#futuro culturale
Explore tagged Tumblr posts
Text
Alessandria e i Suoi Teatri: Un Viaggio nel Tempo con gli Studenti dell’Istituto Umberto Eco
Gli studenti dell'Istituto Umberto Eco di Alessandria esplorano la storia teatrale della città con un progetto innovativo di ricerca e drammatizzazione
Gli studenti dell’Istituto Umberto Eco di Alessandria esplorano la storia teatrale della città con un progetto innovativo di ricerca e drammatizzazione. Alessandria, 13 novembre 2024 – Con il progetto “Alessandria e i suoi Teatri”, gli studenti delle classi 3AC e 3BC dell’indirizzo Classico dell’Istituto d’Istruzione Superiore Umberto Eco si preparano a intraprendere un viaggio affascinante nel…
#Alessandria#Alessandria cultura#Alessandria eventi#Alessandria storia#Alessandria today#architettura storica.#Arte teatrale#attori giovani#classi liceo classico#Commissione Cultura#Cultura#drammatizzazione storica#educazione culturale#futuro culturale#giovani e cultura#Giovani Studenti#Google News#insegnamento creativo#Istituto Umberto Eco#italianewsmedia.com#mappe storiche#narrazioni storiche#Palazzo Comunale#Partecipazione Attiva#patrimonio culturale#patrimonio immateriale#Personaggi storici#Pier Carlo Lava#Progetti educativi#progetto scolastico
0 notes
Text
" Secondo un dato riferito nel rapporto annuale del Censis (dicembre del 2019), gli italiani sono affetti da una sindrome inquietante: la scomparsa del futuro. E questo provoca una sorta di “stress post-traumatico” collettivo. Assenza di futuro significa cose molto precise. La grande maggioranza vede che la mobilità sociale è bloccata, che l’ascensore sociale è rotto, che l’offerta di lavoro è scarsa; gli operai non sperano in avanzamenti; imprenditori e professionisti temono perfino una brusca scivolata in basso. Grave appare specialmente la condizione dei giovani in età lavorativa. Qui secondo una statistica del 2017 abbiamo il record europeo della cosiddetta generazione «neet» («neither in employment nor in education or training»): giovani tra i 18 e i 24 anni che non studiano, non hanno un lavoro e non lo cercano*. La perdita della memoria e l’ignoranza della storia si sommano all'assenza di futuro. O forse è proprio l’assenza di futuro che provoca una distorsione profonda nel senso del passato. La memoria sociale, detta anche memoria storica, è frutto di una continua rielaborazione di fatti e idee. Ed è qui che ci si imbatte nel ritorno d’attualità di relitti di nazismo e fascismo nelle idee e nei comportamenti collettivi. Ma intanto bisognerà tenere presente il nesso tra memoria del passato e speranza di futuro. "
*La ricerca Il silenzio dei NEET. Giovani in bilico tra rinuncia e desiderio è stata redatta da Annarita Sacco e rivista dallo staff del Comitato Italiano dell'Unicef.
---------
Adriano Prosperi, Un tempo senza storia. La distruzione del passato, Giulio Einaudi editore (collana Vele); prima edizione: 19 gennaio 2021. [Libro elettronico]
#Adriano Prosperi#letture#leggere#saggistica#saggi#storia#Un tempo senza storia#tempo#Unicef#Censis#futuro#conoscenza storica#cambiamento#umanità#eredità culturale#intellettuali contemporanei#mobilità sociale#Annarita Sacco#politica#società contemporanea#scuola#antifascismo#cultura#pandemia#memoria storica#dibattito culturale#NEET#ascensore sociale#distruzione del passato#generazioni
29 notes
·
View notes
Text
aprire un libro di uno dei nostri autori classici ci espone immediatamente alla possibilità di leggere ciò che d'ora in poi ci sarebbe impossibile scrivere senza essere ridicolizzati, consegnati alla pubblica vendetta dei giornalisti, censurati dalle leghe puritane o tradotti in tribunale.
