l’insopportabile amando solo la bella immagine dell’Altro e non il suo fondo più insopportabile. Poi accade fatalmente che, in un momento o nell’altro, l’insopportabile faccia inaspettatamente irruzione e tutto frana, cade, si dissolve e di quell’amore non resta più nulla. Gli amori che finiscono nell’odio sono quelli che hanno cancellato l’insopportabile, che hanno amato solo l’immagine ideale dell’Altro, ovvero l’immagine che corrisponda alla nostre attese. Per questo Lacan diceva che un amore degno di questo nome sa amare tutto dell’Altro, dunque anche la sua parte più insopportabile. È un insegnamento che travalica il piano della vita amorosa e che investe ogni forma di legame umano: l’odio subentra all’amore quando l’idealizzazione lascia il posto alla delusione e questo accade tanto più facilmente quando l’infatuazione per l’Altro vorrebbe ricoprire i suoi limiti. Diversamente gli amori che durano sono gli amori che sanno condividere l’insopportabile, ovvero ciò che è veramente impossibile condividere.
Si dovrebbe allora aggiungere che se l’amore è amore non di qualcosa dell’Altro, ma di “tutto”, nulla
consentirà mai agli amanti di fare o di essere un tutto, di coincidere l’uno con l’altro. Ciascuno sarà infatti
confinato al non-tutto come verità ineliminabile di ogni rapporto. Il mito platonico dell’androgino non dice la verità sull’amore: ricostruire l’intero non può mai essere la meta dell’amore. Piuttosto quando amiamo facciamo esperienza di perdere l’intero, di conoscere la nostra insufficienza e la nostra vulnerabilità. L’amore da questo punto di vista non ricompone la sfera, non sana la ferita ma la apre perché ci costringe a incontrare la mancanza.
Ma se non possiamo aspirare a una totalità – è quello che accade invece nei regimi totalitari dove la massa ama e si sente amata dal suo leader, sentendosi un “tutto” – allora l’amore può essere una vera alternativa all’odio e non solo la sua fatale prosecuzione. L’amore scade nell’odio solo quando apre la ferita che avrebbe dovuto illusoriamente chiudere, ma se l’amore, invece, è la ferita, se è l’esperienza della mancanza, non è nel ritrovamento dell’intero, ma nella sua perdita che esso può realizzarsi. L’amore diventa così un grande antidoto ad ogni forma di odio, perché ci rende possibile fare amicizia con la nostra mancanza.
Il punto è che Freud non coglie la verità più profonda del messaggio cristiano. Egli riduce l’amore per il
prossimo ad una contraddizione insanabile: perché dovrei amare lo sconosciuto? Lo straniero? O, addirittura, chi non sopporto? E come dargli torto? Ma il limite del suo ragionamento consiste nel non intendere che il “prossimo” – come spiegherà invece Lacan – è innanzitutto la parte più dissonante di me stesso. L’amore suppone sempre l’accettazione di questo “prossimo interno”, di questo insopportabile che porto dentro di me. Allora colui a cui dichiaro il mio amore non è più la rappresentazione ideale di me stesso, lo specchio narcisistico che rende amabile la mia stessa immagine, ma diviene l’incontro con ciò che non intendo, che non posso avere e che non sono. La non coincidenza è, infatti, il senso più profondo di ogni legame d’amore. Per questo non c’è amore senza libertà, senza rispetto per la libertà dell’Altro. E per questo la violenza non fa parte dell’amore ma è la sua profanazione più estrema. Ogni amore ci espone al rischio di perdere una parte di noi stessi più che – come pensava Platone – di ritrovarla. Ma questo rischio comporta una gioia ineguagliabile che rende l’amore il più potente anti-depressivo in circolazione: esso introduce, infatti, una pausa, una tregua nel dolore infinito del mondo. Un nascondiglio? Un riparo? Una tana? Quando facciamo esperienza dell’amore facciamo esperienza di una interruzione nell’orrore insensato che accompagna l’esistenza. La mia esistenza, una volta amata, non è più alla deriva, non è più “di troppo”, ma si trova, come direbbe Sartre, voluta sin nei suoi minimi dettagli, “chiamata”, “attesa”, “salvata”. È tantissimo.
Massimo Recalcati
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curiositasmundi · 1 year ago
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Non c’è un’accezione amabile della patria, e se c’è è forse proprio quella che dovremmo temere di più. La terra dei padri, questo significa patria, è un concetto letterario le cui ambiguità è utile tenere ancora presenti, se non altro perché dimenticarle ci ha dato lezioni amare per tutto il ’900. La prima ambiguità è nelle parole stesse: la patria non è una terra, ma una percezione di appartenenza, un concetto astratto, tutto culturale, che si impara dentro alle relazioni sociali in cui si nasce e dentro alle quali, riconosciuti, ci si riconosce. In un mondo dove i rapporti di confine tra le terre sono cambiati mille volte e le culture si sono altrettanto intrecciate, dire “la mia patria” riferendosi a una terra significa creare di sé un falso logico, oltreché geologico.
La seconda ambiguità è in quel plurale monogenitoriale, quel categorico “padri” che solleva simbolicamente dalle loro tombe un’infinita schiera di vecchi maschi dal cipiglio accusatorio rivolto alla generazione presente. Le madri nella parola patria non ci sono, benché per definizione siano sempre certe, né generano appartenenza, nonostante ce ne sia una sola per ognuno di noi. Non possono esserci perché nell’idea del patriottismo è innestata la convinzione profonda che la donna sia natura e l’uomo cultura, cioè che la madre generi perché è il suo destino e l’uomo riconosca la sua generazione per volontà e autorità, riordinando col suo nome il caso biologico di cui la donna è portatrice.
È in quanto estensione del maschile genitoriale che la patria è divenuta fonte del diritto di identità, perché è il riconoscimento di paternità che per secoli ci ha resi figli legittimi, né è un caso che le rivoluzioni culturali post psicanalisi si definissero anche come “uccisioni dei padri”. Gli apolidi dentro questa cornice si portano inevitabilmente addosso l’aura del figlio bastardo, gli espatriati per volontà sono sempre traditori della patria e gli emigrati economici hanno il dovere morale di coltivare e manifestare a chi è rimasto a casa un desiderio di ritorno, pena il passare per rinnegati.
E se per una volta - solo una, giusto per vedere l’effetto che fa - provassimo a uscire dalla linea di significati creata dal concetto di patria? Averlo caro del resto non ha alcuna attualità; appartiene a un mondo dove il diritto di sopraffazione e la disuguaglianza sociale ed economica erano voci non solo agenti, ma indiscutibilmente cogenti: per metterle in crisi ci sono volute rivoluzioni di pensiero prima ancora che di piazza, e quelle rivoluzioni ci hanno lasciato in eredità il dovere di fare un atto creativo nei confronti di tutte le categorie che non bastano più a raccontare la complessità in cui siamo. E se proprio non è possibile uscire dalla percezione genitoriale dell’appartenenza collettiva - padre, ma anche l’ossimoro madre patria - potrebbe essere interessante cominciare a parlare di Matria.
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rossanataormina · 2 years ago
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GIBELLINA PHOTOROAD OPEN AIR & SITE-SPECIFIC FESTIVAL
IV EDITION 28.07 - 30.09.2023
presso FONDAZIONE ORESTIADI
ROSSANA TAORMINA (IT) Imprinting
Dopo il terremoto del 1968, le persone abitarono a lungo nelle baraccopoli. L’artista durante l’adolescenza assiste ad una profonda trasformazione dei luoghi amati nell’infanzia, che ha avuto un profondo impatto sulla sua sensibilità e identità. L’artista ha sperimentato un sentimento di perdita tale da far maturare una sorta di ossessione per la memoria, affascinata da archivi immaginari, dal confine tra memoria personale e memoria collettiva.
