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I quattro giusti di Edgar Wallace: Giustizia oltre la legge. Recensione di Alessandria today
La prima avventura della leggendaria saga dei Quattro Giusti, tra suspense e mistero, contro i potenti corrotti
La prima avventura della leggendaria saga dei Quattro Giusti, tra suspense e mistero, contro i potenti corrotti Recensione “I quattro giusti” è il primo romanzo della celebre saga di Edgar Wallace, pubblicato per la prima volta nel 1905. Questo romanzo rappresenta un’opera pionieristica nel genere del thriller e del poliziesco anglosassone. Al centro della trama ci sono i Quattro Giusti, un…
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dip 33: l'antilibro di francesco pirella al castello spinola di campi ligure (1999)
ospite degli amici Laura Parodi e Raffaello Bisso, io e la mia futura moglie andammo al Castello Spinola (Campo Ligure), nell’inverno 1999 (novembre? dicembre?) per il progetto di mostra di antilibri/antieditori: la Fabbrica dell’antilibro, dove tra le altre cose era in funzione – prodigio… – una macchina maravigliosa che permetteva di autopubblicarsi un tomo in velocità. spronato anche dalle…
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Le mie belle belle letture estive.
Per qualche motivo che non mi è ancora ben chiaro, io tra Giugno e Luglio metto il cervello in pausa e procedo con il pilota automatico. Mi piacerebbe essere sempre funzionante in tutti gli aspetti che compongo la mia vita, ma i neuroni sono quelli che sono e ormai sono giunta alla conclusione che no, non è possibile essere sempre attivi su tutto. Credo che delle pause siano anche salutari,…
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Video Letture di Gennaio
Ben tornati a tutti lettori, oggi condivido con voi il video delle letture del mese di Gennaio. Fatemi sapere come sono andate le vostre letture, cosa avete letto e se conoscete i libri di cui vi parlo. In qualità di Affiliato Amazon io ricevo un guadagno dagli acquisti idonei. #Pubblicità 📘Sogno, Le due vite di Jean Louis https://amzn.to/3SHU4fo 📘Sull’orlo dell’abisso…
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Cinquina Strega 2023
Cinquina Strega 2023 Rosella Postorino – Mi limitavo ad amare te (Feltrinelli) – 217 voti Ada d’Adamo – Come d’aria (Elliot edizioni) – 199 voti Maria Grazia Calandrone – Dove mi hai portata (Einaudi) – 183 voti Andrea Canobbio – La traversata notturna (La nave di Teseo) – 175 voti Romana Petri – Rubare la notte (Mondadori) – 167 voti
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Raccolte di racconti: una selezione
Come sa bene chi mi segue da un po', a me piace molto leggere raccolte di racconti di vario genere: distopici, fantastici, romantici, improbabili, realistici, magici. Il problema vero e che non sono in grado di parlarne approfonditamente. Vorrei dire tante cose e poi mi ritrovo a fissare il foglio word vuoto e non so mai cosa dire. Ecco perché ho deciso di raccogliere in unico post i commenti ad alcune delle raccolte di racconti che ho letto nell’ultimo anno (o forse un po’ più di un anno, ma dettagli). I titoli sono i seguenti e ce n’è davvero per tutti i gusti, da personaggi reali, a realismo magico, dal fantasy alle fiabe passando per alcune delle mie case editrici preferite. Enjoy!
Morgana: L’uomo ricco sono io di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri edito da Mondadori
Fiabe Islandesi di vari edito da Iperborea
Libertà grande di Julien Gracq edito da L’Orma editore
L’uovo di Barabablù di Margaret Atwood edito da Racconti Edizioni
Fra le tue dita gelate di Francisco Tario edito da Safarà Editore
Le maestose rovine di Sferopoli di Michele Mari edito da Einaudi
"Una ragazza dovrebbe avere una stanza tutta per sé e una rendita di 500 sterline l'anno." Con questa frase politicamente rivoluzionaria e di cui purtroppo la memoria collettiva ha conservato solo la prima parte, Virginia Woolf lega strettamente il discorso sull'emancipazione femminile ai soldi, presentati come la premessa stessa della libertà. Il denaro è il vero tabù da violare quando si parla di donne perché è il potere più grande, quindi per definizione è stato per anni solo degli uomini. Ma allora perché tutt* continuano a consigliare alle donne, oggi come allora, di sposarsi con un uomo ricco? Perché in molte famiglie si insiste a non insegnare alle ragazze a gestire il denaro, facendo loro credere che farsi procurare da qualcun altr* la sicurezza materiale sia un traguardo di vita? In queste pagine troverete imprenditrici scaltre e un po' corsare, che tra rispettare le leggi o se stesse non hanno mai avuto dubbi, artiste carismatiche che non hanno pensato nemmeno per un momento di dover essere protette dal patrimonio dei loro partner. Vedrete politiche convinte che il miglior modo per arrivare in alto è non farsi vedere mentre si sale, e mistiche per le quali è la natura delle intenzioni, non il denaro con cui le realizzi, a segnare il confine tra ciò che è bene e ciò che è male. Vi emozionerete per campionesse sportive che per vincere tutto hanno rischiato di perdere la sola cosa che contasse davvero, e vi innamorerete di intellettuali contraddittorie che con la loro creatività hanno fatto abbastanza soldi per dichiarare una guerra (e pazienza se era quella sbagliata). Sono donne alle quali la libertà è spesso costata cara, ma che non hanno mai smesso di pensare di potersela permettere, perché volere beni propri e volere il proprio bene spesso sono la stessa cosa. In ciascuna delle loro vite - Oprah Winfrey, Nadia Comaneci, Francesca Sanna Sulis, J.K. Rowling, Helena Rubinstein, Angela Merkel, Madame Clicquot, Beyoncé, Chiara Lubich e Asia Argento - risuona forte la frase fulminante e sovversiva di Cher che, quando sua madre le consigliava di smettere di cantare e trovarsi un uomo ricco, ebbe l'ironia di rispondere: "Mamma, l'uomo ricco sono io".
