#libri letti a gennaio
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Video Letture di Gennaio
Ben tornati a tutti lettori, oggi condivido con voi il video delle letture del mese di Gennaio. Fatemi sapere come sono andate le vostre letture, cosa avete letto e se conoscete i libri di cui vi parlo. In qualità di Affiliato Amazon io ricevo un guadagno dagli acquisti idonei. #Pubblicità 📘Sogno, Le due vite di Jean Louis https://amzn.to/3SHU4fo 📘Sull’orlo dell’abisso…
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Libri di gennaio
Continua l’astinenza dai libri, specialmente dai libri di piacevole lettura, questo mese, complice una salute un po’ precaria mi sono limitata a leggere, per piacere, due solo libri, gli alti due li ho letti perché ho curato l’editing e l’impaginazione, uno è già stato stampato ed è reperibile in rete, il secondo è in stampa. Jonathan Gottshhall: Il lato oscuro delle storie. Come lo storytelling…
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Savona, Al Teatro Chiabrera Buchettino di Perrault con la regia di Chiara Guidi.
Savona, Al Teatro Chiabrera Buchettino di Perrault con la regia di Chiara Guidi. "Buchettino non è solo uno spettacolo, è un'esperienza iniziatica e intima creato dallo storico trio Chiara Guidi, Romeo Castellucci e Claudia Castellucci fondatori della Socìetas Raffaello Sanzio. Un classico rappresentato anche in Francia, Danimarca, Spagna, Taiwan, Giappone, Cile e Corea del Sud, dichiara il Direttore del teatro Chiabrera, Rajeev Badhan-." Buchettino, un fortunato spettacolo per bambini che continua a girare i palchi dal lontano '95 (nella foto). Intabarrati fra le lenzuola di veri e propri letti sistemati sul palco (le scene sono state curate da Romeo Castellucci) i piccoli spettatori ascolteranno la storia del Pollicino di Perrault narrata da attrici di vaglia come Chiara Guidi, Silvia Pasello e Monica Demuru. Tratta dello storico spettacolo di repertorio della compagnia Socìetas Raffaello Sanzio che, dall'ormai lontano debutto il 2 maggio del 1995 al Teatro Comandini di Cesena, sede della compagnia, da 17 anni continua ad incontrare bambini di tutti i continenti. Il 30 gennaio alle ore 18.30, presso il foyer del Chiabrera, l'incontro con Chiara Guidi a cura del Direttore del teatro, Rajeev Badhan. INGRESSO LIBERO Ingresso libero. Cofondatrice della Compagnia SOCIETAS, Chiara Guidi sviluppa una personale ricerca tra voce - come chiave drammaturgica nel dischiudere suono e senso di un testo, distinguendosi fra gli artisti più influenti nel panorama della pratica vocale – e infanzia con una specifica concezione di teatro d'arte infantile, che vanta spettacoli storici quali Buchettino, da Charles Perrault che dal 1995 percorre tutto il mondo con la sua idea di coinvolgimento ambientale dei bambini (anche istruendo allestimenti in Giappone, Corea, Cina, Cile). Gli osservatòri Màntica, Puerilia al Teatro Comandini di Cesena, sede della Compagnia, dedicati alla voce e al teatro infantile le sono valsi un Premio Garrone e un Ubu nel 2013. A questi progetti si è aggiunto di recente Circolo, dedicato alla trasversalità dei piani di conoscenza. Intensa la sua attività di autrice. Tra i suoi libri: La voce in una foresta di immagini invisibili (Nottetempo 2017); con Lucia Amara, Teatro infantile. L'arte scenica davanti agli occhi di un bambino (luca sossella editore 2019); Interrogare e leggere. La domanda e la lettura come forme irrisolvibili di conoscenza (Sete edizioni 2021). Negli anni Novanta ha lavorato alla creazione di una Scuola Sperimentale di Teatro Infantile che ha ottenuto un Ubu; nel 2009 è stata direttrice artistica del Festival Internazionale di Santarcangelo; nel 2010 ha condotto una produzione presso il Campbelltown Arts Center in Australia, rappresentata anche al Festival di Adelaide e alla Sidney Opera House; e tra il 2015 e il '18 è stata 'Artiste Associée' del Théâtre Nouvelle Génération di Lione. A Chiara Guidi sono andati, tra gli altri, il Premio Lo straniero nel 2016, l'Eolo Award Riconoscenza nel '20 e il Premio Ivo Chiesa_La Scuola nel '21. Ha sei figli e sei nipoti.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/giorno-della-memoria/?feed_id=1286&_unique_id=65b4ba3ec9312 %TITLE% Fa pensare che nel resto del mondo si chiami International Holocaust Remembrance Day e qui solamente Giorno della Memoria, come se dovessimo ricordarci ma non ricordarci cosa. Il 27 gennaio è comunque il Giorno della Memoria, giornata per commemorare le vittime dell'Olocausto. Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Sicuramente il più famoso e ricordato. Ma perché troviamo così importante celebrare questo giorno? Per ricordare appunto. Perché è ricordando cosa l'uomo ha fatto in passato che si può cercare di evitare che certi fatti si ripetano. Ciò nonostante, sono fatti che tendono a ripetersi in uno o nell'altro modo. Su Wikipedia, alla voce genocidio (https://it.wikipedia.org/wiki/Genocidio) se ne trovano molti, ben dopo il 1945 e anche non distanti da noi. Solo che tendiamo a dimenticare. O a negare quanto è accaduto per poter credere di essere migliori. Per questo dobbiamo ricordare, mentre ormai quelli che hanno vissuto gli eventi se ne sono quasi tutti andati, chi resta deve ricordare per chi verrà. Anche solo leggere un libro come il Diario di Anna Frank o Se questo è un uomo di Primo Levi può essere già molto. Non sono pacchi come piace dire a chi non li ha letti per giustificarsi. Sono entrambi libri scorrevoli nella lettura e pesanti solo nei macigni che ci buttano dentro quando ci rendiamo conto che quei fatti sono realmente avvenuti. E LE FOIBE??!?!?!?!? Quelle il 10 febbraio.
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Il 19 gennaio del 1809, nasceva Edgar Allan Poe. E già il suo nome, forse, avrebbe dovuto far sospettare qualcosa circa il futuro che, di lì a breve, quel ragazzino minuto e solitario si sarebbe costruito. I suoi genitori, infatti – David Poe Jr. ed Elizabeth Arnold – erano entrambi attori, e, al momento della nascita del bambino, stavano portando in scena la tragedia Re Lear, di William Shakespeare. Tragedia che vede tra i propri personaggi, per l’appunto, un uomo di nome Edgar. E forse quel nome gli è stato d’aiuto nel corso della sua esistenza – o almeno, così ci piace sperare – dandogli forza, consolazione, ricordandogli le sue origini e la sua vera natura, stando lì come un monito, un presagio, quasi. Un’esistenza tormentata, dolorosissima, che ha inevitabilmente formato il cuore e la mente di quel ragazzino, poi diventato uomo, e poi morto a soli a quarant’anni. Anche se, a distanza di secoli, possiamo tranquillamente affermare che quelle quattro decadi sono state sufficienti per provocare un effetto preciso: l’effetto Edgar Allan Poe. Il motivo per cui ognuno di noi, alla luce dei suoi racconti, non può che fermarsi di fronte alla figura e scura e maestosa di un gatto dal pelo nero. Il motivo per cui, una volta letti i suoi libri, si rimane tormentati dal ticchettio inesorabile e costante di un cuore che doveva essere morto – e invece continua a battere. Il motivo per cui ci riesce difficile non credere agli spiriti, ai mondi che abitano le infinite prospettive della mente umana, alle discontinuità. A tutto ciò che non è superficie. All’età di sedici anni, Edgar Allan Poe si innamorò di una donna, una donna adulta, molto più grande di lui, madre di un suo compagno di studi. Si chiamava Jane, e morì precocemente, forse a causa di una malattia. Il giovane – e futuro – scrittore, nonostante la giovane età, rimane sconvolto da quanto accaduto. E ogni notte, per mesi, cominciò a uscire dalla sua stanza per recarsi alla tomba di lei, non riuscendo a spiegarsi il perché di quella morte. La donna, a cui Edgar Allan Poe dedicherà decine e decine di componimenti, compare nei suoi scritti con il nome di Helen. E la forza di questo amore mai realizzatosi sarà il motore propulsivo di molte delle sue opere e delle sue riflessioni. Chissà cosa penserebbe adesso, quella donna, delle migliaia di persone che la ricordano attraverso le lente dell’amore di un sedicenne disperato. E innamorato. L’amore, la paura, il buio, l’immaginazione, la poesia. Tutto ciò fa parte – farà per sempre parte – di ciò a cui pensiamo quando pensiamo ad Edgar Allan Poe. Di ciò di cui parliamo quando parliamo di un uomo giovane e inquieto, che ci ha regalato, forse, la cosa che più gli apparteneva: un cuore incredibile che non smette mai di battere.
