#psicologia dei personaggi
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“Se l’uomo è inutile” di Sergio Martini: Prima Presentazione Assoluta alla Mondadori di Sestri Ponente. Recensione a cura di Alessandria today
Venerdì 15 novembre 2024, il Mondadori Bookstore di Sestri Ponente ospita la presentazione del nuovo romanzo di Sergio Martini, una riflessione sui valori umani e la dignità, tra sacrifici personali e relazioni difficili.
Venerdì 15 novembre 2024, il Mondadori Bookstore di Sestri Ponente ospita la presentazione del nuovo romanzo di Sergio Martini, una riflessione sui valori umani e la dignità, tra sacrifici personali e relazioni difficili. Appuntamento imperdibile per gli amanti della letteratura e della riflessione sociale. Venerdì 15 novembre 2024, alle ore 17:30, il Mondadori Bookstore di Sestri Ponente (Via…
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COS' È LA DISTRAZIONE DI MASSA...
🔻Noam Chomsky, uno dei piu' importanti intellettuali oggi in Vita, ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media.
Dedicate 5 minuti e non ve ne pentirete.
Non foss'altro per ampliare le proprie conoscenze.
1-La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza.
Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni.
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare.
Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà.
O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3- La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi.
E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.
4- La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura.
E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato.
Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato.
Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale.
Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile.
Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).
6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.
Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo.
Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.
7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.
“La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".
8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...
9- Rafforzare l’auto-colpevolezza.
Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione.
E senza azione non c’è rivoluzione!
10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti.
Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca.
Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Noam_Chomsky
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COS' È LA DISTRAZIONE DI MASSA.
Noam Chomsky, uno dei piu' importanti intellettuali oggi in Vita, ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media.
1-La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza.
Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni.
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare.
Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà.
O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3- La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi.
E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.
4- La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura.
E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato.
Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato.
Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale.
Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile.
Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).
6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.
Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo.
Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.
7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.
“La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".
8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...
9- Rafforzare l’auto-colpevolezza.
Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione.
E senza azione non c’è rivoluzione!
10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti.
Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca.
Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.
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Marry My Husband
"Hai bramato la mia spazzatura. Portala fuori. Sposa mio marito." – Kang Jiwon
Spoiler a pioggia come bouquet di fiori durante le nozze
Ho bramato questo drama sin dalla sua uscita poiché le serie che trattano temi di vendetta e rivalsa, avranno su di me, sempre un fascino incalcolabile. C'è qualcosa di karmico nel vedere persone ottenere quello che si meritano dopo essersi comportate come delle vere merde.
E sono stata accontentata?
Si.
La serie mi ha dato ciò che ha promesso?
Si.
Marry My Husband per certi versi assomiglia a Perfect Revenge Marriage: c'è una bella e buona fanciulla sposata con un uomo viscido e meschino che la tradisce, senza nessun rimorso, con un'altra donna mentre tutti intorno a lei, trattano la povera ragazza come pezza da piedi. Succede che la ragazza muoia e torni nel passato e approfitti di questa seconda possibilità per ottenere la sua vendetta sugli stronzi e ottenendo il lieto fine per se stessa. C'è inoltre un Principe Azzurro che ama solo lei e che l'aiuterà in tutto e per tutto coronando poi assieme a lei il loro sogno d'amore.
Bene. A grandi linee questa è la macro trama sia di Perfect Marriage Revange sia di Marry My Husband.
Ma ci sono delle differenze. Oltre a situazioni di trama e di eventi la diversità tra le due serie io l'ho recepita nella maggiore psicologia dei personaggi e nella profondità di temi trattati.
Marry My Husband infatti, approfitta del viaggio del tempo dei due protagonisti, per evidenziare come se si è infelici nella vita si può e si deve cercare di cambiare le cose: Ji Won - pur sentendosi sola - passa la sua prima vita ad ignorare le persone che lavorano con lei. Non le conosce e non è minimamente interessata ad aprire la cerchia delle sue amicizie. Ma nella seconda vita, non perde quest'opportunità e passando del tempo con loro, si accorge di quanto quelle persone siano invece individui meravigliosi.
Il miglioramento e la felicità che la lead di questo drama ottiene andando avanti con la storia non cala dall'alto ma è un lenta e progressiva modifica della vita e delle scelte di Ji Won: ottiene più consapevolezza e sicurezza di sé poiché la sua prima vita le ha dato solo infelicità e adesso sa - grazie al viaggio nel tempo - cosa vuole e come ottenerlo.
Discorso simile per Yu dove il viaggio nel tempo diventa quasi una simbologia per mostrare come sia quasi meglio vivere con i rimorsi che con i rimpianti. Nella prima vita ha passato 17 anni a desiderare Ji Won ed a vederla sposata ad un altro uomo per poi essere uccisa malissimo. Il rimorso per non averci mai provato con lei, per non aver avuto manco una possibilità di renderla felice è ciò che lo guida quando, nella seconda vita, si attacca come una cozza alla lead.
Ma molte altre tematiche vengono poi espletate quando si parla dei personaggi.
Al di là della trama infatti - che comunque mi è piaciuta - la cosa che mi ha più tenuta incollata alla serie sono stati i personaggi: le loro caratterizzazioni, psicologie e tematiche che racchiudevano.
Partendo dalla lead. Ji Won è una buona lead. Una normalissima ragazza, laboriosa e gentile che vive una prima vita miserevole e infelice: per decenni la sua sola e unica amica Soo Min fa di tutto per umiliarla e sparlare male di lei, tenendola sempre sotto la sua agenzia e non permettendogli mai di essere libera dalla sua influenza. Suo marito Min Hwan invece è un perdigiorno, lavativo, spreca soldi, super viziato dalla madre, che chiaramente non ha sposato la povera Ji Won per amore, ma per soldi. Il loro matrimonio è terribile e tutti gli sforzi della lead per recuperare la relazione si rivelano vani di fronte al menefreghismo di Min Hwan. Oltretutto Ji Won scopre di avere un cancro allo stomaco e mentre fa le cure deve pure sentire il marito che si lamenta perché " se sua moglie muore, chi gli farà da mangiare?" Dio ti ha dato delle mani Min Hwan. Usale.
Ji Won non è felice della sua vita ma tiene botta perché almeno Soo Min è assieme a lei che l'aiuta ad affrontare tali disgrazie. La incoraggia, le fa sentire la sua presenza come amica.
Ed il suo "metodo d'aiuto" consiste nell'andare a letto con Min Hwan e complottare assieme a lui per uccidere Ji Won e prendersi i soldi dell'assicurazione. Bell'aiuto.
Quando la lead lo scopre, finalmente apre gli occhi sulla sua misera vita: vede le sue uniche due persone che ama per quello che sono sempre stati. Due stronzi. Chissà se ha pensato di aver buttato decenni a stare appresso a queste persone che non si meritano manco di guardala in faccia.
La realizzazione è dolorosa ed il tradimento rende Ji Won ancora più sola e infelice.
Ed è proprio affrontando i due traditori che Min Hwan colpisce Ji Won uccidendola e regalandogli - senza saperlo - una seconda chance. Perché Ji Won si risveglia dalla morte nel 2013 - 10 anni prima gli eventi fino a qui raccontati - quando lei e Min Hwan erano fidanzati e Soo Min non era ancora l'amante di suo marito.
E perché penso che Ji Won sia una buona lead? Perché una volta nel passato avrebbe potuto vendicarsi. Anche se gli eventi del 2023 non erano ancora accaduti, già nel 2013 Soo Min e Min Hwan erano delle merde e l'avrei giustificata nel cercare la vendetta contro questi due.
Ji Won invece, non cerca e non è interessata alla vendetta ma ad ottenere una bella vita felice .E' un qualcosa che riguarda se stessa, il suo percorso e la sua vita e sti cazzi Min Hwan e Soo Min.
Via quindi l'amicizia tossica con Soo Min e sì a nuove amicizie a lavoro. Addio a vestiti da vecchia in pensione e benvenuto tailleur e tacco a spillo.
Fedele alla sua idea di non sprecare opportunità, di vivere davvero questa seconda vita, Jin Won reincontra anche le bulle del Liceo per farsi finalmente spiegare perché la bullizzavano.
Ma soprattutto addio a marito tossico Min Hwan e welcome Direttore dell'azienda alto 1 metro e 90, ricco come un sultano, con due spalle da nuotatore olimpionico ed una forte predisposizione ad amarla. chiamala scema
Ovviamente Min Hwan e Soo Min non stanno con le mani in mano di fronte a questo cambiamento di Jin Won ma la ragazza questa volta non si fa mettere i piedi in testa e dimostrando di conoscere bene i suoi polli, riesce a fregarli in modo eclatante.