Di Michela Murgia nello specifico ho parlato in un post dedicato solo a lei ma trovo sempre molto interessante leggere i suoi scritti. Anche se non sempre sono d’accordo con la sua prospettiva pure fornisce sempre spunti per riflettere. Anche questa raccolta nasce dalla nuova stagione del podcast Morgana di Storielibere.fm che Michela Murgia porta avanti insieme a Chiara Tagliaferri, tutta dedicata al tema soldi e potere. La ricchezza è ancora la misura con cui si misura il successo di una persona? Ed è davvero così discriminante quando è una donna a voler emergere? Che cosa si nasconde dietro le vite di donne che ce l’hanno fatta? In genere molta sofferenza e tantissimi sacrifici e anche forse una certa dose di spregiudicatezza che non fa mai male. Quando l’unico obiettivo della tua vita dovrebbe essere accasarti, trovare il giusto partito e mettere in piedi la tua famiglia, affermare che “l’uomo ricco sono io” diventa ancora più sovversivo. Le donne raccontate dalla Murgia sono incredibilmente controverse, non per forza persone da stimare ma sicuramente donne di un certo peso, la cui storia dimostra che hanno scelto di combattere per il loro posto del mondo. Delle loro storie rimane il peso delle loro azioni, il modo in cui si sono fatte forti dei loro passi anche quando questi pesavano come macigni, anche quando tutto sembrava correre contro di loro. Michela Murgia ha la capacità di tenere il lettore lì, ancorato alla pagina, anche quando quella pagina diventa minacciosa.
Terra di miti e leggende che sembrano riecheggiare ancora nei suoi paesaggi lunari, l’Islanda ha dato voce alla sua creatività anche in un originale patrimonio di fiabe, qui raccolte in un’antologia inedita. Un mondo di castelli stregati, lotte in sella ai draghi e viaggi per mare con le barche di pietra dei troll, popolato da bellissime regine che si rivelano orchesse, elfi dispettosi che è bene farsi amici, giganti a tre teste che escono dalle grotte di lava, e una natura «vivente» piena di misteri, dove ogni roccia, animale o corso d’acqua può nascondere un’insidia o una presenza fatata. Storie che raccontano l’eterna lotta tra il bene e il male a colpi di magie, metamorfosi e prove di astuzia e di coraggio, ma anche l’origine di un proverbio o di un’antica credenza che fonde il sacro e il pagano, come quella degli elfi, i «figli sporchi» che Eva non è riuscita a lavare prima di una visita di Dio e che da allora dimorano negli anfratti rifuggendo ogni sguardo umano. Storie in cui i motivi di Biancaneve o della Bella addormentata hanno risvolti per noi inaspettati, e se la giustizia trionfa sempre come vuole la tradizione, punendo i malvagi e dando felicità e ricchezza ai probi, ogni fiaba ci sorprende con uno humour irriverente, un’inedita sensualità o una crudezza che ricorda le saghe. Pagina dopo pagina ci avviciniamo all’anima di un popolo che nelle solitudini boreali ha sempre viaggiato con la parola, l’immaginazione, la poesia.
