#legami affettivi
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pier-carlo-universe · 19 days ago
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"Una cosa per la quale mi odierai" di Erica MouUn viaggio di ricordi e scoperta nel diario di una madre. Recensione di Alessandria today
"Una cosa per la quale mi odierai", pubblicato il 13 settembre 2024 da Erica Mou, è un romanzo toccante e intimo che racconta il percorso di una figlia che esplora il diario della madre scomparsa
“Una cosa per la quale mi odierai”, pubblicato il 13 settembre 2024 da Erica Mou, è un romanzo toccante e intimo che racconta il percorso di una figlia che esplora il diario della madre scomparsa. Il libro, lontano dall’enfasi drammatica, si concentra sulla malattia della madre e sul coraggio della protagonista di rivivere quei momenti, proprio mentre sta per diventare madre a sua volta.…
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diobuonoperche · 2 years ago
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wish my brain would stop teasing me with incredibly mundane and happy dreams that will never come true in any circumstances
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francesca-70 · 6 months ago
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Una forza e una generosità straordinarie sono il dono di ogni madre, e sono la base di quell’amore incondizionato che solo una madre sa offrire e che tutti dovremmo avere la possibilità di assaporare. Un vecchio proverbio napoletano recita: «Chi tene ‘a mamma, nun chiagne» (chi ha la mamma, non piange), ed è vero. Le madri sono scudo pronto a difenderci da ogni dolore, a volte persino esagerando.
La verità è che l’amore può tutto, che un sorriso, uno sguardo sincero, una carezza sono sorsi di eternità, che nel dolore la fiducia nel domani può soltanto diventare più grande.
Una terribile battaglia da combattere “un lungo addio”.. “un addio rubato..un addio mancato.. un addio finto”.
Perché tra di noi, mamma, non può esserci addio.
La mia persona più amata si dissolve lentamente in piccoli pezzi, ed è impossibile andare a ripescare quale sia stata l’ultima conversazione. Struggente ed emozionante, «il segreto della vita».
Tutto ruota intorno ai ricordi e alla memoria, al loro disperdersi e riemergere continuo e imprevedibile, trasportando tutti in una sorta di infinito presente. Una storia di cui non conosco né l’inizio né la fine, ma di cui ho vissuto e vivo intensamente ogni giorno con dolore, paura, rabbia, fatica, solitudine, curiosità, ostinazione. Facile perdersi in questo guazzabuglio di emozioni. Non so dire con precisione quando quel processo abbia avuto inizio. Sono stata incapace di cogliere i primi segnali quotidiani. E mi sono trovata direttamente a decidere quanti scatoloni avrebbero occupato i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza, riempiendoli ad una velocità molto superiore a quella delle mie emozioni, che mi soffocavano la gola. “Questo è il momento più difficile”, mi racconto ma intanto sto tatuando il mio cuore. In maniera indelebile.
Figlia unica di un genitore non autosufficiente, come la definisce la USL.
Il muro che ho dovuto attraversare per trovare il mio binario è fatto di rifiuto, disoriento.
Dovevo combattere con i fantasmi del mio passato, guardare negli occhi una persone che non mi riconosceva piu e specchiarmi nelle sue paure. Una micidiale danza di emozioni contrastanti: l’eterno presente senza ieri e senza domani il passato remoto improvvisamente prende vita catapultandoti in una dimensione surreale e spiazzante. Mi trito il cuore cercando di cogliere un’espressione diversa sul volto, un lampo negli occhi, un gesto, ma lei ė in un'altra dimensione e questo fa male. Come tenere tutto dentro.
Ecco come vedo, assisto e vivo questo lento perdersi. Un lento svanire. Spegnersi poco a poco, spettatore di questa surreale esibizione della vita. Dove il regista è il tempo e la trama è composta dalla memoria, dai ricordi, che a tratti riemergono da quel luogo fuori dallo spazio e dal tempo. Sono sempre lì. Sono sempre loro. Solo nascosti in qualche angolino. Basta aspettare il momento giusto... ed eccoli.
Un viaggio nei legami affettivi più forti, nelle nostre paure e nei nostri bisogni di amare, alla ricerca della felicità anche nelle situazioni apparentemente più avverse.
A 52 anni proprio non me lo aspettavo. Di figli ne avevo già uno, ormai grande, proiettato verso un futuro luminoso insieme alla famiglia che si era creato.