After the earthquake in 1968, for a long time people lived in temporary accommodation. Growing up as she did during this time of urban redesign, she witnessed the scenery change dramatically, which impacted on her sensitivity and identity. The artist experienced the sentiment of loss and developed a kind of obsession with memory, she is fascinated by archives of imagery, by the border between personal memory and collective memory.
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divulgatoriseriali · 1 year ago
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Olocausto Brasiliano: il dramma dei pazienti dell'Ospedale Psichiatrico di Colônia a Barbacena
Con Olocausto Brasiliano, o meglio “Holocausto Brasileiro“, ci si riferisce al genocidio commesso contro i pazienti psichiatrici dell’ospedale di Barbacena, in Minas Gerais, in Brasile. Per anni, i pazienti sono stati tenuti in condizioni disumane, e si stima che sessantamila persone siano morte. Solo pochi sono riusciti a sopravvivere. Continue reading Untitled
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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"I ricordi dell’acqua" di Elif Shafak: un viaggio emozionante tra memoria e identità. Recensione di Alessandria today
Un romanzo che intreccia tematiche sociali e introspezione con l'inconfondibile stile poetico di Elif Shafak.
Un romanzo che intreccia tematiche sociali e introspezione con l’inconfondibile stile poetico di Elif Shafak. “I ricordi dell’acqua” è l’ultima opera di Elif Shafak, un’autrice che continua a incantare i lettori con la sua scrittura evocativa e le storie profondamente umane. In questo romanzo, Shafak esplora la fragilità della memoria, l’importanza dell’identità e il legame inscindibile tra uomo…
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susieporta · 12 days ago
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Sette di Denari
"Le promesse Animiche di supporto reciproco".
La scoperta di se stessi passa attraverso lo "stupore".
Se non siamo più in grado di agitare la "bacchetta magica interiore", il nostro Mondo si risolve in una reiterata e rigida sequenza di "storie" già raccontate e vissute da Altri.
Se siamo ancora profondamente collegati al Lutto, alla Perdita, o alla Mancanza, non potremo mai trovare la forza per scardinare il sistema del "già visto" e del "già detto".
Se ancora proviamo Nostalgia per un "Mondo Altro", se ci sentiamo scollegati dall'Incarnazione, se crediamo che vivere qui sia un patimento, una punizione o un errore del Grande Padre, allora non passeremo al livello successivo. Neanche con ogni sforzo immaginabile.
I "Puri di Cuore" sono coloro che "giocano con gli elementi della Vita". Che la governano tramite la Magia dell'Esistere. Che usano il Corpo Emozionale e le Azioni per ampliare e manifestare la Divinità che è dentro di loro.
Non per definirsi "diversi" o "nicchia incompresa".
Sono "artisti del Sentimento" e delle "Emozioni trascendentali".
Sono coloro che non si accontentano della "prima risposta", ma che indagano incessantemente dentro di loro per trovarne e scoprirne tutte le altre.
Sono "scultori" ispirati della Materia.
Consapevoli che un "problema" è solo una prospettiva irrigidita, è solo una paura irrisolta e disturbante, è solo una panchina troppo stretta per sedersi.
E' pieno di persone che si appropriano della stessa "panchina" e voglio sedersi nel "già visto".
Sono persone che temono di osservare il Mondo da una angolatura diversa, hanno paura di scardinare millenni di "fissità collettiva" legata al Dolore e alla Perdita.
Ma la Verità è che si soffre quando non si riesce a percepire una soluzione. Quando ogni possibilità viene bloccata dal "limite", quando l'unica visione che abbiamo di noi stessi è la "mancanza di prospettiva".
Si sta proprio tanto male quando si crede ostinatamente all'apparenza delle cose, quando ci si identifica con i pensieri rigidi e distorti, quando si riesce a considerare un unico "punto di vista".
Abbandonare la zona comfort, che piace al Sistema e che alla fine, volente o nolente, piace anche a se stessi, è un atto di profonda illuminazione interiore e di sacra Umiltà.
Possiamo fissarci per un'intera vita su alcune credenze che delineano la nostra Identità. E su di esse costruire un Falso Sé.
Possiamo illuderci di ribellarci al Sistema, di opporci alla visione dei nostri genitori e all'immagine idealizzata e deviata che ci hanno trasmesso. E magari riprodurre più e più volte il loro "modello esistenziale" nella versione ancora più spinta.
Possiamo alimentare nell'Inconscio proiezioni culturali, sociali, relazionali senza mai prenderne alcuna Coscienza per anni e anni, ingannando anche il più illuminato dei nostri "radar di disfunzione".
Ma poi? Dopo esserci presi in giro per non muovere un dito, cosa ci resta?
Gli "Automatismi" sono potenti.
Ci precedono. Si attivano prima di "noi". Ci anticipano.
Sorreggono sistemi di obbedienza millenari.
Orientano scelte quotidiane, si insinuano nelle relazioni, prosperano nell'ignoranza, nell'assenza, nel dolore, nella malattia.
Occorre trovare la forza di alzarsi e cambiare "panchina", punto di osservazione.
Alzarsi dal "già visto e già sentito" e compiere quei passi necessari per concederci di rompere l'ultimo velo dell'illusione: l'arroganza di "sapere già tutto".
C'è un "sapere" dentro di noi che è ancora deviato.
Ma c'è un "Sentire" che invece ce la racconta giusta.
Con cosa ci muoviamo?
Rompere il "sapere" è pericoloso per la "tranquillità". E noi siamo esseri abitudinari. Crediamo a tutto ciò che sostiene la "fissità" di pensiero e condizione.
Raccogliamo solo le parole di coloro che "si alleano e si allineano con la nostra distorsione".
Non ci piace il "Cambio di Prospettiva". Perché ci porta ad "agire contro-natura". Ci obbliga a distanziarci dalle nostre dipendenze, dai nostri attaccamenti, dalla nostra immagine deviata, ma sicura.
I Cambiamenti ci affaticano. Mettono in moto tutta una serie di resistenze che non vogliamo smuovere.
Ci vuole "disciplina" nel Cambiamento. Ci vuole "costanza". E ci vuole totale fiducia in se stessi e nel proprio Sentito più profondo.
Bisogna essere disposti a "rompere" quel ghiaccio, quella patina inquinata dalle distorsioni, quegli schemi di apatia, di diffidenza, di obesità che costellano il nostro "stare ingessati" sempre nello stesso "posto a sedere".
Bisogna alzarsi una mattina e dire "basta" alla parte "comoda" e "accomodante" di noi stessi.
E no. Nessuno di noi ancora l'ha fatto fino in fondo.
Non era possibile fino ad oggi.
Qualcuno ci è arrivato vicino vicino. L'ha quasi sfiorata quella radicale Rivoluzione sistemica.
Ma è nell'attraversare il Secondo Varco che comprenderemo fino in fondo cosa significa "Rinnovamento di Sistema interiore".
E giunti "oltre", con il sorriso tra le labbra e una buona dose di ironia, ci osserveremo, ci guarderemo con nuovi occhi e ci sfuggirà un'espressione simile a: "Ma in che razza di magico guaio mi sono cacciato?".