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Terni, a San Salvatore 24 ore non-stop con la Bibbia
Da sabato 21 gennaio dalle 17 a domenica 22 gennaio alle 17 nella chiesa del Santissimo Salvatore a Terni, si svolgerà la quarta edizione di: “La Bibbia giorno e notte” la lettura della seconda parte della Bibbia, dei Libri Sapienziali: Proverbi, Qoelet, Cantico dei Cantici, Giobbe, Siracide, Sapienza. Una notte e un giorno, senza interruzioni e commenti nei quali saranno letti integralmente i…
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Lista di libri letti ogni mese
Dicembre 2021
L'eleganza è frigida - Parise
Con e senza di te - Osho
Gennaio 2022
Kintsukuroi, L'arte giapponese di curare le ferite dell'anima - Tomás Navarro
Febbraio 2022
E questo cuore non mente - Levante
In fondo al mare- Stefania Marchesini
The reason I jump - Naoki Higashida
Aprile 2023
Amo dunque sono - Sibilla Aleramo
Feel the fear and do it anyway - S.Jeffers
Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere - J. Gray
Maggio 2023
The art of Seduction - R.Green (audiobook)
Stella meravigliosa- Y.Mishima
Adesso - Chiara Gamberale
Tutto torna - Giulia Carcasi
Agosto 2023
Piccolo manuale per non farsi mettere i piedi in testa - Barbara Berckhan
L'amore non è un mito - M. Mezzanotte
Dicembre 2023
Enneagramma - B. Chestnut
Gennaio 2024
The law of seduction - R. Green
Febbraio 2024
La zona cieca - Chiara Gamberale
Aprile 2024
Una donna - Sibilla Aleramo
Attached - A. Levine
La principessa che voleva amare Narciso - MC Gritti
La pricipessa che aveva fame d'amore - MC Gritti
- Luglio 2024
L’arte di far accadere le cose - Dooley
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Uno studente universitario studia anni prima di potersi laureare, anni pieni di lezioni obbligatorie, tirocini, internati, frustrazioni, successi, bocciature, esami fatti di una, due, tre parti, a volte quattro, tempi stretti, tasse, libri enormi, progetti, poi deve abilitarsi, poi deve affrontare un test per entrare in specializzazione. Tanto tempo. Da un po’ si cerca di accorciare i tempi, si è pensato alla Laurea abilitante. Tra gli ultimi due anni di studio si fanno i tre mesi di tirocinio, intanto studi per gli esami, scrivi la tesi, frequenti le lezioni, frequenti il reparto, ti laurei, e così ti resta solo da sostenere il test per l’abilitazione e poi quello per la specializzazione. Il vantaggio è che se tutto questo riesci a farlo entro luglio guadagni un anno di tempo.Per esempio se nell’ultimo anno riesci a studiare, a fare tutti gli esami regolarmente, a frequentare le lezioni e il reparto in cui scrivi la tesi, a scriverla la tesi, a finirli -gli esami- entro maggio, a laurearti entro giugno, a studiare per il test entro luglio, ce la fai, hai guadagnato un anno di tempo. Il fatto è che in tutto ciò siamo fatti di altre cose, di pezzi di famiglia, per esempio, gli 80 anni di nonno, Natale, la festa di quartiere, i libri comprati e non letti, i viaggi, il tempo per avere cura degli anni, per avere cura degli altri, per avere cura di noi. Solo che il tempo per queste cose non ci basta mai.Il problema non è la laurea abilitante, era un esempio. Era un esempio per dire verso cosa e come si muove il mondo. Dobbiamo essere più veloci, più competitivi, ci stanno dicendo di correre, senza sbagliare, nemmeno uno, nemmeno un solo colpo. E se sbagli pazienza, sei fuori. ‘Ognuno ha i suoi tempi’ e invece no. Altra giro altra corsa.Io non so perchè ieri una ragazza di 29 anni che un tempo studiava medicina ha deciso di togliersi la vita, di lanciarsi nel vuoto, ma so che all’Università devi incontrare opportunità, colori nuovi, devi incontrare conoscenze, persone, progetti, idee, devi incontrare gli amici, devi incontrare l’amore della tua vita, non devi incontrare la morte. E se la incontri, se la scegli qualcosa non ha funzionato. E allora cosa non ha funzionato?Non funziona che ci insegnano che valiamo quanto i nostri meriti, non funziona che non parliamo di Salute Mentale, che di servizi efficaci e concreti che ci supportino in questo percorso a ostacoli in cui spesso i professori dimenticano di essere stati Studenti e si organizzano nel modo migliore per metterti in difficoltà non ce ne sono, non funziona che l’imprecisione è un tabù, che lo devi dire a bassa voce che sei fuori corso, che su di noi scommettono tutti, genitori, fratelli, parenti, amici, scommettono sul ‘tanto tu sei bravo’, e come glielo dici che a volte non sei bravo, a volte lo sei ma non basta, che è tutta una giostra che gira in modo strano, funziona che la sera se andiamo a bere una birra finiamo a parlare di Università, che ai calendari abbiamo tolto le feste, che speriamo sia sempre di 31 giorni il mese, che l’università diventa tutto, che nonni alla fine li chiamo domani, e a fare la spesa ci vado nel fine settimana e quel libro sulla scrivania fa niente, lo inizio la prossima volta. I successi sono bellissimi, ottenere risultati, fare bene, raggiungere obiettivi, sforzarsi, lavorare, lavorare duro, è tutto bellissimo. Ma smettetela di pensare che è semplice, che siamo cavalli di razza e vinciamo sempre, che tanto siamo bravi, non siamo bravi, siamo imperfetti, corriamo ognuno a una velocità diversa perchè ognuno fa i conti con i suoi di ostacoli, con i suoi di limiti, ognuno si accudisce il suo tempo e i suoi fallimenti e se tifate per noi solo continuandoci a dire di correre correre correre non ce la facciamo più, rischiamo di cadere nel vuoto, in una mattina di Gennaio e farci male sul serio. Queste settimane per noi studenti Universitari sono settimane di studio, siamo in sessione, fateci un favore, chiedeteci come stiamo, se vogliamo prendere un caffè, chiedeteci di andare a vedere un film al cinema, se prepariamo un dolce insieme, non chiedeteci quand’è l’esame, se siamo preparati, quand’è il prossimo, se vogliamo ve lo raccontiamo noi, e noi studenti, diciamoci cose belle, prendiamoci cura gli uni degli altri, stiamoci vicini, in sessione ne abbiamo tutti un po’ bisogno. E poi non guardiamo le montagne che scalano gli altri, guardiamo la nostra, non facciamoci guardare con sufficienza e non guardiamo nessuno con sufficienza, facciamo anche altro, a me per esempio piace sapere cosa avviene nel mondo, cosa fa la Politica, mi piace da un po’ di tempo a questa parte anche cucinare, mi piace protestare per i diritti umani, per l’acqua calda che non esce dalla doccia, stare con le persone importanti davvero, ripulire e riordinare mi fa stare un sacco bene, rileggere le tragedie greche, fare lunghissime videochiamate a casa, vedere cose belle, parlare di Sanità, perdere tempo. E va bene così.Ma conosco persone per le quali non va bene, e magari basterebbe dirglielo che andrebbe bene, che se salti l’appello si trova un modo, che se non è 30 è bello comunque, che va bene così.Ché ognuno di noi ha il suo santuario di cose inutili e importantissime, ognuno ha il suo cimitero personale, ognuno scala la montagna a modo suo ‘Everyone you meet is fighting a hard battle. Be kind, Always.’ Sii gentile, sempre”.
