#educazione culturale
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Casale Monferrato. Premiazione per i giovani lettori: celebrazione della passione per la lettura
Un evento dedicato ai bambini e ragazzi che hanno reso la lettura protagonista del 2024.
Un evento dedicato ai bambini e ragazzi che hanno reso la lettura protagonista del 2024. Il prossimo giovedì 19 dicembre 2024, alle ore 17:30, la Biblioteca delle Ragazze e dei Ragazzi “E. Luzzati” di Casale Monferrato ospiterà un momento speciale dedicato ai giovani lettori. Nella suggestiva “Stanza delle Letture”, avrà luogo la cerimonia di premiazione dell’iniziativa “Appuntamento con la…
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" «Con la cultura non si mangia» ha dichiarato […] Tremonti il 14 ottobre 2010. Poi, non contento, ha aggiunto: «Di cultura non si vive, vado alla buvette a farmi un panino alla cultura, e comincio dalla Divina Commedia». Che umorista. Che statista. Meno male che c’è gente come lui, che pensa ai sacrosanti danè. E infatti, con assoluta coerenza, Tremonti ha tagliato un miliardo e mezzo di euro alle università e otto miliardi alla scuola di primo e secondo livello, per non parlare del Fus, il Fondo unico per lo spettacolo e altre inutili istituzioni consimili. Meno male. Sennò, signora mia, dove saremmo andati a finire?
In questi ultimi anni, però, l’ex socialista Tremonti non è stato il solo uomo politico a pronunciarsi sui rapporti tra cultura ed economia. Per esempio, l’ex ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha sostenuto che per i laureati non c’è mercato e che la colpa della disoccupazione giovanile è dei genitori che vogliono i figli dottori invece che artigiani. Sapesse, contessa… E il filosofo estetico Stefano Zecchi, in servizio permanente effettivo nel centrodestra, ha chiuso in bellezza, come del resto gli compete per questioni professionali: ha detto che in Italia i laureati sono troppi. Insomma, non c’è dubbio che la destra italiana abbia sposato la cultura della non cultura e (chissà?) magari già immagina un ritorno al tempo dell'imperatore Costantino, quando la mobilità sociale fu bloccata per legge e ai figli era concesso fare solo il lavoro dei padri. (Non lo sapeva, professor Sacconi? Potrebbe essere un’idea…) E la sinistra o come diavolo si chiama adesso? Parole, parole, parole. Non c’è uno dei suoi esponenti che, dal governo o dall'opposizione, non abbia fatto intensi e pomposi proclami sull'importanza della cultura, dell'innovazione, dell'istruzione, della formazione, della ricerca e via di questo passo, ma poi, stringi stringi, non ce n’è stato uno (be’, non esageriamo: magari qualcuno c’è stato…) che non abbia tagliato i fondi alla cultura, all'innovazione, all'istruzione, alla formazione, alla ricerca e via di questo passo. Per esempio, nel programma di governo dell'Unione per il 2006 si diceva: «Il nostro Paese possiede un’inestimabile ricchezza culturale che in una società postindustriale può diventare la fonte primaria di una crescita sociale ed economica diffusa. La cultura è un fattore fondamentale di coesione e di integrazione sociale. Le attività culturali stimolano l’economia e le attività produttive: il loro indotto aumenta gli scambi, il reddito, l’occupazione. Un indotto che, per qualità e dimensioni, non è conseguibile con altre attività: la cultura è una fonte unica e irripetibile di sviluppo economico». Magnifico, no? Poi l’Unione (o come diavolo si chiamava allora) vinse le elezioni e andò al governo. La prima legge finanziaria, quella per il 2007, tagliò di trecento milioni i fondi per le università. Bel colpo. Ci furono minacce di dimissioni del ministro per l’Università e la Ricerca, Fabio Mussi. Ma