-Luc-Olivier D'ALGANGE
#politicamente scorretto#cancellazione culturale#fuck comunisti#propaganda#futuro green#sticazzi#società malata
9 notes
·
View notes
Text
Dalle vecchie scuole elementari al vuoto culturale: riflessioni su una decadenza programmata
C’è di che stare allegri… (cito)… In Italia gli intervistati hanno ottenuto in media 245 punti in comprensione del testo (contro una media OCSE di 260), 244 in abilità di calcolo (media OCSE 263), e 231 nella capacità di risolvere i problemi (contro 250 di media OCSE). Perché non mi sorprende questo risultato? È da tempo che vado dicendo che le lauree moderne, quelle volute dalle riforme della…
View On WordPress
#apprendimento#burnout#competenze#cultura#decadenza culturale#educazione#formazione#futuro#giovani#insegnanti#istruzione#Italia#OCSE#produttività#riforme scolastiche#scuola
0 notes
Text
Tra storia e speranza: analisi approfondita della questione Palestinese e il cammino verso la pace
La questione della Palestina è uno dei conflitti più complessi e dibattuti nel panorama geopolitico mondiale. Le radici di questo conflitto affondano profondamente nella storia, con cause che risalgono a decenni, se non secoli, fa. Esplorare le cause e il passato di questa controversia richiede un’analisi approfondita delle dinamiche storiche, politiche, sociali e culturali che hanno plasmato la…
View On WordPress
#autodeterminazione#Coesistenza#colonialismo#Compromesso#Comunità internazionale#Condivisione del territorio#Conflitto#culturale#Dialogo#dignità#Diplomazia#diritti umani#futuro#Geopolitica#Giustizia#Guerra dei Sei Giorni#Guerre#identità#Identità culturale#Impatto storico#Impero ottomano#Insediamenti#instabilità#Intifada#Israele#La Palestina#Mandato Britannico#Mediatori#Movimento di liberazione nazionale#Nakba
0 notes
Text
Este vídeo muestra a un coche autónomo evitando un atropello en décimas de segundo. A cambio choca frontalmente con otro vehículo que venía de frente. Esto nos lleva a una reflexión ética que quiero compartir contigo:
El dilema que enfrentan los coches autónomos en situaciones donde deben decidir entre atropellar a una persona o sufrir un accidente ha generado un intenso debate ético y tecnológico. Este problema recuerda al conocido "Dilema del Tranvía", donde se plantea qué decisión tomar en situaciones donde cualquier acción resulta en una pérdida humana.
En este contexto, se realizó una encuesta mundial llamada "Moral Machine Experiment" por parte del Instituto Tecnológico de Massachusetts (MIT). Este estudio recopiló millones de respuestas de personas de más de 200 países, preguntándoles qué decisión debería tomar un coche autónomo en escenarios donde una colisión es inevitable. Las opciones presentaban dilemas morales complejos: elegir entre salvar a una persona joven o a una mayor, a un criminal o a alguien respetuoso de la ley, a una mujer embarazada o a un grupo de animales, entre otros.
Los resultados revelaron diferencias significativas basadas en factores culturales y regionales. En algunos países, la preferencia era salvar a los jóvenes sobre los ancianos; en otros, se priorizaba la vida de los mayores. Estas divergencias reflejan los valores y normas sociales de cada sociedad, lo que complica la estandarización de decisiones morales en la programación de vehículos autónomos.
Este escenario plantea un interesante efecto ético: la posibilidad de que en el futuro los consumidores puedan elegir coches con predisposiciones éticas específicas. Por ejemplo, alguien podría optar por un coche "solidario" que esté programado para evitar dañar a otros, incluso si eso implica un riesgo para el propio pasajero. Esta elección personal reflejaría los valores éticos individuales y abriría un nuevo mercado donde la moralidad se convierte en una característica personalizable del vehículo.