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Preferiti del mese #2: Febbraio
Questo febbraio mi è volato via dalle dita, con la velocità del fulmine, tanto gennaio mi aveva prosciugato di energie, tanto febbraio me ne ha ridate, nonostante tutto. Sono in “quarantena�� preventiva da lunedì, il che significa lavorare da remoto e non vedere nessuno da lunedì e sto un po’ andando ai matti. Capisco l’emergenza, le misure per contenere la diffusione, capisco tutto ma lo smart working è divertente per un po’, poi lo lascio a qualcun altro. Pensavo che sarebbe stato meraviglioso, visto che ho bisogno dei miei spazi, della mia indipendenza, ma non avere contatti con qualcuno se non tramite pc per giorni e giorni consecutivi non fa per me e non fa neanche per il tipo di lavoro che faccio. Confronti e brain storming vis a vis è sicuramente molto importante. Fare pausa pranzo davanti al pc, alzarsi solo per andare in bagno, stare sempre in video conferenza è una vita che non voglio fare, non in maniera continuativa. Una mia vecchia bio recitava “Sono un animale sociale solo con le persone che mi piacciono”… beh in questa settimana di reclusione ho capito che no, sono un animale sociale e basta. Per fortuna venerdì sera sono uscita con le mie amiche (grazie Belle!) perché sennò avrei sclerato veramente male.
Comunque, per cambiare le carte in tavola e dare una rinfrescata a questo blog, dallo scorso mese ho deciso di portare qui su questo spazio di web una delle rubriche che più mi piace guardare su Youtube e che sostanzialmente dimostra che non mi so inventare niente, ma che amo inglobare nel mio modo di essere espressioni, modi e idee che mi colpiscono l’immaginario. “I preferiti del mese” è un format che forse non si presta molto alla parola scritta ma ci proviamo, che tanto se non funziona lo facciamo funzionare a modo nostro.
MUSICA
Quando mi fisso con una band è difficile uscire dal loop di ascolto ossessivo, è per questo che a Febbraio ho praticamente consumato le tracce di Fuori dall’Hype – Ringo Starr dei Pinguini Tattici Nucleari, ma soprattutto mi sono innamorata di Cancelleria. È una canzone che parla della rivolta sociale delle Matite, quando le Gomme decidono di scioperare, e della repressione sanguinosa operata dalle Biro, che finisce in questo modo:
Perché nel libero stato di Cancelleria
Restarono solo le biro
Che cantarono e festeggiarono per la vittoria
Ma com'è piccola, ma com'è fragile
Ma com'è viscida e al contempo labile
Questa borghese morale ablatoria
Cantaron vittoria
Rigonfie di boria
E dormiron tranquille nei loro morbidi letti
Almeno finché
Almeno finché
Almeno finché non arrivarono i bianchetti
È una canzone potentissima, che arriva dritta al punto grazie alla potenza di Riccardo Zanotti (innamorata completa di lui) e il cui video è una piccola meraviglia.
Ma a febbraio raga è uscito Map of the soul: 7 dei BTS che naturalmente sto consumando, collezionando tutti i video di performance che stanno uscendo, scambiando gif, foto e commenti al limite dell’isterico con le mie compagne di avventura nel mondo del kpop. E vi dico che hanno partecipato al Jimmy Fallon show e che Fallon è completamente cotto di loro e i video… beh sono stradivertenti.
Il mio preferito è Jin ma naturalmente tutti hanno un posto speciale nel mio cuore. Le mie canzoni preferite dell’album restano Moon (il solo di Jin), Filter, My Time, Inner Child e 00:00. L’ossessione è dietro l’angolo. Spero che non venga annullato il tour. Spero di riuscire ad andare al tour.
Menzione speciale per Diodato, scoperto after festival di Sanremo che ho praticamente seguito solo su Twitter e di cui sto ascoltando tantissimo La lascio a voi questa domenica, canzone che parla di uomo finito sotto un treno di domenica e di come reagisce la gente senza sapere niente di quest’uomo.
LIBRI
Questo mese ho letto veramente pochissimo, e quando dico pochissimo intendo pochissimo. Ma sto leggendo Le disobbedienti di Elisabetta Rasy, edito da Mondadori che racconta alcune vicende biografiche di sei pittrici donne, di varie epoche e di varie correnti artistiche e delle loro difficoltà di emergere. La terza storia è quella di Berthe Morisot una pittrice contemporanea di Manet. Ma voi vi immaginate partecipare ai salotti in casa Manet con Zola, Degas, Astruc e altri intellettuali? Sarebbe a metà tra il sogno e l’incubo perché immagini l’inadeguatezza?
FILM & SERIE TV
Niente film anche questo mese se si esclude “Un principe tutto mio” che ho trovato per caso su Amazon Prime Video e che ho rivisto per l’ennesima volta in un attacco di nostalgia adolescenziale. La protagonista è Julia Styles, l’attrice di Save the last dance (altro caposaldo della mia adolescenza insieme a Quel pazzo venerdì). Ah questi film anni duemila!
Per il resto ho ripreso a vedere drama, lo so, lo so, ormai è un pezzo che sono caduta in questo tunnel. Merita una menzione sicuramente Jugglers 16 episodi da un ora divorati in quattro giorni (c’era un weekend in mezzo).
BEAUTY
Raga ho trovato il mascara della vita. Si tratta del Subliminal X Volume Mascara di Astra e vi assicuro che fa delle ciglia pazzesche. Costa meno di sei euro ma fa il suo lavoro più che egregiamente. Dalle foto non si nota, ma vi assicuro che davvero il mascara più bello che abbia utilizzato da un po’.
È da gennaio che ho iniziato ad utilizzare un nuovo siero, il Siero viso purificante di Biofficina Toscana che ha molto migliorato la mia pelle insieme a tutto il resto della mia routine. Tra l’altro è un sacco rinfrescante e veramente poco appiccicoso.
CIBO
Questo è un format che fa informazione ma devo dire che questo mese non ho mangiato niente che meriti davvero una menzione. Voglio solo citare la moussaka che ho mangiato venerdì sera al ristorante greco qui a Torino, il Greek Lab. Mi sogno ancora quella che ho mangiato ad Atene. La serata ovviamente è finita con un cocktail e tante tante chiacchiere e risate, il modo migliore per combattere lo stress.
