#Personaggi iconici
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pier-carlo-universe · 3 days ago
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Il furto della Divina Commedia di Dario Crapanzano: Un giallo nella Milano degli anni '50 con l'ispettore Fausto Lorenzi. Recensione di Alessandria today
Dario Crapanzano ci trasporta nella Milano vintage degli anni '50 con un giallo intrigante e un nuovo, affascinante investigatore.
Dario Crapanzano ci trasporta nella Milano vintage degli anni ’50 con un giallo intrigante e un nuovo, affascinante investigatore. “Il furto della Divina Commedia” di Dario Crapanzano è un romanzo che ci riporta nella Milano degli anni Cinquanta, un’epoca in cui il mistero e il fascino delle vecchie librerie, dei cinema fumosi e degli antichi vicoli milanesi offrono lo sfondo perfetto per un…
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multiverseofseries · 2 months ago
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Beetlejuice Beetlejuice: il ritorno del cult di Tim Burton è un sentito omaggio
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Il classico di Tim Burton degli anni '80 torna con parte del cast originale, da Michael Keaton a Winona Ryder, oltre alla new entry Jenna Ortega. Presentato al Festival di Venezia 2024.
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La musica incalzante di Danny Elfman, la camera che scivola sulla cittadina di Winter River. È con un brivido che si accoglie l'apertura di Beetlejuice Beetlejuice, da fan di vecchia data del cult di Tim Burton e da amanti della filmografia del regista. Perché si capisce subito che è proprio ai fan di vecchia data che parlerà in prima battuta il film, questo ritorno che si affida a buona parte del cast originale, da Michael Keaton a Winona Ryder, con delle new entry d'eccezione come Willem Dafoe, Jenna Ortega e, ovviamente, Monica Bellucci.
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Winona Ryder torna nel sequel
Una trama (troppo?) elaborata per Beetlejuice Beetlejuice
Partiamo dallo spunto e l'intreccio, che ci hanno lasciato sensazioni contrastanti: ci è piaciuto lo spunto iniziale di tornare ai personaggi iconici di Beetlejuice a distanza di tanti anni, per ritrovare i Deetz e vedere come sono diventate le loro vite, dalla madre Delia che ancora insegue le sue pulsioni artistiche alla figlia Lydia la cui esistenza è ancora avvolta in quell'alone oscuro che avevamo amato negli anni '80, convogliato nella sua attività professionale. A loro si aggiunge una terza generazione di Deetz, rappresentata dalla figlia di Lydia, Astrid, tutte raccolta nuovamente a Winter River.
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Una sequenza di Beetlejuice Beetleuice
Lì la ragazza scopre il plastico dei Maitland ed entra in contatto con il mondo del soprannaturale in modi inaspettati, aprendo le porte al ritorno di Beetlejuice che è intanto alle prese con l'unico essere che riesce a spaventarlo: la sua ex moglie Delores. Più linee narrative che a tratti non trovano lo spazio e l'equilibrio necessario, come se la voglia di aggiungere idee e spunti avesse preso il sopravvento sulla compattezza narrativa. Un difetto che emerge soprattutto nel secondo atto, per poi sfociare con energia in un gran finale che rende giustizia alla potenza iconica dell'originale.
Un sequel tra evoluzione e omaggio
Abbiamo subito accennato a quello che ci è sembrato l'unico difetto di un film che nel complesso funziona: lo fa in quanto commedia macabra, con il gusto dark di Tim Burton che riemerge come in passato; lo fa in quanto omaggio in grado di parlare ai fan dell'originale, con richiami continui e sensati che i conoscitori sapranno identificare e amare; lo fa, ancora, come evoluzione di quei personaggi a cui ci sentiamo legati e che ritroviamo con emozione. In Beetlejuice Beetlejuice si nota, più che in altre produzioni recenti del regista, la voglia di costruire sequenze di grande impatto e nel divertimento che proviamo scorgiamo quello dello stesso Burton.
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Jenna Ortega è una delle new entry del film di Tim Burton
Parallelamente și percepisce la riflessione di un autore più maturo alle prese con personaggi che hanno abituato il suo passato e che esplora con curiosità a distanza di anni. Una riflessione che riguarda loro, ma in parallelo anche se stesso, un modo per ripensare alla sua vita e la sua carriera dal punto di vista privilegiato dell'autore più maturo.