La idea de seleccionar un coche basado en su programación ética nos obliga a reflexionar sobre la responsabilidad individual y colectiva en la adopción de tecnologías autónomas. También plantea preguntas sobre cómo las empresas y los reguladores abordarán estas diferencias éticas en un mercado globalizado, donde las decisiones de programación pueden tener implicaciones legales y morales profundas.
¿Qué piensas? ¿Qué coche preferirías? ¿El solidario o el egoísta? ¿Y los seguros cuál te aconsejarán? ¿Cómo será el código de circulación del futuro?
Fuente: Marc Vidal
62 notes
·
View notes
Text
Siamo il secondo paese industriale europeo, subito dopo la Germania. Ma gli italiani non lo sanno.
In alcuni settori d’eccellenza (la meccatronica e la robotica, la chimica fine, la farmaceutica d’alta specialità, le componentistica auto, la cantieristica navale da diporto, etc.) abbiamo posizioni da primato internazionale, ma per gran parte della nostra opinione pubblica è innanzitutto il turismo ad assicurare la ricchezza dei territori.
Siamo tra i cinque maggiori paesi esportatori del mondo, proprio grazie all’industria e a quella meccanica in prima linea, ma i cittadini per il futuro confidano negli alberghi e nelle opportunità del commercio, nello shopping.
“Dissonanza cognitiva” è il nome di questo fenomeno, un’opinione che fa a pugni con la realtà di fatti e dati. Detta in altri termini, l’Italia non sa bene chi è e come si produce la sua ricchezza e dunque non ha una fondata idea di dove andare.
L’industria scivola ai margini dell’immaginario collettivo, occupa un ruolo periferico nella rappresentazione sociale dello sviluppo. (...)
Ecco il punto: l’Europa può continuare a restare ancorata ai suoi valori e alla sua cultura civile se mantiene una forza industriale di peso e respiro globale. (...) E se dunque investe sulle nuove tecnologie (infrastrutture, ricerca, processi di conoscenza e formazione) e sull’impiego ben strutturato e guidato dell’Intelligenza Artificiale (...).
Serve insistere sull’industria, insomma, (per) evitare il precipizio indicato alcune settimane fa dal “Financial Times”: perdere la sfida competitiva con Usa e Cina e ridursi a essere “il Grand Hotel dei ricchi e potenti del mondo”. Un luogo di storica eleganza. Ma privo di peso e potere. Incapace di decidere sul suo futuro. (...)
Viene da lontano, questo fenomeno di sottovalutazione del peso industriale. Da una diffusa cultura anti-impresa, ostile al mercato, alla fabbrica ma anche alla tecnologia e alla scienza (...). Da una disattenzione culturale verso i fenomeni del lavoro industriale, (...) da un’opinione pubblica incline ai luoghi comuni anti-industriali e segnata da un evidente deficit informativo. E da una tendenza, ben radicata in ambienti economici ed accademici, a insistere sul tramonto dell’industria alla fine del Novecento, per cedere il passo al “terziario avanzato” e alla finanza.
Dati e fatti, soprattutto dopo la Grande Crisi finanziaria del 2008, hanno smentito queste false costruzioni di un immaginario distorto e ridato invece importanza all’economia reale. E l’Italia è cresciuta, più e meglio di altre aree europee, negli anni post Covid, proprio grazie al suo “orgoglio industriale”, investendo, innovando, (...) facendone un asset di competitività e di qualità sui mercati.
Eccola, dunque, la realtà dell’Italia industriale ad alta tecnologia e sofisticata qualità (...), per evitare che la mancata conoscenza dell’Italia industriale alimenti quelle disattenzioni, quelle false percezioni della realtà che contribuirebbero ai rischi di declino economico e dunque sociale e civile del nostro Paese.