Ed io, invece, ecco che mi ritrovo, inaspettatamente, a dover fare i conti con la dolorosa esperienza di diventare “madre di mia madre", nel suo lento declino fisico e mentale.
Eppure il suo sguardo, di tanto in tanto, torna per un fugace momento (tanto fugace che, a volte mi chiedo se sia veramente successo) a fissarsi su di me, limpido e cosciente. Come se davvero fosse tornata a vederMi...tornata ad essere mia madre. Quella che si preoccupava per me. E si prendeva cura di me, sempre con un sorriso sulle labbra. Non so bene come spiegarmi. C’è da non trovare le parole quando hai a che fare con una persona che se ne sta andando lontano, sempre più, suo malgrado. C’è da augurarselo di non trovarle, mettere in fila i pensieri richiederebbe di voler vedere quello che si ha davanti e io non voglio.
“Mamma, sono io, sono Francesca”. Te lo ricordo, te lo ripeto, non perderlo il mio nome. Non lasciarmi andare. Nei tuoi pensieri troncati, assillanti, confusi non sei persa, perché non si può affogare in una pozzanghera, e non sei rinchiusa finché fai di tutto per stare a galla. Attaccati a me, aggrappati all'amo, salda più che puoi, con le mani e con lo sguardo, che ti tiro verso di me, non smettere di respirare.
Quanto fa male trasformarsi. “Sono io, mamma, sono Francesca”. “Lo so,” mi rispondi. Sei arrabbiata. In te c’è ancora forza...non molli, non cedi, ti ribelli. Mi prenderesti a schiaffi. Ti vedo, seduta sul divano. Ti stringi, ti rimpicciolisci, scompari, eppure io ti trovo sempre. So dove cercarti. So dove trovarmi. Anche se potremmo essere il gioco dei contrari io e te. Tu, che sei tanto diversa da me eppure ti assomiglio. Ho paura..e nello stesso tempo ho Il bisogno di non far vedere agli altri che sto male.
Ho tanti sensi di colpa: sono una mamma, come te. Quanta malinconia c’è, quanto mi ricordo di te..ricordi che si diluiscono. All’inizio mi concentro sul come fare per catturarti e quando ti ho catturata penso a come trattenerti; quando sto per perderti cerco di invogliarti a restare con un nuovo stratagemma; quando ti ho persa iniziano i propositi per fare meglio la volta dopo. Ricomincio, riprovo, non mollo mai. I tentativi si susseguono senza sosta. Non c’è fine, non c’è pausa. Ci pensi anche quando non lo fai. Ci deve essere da qualche parte una linea di confine che, se oltrepassata, è un cambio perenne di stato. E ci pensi mentre fai la spesa o sei in fila dal dottore, mentre parli al telefono con un’amica e perfino mentre ti fai la doccia. Quando sei sotto il getto dell’acqua tiepida piangi per il fallimento: non importa quanto poco ti consoli l’esserci per accudirla. L’acqua si miscela alle lacrime nel gorgo dello scarico e dovrebbe andare giù, lasciarti, non tornare, giusto? No, non va giù. La lacrima stagna, imputridisce. Si deposita. È l’acqua delle pozzanghere. Non conosce colore, non conosce fine. Non riflette tutto il cielo, non è nemmeno una finestra. Non bisogna scoraggiarsi.. ma mi mancano le forze o forse il coraggio. A volte ricordo i tempi piu felici che sono anche i più taglienti.“Eccomi! Ciao, come stai oggi? Hai visto che è arrivata l'estate???....
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Guardami,
"sono Francesca, mamma
Mamma❤”.
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uno-spazio-nell-oblio · 9 months ago
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Non ce la faccio più a sopportare questo mondo frenetico, dove tutto si muove troppo in fretta, come un treno senza sosta.
Non ce la faccio più a osservare le persone intorno a me, piene di rancore e di risentimento, che cambiano i loro legami affettivi come se fossero semplici accessori.
Non ce la faccio più a provare odio, verso me stesso e verso il mondo che mi circonda.
Non ce la faccio più a sopportare la mia tristezza, il mio vedere tutto in bianco e nero, le mie lacrime che vorrebbero liberarsi ma che si bloccano prima di nascere.
Non ce la faccio più a sentirmi solo, anche quando sono circondato da altre persone, mi sento solo anche con me stesso, privo di qualsiasi motivazione, desiderio, passione.
Non ce la faccio più a sopportare la gente falsa, la gente che tratta con indifferenza, con superficialità.
Non ce la faccio più a vivere con me stesso, a guardarmi allo specchio.