Quanti davvero saranno stati disposti a scrollarsi di dosso tutto il peso del Passato, tutte le fissità, tutte le distorsioni emotive e cognitive, i dolori, le menzogne e le sofferenze cristallizzate ed ereditate, si saprà solo allora.
Ma chi sceglie, stavolta "si muove anche fisicamente". Agisce nella Materia. Abbandona davvero tutto "ciò che è stato" e "ciò che era".
Si sposta.
Nello "stupore più totale".
Ritorna all'Origine.
E per l'Umano diventa pura "follia".
Ed in mezzo a ciò che non consideravamo "possibile" per noi, in mezzo a ciò che abbiamo allontanato di noi stessi per tutta la Vita, ritroveremo l'Essenza. E agiremo solo in base alla Verità.
Senza resistenze e senza atti di "boicottaggio emozionale".
Il Secondo Varco è alle porte.
La Pressione vibrazionale interiore sta paurosamente salendo.
Il Fuoco a breve divamperà. La Struttura e gli Organi diverranno incandescenti.
Barcolleremo.
E dovremo dispiegare le Ali del Cuore per attraversare quel Passaggio vibrazionale così straordinariamente alto e fuori misura frequenziale.
Non si torna più indietro una volta varcata la Soglia.
E ciò significa, nell'immediato prossimo futuro incarnazionale, totale "impegno ad Essere il Nuovo" e a "Costruire il Nuovo".
Impegno quotidiano, disciplinato, radicato, presente e amorevole.
Non si entra al Secondo Varco con i "se e con i ma".
Non si entra nella comodità e nella de-responsabilizzazione.
Non si entra con la rabbia irrisolta o con la delega.
Non si entra con l'idealizzazione o con la spocchia della presunzione.
Si entra con la Purezza. E con la Fede nella Verità di chi siamo veramente.
Il resto verrà spazzato via.
E se il nostro Sistema, nell'atto del Passaggio, risulterà ancora inquinato o debole, anche noi verremo "spazzati via".
E' rischioso "passare oltre".
Ci si può "perdere definitivamente". Ci si può "ammalare di paura". Si può provare a retrocedere senza più riuscirci. Ci si può ritrovare "totalmente" denudati e visibili in mezzo a tutte le altre Anime Incarnate.
Ma vale la pena provarci.
Anche se ne comprenderemo la vera portata solo dopo.
L'Atto di Fede più profondo sta arrivando.
Per chi lo accoglierà con i presupposti di Purezza e Fede, nei prossimi giorni, ci sarà una Trasformazione Epocale.
Ed allora ... avanti con la destrutturazione delle ultime "pietre miliari". Le più ignorate forse. Ma sicuramente le più fossilizzate e ostiche.
Molte Anime ci saranno di supporto in questo attraversamento vibrazionale.
Molti entreranno mano nella mano con le loro Guide, i loro Defunti "deputati al passaggio" e con alcune altre Persone coraggiose e pronte.
Non saremo soli.
Allora, forza!
Inizia il conto alla rovescia.
A tutti ... buon lavoro interiore!
Mirtilla Esmeralda
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agrpress-blog · 18 days ago
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Gianni Morandi, "Occhi di ragazzo": riapre il 7 gennaio la mostra a Roma Inaugurata lo scorso 11 dicembre 2024, ... #culturaitaliana #giannimorandi #mostrafotografica #roma #spazio5 #spettacolo https://agrpress.it/gianni-morandi-occhi-di-ragazzo-riapre-il-7-gennaio-la-mostra-a-roma/?feed_id=8771&_unique_id=677d52ef79dbb
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magliacal · 1 month ago
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Tradizione e Futuro: La Maglia del Borussia Dortmund come Simbolo di Successo
Il Borussia Dortmund, uno dei club più iconici del calcio tedesco, è noto non solo per il suo gioco dinamico e l’entusiasmo dei suoi tifosi, ma anche per la sua maglia distintiva. Il celebre giallonero del Dortmund non è solo un simbolo di passione calcistica, ma un vero e proprio elemento di design che ha evoluto la propria identità nel corso degli anni. La maglia del Borussia Dortmund non è solo un indumento sportivo, ma una testimonianza visiva della storia, dei successi e delle trasformazioni del club.
1. Un Colore che Parla: Il Giallo e Nero come Simbolo
Il Borussia Dortmund, uno dei club più iconici della Bundesliga e del calcio europeo, è riconosciuto non solo per il suo gioco emozionante e i suoi successi, ma anche per un elemento distintivo che ne definisce l'identità: i suoi colori, il giallo e il nero. Questi due colori non sono semplicemente una scelta estetica, ma rappresentano molto di più; sono il simbolo di una città, di una cultura e di una passione che travalicano i confini del calcio, per diventare segni di appartenenza e di orgoglio per milioni di tifosi.
1. Le Radici del Giallo e Nero: Un Legame con la Città di Dortmund
Il legame tra il Borussia Dortmund e il giallo e nero affonda le sue radici nella storia stessa della città. Dortmund, una città industriale con una forte tradizione legata al carbone e all’acciaio, ha visto nascere il Borussia Dortmund nel 1909. Il giallo e il nero erano i colori scelti per rappresentare la forza, la resilienza e la vitalità dei lavoratori della Ruhr, una delle zone industriali più importanti della Germania.
Il giallo, brillante e vivace, simboleggia l'energia, l'ottimismo e la vitalità, mentre il nero, profondo e serio, rappresenta la forza, la determinazione e la tenacia. Insieme, questi colori raccontano la storia di una città che ha saputo evolversi e prosperare, nonostante le difficoltà economiche e storiche. La maglia del Borussia Dortmund, quindi, non è solo un capo di abbigliamento sportivo, ma un messaggio visivo che rappresenta un'identità collettiva e una connessione profonda con la città di Dortmund e la sua gente.
2. Il Giallo e Nero nel Calcio: Un'Identità Distintiva
Nel mondo del calcio, il Borussia Dortmund è famoso per il suo approccio audace e dinamico, sia dentro che fuori dal campo. I colori giallo e nero sono diventati sinonimo di un gioco spumeggiante, fatto di velocità, energia e aggressività. Quando il Borussia Dortmund scende in campo, la sua maglia grida forza e passione, trasmettendo un'immagine di un club che non ha paura di lottare, che gioca con il cuore e che si impegna senza risparmiarsi mai.
Il design della maglia Borussia Dortmund ha evoluto i suoi dettagli nel tempo, ma il giallo e nero sono rimasti costanti, un vero e proprio marchio di fabbrica che non solo distingue la squadra dagli altri club, ma diventa parte integrante della sua stessa essenza. Gli spettatori, riconoscendo il giallo luminoso e il nero audace, identificano immediatamente la squadra, associando questi colori alla tradizione, al successo e alla passione dei tifosi.
3. Il Giallo e Nero nella Cultura dei Tifosi: Orgoglio e Unità
Per i tifosi del Borussia Dortmund, il giallo e il nero sono molto più di una combinazione cromatica: sono un simbolo di appartenenza e di orgoglio. Ogni partita, ogni vittoria e ogni sfida affrontata dal Borussia Dortmund è vissuta attraverso il filtro di questi colori, che diventano l’emblema di un legame indissolubile con la squadra. La tifoseria del Dortmund è una delle più appassionate e fedeli in Europa, e indossare la maglia giallonera è una dichiarazione di identità e di sostegno incondizionato.