RANDOM
Questo mese ho iniziato ad organizzare un viaggio di marzo e ho approfondito una funzionalità di Google Maps quella di poter costruire la tua mappa personale. È una funzione davvero super comoda perché non solo puoi condividerla con chi vuoi, puoi anche personalizzare icone, segnare percorsi e creare davvero la tua mappa. Io ho scoperto questa funzionalità grazie a Amaranth ma si è rivelata davvero utile per i nostri vari pellegrinaggi in giro per la città.
Ah la tecnologia.
E voi, quali sono i vostri preferiti del mese?
Raccontatemelo qui sotto.
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Trieste, letture d’arte per i bambini al Museo Revoltella
Trieste, letture d’arte per i bambini al Museo Revoltella. Il Servizio Promozione Turistica, Musei, Eventi Culturali e Sportivi del Comune di Trieste informa che giovedì 22 dicembre alle ore 17.00 si terrà nella biblioteca Molesi del Museo Revoltella il quarto appuntamento delle “Letture d’arte per bambini”. Attraverso la lettura di uno splendido albo illustrato che prende spunto da un dipinto di Claude Monet, ci si potrà immergere in candidi paesaggi innevati, nella magica attesa del Natale. Le letture, tenute dalla bibliotecaria Federica Moscolin, saranno accompagnate da semplici informazioni storico-artistiche, che introdurranno i bambini al mondo dell’arte moderna, e termineranno con la produzione di un disegno ispirato ai libri letti. Sarà anche possibile prendere in prestito i libri d’arte per bambini della biblioteca. La partecipazione alle letture è gratuita, i posti sono limitati a 10 ed è obbligatoria la prenotazione scrivendo alla mail [email protected]. Età consigliata: 6-10 anni. Non è prevista la presenza di un adulto. Sede: Museo Revoltella, Biblioteca d’arte “Sergio Molesi”, via A. Diaz, 27, Trieste. Orario: 17.00-18.15. Info: [email protected] Il calendario dei successivi appuntamenti per il 2023: - Giovedì 26 gennaio 2023: Paul Klee - Giovedì 23 febbraio 2023: Alexander Calder - Giovedì 30 marzo 2023: Vincent van Gogh - Giovedì 27 aprile 2023: Franz Marc - Giovedì 25 maggio 2023: Henri Matisse ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/giorno-della-memoria/?feed_id=719&_unique_id=63d387386533f %TITLE% Fa pensare che nel resto del mondo si chiami International Holocaust Remembrance Day e qui solamente Giorno della Memoria, come se dovessimo ricordarci ma non ricordarci cosa. Il 27 gennaio è comunque il Giorno della Memoria, giornata per commemorare le vittime dell'Olocausto. Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Sicuramente il più famoso e ricordato. Ma perché troviamo così importante celebrare questo giorno? Per ricordare appunto. Perché è ricordando cosa l'uomo ha fatto in passato che si può cercare di evitare che certi fatti si ripetano. Ciò nonostante, sono fatti che tendono a ripetersi in uno o nell'altro modo. Su Wikipedia, alla voce genocidio (https://it.wikipedia.org/wiki/Genocidio) se ne trovano molti, ben dopo il 1945 e anche non distanti da noi. Solo che tendiamo a dimenticare. O a negare quanto è accaduto per poter credere di essere migliori. Per questo dobbiamo ricordare, mentre ormai quelli che hanno vissuto gli eventi se ne sono quasi tutti andati, chi resta deve ricordare per chi verrà. Anche solo leggere un libro come il Diario di Anna Frank o Se questo è un uomo di Primo Levi può essere già molto. Non sono pacchi come piace dire a chi non li ha letti per giustificarsi. Sono entrambi libri scorrevoli nella lettura e pesanti solo nei macigni che ci buttano dentro quando ci rendiamo conto che quei fatti sono realmente avvenuti. E LE FOIBE??!?!?!?!? Quelle il 10 febbraio.
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Quel porco di Salinger a 53 anni se la faceva con una di 18, sedotta & abbandonata dopo pochi mesi. Ora la diciottenne ha 64 anni e asfalta il movimento #MeToo. “Da vent’anni subisco le conseguenze di aver raccontato una storia proibita”
Il morso del mostro. In questa storia, all’apparenza, c’è un vecchio che abusa di una ‘ninfetta’, la trama, in effetti, pare quella di Lolita. Il mostro, in questa storia, è uno degli scrittori più celebri, celebrati, letti al mondo, di cui, per altro, attraverso l’autobiografia della figlia, sappiamo le turbe, le bizzarrie, l’ansia padronale, il terrore di proteggere la proprietà privata della propria vita.
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Questa storia potrebbe chiamarsi sul relativismo dell’abominio. Se, oggi, ci pare chiaro che un vecchio – seduttore impenitente – abbia abusato di una giovane appena maggiorenne è meno chiaro l’uso del termine abuso. Ha abusato della sua ingenuità, direi, del suo desiderio di essere sedotta da un uomo famoso quanto segreto. L’abusata, però, vent’anni fa fu detta selvaggia arpia, la fatale che ha stordito a suon di prestazioni sessuali il vecchio, per rapirne il talento.
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Joyce Maynard farà 65 anni il 5 novembre, all’epoca dei fatti ne aveva 18: è una scrittrice di un certo successo, tradotta anche in Italia (il primo libro, Baby Love, è stato pubblicato da Mondadori nel 1982, l’ultimo, L’ombra degli Havilland, è stato pubblicato quest’anno da HarperCollins, riguardo a Un giorno come tanti, edito da Piemme nel 2015, Francesco Motta, sulle pagine del ‘Domenicale’ del Sole 24 Ore, giudica la Maynard “una scrittrice di razza”), da un suo libro, Da morire, è tratto il film di Gus Van Sant, nel 1995, con Nicole Kidman e Matt Dillon. Nonostante la buona volontà, per tutti, però, Joyce Maynard è quella che a 18 anni, nel 1972, s’è messa nel letto di J. D. Salinger, la leggenda vivente della letteratura Usa, lo scrittore del Giovane Holden, che, tra l’altro, il primo gennaio del 2019 compirebbe 100 anni.
*
La storia è questa. Joyce Maynard è una diciottenne di talento che manda articoli e racconti ai quotidiani del corteo. Il talento c’è davvero, visto che il 23 aprile del 1972 il New York Times gli pubblica un pezzo, An 18-Year-Old Looks Back On Life. L’incipit del pezzo è buono, ed è inquietante quanto ciò che è stato scritto 45 anni fa valga pari-pari oggi: “Ogni generazione pensa di essere speciale – i miei nonni perché ricordano cavalli e passeggini, i miei genitori perché hanno vissuto la Depressione. Chi ha più di trent’anni è speciale perché ha visto la Corea, Chuck Berry, i beatniks. La mia sorella più grande si crede speciale perché appartiene alla prima generazione dei teen-agers (prima, si era semplicemente adolescenti), quando essere teen-ager era divertente. E io – io ho 18 anni. La mia è la generazione delle attese insoddisfatte”. L’articolo è arricchito da una fotografia a pagina piena di Joyce. Ragazza pulita, più matura della sua età, pare, informalmente sexy.