Se ne accorge finalmente anche l'informazione dei finti sapientoni (e fa autocritica pur senza dirlo): https://www.huffingtonpost.it/blog/2024/11/18/news/litalia_e_un_grande_paese_industriale_ma_gli_italiani_non_lo_sanno_e_preferiscono_pensare_al_turismo-17751079/
In realtà manco l'Huff Post dei sapientoni sa che in quanto a export stiamo gareggiando col Giappone e, tolta l'Olanda che non esporta quasi nulla di suo ma lucra sull'in-out di Rotterdam da e verso la Cermania, saremmo sul podio MONDIALE delle bilance commerciali attive. Grazie alle industrie citate ma non solo, grazie anche alle altre eccellenze italiane: MODA & LUSSO, FOOD&BEVERAGE.
Ovviamente l'articolo è stato qui depurato , solita profilassi antibatterica, da false devianze riguardo "svolte green necessarie", no non lo sono anzi rappresentano un freno a mano tirato, verso "grazie alle politiche europee di Draghi", no è un liquidatore fallimentare, e tutti quei "ci vuole più politica per guidare" da dirigisti socialisti: non servono affatto, tutto questo è successo proprio GRAZIE alla distrazione della politica dirigista pre e post covid.
Ah e manca anche l'indicazione fondamentale: ma quale Trump, ma basta con 'ste ridicole scuse - btw, se riaprisse il mercato russo facendo finire la guerra dei Biden, decolleremmo ancora di più e dei dazi ce ne fregieremmo alla grande..
Per evitare che il declino si accompagni al degrado sociale in atto per via dei migranti (la manodopera dequalificata e a basso costo fa calare i salari quindi i consumi, oltre a far soppravvivere aziende decotte e terziario arretrato), la spada di Damocle per l'industria italiana è evitare il crollo economico della Cermania, nostro primo mercato. Ma quale Draghi, è necessario la facciano immediatamente finita con tutto 'sto verde elettrico.
40 notes
·
View notes
Text
Amico la cui fidanzata (nuova) sarà dentista si preoccupa del dislivello salariale che ci sarà in futuro e dice che si sente già male a pensare che la sua ragazza guadagnerà più di lui ma non si preoccupa del dislivello culturale e non si cura minimamente di di questo it's just a boy!
24 notes
·
View notes
Text
Lettera aperta del personale accademico e amministrativo delle università di Gaza al mondo | il manifesto
4 mesi fa
PALESTINA. Cancellato lo spazio dell'istruzione palestinese. Uccisi 94 accademici, 4.327 studenti, 231 insegnanti. Il campus di Israa tramutato in centro di detenzione. E nelle accademie israeliane sospesi o espulsi i docenti che hanno chiesto il cessate il fuoco.
1 giugno 2024 — Aggiornato alle 10:59
APPELLI
Lettera aperta del personale accademico e amministrativo delle università di Gaza al mondo
Al-Azhar University a Gaza (Ap)
Al-Azhar University a Gaza - Ap
GAZA. Accademici palestinesi e personale delle università «per affermare la nostra esistenza, quella dei nostri colleghi e dei nostri studenti, e l'insistenza sul nostro futuro, di fronte a tutti gli attuali tentativi di cancellarci»
Pubblicato 4 ore fa
Edizione del 2 giugno 2024
***
Ci siamo riuniti come accademici palestinesi e personale delle università di Gaza per affermare la nostra esistenza, quella dei nostri colleghi e dei nostri studenti, e l’insistenza sul nostro futuro, di fronte a tutti gli attuali tentativi di cancellarci.
Le forze di occupazione israeliane hanno demolito i nostri edifici, ma le nostre università continuano a vivere. Riaffermiamo la nostra determinazione collettiva a rimanere nella nostra terra e a riprendere l’insegnamento, lo studio e la ricerca a Gaza, nelle nostre università palestinesi al più presto.
Invitiamo i nostri amici e colleghi di tutto il mondo a resistere alla campagna di scolasticidio in corso nella Palestina occupata, a lavorare al nostro fianco nella ricostruzione delle nostre università demolite e a rifiutare tutti i piani che cercano di aggirare, cancellare o indebolire l’integrità delle nostre istituzioni accademiche. Il futuro dei nostri giovani a Gaza dipende da noi e dalla nostra capacità di rimanere nella nostra terra per continuare a servire le generazioni future del nostro popolo.