La forza iconografica di Beetlejuice
È indubbio che il primo film abbia una forza iconografica incredibile, che abbia proposto al pubblico una sequenza da storia del cinema (la celebre, impagabile, cena/ballo) e il timore era che il sequel di Beetlejuice non riuscisse a rivaleggiare col suo predecessore su questo fronte. Seppur ovvio che qualcosa di quella potenza sia inarrivabile, non mancano i grandi momenti in questo nuovo film: una sequenza vede protagonista Monica Bellucci, un regalo di Burton all'attuale compagna, un altro è il gran finale, una cerimonia a ritmo di musica.
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Beetlejuice Beetlejuice: un'apparizione di Danny DeVito
Insomma un'operazione riuscita, un film compiuto al di là di qualche problema di gestione delle diverse linee narrative, ma soprattutto un film che i fan di Tim Burton e del primo Beetlejuice - Spiritello porcello apprezzeranno. Da estimatori non possiamo che esserne felici!
Conclusioni
In conclusione Beetlejuice Beetlejuice è un sentito omaggio di Tim Burton al suo film degli anni ’80 e a quel pubblico che l’ha seguito sin dagli esordi. Il cast originale conferma il lavoro fatto sui personaggi e ne evolve la portata, le new entry completano il quadro in termini di evoluzione della storia. Qualche incertezza di scrittura, soprattutto nella parte centrale della storia, non rovina un film che diverte ed evoca quelle sensazioni che dal sequel di Beetlejuice ci saremmo aspettati.
👍🏻
L’estetica di Tim Burton, che ritroviamo con piacere.
Quel gusto per la commedia dark, tipica dell’autore.
Michael Keaton, Winona Ryder e il cast originale.
Un paio di sequenze potenzialmente cult.
👎🏻
Alcune storyline meno sfruttate.
Qualche problema di equilibrio tra vecchi e nuovi personaggi.
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joekirby · 6 months ago
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Era il Marzo del 1982 quando Bill Mantlo ed Ed Hannigan crearono due personaggi nuovi e che presto sarebbero diventati iconici.
Tyron "Ty" Johnson e Tandy Bowen....meglio noti come Cloack & Dagger.
Due ragazzi, due ultimi, fuggiti di casa ognuno per il suo motivo e capitati insieme nella mani di Simon Marshall, uomo al soldo del Boss Silvio Manfredi (Alias Silvermane) del Maggia, che li costrinse ad assumere uan droga sintetica che mutò la loro struttura genetica.
Tyrone trasformato in Cloack, è capace di aprire varchi dimensionali attraverso la dimensione oscura. Ciò gli permette di teleportarsi per lunghi tragitti, oltre che ad essere intangibile secondo volontà.
Ma questo potere lo consuma, e l'unica cosa che allevia la sua fame è il consumo di luce vitale.
Tandy diviene Dagger ed è capace di lanciare lame di luce psionica, capaci di ferire o interrompere circuiti elettronici. Oltremodo la sua luce riesce a nutrire il bisogno di Cloack rendendoli così complementari.
La struttura della serie è estremamente urbano metropolitana, dove i due sono impegnati in una serrata lotta la crimine di strada. Dedita soprattutto all'annientamento dello spaccio di qualunque droga.
Spesso il loro cammino si è intrecciato con quello dell'Uomo Ragno o degli X Men.
Li ho trovati sempre estremamente affascinanti, ed ora Ve li propongo!
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libero-de-mente · 1 year ago
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Per intenditori.
Uno dei dialoghi più iconici del cinema comico, adattato a due illustri personaggi della divulgazione televisiva e non solo.
Chi non condivide è complice. Dai che "si può fare!".
ps con quali voci leggerete questo meme?
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diceriadelluntore · 1 month ago
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Vertigini Letterarie
Leggendo Robinson, l'inserto domenicale de la Repubblica, mi è capitata nella sempre bellissima intervista a fine inserto di Antonio Gnoli questa risposta: la letteratura è insieme all'arte il più straordinario serbatoio di immagini e di suggestioni. Certi romanzi spiegano la geografia meglio di un geografo. Queste parole sono state dette, appunto, da un grande geografo italiano, Franco Farinelli. E mi sembrano perfette per parlare un po' di questa carta geografica della letteratura del '900 che è questo libro, che mi ha tenuto tutto il mese di Settembre sulle sue pagine.