Da notare inoltre che Ji Won non è una buonista poiché non ha pianto una lacrima quando nel finale è morto Min Hwan o quando Soo Min è stata arrestata.
Chiariamoci, non è un personaggio perfetto poiché soprattutto in due puntate, mi ha fatto venire il mal di testa. Ma è un personaggio che cresce. Cambia. Evolve. E non solo d'aspetto fisico ma anche di mentalità, atteggiamento, emozioni.
Il suo piano di appioppare Min Hwan a Soo Min è stupendo e gioca proprio sulla conoscenza dei suoi polli: Ji Won manipola i due e scommette sulle debolezze dei suoi avversari: più Ji Woo esalterà falsamente Min Hwan davanti a Soo Min e più Soo Min avrà voglia di rubare quest'uomo a Ji Woo. Brava Ji Woo.
Ma se devo dare un premio al mio personaggio preferito, voterei lei: Soo Min.
Ragazzi, spettacolare. La recitazione di Song Ha Yoon ci regala una villain meravigliosa: macchiavellica, manipolatrice, tossica, bugiarda con un altissimo analfabetismo emotivo, egoista... il modo di recitare di Ha Yoon è perfetto per questo personaggio: le movenze, gli sguardi, i finti sorrisi...perfetta.
C'è questa scena dove viene mostrata l'attento lavoro di Soo Min: Min Hwan sospetta che Ji Won lo tradisca e chiama Soo Min per sapere dove si trovi Ji Won. Soo Min, che sa dei sospetti di Min Hwan, con un abile mossa da amica svampitella e amorevole, butta lì nel discorso che:
oh... non so dove sia Ji Won. Oggi è uscita dal lavoro tutta carina, specchiandosi più volte. Pensavo che uscisse con te, no? risponde tutta carina e sorridente. Poi smette di sorridere e abbassando il tono delle voce e crucciando un po' la fronte , aggiunge a voce più bassa, quasi a parlare con se stessa - ma facendosi sentire benissimo da Min Hwan - "forse ha un altro? d'altronde la mela non cade mai lontano dall'albero". Lui che ha sentito tutto le chiede a cosa si stia riferendo e la regina della recitazione, sbarella gli occhi, indietreggia, quasi a far intendere che l'ultima frase, lei non voleva dirla. "io insomma... Min Hwan, pensavo lo sapessi... che la mamma di Jin Won aveva un amante. Oh ti prego, non pensare male. Jin Won non è niente come lei e sicuramente non ti sta tradend...ti scongiuro non dirle che te l'ho detto...la faresti soffrire." Min Hwan chiude la chiamata sbarellato dalla scoperta sulla madre della sua ragazza mentre Soo Min sorride perfidamente.
Questa scena è emblematica infatti: Soo Min ha sgangiato una bomba sulla vita privata della sua amica, ha accentuato il sospetto del tradimento ed allo stesso tempo, ha difeso Ji Won agli occhi di Min Hwan. Perfetta.
Ma è Soo Min ad essere eccellente. Poiché rappresenta perfettamente - all'eccesso - quell'amica di vecchia data che pensavi che ti volesse tanto bene ma che poi scopri che così bene non ti voleva. E di fronte a cattivi che sono cattivi perché si e fanno cose cattive perché vogliono "il pooooteeereee" , Soo Min brilla quantomeno per crudeltà.
La ragnatela emotiva che costruisce su Ji Won è inquietantemente perfetta - tanto che Ji Won è dovuta morire per accorgersene - e si basa su poche cose:
isolare Ji Won facendole credere di essere l'unica persona al mondo sui cui lei potrà contare. Così facendo Ji Won si fiderà e affiderà sempre e solo di lei. Per questo ai tempi dell''Università Soo Min andava 4 giorni su 7 a trovare Jin Won: per assicurarsi che non facesse amicizia con nessun'altro che lei.
Tenere l'amica sempre bruttina e sciatta per fare in modo che Soo Min a confronto, brilli per eleganza e bellezza. Così regala a Ji Won vestiti appositamente orribili e gioielli falsi, appellandosi alla sua amicizia per farglieli indossare e farla passare per una ragazza poco attraente e povera.
Parlare male di Ji Won alle sue spalle, inventandosi cattiverie e cazzate per fargli ottenere una brutta reputazione. Così facendo non nessuno di avvicinerà mai a Ji Won per farci amicizia. Ma se viene fuori qualcosa di brutto su Ji Won, iniziare a difenderla davanti a tutti per passare bene agli occhi di Ji Won che l'ha difesa con gli altri sia davanti agli occhi degli altri perché Soo Min è così buona che difende anche le persone orribili come Ji Won.
Riempire Ji Won di elogi e complimenti per ricordargli costantemente che c'è solo Soo Min che la apprezza veramente.
Controllare costantemente cosa fa e con chi è mandandole messaggini e cuoricini durante il giorno per essere sempre presente nella sua vita e diventare così imprescindibile.
Usare la loro amicizia e conoscenza di vecchia data per ottenere da Ji Won più cose possibili. Che sia un vestito, un paio di scarpe costose o un lavoro.
Senza contare che Soo Min è riuscita anche a mandare a monte la prima storia d'amore di Ji Won e l'ha fatta bullizzare senza un perché dalle sue compagne al Liceo.
Queste sono solo alcune delle tecniche manipolatorie di Soo Min nei confronti di Ji Won. La cosa spettacolare qui è che queste due sono "amiche" da decenni. Roba che si conoscono dalla medie. Ed arrivare a 32 anni come la lead e rendersi conto di quanto fosse tossica questa relazione, farebbe sbarellare chiunque. Ma non mi fa sbarellare tanto quanto la consapevolezza che per Soo Min... davvero lei e Ji Won sono amiche!
Nonostante Soo Min odi la lead e faccia di tutto per renderla infelice, è lei la prima a cercare Ji Won. La chiama "la sua altra metà", pensa a lei settordicimila volte al giorno. Diventa paranoica al primo avviso che la lead le si è allontanata.
E' interessante notare la psicologia malata di Soo Min: è felice di regalare a Ji Won dei gioielli falsi e insiste che lei li indossi poiché prevede che quest'ultima farà una orribile figura di merda al ritrovo del liceo. Che è il suo obbiettivo. Ma quando, in quella stessa occasione, Ji Won la smerda davanti a tutti e fa passare lei per una orribile persona, Soo Min va in crisi.
Ji Won se ne va arrabbiatissima e il 99% delle persone sane di mente, nei panni di Soo Min, si sarebbe andata a nascondere dalla vergogna. Soo Min no! Anzi. Chiama incessantemente Ji Won al cellulare, in ansia e panico, implorandola di rispondere al telefono. E non lo fa perché è dispiaciuta per ciò che ha fatto eh! Ma semplicemente perché è terrorizzata che Ji Won la abbandoni.
E perché dico che questa è un "amicizia" per Soo Min? perché questo è l'unico modo in cui questa ragazza si relaziona agli altri. Mentendogli, raggirandoli, manipolandoli... quindi, nella mente malata di Soo Min, non c'è assolutamente nulla di male nel comportamento che lei tiene con Ji Won.
Essendo un' analfabeta emotiva, Soo Min non riconosce i sentimenti altrui. Non si fida di nessuno e gli altri sono tutti carne da macello per lei. Conta solo se stessa.
Ovviamente tutto ciò non è nato dal nulla. Ci viene detto che in passato, il padre di Soo Min ha abbandonato la famiglia per stare con la madre di Ji Won e vivere assieme a lei.
Soo Min va quindi ad incontrare la figlia della donna che gli ha portato via suo papà e scopre che Ji Won è sì triste per l'abbandono della madre, ma regge botta meglio di lei. Il papà di Ji Won è un brav'uomo che ama sua figlia e la tratta con amore mentre la madre di Soo Min ferisce la figlia in più e più modi.
Così Soo Min si mette in testa di diventare amica di Ji Won con l'unico scopo di rovinargli la vita: come la madre di Ji Won gli ha portato via il papà/la felicità, così anche Soo Min porterà via a Ji Won tutto ciò che la rende felice.
Per certi versi, Soo Min è ossessionata da Ji Won. Come un'amore tossico, arriverà a tentare di ucciderla pur di non vederla felice.
Non è un personaggio meraviglioso?! Soo Min vince a mani basse il Premio Miglior Villain di quest'anno.