le minacce non servirono. Tant’è che, nella successiva legge di bilancio, furono sottratti altri trenta milioni dal capitolo università a favore… degli autotrasportatori. E inoltre, come scrivono Francesco Sylos Labini e Stefano Zapperi, nel 2006 con il governo Prodi «c’è stato un calo del trenta per cento circa dei finanziamenti, cosicché il già non generoso sostegno alla ricerca di base è diminuito, da circa centotrenta a poco più di ottanta milioni di euro, proprio nel periodo in cui al governo si è insediato lo schieramento politico che, almeno a parole, ha sempre manifestato un grande interesse per la ricerca». Certo, dopo quanto avevano scritto nel programma, non sarebbe stato chic e «progressista» avere la faccia tosta di dire che bisognava sottrarre risorse alla scuola e all'università, e allora non l’hanno detto. Però l’hanno fatto, eccome. "
Bruno Arpaia e Pietro Greco, La cultura si mangia, Guanda (collana Le Fenici Rosse), 2013¹ [Libro elettronico]
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Dalle vecchie scuole elementari al vuoto culturale: riflessioni su una decadenza programmata
C’è di che stare allegri… (cito)… In Italia gli intervistati hanno ottenuto in media 245 punti in comprensione del testo (contro una media OCSE di 260), 244 in abilità di calcolo (media OCSE 263), e 231 nella capacità di risolvere i problemi (contro 250 di media OCSE). Perché non mi sorprende questo risultato? È da tempo che vado dicendo che le lauree moderne, quelle volute dalle riforme della…
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Mostre / a Bologna "Prima del Pratello": un progetto che unisce archeologia, educazione e inclusione sociale
Mostre / a Bologna "Prima del Pratello": un progetto che unisce archeologia, educazione e inclusione sociale
Mario Galloni Una mostra inclusiva e sperimentale, che consente ai giovani detenuti di “incontrare” l’archeologia promuovendo nel contempo la consapevolezza storica del territorio. E’ questo il senso del progetto Prima del Pratello, proposto nell’anno scolastico 2023/2024 dal Museo Civico Archeologico di Bologna, in collaborazione con l’Istituto Penale per i Minorenni “Pietro Siciliani” e il…
#archeologia#archeologia sociale#Bologna etrusca#educazione inclusiva#Etruschi#Felsina#mostre#patrimonio culturale#progetto archeologico#via del Pratello
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Il Vajont: Una Lezione di Storia e Memoria
La tragedia del Vajont, avvenuta il 9 ottobre 1963 nel nord Italia, è un ricordo struggente dell’interazione tra ingegneria umana e forze naturali. Il Museo della Memoria Vittime del Vajont, insieme a diversi siti significativi come la Diga del Vajont, l’area della frana, e il fiume Cellina, ha una grande importanza storica ed educativa. Di seguito, una breve descrizione di ciascuno dei luoghi…
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Presentazione della collana "Vita brevis, ars longa" su Platone, a cura di Elio Parisi
Michele Nigro e Franco Innella, in un’insolita puntata di “Dialoghi da bar” (sia per la durata del video che per la location, abbandonando stavolta l’atmosfera da bar che ha contraddistinto i precedenti video e preferendo come sfondo una ricca libreria), presentano la collana divulgativa intitolata “Vita brevis, ars longa” (sottotitolo: Le opere di Platone offerte al grande pubblico) e curata dal…
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Rita Levi Montalcini una vera Scienziata una Vera Donna dalla Mente Brillante, con la sua IMPECCABILE Sobrietà ed Educazione, un vero Peccato non poterne più Apprezzare le sue Elucubrazioni dal Vivo, fortunatamente ci ha lasciato un Grande Bagaglio di Cultura Scientifica Sociale e Culturale.