Lanciamo questo appello da sotto le bombe delle forze di occupazione nella Gaza occupata, nei campi profughi di Rafah e dai luoghi di un nuovo esilio temporaneo in Egitto e in altri paesi ospitanti. La diffondiamo mentre l’occupazione israeliana continua a condurre quotidianamente la sua campagna genocidaria contro il nostro popolo, nel tentativo di eliminare ogni aspetto della nostra vita collettiva e individuale.
Le nostre famiglie, i nostri colleghi e i nostri studenti sono stati assassinati, mentre noi siamo stati ancora una volta resi senza casa, rivivendo le esperienze dei nostri genitori e dei nostri nonni durante i massacri e le espulsioni di massa da parte delle forze armate sioniste nel 1947 e nel 1948.
Le nostre infrastrutture civili – università, scuole, ospedali, biblioteche, musei e centri culturali – costruite da generazioni del nostro popolo, sono diventate rovine a causa di questa Nakba deliberata in corso. La deliberata presa di mira delle nostre infrastrutture educative è un tentativo evidente di rendere Gaza inabitabile e di erodere il tessuto intellettuale e culturale della nostra società. Tuttavia, ci rifiutiamo di permettere che tali atti spengano la fiamma della conoscenza e della resilienza che arde in noi.
Gli alleati dell’occupazione israeliana negli Stati Uniti e nel Regno Unito stanno aprendo un altro fronte scolastico promuovendo presunti schemi di ricostruzione che cercano di eliminare la possibilità di una vita educativa palestinese indipendente a Gaza. Rifiutiamo tutti questi schemi e invitiamo i nostri colleghi a rifiutare qualsiasi complicità in essi. Esortiamo inoltre tutte le università e i colleghi di tutto il mondo a coordinare qualsiasi sforzo di aiuto accademico direttamente con le nostre università.
Esprimiamo il nostro più sentito apprezzamento alle istituzioni nazionali e internazionali che sono state solidali con noi, fornendo sostegno e assistenza in questi momenti difficili.
Sottolineiamo tuttavia l’importanza di coordinare questi sforzi per riaprire effettivamente le università palestinesi a Gaza.
Sottolineiamo l’urgente necessità di riaprire le istituzioni scolastiche di Gaza, non solo per sostenere gli studenti attuali, ma per garantire la resilienza e la sostenibilità a lungo termine del nostro sistema di istruzione superiore. L’istruzione non è solo un mezzo per impartire conoscenze; è un pilastro vitale della nostra esistenza e un faro di speranza per il popolo palestinese.
Di conseguenza, è essenziale formulare una strategia a lungo termine per riabilitare le infrastrutture e ricostruire le strutture delle università. Tuttavia, tali sforzi richiedono un tempo significativo e finanziamenti consistenti, mettendo a rischio la capacità delle istituzioni accademiche di sostenere le operazioni, con la potenziale perdita di personale, studenti e della capacità di operare nuovamente.
Considerate le circostanze attuali, occorre passare rapidamente all’insegnamento online per mitigare le interruzioni causate dalla distruzione delle infrastrutture fisiche. Questa transizione richiede un sostegno completo per coprire i costi operativi, compresi gli stipendi del personale accademico.
Le tasse studentesche, principale fonte di reddito per le università, sono crollate dall’inizio del genocidio. La mancanza di entrate ha lasciato il personale senza stipendio, spingendo molti a cercare opportunità esterne.
Oltre a colpire il sostentamento dei docenti e del personale universitario, questa tensione finanziaria causata dalla deliberata campagna di scolasticidio rappresenta una minaccia esistenziale per il futuro delle università stesse.