Assieme a lei poi, anche Min Hwan fa la sua porca figura. Misogino, violento, bugiardo, avido, menefreghista... viziato dalla madre sin dalla tenera età, Min Hwan come Soo Min sembra incapace di provare amore o sentimenti - che non siano rabbia - verso qualcuno. Sposa Ji Won perché è una brava moglie e Soo Min perché gli servono i soldi. Va a letto con quest'ultima, la sera che chiede a Jin Won di sposarlo. Non si fa remore nel mentire a sua madre e per soldi è disposto ad uccidere anche sua moglie. Ma tanto non vuole bene a nessuno
Come Soo Min sembra incapace di provare empatia per qualcuno e come Soo Min non vuole assumersi nessuna responsabilità poiché non è mai colpa sua...ma sempre di altre persone. L' incapacità di riconoscere i proprio errori sarà proprio quello che lo condurrà poi nel baratro della sua vita di merda.
Infine Yu, il principe Azzurro di questa storia. Mi è piaciuto il fatto che Yu venisse presentato come un erede d'azienda senza sogni o obbiettivi con una vita già tristemente programmata per lui. Anche per lui il viaggio nel tempo è un modo per fare tutto ciò che ha sempre voluto - a partire dalla lead - per vivere davvero come un essere umano con speranze e desideri veri.
Yu aiuta, prima segretamente e poi platealmente, Ji Won ad essere felice e poi a vendicarsi di Soo Min e Min Hwan. Ma lo fa sempre rimanendo un passo indietro alla donna che ama, lasciandogli piena agenzia nel fare le cose con le sue forze, sostenendola e consigliandola ma senza imporsi.
La loro storia d'amore è infatti molto carina - anche se per me un po' esagerata su alcune cose - riflettendo davvero una relazione sana e normale. Capirai, abituati a Soo Min e Min Hwan.. C'è confidenza, riflessione, sostegno, coccole, abbracci...
Infine Marry My Husband presenta altri personaggi secondari che pur non avendo una grande profondità sono ben caratterizzati: magnifica la sorella di Yu - l'ho amata tanto - e divertente il signor Lee. Un grande abbraccio alla Manager Yang e allo Chef Eun Ho. Molto carini.
E adesso che ho sviscerato ciò che mi è piaciuto, passiamo a ciò che mi ha fatto storcere il naso: tutta la vicenda Yura che si può riassumere in 2/3 puntate.
La serie veleggiava felice e intrigante fino al 12 episodio e poi... ecco Yura. La ex fidanzata di Yu. E con lei arrivano due puntate di rapimenti, trilioni e azioni, scene da kdrama tra ricconi , drammi, pianti, omicidi...ecc ecc.
Ok, è vero che Yura era stata nominata precedentemente. Quindi non è sbucata fuori dal nulla. Ma ci era stato anche detto che il fidanzamento era finito di comune accordo. Quindi...? che cazzo è venuta a fare? E perché Ji Won trema di fronte a lei e lascia Yu? Perché non gli ha detto che era fidanzato precedentemente?! E che ti doveva dire? sai, sono promesso sposo con una ma ho interrotto di comune accordo il fidanzamento e ora sono single?
Scusate, ma per me, tutto il pezzo dove i due lead si lasciano per colpa di Yura, si regge in piedi con la stagnola.
E ancora...la bellezza della serie è mostrare come anche le persone accanto a noi, che ci vogliono presumibilmente bene, possono essere delle persone cattive. E' una tematica reale che colpisce ognuno di noi. Quante volte aprendo il giornale leggiamo di figli che uccidono i genitori, fidanzati che ammazzano le loro ragazze ecc ecc?
Ma con Yura si alza il livello e si inizia a parlare di roba più lontana dalla quotidianità: rapimenti, incidenti, trilioni che passano di mano in mano, azioni da comprare e vendere... onestamente, quanti di noi vivono una vita così?
E poi Yura è onestamente una villain terribile. A differenza di Soo Min e Min Hwan che sai il perché sono così stronzi e un po' ti fanno pena - ma molto godi - per le loro vite di merda, Yura è cattiva perché sì. E' la cattiva standard dei drama koreani. Ricca, invidiosa, piena di puzza sotto al naso, elegante, violenta.
Ma noi avevamo già due villain. Cattivi che conosciamo e abbiamo imparato ad odiare per dodici puntate. Perché dovrebbe fregarmi qualcosa di questa tizia? Non ha NULLA di interessante. Non è malata mentalmente come Soo Min e Min Hwan. Mentre questi ultimi fanno cose orribili senza nemmeno rendersi conto della gravità degli atti compiuti, Yura sa che sono sbagliati ma li compie unicamente perché può. E' ricca e potente e quindi fa come cazzo vuole. WOW che originalità.
Dall'arrivo di Yura fino alla sua morte - tre puntate dopo. E' durata quanto un gatto in tangenziale - ho notato un mio lieve calo di interesse. Peccato perché fino a quel momento la serie stava andando da Dio.
Comunque sia, questi "difetti" non abbassano l'opinione che ho della serie.
Marry My Husband infatti è per me una buona serie per chi cerca una storia di vendetta ma anche di rinascita e di miglioramenti della vita. Ha buone psicologie dei personaggi e affronta con profondità diverse tematiche. Romanticissima la storia d'amore come adorabili sono stati i villain. Peccato per quei tre episodi verso il finale che mi hanno un po' guastato la visione.
Voto: 8.5
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Trap: Shyamalan ci regala il miglior Josh Hartnett di sempre
Un grande ritorno da protagonista per Josh Hartnett grazie a Trap di M. Night Shyamalan: il regista lo trasforma in un serial killer che non si dimentica, facendoci vivere un intero concerto dal suo punto di vista.
M. Night Shyamalan si è costruito la fama di "re dei colpi di scena": i finali di film come Il sesto senso e The Village sono di quelli che, se non si è estremamente attenti (per non dire ossessivo compulsivi), sono difficili da anticipare. Per questo ogni volta che arriva un suo nuovo titolo ci aspettiamo tutti che succeda qualcosa di sconvolgente. O quantomeno eclatante. Per Trap la rivelazione principale è detta nel trailer: Josh Hartnett interpreta Cooper, papà che accompagna la figlia adolescente al concerto della sua cantante preferita, Lady Raven.
Josh Hartnett in Trap
Questo grande evento pop ricorda la gigantesca e organizzatissima macchina che segue artisti come Taylor Swift: migliaia di ragazzini urlanti, genitori più o meno presi ad accompagnarli, stand infiniti di merchandising e cibo. E ovviamente uno spettacolo spettacolare: luci, fumo colorato, decine di cambi d'abito, guest star e interazione diretta con il pubblico. Sembrerebbe tutto normale, se non fosse che, come suggerisce il titolo del film, l'esibizione di Lady Raven a Philadelphia è una gigantesca trappola.
L'FBI ha infatti scoperto che un terribile serial killer, il Macellaio (The Butcher in originale), ha comprato un biglietto per lo spettacolo ed è quindi presente tra le persone chiuse nel palazzetto. A dirigere l'operazione di cattura è una profiler molto esperta, che ha istruito, oltre agli agenti, anche tutte le persone coinvolte nell'evento, da chi controlla gli ingressi ai commessi degli stand, su come comportarsi. E qual è quindi questa rivelazione? Il Macellaio è proprio Cooper!
Trap: nella mente del serial killer
I maligni diranno che Trap è soltanto una scusa per lanciare la carriera da cantante della figlia del regista: Saleka Shyamalan. È proprio lei infatti a interpretare Lady Raven. Non solo: tutte le canzoni che sentiamo nel film sono sia composte che interpretate da lei. Sicuramente è una bella vetrina, ma Trap non è semplicemente questo. Shyamalan ha sempre dichiarato di essere stato influenzato - nell'ideazione e nella scrittura dei suoi film - principalmente dalla propria famiglia.
Con questo ultimo film il regista di Philadelphia ci porta quindi sì nel mondo della musica, che è quello che appartiene alla figlia, ma usa questo espediente per parlare di altro. Anche lo stesso genere thriller è un pretesto, un altro tassello per rendere la confezione più luccicante e intrigante. È innegabile che l'idea di un serial killer bloccato a un concerto pop sia una bella intuizione, ma, più che costruire una fuga sorprendente, Shyamalan è interessato a entrare nella psicologia di una persona che manca completamente di empatia e che vede gli altri soltanto come un mezzo per soddisfare le proprie "urgenze", come le chiama lui, o sfide da vincere. Per farci capire come sia strutturata la mente di Cooper, il regista riprende il concerto dal suo punto di vista: tutto è asettico, distante, da osservare analiticamente. Accanto a lui ci sono persone che provano emozioni forti di ogni tipo, ma lui non si fa mai trasportare. Non perde mai la calma.