Grazie Rita, 💗
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Ciao arreton, mi sono rivista nella tua situazione. Ho passato un anno e mezzo subendo mobbing a piu' livelli,anche a livello sessuale, e credimi, quando infine sono riuscita a chiedere aiuto alla mia famiglia era gia' tardi ma ogni cosa continuava a peggiorare costantemente. Non dire assolutamente che questa situazione e' quello che ti meriti perche' sei tu che te la sei voluta, se qualcuno ti dice cosi' ti fa solo del male, perche' ogni bullo, e il modding e' bullismo, mette la persona in una situazione di isolamento e di inferiorita', ti fa accettare di tutto per la "gavetta". Quando si e' da soli e' difficile avere coraggio, ma guardati intorno, io ho capito che ero sola solo sul posto di lavoro, e mi aveva cosi' influenzata da farmi allontanare anche i miei parenti, i miei amici, perche' "non valgo nulla" rispetto a loro che lavoravano, si sposavano, mantenevano una famiglia
Ciao cara anona. Grazie per il tuo messaggio, per aver accennato alla tua esperienza e grazie per le tue parole di incoraggiamento. E' un messaggio che mi ha toccata personalmente perché ho percepito una certa fragilità che mi rispecchia molto; e molto forte perché da come la racconti questa tua esperienza sembra essere stata pesante. Tocca poi diversi punti che, se dovessi soffermarmici sopra ne verrebbe fuori un post enorme in quanto significherebbe parlare prima ancora che del contesto lavorativo in cui mi sono inserita, del contesto sociale e culturale dove sto lavorando (che è poi quello dove sono nata e cresciuta e cioè la sicilia), della mia educazione famigliare e dello schema che mi hanno trasmesso e contro il quale da un paio di anni o 3 io mi sto scontrando in maniera attiva. Nel caso specifico della pasticceria è comunque un lavoro che a gennaio massimo terminerò poiché il mio corpo me lo sta implorando, ho iniziato tre mesi fa ma mi hanno prosciugato ogni risorsa fisica e mentale. Quando mi dicevano che me lo voglio io, non lo dicevano in quel senso ma anzi nel senso che sono fondamentalmente libera da qualsiasi vincolo contrattuale che niente o nessuno può dirmi nulla se io domani mi alzo e decido di non andarci più dunque se resto è perché sono io che mi lego ancora a quel posto per chissà quale motivo. In verità, dunque, era un modo per farmi riflettere sulle mie scelte e sulla mia sofferenza. E' difficile trovare qualcosa di sensato che non risulti banale circa quello che invece hai vissuto tu. Posso solo dirti che sono realmente dispiaciuta e mi rivedo particolarmente in ciò che hai raccontato anche se molto probabilmente in termini diversi. Se ti va di raccontarmi meglio e parlare di quella situazioni particolare o dei contesti lavorativi in generale sarei felice di farlo, la mia ask box o meglio ancora la chat privata sono aperte. Spero ora che, dopo quell'anno e mezzo, tu ti sia ripresa dando a te stessa e alla tua persona una maggiore consapevolezza del tuo valore. Ti stringo forte. Buon serata!
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La paradossale educazione sessista, in Italia, avrebbe dovuto costruire, negli anni, un Paese dove gli uomini dovrebbero essere nettamente più svegli delle donne: la realtà, è, invece, che il nascere maschi, in un Paese maschilista, offre un pregiudizio culturale: il pensarsi, comunque, più intelligenti delle donne, a prescindere: ciò ha fatto sì che il 99,99999% degli uomini italiani siano, di fatto, dei totali rincoglioniti.
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Donne. Uomini. Sentimenti.
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Una donna è a suo agio nel parlare di sentimenti, perchè li conosce, li sa maneggiare, non li teme. È in un territorio familiare, conosciuto.
Per gli uomini, (salvo eccezioni), è diverso.
Spesso si sentono in trasferta... su un terreno oscuro, scivoloso, complesso. Spesso ignorano del tutto, quella che si potrebbe chiamare " la geografia dei sentimenti" o "la geografia di sè". Mancano di strumenti per illuminare e comunicare questa parte della realtà. È un dato di fatto concreto, tangibile.
Questo, il problema. Che dipende in parte da un tabù culturale e anche dalla educazione ricevuta fortemente condizionata dal modello patriarcale delle nostre attuali società.
Il risultato è una sorta di analfabetismo. Un gap nella capacità di maneggiare le emozioni, la comunicazione profonda, e in definitiva, le relazioni.