Pertanto, è necessario adottare misure urgenti per affrontare la crisi finanziaria che le istituzioni accademiche stanno affrontando, per garantire la loro stessa sopravvivenza. Chiediamo a tutte le parti interessate di coordinare immediatamente i loro sforzi a sostegno di questo obiettivo critico.
La ricostruzione delle istituzioni accademiche di Gaza non è solo una questione di istruzione; è una testimonianza della nostra resilienza, della nostra determinazione e del nostro incrollabile impegno a garantire un futuro alle generazioni a venire.
Il destino dell’istruzione superiore a Gaza appartiene alle università di Gaza, ai loro docenti, al personale e agli studenti e al popolo palestinese nel suo complesso. Apprezziamo gli sforzi dei popoli e dei cittadini di tutto il mondo per porre fine a questo genocidio in corso.
Invitiamo i nostri colleghi in patria e a livello internazionale a sostenere i nostri risoluti tentativi di difendere e preservare le nostre università per il bene del futuro del nostro popolo e della nostra capacità di rimanere nella nostra terra di Palestina a Gaza. Abbiamo costruito queste università partendo dalle tende. E dalle tende, con il sostegno dei nostri amici, le ricostruiremo ancora una volta.
(sotto il testo originale segue traduzione inglese e nomi firmatari)
—Al-Azhar University a Gaza -
23 notes
·
View notes
Text
L’Unrwa agenzia delle Nazioni Unite per il sussidio dei rifugiati palestinesi in Medio Oriente non è un’organizzazione internazionale: è un’organizzazione palestinese che internazionalizza il terrorismo anti-israeliano. Non è un’organizzazione umanitaria: è, per dichiarazioni pubbliche dei suoi rappresentanti un impianto che si oppone all esistenza dello Stato Ebraico. Così dicono gli stessi plenipotenziari d
Unrwa, essa è “percepita” dai palestinesi: non come ente a-politico che fornisce aiuto alimentare, medico, di istruzione, ma come il alleato che condivide e sostiene l’ambizione palestinese di distruzione di Israele. La metà dei soldi dell’Unrwa finisce nel sistema di istruzione in cui i bambini palestinesi sono indottrinati a credere che le uniche ragioni del proprio riscatto risiedano nel terrorismo. Gli altri tunnel, quelli costruiti con i miliardi sottratti allo sviluppo civile e culturale dei palestinesi, non formano oggetto di studio, né di recriminazione nei confronti di chi ha seppellito in quel modo le possibilità di un futuro diverso per i palestinesi. Sono gli uomini di Hamas per procura dell’Unrwa ad assumere insegnanti che allevano fin dall infanzia il sogno di diventare martire.
Il video del dipendente Unrwa che carica nel bagagliaio il cadavere di un ragazzo e lo porta a Gaza circola da mesi senza che il capo dell’agenzia, Philippe Lazzarini, abbia mai dato udienza alla madre che gli chiede conto di quello schifo mentre dalle sue conferenze stampabproclama l’insostituibilità del proprio esercito intruppato di tagliagole e apologeti dell’annientamento di Israele.
9 notes
·
View notes
Text
ieri sera festa nel container rosso del co-housing/spazio culturale in cui vive Ka per il compleanno di un suo coinquilino. abbiamo ballato in gruppo fino allo sfinimento, schiena a schiena, culo a culo, lanciandoci palloncini e ridendo. usciamo e incontriamo una ragazza che ha appena staccato il turno alla taverna, davanti a noi l'orto e nel naso l'odore che fa il verde la notte. mi sono accorto di essere ubriaco quando ho pisciato nudo davanti a Ka dicendogli di non guardarmi perché ero un verme brutto. Sei un verme bello - mi ha risposto. tutte quelle persone sorridenti tra pile e altri abbigliamenti da fricchettoni, tutta quell'energia quando senti la stanza piena di persone della tua età che nella vita cercano di creare strade alternative, sentirle parlare tra una focaccia e un bicchiere di vino dei loro impegni e sogni per un futuro diverso, e poi liberarsi senza posa né giudizio in balli scomposti e sgraziati. abbracciarsi tanto dicendosi grazie, buonanotte, baci baci, portate su i dolci avanzati? sì li prendiamo noi! che bello stare sotto le coperte insieme. ma M dove ha dormito ché nel letto non c'è? vuoi del caffè? che mal di testa. dopo gli ultimi giorni grigi mi serviva questo: ricordarmi che il mondo è tanto grande e popolato, che si può sperare, che per quanto le cose siano tristi si può sempre mettere su un po' di musica con qualche sconosciuto e per una sera lasciar andare il dolore. grazie vita, grazie corpo.