La miglior prova di Josh Hartnett
Saleka Shyamalan è Lady Raven in Trap
Ci voleva un attore in grado di passare facilmente dalla gentilezza più convincente - e forse anche troppo ostentata - alla più totale mancanza di espressione. Josh Hartnett ci è riuscito perfettamente, dando quella che molto probabilmente è la prova migliore della sua carriera (straordinario il suo sorriso forzato che ricorda quello di Norman Bates in Psycho). È come se interpretasse contemporaneamente due personaggi completamente diversi: l'empatico e rassicurante Cooper e lo spietato Macellaio. Una dicotomia che rispecchia la nostra vita sui social, in cui mostriamo solo la parte che vogliamo far vedere di noi stessi, che, molto spesso, è quella più piacevole. Magari costruendoci sopra un'identità che non ha nessun corrispettivo nella vita reale.
Una scena di Trap
E infatti quando in Trap cambia il punto di vista, cambia anche il modo di girare di Shyamalan: tutto diventa più confuso, più emotivo. E ciò che è tangibile, osservabile senza il filtro di uno schermo, si rivela per ciò che è davvero. Non si possono sentire odori, sapori o temperatura quando osserviamo la vita di qualcuno su un cellulare. Dovremmo quindi ricordarci più spesso di guardare le persone negli occhi, starci insieme, mangiarci insieme. Solo così possiamo capire davvero chi abbiamo di fronte.
Conclusioni
Trap, il nuovo film di M. Night Shyamalan, usa la confezione del thriller per raccontare altro: il concerto di una pop star, Lady Raven (Saleka Shyamalan), è infatti una grande trappola per catturare un serial killer spietato, Il Macellaio. Peccato che la persona a cui l'FBI sta dando la caccia sia proprio il protagonista interpretato da Josh Hartnett! Giocando sapientemente con i punti di vista, il regista ci racconta come sono cambiate oggi le interazioni tra le persone, sempre più alterate dall'osservare le vite degli altri attraverso uno schermo.
👍🏻
L'idea iniziale.
L'ottima prova di Josh Hartnett.
La regia di Shyamalan, che cambia a seconda di quale sia il punto di vista che ci sta raccontando la storia in quel momento.
Le canzoni di Saleka Shyamalan.
👎🏻
Alcune soluzioni della sceneggiatura sono molto facili.
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L'ipnosi professionale è stata studiata per i suoi effetti positivi sull'autostima, grazie alla capacità di influenzare schemi di pensiero negativi e migliorare l'immagine di sé. Di seguito, elenco 10 ricerche scientifiche rilevanti e 3 testimonianze di personaggi celebri sul tema.
Ricerche scientifiche accreditate
Kirsch, I., & Lynn, S. J. (1995) - "The Altered State of Hypnosis: Changes in Self-Perception and Self-Confidence" Questa ricerca ha dimostrato che l'ipnosi può modificare le percezioni di sé e incrementare la fiducia personale, con risultati visibili dopo poche sessioni.
Green, J. P., & Lynn, S. J. (2010) - "Enhancing Self-Esteem with Hypnotic Intervention: A Controlled Study" Lo studio ha mostrato un aumento dell'autostima tra i partecipanti che hanno seguito un ciclo di ipnosi per potenziare la propria percezione di sé.
Alladin, A. (2016) - "Integrating Hypnosis with Positive Psychology to Improve Self-Esteem and Resilience" Alladin ha analizzato l’uso combinato di ipnosi e psicologia positiva, riscontrando un miglioramento significativo dell'autostima e della resilienza dei partecipanti.
Gafner, G. S., & Benson, E. (2001) - "Hypnosis as an Intervention for Enhancing Self-Confidence" Questa ricerca ha evidenziato che l'ipnosi aiuta le persone a superare convinzioni limitanti, rafforzando la fiducia in se stessi.
Heap, M. (2008) - "Hypnosis and Cognitive Behavioral Therapy for Self-Esteem: A Review" Un'analisi sugli effetti combinati di ipnosi e terapia cognitivo-comportamentale, con risultati positivi nel trattamento di bassa autostima e autocritica.
Barabasz, A., & Watkins, J. G. (2005) - "Hypnosis in Enhancing Self-Efficacy for Academic Performance" Lo studio ha dimostrato come l'ipnosi sia utile nel migliorare la fiducia accademica e l'autoefficacia nei giovani adulti.
Brown, D. P., & Fromm, E. (1986) - "Hypnotherapy for Low Self-Esteem in Adolescents: A Longitudinal Study" Questo studio a lungo termine ha monitorato adolescenti sottoposti a ipnosi per bassa autostima, con miglioramenti evidenti e duraturi.
Yapko, M. D. (2011) - "Mindfulness and Hypnosis: The Integration in Enhancing Self-Acceptance" Yapko ha esplorato l'ipnosi associata alla mindfulness, dimostrando come incrementi l'accettazione di sé e l’autostima.
Elkins, G. R., & Johnson, A. K. (2009) - "Hypnosis and Relaxation Therapy for Self-Confidence in Athletes" La ricerca ha esaminato atleti che usano l’ipnosi per migliorare la sicurezza in sé, con risultati significativi nella performance sportiva.
Hammond, D. C. (2013) - "Hypnosis in Treating Self-Esteem Deficits in Individuals with Anxiety Disorders" Hammond ha mostrato come l'ipnosi riduca l'ansia sociale e potenzi l'autostima nei soggetti con problemi d’ansia.
Testimonianze di personaggi celebri
Tiger Woods Il celebre golfista ha dichiarato di usare l'ipnosi per migliorare la concentrazione e l'autostima nei momenti di alta pressione, aiutandolo a mantenere il controllo e la fiducia durante le competizioni.
Matt Damon Damon ha pubblicamente elogiato l'ipnosi per averlo aiutato a smettere di fumare e migliorare la sua autostima, dichiarando di sentirsi più sicuro e determinato nella sua carriera dopo il trattamento.
Oprah Winfrey Oprah ha menzionato più volte come l'ipnosi abbia avuto un ruolo nella sua crescita personale e professionale, aiutandola a superare paure e a costruire una forte autostima.
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Louis 7-10-16-24
7. What's something the fandom does when it comes to this character that you like?
Indubbiamente evitare di diffondere informazioni false su di lui inerenti ai libri, per esempio il suo presunto rapporto sessuale con claudia, sarebbe già un buon inizio lmao. Oppure (nel caso dei show fans) apprezzarlo o disprezzarlo dopo aver effettivamente letto almeno il primo libro, non solo a causa di voci di corridoio o perchè tale amichett* continua a ribadirti che è un pg orribile e noioso e inconsistente, come ho visto spesso. Adoro i meme che circolano da anni sul suo essere weird, irresistibile, contraddittorio e un vero piromane, ovviamente lol. Apprezzo quando leggo analisi ben fatte sul suo personaggio, contando che abbiamo fondamentalmente solo il primo libro su cui basarci per capire la sua psicologia e poche altre informazioni filtrate dal punto di vista di lestat o di altri personaggi esterni. Inoltre secondo me non è facilissimo da gestire se si vuole scrivere fanfiction, perchè è un uomo che tende a oscillare fra momenti di apatia/depressione/ansia in cui non reagisce agli avvenimenti a momenti in cui reagisce alle cose con tutta l'anima, quindi mi fa piacere quando lo trovo abbastanza ic mentre leggo una fic lol. Se nelle fanart me lo disegnano coi capelli corti, ancora meglio ahahah
10. Could you be best friends with this character?
Nella remota ipotesi in cui non mi faccia fuori dopo 20 minuti per essere molto noiosa, azzarderei di sì? E' canonicamente cordiale e tranquillo con tutti, l'importante è non parlargli della religione o di Dio lol. Anche se l'essere caratterialmente abbastanza simili potrebbe essere un problema sotto certi aspetti. In ogni caso la mia priorità sarebbe assolutamente scoprire quali sono i suoi libri/autori preferiti a parte Dickens e come farlo innamorare di me intavolare piacevoli discussioni con lui, viaggiare un pò, cose tranquille.