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Sono in treno e potre quasi quasi impiegare il tempo per scrivere un po' di cazzate. Cazzate come il mio 2023. Pieno di cazzate. E con il suddetto termine indico quelle cose, decisioni, fatti, avvenimenti avvenuti per mia stessa decisione. Come quella di prendere il treno oggi senza prenotare nonostante ci fosse scritto nero su bianco sull'öbb di riservare. Decisione che mi ha portato a fare un viaggio di due ore seduta sugli scalini davanti al cesso. Ecco, il mio 2023 è stato solo una lunga serie di decisioni simili. In qualche remoto angolo del mio cervello devo aver pensato per tre secondi "mmh qua' c'è qualcosa che non va" per poi dimenticare tutto presa dalla frenesia della vita. No, non della vita. Del "dover fare". Nel mio caso, di dover fare come tutti gli altri hanno fatto. E ancora più grave è che con tutti gli altri mi riferisco a quel gruppo di esseri umani di scarsissima dote culturale che si trova nel paese dove sono nata. Gente che ho sempre odiato. Con molti di loro non ho neanche a che fare da anni. Eppure questo è ciò che fa quella parola orribile chiamata "educazione". Gli esempi di riferimento inculcati nei primi vent'anni di vita. Che cazzo ti porta a fare ah. Ti porta a plasmare la tua vita a idee degli altri. Alle idee di gente che pensavi anche di aver totalmente dimenticato. Alle idee di gente a cui pensavi di non pensare da anni.
Eh niente. Tra una domanda filosofica e un attacco di panico e l'altro un paio di settimane fa sono finita in un bel reparto colore giallo e azzurro ( che combinazione de merda ) con gente un po' strana. Ma anche io sono da sempre strana. Sono? Boh. Mi sento? Sì. Fatto sta che dopo due giorni sono diventata ancora più strana, pure per i miei standard. Presumo, ma non ne sono ancora sicura, che fosse per la mezza pillola blu la mattina. Non mi sentivo così strafatta dal liceo. Mi mancava? Direi di no. Ma dooormivoo finalmente. Non so se sapete di cosa parlo, ma per una persona che da sei mesi dorme circa 15 ore a settimana quando finalmente riesce a dormire una notte di seguito il mondo si manifesta veramente sotto un'altra luce. Uscivo la mattina sull'entrata con l'amico, presumo serbo, con il catetere e pensavo: cazzo ora mi ricordo. Mi ricordo perché pensavo che la vita fosse bella. Perché io davvero lo ho pensato. Per un lunghissimo periodo. Pensavo proprio che la vita fosse bella. Ho passato tanta ma tanta merda nella mia vita ma ci sono stati molti momenti dove io mi svegliavo e pensavo, che bella la mia vita.
Quest'anno è andato tutto a puttane. Vorrei dire che non so cosa sia successo ma mentirei perché la mia terapeuta me lo ha spiegato, chiaramente, come lei fa sempre. Pure più volte. Succede quando impronti la tua vita sul "dovere". Già la parola "devo" è una stra grande puttanata di suo, se poi questo "dovere" appartiene pure ad altri... allora ti ritrovi nel reparto giallo/azzurro a Innsbruck con me. Magari siamo vicini di letto. Non sono una coinquilina molto simpatica, te lo dico subito. Sto sulle mie. Sembro sembre un po' scazzata ma alla fine sono un pezzo di pane. Però per i primi 20 giorni mi starai sui coglioni di principio, sono sincera.
Comunque, cazzate bei Seite come si dice qua da me, auguro a tutti di fare quel cazzo che volete nella vita. Basta che non mi rompiate i coglioni. Se volete essere barboni su una strada con un cuscino e un cane, vi auguro di poterlo diventare. Se volete lavorare 60 ore alla settimana per accumulare un sacco di soldi su un conto bancario alle Seychelles per pipparvi pure il buco del culo nei tre giorni di ferie all'anno che avete, go for it. Se volete lavorare come cameriere 20 ore alla settimana, thats even better.
