#letteratura anglosassone
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gregor-samsung · 2 days ago
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" Vivevamo di abitudini. Come tutti, la più parte del tempo. Qualsiasi cosa accade rientra sempre nelle abitudini. Anche questo, ora, è un vivere di abitudini. Vivevamo, come al solito, ignorando. Ignorare non è come non sapere, ti ci devi mettere di buona volontà. Nulla muta istantaneamente: in una vasca da bagno che si riscaldi gradatamente moriresti bollito senza nemmeno accorgertene. C'erano notizie sui giornali, certi giornali, cadaveri dentro rogge o nei boschi, percossi a morte o mutilati, manomessi, così si diceva, ma si trattava di altre donne, e gli uomini che commettevano simili cose erano altri uomini. Non erano gli uomini che conoscevamo. Le storie dei giornali erano come sogni per noi, brutti sogni sognati da altri. Che cose orribili, dicevamo, e lo erano, ma erano orribili senza essere credibili. Erano troppo melodrammatiche, avevamo una dimensione che non era la dimensione della nostra vita. Noi eravamo la gente di cui non si parlava sui giornali. Vivevamo nei vuoti spazi bianchi ai margini dei fogli e questo ci dava più libertà. Vivevamo negli interstizi tra le storie altrui. "
Margaret Atwood, Il racconto dell'ancella, traduzione di Camillo Pennati, Ponte alle Grazie, 2019², pp. 80-81.
[Edizione originale: The Handmaid's Tale, McClelland and Stewart, 1985]
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Il Segreto della Bambina sulla Scogliera: Una storia di destini intrecciati tra passato e presente. Recensione di Alessandria today
Lucinda Riley ci regala un'avvincente saga familiare che esplora amore, perdita e misteri mai svelati in un paesaggio suggestivo.
Lucinda Riley ci regala un’avvincente saga familiare che esplora amore, perdita e misteri mai svelati in un paesaggio suggestivo. Recensione: “Il Segreto della Bambina sulla Scogliera” di Lucinda Riley è un romanzo carico di emozioni che intreccia due storie di vita in un contesto affascinante e misterioso. Ambientato tra l’Irlanda e l’Inghilterra, il romanzo inizia con Grania Ryan, una giovane…
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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L’insegnante deve insegnare. Per farlo serve una capacità empatica e comunicativa, la fascinazione. Se non apri il cuore, non apri nemmeno la testa delle persone. Educare vuol dire condurre qualcuno all’evoluzione, dall’impulso all’emozione, dall’emozione al sentimento. Un ragazzo che ha sentimento non brucia un migrante che dorme su una panchina, non picchia un disabile. Se queste cose accadono è perché la scuola non ha educato. Per educare bisogna avere a che fare con la soggettività degli studenti, che oggi è messa fuori gioco. Se è vero che al posto dei temi si fa la comprensione del testo scritto, si è spostata la valutazione dalla soggettività alla prestazione. I ragazzi non contano più come soggetti ma solo nelle loro prestazioni [...] La realtà è che siamo passati da una scuola umanistica a un’educazione anglosassone. Gli antichi imparavano i sentimenti attraverso i miti dove ritroviamo tutta la gamma dei sentimenti possibili, Zeus il potere, Afrodite l’amore, Atena l’intelligenza, Apollo la bellezza, etc. Noi invece li impariamo attraverso la letteratura, che è il luogo dove si apprende che cosa sono il dolore, la noia, l’amore, la disperazione, la passione. Ma se la letteratura non viene “frequentata” e i libri non vengono letti, se la scuola disamora allora il sentimento non si forma. Lo ripeto, se uno non sa affascinare, non può fare il professore. Lo dice Platone: si impara per imitazione. Io aggiungerei anche per plagio. Preferisco un docente che plagia i ragazzi che uno che li demotiva.
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multiverseofseries · 8 months ago
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Fabbricante di lacrime: un film che dire brutto è poco.
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Cinici, darkettoni, detrattori del romanticismo e chi di voi un minimo s’intende di cinema, state lontani dal Fabbricante di lacrime, l’adattamento del best seller di Erin Doom su Netflix dal 4 aprile, perché probabilmente lo giudicherete ridicolo. Romanticoni e fanatici di fanfiction: lo troverete poetico ed emozionante. Non posso fare un diretto paragone con il libro originale perché, ça va sans dire, non lo ho letto (ma grazie al cielo esiste internet). Tuttavia, rintracciando la storia editoriale, non posso non citare l'assoluto successo ottenuto: Fabbricante di lacrime (edito da Salani) nel 2022 ha venduto mezzo milione di copie, imponendosi come il romanzo più venduto in Italia (!). Un Traguardo clamoroso, se si pensa che l'autrice, Erin Doom (nome d'arte e viso avvolto nel mistero, almeno fino al 2023, quando si è rivelata), si sia inizialmente auto-pubblicata, prima di venir "scoperta" da Salani. Il grande successo di Fabbricante di lacrime, secondo ciò che ho potuto rintracciare in rete, proviene dal passa parola, capace di viaggiare velocissimo su TikTok (e dove altrimenti?) tra i giovanissimi. Detto questo, e visti i numeri, ecco subito l'aggancio cinematografico: perché non farne un film? Detto fatto, ecco arrivare su Netflix l'adattamento diretto da Alessandro Genovesi e scritto insieme ad Eleonora Fiorini.
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Fabbricante di lacrime: Caterina Ferioli durante una scena del film
Un adattamento che si lega al filone anglosassone del classico young-adult-drama-gotico-romantico però rivisto in chiave italiana (con un altro però: l'epoca di Twilight è sfortunatamente lontana). Un bel cortocircuito, in quanto la cornice di Fabbricante di lacrime è appunto quella tipica del Nord America (così viene immaginata da Erin Doom) con tanto di High School e nomi anglofoni. Se la letteratura non ha confini (perché è l'immaginazione a non averne), la forma filmica, invece, si scontra inevitabilmente con alcuni pre-concetti legati alla realtà (e al budget…). Soggetto, copione, regia, interpreti. In questo senso Fabbricante di lacrime finisce per scricchiolare notevolmente sotto una costante enfatizzazione della scena, delle performance e della storia, risultando eccessivamente iperbolico anche rispetto al contesto teen/young di cui fa lecitamente parte.
Fabbricante di lacrime, la trama: l'amore tra Nica e Rigel
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Fabbricante di lacrime: Simone Baldassari (Rigel) in una scena del film
Ora, la trama: Fabbricante di lacrime ha per protagonista Nica (come la nica flavilla, farfallina arancione delle foreste pluviali), che fin da piccola è cresciuta nell'orfanotrofio Grave. In queste antiche mura, rigide, fredde, austere, Nica si è lasciata andare all'empatia (ama gli animali), nonostante le venga ripetuto quanto siano le regole le uniche cose importanti della vita. Dall'altra parte, all'interno del Grave, aleggia la leggenda del Fabbricante di Lacrime. Chi è? Una misterioso individuo che pare aver modellato la paura, avvicinandola ai sentimenti umani. Quella che sembra una favola, però, influenza tanto Nica quanto le altre ragazze dell'orfanotrofio. Almeno fin quando Nica viene adottata ad un passo della maggiore età( un miracolo della burocrazia).
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Fabbricante di lacrime: una scena del film
Non sarà la sola, perché la famiglia che la ospita sceglie anche Rigel (come la stella beta della costellazione di Orione, non come il papà svitato di Venusia in Goldrake), tenebroso e fascinoso ragazzo (cliché a più non posso!) con cui Nica pare non aver nulla in comune. Figuriamoci una possibile convivenza famigliare. Però poi i loro sentimenti contrapposti finiranno per scontrarsi e, generando una tempesta (sì, c'è anche la solita scena sotto la pioggia), capiranno di essere parte integrante di un disegno passionale e rivelatorio.