*
Diciamo che J. D. Salinger è stato attratto dalla fotografia – ma già che c’era ha fatto credere a Joyce di essere intelligente. Morale. Dopo breve scambio di lettere intrise di fuoco e di labirinti, “mi ha spinto a lasciare il college per andare a vivere con lui (avere bambini, collaborare a spettacoli che avremmo dovuto realizzare a Londra) e diventare (così credevo) la sua donna per sempre”. A Joyce non pare vero che il più celebre scrittore americano abbia scelto proprio lei. Ai genitori di lei neppure. Così, Joyce rifiuta la borsa di studio a Yale, lascia tutto, e diventa la geisha di Salinger. Dopo un po’, però, al vecchio di 53 anni – anzi, ora 54 – la giovinetta sta sulle palle: durante un viaggio in Florida, “con parole devastanti”, le dice di andarsene, mettendole in mano due pezzi da 50 dollari, “di prendere le mie cose, di sparire”.
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Joyce non omette di dire che s’era trasferita da Salinger “con una valigia piena di minigonne”, il che significa che il rapporto non era esattamente sotto l’ombra della letteratura. In un libro pubblicato vent’anni fa, nel 1998 – e stranamente inedito in Italia – At Home in the World, Joyce, che nel frattempo ha scritto, si è sposata e ha fatto figli, racconta i suoi sette mesi nella casa di Salinger. Racconta anche di come il vecchio obbligava la ragazzina – in preda ad anoressia – a prenderglielo in bocca (“descrivevo sommariamente l’esperienza di un rapporto orale forzato con un uomo di 35 anni più vecchio”).
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Come Salinger si è liberato di lei, così Joyce, vent’anni fa, si è liberata di lui. Prima pubblicando un libro, poi mettendo all’asta le lettere che Salinger le aveva inviato. Un tardivo, fruttuoso (furono acquistate da un fan dello scrittore per 156.500 dollari) rogo. Dalle righe del New York Times, ora, 45 anni dopo la fine della fulminea relazione con Salinger, 20 anni dopo la pubblicazione del suo libro, Joyce Maynard piglia la penna e in Was She J.D. Salinger’s Predator or Hid Prey?, pone una domanda maliziosa. Vent’anni fa fu accusata di essere una predatrice, una che voleva la fama sulla pelle del più famoso scrittore degli Usa. Ora, in era di imperante #MeToo, come sarebbe letta quella vicenda, in cui un uomo potente di fama usa la propria rapacità seduttiva per ghermire una giovane? “Lo scorso autunno, quando è dilagata sulla stampa la notizia degli abusi perpetrati da Harvey Weinstein su donne dell’industria dello spettacolo, seguita da rivelazioni quasi giornaliere di uomini importanti che avrebbero compiuto violazioni simili, ho pensato che la mia vicenda potesse tornare alla luce. Ho pensato che qualcuno mi telefonasse. Ma il telefono non ha squillato”. Il #MeToo adotta, cinicamente, la dinamica dei ‘due pesi due misure’, a seconda dell’utilità pubblica c’è abuso e abuso.
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Nel suo articolo, poco velatamente, Joyce accusa Salinger di essere un predatore di diciottenni. “Ho ricevuto lettere e email di donne della mia età con una storia assai familiare: attorno ai 18 anni ricevettero una lettera – accattivante, addirittura magica – composta da una voce che riconoscevano essere quella di Holden Caulfield, sebbene fosse un nome, posto in calce alla pagina, ben più familiare, ad aver scritto parole che potrei recitare a memoria, tanto le conosco bene”.
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Il morso del mostro, del genio, ha marchiato per sempre Joyce. In fondo, racconta, quando presentava i suoi libri, agli interlocutori interessava vedere la faccia di quella che ha visto la leggenda nuda, che ha svelato le pudenda dello scrittore più venduto ed enigmatico di sempre. Spesso le chiedevano, alla fine della presentazione, se era vero che Salinger avesse lavorato a dei romanzi, per ora ignoti. Il genio, in qualche modo, vampirizza le sue prede – non c’è scampo al suo morso. Nonostante il rogo, egli risorge. Una manciata di mesi al cospetto di una leggenda mutano una vita intera: chi vede la nudità del dio ne è marchiato per sempre.
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La vera colpa, ad ogni modo, è che Joyce non si sia dimostrata una scrittrice più geniale di Salinger. Questo è l’unico abuso che la letteratura concede. (d.b.)
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Si pubblicano alcuni passi dall’articolo di Joyce Maynard, “Was She J.D. Salinger’s Predator or His Prey?”, pubblicato il 5 settembre 2018 su The New York Times.
Di me è stato, sulle pagine di questo giornale, che sono una predatrice. L’autore di quella considerazione non è stato l’unico a pensarla così. Nel 1998, quasi vent’anni prima del movimento #MeToo, pubblicai un libro in cui raccontavo la mia relazione con uno scrittore famoso e venerato, che mi ha sedotto quando aveva 53 anni e io 18.
Non voglio catalogare gli epiteti – da ‘donna sanguisuga’ a ‘opportunista un tempo ninfetta’ – caduti su di me e sul mio lavoro (“la confessione da uno squallido boudoir”) per una stagione. La storia raccontata nel mio libro, At Home in the World, è stata accolta dalla stampa culturale con una condanna pressoché universale. Questo non ha distrutto la mia carriera o il mio equilibrio emotivo – ma quasi. Il mio crimine – che mi è valsa la discutibile opinione di un importante critico letterario di essere l’autrice del “più brutto libro mai scritto” – è stata la decisione, dopo 25 anni di silenzio, di scrivere un libro di memorie in cui racconto la mia relazione con un uomo vecchio e potente. Nella primavera del 1972, dopo aver pubblicato un saggio accompagnato da una fotografia particolarmente innocua (bluejeans, capelli all’aria, niente trucco), ricevetti una lettera da J.D. Salinger che denunciava la sua ammirazione, la sua amicizia, offrendomi la sua guida spirituale – in successive lettere e telefonate, mi ha spinto a lasciare il college per trasferirmi a vivere con lui (avere bambini, collaborare a spettacoli che avremmo messo in scena per il West End di Londra) e diventare (così credevo) la donna della sua vita. Rinunciai alla borsa di studio e a Yale, ho interrotto la comunicazione con i miei amici e mi sono mossa (con una valigia piena di minigonne e dischi che mi era precluso ascoltare) dal New Hampshire per stare con lui. Sette mesi dopo, durante un viaggio in Florida, con parole devastanti rispetto a quelle accattivanti e ammalianti di prima, mi ha messo in mano due pezzi da 50 dollari, ordinandomi di tornare nel New Hampshire, di pigliare la mia roba e di sparire. Credendo che Salinger fosse l’uomo spiritualmente più elevato che avessi mai conosciuto, accettai il suo giudizio, ero una donna indegna, e per il quarto di secolo successivo parlai a malapena della mia esperienza, anche con l’uomo che infine ho sposato e da cui ho avuto tre figli. […]
Da vent’anni subisco le conseguenze di aver raccontato quella storia proibita e anche se ho pubblicato nove romanzi e un’altra autobiografia, e nessuno di questi libri riguardi Salinger, soltanto poche recensioni non accennano al fatto che quando avevo 18 anni ho dormito con un grande scrittore e che in seguito, commisi l’imperdonabile offesa di raccontare quella storia. Lo scorso autunno, quando è dilagata sulla stampa la notizia degli abusi perpetrati da Harvey Weinstein su donne dell’industria dello spettacolo, seguita da rivelazioni quasi giornaliere di uomini importanti che avrebbero compiuto violazioni simili, ho pensato che la mia vicenda potesse tornare alla luce. Ho pensato che qualcuno mi telefonasse. Ma il telefono non ha squillato. E sebbene io creda che quello stesso libro pubblicato vent’anni fa oggi sarebbe recepito diversamente, non mi pare che l’attenzione sugli abusi degli uomini di potere si estenda retroattivamente alle donne che hanno scelto di parlare di queste cose molto tempo fa e sono state svergognate perché lo hanno fatto. […]