Perché questo sarà lo scopo della mia vita d'ora in poi e ci metterò tutte le mie energie: mandarvi tutti a fare in culo dal primo all'ultimo insieme ai vostri consigli di merda non richiesti su come io dovrei vivermi l'unica vita che ho
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Alessandria e i Suoi Teatri: Un Viaggio nel Tempo con gli Studenti dell’Istituto Umberto Eco
Gli studenti dell'Istituto Umberto Eco di Alessandria esplorano la storia teatrale della città con un progetto innovativo di ricerca e drammatizzazione
Gli studenti dell’Istituto Umberto Eco di Alessandria esplorano la storia teatrale della città con un progetto innovativo di ricerca e drammatizzazione. Alessandria, 13 novembre 2024 – Con il progetto “Alessandria e i suoi Teatri”, gli studenti delle classi 3AC e 3BC dell’indirizzo Classico dell’Istituto d’Istruzione Superiore Umberto Eco si preparano a intraprendere un viaggio affascinante nel…
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“ Se dovessimo tener conto delle letture importanti che dobbiamo alla Scuola, ai Critici, a tutte le forme di pubblicità e, viceversa, di quelle che dobbiamo all'amico, all'amante, al compagno di scuola, vuoi anche alla famiglia - quando non mette i libri nello scaffale dell'educazione - il risultato sarebbe chiaro: quel che abbiamo letto di più bello lo dobbiamo quasi sempre a una persona cara. Ed è a una persona cara che subito ne parleremo. Forse proprio perché la peculiarità del sentimento, come del desiderio di leggere, è il fatto di preferire. Amare vuol dire, in ultima analisi, far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo. E queste preferenze condivise popolano l'invisibile cittadella della nostra libertà. Noi siamo abitati da libri e da amici. Quando una persona cara ci dà un libro da leggere, la prima cosa che facciamo è cercarla fra le righe, cercare i suoi gusti, i motivi che l'hanno spinta a piazzarci quel libro in mano, i segni di una fraternità. Poi il testo ci prende e dimentichiamo chi in esso ci ha immersi: tutta la forza di un'opera consiste proprio nel saper spazzar via anche questa contingenza! Eppure, con il passare degli anni, accade che l'evocazione del testo faccia tornare alla mente il ricordo dell'altro: alcuni titoli sono allora di nuovo dei volti. E, siamo giusti, non sempre il volto di una persona amata, ma anche quello (oh! raramente) del tal critico o del tal professore. È il caso di Pierre Dumayet, del suo sguardo, della sua voce, dei suoi silenzi, che nelle Letture per tutti della mia infanzia dicevano tutto il suo rispetto per il lettore che grazie a lui sarei diventato. E il caso di quel professore la cui passione per i libri sapeva dotarlo di un'infinita pazienza e regalarci perfino l'illusione dell'amore. Doveva proprio preferirci - o stimarci - noialtri allievi, per darci da leggere quel che gli era più caro. “
Daniel Pennac, Come un romanzo, traduzione di Yasmina Mélaouah, Feltrinelli (collana Idee), 1998²⁶, pp. 70-71. (Corsivi dell’autore)
[1ª edizione originale: Comme un roman, éditions Gallimard, 1992]
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Un GRAZIE di cuore agli amici Patrizia Giardini, Marcello Moscoloni e Andrea Ansevini per questa bellissima intervista fatta alla collega Elisa Delpari e a me per Il salotto culturale di PALM Pt 23 13 12 23.
Pubblicazioni presentate:
2030: Apocalypse War (E. Delpari, 2022) e TU e il tuo alunno – Tutta la verità sulla scuola (H. Koltze & M. T. De Donato, 2023)
Situazione attuale della scuola, crollo dell’istruzione, dei valori, famiglia ed educazione dei figli, ma anche fantasy, paranormale e molti altri i temi trattati.
Buona visione!
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SCUOLE, ARRIVA L’ORA DI EDUCAZIONE ALLE RELAZIONI
Arriva nelle scuole italiane l’ora di ‘educazione alle relazioni’. Un percorso per gli studenti delle primarie e secondarie di primo e secondo grado che introduce la creazione di gruppi di approfondimento, discussione e confronto in classe, guidati da un docente e con il coinvolgimento dell’Ordine degli psicologi e degli esperti dei centri anti violenza.
Questo progetto vuole essere un invito a far entrare la cultura del rispetto e dell’educazione alle relazioni tra gli insegnamenti e coinvolgere gli studenti in prima persona per accompagnarli a prendere consapevolezza nel modificare atteggiamenti e rappresentazioni nelle interazioni con gli altri. Nell’iniziativa sono coinvolte anche le famiglie e le associazioni tramite il Fonags (Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola) che raccorderanno le modalità di attuazione dei percorsi progettuali concernenti l’educazione alle relazioni con le esigenze e le osservazioni delle rappresentanze dei genitori.