11 notes
·
View notes
Text
Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo e impara sempre come se non dovessi morire mai...
Un invito a vivere con pienezza e consapevolezza, unendo l'urgenza del presente alla sete di conoscenza eterna.
Un invito a vivere con pienezza e consapevolezza, unendo l’urgenza del presente alla sete di conoscenza eterna. Un principio di vita senza tempo La frase “Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo e impara sempre come se non dovessi morire mai”, attribuita a Mahatma Gandhi, è un’esortazione che continua a risuonare con forza. In queste poche parole si cela un messaggio universale che spinge ogni…
#Alessandria today#apprendimento continuo#cogli l’attimo#coltivare la gratitudine#consapevolezza#crescita culturale#Crescita Interiore#Crescita Personale#crescita spirituale#equilibrio tra presente e futuro#filosofia di vita#filosofia esistenziale#frasi celebri#Gandhi#Google News#gratitudine#imparare sempre#importanza del sapere#Importanza delle relazioni#ispirazione per vivere meglio.#ispirazione quotidiana#italianewsmedia.com#Lezioni di Vita#Mindfulness#Motivazione#pensieri ispiratori#pensieri motivazionali#Pier Carlo Lava#Riflessioni filosofiche#riflessioni motivazionali
0 notes
Text
In un istituto scolastico trevigiano, due genitori musulmani hanno chiesto e ottenuto dalla dirigente scolastica che ai propri figli non venga insegnata "La Divina Commedia", poiché ritenuta offensiva dei valori musulmani.
Ma di cosa stiamo parlando? Dobbiamo davvero vivere in un mondo in cui il nostro patrimonio culturale viene sacrificato sull'altare del politicamente corretto?
Se non ci ribelliamo a queste derive, rischieremo di soccombere a un appiattimento culturale che ci renderà tutti uguali, privi di un passato, di una storia, di una cultura e, dunque, di un futuro.
👉 Segui PRO ITALIA
Telegram | Twitter | Facebook | Instagram | YouTube | Sito ufficiale
19 notes
·
View notes
Text
En una época en la que los límites del mundo conocido se medían por la distancia que un hombre podía recorrer a caballo, Marco Polo se aventuró más allá de estos confines, cruzando continentes y desafiando las nociones preconcebidas de su tiempo. Este valiente veneciano no solo viajó, sino que también narró, dejando un legado que ha inspirado a generaciones de exploradores, comerciantes y soñadores.
Nacido en 1254 en Venecia, una de las ciudades más prósperas y avanzadas de Europa, Marco Polo creció escuchando historias de tierras lejanas contadas por comerciantes y marineros. Pero fueron las narraciones de su padre y tío, Niccolò y Maffeo Polo, quienes habían viajado al Lejano Oriente, las que realmente encendieron su imaginación. A los 17 años, Marco se unió a ellos en una expedición que cambiaría su vida y la percepción del mundo occidental sobre Asia.
El viaje, que duró 24 años, llevó a Marco Polo a través de las áridas tierras de Medio Oriente, las imponentes montañas del Pamir y las vastas estepas de Mongolia. Pero fue en China donde Marco pasaría la mayor parte de su tiempo, sirviendo en la corte del gran emperador Kublai Khan.