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Ho scoperto il nome di William Gaddis anni fa, dopo aver letto quel capolavoro che è L'Incanto del Lotto 49 di Thomas Pynchon. Del misterioso autore di quel libro non si sanno che poche cose, fotografie solo da giovane studente, tanto che alcuni sospettarono che fosse uno pseudonimo di Gaddis. Questa è leggenda, Pynchon esiste davvero, ma è vero invece che tutti e due sono i pilastri del post-modernismo letterario americano, che ha incantato tutta una serie di scrittori diventati iconici, con romanzi quali L’arcobaleno della gravità di Thomas Pynchon (1973), Infinite Jest di David Foster Wallace (1996) e Underworld di Don De Lillo (1997) o Le Correzioni di Jonathan Franzen (2001).
Le Perizie è un libro mondo, scritto nel 1955 (1220 pagine) che è stato riproposto da Il Saggiatore dopo quasi 50 anni dalla prima edizione Mondadori, che all'epoca lo divideva in due volumi (1967). Racconta la storia di Wyatt, un giovane del New England cresciuto dal padre pastore protestante e la Zia Mary, ultra calvinista, nel ricordo di sua madre Camilla, morta in un viaggio in Spagna. Wyatt scopre di avere un talento particolare nel disegno, tanto che una volta arrivato a New York viene ingaggiato come falsificatore di antichi quadri rinascimentali fiamminghi da un ricco uomo d'affari, Recktall Brown (il cui nome è tutto un programma). Tutto intorno a questa vicenda gira un gruppo di personaggi secondari e delle loro storie, tra scrittori in cerca di successo, attrici, artisti, poeti, critici d'arte che tra feste senza senso e dissertazioni esistenziali si interrogano sul ruolo dell'arte, degli artisti e del loro senso nel mondo. Le perizie del titolo è un sottile gioco semantico: sono sia quelle tecniche che certificano l'autenticità di un'opera d'arte, ma sono anche in senso più ampio una disamina infinita che vede i personaggi coinvolti in un interrogarsi minuzioso sulla crisi del pensiero filosofico occidentale, dalla metafisica aristotelica alla storia dell’alchimia, dalla storia delle dottrine religiose alla storia dell’arte moderna.
Quello di Gaddis fu volutamente un tentativo di scrivere un libro che andasse oltre, sia in termini strutturali che soprattutto linguistici. È l'apoteosi della citazione, di oscuri pittori fiamminghi del 1500, di testi scritti da santi eretici, di luoghi veri e immaginari, in un mix che si pone a metà strada tra il Faust e Finnegans Wake. All'epoca fu un fiasco, tanto che Gaddis per oltre venti anni abbandonerà la letteratura e lavorerà come pubblicitario per grandi gruppi industriali americani, come l'IBM. Ritornerà al romanzo solo venti anni dopo, con un'opera forse ancora più audace, JR, che però stavolta fu un successo, tanto che vincerà nel 1976 il prestigioso National Book Awards, premio che Gaddis vincerà ancora nel 1994 con A Frolic Of His Own (non tradotto in Italiano).
Tra i suoi più grandi ammiratori c'è Jonathan Franzen, che ha intitolato il suo podcast e blog personale Mr Difficult, non a caso, dato che era il soprannome di Gaddis per via del suo stile barocco, a tratti schizofrenico, imperscrutabile e con la caratteristica, unica e singolare, di caratterizzare i personaggi per uno stile riconoscibile nel linguaggio (per spiegarmi meglio, come quei tic linguistici che si hanno, il ripetere spesso un intercalare, un modo di dire e così via). Nel 2002 Franzen scrisse sul New Yorker un articolo, intitolato Mr. Difficult: William Gaddis and the Problem of Hard-to-Read Books, in cui divide i lettori in due gruppi: gli Status Model, che cercano in un romanzo una forma d'arte, e i Contract Model, che cercano in un romanzo una forma di intrattenimento. In Gaddis lo sfoggio, nel caso de Le Perizie, di citazioni erudite, rimandi all'antropologia, all’esoterismo, alla teologia cristiana o alla pittura fiamminga sono segnali paradigmatici di Status Model, e fu questa analisi stilistica che portò lo stesso Franzen a passare dal romanzo forbito (e a tratti indimenticabile) ma "difficile" da leggere che fu Le Correzioni a quello più semplice strutturalmente e più godibile che fu il successivo Crossroads.