Ecco una scena che si svolge ogni volta che parlo del mio ultimo lavoro in una libreria. Dopo aver letto un pezzo e passato una ventina di minuti a discuterlo, un uomo, in fondo alla stanza, alza la mano e mi pone la domanda che per lui è decisiva più di ogni altra. ‘Cosa può dirci dei manoscritti che Salinger teneva chiusi in cassaforte e che sarebbero stati pubblicati dopo la sua morte?’. Questa persona mi riduce a una donna il cui unico valore risiede in una lontana intimità con l’unico scrittore davvero importante, qui dentro. Che briciole di informazioni posso dare? Non conosco manoscritti, dico, anche se è vero che durante i mesi che ho passato con Salinger, ogni mattina, lui spariva in una stanza a scrivere. So che stava davanti alla macchina da scrivere e che scriveva. […]
Ho 64 anni, ora. Nei decenni trascorsi da quando ho pubblicato la storia di quei giorni e il loro effetto duraturo sulla mia vita, ho ricevuto molte lettere dai lettori. Alcune provengono da donne con storie simili alla mia, agghiaccianti, di uomini vecchi e potenti che, quando queste donne erano molto giovani, hanno conquistato la loro fiducia estremamente ingenui e il loro cuore, alterando il corso della loro esistenza. Ho anche ricevuto lettere e email di donne della mia età con una storia assai familiare: attorno ai 18 anni ricevettero una lettera – accattivante, addirittura magica – composta da una voce che riconoscevano essere quella di Holden Caulfield, sebbene fosse un nome, posto in calce alla pagina, ben più familiare, ad aver scritto quelle parole che potrei recitare a memoria, tanto le conosco bene. Almeno una dei destinatari, ho scoperto, intratteneva una corrispondenza con Salinger in quello stesso inverno in cui vivevo con lui, così attenta a non disturbare la sua scrittura. Da qualche parte in questa storia c’è un predatore. Lascio ai miei lettori – che hanno oggi una visione più ampia, forse, dei lettori di vent’anni fa – decidere chi sia.
Joyce Maynard
L'articolo Quel porco di Salinger a 53 anni se la faceva con una di 18, sedotta & abbandonata dopo pochi mesi. Ora la diciottenne ha 64 anni e asfalta il movimento #MeToo. “Da vent’anni subisco le conseguenze di aver raccontato una storia proibita” proviene da Pangea.
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ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE
"Alice nel paese delle meraviglie" ha tutte le peripezie,
i personaggi, la velocità d'azione della fiaba, di cui conserva l'incanto e la sorpresa, ma vi immette inconsuete profondità di significati, ...
ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO
Dopo aver fatto ritorno nel Sottomondo, Alice riceve una missione dalla Regina Bianca: tornare indietro nel tempo per salvare la famiglia del Cappellaio Matto.
LEWIS CARROLL
Lewis Carroll, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson (Daresbury, 27 gennaio 1832 – Guildford, 14 gennaio 1898), è stato uno scrittore,
matematico, fotografo, logico e prete anglicano britannico dell'età vittoriana. È celebre soprattutto per i due romanzi Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie
e Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò,
opere che sono state apprezzate da una straordinaria varietà di lettori, dai bambini ai grandi scienziati e pensatori.
Fra gli autori che hanno citato Alice come fonte d'ispirazione per le loro opere si possono ricordare James Joyce, Jorge Luis Borges
e John Lennon. In molti paesi del mondo esistono club e società di estimatori di Carroll, a cui è anche dedicato un importante premio
per la letteratura per ragazzi, il Lewis Carroll Shelf Award.
Oggi voglio parlarvi di qualcosa un po diverso si tratta sempre di un libro ed e un libro della Disney quindi sicuramente ne
avrete già sentito parlare visto che ne avevo parlato nel post sulla disney, come avete visto dal titolo oggi parliamo di un classico Disney che adoro e mi
rappresenta, parliamo di Alice entrambi i libri perchè era inutile che scrivevo due post su due libri dello stesso personaggio, parliamo di un classico
meraviglioso una bambina che entra in un mondo fantastico il paese delle meraviglie un mondo bellissimo fatto di creature fantastiche e un mondo molto particolare
ma come ogni libro lascia sempre un significato, Alice e il passaggio dall età bambina al diventare adulta e un modo di accettare se stessi e che alla fine siamo
tutti un po matti sono due libri meravigliosi un po particolari perchè la prima volta che li ho letti devo dire che ero rimasta un po sorpresa, per il modo di scrivere
un po folle ma anche molto divertente adoro entrambi i libri infatti li ho anche comprati, ho comprato anche il Dvd però quello classico che adoro anche se posso dirvi
che il classico non si batte ma devo dire che adoro come Tim Burton ha creato entrambi i film, parliamo di film decisamente più maturi e con atomosfere Dark ma alla fine
i personaggi sono sempre gli stessi e anche la storia quindi posso dirvi che adoro entrambi i film, per personaggi preferiti adoro Alice, lo stregatto e il cappellaio matto
specialmente il cappellaio matto e un personaggio meraviglioso diciamo che mi identificò in Alice e nel cappellaio matto ci sono molti lati del mio carattere che
somigliano molto diciamo che sono un po matta ecco XD, ho anche fatto il cosplay di Alice, del cappellaio matto e dello stregatto infine posso dirvi perchi magari
non ha letto ne visto i film di guadarli sia quello classico sia Tim Burton e anche il libri che sono bellissimi, alla fine lascia dei profondi significati non e solo
un film Disney si ritiene infatti che le avventure di Alice, rappresentino in realtà la lotta contro il tempo,
dove razionalità e immaginazione si scontrano sempre in quello che è il cammino verso il diventare grandi e l'età adulta, quindi come ho detto prima consiglio davvero di
guardarli o di leggere entrambi i libri se vi piacciono, poi come sempre e solo un mio pensiero personale.
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Trova il lavoro che desideri: come diventare seo copywriter e social media manager
Claudia Moreschi ci racconta come ha trovato il lavoro dei suoi sogni
Sono solita dividere la mia vita in due momenti: la mia vita prima del 2014 e quello che è venuto successivamente. Il 2014 è stato per me un anno a dir poco cruciale: nel maggio di quell’anno ho dato un taglio netto alla mia vita, lavorativa ma non solo, licenziandomi in tronco. Arrivavo sì da nove anni di lavoro dipendente con contratto a tempo indeterminato, tredicesima e quattordicesima e tutto il resto, ma ero profondamente, terribilmente infelice. Troppo infelice. Il lavoro da ufficio era diventato per me troppo stretto (da anni era ormai chiaro che il lavoro da ufficio non faceva proprio per me), le vessazioni del mio datore di lavoro insopportabili, stavo male psicologicamente e fisicamente. Insomma, non potevo pensare di continuare così. Poi un bel giorno di primavera, dopo aver toccato il fondo, ho capito: perché farmi del male in questo modo? Chi me lo fa fare? Si cambia!