Uno young adult eccessivamente caricato
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Fabbricante di lacrime: Caterina Ferioli in una scena del film
Ma a chi parla, Fabbricante di lacrime? Un dettaglio non da poco: senza dubbio si rivolge a chi ben conosce il romanzo di Erin Doom, tramutando in carne ed ossa l'amore travagliato tra Nica e Rigel (un amore derivativo, e lastricato dagli stessi cliché). Quindi, un panorama ben idealizzato dalla produzione, e chiaramente conscio del materiale originale. Ma se (teoricamente) c'è una comunicazione con i fan del libro, dall'altra parte l'intero approccio filmico risulta ben poco fluido oltre che approssimato, costruendo un climax mai davvero tormentato, e anzi frutto di una continua sottolineatura: dialoghi forzati, scambi esagerati (quasi da aforismi).Per tutta la durata del film si susseguono citazioni esilaranti (o struggenti, a seconda del punto di vista) dalla fonte letteraria come “Il suo fascino velenoso era infestante”, “Io e lui eterni e inscindibili. Lui stella io cielo”, “Noi siamo rotti, siamo scheggiati. Certe cose non si possono riparare”, “È vero, ma forse ci siamo spaccati in mille pezzi solo per incastrarci meglio”.
Una ridondanza tanto nell'estetica quanto nelle interpretazioni di Caterina Ferioli, indecisa tra canalizzare Kristen Stewart o Kaya Scodelario, e in particolare di Simone Baldasseroni, lui perennemente costipato, caricano eccessivamente ogni parola del copione, lontani dalla fluidità che richiederebbe una messa in scena filmica risultando involontariamente ridicoli ma visto il materiale a disposizione difficile non esserlo. ridondante è anche il costante e incessante accompagnamento musicale, sia originale che non, che ammicca senza mai essere veramente ammalgamata all'interno della storia (si va da George Ezra ad Olivia Rodrigo e Billie Eilish, senza una naturale continuità).
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Fabbricante di lacrime: Simone Baldassari, Caterina Ferioli in un'immagine
Più in generale, sia nel tono che nell'umore questo adattamento sembra essere la diretta traduzione delle pagine del romanzo, senza la sacrosanta re-interpretazione frutto del miglior adattamento possibile. Non faccio paragoni con le pagine di Erin Doom, tuttavia il discorso su Fabbricante di lacrime si può allargare ad un altro paragone: le piattaforme streaming, per i titoli originali, non sfidano quasi più il grande schermo, ma si affiancano alle produzioni del piccolo schermo, offrendo al pubblico lo stesso modus operandi tipico della televisione generalista: prodotto, prodotto, prodotto. E Fabbricante di lacrime ne è un altro lampante (e poco riuscito) esempio.
In conclusione Fabbricante di lacrime è un adattamento che cerca di ricalcare il grande successo del romanzo, finendo però a sfiorare i toni meno riusciti del teen-movie dagli umori gotici e tormentati. Dialoghi esagerati e svolte approssimative poco aiutano, così come la performance altalenante del cast. In questo senso, il film è un ulteriore esempio di quanto alcune produzione streaming puntino a competere con la tv generalista più che con il grande schermo.
Perché ci piace 👍🏻
Cosa non va 👎🏻
Chiaramente troppo ambizioso.
Risulta estremamente sconnesso.
La regia, mai incisiva.
I dialoghi, incredibilmente, ridicoli, enfatizzati e calcati da un cast non del tutto convincente.
P.S: rivoglio indietro i miei 105 minuti di vita persi a guardare questa treshata.
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scienza-magia · 2 years ago
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Le origini della stregoneria
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Le streghe sono da sempre uno dei pilastri della cultura popolare italiana  da nord a sud. Esse hanno spesso terrorizzato i nostri antenati e le loro famiglie in molti luoghi geografici. Il termine stregoneria deriva dalla parola latina “ strix” con la quale si indicava un rapace notturno dal verso acuto che nelle leggende popolari aveva un ruolo molto sinistro dal momento che in tali leggende si sosteneva che lo “ strix” succhiava il sangue delle capre e quello dei bambini. In questo articolo ci interesseremo delle origini della stregoneria fenomeno che ha scatenato la fantasia popolare degli uomini del passato più o meno recente. Le origini più antiche della stregoneria risalgono a un passato molto lontano ovvero al “ codice di Hammurabi” che venne stilato da un’altra famosa strega dell’antica Grecia durante il regno del re babilonese Hammurabi che regnò dal 1792 al 1750 a.C. Si fanno risalire a tale codice le origini più antiche della stregoneria poiché in questo codice sono presenti delle disposizioni molto severe contro gli stregoni e i maghi che hanno arrecato danni ad altre persone utilizzando mezzi magici . Troviamo esempi molto famosi di stregoneria anche nell’antica Grecia . Per fare degli esempi Omero parla di stregoneria negli episodi sulla maga Circe che trasformava i marinai di Ulisse in maiali ed inoltre era Medea che lanciava il malocchio con intrugli che otteneva mescolando diversi ingredienti . Anche nella letteratura latina si trovano diversi esempi nella credenza dell’esistenza delle streghe . Le “ striges” di Ovidio erano dei mostri per metà uccelli e per metà donne mentre quelle descritte da Orazio erano donne a tutti gli effetti. A sua volta Apuleio parlò invece sia di mostri rapaci sia di donne che potevano trasformarsi in animali per mezzo di un unguento magico . Nel mondo latino venne fuori la figura della “ malefica” ovvero la strega come oggi viene ancora intesa cioè una donna che praticava la magia allo scopo di danneggiare le altre persone. Con l’avvento del Cristianesimo le streghe vennero accusate di avere un rapporto diretto con il diavolo considerato il signore delle streghe . Di conseguenza la strega cominciò a essere considerata un’ apostata che aveva rinnegato la religione cristiana per diventare serva del diavolo . Esistono però etimologie diverse nelle varie nazioni del termine di “ strega “ e conseguentemente di “ stregoneria “ cosicché la parola acquisisce una notevole varietà di significati. In francese la parola sorcier deriva dalla parola latina “ sortilega “ che originariamente indicava chi svolgeva un’attività divinatoria. In inglese invece la parola weche  e in tedesco la parola hexe venivano inizialmente usate per indicare chi era sapiente . Nei paesi anglosassoni esiste ancora oggi una distinzione tra le parole “ witches craft “ ( stregoneria ) e sorcery ( magia nera ) . In tali paesi anglosassoni la stregoneria indica una predisposizione innata generalmente ereditata a compiere il male con la sola forza del pensiero. Al contrario nel mondo anglosassone per magia nera si intende la pratica di gettare sortilegi e incantesimi mediante rituali magici oppure con pozioni magiche di vario tipo . Invece nella lingua italiana la parola “ stregoneria “ viene usata come sinonimo di “ magia nera “ . Con il Cristianesimo e in particolare con la famosissima inquisizione la stregoneria è stata definita in maniera più complessa  e articolata come “ stregoneria diabolica “. Il termine stregoneria diabolica veniva utilizzata dagli inquisitori nei processi contro la magia cerimoniale , magia amorosa  l’astrologia i malefici e la necromanzia . Molti studiosi della stregoneria hanno messo in evidenza la differenza sostanziale tra “ stregoneria rurale “ ( caratterizzata dal complesso di credenze pagane e precristiane ) “ e “ stregoneria cittadina “ caratterizzata soprattutto dai fenomeni di possessione demoniaca . Interessante è la definizione di stregoneria formulata dall’associazione italiana di professori di storia della Chiesa che definiscono la stregoneria come quella particolare forza che per mezzo di specifici rituali magici compiuti con l’aiuto di esseri soprannaturali esercita un dominio sulle forze della natura e sull’essere umano allo scopo di causare danni   di vario genere. Molto famosa è la definizione di magia formulata da Sant ‘ Agostino . Egli considerava il culto degli dei pagani così come anche le superstizioni popolari come opera di satana e i suoi servi i diavoli . Sant’ Agostino si spinge ancora oltre affermando che gli dei pagani non erano altro che demoni travestiti cosicché i pagani anche se adoravano gli dei in realtà inconsapevolmente adoravano satana . Di conseguenza per Sant’ Agostino le arti