Leggendolo, ho detto alle mie amicizie di lettura che non lo avrei consigliato a nessuno, sebbene sia stata una delle letture più incredibili della mia vita. Perchè c'è uno sforzo intellettuale che, e non so nemmeno se sia in fondo un problema, non è solitamente più richiesto per lo meno in un momento personale di riflessione come può esserlo una lettura.
Lascio l'ultima riflessione alla traduzione: fu opera già nel 1967 del grande Vincenzo Mantovani, uno dei più grandi traduttori di autori anglofoni della nostra editoria, scomparso l'anno scorso. Lui aveva un amore viscerale per Gaddis, che mi rendo conto era una sfida da rompicapo per un traduttore ma che per lo stesso motivo era amatissimo da chi queste sfide le accettava. Lo stesso Mantovani lavorò per 15 anni alla traduzione di JR, che è in pratica un romanzo dialogo su un giovane genio adolescente che scopre un modo per fare soldi nella finanza, ma non trovò mai un editore disposto a pubblicarlo. Ci riuscì solo nel 2009, grazie alle Alet di Padova, che tra l'altro non pubblica più, rendendo introvabile questo altro romanzo così sui generis e forse per questo così fondamentale.
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paolabazzali · 1 year ago
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"The Spezziner" è la nuova rivista immaginaria che non esiste.
Il progetto, ideato dall’Associazione Culturale Studio18 con il supporto e la collaborazione di noti artisti, intende evidenziare e valorizzare, con le illustrazioni delle proprie copertine, gli aspetti che contraddistinguono, in modo inequivocabile, usi e costumi della città; luoghi, eventi, antiche leggende, le abitudini cittadine, i monumenti e i tragitti, l’introspezione e la socialità di persone e personaggi iconici che, con la loro storia, l’immaginazione e l’innata spezzinità, hanno fatto conoscere a livello nazionale ed internazionale la città della Spezia. Le copertine, con uscita settimanale, sono il frutto dell’interpretazione creativa di artisti, pittori e giovani illustratori, già affermati per l’importante contributo artistico fornito alla città.
Grazie per avermi offerto questa importante opportunità.
La copertina da me realizzata è "Inquietudine perpetua".
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jazzluca · 9 months ago
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RUMBLE ( Core ) Movie Studio Series *Bumblebee Concept Art*
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Un altro RUMBLE di classe Core invade la linea Movie Studio Series, ma questa volta non è un Tartar a noi noto, dato che effettivamente NON compare in nessun film, dal vivo o animato che sia, ma, quasi a voler raschiare il fondo del baril… cioè, spremere quella gallina delle uova d'oro che erano le scene su Cybertron del film di Bumblebee, ecco quindi anche i personaggi creati solo a livello di concept design ma poi scartati / tralasciati da quella famosa introduzione allo spin-off dedicato a Maggiolino.
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A scanso di cromatici equivoci, il Rumble di quest'ormai sorta di sotto universo dei Tf visti o comunque anche solo pensati per quei pochi ma fondamentali minuti al cinema, è colorato di blu come nei cartoni ( laddove in realtà nei giocattoli era rosso, come sappiamo ), un blu scuro principale con tocchi di azzurro sulle spalle del ROBOT, che citano quindi la colorazione del modellino del 1984 di Frenzy e non quella viola / lilla vista in tv, e grigio scuro su testa, gambe inferiori e … martelli?
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Sì perchè un po' pigramente il nostro robottino ha al posto delle braccia gli iconici martelli pneumatici come si vedevano spuntare nei cartoni animati, invece che avere dei moduli aggiuntivi come l'omonimo SS 86, o comunque almeno accennare una sorta di minima trasformazione o perlomeno avere i pugni scolpiti all'interno! ^^'
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Certo, capisco che sia un Core class, anzi, META' Core, praticamente, ma il punto è che è venduto come uno intero, quindi anche se giocoforza imitava l'omonimo SS, almeno uno non si sente in colpa a spendere il prezzo pieno per metà giocattolo!