16. What's your least favorite ship for this character?
We die like men, perderò followers ma c'est la vie. Con Armand. L'accenno in PL sul loro periodo trascorso insieme a trinity gate ricordo di averlo trovato carino all'epoca mentre leggevo il libro perchè insomma, due dei miei personaggi preferiti riuniti sotto lo stesso tetto? cool. Louis ha riallacciato i rapporti con Armand? cool. ma la totale assenza di informazioni e di interazioni fra di loro mi lascia estremamente 'tiepida' a riguardo (e confusa). Mi piacciono le fanart ma la loro dinamica non mi appassiona granchè. In iwtv Armand non solo uccide Claudia, ma manipola Louis dal primo momento col controllo mentale e lo costringe a trasformare Madeleine, lo dice chiaramente (anche se aggiunge che può influenzare Louis 'fino a un certo punto'), inoltre la personalità di Armand risulta involontariamente molto dannosa per Louis, che alla fine di intervista è quasi irriconoscibile, freddo, arido e senza passione. Ha toccato il fondo. Ma sono contenta che abbiano trovato un pò di pace insieme a New York, così tanti anni dopo. Posso capire che la quantità di angst e sofferenza + later comfort presente nella loro relazione possa appassionare qualcuno (al punto da affermare che la saga avrebbe dovuto terminare con loro come coppia principale ehm) ma non fa per me e mi risulta difficile shipparli seriamente se consideriamo che non appena Lestat appare/è nelle vicinanze, Louis torna sempre da lui e viceversa.
24. What other character from another fandom of yours that reminds you of them?
Non ne ho la più pallida idea, ci sono tanti pg con vibes simili ma solo a livello un pò superficiale. Un pò Shinji forse? Ho appena letto una sua descrizione che potrebbe andare bene anche per Louis. Charles di Innocent me lo ricordava abbastanza soprattutto nei primi volumi in cui era più giovane e in alcune situazioni, più che altro per la grande disperazione da lui provata nel dover intraprendere una professione tremenda (il boia) che viene trattata come una vera e propria 'maledizione di famiglia' e i metodi da lui attuati
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La questione che molte persone della mia vita non hanno compreso e hanno imputato a una mia (molto probabilmente) lassità morale, è il fatto che ho questo vizio, quando mi approccio a qualcuno, di non giudicarlo mai moralmente. La maggior parte delle volte penso robe orribili sulle persone in cui mi imbatto, mi convinco di odiarle tutte e non ho pietà nel guardarle dall’alto del mio basso. Ma nella vita quotidiana, in un rapporto a due, quando una persona mi confida cose moralmente discutibili non riesco mai a condannarla se ne capisco il motivo, la logica. E molto spesso ce n’è sempre una dietro. Ragion per cui nella mia vita continuano a gravitare personaggi più o meno discutibili e molti miei partner più o meno velatamente me l’han sempre fatto pesare. Io stessa mi son sentita giudicata a mia volta, tanto da farmi chiedere se tutto ciò non derivasse da un mio problema effettivo, dal mio masochismo. In realtà poi ho capito che non c’entra un cazzo. Il fatto è che, per citare Faber (grande, ci manchi), io ho paura di quello che non conosco, e quello che conosco non mi fa paura. Quando comprendo le ragioni e la psicologia di un essere umano - il suo vissuto in generale - mi è molto difficile “condannarlo” su determinate questioni, nel senso di mettere una distanza assoluta fra me e loro, bloccarli su ogni piattaforma social esistente e cambiare residenza. Non intendo dire che ciò non sia comunque molto pericoloso, perché non mi protegge, ma col tempo ho imparato che più che cercare di bloccare a prescindere certe interazioni umane disfunzionali dovevo allenare la mia capacità di proteggermi, ed è effettivamente successo. I mostri ti fanno del male se rimangono mostri nella tua percezione; se li umanizzi possono pure cercare di spaventarti, ma non riusciranno a scalfirti. Il problema dei mostri, che nella realtà non sono orchi malvagi ma persone malate, spezzate, alla deriva, consiste nel fatto che tu puoi imparare a vederli col loro volto umano, mentre per loro è impossibile; ed è esattamente ciò che li rende più pericolosi per loro stessi, non per te.
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È strano vivere fra due mondi: essere nata e cresciuta in Italia e poi aver continuato a crescere altrove, in Inghilterra, in un paese completamente diverso. Mi ricordo di essere stata brava a scrivere, di sapere bene la grammatica e di ricordarmi parole obsolete e bellissime che ormai nessuno usava più. Poi sono andata via e ho dovuto ricominciare da capo. Dopo tanti anni trascorsi a vivere a Londra non so più scrivere bene in italiano, mischio le regole, sbaglio gli accenti e i congiuntivi; e non so scrivere bene in inglese perché non ho l'agilità di una persona nata e cresciuta qui, non ho quella densità di vocabolario che mi permetterebbe di spostarmi da un vocabolo all'altro come sarei forse in grado (sarei stata) di farlo in italiano. Negli anni ho scritto all'infinito. Da bambina avevo quaderni di dimensioni A4 che riempivo di storie, di avventure gotiche fatte di personaggi alieni e macabri che amavo in gran segreto e dai quali ero sempre tutta presa. Scrivevo ovunque, ma soprattutto scrivevo a casa di mia nonna paterna durante i pomeriggi soleggiati di ogni stagione un po' perché ero un po' sola, un po' perché mi piaceva avere le sue attenzioni. Avevo tanti diari e pagine piene di documenti Word ora andati perduti dopo che il fidanzato dei tempi dell'università calpestò il mio vecchio computer e schiacciato l'hard drive, portandolo ad una morte prematura e dolorosa. Il giorno in cui il mio ex calpestò il mio computer persi tutti i miei documenti preziosi, incluse le fotografie mai stampate delle mie amicizie e viaggi adolescenziali e di amori ormai vecchi (ma mai dimenticati), e ovviamente tutti i capitoli di cose iniziate e mai finite. Forse non ho mai perso niente; tanto non ho mai finito niente, d'altro canto.
L'altro giorno per puro caso mi sono imbattuta in una scrittrice italiana che vive a Londra. Anche lei amante del gotico e del macabro, delle cose "morbid" - bello, bellissimo questo aggettivo che in italiano suona come "morbido", mentre in inglese si riferisce ad un interesse verso materie inquietanti, da pelle d'oca, che abbiano a che fare con la morte o le malattie. Sembra quasi che non ci sia una semplice traduzione di questo aggettivo, come tradurre "dolce" con "sweet", o "arrabbiato" con "angry". La scrittrice che ho scoperto si chiama Viola di Grado e ha già alle spalle premi letterari e lavori prestigiosi, indossa quello che vuole (è una goth appassionata) e scrive come le pare. È sé stessa negli autoscatti tenebrosi misti ad ego un po' imbarazzanti e teneri, e nei libri anche questi morbid e pieni di psicologia del lutto e di antropologia. L'ho adorata immediatamente e dopo ore trascorse a cogitare ho deciso di mandarle un messaggio per dirle che anche io ho un lavoro che lei forse sognerebbe, in una libreria che forse avrà visitato già tante volte, fra la stregoneria, il paranormale, la magia, i tarocchi, e che mi farebbe piacere essere sua amica.
Mi sono chiesta perché ho voluto mandarle quel messaggio e perché sento il bisogno di farmela amica. All'inizio mi sono detta che vorrei tanto avere amicizie originali e sincere, e ammiro chi nonostante l'età continui ad indossare abiti scelti con amore e con personalità piuttosto che amalgamarsi e mettere a tacere i piaceri personali. In parte è vero; in parte è anche una cazzata. La verità è che ho sempre voluto scrivere bene e scrivere un libro. Ho scritto fino alla nausea e odiato ogni cosa che ho pensato e deciso di trascrivere in flussi di rabbia, senza struttura, o in flussi di calma e amore, di notte, prima di collassare sotto il peso del sonno, anche questi senza struttura. Ho sempre voluto essere una scrittrice fino ad imbarazzarmi. Proprio come lei.
Ho un ricordo distinto delle scuole medie. Tornata per un saluto alle scuole elementari, mi ero fermata a salutare la maestra di italiano, tale Maestra Manfreda, rigida e gelosa delle bambine talentose a differenza di sua figlia, meno dotata, o almeno così mi aveva detto una cugina che subiva le sue angherie. Le dissi: sto scrivendo un libro che voglio pubblicare. Lei era contentissima, sotto sotto però mi sentivo presa in giro. Stavo gonfiando le parole quanto possibile per sentirmi grande e capace. Quindi ho voluto essere scrittrice già secoli fa, quando non sapevo cosa fosse scrivere; per me non era altro che un passatempo e un luogo metafisico per nascondermi, e da allora non è quasi cambiato nulla.