Non mi ritengo perfetto, solo una persona fragile in un mondo duro come la pietra, dove solo io posso salvarmi.
Non mi ritengo bravo, ma una persona con tanto amore, ma un amore deformato dall'insicurezza, dall'odio, dal mondo.
Non ce la faccio più, ma piano piano ce la farò (spero).
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falcemartello · 2 years ago
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La biopazzia al potere
Ma che razza di società sta sorgendo? E’ un tam tam quotidiano che colpisce la vita, la morte, la nascita, la famiglia.
C’è una Grande Fabbrica dell’Opinione che marcia a senso unico, in un corso accelerato di demolizione dell’umanità come l’abbiamo finora conosciuta. E impone a tappe forzate la corsa verso un mondo capovolto.
La mamma diventa un ente superfluo, da sopprimere o da  ridurre a utero in affitto per la gioia delle coppie omosessuali che  vogliono comprarsi un figlio.
E i magistrati, smentendo la legge, confermano la piena legittimità dei loro desideri e aggiungono che non c’è bisogno di geni per chiamarsi genitori.
Ma la parola genitori, guarda un po’, deriva proprio dalla parola geni.
Si può accettare la dizione “genitori adottivi” perché padre e una madre suppliscono ai  genitori biologici ma due uomini dello stesso sesso che per un loro  desiderio decidono di farsi il loro figlio non sono genitori in alcun senso. Al più sono tutori.
La madre non è un accessorio sostituibile.
L’abolizione della mamma segue a ruota la soppressione del papà, ente  inutile in una società senza padre.
La società parricida e matricida è una società senza figli, salvo quelli nati in provetta.
Si deplora la politica che non segue subito  l’onda emotiva e non legifera in materia come ordina l’Onda, coi suoi artefici e i suoi magistrati.
E invece passa  inosservato il silenzio  assordante e imbarazzante, di Papa Bergoglio che di fronte allo stravolgimento della vita e della famiglia, dagli uteri in affitto ai suicidi assistiti, parla d’altro, fa finta di niente��� Una generazione  sta demolendo in poco tempo l’esperienza  di tante generazioni che l’hanno preceduta, con una presunzione assoluta.
Cosa c’è alle origini di questa follia?
C’è la  perdita dei confini, del senso della misura, della natura e del limite.
Sono io, solo io, a decidere quando morire e come; sono io a decidere, senza il concorso di una donna, di avere un figlio, affittando un utero o facendo shopping oltreoceano.
Sono io a decidere se interrompere o meno  una gravidanza non desiderata, anche se va di mezzo la vita di una persona.
La libertà e la modernità si riducono a non porre limiti ai  miei desideri. Non conta nulla il resto, gli altri, i legami affettivi, la paternità, la maternità, la responsabilità di essere al mondo e di mettere al mondo.
Non conta altro che la mia volontà. Questa è la follia  del nostro tempo, il potere smisurato dei propri desideri che viene presentato come Diritto, Libertà e Autonomia.
E chi si oppone viene  accusato di vivere nel medioevo.
Dimenticando che anche noi, nati in famiglie da padri e madri, siamo nati e cresciuti in quel medioevo.
Se difendere la maternità, la paternità, la famiglia e la vita sono segni  di medioevo, allora cos’è la modernità, il trionfo del disumano, la perdita del limite, la dittatura dell’Ego, l’abolizione della natura? No, signori, questo non è il futuro, questa è la fine della civiltà e la fuoruscita dall’umanità nel nome di un transumano geneticamente  modificato, dove l’identità è sostituita dal desiderio, l’umano dal  mutante e il noi siamo dall’Io voglio.
Non confondete la fine con un inizio.
Marcello Veneziani - 28 Marzo 2023
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isteric4 · 1 year ago
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figlia + brava del mondo 🥰🥰🥰🥰 (ho una relazione pessima con mia madre eppure cerco disperatamente la sua approvazione nonostante sia la causa di tutti i miei traumi e un giorno si e l’ altro pure ci voglia tagliare i ponti perché nulla sarà mai abbastanza per lei nemmeno il mio affetto nulla conta perché per quanto ci provi sarò sempre un gradino sotto di lei e le sue aspettative e questo ha creato in me un senso di inadeguatezza e di vuoto che mi porto dietro da tutta la vita e mi spinge a non avere legami affettivi con nessuno e non mostrarmi fragile)
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pensierispettinati · 2 years ago
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Alejandra, ti hanno chiesto «come ti tratta la vita». Tu hai detto: «Non la conosco».