magiche di qualunque tipo erano considerate come opera del diavolo e quindi la magia era definita senza mezzi termini da Agostino opera del diavolo. Esistono dei riferimenti alla stregoneria anche nella Bibbia anche se il termine stregoneria in maniera esplicita è presente una sola volta in una lettera di Paolo  ovvero la lettera ai Galati . Tuttavia nella Bibbia si ritrovano parole quali sortilegio necromante e necromanzia divinazione magia indovini e fattucchieri. Per fare un esempio nel vecchio testamento si parla di pratiche magiche nel Levitico nell’Esodo e nel Detereumonio mentre nel Nuovo Testamento si parla di pratiche magiche di vario tipo nell’Apocalisse e nella lettera ai Galati . Passeremo ora a considerare in che modo venivano intese la magia e la stregoneria nell’Alto Medioevo . La Chiesa dell’Alto medioevo considerò la magia e la stregoneria insieme al culto degli dei come residui del paganesimo e soprattutto come effetto delle illusioni del demonio. Prova di ciò è il “ canon episcopi” che era un testo di formazione per i vescovi sull’atteggiamento da tenere nei confronti della stregoneria . Il testo in questione fu attribuito al concilio di Angira del 314 ma in realtà si fa risalire a un periodo storico successivo . Il canone episcopi definiva la stregoneria “ culto verso il demonio” ma sosteneva che le streghe non potevano volare fisicamente come molti credevano. Tuttavia il Canone episcopi affermava che tali voli notturni ritenuti materialmente impossibili e illusori potevano però realizzarsi con lo spirito . A tale riguardo riteniamo opportuno citare ciò che sta scritto su tale testo : pur volando con lo spirito e l’immaginazione queste streghe sono ugualmente colpevoli come se lo avessero fatto in carne e ossa.” Nonostante le sue contraddizioni questo testo era ed è ancora un documento storico importante dal momento che ci fa comprendere la posizione della Chiesa cattolica nei confronti della stregoneria . Tuttavia nel XII secolo il Canone Episcopi creò non pochi problemi ai demonologi a causa delle sue contraddizioni. Per tale ragione tale testo non poteva essere considerato un testo di riferimento per combattere la stregoneria . Molto interessante è quella parte del Canone Episcopi dove si affermava che i vescovi e i loro ministri dovevano cercare in ogni modo di sradicare interamente dalle proprie parrocchie la pratica perniciosa e divinazione della magia  cosicché se i vescovi trovavano persone che praticavo tali riti dovevano bandirli dalle loro parrocchie . Nel testo inoltre si menzionava Diana come dea pagana si mettevano in guardia i vescovi sulle donne che erano convinte di obbedire ai suoi ordini mentre in realtà obbedivano agli ordini del diavolo . Dobbiamo mettere in evidenza che il Canone Episcopi era un documento abbastanza moderato con il quale la stregoneria non era punibile con il carcere o con la pena capitale ma con l’allontanamento delle streghe dalla comunità dei credenti. Verso la metà del XV secolo gran parte degli inquisitori e dei demonologi cominciarono a prendere le distanze dal Canone Episcopi a causa delle sue contraddizioni interne preferendo usare nuovi manuali inquisitoriali tra cui il più diffuso fu il “ Malleus Maleficarum “. Tale testo diventò il simbolo della lotta contro la stregoneria durante tutto il periodo storico della caccia alle streghe. Esso rappresentava un vero manuale per istruire i giudici su come identificare interrogare e imprigionare le streghe. Secondo questo testo erano tre gli elementi necessari alla stregoneria: le intenzioni malvagie, l’aiuto del demonio e il permesso di Dio. Il volume si suddivide in tre sezioni . Nella prima si tratta dell’esistenza del diavolo e dei rapporti sessuali tra le donne e i diavoli come mezzo per diventare streghe. Nella seconda sezione sono discussi casi reali , si parla dei poteri delle streghe e come queste reclutano adepti nonché quali metodi sono efficaci per contrastarle . Infine nella terza sezione si descrivono i metodi per perseguire una strega con una guida dettagliata per istruire un processo. In particolare si danno istruzioni agli inquisitori per raccogliere le accuse interrogare testimoni e definire l’imputazione delle accusate . Il Malleus Maleficarum è un segno dei cambiamenti dei tempi e può dimostrare come feroce divenne la caccia alle streghe che nell’Alto Medioevo era stata molto meno feroce poiché il testo di riferimento in quel periodo storico era molto più moderato Canon Episcopi . Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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aki1975 · 4 months ago
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Dopo la caduta dell’Impero Romano, i popoli barbarici occupano l’Europa: mentre nel Nord Italia si insediano i Longobardi (di loro rimangono vestigia persino nell’Isola Comacina), in Inghilterra vi sono gli Angli, i Sassoni, gli stanziamenti dei Danesi, le incursioni dei Vichinghi e l’arrivo del popolo norreno dei Normanni. L’incontro fra questi popoli darà vita alla lingua e alla letteratura inglese.
Queste sono le principali tappe.
Angli e Sassoni ( - 1066)
Il poema Beowulf narra la saga della lotta fra questo eroe e mostri scandinavi. La sua ambientazione danese è prova delle influenze norrene in Inghilterra: la confluenza fra le lingue celtiche, germaniche e scandinave produce l’inglese antico.
Normanni (1066 - 1154)
La conquista normanna da parte di Guglielmo I introduce, attraverso i romance cavallereschi come il ciclo arturiano, elementi francesi nell’inglese antico ed è alla base dell’inglese medio di questo periodo.
Plantageneti (1154 - 1399)
Enrico II (1154 - 1189), marito di Eleonora d’Aquitania
Riccardo I (1189 - 1199)
Ambientato nel 1194, Ivanhoe di Walter Scott (1819) racconta la fusione del popolo anglosassone e del popolo normanno nel matrimonio fra la sassone Rowena e Ivanhoe, cavaliere che aveva seguito Riccardo alla crociata.
Giovanni Senzaterra (1199 - 1216)
Enrico III (1216 - 1272), in età minore soggetto alla tutela di Guglielmo il Maresciallo e Guala Bicchieri.
Edoardo I (1272 - 1307), antagonista di William Wallace
Edoardo II (1307 - 1327)
Edoardo III (1327 - 1377)
1346 - Edoardo III, grazie ai suoi arcieri, sconfigge i francesi a Crecy nella prima battaglia della Guerra dei Cent’anni.
1356 - Vittoria inglese di Poitiers
Riccardo II (1377 - 1399), nipote di Edoardo III, figlio del Principe Nero che si era distinto a Poitiers, in seguito alla crisi della Guerra dei Cento Anni, è deposto da Enrico Bolingbroke della casa di Lancaster. Sotto il suo regno ha luogo la rivolta dei contadini inglesi (1381).
1388 - I racconti di Canterbury (Chaucer) che, in “medio inglese”, mette in scena una società più ampia di quella cortese sulla scia del Decameron: del resto Chaucer era stato in Italia per attività diplomatiche.
Lancaster (1399 - 1471)
Enrico IV (1399 - 1413)
Enrico V (1413 - 1422), già principe “Hal”, nel dramma di Shakespeare amico di Falstaff. Sconfitti i francesi ad Azincourt (1415), sposa la figlia del re di Francia Caterina di Valois.
Enrico VI (1422 - 1461, 1470 - 1471) sotto il cui regno si hanno le sconfitte da parte di Giovanna d’Arco, arsa sul rogo nel 1431. In Shakespeare simbolo dell’uomo che soffre per il potere che ha ricevuto, muore nel 1471 nella Torre di Londra, imprigionato dagli York del futuro Edoardo IV al termine della Guerra delle Due Rose.
“Questa battaglia è come la guerra del mattino quando le nubi morenti contendono con la luce che cresce, e il pastore soffiandosi sulle dita intirizzite non sa se sia giorno o notte. Ora la vittoria inclina da questa parte, come un mare possente forzato dalla marea a combattere con il vento; ora inclina dall'altra parte, come quello stesso mare che la furia del vento forzi a ritirarsi; talora la vince il vento e talora la marea; ora l'uno è più forte ora l'altra fortissima: lottano entrambi per la vittoria corpo a corpo, e nessuno è vincitore o vinto: così ugualmente bilanciata è questa terribile battaglia” (Shakespeare, Enrico VI)
York (1471 - 1485)
Edoardo IV (1461 - 1470, 1471 - 1483)
Edoardo V (1483)
Riccardo III (1483 - 1485), sconfitto a Bosworth da Enrico Tudor
Tudor (1485 - 1603)
Enrico VII (1485 - 1509)
Enrico VIII (1509 - 1547)
Elisabetta I (1547 - 1603)
1516 - Utopia di Tommaso Moro
Shakespeare scrive in early modern English come il volgare di Dante: per questo si chiama Commedia.