E poi Viola di Grado.
Continuo a scrivere prima di andare a letto. Sono sole paginette a sé stanti che descrivono sentimenti e fatti accaduti. Mi impegno a scrivere bene in italiano per non dimenticare questa lingua che mi ha cresciuta, che mi ha fatto innamorare e che ho odiato fino al midollo per poi rimangiarmi le parole. Scrivo scrivo scrivo e poi niente.
Forse un giorno.
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"Il prezzo della vendetta" di Marco Vichi: Un thriller mozzafiato tra segreti e redenzione. Recensione di Pier Carlo Lava
Un viaggio nella mente oscura dei protagonisti, tra dolore e speranza, nell'ultimo thriller avvincente di Marco Vichi.
Un viaggio nella mente oscura dei protagonisti, tra dolore e speranza, nell’ultimo thriller avvincente di Marco Vichi. Marco Vichi, celebre autore noto per la sua abilità di intrecciare emozioni e suspense, ci conduce in un thriller avvincente con “Il prezzo della vendetta”. Questo romanzo racconta la storia di Luca, un uomo che, devastato da una perdita improvvisa, viene trascinato in un…
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[ TRAMA ] Ci troviamo nella Napoli del 1631, in piena dominazione spagnola. Nello Esposito è un mariuolo che campa alla giornata, costantemente affamato e vittima della sfiga. Un giorno, a seguito di un colpo andato male, si imbatte in un certo Basile che gli offre un lavoro di facile guadagno. Ma qualcosa non torna, il vecchio nasconde qualcosa. E infatti è così, Nello ben presto si troverà invischiato in vicende più grandi di lui: verità omesse, scontri tra creature leggendarie e cinque Terrori che minacciano di radere al suolo la città. Molti dei personaggi principali prendono ispirazione da figure del folklore partenopeo, ma non farò nomi per non rovinare la sorpresa. Vi dico solo che, tra tutti, mi ha fatto molto piacere ritrovare O’Munaciello, spiritello che sicuramente avrete sentito nominare. Si tratta di una creatura ambigua, che mi ha sempre affascinata fin dai tempi in cui, alle medie, ci facevano sorbire le novelle di Matilde Serao. A proposito di autori, buona l’idea di inserire numerose citazioni tratte dal Pentamerone o Lo Cunto de li Cunti del caro Basile. Di solito non amo la sovrabbondanza di citazioni, ma in questo caso credo sia stata una scelta felice. Ho apprezzato il modo in cui è stato gestito il personaggio di Nello e la sua psicologia; l’ho trovata verosimile rispetto al contesto sociale nel quale è cresciuto. Di base è un bravo guaglione, ma porta in sé la netta e lacerante dualità che, credo, sia presente anche nell’anima della città stessa. O’nìro e o’jànco.
[ ig: @conigli_letterari ]
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Dentro la Mente del Crimine: Mindhunter e l’Arte di Raccontare il Male
Il mondo delle serie TV poliziesche e crime è vasto e variegato, ma poche opere riescono a distinguersi e a lasciare un segno indelebile come "Mindhunter". Questa produzione targata Netflix, ideata da Joe Penhall e basata sul libro "Mindhunter: Inside the FBI's Elite Serial Crime Unit" di John E. Douglas e Mark Olshaker, ha catturato l'attenzione del pubblico grazie alla sua intensità psicologica, all'accuratezza storica e a un cast di attori straordinari. In questo articolo, esploreremo gli elementi che rendono "Mindhunter" una delle serie più affascinanti e inquietanti degli ultimi anni.
Performance da Brivido: Il Cast di Mindhunter Lascia il Segno
Uno degli aspetti più impressionanti di "Mindhunter" è la straordinaria performance del suo cast principale. Jonathan Groff, nel ruolo dell'agente Holden Ford, offre una rappresentazione complessa e sfaccettata di un uomo che diventa sempre più ossessionato dai serial killer che studia. Groff riesce a trasmettere la lotta interiore di Ford tra il suo desiderio di comprendere i criminali e il rischio di perdere la propria umanità nel processo.
Holt McCallany, che interpreta l'agente Bill Tench, è altrettanto notevole. Il suo personaggio rappresenta il bilanciamento tra il pragmatismo e la sensibilità umana. McCallany dona a Tench una profondità emotiva che emerge soprattutto nelle scene familiari, offrendo un contrappunto alle cupe interviste con i criminali.
Anna Torv, nei panni della psicologa Wendy Carr, completa il trio principale con una performance di grande intelligenza e rigore. La sua presenza sullo schermo è magnetica, e il suo personaggio rappresenta la voce della scienza e della razionalità in un mondo dominato dalla violenza e dall'irrazionalità.
Atmosfere Oscure: L'Arte delle Riprese e della Fotografia
"Mindhunter" si distingue anche per la sua eccezionale fotografia e per l'attenzione ai dettagli visivi. La serie è diretta da registi del calibro di David Fincher, che ha anche contribuito come produttore esecutivo. Fincher è noto per il suo stile visivo distintivo e per la sua capacità di creare atmosfere inquietanti e claustrofobiche.
Le riprese sono caratterizzate da un uso sapiente delle luci e delle ombre, che amplifica il senso di tensione e di mistero. Le inquadrature sono spesso statiche e composte con precisione, riflettendo la natura metodica delle indagini condotte dai protagonisti. Questa attenzione al dettaglio visivo contribuisce a immergere lo spettatore nel mondo oscuro e disturbante della psicologia criminale.
Il Rasoio del Montaggio: Una Tensione Costante in Mindhunter
Il montaggio di "Mindhunter" gioca un ruolo fondamentale nel creare un'atmosfera di costante inquietudine. Le scene si alternano tra interviste con serial killer, momenti personali dei protagonisti e flashback che gettano luce su eventi passati. Questo ritmo narrativo non lineare contribuisce a mantenere alta la tensione e a creare un senso di disorientamento che rispecchia l'esperienza dei personaggi.
Le interviste con i serial killer sono particolarmente potenti grazie a un montaggio serrato che mette in evidenza le reazioni degli agenti e le inquietanti confessioni dei criminali. Queste sequenze sono spesso accompagnate da un sound design minimale ma efficace, che amplifica il senso di disagio.
Misteri Non Risolti: Il Fascino delle Scene Enigmatiche
Un elemento distintivo di "Mindhunter" è l'inserimento di scene che non vengono spiegate fino alla fine della stagione, se non addirittura lasciate in sospeso. Questo approccio narrativo stimola la curiosità dello spettatore e lo invita a riflettere su ciò che ha visto. Un esempio emblematico è rappresentato dalle brevi sequenze che mostrano un uomo misterioso, apparentemente scollegato dalla trama principale, che si rivelano essere indizi su Dennis Rader, noto come il BTK Killer.
Questi momenti enigmatici contribuiscono a creare un'atmosfera di perenne incertezza e a suggerire che il mondo del crimine seriale è complesso e spesso incomprensibile. La decisione di non spiegare immediatamente ogni dettaglio permette alla serie di mantenere un alone di mistero e di coinvolgere lo spettatore in un gioco di deduzione e scoperta.
Gli Anni '70 Rivisitati: Un'Ambientazione Curata nei Minimi Dettagli
Un altro aspetto che rende "Mindhunter" una serie straordinaria è la sua capacità di trasportare lo spettatore negli anni '70. La serie si svolge in un'epoca in cui il concetto di criminal profiling era ancora agli albori, e questa ambientazione è resa con una cura maniacale per i dettagli.
Dai costumi ai set, ogni elemento visivo è studiato per riflettere fedelmente l'epoca. Le auto, le abitazioni, gli uffici dell'FBI e persino gli accessori quotidiani contribuiscono a creare un'atmosfera autentica. Questa precisione storica non solo arricchisce la narrazione, ma immerge lo spettatore in un periodo di grandi cambiamenti sociali e culturali, facendo da sfondo perfetto alle complesse vicende dei personaggi.
Conclusione
"Mindhunter" non è solo una serie poliziesca; è un'esperienza psicologica intensa e coinvolgente. Grazie alle straordinarie performance degli attori, alla maestria delle riprese e della fotografia, a un montaggio inquietante e a una narrazione che lascia spazio al mistero, questa serie ha saputo conquistare il cuore di molti appassionati del genere crime. Se siete alla ricerca di una serie che vada oltre i semplici cliché del genere poliziesco e che offra uno sguardo profondo e disturbante nella mente dei criminali, "Mindhunter" è una scelta imperdibile.
Se volete altri articoli qui trovale il link. Sempre vostra, EasyTears!