(Alejandra Pizarnik, Il ponte sognato)
[Nel 1954 Alejandra Pizarnik ha diciotto anni e ancora non sa che diventerà una delle più grandi poetesse argentine. Nei suoi diari annota i suoi pensieri e i suoi legami affettivi e amorosi, si interroga sull’amicizia, sul desiderio, sulla ricerca contraddittoria di intensità e quiete]
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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I giovani, anche se non sempre ne sono consci, stanno male. E non per le solite crisi esistenziali che caratterizzano la giovinezza, ma perché un ospite inquietante, il nichilismo, si aggira tra loro, penetra nei loro sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui.
Le famiglie si allarmano, la scuola non sa più cosa fare, solo il mercato si interessa di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove ciò che si consuma non sono tanto gli oggetti che di anno in anno diventano obsoleti, ma la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in un futuro capace di far intravedere una qualche promessa. Il presente diventa un assoluto da vivere con la massima intensità, non perché questa intensità procuri gioia, ma perché promette di seppellire l’angoscia che fa la sua comparsa ogni volta che il paesaggio assume i contorni del deserto di senso. Interrogati non sanno descrivere il loro malessere perché hanno ormai raggiunto quell’analfabetismo emotivo che non consente di riconoscere i propri sentimenti e soprattutto di chiamarli per nome
E del resto che nome dare a quel nulla che li pervade e che li affoga? Nel deserto della comunicazione, dove la famiglia non desta più alcun richiamo e la scuola non suscita alcun interesse, tutte le parole che invitano all’impegno e allo sguardo volto al futuro affondano in quell’inarticolato all’altezza del quale c’è solo il grido, che talvolta spezza la corazza opaca e spessa del silenzio che, massiccio, avvolge la solitudine della loro segreta depressione come stato d’animo senza tempo, governato da quell’ospite inquietante che Nietzsche definisce: «Nichilismo: manca il fine, manca la risposta al “perché?”. Che cosa significa nichilismo? – che i valori supremi perdono ogni valore».
E perciò le parole che alla speranza alludono, le parole di tutti più o meno sincere, le parole che insistono, le parole che promettono, le parole che vogliono lenire la loro segreta sofferenza languono intorno a loro come rumore insensato. Un po’ di musica sparata nelle orecchie per cancellare tutte le parole, un po’ di droga per anestetizzare il dolore o per provare una qualche emozione, tanta solitudine tipica di quell’individualismo esasperato, sconosciuto alle generazioni precedenti, indotto dalla persuasione che – stante l’inaridimento di tutti i legami affettivi – non ci si salva se non da soli, magari attaccandosi, nel deserto dei valori, a quell’unico generatore simbolico di tutti i valori che nella nostra cultura si chiama denaro.
Umberto Galimberti
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abatelunare · 9 months ago
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Vola solo chi osa farlo...
Se volete una storia a cartoni animati raccontata bene, dovete lasciar perdere la Disney. Quei presuntuosi non ne sono più capaci. Wish ne è una scintillante testimonianza. Guardatevi piuttosto Prendi il volo. In un tranquillo stagno situato non so bene dove, vive una famigliuola di cinque anatre. C'è lo zio Dan, anziano e pigro. Poi ci sono Pam e Mack e i loro due pargoli Dax e Gwen. Pam è avventurosa e ottimista, mentre Mack è un tipo pavido che vede pericoli ovunque. Fosse per lui, se ne starebbe per sempre nel suo tranquillo stagno. Lo convincono invece a migrare verso la Giamaica. Il viaggio sarà tutt'altro che agevole. Però Mack avrà l'occasione di affrontare e vincere le sue immotivate paure, rinsaldando al contempo i propri legami affettivi. Perché è restando uniti che si può superare qualsiasi ostacolo e raggiungere qualunque obiettivo. Il viaggio è ovviamente la metafora del percorso dentro se stessi, alla ricerca della propria identità. Non ce ne rendiamo conto, ma dentro ognuno di noi c'è qualcosa che risplende. Basta raccogliere un po' di coraggio. E guardare.
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susieporta · 2 years ago
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I genitori che non hanno consapevolezza dei loro traumi fisici ed emotivi, delle loro ferite e dell'esistenza di un bambino interiore da rispettare e amare, rischiano di instaurare relazioni traumatiche e disfunzionali con i propri figli, i quali si ritroveranno ad essere dipendenti, infelici e spesso portatori di sintomi psicofisici per esprimere tramite il corpo sofferenze non verbalizzabili.