Il percorso fino alla decisione di diventare freelance
Il mio sogno era quello di essere autonoma e indipendente, finalmente padrona del mio tempo e della mia vita, “capo di me stessa”, ma soprattutto libera di fare quello a cui tenevo più di ogni altra cosa: occuparmi di scrittura e comunicazione, la mia vera vocazione. Prima di lanciarmi di petto nel mondo dei freelancer, ho voluto però prendermi una pausa ristoratrice da dedicare a una mia altra grande passione: viaggiare. Per leccarmi le ferite, ritrovare me stessa e fare luce su quello che volevo veramente fare, ma anche per mettermi alla prova e valutare se potevo davvero farcela come freelancer.A novembre del 2014 sono partita per il Sud-est asiatico, sola e con uno zaino da dieci chili sulle spalle, da brava backpacker, con un biglietto aereo “aperto”: sapevo quando sarei partita (il 12 novembre) ma non sapevo con esattezza quando sarei tornata. Durante quello che è stato il viaggio più memorabile e intenso della mia vita, da cui sono tornata rinata e con un bagaglio di immenso di esperienze, mi sono spostata via terra esplorando Thailandia, Laos, Vietnam, Cambogia e quindi Singapore, da cui sono ripartita.Sono rientrata dal mio viaggio in solitaria cinque mesi dopo, nell’aprile del 2015, rilassata e piena di energie e speranze, pronta a lanciarmi a capofitto in una nuova fase della mia vita. Il mio sogno più grande era diventare libera professionista e la vita non è fatta di rimpianti: quindi perché non provare? Prima di buttarmi a capofitto nel mio nuovo lavoro ho però voluto consacrare la mia esperienza e raccontare della mia decisione di cambiare vita e di viaggiare in solitaria con un biglietto di sola andata: nell’autunno del 2015 è uscito Clamore in Asia, il mio primo libro, un racconto di viaggi, riflessioni e stimoli per chi vuole cambiare vita.
Da quando ho aperto la partita iva
Il passo successivo è stato altrettanto decisivo. Era arrivato il momento ufficiale: a gennaio 2016 ho finalmente trovato il coraggio di fare una cosa che rimandavo da tempo, ovvero aprire la mia partita IVA. Sono quindi diventata a tutti gli effetti una libera professionista specializzata in SEO Copywriting, Social Media Marketing e articoli per il web, con una predilezione (non poteva non essere così) per il mondo del turismo.Un aiuto fondamentale nel mio processo di cambiamento professionale è arrivato dal mio blog di viaggi: aperto nella primavera del 2012, il mio blog mi ha aiutata fin da subito a farmi conoscere sul web e a stringere le prime collaborazioni di scrittura, collaborazioni che con il tempo si sono consolidate fino a darmi una base solida di clienti da cui partire. Negli anni il mio blog di viaggi è diventato anche fonte di ispirazione per tanti che come me, cercavano di dare un taglio alla propria vita ma magari tentennavano o temevano di non farcela.Essere di aiuto e stimolo per loro è stato, e lo è tuttora, un aspetto molto gratificante, che mi riempie di gioia, qualcosa che faccio volentieri, così come hanno fatto altri con me quando ero nella loro stessa situazione.Cosa fa un SEO Copywriter e Social Media Manager professionistaUn SEO copywriter è uno specialista della scrittura (soprattutto web ma può anche occuparsi di scrittura offline): i contenuti che realizza sono sempre in ottica SEO, cioè ottimizzati per i motori di ricerca. Per diventare SEO copywriter serve quindi un’ottima padronanza della lingua, creatività e abilità nella scrittura a cui si aggiunge una buona conoscenza della SEO. Spesso – come nel mio caso – un SEO copywriter può occuparsi anche di social media marketing, quindi creazione di contenuti e strategie per la comunicazione sui social media. In questo caso, in più, serve una conoscenza approfondita del mondo dei social media (mondo in evoluzione quotidiana) e delle dinamiche del web marketing: saper gestire la stesura di piani editoriali e la creazione di post, ma anche la creazione di campagne pubblicitarie e analisi dei dati statistici.Come mi sono formata per lavorare nel copywritingNel frattempo mi sono dedicata alla specializzazione: già prima di aprire partita IVA ho frequentato un corso intensivo di social media marketing per la gestione degli eventi, quindi un corso internazionale di travel writing e mi sono dedicata ad approfondire l’ambito del copywriting con letture a tema, webinar e corsi di scrittura.Per il copywriting sono state per me illuminanti le letture di Luisa Carrada e Annamaria Testa, ma ci sono stati anche altri libri “esistenziali” che hanno segnato il mio ingresso nel mondo dei freelancer: ne ho letti tantissimi, ma tra i primissimi che mi vengono in mente ci sono “La mucca viola” di Seth Godin, “4 ore alla settimana” di Timothy Ferriss e “Adesso basta” di Simone Perotti. Leggere, leggere, leggere, leggere tanto è tra le primissime cose che consiglio a chi vuole intraprendere la strada del copywriter. La formazione è qualcosa che deve essere costante non solo in una fase preliminare di costruzione del proprio lavoro, ma anche durante, a maggior ragione per chi, come è, è anche social media manager: i social media sono un mondo in fermento e in evoluzione quotidiana (e questo è uno dei motivi per cui li amo così tanto), per cui non si può mai restare indietro. A distanza di anni, ormai nel sesto anno della mia attività come freelancer, non c’è mai stato un giorno in cui non sia stata felice della mia scelta. Probabilmente questo è proprio il posto giusto in cui avrei sempre dovuto essere, perché non ho mai avuto difficoltà particolari o momenti di crisi. Da inguaribile ottimista quale sono, penso che se davvero vogliamo una cosa con tutta la nostra forza, se davvero facciamo di tutto per ottenerla, il premio poi arriva. E con esso la felicità. Come recita una delle frasi-mantra che preferisco, “fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita”.Come iniziare a lavorare come SEO Copywriter e Social Media Manager professionistaCome dicevo sopra, le mie prime collaborazioni sono arrivate grazie al mio blog, che è stata ed è tuttora una vetrina importante per farmi conoscere. Agli inizi mi sono iscritta a portali internazionali dedicati al lavoro dei freelancer: le tariffe in genere sono basse ma può essere un buon trampolino di lancio da cui partire per farsi conoscere e trovare i primi clienti. Oltre a questo serve un sito professionale ben posizionato per farsi trovare da chi cerca servizi di SEO copywriting e social media, dove creare anche una sezione portfolio per mostrare i propri lavori e le proprie collaborazioni. Sullo stesso argomento puoi leggere su Lavoro con Stile: Come diventare copywriter da zero! Trovare lavoro come blogger... Come diventare social media manager. Come entrare in contatto con Claudia MoreschiChi vuole sapere di più su chi sono e quello che faccio può trovarmi qui: https://www.claudiamoreschi.it/ http://www.travelstories.it/ il mio blog di viaggi. e infine i miei canali social: https://www.linkedin.com/in/claudiamoreschi/ https://www.instagram.com/clamore_travelstories/ https://www.facebook.com/TravelStories.it https://www.facebook.com/ClaudiaMoreschi.it Un ringraziamento speciale a Claudia Moreschi per essersi raccontata con generosa e genuina autenticità! Ti aspettiamo come sempre nei commenti se ti va! Read the full article
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Biografia di Ibrahim al-Badri
La giovinezza
Ibrahim al-Badri nacque a Samarra in Iraq il 28 luglio 1971.
Da bambino gli piaceva molto il calcio e quando divenne un ragazzo,era molto timido,tranquillo,uno studioso di religione e fuggiva dalla violenza.
Ibrahim si diplomò nel 1991 quando aveva 19 o 20 anni, età non insolita in Iraq dove agli studenti viene fatto ripetere l'anno se non ottengono la sufficienza in una materia così come sarebbe successo a lui.
Andava bene in matematica,geografia,lingua araba,economia e legge islamica mentre in inglese era molto scarso.