Il Signal Iduna Park, casa del Borussia Dortmund, è un vero e proprio tempio del calcio, dove l’energia dei tifosi si fa sentire in ogni angolo. I tifosi, vestiti di giallo e nero, creano un’atmosfera unica, carica di emozione e passione. Il famoso "Yellow Wall" (Muro Giallo) è uno dei più grandi spettacoli nel calcio mondiale, un mare di tifosi che, attraverso il potere dei colori, si uniscono in un'unica voce per supportare la squadra. Questo legame tra la squadra e i suoi tifosi è inscindibile, ed è proprio il giallo e nero che diventa il filo conduttore di questa connessione profonda.
4. Il Giallo e Nero come Simbolo di Innovazione
Nel corso degli anni, la completini calcio del Borussia Dortmund ha subito numerose trasformazioni, ma il giallo e il nero sono rimasti invariati, nonostante l’evoluzione del design e delle tecnologie. Ogni nuova stagione porta con sé nuove interpretazioni stilistiche, ma il club è sempre stato capace di innovare pur mantenendo intatta la sua identità. I design moderni hanno introdotto nuove sfumature di giallo e nero, ma il cuore della maglia rimane sempre lo stesso.
Ad esempio, negli ultimi anni, il Borussia Dortmund ha adottato materiali avanzati per migliorare le performance dei giocatori, ma allo stesso tempo ha continuato a sperimentare con motivi grafici più audaci e dettagli stilistici che hanno reso la maglia ancora più riconoscibile. Non solo in campo, ma anche fuori dal campo, il giallo e il nero sono diventati colori di tendenza, utilizzati in collab con brand di moda che hanno visto nella maglia del Borussia un simbolo di stile, energia e innovazione.
5. Il Giallo e Nero nella Moda e nella Cultura Popolare
Oggi, il giallo e nero non sono solo i colori del Borussia Dortmund, ma sono diventati veri e propri trend culturali, apprezzati da giovani tifosi e appassionati di moda. La maglia del Borussia Dortmund è un oggetto da collezione, non
2. L'Evoluzione del Design: Dal Classico al Moderno
Nel corso dei decenni, la maglia del Borussia Dortmund ha subito una trasformazione che riflette non solo l'evoluzione del club, ma anche quella del calcio moderno e della moda sportiva. Da una semplice divisa da gioco a un elemento di design sempre più sofisticato, la maglia giallonera è diventata un'icona non solo nel mondo sportivo, ma anche nella cultura popolare. In questo capitolo, esploreremo l’evoluzione del design della maglia del Borussia Dortmund, analizzando i cambiamenti significativi che l'hanno caratterizzata dal suo debutto fino ai giorni nostri.
1. Gli Inizi: La Maglia e la Tradizione
Le origini della maglia del Borussia Dortmund risalgono agli inizi del XX secolo, quando il club fu fondato nel 1909. Le prime divise non avevano il design stilizzato che conosciamo oggi, ma si rifacevano a modelli molto più semplici, ispirati alla tradizione delle squadre locali. Le prime maglie erano prevalentemente nere, con poche e semplici decorazioni. Tuttavia, il giallo è sempre stato presente come elemento distintivo, benché non fosse così predominante come nelle maglie moderne. Questo periodo rifletteva l'immagine di un club giovane e in fase di crescita, con un design semplice che non cercava di impressionare, ma piuttosto di costruire una solida identità locale.
2. Anni '70 e '80: Un Passo verso la Modernità
Con l'ingresso negli anni '70 e '80, il Borussia Dortmund iniziò ad adottare un design più audace e riconoscibile. Il giallo divenne il colore predominante, mentre il nero veniva utilizzato per i dettagli, come il colletto e i bordi delle maniche. Le divise degli anni '80 si distinguevano per la loro semplicità, ma al contempo per un taglio più moderno e atletico rispetto a quelle precedenti. Queste divise segnano una fase di crescita del club, non solo sul piano sportivo ma anche nell’aspetto visivo. Il giallo brillante, che divenne il colore iconico, rappresentava l'energia e la forza del Borussia Dortmund, mentre il design cominciava a farsi più aggressivo, allineandosi alla mentalità di gioco del club.
3. Anni '90: Il Boom del Branding e le Prime Innovazioni
Gli anni '90 segnarono un cambiamento epocale per il calcio, in particolare per quanto riguarda il merchandising e il branding. Il Borussia Dortmund, come molte altre squadre, iniziò ad esplorare nuovi modi di progettare le sue maglie, introducendo loghi, sponsorizzazioni e grafiche più moderne. Durante questo periodo, il club divenne una delle prime squadre a introdurre un design più complesso, con l’aggiunta di linee diagonali e pattern stilizzati. Il logo del club fu riposizionato, e la maglia iniziò a incorporare tessuti tecnici per migliorare il comfort e le performance dei giocatori.
Le divise degli anni '90 erano anche caratterizzate da un maggiore uso di elementi grafici, come le linee a contrasto e le texture geometriche, che divennero popolari durante questo periodo. L'introduzione di nuovi materiali e l'uso di tecnologie come il "Dri-Fit" cominciarono a cambiare radicalmente il look delle maglie da gioco, rendendole non solo più leggere e comode, ma anche più performanti.
4. Anni 2000: Il Design Diventa Sempre Più Audace
Nel nuovo millennio, il Borussia Dortmund ha continuato ad evolvere il design delle sue maglie, portando avanti una visione più audace e innovativa. Il club ha iniziato a sperimentare con combinazioni di colori e grafiche più moderne, come il giallo fluo e il nero profondo, creando un look ancora più riconoscibile. Una delle innovazioni più significative fu l'introduzione del logo Nike sulla maglia, che ha fatto il suo debutto con la partnership tra il Borussia Dortmund e il famoso brand sportivo. Questo cambiamento ha portato non solo a un miglioramento estetico, ma anche a un notevole miglioramento nelle performance tecniche grazie all’utilizzo di materiali sempre più avanzati.
Durante questo periodo, la maglia del Borussia Dortmund divenne un vero e proprio oggetto di culto per i tifosi e i collezionisti. I design furono caratterizzati da motivi geometrici e linee più dinamiche, che rispecchiavano l’idea di un club in continua crescita e sempre più proiettato verso l’innovazione.
5. La Maglia Contemporanea: Un Design Futuristico
Le maglie più recenti del Borussia Dortmund, specialmente quelle realizzate per la stagione 2020 e successive, hanno raggiunto un livello di design futuristico. La combinazione di giallo e nero è stata reinterpretata con l'uso di tecnologie all'avanguardia, come i tessuti traspiranti e le cuciture strategiche che migliorano la performance atletica. La forma delle maglie è diventata più aderente, sottolineando l'evoluzione dei materiali e dei processi produttivi che permettono una vestibilità perfetta per i giocatori.
Anche l'aspetto grafico ha subito un'evoluzione, con l'inserimento di motivi moderni, come le linee astratte e il logo stilizzato, che conferiscono un aspetto contemporaneo e al passo con le tendenze globali della moda sportiva. Le maglie più recenti hanno visto un ritorno alle origini con una graduale semplificazione del design, ma sempre mantenendo il carattere distintivo del club. Il "giallo fosforescente" è stato introdotto in diverse varianti, rimanendo un simbolo di audacia e vitalità, mentre il nero è stato utilizzato in modo più elegante e meno dominante.
6. La Maglia come Oggetto di Moda: Un Simbolo di Stile e Identità
Negli ultimi anni, la maglia del Borussia Dortmund ha trasceso il campo da gioco, diventando un vero e proprio oggetto di moda. La popolarità dei club calcistici e dei loro prodotti da merchandising è aumentata a dismisura, e le maglie non sono più solo per gli sportivi, ma sono diventate un simbolo di appartenenza e di stile. La fusione tra calcio e moda ha reso le maglie del Borussia Dortmund non solo un elemento di identità per i tifosi, ma anche un simbolo di tendenza per chi apprezza l’estetica urbana e sportiva.