Sonetto 75
Tu sei per la mia mente, come cibo per la vita. / Come le piogge di primavera, sono per la terra. / E per goderti in pace, combatto la stessa guerra / che conduce un avaro, per accumular ricchezza. / Prima, orgoglioso di possedere e, subito dopo, / roso dal dubbio, che il tempo gli scippi il tesoro. / Prima, voglioso di restare solo con te, / poi, orgoglioso che il mondo veda il mio piacere. / Talvolta, sazio di banchettare del tuo sguardo, / subito dopo, affamato di una tua occhiata. / Non possiedo, né perseguo alcun piacere, / se non ciò che ho da te, o da te io posso avere. / Così ogni giorno, soffro di fame e sazietà, / di tutto ghiotto, e d’ogni cosa privo.
Sonetto 116
Non sia mai ch’io ponga impedimenti all’unione di anime fedeli; / Amore non è Amore se muta quando scopre un mutamento / o tende a svanire quando l’altro s’allontana. / Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai; / è la stella-guida di ogni sperduta barca, / il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza. / Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote / dovran cadere sotto la sua curva lama; Amore non muta in poche ore / o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio: / se questo è errore e mi sarà provato, Io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato
Elisabetta I crea la Compagnia delle Indie Orientali che gestirà il commercio fino al 1874 quando nascerà il Vicerè delle Indie.
Stuart (1603 - 1714)
Giacomo I (1603 - 1625), amante di George Villers, il duca di Buckingham presente nei Tre Moschettieri di Dumas
Carlo I (1625 - 1649), decapitato e seguito dal periodo del Commonwealth di Oliver Cromwell
Carlo II (1660 - 1685)
Giacomo II (1685 - 1688), deposto dalla Gloriosa Rivoluzione
Maria II (1688 - 1694) seguita dal marito
Guglielmo d’Orange (1694 - 1702)
Anna (1702 - 1714)
1606 - Volpone (Ben Jonson), ambientato a Venezia
1611 - Bibbia di Re Giacomo
1633 - Poemi (John Donne, “Nessun uomo è un'isola … non mandare mai a chiedere per chi suona la Campana: essa suona per te”)
1667 - Paradiso Perduto (Milton). Il Puritanesimo, di cui Milton ha fatto parte, portò alla chiusura dei teatri e alla fine di quel periodo dorato a cui appartengono, fra gli altri, Marlowe e Shakespeare. Nel poema si assiste a quel fervore e a quello stile presenti anche nel Tasso. La lettera scarlatta (Hawthorne, 1850) racconterà il puritanesimo americano e la condanna di un'adultera.
1703 - Il Duca di Malborough ed Eugenio di Savoia sconfiggono i francesi a Bleinheim nella guerra di successione spagnola: nel 1713 il Trattato di Utrecht. La Gran Bretagna ottieni i possedimenti francesi in America ed è dominatrice incontrastata dei commerci marittimi.
Hannover (1714 - 1901)
Giorgio I (1714 - 1727)
Giorgio II (1727 - 1760)
Giorgio III (1760- 1820) di cui è famosa la “pazzia di Re Giorgio”
Giorgio IV (1820 - 1830), reggente dal 1811
Guglielmo IV (1830 - 1837)
Vittoria (1837 - 1901)
1719 - Robinson Crusoe (Defoe). Il protagonista, esponente della borghesia in ascesa, non è in viaggio per Dio, per il Re, per la Dama, ma per raggiungere la sua piantagione e la società che costruisce è orientata alla produzione, non ad un ideale. Si tratta di un novel e non di un romance cavalleresco in seguito all’evoluzione costituzionale e parlamentare della monarchia ed all’esistenza di una classe, quella borghese, che acquistava libri.
1721 - 1742 Robert Walpole primo Primo Ministro whig di Giorgio I
1722 - Moll Flanders (Defoe). La protagonista, lontana dai canoni morali tradizionali, vive le disavventure dovute al suo materialismo e alla corruzione della società.
1726 - I viaggi di Gulliver (Swift) che influenzerà il romanzo epico americano Moby Dick (Melville, 1851).
1749 - Tom Jones (Fielding) il cui protagonista orfano denota l’origine picaresca del romanzo moderno.
1757 - Edmund Burke fonda la poetica del Sublime
1759 - La vita e le opinioni di Tristram Shandy (Sterne)
1760 - Canti di Ossian (Macpherson)
1763 - Fine della Guerra dei Sette Anni: l’Inghilterra è padrona di tutte le colonie americane e del Canada.
1764 - Il castello di Otranto (Walpole), iniziatore del romanzo gotico
1773 - 1783 Sotto Giorgio III, Guerra di secessione americana iniziata con la rivolta del Boston Tea Party e decisa dalla battaglia di Yorktown (1781).
1798 - Ballate liriche (Woodsworth, Coleridge). Inizio del Romanticismo in contrapposizione con il neoclassicismo e la rivoluzione industriale (“I Wandered Lonely as a Cloud”). La ballata del vecchio marinaio (Coleridge) è il poema immaginifico di un viaggio avventuroso, di tipo gotico e medievale, e della sorte del marinaio che uccide l’albatros come il poeta romantico che, per creare, si scaglia contro le consuetudini.
1805 - Nelson sconfigge Napoleone a Trafalgar
1811 - Per via della follia di Giorgio III, inizia la reggenza del figlio Giorgio IV, periodo nel quale vi sono la vittoria su Napoleone, il neoclassicismo nelle arti, il dandismo.
Ragione e Sentimento (Austen), esempio di novel of manners, storie d’amore delle sorelle Elinor e Marianne.
1813 - Orgoglio e pregiudizio (Jane Austen), storia d’amore fra l’indipendente Lizzy Bennet, di ceto inferiore, e il Signor Darcy.
1818
Anno di maggior produzione di Keats, noto per la “negative capability” ovvero la capacità di farsi influenzare dal contesto, anche solo con espressioni evocative.
Il pellegrinaggio del giovane Aroldo (Byron) in cui diventa popolare l’eroe byroniano che combatte per la libertà dei popoli all’epoca della Restaurazione.
In Frankenstein di Mary Shelley si trattano i temi della responsabilità dello scienziato e dell’intellettuale (Vita di Galileo di Brecht, Faust di Goethe) e della società i cui pregiudizi marginalizzano la creatura e si introduce il dualismo dell’individuo.
1818 - Northanger Abbey (Austen), una satira del romanzo gotico
1836 - Ne Il Circolo Pickwick Dickens dà inizio al romanzo a puntate (“Make them laugh, make them cry, make them wait”) e racconta in modo umoristico l’Inghilterra rurale di quegli anni. Doveva essere il commento a delle vignette satiriche, divenne un romanzo illustrato di mille pagine.
Età vittoriana (1837 - 1901)
1838 - Oliver Twist (Dickens) racconta la situazione delle workhouses. Con toni ironici e drammatici, riesce a rappresentare luci e ombre della società vittoriana.
1844 - Barry Lyndon (Thackeray)
1847
Jane Eyre (Charlotte Bronte). In questo romanzo di formazione (Bildungsroman), l’orfana (come il Tom Jones di Fielding, 1749 e Oliver Twist) riesce a crearsi un’educazione è una posizione fino a trovare l’amore: la purezza salva.
Wuthering Heights (Emily Bronte). Il romanzo tratta dell’amore passionale fra Catherine e il tenebroso Heathcliff, un’opera di stampo romantico in epoca vittoriana.
1849 - David Copperfield (Dickens). Autobiografia romanzata dell’autore, storia di affrancamento di un ragazzo che si afferma fnonostante le avversità familiari e sociali del tempo.
1886 - Lo strano caso del Dr. Jeckill e di Mr. Hyde (Stevenson)
1889 - Tre uomini in barca (Jerome), originariamente pensato come guida turistica.
1894 - Il libro della giungla (Kipling)
1897 - Dracula (Stoker)
1899 - Cuore di tenebra (Conrad)
Windsor (1901 - )
Edoardo VII (1901 - 1910)
Giorgio V (1910 - 1936)
Edoardo VIII (1936)
Giorgio VI (1936 - 1952), re balbuziente
Elisabetta II (1952 - 2022)
Carlo III (2022 - )
1908 - Camera con vista (Forster)
1922 - Casa Howard (Forster)
1924 - Passaggio in India (Forster)
1928 - L’amante di Lady Chatterley (Lawrence) in cui la moglie di un nobile paralizzato descrive i piaceri di un amore con un operaio.