A través de sus ojos, Europa descubrió una China que desafiaba toda creencia: ciudades colosales con calles pavimentadas y bien ordenadas, sistemas de correo eficientes, papel moneda, y una riqueza y sofisticación cultural que dejó a Marco asombrado. Relató historias de la grandiosa capital, Khanbaliq (hoy Beijing), y de lugares misteriosos como Xanadú.
Sin embargo, no todo fue maravilloso. Marco también enfrentó peligros, enfermedades y desafíos culturales. A pesar de ello, su curiosidad insaciable y su habilidad para observar y aprender de otras culturas lo hicieron adaptarse y prosperar.
Cuando finalmente regresó a Venecia, Marco era un hombre transformado, portador de historias que parecían sacadas de un cuento de hadas. Aunque muchos dudaron de sus relatos, Marco Polo documentó sus experiencias en "El libro de las maravillas del mundo", conocido comúnmente como "Los viajes de Marco Polo". Este libro no solo se convirtió en una obra maestra de la literatura de viajes, sino que también sirvió como guía para futuros exploradores, incluido Cristóbal Colón.
Hasta el día de su muerte en 1324, Marco Polo defendió la veracidad de sus narraciones. Y aunque algunas partes de su historia han sido cuestionadas, su legado como uno de los más grandes exploradores de todos los tiempos es indiscutible. Marco Polo nos enseñó que el mundo es vasto, diverso y maravilloso, y que solo a través de la exploración y el entendimiento mutuo podemos realmente comenzar a apreciarlo.
web
3 notes
·
View notes
Text
I paesi invisibili: un viaggio tra le realtà dimenticate d'Italia
“I paesi invisibili” è un viaggio attraverso gli angoli più remoti e trascurati dell’Italia, guidato dalla mia penna e dalla mia passione per le piccole comunità delle “aree interne” del paese. In questo libro, esploro strade deserte e case centenarie avvolte nel silenzio, incontrando persone che resistono nonostante lo spopolamento e l’abbandono. Le loro storie, raccolte in queste pagine, sono…
View On WordPress
#Abbandono infrastrutture#Abbandono raccolte#Angoli remoti#aree interne#“soluzioni sostenibili”#Borghi dimenticati#Case centenarie#Cause conseguenze#Coinvolgimento lettore#Complessità sfide#Comunità resilienti#Consapevolezza territoriale#Critica entusiasta#Deterioramento urbano#Edifici infrastrutture#Emigrazione rurale#Fenomeno spopolamento#Futuro comunitario#Generazioni future#Identità collettiva#Importanza patrimonio#Innovazione territori#Invito all&039;azione#Linguaggio accessibile#Lotta identitaria#Passione piccole#patrimonio culturale#Persone resistono#Politiche Pubbliche#Preservare valorizzare
0 notes
Text
Una cosa che sto imparando tramite gli indiani e i film che mi fanno vedere è che in Medio Oriente/Asia Occidentale gli attriti tra nazioni e le guerre non sono per niente un ricordo lontano. Ora tutti parlano di Israele e Palestina ma vi assicuro che India e Pakistan si odiano come non ho mai visto odiare nessuno. Non è come dire che gli italiani schifano i francesi, è proprio un odio profondo e viscerale senza nessuna base ragionevole se non motivi storici e religiosi. Vivono ancora in società intrise di onore, orgoglio, valore e patriottismo viscerale. Nessuno pare sia cosciente del fatto che la nazione è una costruzione culturale e che non esisterebbe alcuna bandiera e alcun confine se nessun uomo si fosse messo a dire che quelle sono le linee entro i quali il proprio gruppo si stanzierà negli anni a venire.
Non voglio dire che in Europa i confini nazionali non siano importanti, ma sono solo muri di aria che puoi attraversare a tuo piacimento, scoprendo che il tuo vicino può essere stronzo ma anche interessante.
Sono sempre più convinta che l'Europa è il posto migliore per nascere, crescere e vivere. Ma soprattutto, è talmente all'avanguardia da poter essere decisamente il futuro del pianeta terra.
28 notes
·
View notes