Le maglie recenti, infatti, sono spesso indossate non solo sugli spalti, ma anche nelle strade e nelle passerelle. Questo fenomeno ha contribuito a fare del Borussia Dortmund uno dei club più stilosi e riconoscibili anche fuori dal contesto calcistico.
Conclusione
L'evoluzione del design della maglia del Borussia Dortmund, dal classico al moderno, riflette l’adattamento del club alle nuove tendenze del calcio, della moda e della tecnologia. Dal semplice design degli inizi fino all'innovazione degli ultimi anni, la maglia giallonera è sempre rimasta fedele a un'identità di forza e passione, pur rimanendo al passo con i tempi. Oggi, la maglia del Borussia Dortmund non è solo un simbolo del club, ma un'icona globale che rappresenta l'evoluzione del calcio moderno, dove design, prestazioni e cultura si incontrano in un unico, splendido mix.
3. La Maglia come Simbolo di Successo: Dal 1997 al Futuro
La maglia del Borussia Dortmund non è solo un semplice pezzo di abbigliamento, ma un simbolo di identità, tradizione e, soprattutto, di successi straordinari. Dal 1997, anno della vittoria della Champions League, la maglia del Dortmund è stata testimone di alcuni dei momenti più emozionanti e significativi nella storia del club, nonché di una continua evoluzione che ha accompagnato il Borussia Dortmund da un punto di vista sportivo e culturale.
1. La Maglia della Vittoria: 1997 e la Conquista della Champions League
Il 1997 è un anno indimenticabile per il Borussia Dortmund e per la sua maglia giallonera. La squadra, guidata da Ottmar Hitzfeld, riuscì a conquistare la sua prima e unica Champions League (all'epoca nota come Coppa dei Campioni), battendo la Juventus 3-1 in finale. Questo trionfo segnò un'apice nella storia del club, e la maglia che i giocatori indossavano divenne un simbolo di quella storica impresa.
La maglia indossata durante la finale del 1997 era un perfetto esempio di design semplice ma iconico. Il giallo brillante e il nero, tradizionali colori del club, erano protagonisti, ma la maglia aveva anche un certo stile con linee pulite e dettagli minimi, senza rinunciare a un tocco di modernità. L'audace vittoria contro una delle squadre più potenti d'Europa rese la maglia ancora più speciale, trasformandola in un oggetto da collezione per i tifosi e per gli appassionati di calcio.
2. La Maglia nel Periodo di Rinascita: Anni 2000 e Oltre
Dopo la vittoria in Champions, il Borussia Dortmund attraversò un periodo alternato di successi e difficoltà, ma la maglia rimase invariabilmente un simbolo di speranza e di continuità. Durante gli anni 2000, il club dovette affrontare sfide finanziarie e sportive, ma riuscì sempre a mantenere una solida identità, anche grazie alla sua maglia.
Nel 2011 e nel 2012, il Borussia Dortmund di Jürgen Klopp risorse come una delle forze dominanti della Bundesliga. La maglia divenne nuovamente un simbolo di vittorie importanti, con il Dortmund che conquistò due titoli di campione di Germania consecutivi. Durante questi anni, il design della maglia si evolse, diventando più audace e ricercato. Il giallo brillante rimase protagonista, ma il club introdusse nuove varianti stilistiche e combinazioni di colori. La maglia si arricchì di dettagli che evocavano il dinamismo e la filosofia del gioco del Borussia Dortmund, sempre più improntata sull'intensità e la velocità.
3. L’Influenza della Maglia nel Calcio Moderno: Un’Icona di Moda e Cultura
Nel corso degli anni, la maglia del Borussia Dortmund ha acquisito una risonanza che va ben oltre il campo da gioco. La sua popolarità è cresciuta non solo tra i tifosi, ma anche tra appassionati di moda e cultura popolare. Le maglie del Dortmund sono diventate oggetti di culto, con i tifosi che le indossano non solo durante le partite, ma anche nella vita quotidiana. Il giallo brillante, simbolo di energia e vitalità, ha conquistato le passerelle e le strade, diventando un trend di moda anche fuori dal contesto sportivo.
Le maglie degli ultimi anni, in particolare quelle realizzate per il mercato globale, sono spesso indossate come simbolo di appartenenza a un club che rappresenta un calcio moderno e di qualità. Il Borussia Dortmund è una delle squadre che ha saputo integrare l'appeal estetico alla performance sportiva, creando un mix vincente che ha fatto della maglia un simbolo di successo in ogni ambito. I suoi design moderni, le tecnologie avanzate nel materiale e l’attenzione ai dettagli rendono le maglie non solo un pezzo da collezione, ma anche un vero e proprio oggetto di desiderio.
4. La Maglia del Borussia Dortmund nel Futuro: Tradizione e Innovazione
Guardando al futuro, la maglia del Borussia Dortmund continuerà a essere un simbolo di successo, di innovazione e di identità. Con la crescente globalizzazione del calcio e la continua evoluzione tecnologica, possiamo aspettarci che la maglia del Borussia Dortmund sia sempre più all'avanguardia, non solo dal punto di vista del design, ma anche in termini di funzionalità. Le innovazioni tecnologiche come i tessuti traspiranti, leggeri e ad alte prestazioni potrebbero essere ulteriormente perfezionate, permettendo ai giocatori di rendere al meglio, anche in condizioni difficili.
Inoltre, il design della maglia potrebbe evolversi per riflettere la cultura in continua mutazione del club e del suo ambiente. La combinazione di elementi storici con i trend moderni potrebbe portare alla creazione di maglie che non solo celebrano il passato del Borussia Dortmund, ma guardano anche al futuro. L'adozione di temi nuovi, che riflettono la visione progressista del club, così come la crescente attenzione alla sostenibilità, potrebbe essere un punto focale nelle future collezioni.
Conclusione: La Maglia come Testimonianza di Un Viaggio di Successo
La maglia del Borussia Dortmund ha accompagnato il club attraverso anni di trionfi e sfide, diventando un simbolo di identità, determinazione e successo. Dal trionfo in Champions League del 1997 alle vittorie più recenti, passando per la rinascita sotto la guida di Jürgen Klopp, la maglia giallonera è testimone di una storia di passione e conquista. La sua evoluzione, sia dal punto di vista del design che della moda, è una chiara testimonianza della capacità del Borussia Dortmund di innovare pur mantenendo salde le proprie radici.
Guardando al futuro, possiamo essere certi che la maglia del Borussia Dortmund continuerà a essere un simbolo di successi da scrivere, non solo sul campo, ma anche nella cultura globale del calcio. Il giallo e il nero, con la loro potenza visiva e la loro storia, rimarranno sempre i colori che raccontano il viaggio di un club leggendario.
4. L'Influenza della Moda e della Cultura Popolare
La maglia del Borussia Dortmund ha acquisito, nel corso degli anni, un'importanza che va ben oltre il contesto sportivo. Grazie alla sua combinazione distintiva di giallo e nero e al design audace, la maglia non è solo un simbolo calcistico, ma è diventata un’icona di moda, uno strumento di espressione culturale e un oggetto di culto per molti al di fuori degli stadi. Il Borussia Dortmund, pur essendo una delle squadre più rinomate d’Europa, ha saputo sfruttare questa visibilità non solo per promuovere il calcio, ma anche per radicarsi nella cultura popolare.