Iperborea è una di quelle case editrici che hanno uno stile riconoscibile e chiaro, in una dichiarazione di intenti speciale e senza vie d’uscita. Se il tuo sguardo vaga tra gli scaffali di una libreria li riconosci sempre i loro volumi: sia per la grafica, che per il formato, ma soprattutto per i temi. Immergersi nel mondo della Islanda allora diventa una scelta consapevole e un cammino in cui perdersi e in cui riconoscere la stessa universalità delle nostre storie. L’uomo ha sempre avuto l’esigenza intransigente di raccontare, di spiegarsi in maniera speciale il mondo che lo circonda. E allora eccoli l’ elfi e magie, draghi e streghe, regine e contadini tutti contraddistinti da quei temi universali che ripercorrono le leggende di tutti i popoli. L’infinita lotta del bene contro il male si riconosce anche in paesaggi ricoperti di neve e dal clima terribile. Li riconosci anche quando segui folletti in posti che non riconosci e la sera intorno al fuoco c’è la capacità di rivivere ogni sfumatura dell’animo umano.
In rari e preziosi casi, la potenza della letteratura è tale da far vivere il miraggio della perfezione. Lo si scorge come un miracolo sospeso, ad esempio, nella serie di poemi in prosa che compone Libertà grande, raccolta di testi vertiginosi pubblicata originariamente nel 1946 e poi arricchita per oltre un ventennio da uno dei maestri di stile del Novecento francese. Attraversando deserti di ghiaccio, architetture trasfigurate dalla luce dell’alba e porti affollati di vele notturne Julien Gracq si abbandona a suggestioni dal sapore surrealista senza per questo rinunciare al nitore classico della frase cesellata né tantomeno a un gusto romanzesco capace di donare un afflato d’avventura a ogni paesaggio. Diario di viaggi immaginari e taccuino di estasi letterarie, Libertà grande è una celebrazione, un inno, un incantesimo dove la lingua si dispiega nel suo massimo potere evocativo e la parola è l’orizzonte in cui gli esseri umani abitano il mondo.
L’Orma Editore è una delle mie case editrici preferite e mi ha sempre regalato dei testi unici e particolari che mi hanno affascinata con la loro magia. Di Julien Gracq volevo leggere “La riva delle sirti” ma ancora non sono riuscita a iniziarlo, ma questo volume di racconti mi ha dato un assaggio della potenza della sua scrittura. Non so bene come descriverlo perché le atmosfere sognanti delle sue descrizioni sono difficili da riportare su carta ma l’espediente che usa è uno dei miei preferiti. I diari di viaggio e la descrizione di città mi hanno sempre incantato fin da quando mi è capitato in mano per la prima volta “Città invisibili” di Calvino, e questo migrare ininterrotto, questo mettersi in cammino verso un mondo sconosciuto mi ha sempre affascinato. Julien Gracq ha dalla sua l’abilità di dare in un rapido colpo d’occhio lo scorcio di prospettive uniche, delle albe indimenticabili, porti che si spalancano di fronte allo sguardo con la potenza di un sogno. Ogni prospettiva è unica e affascinante e allo stesso tempo incastonata in un percorso vagamente onirico, tutto nei suoi racconti ha il brillio del ghiaccio colpito dal sole e il freddo spettrale della notte.
Una fine che si approssima e di cui si intravedono le crepe nella parete, questo è l’incombente senso di minaccia e l’anticipo di liberazione che si deve provare dentro un uovo, un guscio protettivo e autosufficiente dove ci si prepara alla sopravvivenza in un mondo esterno probabilmente pericoloso. E proprio in quest’uovo pronto a schiudersi sembrano vivere le donne ritratte in questi racconti da Margaret Atwood, ognuna di loro, come nella favola di Barbablù, ha una chiave per entrare in una stanza segreta e ha tutta l’intenzione di usarla. Magari per abbandonarsi a reminiscenze seguendo un flusso che le conduce all’idillio di un’ultima lunga estate al riparo dalla vita adulta, trascorsa nei boschi a sfuggire da un fidanzato noioso oppure in un mare dove l’orizzonte è chiuso da ingombranti mercantili. Le Betty e le Loulou di questo mondo, impegolate come sono in complicatissimi ménage domestici, tentano di tenere tutto assieme rimandando l’inevitabile crollo, che sia con un gruppo di poeti sfaccendati che dipendono dall’unica donna della casa o una fragile esistenza fatta di colazioni accanto a un marito fedifrago. In questi momenti in cui la fine dei tempi sembra farsi quotidiana, Atwood è ancora capace di sgretolare il rivestimento di cui sono circonfuse le nostre vite per metterne a nudo tic e manie, paure e slanci.