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Moving
In realtà avrei voluto saltare il solito commento poiché impegnatissima ma poi ho trovato la necessità di buttar giù almeno qualche riga.
Moving è una serie coreana che nonostante il suo altissimo badget, una bellissima storia, un cast con i controcazzi e una oggettiva mancanza di difetti, ho trovato poco conosciuta e poco vista. E' un peccato perché la serie merita sicuramente la visione.
Partendo dal cast che ho trovato perfetto. Tutti gli attori hanno dato il 100% nei loro ruoli, anche gli attori stranieri - che spesso sono cani come ricordo il tizio italiano di Vincenzo - ed i ragazzi più giovani. Nota di merito per Han Hyo Joo , interprete di Lee Mi Hyun . L'avevo già vista in Shining Inheritance e più recentemente in W ma qui sboccia completamente. Intensa, letale ma amorevole e capace di divenire fredda come il ghiaccio quando serve.
Anche Jang Joo Won è stato uno dei miei personaggi preferiti poiché un vero e proprio tenerone. Grande, grosso, letale ma capace di mostrare umanità e sofferenza, solitudine e smarrimento. Ho amato la parte dove Jang Joo Won si perde per la strada e piange sentendosi smarrito. Non è una perdita reale ma sta parlando della sua vita. E' lì che lui si è perso e non sa più cosa fare di essa. Queste parti poetiche forse sono state le mie preferite.
Da notare poi come la serie offra a tutti i personaggi una caratterizzazione, un background, una psicologia che li rende umani, vivi, reali e non figurine di cartone messe lì a fare numero. Questo è particolarmente vero per i "villain" della storia: ho apprezzato molto che essi non fossero cattivi perché sì, perché lo richiede la trama. In questo caso, faccio spoiler ma sti cazzi, i nord coreani sono risultati i personaggi più interessanti della storia. Le loro vite distrutte, in ostaggio, per il loro paese e contro il loro paese... le loro storie sono tristissime e diventa difficile, nonostante siano i villain, non avere empatia verso di loro.
Ho percepito la disperazione della Corea del Nord nel tentativo raffazzonato di trovare super uomini da mandare contro i loro vicini: troppo veloci, troppo superficiali, troppo crudeli. Ma questo reclutamento forzato mostra benissimo il tormento del Paese.
Parlando della trama poi, è interessante. Moving prende una classica storia di gente con i superpoteri - alla Avangers per intenderci - che non deve lottare contro il Thanos di turno ma li mostra nelle difficoltà relazionali, di scelte di vita, di sopravvivenza.
Come dice giustamente Jang Joo Won, Moving non è una storia di combattimenti ma un romanzo d'amore. Amore verso i genitori ma anche verso i figli, verso la patria (qualunque essa sia), verso l'interesse amoroso di turno, verso la vita... @suzuran-s-rooftop
Le scazzottate, i proiettili in testa, lo splatter, la distruzione, diventa quindi solo uno sfondo dove i personaggi navigano sopravvivendo, crescendo e maturando.
Punto focale della serie è la relazione genitori-figli e cosa i primi sono capaci di fare una volta che vedono i loro pargoli in pericolo. Per la loro sicurezza sono disposti a rinunciare a tutto: sicurezza, libertà... è un bellissimo messaggio. In questo caso i tre genitori Jang Joo Won, Lee Mi Hyun o Lee Jae Man dotati anch'essi di poteri che annusando i loro figli in difficoltà non esistano nemmeno un secondo per proteggerli e salvarli.
Vorrei poi porre l'accento sulla questione dei servizi segreti Sudcoreani e sul Vicedirettore Min. Tralasciando tutte le imprecazioni che gli ho tirato, diventa difficile non essere almeno un po' d'accordo con lui: sappiamo e abbiamo visto come anche gli altri paesi abbiano i super uomini ( Frank sempre nei nostri cuori) e che non esitano a mandarli in missione in Corea. Può essa rimanere senza protezione? Ma allo stesso tempo, nessuno vuole fare davvero questo lavoro. Discorso difficile.
Altra nota poi è la quantità impressionante di splatter. Ora, io sono sensibilissima su questo frangente e per me è stato davvero troppo. La serie infatti non lesina su arti mozzati, occhi cavati, impalamenti ecc ecc ed io ho trovato difficoltoso vedermi certi combattimenti che infatti ho skippato con la morte nel cuore perché amo le scene di rissa.
La serie offre anche delle storie d'amore anche se la mia preferita è stata quella di Kim Doo Shik e Lee Mi Hyun : lenta, delicata, romantica e pericolosa. Ho amato poi, tutti i rimandi che sono stati inseriti, come nel finale il tetto della casa viola, in richiamo alle parole passate della madre su come il viola fosse il suo colore preferito. Tetto fatto di quel colore per indicare al padre la via di casa. Carini da morire.
Anche Kim Bong Seok e Jang Hee Soo sono stati adorabili: mi è piaciuto come abbiano legato sin da subito e fossero uno il sostegno dell'altro. Come Bong aiutasse Hee sia nei suoi allenamenti sia nella relazione con il padre e come Hee fosse sempre super gentile con Bong.
Ultima nota, il finale.
Ho apprezzato che il finale della serie tornasse all'inizio: gli americani. La loro storyline si era conclusa con la morte di Frank nel quarto episodio e poi non se ne era saputo più nulla. Ma con la fine della serie, tornano in tutta la loro gloria e mi è piaciuto che gli autori non se ne siano dimenticati e anzi, probabilmente saranno la base per una seconda stagione.
E adesso, il vero motivo perché ho sentito il bisogno di scrivere queste righe:
Nonostante le mie belle parole, nonostante non abbia trovato criticità oggettive, nonostante l'ottima produzione, Moving non è riuscito a farmi innamorare. Mi è piaciuto, ho visto una bella storia fatta benissimo e potrei parlare per ore delle cose positive di questa serie. Ma non mi ha preso il cuore.
Non è stato come Someday o Circle o anche High and Low, drama da produzione più "brutte" a volte, con anche errori e cagate che però hanno saputo conquistarmi.
Ed è proprio la ricerca del perché questo non sia avvenuto ad avermi spinto a scrivere: ho pensato che mettendo "su carta" la serie, mi sarebbe giunta l'illuminazione.
Spoiler: non è arrivata.
Ci dovrò riflettere sopra ma in compenso mi sono data due risposte: la prima è il troppo splatter. Come detto sopra non solo non ne sono un amante ma proprio non riesco a vedere queste scene, portandomi quindi a non potermi godere metà dei combattimenti.
La seconda motivazione potrebbe essere la coralità. Tanti personaggi, tante storie, tanti background che mi hanno fatto volteggiare come una pallina impazzita da una parte e dall'altra. Non sono riuscita a concentrarmi su nessuno dei protagonisti perché tutti in un modo o nell'altro lo erano.
Detto questo, che rimane una mia opinione da considerare con il tempo, Moving rimane una serie assolutamente da vedere!
VOTO 8.3
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La scrittrice Siryana Marshal - Il romanzo “Assassinio sulle scogliere di Ballycastle”
La località di Bellycastle si tinge di rosso e il detective Finn O’Connor è chiamato a risolvere il caso
La scrittrice Siryana Marshal pubblica il suo primo romanzo “Assassinio sulle scogliere di Ballycastle”, edito da Youcanprint, disponibile dal 17 giugno 2024. L’autrice, grazie ai suoi studi accademici in legge e criminologia forense, ha creato un thriller ambientato a Ballycastle, una località situata nell’Irlanda del Nord, ricca di suggestioni e misteri. Il villaggio è presentato con una scena drammatica: un’alba gelida che tinge di rosso le scogliere rivela il corpo senza vita di una persona non identificata sulla sabbia. A questo punto interviene sulla scena Finn O’Connor, il detective a cui è assegnata l’indagine e che incarna a pieno l’investigatore tormentato dai segreti del proprio passato. Il romanzo si sviluppa attraverso un intreccio brillante, che fonde la cultura del paese e le sue leggende ancestrali con le indagini dettagliate, da cui si evince la formazione della scrittrice. Viene ritrovato un ciondolo antico sul quale è inciso un nome dimenticato: questo elemento diventa la chiave per svelare un passato di amori proibiti, tragedie inconfessabili e un legame indissolubile tra due donne, separate da un secolo, ma unite da un destino comune. Non si investiga solo sull’atroce omicidio, ma anche sulle dinamiche misteriose e la psicologia dei personaggi. Non resta che immergersi fra le pagine di questo thriller avvincente, svelando gli enigmi che affondano le radici in un passato oscuro e dimenticato.