I GENITORI CHE NON HANNO RICEVUTO SUFFICIENTE NUTRIMENTO EMOTIVO DA PICCOLI, SE LO ASPETTERANNO DAI PROPRI FIGLI O LO PRETENDERANNO IN MODO DISFUNZIONALE DAI PARTNER.
Immaginiamo una mamma che non abbia nella vita altri scopi, interessi se non essere mamma.
Si renderà indispensabile, sceglierà per i figli, farà tutto lei per tutti, rinfacciando di non avere tempo per altro, se i figli andranno via minaccerà scenari catastrofi di malattie o di situazioni di pericolo nelle quali si troverà (accade lo stesso anche se ha un partner o un marito).
Se la mamma non si rende indipendente i figli non si potranno staccare, sentiranno sempre che la loro missione è da portare a termine, la mamma è troppo fragile per lasciarla da sola. Allora si rinuncia all'Università lontana da casa, al lavoro dei nostri sogni all'estero, si scarteranno i legami affettivi profondi, per restare fedeli al nostro ruolo di piccole salvatrici o piccoli salvatori...senza pensare che nel frattempo noi ci siamo annullati, messi in standby....
Ci sono genitori che in modo sottile trasmettono il messaggio:" Io vivrò attraverso te. Tu realizzerai ciò in cui io ho fallito".
Tutto questo crea un macigno di piombo sulla vita dei figli, i quali per rendere i genitori felici, per non deluderli si infilano in scelte non sentire, non volute... Una pericolosa inversione dei ruoli in cui i figli devono soddisfare i bisogni dei genitori e farsi carico della loro felicità...
I GENITORI man mano dovrebbero spostarsi sullo sfondo e donare ai figli la libertà di vivere e scegliere. Altrimenti creano un senso di impotenza difficile da riconoscere e sciogliere.
Mi vengono in mente delle frasi:
_ Io ho scelto la facoltà d'Ingegneria perché mio padre non aveva i soldi per poterla frequentare, ma ad ogni esame mi sentivo morire dentro. Nonostante tutto mi sono laureato con il massimo dei voti ma il minimo della gioia.
- "Mia madre mi diceva sempre finché ci sarai tu in questa casa la mia vita avrà uno scopo, cucinerò per te, laverò i tuoi vestiti...
Non darmi il dispiacere di lasciarmi sola, ho fatto tanto per te".
Giulia si sentiva in trappola ma non sapeva come uscirne.
Le richieste della madre sono diventate sempre più minacciose.
"Se non ritorni per pranzo non mangio, non cucino se sono da sola.
Se non mi accompagni tu dal medico continuerò a stare male, ma non ci andrò"...
Questi rapporti simbiotici sono sempre tossici, avvelenano, creano dipendenza e insicurezze. BISOGNA TROVARE IL CORAGGIO DI CRESCERE, I GENITORI POI UN MODO PER CAVARSELA LO TROVERANNO
Annarita Bavaro
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scogito · 11 months ago
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Questa è la tipica mentalità da branco.
Di chi considera gli altri in base al legame di sangue o di vincoli monetari e li valuta "positivi" solo se garantiscono attenzione, sussistenza o in generale soddisfazione di un tornaconto.
Non è migliore di chi al vertice crea un legame di uso, come un qualsiasi capo d'azienda con i suoi sottoposti.
Il punto è rendersi conto che entrambi i ruoli sono agiti in questa società soprattutto nella loro disfunzione; per questo entrambi creano spazzatura.
I bisognosi all'interno di un gruppo, perché non agiscono la propria volontà e non riconoscono la loro identità, ma si aggregano con altri che hanno lo stesso problema.
Gli imprenditori iper identificati nell'ego, perché agiscono la prevaricazione e l'abuso di potere, soddisfacendo solo i loro scopi e generando ingiustizie.
Questo non è altro che il circuito vittime-carnefici di questo Sistema.
Il rispetto (e il non rispetto) delle persone va applicato a prescindere dal bonus e dal legame personale, il discernimento deve essere usato sempre! Per osservare la propria responsabilità nelle relazioni, per distinguere a chi dare la giusta considerazione, per capire quando la si può chiedere e quando c'è da ribellarsi, per riconoscere se un potere è etico e quando invece è malato.