Margaret Atwood è una donna affascinante che potrebbe parlare per ore e io starei lì ad ascoltarla ricordare aneddoti rapita. E anche in questa raccolta di racconti ritroviamo tutta la forza della sua penna. Ricordo perfettamente di aver comprato questo volume in una libreria caffè di Torino insieme ad un mio amico perché ero rimasta affascinata dalla copertina. Questo blu piuttosto opaco e poco sgargiante, il titolo evocativo come pochi, e la firma inconfondibile di una donna che mi incanta. Leggerlo è stato come entrare nelle stanze di Barbalù ma soprattutto in un mondo di donne che non sono mai troppo libere, troppo felici, troppo indipendenti. Ogni racconto apre uno scorcio, una consapevolezza, una via. Sembra tutto semplice e lineare, poi ti avvicini ed emergono i problemi sotterrati in giardino, ti avvicini e scopri le idiosincrasie di un mondo che ci vuole fragili ma capaci di mandare avanti una casa, delicate ma forti abbastanza per mettere al mondo dei figli, femminili ma non così provocanti da attrarre attenzioni indesiderate. Il contraltare di vite piene di opportunità che sono compromessi imprescindibili e lacrime di fronte alla sfortuna di aver incontrato la persona sbagliata al momento sbagliato. Ma d’altronde le nostre vite non sono mai semplici e la Atwood non indora mai la pillola, ma le sue parole sono sempre un faro.
“Fra le tue dita gelate”, dedicato all’amata moglie Carmen Farell, il “mágico fantasma” che attraversa impalpabile il respiro di ogni pagina, è considerato all’unanimità il capolavoro di Francisco Tario, enigmatico protagonista della letteratura messicana del Novecento. Scritti con una prosa di inquietante bellezza, i racconti surreali, grotteschi e sensuali qui riuniti illuminano i varchi di accesso verso una dimensione altra che scorre parallela alla comune percezione, disseminando il testo di anticipazioni che solo i lettori più scaltri sapranno individuare e svelando, solo in parte, l’enigma della narrazione. Nascite mostruose, oceani voraci e amori chimerici: lo spirito avanguardistico di Tario avverte il lettore di trovarsi sul terreno sdrucciolevole tra la veglia e il sogno, tra l’incubo e il ricordo, e che il solo modo di uscirne è attraversarlo, facendo attenzione a non scivolare per sempre nel lato del possibile.
Ah ho letto questa raccolta perché Cristina di Safarà mi ha incantato con la sua descrizioni quando sono passata a trovarla all’ultimo Salone del Libro qui a Torino. Sicuramente non è un libro facile e sicuramente è una di quelle raccolte in cui devi credere e ti devi lasciare circondare. Francisco Tario ha uno stile che non scende a compromessi che si diverte a muoversi in un mondo che è pieno di sfumature, è un equilibrista sulle pagine che diventano una tela in cui disegnare qualsiasi cosa. Incasellarlo in qualche etichetta diventa impossibile perché le pagine si affastellano in una corsa che diventa contraddittoria e impossibile, ma proprio per questo irresistibile. Ogni racconto riprende un tema, lo esacerba alla ricerca profonda di una verità che resta sepolta negli intenti dello scrittore. Evocare le sue immagini più sconvolgenti, contraddittorie e inquietanti diventa difficile ma sicuramente immergersi nel suo mondo un’esperienza da ripetere.
Ogni ossessione a Sferopoli è già stata catalogata, qualsiasi mito o superstizione trova conferma, i sogni sono moneta corrente, la letteratura è l'unica divinità. Nella geografia immaginaria e nella filologia fantastica di questo libro può capitare che il carteggio fra una padrona di casa e un inquilino precipiti in un contrappasso metafisico, e che al calar delle tenebre i teschi si raccolgano intorno a quello fra loro più loquace; che il tema assegnato da un maestro elementare susciti un maleficio, o che un esame universitario sia l'occasione per uno studente impreparato di esibirsi in uno sfoggio linguistico ultraterreno. A furia di passeggiare rimirando ogni angolo di questa dimensione, al turista potrebbe venire fame: è allora che scoprirà quanto da bambino Mozart andasse pazzo per il gorgonzola, e solo dopo aver messo in tasca una ricetta per la coda alla vaccinara potrà proseguire la visita. Non mancheranno le dispute: se si è fortunati si incontreranno gli otto rabbini più potenti del mondo pronti a sfidarsi in una gara di golem, o due parroci rivali disposti a tutto pur di raccogliere i funghi migliori. Dopo la «finzione autobiografica» di Leggenda privata, Michele Mari torna a una delle forme più congeniali: il racconto. Con la fiducia affabulatoria di chi, esplorando le infinite possibilità del genere, sa di poter sorprendere – oltre i suoi lettori – prima di tutto se stesso.