1951
“Non andartene docile in quella buona notte, / vecchiaia dovrebbe ardere e infierire quando cade il giorno; / infuria, infuria contro il / morire della luce” (Dylan Thomas)
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levysoft · 1 year ago
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Sapevi che il termine bullismo è da ricondursi all'olandese boel = fratello, successivamente trasformatosi in area anglosassone in bully che, in origine, significava tesoro. Quindi, il significato di bullo, da cui bullismo, non aveva un'accezione negativa, anzi, da originario sinonimo di "bravo ragazzo". Ma il suo significato con il tempo si è capovolto fino a trasformarsi in sinonimo di "molestatore di deboli". Oggi il termine bullying viene comunemente usato nella letteratura internazionale per indicare il fenomeno delle prepotenze tra pari.
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personal-reporter · 1 year ago
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A zonzo per la Francia: Sylvia Beach
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La donna che, nella Francia del primo dopoguerra, fu un punto di riferimento per gli scrittori americani ed inglesi a Parigi… Nata a Baltimora nel 1887, Sylvia Beach era la terzogenita del pastore presbiteriano Sylvester Woodbridge Beach e di Eleanor Thomazine Orbison e, dopo aver vissuto  l'infanzia fra il Maryland e il New Jersey, da adolescente viaggiò in Europa con il padre, che si spostava spesso per lavoro. In poco tempo la ragazza si appassionò alla letteratura e cominciò a sognare di aprire una libreria francese a New York ma, giunta a Parigi nel 1916 per studiare letteratura, capitò in una libreria aperta solo l'anno prima da Adrienne Monnier, che divenne preso la sua compagna nella vita e nel lavoro. Il 19 novembre 1919 Sylvia aprì la sua libreria, la Shakespeare and Company, situata in rue Dupuytren 8, a pochi passi da rue de l'Odéon 7, dove di trovava quella di Adrienne, la Maison des Amis des Livres, e la porta d'ingresso del nuovo negozio era sormontata da una tabella che rappresentava Shakespeare. Le due donne non si limitavano a vendere i libri, ma li noleggiavano con l’acquisto di una tessera, inoltre   Sylvia si era specializzata nella letteratura anglosassone e vendeva solo ed esclusivamente libri che aveva letto e amato. Nei mesi successivi alla fine della Prima guerra mondiale, la capitale francese si era popolata di una folta schiera di esuli americani che avevano deciso di stabilirsi lì per respirare aria nuova rispetto a quella degli Stati Uniti, con nomi come  Hemingway, Ezra Pound, Man Ray, Francis Scott Fitzgerald, T.S.Eliot o Gertrude Stein, che presero a frequentare la libreria di Adrienne, e anche quella di Sylvia che poi si spostò anch'essa in rue de l'Odéon, di fronte alla Maison des Amis des Livres. Le due librerie non erano solo delle attività commerciali, infatti  Adrienne, che amava cucinare, offriva degli aperitivi agli ospiti, e alcuni di essi bevevano vino rosso in scatolette vuote del tonno e restavano a dormire lì, si  potevano unire alle serate musicisti come Eric Satie e Francis Poulenc, che improvvisavano dei concertini, mentre Sylvia era una brillante padrona di casa, con una parlantina briosa che si entusiasmava sinceramente alle idee dei suoi ospiti. La Beach conobbe James Joyce ad una festa nell'estate del 1920 e lo scrittore irlandese era da poco arrivato nella capitale francese con la moglie, Nora Barnacle, e i due figli, Giorgio e Lucia. Anche se Sylvia provava un senso di soggezione nei confronti di Joyce,  voleva collaborare con quello che già considerava un genio delle letteratura e così i due parlarono dell'Ulisse, il libro a cui stava lavorando James, e lei si propose come editrice. Sylvia si dovette scontrare con i capricci di James, che continuava a modificare il manoscritto quando era già in fase di trascrizione, oltre alle difficoltà economiche aggravate dal fatto che lui le metteva in conto tutto, anche le cene in ristoranti lussuosi per sé e la sua famiglia, inoltre la censura le causò difficoltà a trovare un tipografo che si assumesse la responsabilità di stampare un opera considerata oscena, per poi trovarlo a Digione, e le prime copie arrivarono col treno il 2 febbraio 1922, il giorno del quarantesimo compleanno dello scrittore. In seguito la Beach continuò per anni a curare le ristampe e la distribuzione del libro, inoltre anche Hemingway si espose, coinvolgendo un amico che faceva la spola fra Toronto e gli Usa con due libri alla volta. La generosità da parte di Sylvia non fu però adeguatamente ripagata dallo scrittore, dal momento che nel 1934 Joyce la lasciò, dopo aver firmato un accordo con Random House, a cui cedeva i diritti di pubblicazione. Dopo che il 1 settembre 1939 la Francia entrò in guerra contro la Germania di Hitler gestire la libreria divenne sempre più difficile e, quando i nazisti entrarono a Parigi, la Beach si oppose alla richiesta di un ufficiale tedesco di consegnagli una copia del Fiennagans Wake di Joyce, così fu  arrestata e mandata in un campo di concentramento a Vittel, in un ex stabilimento termale, dove venivano rinchiusi i prigionieri di Paesi nemici o neutrali in attesa di uno scambio di prigionieri civili tedeschi. Sylvia restò  nel campo per sei mesi, poi tornò a Parigi dove visse in clandestinità fino alla fine della guerra, ma la sua libreria non riaprì ma  più. Nel 1955, per una grave malattia, Adrienne Monnier si tolse la vita, mentre  Sylvia morì nel 1962 nella sua Parigi. Read the full article
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bergamorisvegliata · 1 year ago
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I LUOGHI DELL'ANIMA
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Più che in un centro suggestivo, entriamo in un luogo davvero meraviglioso, quasi magico: Ninfa, in provincia di Latina, è celebre per i suoi giardini e per quell'aspetto ameno che la rende suggestiva agli occhi dei turisti ma anche di coloro che vogliano sentirsi al centro di un episodio di un film di fantasia.
Ma andiamo con ordine, e ovviamente "supportati" dall'immancabile link, scopriamo qualcosa che ci faccia conoscere i giardini di Ninfa.
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Giardini di Ninfa, l’oasi naturale a Cisterna di Latina  
Sulle rovine dell’omonima città medievale, i Giardini di Ninfa sono un paradiso naturale ai piedi dei monti Lepini, in provincia di Latina.
Un luogo che il New York Times ha definito "Il giardino più bello e romantico del mondo": i Giardini di Ninfa sono un’oasi naturale che si trova tra i ruderi medievali di un borgo antico nella zona di Latina, e che oggi si può visitare in tutto il suo splendore floreale.
È un’area di 8 ettari in cui si trovano oltre 1300 specie di piante e ricca vegetazione. Tanti ruscelli si incontrano a formare un laghetto, vicino ai resti millenari di case, castelli, chiese e campanili. 
I Giardini di Ninfa sono stati realizzati dalla famiglia Caetani, sulle rovine di una città medievale in cui per alcuni secoli la famiglia ha avuto la sua residenza. Fu nel 1298 che la famiglia acquistò questa tenuta, a lungo contesa con i Borgia, più volte distrutta e ricostruita. 
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A fine XIX Secolo i Caetani ritornarono sui possedimenti per bonificare le paludi, estirpare le piante infestanti, piantare un gran numero di alberi, restaurare alcune rovine, per creare uno splendido giardino in stile anglosassone, dall’aspetto romantico. L’opera continuò anche nel Novecento su iniziativa di Marguerite Chapin e di sua figlia Leila.
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Nel 1976, qui è stata istituita un’Oasi del WWF a sostegno della flora e della fauna. Nel 2000 i Giardini di Ninfa sono stati dichiarati Monumento Naturale dalla Regione Lazio, per tutelare un sito naturalistico ormai di fama internazionale.
La storia dei Giardini di Ninfa non è fatta solo di natura, ma anche di letteratura: in questo luogo molti scrittori hanno trovato ispirazione per le loro opere. Tra i visitatori illustri, ricordiamo Virginia Woolf,
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Truman Capote, Giuseppe Ungaretti, Alberto Moravia. 
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Al seguente link altre informazioni su Ninfa e sulla vicina Sermoneta:
https://www.paesionline.it/italia/natura-e-sport-sermoneta/oasi-di-ninfa
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mykingdommusic · 2 years ago
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Into the meanders of GOAD
Passo dopo passo ci avviciniamo alla presentazione degli aspetti peculiari di "Titania" il nuovo album dei Progsters toscani GOAD che si preannuncia essere senza ombra di dubbio uno dei lavori più rappresentativi, coinvolgenti e più affascinanti della band. Con Maurilio Rossi, da sempre testa e cuore della band ci addentriamo nei meandri di "Titania" e dei GOAD.