Il percorso di 30 ore sarà svolto in orario extracurricolare, per tre mesi l’anno e l’adesione degli istituti potrà essere inizialmente facoltativa. Nel progetto è previsto il supporto occasionale di avvocati, assistenti sociali, organizzazioni attive nel contrasto alla violenza di genere e il coinvolgimento di testimonial vicini ai giovani come influencer, cantanti e attori. «Confrontarsi, far emergere i problemi e cercare di superarli. La scuola si occupa del fenomeno culturale e di combattere quel maschilismo ancora imperante nella nostra società che si manifesta a scuola, sul lavoro, per strada», ha affermato Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, promotore dell’iniziativa.
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Fonte: Ministero dell’Istruzione e del Merito; foto di Olia Danilevich
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Questo uomo no, #133 - Quello che ha studiato tanto per poi dare la colpa alla mamma
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Immagino che in molt* avrete letto l’articolo di un noto psicoesperto a proposito del femminicidio di Martina Scialdone. Se non l’avete fatto, preparate il gastroprotettore o l’antiemetico e leggetelo pure qui.
Se il titolo vi sembra ambiguo, il cappello introduttivo - scritto evidentemente dalla redazione e non dall’autore - è perlomeno chiaro. Purtroppo già nel primo paragrafo troviamo un grave problema di comprensione del fenomeno:
È sempre così quando si parla di femminicidio. L’uccisore colloca sulle spalle della vittima tutto ciò che vi è di irrisolto nella propria esistenza, dagli eventi come quelli elencati alle falle che si aprono già all’alba dei tempi, nel contatto con la famiglia d’origine, quando prendono corpo le linee di indirizzo della personalità.
Chiunque abbia un minimo di pratica con le dinamiche di violenza sulle donne e di femminicidi non può non rilevare tre gravi inesattezze già in questa prima frase. 1) Nulla è “sempre così” quando si tratta di femminicidio: non esiste alcuna regola certa, né alcuna costante, a parte la vittima, altrimenti non sarebbe quel grave problema sociale che è e lo si sarebbe risolto da tempo 2) molti femminicidi sono stati commessi da uomini che non avevano nulla “di irrisolto nella propria esistenza”, anzi erano colti ricchi benestanti e del tutto soddisfatti della loro vita - il problema semmai era la vita di chi era loro accanto 3) le “linee di indirizzo della personalità” non dipendono affatto solo da “la famiglia d’origine”, come ben sanno non solo tanti psicoespertə davvero espertə, ma anche tantə natə e cresciutə senza famiglia eppure senza alcun problema di “personalità”.
Se già non bastassero queste gravi inesattezze, il nostro psicoesperto passa subito a mettere nel mirino il colpevole di ogni femminicidio - evidentemente è sempre lui il colpevole, perché ha detto prima che “è sempre così quando si parla di femminicidio”, e cioè “un bambino viziato”:
Gli ex bambini viziati rappresentano un pericolo costante per le donne e per le relazioni in genere, poiché negli anni della formazione dello stile di vita sono stati indotti a sentirsi il centro del mondo, così diverranno pessimi cooperatori, ragione per la quale tutto ciò che riguarda la loro vita sociale tenderà a funzionare in modo distorto.
Se questa opinione sui vizi dell’infanzia può essere largamente condivisa tra le chiacchiere alla “signora mia dove andremo a finire”, in bocca a uno psicoesperto chiamato da un grande network televisivo a esprimere una opinione su un grave fenomeno sociale suscita quantomeno inquietudine, e una solenne inca22atura in chi davvero esperto di queste cose lo è.
Prima di tutto non esiste alcuna categoria scientifica né demografica chiamata “ex bambini viziati”: ma cosa vuol dire? Il “vizio” cui abituare un bambino cambia enormemente a seconda del livello economico, culturale, sociale dell’ambiente nel quale cresce. Come riconosco un “vizio”, e come un “viziato”? Quello che per uno può essere vizio, per un altro è necessità, o semplice normalità. Poi “sentirsi il centro del mondo” è un’altra indicazione vaga e ambigua: il più amato dei bambini può tranquillamente sentirsi il centro del mondo senza essere viziato. Stiamo forse parlando di un problema di autostima, di educazione al rispetto di sé? Ma queste parole nell’articolo non ci sono. Perché un esperto usa termini vaghi e non li spiega? Forse perché non ha idea del fenomeno sociale di cui sta parlando, e quindi prende la spiegazione che preferisce e la usa come il grigio, che va bene su tutto?