Puntavo il libro di Mari da un sacco di tempo perché proprio come quello di Julien Gracq mi ricordava le atmosfere delle città di Calvino. Ma devo dire che in realtà mi ero immaginata tutto un libro, con esattamente il mood della scoperta, la vividezza delle immagini e lo pregustavo così tanto che sono rimasta interdetta quando mi sono trovata davanti effettivamente “Le maestose rovine di Sferopoli”. Sono ancora indecisa nell’affermare se mi sia piaciuto o no, ma non è colpa del racconto di Mari ma solo della mia fantasia. Effettivamente è un libro di città, ma è anche una raccolta di immagini e di tradizioni (la storia del Gorgonzola davvero molto divertente). Si è un po’ turisti e un po’ storici, un po’ esperti di cibo e un po’ sognatori mentre si esplora il mondo immaginario di Mari che fonda le sue radici esattamente al centro delle nostre leggende e abitudini più consolidate. Si esplora, si scopre e si sogna in un intreccio di possibilità che rendono possibile qualsiasi cosa anche il tracimare in mondi che sono tutt’altro che perfetti.
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Bibliografia
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R. Spazzali, Il disonore delle armi: Settembre 1943: l’armistizio e la mancata difesa della frontiera orientale italiana, Ares, 2023
E. Varutti, La patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro di Raccolta Profughi giuliano-dalmati di Laterina (1946-1963), Aska Edizioni, 2023
Documenti e articoli
Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni (1939-1947) – Zrtve talijanske nacionalnosti u rijeci i okolici (1939-1947)
Mappa ed elenco delle foibe
Grido dell’Istria, n° 20, 21 e 41
Arnaldo Harzarich, l’angelo delle foibe
Documentari, incontri e lezioni
Adriatico amarissimo. La stagione delle fiamme e la stagione delle stragi
Conferenze del giovedì dell’ANVGD di Milano
Da quella volta non l’ho rivista più. Incontro con Raoul Pupo
Esodo. L’Italia dimenticata
Esodo. La memoria tradita
Istria: il ricordo che brucia (1, 2)
Le Foibe
Le foibe, l’esodo e la catastrofe dell’italianità adriatica
Il tempo del ricordo. Le foibe e l’esodo istriano-giuliano-dalmata
Vergarolla
Filmati storici
Martiri italiani. Le foibe del Carso (1946)
L’esodo da Pola. La salma di Nazario Sauro a Venezia (1947)
L’esodo degli italiani da Pola (1947)
Pola addio (1947)
Pola, una città che muore (1947)
Le condizioni dei profughi giuliani accolti a Roma (1948)
Fertilia (1949)
Piccoli profughi giuliani (1951)
A Sappada con i piccoli profughi giuliani (1952)
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Romanzi d’autori istro-quarnerini e dalmati
P. A. Quarantotti Gambini, La rosa rossa (1937)
E. Bettiza, Il fantasma di Trieste (1958)
F. Tomizza, Materada (1960)
F. Tomizza, La ragazza di Petrovia (1963)
F. Tomizza, Il bosco di acacie (1963)
P. A. Quarantotti Gambini, I giochi di Norma (1964)
P. A. Quarantotti Gambini, Le redini bianche (1967)
F. Tomizza, L’albero dei sogni (1969)
F. Tomizza, La torre capovolta (1971)
F. Tomizza, La quinta stagione (1975)
F. Tomizza, La miglior vita (1977)
F. Tomizza, Il male viene dal Nord (1984)
L. Zanini, Martin Muma (1990)
N. Milani, Una valigia di cartone (1991)
E. Bettiza, Esilio (1996)
M. Madieri, Verde acqua. La Radura (1998)
G. Fiorentin, Chi ha paura dell’uomo nero? (2000)
F. Tomizza, La visitatrice (2000)
F. Tomizza, Il sogno dalmata (2001)
E. Bettiza, Il libro perduto (2005)
F. Molinari, L’isola del Muto. Storia del pescatore dalmata che parlava ai gabbiani (2006)
A. M. Mori, Nata in Istria (2006)
N. Milani, Racconti di guerra (2008)
L. Toth, La casa di calle San Zorzi (2008)
L. Zanini, Martin Muma (2008)
R. Turcinovich Giuricin, S. De Franceschi, Una raffica all’improvviso, navigando lungo le coste dell’Istria e Quarnero (2011)
L. Toth, Spiridione Lascarich – Alfiere della Serenissima (2011)
A. M. Mori, L’anima altrove (2012)
E. Bettiza, La distrazione (2013)
N. Milani, La bacchetta del direttore (2013)
N. Milani, Lo spiraglio (2017)
L. Toth, Il disertore dalmata (2018)
N. Milani, Di sole, di vento e di mare (2019)
N. Milani, Cronaca delle Baracche (2021)
E. Mestrovich, A Fiume, un’estate (2022)
R. Turcinovich Giuricin, Di questo mar che è il mondo… (2023)
Pellicole cinematografiche e spettacoli teatrali
La città dolente (1949)
Cuori senza frontiere (1950)
Magazzino 18 (2013)
Red Land Rosso Istria (2018)
La rosa dell’Istria (2024)
#Esodo giuliano-dalmata#Giorno del ricordo#*Nella bibliografia ho incluso solamente le opere dedicate a foibe ed esodo (+ Spalato tanto per) ma c’è una bibliografia ricca anche sulla#slavizzazione asburgica di Venezia Giulia e Dalmazia Risorgimento e Fascismo (snazionalizzazione delle componenti slave; violenze squadrist#e non solo; invasione della Jugoslavia e campi di concentramento fascisti) che ovviamente non metto qui perché se parlo di foibe ed esodo m#fermo lì - però per chi non avesse familiarità con l’argomento e volesse avere una visione più ampia e completa della storia di quelle#regioni me lo scriva e provvederò.