1.   Sono passati due anni appena dall'uscita di "La Belle Dame" ed i Goad sono pronti a ritornare sul mercato con un nuovo album "Titania" che dai primi sentori sembra essere una delle vostre opere più intense, emotivamente coinvolgenti e soprattutto impegnative dal punto di vista compositivo e non solo. Ce ne vuoi parlare soprattutto dal punto di vista emozionale e cosa hai avvertito nella stesura della nuova creatura?
"Titania" è la logica prosecuzione del cammino intrapreso nel mondo di John Keats, un mondo fatto di passione, della magia del retaggio classico dei grandi lirici di ogni tempo a cui, il per sempre giovane poeta, morto a Roma a 25 anni,  fa riferimento in tante composizioni. Shakespeare vi entra sotto voce, nel riferimento alla figura della regina delle fate e del capolavoro "Sogno di una notte di mezza estate". In un primo momento avrei voluto musicare una bella parte dell'opera ma sarebbe rimasto incompiuto il cammino nella poetica di Keats, in buona misura  oggetto dell’album "La Belle Dame" per cui mi sono volutamente fermato. Dal punto di vista emozionale, come dice lo stesso Keats, Shakespeare mette le passioni in primo piano, "una banda spaventosa che fa vibrare, ognuna, la sua corda". Sogno senza sonno è la poesia per Keats e mi ci riconosco appieno per la musica che componiamo in "goad” e, come Oberon che "selvagge canzoni traeva dal liuto piangente", troviamo emozioni sempre nuove nell’affrontare la grande poesia.
2.   "Titania" ancora una volta si immerge in un mondo magico e fatato, così come hai fatto per il passato e per gran parte dei tuoi album. Oggi la tua fonte principale è sempre John Keats anche se il titolo è fortemente legato a William Shakespeare. Cosa ti affascina tanto della letteratura inglese costante tua fonte d'ispirazione?
Hai ragione, il riferimento a Shakespeare, come ho detto sopra, è soltanto per il personaggio di Titania, regina delle fate e protagonista del "Sogno di una notte di mezza estate", citata più volte da Keats le cui muse sono i grandi poeti del passato. Il fascino della grande letteratura inglese nasce da lontano, dagli studi classici e dalla grande musica anglosassone che ha scritto la cultura moderna di questa arte. Le sonorità della lingua e il grande valore dei tanti  lirici già affrontati negli album dei GOAD, da E.A. Poe a Lee Masters, da H.P. Lovecraft a W. Savage fino a John Keats dà sempre nuovi stimoli nel comporre (goad alla fine significa proprio stimolo…). Come dice in un suo componimento  lo stesso Keats : giovinezza eterna avrà la musica... (riferito al personaggio di Shakespeare "Oberon").
3.   Il nuovo album uscirà il prossimo ottobre in due edizioni speciali: un doppio vinile con due fantastiche bonus tracks ed un doppio CD con un bonus live album registrato a Genova nel 2007 se non erro con in più delle canzoni registrate in studio in presa diretta, come se fosse un live, recentemente durante la pandemia. Ce ne vuoi parlare soprattutto del perché ritieni necessario far conoscere queste registrazioni?
GOAD nasce come gruppo di musica dal vivo e per decenni quella è stata la sua dimensione. Per un lunghissimo periodo ogni sera davanti a un pubblico eterogeneo e per la maggior parte straniero, in primis anglosassone ed americano, per cui anche la scelta della lingua era quasi obbligata, pur con nostro grande piacere!  La possibilità di pubblicare un live mediamente recente mi pareva una degna consacrazione di tanto sudore e fatica on stage, ma anche un meritato riconoscimento ai musicisti fantastici che hanno accompagnato lungamente il cammino della band. Essendo attivi dal 1974 ovviamente tanti compagni di strada si sono persi ma il fulcro ha tenuto duro, in primis Paolo Carniani alla batteria, con noi da sempre, e mio fratello cofondatore Gianni Rossi. Eccezionali compagni successivi sono stati assiduamente con GOAD : Francesco Diddi e Alessandro Bruno, polistrumentisti incredibili (chitarre, sax, flauto, violino, oboe etc. entrambi!) che pur svolgendo attività impegnative nella musica sono sempre presenti in caso di dischi o live. Poi Martino Rossi  figlio d'arte (creativo polistrumentista anche lui...) e il violinista chitarrista Roby Masini che ha lasciato la musica moderna da poco tempo, dedicandosi alla classica di cui è un maestro conclamato.
4.   Non è un segreto il fatto che tu non sia più un giovincello, almeno non sulla carta d'identità. Cosa ti spinge dopo tanti anni a continuare a dare vita a nuovi album così ricchi di fascino e sonorità sempre ammantate da una velo di magia?
È senz'altro vero che l’età anagrafica non corrisponde quasi mai all’età biologica e, nel caso di qualsiasi artista, vi è un vantaggio evidente nel cercare sempre vie nuove di espressione... Nel mio modesto caso trovo enorme forza dall'avere  interessi infiniti in campo genericamente culturale e specificatamente  letterario ma non spiegherebbe il tutto. In realtà ho continuamente idee compositive che mi frullano in testa e sto davvero male se non  le esprimo concretamente. Finché avrò questa spinta interiore proseguirò a scrivere musica. Il punto topico è il non  avere nessun genere prestabilito in testa, solo modi diversi di espressione musicale e strumentistica anche nell'ambito dello stesso brano od opera. Amo scrivere canzoni semplici come complesse partiture estese nelle quali non cerco  di far emergere virtuosismi tecnici ma di evocare e suscitare emozioni, brividi, anche interrogativi sul perché di queste musiche da parte del fruitore-ascoltatore. Se lascio qualcuno o tanti perplessi ne sono già contento perché significa che ho smosso qualcosa.
5.   A differenza di gran parte delle bands Progressive la tecnica nelle tue composizioni non è mai la protagonista principale, ma sempre una componente al servizio del pathos che dalla canzone emerge forte. È corretta la mia impressione?
Hai visto giusto e questo già lo sapevo! Al servizio del brano che affronto ogni partitura è scritta e sviluppata, che sia io o che siano i grandi musicisti che suonano con Goad. Nessuna nota è eseguita senza una profonda consapevolezza di ciò che deve suscitare dal vivo. Vi è certo più libertà e pochi freni se non quelli che sono stabiliti dal proseguire della partitura, ma in studio si segue il pathos del brano, evocato dal testo affrontato in primo luogo, mai si è scritta una nota seguendo stilemi di genere, Prog o Rock o altro. Io stesso non mi riconosco nella categoria "Prog", nata in anni relativamente recenti. Io cerco di far emergere la passione, i sentimenti, dai cambiamenti di umore, tempi, atmosfere dei vari componimenti. La lezione della musica classica è basilare e fondante. Senza il retaggio e lo studio del passato non si raggiunge nulla in nessun campo. Per lo meno risulta difficile trovare un senso in quel che si fa.
6.   La storia dei Goad affonta le proprie radici nel più classico Progressive italiano degli anni 70 ma sempre con un occhio di riguardo verso tematiche per così dire goticheggianti e soprattutto riferimenti musicali inglesi come Van Der Graaf Generator, King Crimson, Genesis, Procol Harum. Come avete unito questi due mondi e soprattutto credi ci sia nei Goad un tocco particolare che gli permette di essere così attivi ed amati anche dopo decenni dalla vostra nascita?
L'amore per la grande musica prodotta negli anni '60 e '70 , al di là dei generi, ha influenzato di sicuro il sound dei GOAD,  nella misura in cui ogni proposta di valore, di cui hai elencato qualcosa, ha avuto incidenza psicologica e pratica, ha insegnato come scrivere o eseguire etc. Potrei elencare decine e decine di meravigliosi artisti , dai Beatles ai Talk Talk, Keith Emerson, Genesis di Peter Gabriel, da Jimi Hendrix ai Cream di Clapton e Bruce, il mio maestro della chitarra, basso e anche del canto. Credo che se GOAD ha degli affezionati estimatori sia merito del nostro avere una fisionomia personale, un marchio particolare (riferimenti tanti ma con un proprio percorso). Credo che la maggior soddisfazione per un artista qualsiasi sia questo, una identità che ti fa riconoscere fra mille proposte differenti. Niente avviene per caso e  credo che chi ci segue ancora sappia riconoscere quanto lavoro durissimo ci sia dietro i nostri dischi e anche quanto coraggio nel resistere a sirene di altro tipo. E fammi aggiungere anche parlando del coraggio di chi ci produce! Senza produttori "artisti" avremmo soltanto musica perennemente uguale nel cliché e nelle forme.