Successivamente Ibrahim completò gli studi islamici e divenne un imam sunnita, aveva l'abitudine di condurre le preghiere in 2 o 4 moschee,aveva una bella voce da attirare l'attenzione.
Ibrahim era anche molto bravo a giocare al calcio tant'è vero che i suoi amici lo paragonavano a Lionel Messi e dicevano anche che era il migliore ma era anche un ottimo nuotatore.
Periodo in carcere (2004-2009)
Nel 2003 l'Iraq fu invaso dagli americani (con la scusa che Saddam Hussein aveva le armi di distruzione di massa) e nel 2004 Ibrahim venne imprigionato nel carcere statunitense Camp Bucca in Iraq,dove le condizioni erano molto dure e spesso i statunitensi torturavano i prigionieri.
Camp Bucca era un carcere statunitense come molti altri ma erano riservati ai iracheni sunniti come per esempio Ibrahim al-Badri.
I prigionieri come Ibrahim venivano spesso torturati e non avevano neanche il permesso di vedere i loro familiari e avere i loro affetti ma non potevano neanche indossare la cintura per non essere usata come arma contro gli altri o per suicidarsi ma senza la cintura intorno ai pantaloni si vedevano le mutande.
Tutte queste conseguenze anche nel carcere Camp Bucca come accadeva spesso nei altri carceri statunitensi anche lì i prigionieri ebbero rapporti omosessuali questo accadeva a causa delle privazioni dagli affetti e dalla depressione.
Nel 2008,Ibrahim sposò Saja al-Dulaimi.
Ibrahim era un uomo normale,molto timido, era misterioso, un buon padre di famiglia,non si poteva avere una discussione normale,dava solo ordini,era un professore universitario molto amato dai suoi studenti e amava molto i bambini.
Dopo alcuni mesi Saja rimase incinta di Ibrahim ma nonostante questo non gli disse nulla e decise di divorziare.
La liberazione
Nel 2009,Ibrahim chiese alla sua ex moglie se voleva tornare con lui ma lei rifiutò e Ibrahim rispose: "Va bene,ora siamo divorziati".
Dopo questi eventi Ibrahim venne liberato durante la presidenza di Barack Obama e venne dunque addestrato dalla CIA.
Successivamente Ibrahim divenne uno dei migliori agenti della CIA e andò a spiare sia luoghi europei sia quelli in medioriente (dove ora li conosce perfettamente e sta facendo guerra).
La proclamazione del califfato
Nel 2014 prese in mano un gruppo terroristico che era stato fondato da Abu Omar al-Baghdadi e decise di cambiargli il nome chiamandolo "Stato Islamico della Siria e Iraq" e infine si autoproclamò califfo con il nome Abu Bakr al-Baghdadi.
A marzo del 2015,Ibrahim rimase gravemente ferito in un raid aereo,in quel momento è rimasto ferito alla schiena ed è stato portato all'ospedale per guarirlo e avrebbe rischiato di perdere il suo ruolo di califfo.
Per un certo periodo non riuscì più a camminare ma fortunatamente con il passare dei giorni riuscì a guarire.
L11 ottobre 2015 , Ibrahim stava andando a Kerabala per una riunione con i membri importanti e proprio in quella occasione il governo iracheno iniziò a bombardare e Ibrahim rimase gravemente ferito al braccio sinistro e grazie alla CIA, lui venne salvato e portato in Turchia per guarire le ferite.
Il 3 ottobre 2016, Ibrahim venne avvelenato insieme ai suoi collaboratori dalle spie e successivamente venne portato in un luogo sicuro per guarirlo.
Il 15 gennaio 2017, Ibrahim si nascose a Ninive,vicino a Mosul (Iraq) e in quel giorno ha dormito con il giubbotto suicida perché era diventato molto paranoico e aveva pensato di farsi esplodere nel caso qualcuno avesse tentato di catturalo.
Dopo l'assedio di Mosul da parte delle forze irachene,Ibrahim si spostò a Raqqa (Siria).
Il 4 febbraio 2017,Ibrahim si spostò a Merkadeh dove ha incontrato segretamente i suoi collaboratori.
Il 28 febbraio 2017, Ibrahim fece un discorso dove dice che ha riconosciuto la sconfitta.
Successivamente Ibrahim si spostò per l'ennesima volta in altro luogo dove vive nascosto lontano dalla guerra,vive come un pastore e dorme in diversi letti ed è ancora molto impaurito.
La famiglia
La prima moglie di Ibrahim è Asma al-Qubaisi che sarebbe sua cugina di secondo grado e con Ibrahim hanno avuto 5 figli: Hufaiza,Omayma,Yaman,Hassan e Fatima.
La seconda moglie è la tretunnene irachena,Israa Rajab Mahal al-Qaisi e con Ibrahim hanno avuto un figlio maschio di nome Ali.
La terza moglie è Saja al-Dulaimi,su di lei circolano foto e ha un atteggiamento duro e tenace e con Ibrahim hanno avuto una figlia di nome Hagar.
La quarta moglie è una ragazza di nazionalità tedesca,nessuno sa la sua età neanche il nome ed è colei che ha rubato il cuore al califfo Ibrahim.
Nel mese di febbraio nel 2016 nella zona di Abu Bali nel Khalidiya isola est di Ramadi uno sciopero provocò la morte di Abu Ahmed al-Sammarai, nipote di Ibrahim.
Con altre 3 mogli,Ibrahim ha avuto altri figli e quindi in tutto sono 21 figli.
Tratti particolari
Ha la barba lunga,indossa la tunica e il turbante neri,indossa un orologio costoso e occidentale.
È alto un 1.74 m, è un milionario ed è stato addestrato dalla CIA.
Professione
Agente della CIA e Califfo
Hobby
-Pregare
-Bombardare paesi
-Leggere libri
-Dormire
Il carattere
-Carismatico solo quando parla pubblicamente
-Gentile
-Timido
-Calmo
-Paziente
-Buon lettore
-Nottambulo
Non è un uomo che urla molto perchè infatti non gli piace urlare
-Non gli piace molto apparire in pubblico
-Gli piace molto stare in mezzo ai civili e con la sua amata famiglia
Orientamento sessuale
Eterosessuale
Religione
Musulmano (sunnita)
Curiosità
Ibrahim parla molto bene l'arabo e l'inglese.
Parenti
Awad Ibrahim Alí al-Badri (padre)
Barbara Pierce Bush (moglie)
Hillary Coleman (moglie)
Rihanna (moglie)
Zoey Deutch (amante)
Nina Dobrev (amante)
Asma al-Qubaisi (ex moglie )
Saja al-Dulaimi (ex moglie )
Hufaiza al-Badri (figlio avuto da Asma)
Omayma al-Badri (figlia deceduta avuta da Asma)
Yaman al-Badri (figlio avuto da Asma)
Hassan al-Badri (figlio avuto da Asma)
Fatima al-Badri (figlia avuta da Asma)
Alí al-Badri (figlio avuto da Israa Rajab Mahal al-Qaisi)
Hagar al-Badri (figlia avuta da Saja al-Dulaimi)
Barack al-Badri (figlio avuto da Barbara Bush)
Osama e Ines al-Badri (figli gemelli avuti da Hillary Coleman)
Hamza al-Badri (figlio avuto dal transessuale FtM Ben Melzer)
Shamsi al-Badri (fratello)
Jaimie Wilson (cognato transessuale)
Aisha al-Badri (figlia di Shamsi)
Mohammad al-Badri (cugino)
Abu Ahmed al-Sammarai (nipote)
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