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Uccise più comunisti italiani Stalin, complice delatore o silente il Migliore Togliatti, che Mussolini.
Quanti furono gli italiani comunisti che vennero perseguitati sotto la dittatura di Stalin? Difficile stabilirlo. L'emigrazione in Russia nel "Paradiso dei soviet" negli anni '30 sovente avveniva in modo clandestino. Il partito comunista italiano (...) sostenne fossero circa un centinaio. Ma storie e racconti raccolti da studiosi e ricercatori fanno alzare il numero a una cifra vicino agli 800. Quasi duecento furono fucilati. Uccise più comunisti italiani la Russia di Stalin che l'Italia di Mussolini. (...)
Nel dicembre 1934 viene ucciso Kirov da un militante comunista vicino alle posizioni di Kamenev , Zinov'ev e Trockij. E' il periodo più duro del regime che sfocerà nei processi del 1936, condotti con pugno di ferro da Vyšinskij. Le grandi purghe colpiranno famosi dirigenti della rivoluzione del diciassette a partire proprio da Kamenev e Zinov'ev. (Con) loro vengono perseguitati personaggi minori, per creare un clima di terrore. A volte sono le stesse comunità di esuli a denunciare i connazionali che "sbagliano". (...)
Dante Cornelli (ad esempio ne fu vittima ma si salvò). (Ammazza) il segretario del fascio di Rivoli, fugge dall'Italia e arriva a Pietroburgo (...). Viene arrestato nel 1936 e deportato nel campo di Vorkuta, oltre il Circolo Polare Artico. Viene liberato nel 1946 ma rimane al confino fino al 1948. Nel 1949 è di nuovo deportato, con tutta la famiglia, a Igarka in Siberia. Nel 1960 riesce a stabilirsi in Ucraina, poi rientra in Italia abbandonando la famiglia. Comincia un'opera di denuncia dello stalinismo e delle persecuzioni inflitte a tanti comunisti. La sua opera, "Il redivivo Tiburtino", dopo esser stato rifiutata dalla Rizzoli, dalla Mondadori e dalla Rusconi, esce (...) per le edizioni La Pietra, collegate a Pietro Secchia. Ma la sua denuncia non ha eco. Il partito rimane indifferente. Le sue pesanti accuse a Togliatti, Robotti e Vidali cadono nel nulla. Morrà nel 1990 con un partito che (...) non vuole ancora aprire gli armadi e svuotarli dai tanti scheletri che li abitano, primo fra tutti quello di Palmiro Togliatti. Sul ruolo del Migliore, sui suoi silenzi, ancora la storiografia deve fare chiarezza. (...)
via https://www.mescalina.it/photo/gallery/7799/luigilusenti
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Sandrino se l'aspettava da un pezzo quella domanda: rise: coi denti stretti, ma rise (Virgilio Brocchi, Il lastrico dell'inferno, Roma, Edizioni A. Mondadori, 1937).