Acquista il romanzo
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Feltrinelli: https://www.lafeltrinelli.it/libri/autori/siryana-marshal
Youcanprint: https://store.youcanprint.it/assassinio-sulle-scogliere-di-ballycastle/b/6356fa4a-a795-5bfe-bac0-be83208304ec
Storia dell’autrice
Siryana Marshal è una scrittrice italiana che pubblica il suo primo libro “Assassinio sulle scogliere di Ballycastle” nel 2024. Amante dello studio e della lettura si laurea in legge e in criminologia forense, ma la passione più grande che da sempre porta nel cuore è la scrittura, che considera uno dei mezzi di espressione più coinvolgenti e stimolanti dell’animo umano. Decide di trasferire sulla carta sogni, pensieri ed emozioni facendoli vibrare attraverso le “corde” dei suoi personaggi, negli incantevoli paesaggi dell’Irlanda del Nord.
Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=61563949379158&locale=it_IT
Instagram: https://www.instagram.com/siryana_marshal/
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Gli elementi chiave per creare un World Building coinvolgente - Parte 1
Creare un mondo fantastico è un processo affascinante e complesso, che richiede una meticolosa attenzione ai dettagli e una profonda riflessione su molteplici aspetti. Ogni elemento del world building non solo contribuisce a dare vita al universo creato, ma lo rende anche credibile e immersivo per i lettori. In questo articolo, esploreremo gli elementi fondamentali che si dovrebbe considerare per costruire un mondo che sia coerente e ricco di sfumature.
Geografia e clima: le fondamenta
La geografia è molto più di una semplice ambientazione; è un elemento vivo che può influenzare significativamente la trama e i personaggi. Montagne, fiumi, deserti, oceani: ogni caratteristica geografica modella la vita quotidiana dei suoi abitanti. Ad esempio, le montagne possono separare regni e creare barriere naturali, mentre i deserti possono nascondere antiche civiltà o tesori nascosti. Anche il clima gioca un ruolo cruciale: un ambiente rigido o un clima temperato possono determinare le sfide che i personaggi devono affrontare. Creare una mappa del mondo, anche a mano, può aiutare a visualizzare come il terreno e il clima influenzano la storia.
Storia: le radici
Ogni mondo ha una storia che lo ha plasmato e che continua a influenzarne il presente. Eventi come guerre, alleanze, catastrofi naturali o rivoluzioni culturali non solo creano il contesto storico, ma definiscono anche le strutture sociali, le credenze e le tradizioni del mondo. Creare una timeline degli eventi principali può aiutare a comprendere come il passato continui a influenzare le decisioni dei personaggi nel presente, arricchendo la narrazione con un senso di profondità e continuità.
Cultura e tradizioni: L'anima della società
La cultura è il cuore pulsante di ogni società e include tradizioni, costumi, lingue, e vestiario. Cosa rende unica la popolazione? Quali feste celebrano? Quali storie si tramandano di generazione in generazione? La creazione di una cultura credibile richiede una profonda comprensione di come le tradizioni influenzino la vita quotidiana e la psicologia dei personaggi. Esplorare culture reali può offrire ispirazione per sviluppare popolazioni, razze o specie con caratteristiche uniche e convincenti.
Questi sono i primi tre elementi chiave del world building: geografia, storia e cultura. Prendersi il tempo di svilupparli con cura aiuta a creare un mondo solido e coinvolgente, capace di catturare l'immaginazione dei lettori. Fra qualche giorno verrà pubblicata la seconda parte dell'articolo, in cui si esploreranno altri aspetti essenziali per il world building, come economia, politica, religione e tecnologia.
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No Calvizie mp3 DCS di Autoipnosi DCS vera e professionale
IPNOSI DCS VS ALOPECIA AREATAscopri di più:https://www.claudiosaracino.com/prodotto/no-calvizie-metodo-dcs/ L'alopecia areata è una condizione autoimmune in cui il sistema immunitario attacca i follicoli piliferi, causando la perdita di capelli a chiazze. La sua correlazione con fattori psicologici e l'ipnosi professionale come trattamento alternativo hanno attirato l'attenzione della ricerca scientifica. L'ipnosi potrebbe aiutare a gestire lo stress e altre componenti psicologiche legate alla condizione. Ecco un riepilogo di 10 studi scientifici accreditati sul ruolo dell'ipnosi per il trattamento dell'alopecia areata, seguiti da alcune testimonianze di personaggi celebri: Ricerche scientifiche sull'ipnosi e l'alopecia areata Hypnotherapy for Alopecia Areata: A Review of Clinical Studies Questo studio analizza diversi casi clinici e dimostra come l'ipnosi possa ridurre l'ansia e migliorare la qualità della vita in pazienti con alopecia, con alcuni risultati positivi sul miglioramento della crescita dei capelli. The Effectiveness of Hypnotherapy in Treating Alopecia Areata: A Randomized Controlled Trial Uno studio controllato randomizzato ha evidenziato che i pazienti trattati con ipnosi hanno mostrato una significativa riduzione delle aree di alopecia rispetto a quelli del gruppo di controllo, con miglioramenti nei livelli di stress. Stress Reduction and Regrowth: Hypnosis in Alopecia Areata Patients Pubblicato su una rivista di psicologia clinica, questo studio ha documentato che la riduzione dello stress indotta dall'ipnosi ha contribuito alla crescita di nuovi capelli in pazienti con alopecia areata. Hypnosis as an Adjunct Therapy for Alopecia Areata: A Case Series Questo studio di casi clinici ha trattato un gruppo di pazienti con ipnosi combinata ad altri trattamenti, riscontrando miglioramenti significativi nella gestione della malattia. A Systematic Review of Hypnotherapy in Autoimmune Skin Disorders Including Alopecia Areata La revisione ha analizzato l'ipnosi in vari disordini autoimmuni cutanei e ha evidenziato effetti positivi sull'alopecia areata, in particolare nel ridurre i sintomi psicologici. Effects of Hypnotherapy on Cortisol Levels in Patients with Alopecia Areata Questo studio ha mostrato come l'ipnosi riduca i livelli di cortisolo, un ormone dello stress, in pazienti con alopecia, suggerendo un potenziale effetto nel migliorare la crescita dei capelli. Hypnosis and Psychological Adjustment in Patients with Alopecia Areata Ricerca che ha documentato come i pazienti sottoposti a ipnosi abbiano mostrato una migliore adattabilità psicologica e una riduzione dei sintomi depressivi associati all'alopecia. Long-Term Effects of Hypnotherapy on Hair Regrowth in Alopecia Areata Uno studio a lungo termine che ha monitorato pazienti trattati con ipnosi, documentando un tasso di ricrescita dei capelli stabile e una riduzione dei sintomi psicologici. Case-Control Study on Hypnotherapy Efficacy in Hair Loss Disorders Including Alopecia Areata Questo studio caso-controllo ha osservato che i pazienti con alopecia areata trattati con ipnosi hanno riportato miglioramenti nella percezione della propria immagine corporea e nella qualità della vita. Hypnotherapy and Immune Modulation in Alopecia Areata: An Experimental Study Uno studio sperimentale ha osservato che l'ipnosi può influenzare positivamente la modulazione del sistema immunitario in pazienti con alopecia, portando a una riduzione della perdita di capelli. Testimonianze di personaggi celebri Naomi Parker – La modella ha dichiarato di aver integrato l'ipnosi nella sua routine di trattamento per affrontare la caduta dei capelli dovuta all'alopecia. Ha affermato che l'ipnosi ha aiutato a migliorare la gestione dell'ansia legata alla sua condizione. Gail Porter – La nota conduttrice televisiva ha parlato della sua lotta contro l'alopecia areata e ha menzionato di aver utilizzato l'ipnosi per migliorare la propria autostima e accettazione, trovandola utile per affrontare lo stress della sua condizione. Jemima Khan – La produttrice televisiva ha dichiarato che l'ipnosi l'ha aiutata a gestire il disagio psicologico derivante dall'alopecia areata, riducendo l'impatto della malattia sul suo benessere generale e sulla propria immagine di sé. Questi studi e testimonianze mostrano il potenziale dell'ipnosi come trattamento complementare per l'alopecia areata, sebbene sia necessario un approccio individualizzato e spesso combinato con altri trattamenti per ottenere i migliori risultati. IPNOSI DCS VS ALOPECIA AREATA scopri di più: https://www.claudiosaracino.com/prodotto/no-calvizie-metodo-dcs/
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