7.   Nell'attesa dell'uscita dell'album ci vuoi lasciare un messaggio? 
Voglio dire che, per chi già ci  ama, in "Titania" e nel live accluso, troverà molto che riconoscerà con piacere ma anche molto altro di nuovo e forse sorprendente. Se farà confronti con gli altri album ne scoprirà l’unicità. Con Keats voglio dire che "beauty is truth and truth is beauty"!
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gregor-samsung · 8 months ago
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" Serena ci lascia sempre guardare il notiziario. Dobbiamo prenderlo per quello che vale, chissà se è vero in ogni sua parte? Potrebbe trattarsi di vecchio materiale di repertorio, potrebbe essere falso. Ma lo guardo comunque, sperando di essere in grado di leggere tra le righe. Qualsiasi notizia, ora, è meglio di niente. Notizie dalla prima linea. In realtà non c'è una prima linea, pare che la guerra divampi in molti punti contemporaneamente. Colli coperti di boschi, visti dall'alto, alberi di un orribile giallo. Almeno sistemasse il colore. I monti Appalachi, dice la voce del commentatore dove gli Angeli dell'Apocalisse, Quarta Divisione, stanno snidando col fumo una sacca di guerriglieri battisti, con il sostegno aereo del Ventunesimo Battaglione degli Angeli della Luce. Ci vengono mostrati due elicotteri, neri con ali argentee dipinte sui fianchi. Sotto di questi, esplode un gruppo di alberi. Appare il primo piano di un prigioniero, la faccia sporca e ispida, tra due Angeli, nelle loro perfette uniformi nere. Il prigioniero accetta una sigaretta da uno degli Angeli, se la porta impacciato alle labbra con le mani incatenate. Fa un sorriso sbilenco. L'annunciatore dice qualcosa, ma non riesco a sentirlo: guardo gli occhi di quest'uomo, tentando di capire che cosa stia pensando. Lui sa che la macchina da presa è su di lui: quel sorriso è un atto di sfida, di sottomissione o esprime solo il disagio di chi non sa che atteggiamento prendere? Ci mostrano solo vittorie, mai sconfitte. Chi vuole cattive notizie? Forse è un attore.
Adesso compare sul video il commentatore. I suoi modi sono garbati, paterni; ci fissa dallo schermo con la sua carnagione abbronzata, i capelli bianchi, lo sguardo candido, sagge rughe qua e là, come il nonno ideale di tutti noi. Quanto ci sta dicendo, implica il suo sorriso sereno, è per il nostro bene. Presto tutto andrà a posto. Lo prometto. Ci sarà la pace. Dovete aver fiducia. Dovete andare a dormire, come bravi bambini. Ci dice ciò cui vogliamo credere. È molto convincente. Cerco di resistergli. È come una vecchia star del cinema, mi dico, coi denti falsi e una faccia stereotipata. Nello stesso tempo mi sento attratta da lui, come ipnotizzata. Se solo fosse vero. Se solo potessi credere. "
Margaret Atwood, Il racconto dell'ancella, traduzione di Camillo Pennati, Ponte alle Grazie, 2019², pp. 112-113.
[Edizione originale: The Handmaid's Tale, McClelland and Stewart, 1985]
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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I quattro giusti di Edgar Wallace: Giustizia oltre la legge. Recensione di Alessandria today
La prima avventura della leggendaria saga dei Quattro Giusti, tra suspense e mistero, contro i potenti corrotti
La prima avventura della leggendaria saga dei Quattro Giusti, tra suspense e mistero, contro i potenti corrotti Recensione “I quattro giusti” è il primo romanzo della celebre saga di Edgar Wallace, pubblicato per la prima volta nel 1905. Questo romanzo rappresenta un’opera pionieristica nel genere del thriller e del poliziesco anglosassone. Al centro della trama ci sono i Quattro Giusti, un…
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Il Giardino di Ninfa
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Il Giardino di Ninfa è considerato dal New York Times "Il giardino più bello e romantico del mondo". E’ puramente un’oasi realizzata dalla famiglia Caetani, sulle rovine dell'omonima città medievale, uno splendido esempio di poesia e architettura medievale che sorge in provincia di Latina.
Il giardino raccoglie gli occhi, lo spirito e l’ispirazione di molte creazioni di poeti e scrittori amati della letteratura come Virgina Woolf, Truman Capote, Ungaretti, Moravia che hanno calpestato la stessa terra dove potremmo passare anche noi andando a visitare il giardino!
L’antica cittadina, dove oggi sorge l’oasi, ebbe una vita travagliata a partire già dalla fine del ‘300: spesso contesa da varie casate venne più volte distrutta e ricostruita, oppure devastata dalla malaria di quel periodo. Solo verso la fine dell’800, dopo tanti secoli, i Caetani (che avevano conquistato questo territorio nel 1298) ritornarono sui possedimenti. Ricrearono quasi da capo tutto ciò che concerne l’ambiente naturale, piantando i primi cipressi, lecci, faggi, rose e restaurando alcune rovine, dando vita ad un giardino in stile anglosassone, dall’aspetto romantico. Nonostante ciò, però, il grande fascino che mostra oggi il giardino di Ninfa è dovuto grazie alla sensibilità di Marguerite Chapin e sua figlia Leila.
All’interno del giardino di 8 ettari si possono ammirare oltre 1300 specie di piante tra cui 19 varietà di magnolia, betulle, iris acquatici e aceri giapponesi. A primavera, i ciliegi ornamentali fioriscono creando un'atmosfera fiabesca.
Il periodo migliore per la visita di questo luogo maestoso è sicuramente nei mesi di Aprile e Maggio in cui avviene la fioritura al massimo splendore.
A poco più di un’ora da Roma, non perdere l’occasione di visitare questa meraviglia naturale, soggiornando in uno dei nostri B&B Roma adatto a te! Ci trovi nel B&B Roma centro, a pochi passi dai principali monumenti (e anche da Trastevere!); potrai trovare B&B and breakfast Roma centro.
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turuin · 2 years ago
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Grazie a tutti per i vostri interventi, in reblog o in risposta. Mi sembra che il comune sentire, perlomeno fin qui, sia tutto sulla preservazione dell'opera originale tal quale, come specchio dell'autore nel momento della creazione dell'opera, e mi trova d'accordo.
@acrimoniatestuale hai ragione su tutto, anche se hai citato la cancel culture che, come dicevo in apertura, è un termine che mi sta antipatico almeno quanto "resilienza"; capisco perché tu lo abbia fatto, come del resto spieghi benissimo anche tu ma, allo stesso tempo, temo che dietro queste operazioni non ci sia un tentativo di "eliminare il male" o curare la sensibilità dei lettori, o ancora di cancellare le controversie dai testi, ma più uno squallidissimo calcolo economico: visto che vanno di moda i boicottaggi e le sassaiole virtuali, evitiamo di farci mancare la pagnotta e ristampiamo Dahl "inoffensivo". Se fosse stato solo per la sensibilità dei lettori, col cavolo che li avrebbero toccati... Ed è per questo che fioccano le società come la (cito dal testo)
 Inclusive Minds, un’organizzazione che si occupa di «inclusione e accessibilità nella letteratura per bambini».
Le persone che lavorano per la Inclusive Minds svolgono un lavoro relativamente nuovo ma ormai piuttosto presente nell’editoria anglosassone: sono sensitivity reader, che si potrebbe tradurre come “lettori per le questioni di sensibilità”, ovvero revisori che leggono i libri prima della loro pubblicazione non per cercare refusi nei testi, o per verificare le informazioni che contengono, ma per accorgersi di eventuali espressioni che potrebbero essere percepite come offensive da alcuni gruppi di persone. 
In realtà ciò che fanno è disinnescare l'opera. Nel timore che qualcuno, online, su twitter, facebook o instagram o quant'altro, possa montarci un caso. Su cui i giornalisti si butterebbero a pesce, creando uno scandalo e compromettendo le vendite.