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Vanity Numero 1 Gennaio 1982
Trimestrale di moda e stilismo
Progetto e realizzazione di Anna Piaggi
Edizioni Condé Nast, Milano 1982, 76 pagine, 23 x 29,5 cm
euro 240,00
email if you want to buy [email protected]
Direttore responsabile Franco Sartori
Direttore artistico Alberto Nodolini
Impaginazione Sam Rey, Antonella Sacchetto
Ricerche di moda Vern Lambert
redazione Emma Treves, Ornella Vallini
Quando nel 1962, trentunenne, Anna Piaggi sposa a New York il fotografo Alfa Castaldi, la sua carriera è in piena maturazione. Lavora come traduttrice per Mondadori e si avvicina alla moda un po’ per comunione d’intenti con il suo giovane sposo, un po’ perché ama scrivere e soprattutto leggere la società e le sue contraddizioni; la sua penna piace alle pagine mondane, collabora con L’Espresso e con Panorama. Quando a Londra, nel 1967, si imbatte nella bancarella di abiti di seconda mano e archivio di Vern Lambert, le si spalancano le porte verso il futuro del personaggio che sarebbe diventata. Con lui, collezionista e storico, stringe un’amicizia indissolubile, e impara a riconoscere il valore della couture. Dagli abiti del passato capisce la forza pervasiva della tradizione, del fatto a mano, del sartoriale, della modellistica, che sostengono il guizzo delle nuove intuizioni; mischiarli a quelli del suo tempo diventa naturale, come riportarli in vita per dimostrare a se stessa e chi ormai la fotografa in ogni occasione, che quando in un capo o in un accessorio c’è l’impronta del genio, il momento di indossarlo è oltre le epoche o le stagioni. Diventa maestra e regina di styling, inventando esotismi ed esagerazioni difficilmente replicabili. La chiama Vogue, dandole una rubrica nel 1988, le Doppie Pagine, su cui si è formato molto del giornalismo di settore contemporaneo; era sovversiva, irriverente, inquisitoria. Poco prima aveva fondato il suo magazine Vanity, tra le più interessanti avventure editoriali del periodo, dove gli illustratori e i talenti emergenti della fotografia erano di casa.
16/07/23
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“Se l’uomo è inutile” di Sergio Martini: Prima Presentazione Assoluta alla Mondadori di Sestri Ponente. Recensione a cura di Alessandria today
Venerdì 15 novembre 2024, il Mondadori Bookstore di Sestri Ponente ospita la presentazione del nuovo romanzo di Sergio Martini, una riflessione sui valori umani e la dignità, tra sacrifici personali e relazioni difficili.
Venerdì 15 novembre 2024, il Mondadori Bookstore di Sestri Ponente ospita la presentazione del nuovo romanzo di Sergio Martini, una riflessione sui valori umani e la dignità, tra sacrifici personali e relazioni difficili. Appuntamento imperdibile per gli amanti della letteratura e della riflessione sociale. Venerdì 15 novembre 2024, alle ore 17:30, il Mondadori Bookstore di Sestri Ponente (Via…
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Poi vorrei sapere per quale motivo stronzo la Mondadori ha mille formati ed edizioni diverse
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“ Si tolse tutto. Prima d’indossare biancheria pulita volle considerarsi. Era diventata più bianca, il seno lento, pendulo. Scoraggiata, sedette sull’orlo del letto: le grandi mammelle si poggiarono su una piega dell’addome. Nelle gambe risecchite la carne pallida dei polpacci dondolò, come staccata dall’osso. Vergognoso lasciarsi andare così. Ma perché avrebbe dovuto riguardarsi? Nutrirsi con raziocinio, rifiorire? Per chi? Uomini, amori, figli non ce ne sarebbero stati mai più. Né vanità, né illusioni. Forse ancora scrivere, leggere, studiare: di queste cose aveva provato nostalgia, e se n’era punita. Per esse ricominciare? A che pro? Fra un certo numero d’anni sarebbe giunta la morte. Forse suo fratello José, o Jéronimo, avrebbero continuato la stirpe dei Fonseca. Ma a lei cosa importava? Tutta la vicenda sua, e l’universo, finiti con lei. Cosa poteva rimanerne? I versi? Se proprio non “facevano schifo”, come disse Primicerio, erano nulla in paragone a quelli di Metastasio, Rolli, Parini. Di costoro, forse, qualcosa resterà. Fra cent’anni, duecento: nel 1983, meu Deus! Ma di me? Nada de nada. Il resto di niente. Ebbe voglia dolorosa di ripigliare libri, carta, penne. Forse per vergogna: si può star così a guardarsi vivere? A vegetare, senza coraggio, senza zelo? Senza devozione neppure per te stessa? Probabilmente anche in questo caso ha ragione il signor di Voltaire, quando sostiene che comunque dobbiamo coltivare il giardino. Un giorno, grazie al nostro lavoro, spunteranno fiori, frutti, i bambini mangeranno. Se nessuno s’occupa del giardino il mondo finisce. E con ciò? Mah. Forse, semplicemente, era la sfida della primavera. Si cambiò, indossò il solito vestito nero. Si spogliò di scatto, cercò l’abito di lanetta color pesca. Aprì il cassetto dei soldi, fece i conti: sì per il busto nuovo, anche altre piccole cose necessarie. Mise al collo un nastrino di velluto giallo, cercò uno scialletto, se ne uscì. “
Enzo Striano, Il resto di niente, Mondadori (collana Oscar Classici Moderni n° 199), 2011¹¹; pp. 153-154.