1. La Maglia come Fenomeno di Moda
L'aspetto più evidente dell'influenza della maglia del Borussia Dortmund nella cultura popolare è il suo impatto sulla moda. La combinazione di giallo brillante e nero, colori vivaci e facilmente riconoscibili, ha reso la maglia del Dortmund un prodotto desiderabile, non solo per i tifosi, ma anche per chi cerca un look audace e distintivo. Con il passare degli anni, le maglie del Dortmund sono diventate un vero e proprio must-have per molti appassionati di streetwear e fashion, sia in Germania che a livello internazionale.
Questa trasformazione da semplice indumento sportivo a pezzo di alta moda è avvenuta parallelamente al crescente interesse per il calcio come fenomeno globale. Le maglie delle squadre più popolari sono state adottate non solo durante le partite, ma anche come parte integrante dell’abbigliamento quotidiano. Brand di streetwear e di alta moda hanno cominciato a integrare nel loro repertorio le maglie da calcio, tra cui quelle del Borussia Dortmund, grazie al loro appeal estetico e al loro status iconico.
2. L'Impatto sulla Cultura Popolare: Un Simbolo di Ribellione e Identità
Non è solo la moda a rendere la maglia del Borussia Dortmund un oggetto di culto. La squadra stessa è diventata un simbolo di un tipo di calcio non convenzionale, energico e controcorrente, che ha trovato eco nelle generazioni più giovani, sempre alla ricerca di nuove forme di espressione e di identità. Il Borussia Dortmund, con la sua filosofia di gioco offensivo e la passione travolgente dei suoi tifosi, è diventato un esempio di autenticità e ribellione rispetto alle squadre più tradizionali e "conservatrici".
La maglia del Dortmund, quindi, non rappresenta solo il club in sé, ma diventa il simbolo di un modo di essere, di una cultura che abbraccia la gioventù, la passione e la modernità. Il giallo e il nero si trasformano in un codice visivo che va oltre il calcio, diventando un modo per esprimere un'appartenenza a una cultura più ampia: quella delle nuove generazioni che vivono il calcio come parte della loro vita quotidiana, ma anche quella delle persone che, pur non essendo tifosi del Dortmund, ne riconoscono l'impatto e il valore culturale.
3. Celebrazione della Tradizione e della Storia: Un Legame con la Storia Popolare
Un altro aspetto fondamentale dell'influenza della maglia del Borussia Dortmund nella cultura popolare è il legame con la tradizione e la storia del club. I tifosi del Dortmund non sono solo appassionati di calcio, ma portano con sé una lunga storia di successi, sacrifici e passione. La maglia, in questo senso, non è solo un elemento estetico, ma un simbolo di lotta, di appartenenza e di orgoglio. L'immagine del Borussia Dortmund, da sempre legata a un territorio e a una comunità, si estende ben oltre le mura del Westfalenstadion, e trova spazio anche nelle strade, nelle piazze e nei negozi.
L'identità visiva della maglia è profondamente radicata nella città di Dortmund, una delle più importanti città industriali della Germania, che ha vissuto alti e bassi economici nel corso del XX secolo. La maglia del Dortmund è diventata una forma di resistenza culturale, una risposta alla modernizzazione e alla globalizzazione, un elemento che unisce diverse generazioni e diverse estrazioni sociali. Questo legame con la storia del club e con la comunità è un aspetto che la cultura popolare ha saputo abbracciare, facendo della maglia un simbolo universale di speranza e di continuità.
4. La Maglia come Oggetto di Collezione e Icona di Popolarità
La maglia del Borussia Dortmund ha, nel tempo, acquisito anche un forte valore simbolico per i collezionisti. Ogni edizione speciale, ogni cambiamento nel design, ogni successo sportivo rappresenta un momento unico che viene celebrato non solo dai tifosi, ma anche dagli appassionati di moda e di calcio che vedono in ogni maglia un pezzo di storia. Le maglie vintage, quelle autografate o quelle indossate durante partite storiche, sono diventate oggetti di culto nel mercato del collezionismo, raggiungendo cifre molto elevate.
La maglia del Borussia Dortmund è, quindi, molto più di un semplice indumento sportivo. È una testimonianza visiva di un'epoca, di un gioco e di una comunità che si sono evoluti nel corso del tempo. Non è più solo una maglia da indossare durante una partita, ma un simbolo di cultura, di appartenenza e di successi, che ha trovato il suo posto sia nel cuore dei tifosi che nelle strade delle città, nelle passerelle della moda e nelle vetrine dei negozi più esclusivi.
Conclusione: Un'Eredità che Va Oltre il Calcio
L'influenza della maglia del Borussia Dortmund nella moda e nella cultura popolare è un chiaro esempio di come il calcio possa andare ben oltre il campo da gioco. La maglia giallonera è diventata un simbolo di passione, di ribellione e di appartenenza, non solo per i tifosi, ma anche per le nuove generazioni che vivono la cultura calcistica in modo più ampio. Essa è un elemento di connessione tra il calcio, la moda e la società, una vera e propria icona che resiste nel tempo e che continua a evolversi, a rimanere rilevante e a farsi apprezzare da chiunque ne riconosca l'importanza culturale.
5. Innovazioni Tecnologiche: Performance e Comfort
Nel calcio moderno, le maglie non sono più solo un simbolo di identità e tradizione per le squadre; sono diventate vere e proprie opere di ingegneria tecnologica, progettate per rispondere alle esigenze fisiche e psicologiche degli atleti. La maglia del Borussia Dortmund, come quella di molte altre squadre top a livello mondiale, è stata costantemente aggiornata per migliorare le prestazioni in campo, offrendo comfort, leggerezza e resistenza. L’integrazione di nuove tecnologie nei materiali e nel design ha rivoluzionato il modo in cui i calciatori interagiscono con la loro divisa, ottimizzando la loro esperienza di gioco.
1. Tessuti Avanzati per Prestazioni Ottimali
Una delle principali innovazioni tecnologiche nelle maglie da calcio riguarda i materiali utilizzati. Le maglie del Borussia Dortmund sono realizzate con tessuti ultra-leggeri, progettati per massimizzare la ventilazione e ridurre l’umidità durante il gioco. Il poliestere ad alte prestazioni, combinato con fibre elastiche, permette al giocatore di muoversi liberamente, riducendo l’attrito sulla pelle e prevenendo irritazioni. Questi materiali sono anche dotati di proprietà traspiranti, che permettono alla pelle di respirare e di disperdere il calore, mantenendo i giocatori freschi durante le fasi più intense della partita.
Il miglioramento della traspirabilità e della gestione dell'umidità non è solo una questione di comfort: una maglia che rimane asciutta contribuisce a ridurre il rischio di affaticamento e di disidratazione, aumentando così le prestazioni complessive degli atleti. La tecnologia Nike VaporKnit, utilizzata per le maglie del Borussia Dortmund, è un esempio di come i materiali ad alte prestazioni possano migliorare il comfort e la funzionalità.
2. Design Ergonomico per Massima Libertà di Movimento
Le maglie moderne non sono solo funzionali, ma anche progettate per adattarsi perfettamente alla forma del corpo, garantendo la massima libertà di movimento. La tecnologia utilizzata per il design delle maglie del Borussia Dortmund consente un fitting aderente che non ostacola il movimento, ma al contrario, lo ottimizza. Questo design ergonomico riduce al minimo le cuciture e le pieghe del materiale, evitando potenziali irritazioni e migliorando la silhouette della maglia.