Si tratta, purtroppo, solo di soldi. E pecunia non olet, per cui...
ho scovato questa notizia grazie a un post di @lady--vixen e ... non so bene cosa pensare. Nulla togliendo all'operazione che ha i suoi meriti, e senza volersi troppo addentrare nel ginepraio del inclusive o politically correct o qualsivoglia (è vero che certe espressioni sono fastidiosamente datate e che molti concetti possono/potrebbero/dovrebbero essere superati e riadattati allo spirito dei tempi) mi viene in mente però il paradosso della nave di Teseo, che sicuramente conoscerete ma che vale la pena di ripetere: (da Wikipedia, che non ho voglia di riscriverlo io) Si narra che la nave in legno sulla quale viaggiò il mitico eroe greco Teseo fosse conservata intatta nel corso degli anni, sostituendone le parti che via via si deterioravano. Giunse quindi un momento in cui tutte le parti usate in origine per costruirla erano state sostituite, benché la nave stessa conservasse esattamente la sua forma originaria. Ragionando su tale situazione (la nave è stata completamente sostituita, ma allo stesso tempo la nave è rimasta la nave di Teseo), la questione che ci si può porre è: la nave di Teseo si è conservata oppure no? Ovvero: l'entità (la nave), modificata nella sostanza ma senza variazioni nella forma, è ancora proprio la stessa entità? O le somiglia soltanto?
Qui la situazione è opposta: si modifica la forma, nella speranza di preservare la sostanza.
Ma, allora, la questione che mi pongo io è la seguente: si può modificare la forma di un'opera letteraria (vale a dire il linguaggio usato, figlio del tempo in cui è stato scritto e delle caratteristiche positive e negative e, in ultima analisi, culturali) pur preservando se fosse possibile il suo senso letterario e poi dichiarare che quell'opera è la stessa?
Lancio una provocazione: perché non permettere la pubblicazione di entrambe le opere? Una riadattata e una scrupolosamente identica all'originale con, magari, un disclaimer che spieghi che Dahl tutto sommato era figlio del suo tempo e pieno di pregiudizi anche molto gravi? S'apra la discussione civile, reblog benvenuti e contenuti costruttivi (che non siano il solito "cancel cultureeeeee" che ha rotto i coglioni ancora prima di nascere).
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killiandestroy · 4 years ago
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thebeautycove · 2 years ago
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MASQUE MILANO - WHITE WHALE - Collezione OPERA - ATTO IV Scena IV - Eau de Parfum - Novità 2022 - Sipario. Ora il sogno ha forma viva. . Moby Dick, Achab, Ismaele, la baleniera Pequod, i protagonisti del romanzo di Herman Melville sono al centro dell’ultima avventura olfattiva di Masque Milano, White Whale, parte dell’imponente Collezione Opera nell’Atto IV dedicato ai Sogni. White Whale attiene allo spazio sconfinato dell’immaginazione, al potere che un capolavoro della letteratura possiede nello stimolare creatività, nell'ampliare a dismisura i confini della fantasia. La fragranza racchiude un profondo messaggio simbolico di scoperta e conoscenza, una sfida all’ignoto, un lungo viaggio oceanico, oltre l’orizzonte visibile, in cerca del proprio destino. Christian Alori, Naso creatore, descrive gli accordi olfattivi come in un diario di bordo, annota pensieri, immagini, sensazioni, avverte chiara la vastità dell’oceano, i suoi misteri, gli umori acuti, governa un’imbarcazione ruvida, impaziente, pronta a veleggiare nella tempesta. La fragranza dispiega la sua essenza intorno all’ambra grigia in un sottile accordo con osmanto, violetta, iris e olibano, uniti per infrangere la sensazione di cupezza e smarrimento ed evocare luce, calore, nostalgia di momenti placidi. Sono palpabili le poliedriche sfumature delle preziose materie prime utilizzate (gli estratti premium Laboratoire Monique Remy). È così suadente questa vibrazione ozonica salata, presente ma non dirompente nell’apertura ariosa, trascinata al largo dalla freschezza pungente del pepe nero. Si va lontano, sguardo attento a prua, a saggiare il vento, percepire le cime umide tendersi, le vele gonfiarsi, le tavole stridere tra i flutti, in un’abbondanza aromatica di legni e resine balsamiche, cedro, patchouli, cipresso, vetiver, cisto, muschio di quercia, che sono cenni odorosi di fiducia, sostegno, intraprendenza, solidità. Qui ci si perde, distanti da luoghi e tempi, ma non si affonda.  La sfida è vinta
Creata da Christian Alori. Eau de Parfum 35 ml. In selezionate profumerie. ©thebeautycove   @igbeautycove
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MASQUE MILANO - COLLEZIONE OPERA  
Sedici fragranze suddivise in quattro gruppi (atti) con quattro fragranze ciascuno.
ATTO I    - ESPERIENZE ATTO II   - MONOLOGHI INTERIORI  ATTO III  - RELAZIONI SENTIMENTALI  ATTO IV  - SOGNI
White Whale è la fragranza che rappresenta la scena finale dell'ultimo atto (Atto IV - Scena IV) La collezione OPERA ha omaggiato i classici della letteratura, in particolare anglosassone (Romanza dedicato a Il ritratto di Dorian Gray di Wilde, Love Kills ispirato a Romeo e Giulietta, Lost Alice omaggio alle avventure di Lewis Carrol). "Concludere questa Opera è stato per noi un sogno e un obiettivo che abbiamo inseguito negli ultimi 10 anni. Per questo motivo, la nostra ultima fragranza è stata ispirata dalla ricerca più ossessiva della letteratura, l'inseguimento del capitano Achab al mitico capodoglio bianco, Moby Dick"
Alessandro Brun e Riccardo Tedeschi, cofondatori Masque Milano •••••••••••••• Christian Alori, Naso creatore Come sono stati raccolti gli elementi ispirativi per la composizione della fragranza? Il giorno stesso in cui Riccardo e Alessandro mi hanno contattato, annunciandomi di voler concludere la loro collezione OPERA con una fragranza ispirata all'inseguimento della mitica balena bianca, e che avrebbero destinato me alla 'guida' della composizione, ho avvertito subito lo scatto creativo, la sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto. Tutti gli elementi del romanzo di Melville hanno scatenato l'immaginazione, ci siamo ritrovati a bordo di una baleniera mentre solcavamo l'oceano ma non bastava... desideravo approfondire certe sensazioni vivendole in prima persona, prima di stendere la partitura olfattiva... Così ho convinto mia moglie a fare una vacanza a Martha's Vineyard, l'isola del Massachusetts. Siamo stati a vedere le balene a Cape Cod, abbiamo visitato il Whaling Museum a Nantucket e percorso le strade costiere per visitare i tanti fari presenti, molti ancora in funzione per segnalare alle imbarcazioni secche e fondali rocciosi che circondano l'isola.Esplorare questi luoghi, epicentro dell'industria baleniera, mi ha spalancato un mondo, annusare la stessa aria oceanica del capitano Achab è stato essenziale per comprendere i significati simbolici e le metafore presenti in ogni scena del romanzo. Come si è concretizzata olfattivamente White Whale? Ho subito immaginato di costruire la fragranza intorno all'Ambra Grigia, poi gli accordi a venire si sono dispiegati naturalmente nella mia mente. Il legno grezzo della nave baleniera Pequod, l'immenso impenetrabile oceano, pesanti funi salate, la morbida luce di una candela, le pagine di un vecchio mastro di bordo...Ci sono brani musicali che possono richiedere anni e innumerevoli modifiche prima di raggiungere il culmine, mentre ad altri bastano pochi minuti e praticamente si compongono senza sforzo. Bene, questo era più simile al secondo scenario. Il risultato è abbastanza letterale, nitido e diretto al punto.Ho ammirato la passione di Alessandro e Riccardo nel perseguire il loro obiettivo e l'entusiasmo che mi hanno trasmesso nel dedicarsi a questa avventura che sarebbe diventata di lì a poco una fragranza. Far parte della loro opera in profumo, con i suoi diversi atti e scene è stata un'esperienza unica che mi ha trasmesso emozioni indimenticabili. Consigliata la visione della serie tv North Water con Colin Farrell per apprezzare le atmosfere della vita a bordo di una baleniera.
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