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Martelli pneumatici a parte che potevano passare magari come armi per il Soundwave Voyager, un po' come aveva almeno Ravage Core la punta del fucile in stile G1 per questo Memor, invece qui abbiamo due pistoline che in Rumble assumono solo la valenza di decorazione da sistemare dietro la schiena, ma unite diventa ALMENO una pistolina sempre per S.W.
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Tornando al robottino, l'aspetto comunque non è male, con tocchi di giallo e rosso decorativi, la faccia con un'inedita mascherina sulla bocca e ben snodato nella media di un Core class, "braccia" permettendo.
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La TRASFORMAZIONE non è male, nel suo … piccolo, con le braccia che si ripiegano all'indietro, le gambe che ruotano e si proiettano pure all'indietro per formare una sorta di parallelepipedo anonimo che potrebbe essere qualsiasi cosa, ma cui la funzione principale è quella di potersi inserire ovviamente nel petto di Soundwave, così come già visto con Ravage.
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La cosa più interessante di questo "coso" è però quella di inglobare le due pistoline all'interno, così almeno questi accessorini piccini non vanno persi da un alt mode all'altro.
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Poco altro da dire sulla modalità alternativa, quindi, ma resta un po' di amaro in bocca per la scarsa massa offerta da questo giocattolo, assai inferiore rispetto agli altri colleghi normali e pure degli altri "cassettebot" SS 86 o no, quando bastavano almeno un paio di accessori in più giusto per non sentirsi in colpa dopo l'acquisto, o comunque al limite da prendere quantomeno scontato.
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Ah, vai a sapere se per caso faranno mai una versione rossa e chiamata Frenzy, poi, dato che questo nome nell'universo cinematografico dal vivo dei tf è già stato opzionato per il partner di Bariccade del primo film di Bay, ma ehi, mai dire mai! ^^
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levysoft · 10 months ago
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atomicqueenkingdom · 1 year ago
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Coolidge è una risata garantita☾
𝐉𝐞𝐧𝐧𝐢𝐟𝐞𝐫 𝐀𝐮𝐝𝐫𝐞𝐲 𝐂𝐨𝐨𝐥𝐢𝐝𝐠𝐞 è un'attrice statunitense presente soprattutto in film indipendenti, di genere comico; è nota al pubblico per la serie cinematografica 𝐴𝑚𝑒𝑟𝑖𝑐𝑎𝑛 𝑃𝑖𝑒 e per la sitcom 2 𝐵𝑟𝑜𝑘𝑒 𝐺𝑖𝑟𝑙𝑠.
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Dopo una carriera decennale in cui ha interpretato personaggi iconici, 𝐉𝐞𝐧𝐧𝐢𝐟𝐞𝐫 𝐂𝐨𝐨𝐥𝐢𝐝𝐠𝐞, col ruolo di Tanya McQuoid in 𝑇ℎ𝑒 𝑊ℎ𝑖𝑡𝑒 𝐿𝑜𝑡𝑢𝑠, si è aggiudicata un Emmy e, più recentemente, un Golden Globe.
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Tanya è una donna estremamente ricca, ma sola e insicura; tra tutti gli spensierati ospiti dell'hotel, attira maggior simpatia per la sua irrequietezza: ha appena perso sua madre ed è disperata per amore. Nella prima stagione di 𝑇ℎ𝑒 𝑊ℎ𝑖𝑡𝑒 𝐿𝑜𝑡𝑢𝑠 trova l'amore in Greg (Jon Griers), che non avrà però lieto fine.
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Nel mockumentary satirico di Christopher Guests su uno spietato spettacolo canino competitivo, 𝐉𝐞𝐧𝐧𝐢𝐟𝐞𝐫 𝐂𝐨𝐨𝐥𝐢𝐝𝐠𝐞 interpreta Sherri Ann, la moglie-trofeo di un uomo anziano che spera che il suo barboncino possa vincere il trofeo con l'aiuto del famoso allenatore Christy Cummings (Jane Lynch).