La struttura e il taglio delle maglie sono stati pensati per seguire i movimenti naturali del corpo. Le zone in cui il giocatore ha maggiore necessità di elasticità, come le spalle e le braccia, sono realizzate con materiali stretch che si adattano al movimento senza limitare la performance atletica. Questo tipo di design contribuisce a ridurre il rischio di lesioni, poiché la maglia non interferisce con i movimenti rapidi e fluidi, essenziali in un gioco come il calcio.
3. Resistenza e Durabilità: Prestazioni a Lungo Periodo
Oltre al comfort e alla performance immediata, una maglia deve essere resistente, in grado di resistere a ripetuti lavaggi e agli stress fisici del gioco. Le maglie del Borussia Dortmund sono progettate per durare nel tempo, grazie all’utilizzo di materiali altamente resistenti all’usura, come il poliestere e il nylon. Questi materiali non solo sono durevoli, ma anche facilmente manutenibili, permettendo ai giocatori di utilizzare la maglia in più partite senza che perda forma o funzionalità.
Un’altra caratteristica innovativa riguarda l’applicazione di trattamenti anti-odore sui materiali. L’umidità e il sudore sono inevitabili durante il gioco, ma le maglie moderne sono trattate con tecnologie che impediscono la proliferazione di batteri e odori sgradevoli, mantenendo la maglia fresca per un periodo più lungo.
4. Innovazioni Sostenibili: Il Futuro della Maglia
Oltre alle innovazioni legate alla performance, un altro aspetto importante delle maglie moderne del Borussia Dortmund è l’impegno verso la sostenibilità. Le nuove maglie sono realizzate con materiali riciclati, come il poliestere proveniente da bottiglie di plastica. Questo non solo riduce l’impatto ambientale, ma dimostra come il design delle maglie possa evolversi per rispondere alle sfide ambientali del futuro.
Nike, il fornitore ufficiale delle maglie del Borussia Dortmund, ha lanciato una linea di maglie da calcio realizzate interamente con materiali riciclati, mantenendo inalterate le prestazioni grazie all’innovazione tecnologica nei tessuti. Questa evoluzione è fondamentale per un futuro più sostenibile, dove l’impatto dell’industria sportiva sull’ambiente è ridotto al minimo, senza compromettere la qualità e il comfort degli atleti.
5. Maglia “Smart”: La Tecnologia Indossabile nel Calcio
La prossima grande innovazione potrebbe venire dall’integrazione della tecnologia indossabile nelle maglie da calcio. Alcune squadre, tra cui il Borussia Dortmund, hanno iniziato a esplorare l’uso di sensori biometrici integrati nelle maglie, che monitorano la salute e le prestazioni degli atleti durante le partite. Questi sensori possono misurare parametri come la frequenza cardiaca, la temperatura corporea e il livello di fatica, fornendo dati cruciali per migliorare l’allenamento e prevenire gli infortuni.
Questa tecnologia rappresenta un passo importante verso l’utilizzo dei dati per ottimizzare le prestazioni in campo. Attraverso il monitoraggio in tempo reale delle condizioni fisiche dei giocatori, gli allenatori possono adattare le strategie in base alle esigenze immediate, massimizzando l’efficacia del gioco e il recupero fisico.
Conclusione: Un’Integrazione Perfetta di Prestazioni e Comfort
La maglia del Borussia Dortmund è un esempio perfetto di come l'innovazione tecnologica possa migliorare non solo le prestazioni degli atleti, ma anche il comfort e la durabilità del prodotto. Grazie all’adozione di tessuti ad alte prestazioni, design ergonomici, soluzioni eco-friendly e tecnologie indossabili, la maglia si è trasformata in uno strumento fondamentale per ogni giocatore, che deve essere in grado di affrontare ogni sfida fisica senza compromettere la sua comodità. Con queste innovazioni, il Borussia Dortmund non solo mantiene il suo status di grande club, ma continua anche a segnare il passo nel futuro del calcio moderno, dove la tecnologia gioca un ruolo sempre più centrale nel miglioramento delle prestazioni.
6. La Maglia del Borussia Dortmund Oggi: Un'Icona in Evoluzione
Nel corso degli anni, la maglia del Borussia Dortmund è diventata un simbolo potente non solo per i tifosi della squadra, ma anche per l'intero mondo del calcio. Il suo design distintivo, caratterizzato dai colori giallo e nero, è immediatamente riconoscibile e rappresenta una fusione unica di tradizione, innovazione e cultura calcistica. Tuttavia, come il club stesso, anche la maglia del Borussia Dortmund è in continua evoluzione, rispecchiando i cambiamenti del calcio moderno e le esigenze tecniche, estetiche e sociali del presente.
Oggi, la maglia del Borussia Dortmund è più di un semplice capo di abbigliamento sportivo: è una vera e propria icona che racconta la storia di una squadra che ha sempre saputo distinguersi non solo per le sue vittorie, ma anche per la sua visione innovativa. La maglia non è solo un emblema di orgoglio per i tifosi, ma anche uno strumento per connettere il club con la cultura popolare e le sfide del futuro. Ma come è arrivata a questo punto? E cosa significa per il Borussia Dortmund e i suoi fan?
1. Il Design Moderno e le Innovazioni Visive
La maglia del Borussia Dortmund oggi è una sintesi di estetica audace e funzionalità avanzata. Se in passato il design si concentrava principalmente sulla semplicità, negli ultimi anni il club ha spinto verso una modernizzazione del look, incorporando motivi più dinamici, linee più aggressive e combinazioni di colori che riflettono l'energia della squadra.
Una delle caratteristiche più distintive delle maglie attuali è l'uso di grafiche e pattern che richiamano l'identità visiva del Borussia Dortmund in modo più astratto. Le strisce, i gradienti e gli effetti di luce sono utilizzati per evocare la velocità e la potenza, elementi essenziali nella filosofia di gioco del club. Inoltre, il giallo fluorescente, che è un tratto distintivo delle divise del Borussia, è stato mantenuto come colore principale, simbolo di energia e passione.
Il contrasto tra il giallo brillante e il nero profondo è un tema che si ripete nelle ultime versioni della maglia, ma l'uso di sfumature più moderne e tocchi innovativi ha reso queste divise più attraenti per un pubblico che va oltre gli appassionati di calcio. Non sono più solo maglie da gioco, ma vere e proprie dichiarazioni di stile.
2. L'Integrazione della Tecnologia e la Performance Ottimale
Oltre all'aspetto visivo, la maglia del Borussia Dortmund oggi è un concentrato di tecnologia. Realizzata con tessuti innovativi che favoriscono la traspirazione e il comfort, la maglia è progettata per migliorare le performance in campo, ma anche per rispondere alle necessità dei giocatori di alto livello. La continua ricerca e sviluppo ha portato all'introduzione di materiali che combinano leggerezza, elasticità e resistenza, permettendo ai calciatori di muoversi liberamente senza compromettere la protezione e il comfort.
I tessuti ad alte prestazioni, come il VaporKnit utilizzato da Nike per le maglie del Borussia Dortmund, offrono una regolazione termica avanzata, riducendo l'accumulo di sudore e mantenendo la pelle asciutta. Questo è particolarmente importante in un ambiente di gioco così esigente come quello del Borussia, dove ogni dettaglio può fare la differenza. La vestibilità aderente, studiata per ridurre il flusso d'aria non necessario e ottimizzare la velocità, è un altro elemento chiave che contribuisce a rendere queste maglie non solo un elemento simbolico, ma anche altamente funzionale.