Poi parte un paragone senza capo né coda con il mondo aziendale:
Quando un ex bambino viziato si trova a capo di una qualche organizzazione lavorativa o di altro genere, quei tappeti rossi li pretende, caricando sui sottoposti, soprattutto su quelli meno disposti a iscriversi al programma di beatificazione quotidiana, gravami supplementari, come se il lavoro non fosse già abbastanza afflittivo.
In che senso il paragone sta in piedi? Non mi pare che i tanti “ex bambini viziati” che lo psicoesperto dice di aver incontrato a capo di aziende e organizzazioni abbiano ucciso dipendenti e sottopostə che non corrispondevano ai suoi desideri e alle sue aspettative. Invece i femminicidi ammazzano le donne che non corrispondono alla loro idea di donna. Forse per lo psicoesperto la differenza non conta, ma ho la presunzione di credere che per chi teme di venir ammazzata invece la differenza sia importante. E vorrebbe leggere qualcosa in proposito, invece di paragoni insulsi.
Purtroppo, per una sorta di perversa complementarità, nella vita sentimentale gli ex bambini viziati trovano spesso udienza presso ex bambine che si percepirono poco considerate, altro fenomeno esteso, poiché in famiglia, soprattutto quando ci sono fratelli maschi, un chilometro è più lungo da percorrere per le femmine.
Oh, finalmente una cosa sensata - peccato che serva da premessa per una classica mostruosità:
Quando un simile incastro si realizza tra un uomo e una donna, può funzionare nel tempo solo se le parti in commedia vengono rispettate, ossia se la donna accetta di perpetuare stato di fatto.
E te pareva che non era colpa di lei! Perché ovviamente lei “accetta di perpetuare lo stato di fatto” proprio così: “ciao sono un ex bambino viziato che vuole comandarti a bacchetta ed essere accontentato in tutto, sennò ti ammazzo, accetti?” “Sì, visto che sono una ex bambina poco considerata”.
Attenzione perché lo psicodribbling il nostro esperto lo mette in atto anche dopo: prima finge di andare nella direzione giusta (”creature femminili” è da brivido, ma non c’è bisogno di andare per il sottile di fronte a tanta roba come questa):
La terribile fine della giovane Saman Abbas, così come quella di Martina Scialdone nonché di mille e mille altre creature femminili, si spiegano all’interno di questa barbara logica, che ritiene scontata l’inferiorità della donna e il conseguente diritto di possesso da parte del maschio. Ma il femminicidio è solo la quota più evidente, perché tragica, di una questione assai più vasta, avvelenata da un rovesciamento di valori arbitrariamente deciso dai maschi, con la complicità dei loro educatori.
Poi scarta nella consueta direzione maschilista, andando in gol: indovinate chi sono “i loro educatori”?
quelle mamme che continuano imperterrite a fare da complici alla parte sbagliata, contribuendo a renderla sempre più immatura e tossica.
Quindi prima è lei che accetta di accoppiarsi con l’ex bambino viziato, ma prima ancora è la mamma dell’ex bambino viziato a essere complice del futuro femminicida.
Il link all’articolo è lì, potete rileggerlo. Avete letto un accenno al ruolo dei padri? Avete letto un richiamo al ruolo di responsabilità che il genere maschile dovrebbe assumere nei confronti di una società che ancora produce modelli maschili “viziati”? Avete letto un minimo accenno al ruolo di altri agenti educativi importantissimi, come la scuola, i media, i giochi, le organizzazioni sportive e ricreative, la rete di assistenza pubblica a giovani in situazioni critiche, emarginatə, abbandonatə?
No, non l’avete trovato. E questo lo ha scritto uno di quelli bravi eh. Figuratevi gli altri. Questo uomo no.
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