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conigli-letterari · 1 year ago
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"Niebla" di Miguel de Unamuno: uno dei libri più iconici del '900 spagnolo.
Iniziamo dal suo non-genere di appartenenza: la Nivola. La parola "nivola" (storpiatura di "novela") è stata provocatoriamente inventata dallo stesso Unamuno per indicare un genere letterario nuovo, slegato dalle convenzioni dei romanzi realisti di quel periodo.
Troviamo infatti personaggi un po' bizzarri, situazioni non sempre realistiche, moltissimo dialogo e lunghi monologhi dal timbro esistenziale. La forma è semplice, il contenuto profondo. Non mancano punte di ironia, a volte anche taglienti.
Ma ciò che rende davvero particolare questo titolo è e la sua natura metaletteraria: qui l'Autore stesso s'inserisce tra i personaggi della storia... e non ne esce bene. Unamuno si caratterizza come un arrogante che impone il proprio volere al suo personaggio, anche quando quest'ultimo cerca di ribellarsi al destino scritto per lui.
Uno dei simboli più ricorrenti è proprio la nebbia: rappresenta il dubbio, la mancanza di scopi, le mancate verità. La Nebbia incombe sul povero Augusto, protagonista logorato da dilemmi esistenziali... Solo che a un certo punto la foschia si fa strada oltre gli stretti confini del libro. I dubbi di Augusto diventano i nostri e anche il lettore si accorge di essere avvolto da una sottile coltre di nebbia.
[ ig conigli_letterari ]
[ Credit dipinto: Joaquin Sorolla (Soroya) ]
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pier-carlo-universe · 9 days ago
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I quattro giusti di Edgar Wallace: Giustizia oltre la legge. Recensione di Alessandria today
La prima avventura della leggendaria saga dei Quattro Giusti, tra suspense e mistero, contro i potenti corrotti
La prima avventura della leggendaria saga dei Quattro Giusti, tra suspense e mistero, contro i potenti corrotti Recensione “I quattro giusti” è il primo romanzo della celebre saga di Edgar Wallace, pubblicato per la prima volta nel 1905. Questo romanzo rappresenta un’opera pionieristica nel genere del thriller e del poliziesco anglosassone. Al centro della trama ci sono i Quattro Giusti, un…
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calabrifornia · 1 month ago
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Un’emozione unica incontrare la voce che ha dato vita a Doraemon, Patrick Stella, Re Julien e tanti altri personaggi iconici! Grazie Reggio Calabria Comics per questi momenti indimenticabili 😍🎙️
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joekirby · 7 months ago
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In ritardo di due giorni (ma la vita del genitore/marito/operaio/disegnatore non sempre può rispettare i tempi giusti)
Posto anche io il mio contributo all'azzurrone, al paladino dell'universo DC, a quell'eroe che guardiamo con distacco ma che tutti vorremmo essere.
Ad uno di quei personaggi iconici che ha ispirato millemila copie ma che non è stato mai eguagliato.
Perciò ecco il mio tributo a Super Man.
Qui con piglio battagliero, come piace a me
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telodogratis · 1 month ago
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Metal Gear Solid Delta: Snake Eater si mostra con il trailer della storia al TGS 2024
Metal Gear Solid Delta: Snake Eater si mostra con il trailer della storia al TGS 2024 Durante lo showcase di Xbox al Tokyo Game Show 2024 è stato presentato il trailer della storia di Metal Gear Solid Delta: Snake Eater, con tante sequenze e personaggi iconici. Powered by WPeMatico Durante lo showcase di Xbox al Tokyo Game Show 2024 è stato presentato il trailer della storia di Metal Gear Solid…
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enkeynetwork · 1 month ago
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gdsradio7 · 2 months ago
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Addio all'attore e doppiatore James Earl Jones, fu la voce di Dart Fener e di Mufasa
Addio a James Earl Jones. L’attore e doppiatore statunitense si è spento a 93 anni circondato dalla famiglia. A dare la triste notizia è stato il suo portavoce, che non ha specificato le cause del decesso. Nel corso della sua carriera Jones ha interpretato e dato alla voce a personaggi iconici: fu la voce del celebre Dart Fener (Vader nella versione originale) in ‘Star Wars’ e nel film…
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