3. Il Legame con la Cultura Popolare e l'Identità del Club
Oggi, la maglia del Borussia Dortmund non è solo una divisa sportiva, ma un simbolo che ha acquisito una grande rilevanza anche nel mondo della moda e della cultura popolare. La popolarità del club è cresciuta non solo grazie alle sue vittorie e al suo gioco spettacolare, ma anche grazie alla sua capacità di connettersi con una vasta comunità globale di tifosi, che spesso vedono la maglia come una dichiarazione di appartenenza.
Negli ultimi anni, il Borussia Dortmund ha saputo sfruttare il suo legame con la moda, collaborando con stilisti, influenze della moda e brand di lifestyle per creare edizioni limitate e collezioni che abbiano un appeal oltre il mondo sportivo. Le maglie speciali e le varianti da collezione sono state vendute in serie limitate, attirando sia i tifosi storici che una nuova generazione di appassionati di moda che vedono la maglia come un elemento di tendenza. La maglia del Borussia Dortmund è ora vista anche come un accessorio di moda, portato da influencer e personaggi pubblici che vogliono identificarsi con la forza e l’energia del club.
Inoltre, la maglia è spesso protagonista di eventi legati alla cultura pop, dalla musica alla street art. Le collaborazioni con artisti, designer e marchi di streetwear hanno portato il logo e i colori del Borussia Dortmund in contesti urbani, rafforzando ulteriormente il legame tra il club e la cultura giovanile.
4. La Maglia come Emblema di Identità e Appartenenza
Per i tifosi del Borussia Dortmund, la maglia è molto più di un semplice capo di abbigliamento. È un emblema di identità e di appartenenza a una comunità appassionata, che non si limita alla Germania, ma che si estende a livello globale. Ogni volta che un giocatore indossa la maglia, non rappresenta solo sé stesso, ma l’intero popolo giallonero, che vive il calcio con una passione travolgente.
La maglia del Borussia Dortmund è diventata un simbolo di orgoglio e di lotta, con i tifosi che si sentono uniti attraverso il potere dei colori e della storia che essa rappresenta. Non c'è niente di più emblematico della scena in cui migliaia di fan sventolano le loro maglie giallonere in uno stadio, creando un mare di colore che celebra la forza collettiva e l'amore per il club.
Conclusione: Un'Icona in Evoluzione
La maglia del Borussia Dortmund oggi è un simbolo in continua evoluzione. Dal suo design iconico che combina tradizione e innovazione, all’integrazione di tecnologie avanzate per migliorare le prestazioni, fino al suo ruolo nella moda e nella cultura popolare, la maglia del Borussia è diventata molto più di un semplice indumento sportivo. È un emblema di appartenenza, una dichiarazione di stile e una parte fondamentale dell'identità del club.
Guardando al futuro, possiamo aspettarci che la maglia del Borussia Dortmund continui a evolversi, con nuove innovazioni sia tecnologiche che stilistiche, ma mantenendo sempre saldi i legami con la sua storia e la sua passione. Con il supporto di una tifoseria globale e il costante sviluppo del club, la maglia del Borussia Dortmund rimarrà un’icona di successo e un simbolo di ciò che significa essere parte di una delle squadre più vibranti del calcio mondiale.
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micro961 · 2 months ago
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GIPSY FIORUCCI – Fuori il videoclip del singolo “Unico In Questo Universo”
Un potente inno dedicato alla celebrazione dell’unicità di ogni individuo e all’inclusione in ogni sua forma
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È online da venerdì 22 novembre il videoclip ufficiale della cantautrice e suonoterapeuta vibrazionale Gipsy Fiorucci, del singolo “Unico In Questo Universo”. Gipsy nel video, realizzato in collaborazione con la casa di produzione cinematografica Whiterose Pictures, incarna la fata dell’unicità che ci accompagna in un viaggio di ritorno all’essenza, al grembo materno da cui la vita prende forma, ritrovare il contatto con il bambino interiore che racchiude in sé la vera forza dell’anima e la gioia di vivere: un ricongiungersi alla matrice da cui tutto origina e da cui il talento prende forma. “La Fiamma dell’Unicità” brilla in tutto il suo splendore avvolta dalla preziosa purezza e autenticità di bimbi meravigliosi (Le Piccole Scintille) che circondano Gipsy in un girotondo di amore e speranza per il futuro. Un incontro di anime dal cuore puro e lucente che pulsa di luce propria, irradiando tutto il suo calore in una vera rinascita che si sposa con il coraggio di essere sé stessi e manifestarlo nel mondo. Il potere creativo che si rigenera e si consacra alla vita con una sinergia di nuove e preziose visioni che attraverso i nostri doni e talenti più puri prendono forma dentro di noi, con la consapevolezza di essere gli unici e veri maghi della nostra vita, con tutti gli strumenti in grado di renderla un capolavoro.
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Una coreografia suggestiva ed emozionante, uno slogan che diventa un mantra potente e incessante verso un universo che finalmente comincia ad illuminarsi in tutto il suo splendore. La potente fiamma generata da tante piccole scintille che si uniscono in un bagliore, mentre un cuore di cartone prende forma in un’esplosione di luce ritmica che inaugura il ritorno a nuova vita per un mondo all’insegna dell’inclusione, dell’empatia e della fiamma dell’unicità che non smette mai di alimentarsi attraverso i doni e i talenti di ognuno. Immagini che avvolgono con il calore e la potente energia comunicativa, che ci ricordano quanto siamo speciali e quali strumenti meravigliosi abbiamo già dentro di noi, se solo crediamo davvero in noi stessi e nelle nostre infinite possibilità. Il progetto “Fiamma Dell’Unicità” fondato dalla stessa artista, il cui slogan “Difendiamo la nostra unicità e doniamo al mondo il nostro vero essere” è inciso anche in una linea di abbigliamento, rappresenta un’iniziativa di ampio respiro sociale che mira, attraverso eventi artistici, culturali e formativi, a sensibilizzare i giovani coinvolgendo anche le famiglie, gli educatori e gli operatori sociali, in un percorso di consapevolezza collettiva.  L’iniziativa ha come intento quello di stimolare all’ascolto e al dialogo verso sé stessi e verso gli altri, al fine di promuovere una cultura proiettata all’inclusività, soprattutto all’interno delle scuole, dove ogni individuo possa sentirsi libero di esprimere la propria unicità.
Come dichiara l’artista: “Oggigiorno sempre più giovani si ritrovano a vivere una situazione di disagio dovuto principalmente alla perdita di valori e nel non riconoscersi nella loro vera identità; non riuscendo a identificarsi e a fondersi con i propri veri talenti per vivere una vita in armonia e in piena autenticità. Ed è per questo motivo che ho deciso di portare questo progetto anche e soprattutto nelle scuole e nei centri per l’infanzia: per poter dare concretamente il mio contributo alla società e al nuovo mondo che sta nascendo.”
Gli enti, le scuole, i teatri e centri culturali e di vario tipo interessati a portare e divulgare il progetto “Fiamma Dell’Unicità” all’interno della propria struttura, possono contattare direttamente Gipsy Fiorucci attraverso le sue pagine social o tramite il sito web.
Web Site: www.gipsyfiorucci.com
Facebook: https://www.facebook.com/Gipsyofficial/
Instagram: https://www.instagram.com/gipsyfiorucci_official/
TikTok: https://www.tiktok.com/@gipsyfiorucciofficial?_t=8hMSPpdYSxd&_r=1
Spotify: https://open.spotify.com/intl-it/artist/11kQLnTGWWxzIPNBlTm4F5?si=SmNQrUIYQRi-tnkRkYoJHA
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