[1ª Edizione originale: Loffredo edizioni, Napoli, 1986]
#Enzo Striano#Il resto di niente#letture#leggere#Metastasio#Eleonora de Fonseca Pimentel#Napoli#Campania#narrativa#Repubblica Partenopea#romanzo storico#illuminismo#libri#Storia delle donne#Settecento#XVIII secolo#emancipazione#citazioni letterarie#anni '80#letteratura italiana#Rivoluzione#scrittori napoletani#Italia meridionale#Storia d'Italia#Voltaire#letteratura italiana del '900#primavera#intellettuali meridionali#letteratura partenopea#coraggio
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Il romanzo "Snow Crash" ("Snow Crash") di Neal Stephenson è stato pubblicato per la prima volta nel 1992. In Italia è stato pubblicato da Shake Edizioni nel n. 2 di Cyberpunkline, da Rizzoli in "BUR 24/7" e da Mondadori nel n. 254 di "Urania Collezione", in tutti i casi nella traduzione di Paola Bertante.
Hiro Protagonist si arrangia consegnando pizze per la Mafia dato che essere un hacker freelance rende troppo poco per vivere. Ha dei tempi molto stretti per le consegne e durante uno di questi lavori si imbatte in una skater/korriere che si fa chiamare Y.T. e lavora per un'altra azienda, con cui fa amicizia.
Nel suo tempo libero, Hiro sviluppa la sua attività nel Metaverso con il suo avatar di guerriero armato di katana. Un uomo che si fa chiamare Raven offre a Hiro una hypercard contenente Snow Crash, che descrive come una nuova droga. Hiro non si fida di ciò che potrebbe esserci realmente ma il suo collega hacker Da5id collassa dopo aver provato Snow Crash.
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Today I want to talk about an italian Disney artist, who I think undeservedly got forgotten in the long decades that separates us from his death in 1969.
I'm talking about Luciano Capitanio.
Luciano Capitanio was born in Venice in 1934, he had a little studio in the Castello district, near the Arsenal, that he shared with his colleague Vladimiro Missaglia and where he drew comics mainly for Mondadori and Edizioni Bianconi.
Nonna Abelarda, character created by Giovan Battista Carpi in 1952 for the comic book publishing house Bianconi, in an original art by Luciano Capitanio (source).
He started his career in the early 50s by illustrating numerous stories with secondary characters for the publishing houses Alpe and Bianconi. In 1956 he illustrated his first story for Topolino (at the time published by Mondadori): Paperino e le macchie sospette written by Guido Martina.
Paperino e le macchie sospette (1956) it's the first story Luciano Capitanio illustrated for Topolino.
It was in his studio that his little 12 years old cousin got fascinated by the comics industry and started helping him by inking some of his drawings. That little cousin's name was Giorgio Cavazzano.
Cavazzano was not the only artist who started their career in Capitanio's studio: Maurizio Amendola is another one and together with Luciano Gatto they are what I call the "Sestiere Castello Gang" 😁.
Jumping Donald by Capitanio from Zio Paperone e il segreto dello spillo (1969)... we can appreciate how jumping ducks must have been a very venetian trope XD
From 1956 to 1968 Capitanio illustrated about a hundred and fifty stories for Topolino, mostly by Guido Martina and Abramo Barosso. He also collaborated with Romano Scarpa as an inker (a figure Scarpa was always in need for) when, together with his peer Luciano Gatto, he replaced Cavazzano who had been called to army service.
Capitanio's style is very classical, much alike the one of Gatto and Perego and Bordini, though not as refined. His production was aimed more to the quantity than the quality: he needed to make as much money as possible to provide for his wife and two children one of which needed urgent surgeries.
About his artistic ability, Luciano Gatto said: "I saw him draw and I was struck by the ease with which he did it, it was much easier for him than for me."
He definetely improved over the years, especially when he got the chance to draw the more "modern" ducks of the late 60s.
The mayhem caused by that stockfish 🤦... from Zio Paperone e i merluzzi di Lakemerl (1968) by Guido Martina and Luciano Capitanio.
Unfortunately, we will never know where his skills with a pencil would have lead him: just when his son made it through his last and final surgery, Luciano Capitanio suddenly passed away.
He was 35.
Rodolfo Cimino's Zio Paperone e l'influsso monetario is the last story he drew for Topolino. It was published posthumously in 1970 on Topolino #739.
Donald and Scrooge as drawn by Capitanio in the last story he illustrated, Zio Paperone e l'influsso monetario (1970)
I say for certain, was it not for his untimely death, we would talk now about Luciano Capitanio as one of the Maestri Disney.
Luciano Gatto agrees with me 😉
#luciano capitanio#disney artists#italian disney comics#comics history#fun facts#maestri disney#giorgio cavazzano#luciano gatto#venice#venetian disney school#topolino magazine#edizioni bianconi
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