La maggioranza ragiona come nella vignetta, avendo la mentalità del gruppo non sa discernere né l'identità personale, né i differenti livelli e la qualità dei rapporti sociali. È anche chiaro che chi l'ha disegnata è qualcuno distorto sul piano dei legami affettivi.
I "cari" dietro cui si cerca riparo, in realtà li sostituiscono come tutti gli altri... Cosa accade nella maggioranza delle famiglie se non rispetti le regole?
Inoltre nella vignetta si suggerisce di badare solo a se stessi, peccato che chi cura solo il proprio ego diventa esattamente come il nemico che detesta.
Si aggiunge a questo che la massa non si allontana da chi infligge prepotenza, perché in realtà prova più spesso invidia che ribrezzo. Tutto questo esula da uno scambio equilibrato di dare e avere.
Ripeto fino alla nausea: vittime e carnefici alimentano la stessa malattia.
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frammento · 2 years ago
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Avrebbe dovuto tornare al paese. Alle dodici la colazione, alle otto la cena, due chiacchiere e a letto, pettegolezzi, miseria, mammà che soffre di reumi, papà che si lamenta delle tasse. Noiosi i genitori vecchi; se ai legami affettivi che il tempo logora, non subentrasse il senso del dovere, che rapporti ci sarebbero ancora tra la vita nostra e la loro? Chi li sceglierebbe, così diversi da noi? Neanche per amici li vorremmo.
Alba de Céspedes, Nessuno torna indietro
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flussodiincoscienza · 2 years ago
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Rivedere questo film l’anno scorso è stato una frustata al cuore, perché scopri cos’è una delle paure più attanaglianti, ed è quella dell’abbandono, che ti porta a non creare legami affettivi solidi con nessuno e, in casi estremi, ad abbandonare e tagliare i rapporti anche con il ghosting mentre si scivola in una fase di depressione dove voci e pensieri ti dicono “alla fine sarai solo, questa felicità è finta, questi amici sono finti”, e ti porta all’autosabotaggio.
Ero davvero felice con lei, ma lei non saprà mai il vero motivo perché rimarrà chiuso qui in questo blog.
Però ho almeno imparato che se sono troppo felice e tutto va bene, vuol dire che va bene così e non sta succedendo nulla.
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coach4y · 7 days ago
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Il legame invisibile con gli oggetti: tra ipnosi e consapevolezza
Il legame invisibile con gli oggetti: tra ipnosi e consapevolezza
Gli Oggetti Come Custodi di Ricordi e Emozioni nella vita quotidiana Nella nostra vita di tutti i giorni, gli oggetti che ci circondano non sono semplici elementi materiali, ma piuttosto custodi di emozioni, ricordi e relazioni. Questi legami affettivi con gli oggetti possono manifestarsi in modo particolare durante periodi di cambiamento. Quando, infatti, ci troviamo di fronte a un cambiamento…
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gabriele-85 · 2 months ago
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Parola 13/09/2024
*FAR SENTIRE L'AMORE*
Autor: Apolonio Carvalho Nascimento
L'amore più visibile che esiste è quello reciproco. Ma non è un amore qualsiasi, è un amore concreto che si vede nei fatti e non solo nelle parole.
È un amore che è sinonimo di compagnia, solidarietà e donazione senza limiti.
È un amore che va oltre i legami affettivi e ha la sua motivazione nel Comandamento Nuovo di Gesù, perché la sua misura è la stessa: come Lui ci ha amato.
Quando due o più persone si amano in questo modo, l'amore diventa visibile, diventa una testimonianza viva.
Questo amore visibile è il segno distintivo dei veri cristiani, perché da esso si riconoscono.
“Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”. (Gv 13,35)
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newsnoshonline · 4 months ago
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Uno scienziato felino spiega perché potresti piacere al tuo gatto La nuova frontiera della ricerca felina Negli ultimi anni, la ricerca scientifica si è concentrata sullo studio delle abilità sociali dei gatti, sfatando l’idea che siano creature antisociali. Scienziati come Kristyn Vitale stanno dimostrando che i gatti hanno capacità sociali sottovalutate. Una nuova prospettiva sui gatti I cani sono stati a lungo considerati animali sociali, ma la recente ricerca scientifica ha dimostrato che anche i gatti sono in grado di sviluppare legami affettivi con gli esseri umani. Kristyn Vitale, ricercatrice nel campo del comportamento animale, ha evidenziato come il processo di socializzazione influenzi il comportamento sociale dei felini. La socializzazione
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