#piccoli lettori
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Casale Monferrato. Premiazione per i giovani lettori: celebrazione della passione per la lettura
Un evento dedicato ai bambini e ragazzi che hanno reso la lettura protagonista del 2024.
Un evento dedicato ai bambini e ragazzi che hanno reso la lettura protagonista del 2024. Il prossimo giovedì 19 dicembre 2024, alle ore 17:30, la Biblioteca delle Ragazze e dei Ragazzi “E. Luzzati” di Casale Monferrato ospiterà un momento speciale dedicato ai giovani lettori. Nella suggestiva “Stanza delle Letture”, avrà luogo la cerimonia di premiazione dell’iniziativa “Appuntamento con la…
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13esima: G. Carofiglio, Le tre del mattino, Einaudi
Da Susanna Piccoli riceviamo questo romanzo di Carofiglio del 2019. Non un giallo, ma un appassionante viaggio nella memoria e nella vita in una Marsiglia da sogno. Susanna nel presentarcelo ci scrive: “C’è un prima e c’è un dopo… A volte lo percepiamo nell’immediato, altre, troppo concentrati sul minuscolo, addirittura anni dopo. Una scrittura essenziale per un racconto formidabile.” E Barbara…
#carofiglio#einaudi#figlio#le tre del mattino#leggere#letteratura#lettori#lettrici#marsiglia#padre#romanzi#susanna piccoli
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Non so se qualcuno tra voi lettori legge storie su Wattpad.
Quest’anno dopo tanto tempo ho deciso di tornare a scrivere e di cimentarmi in racconti più lunghi, originali e provare a scrivere un romanzo.
Ma venendo da anni in cui ho scritto principalmente poesie e riflessioni libere non so come gestire i personaggi, provare a rendere dei dialoghi che siano credibili.
Così ho pensato di tornare ad “allenarmi” con le fan fiction che sono state un po’ il mio trampolino qui sul web.
Se vi andrà di dare un’occhiata, lascio qui il link al mio profilo Wattpad.
Per il momento scriverò storie con personaggi già esistenti tratti da libri e manga, ma quando mi sentirò più sicura sperimenterò con gli originali.
Se vi fa piacere, lascio qui!
Grazie ☺️
( fine momento pubblicità)
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LA MALATTIA TERMINALE
"Sta muovendo qualche onda l'esclusione del fisico Carlo Rovelli dalla cerimonia di apertura della Fiera del Libro di Francoforte, cui era stato precedentemente invitato. La colpa di Rovelli è stata quella di contestare – peraltro in modo argomentato - le scelte del governo rispetto al conflitto tra Russia e Ucraina.
Avendo fatto parte Rovelli fino a ieri del novero degli “accreditati” dal sistema mediatico, questa volta si è inarcato persino qualche sopracciglio nella borghesia semicolta, nei lettori di corriererepubblica e fauna affine. Purtroppo a quest’influente fascia della popolazione sfugge del tutto la gravità di ciò che accade da tempo, come un andamento sotterraneo, continuo, capillare.
C'è una linea rossa continua che si dipana nella gestione dell’opinione pubblica occidentale da anni e che ha subito un’accelerazione dal 2020. È una linea che si lascia vedere in superficie solo talora, come nella persecuzione di Assange (o Manning, o Snowden, ecc.) fino a censure minori, come quella assurta oggi agli onori delle cronache. Il senso profondo di questo movimento sotterraneo è chiarissimo: perseguimento della verità e gestione del discorso pubblico in occidente sono oramai indirizzi incompatibili.
A Rovelli viene imputato qualcosa di imperdonabile, ovvero di aver tradito l’appartenenza alla cerchia degli onorati dalle élite di potere, mettendole in imbarazzo. Questo non può e non deve accadere. Oggi il discorso pubblico ha il permesso di oscillare tra due poli, a un estremo la polemicuzza innocua e autoestinguentesi sull’orsa o la nutria di turno, all’altro i rifornimenti di munizioni alla linea dettata dal capo, cioè dalla catena di comando a guida americana dietro al cui carro - sempre meno trionfale - siamo legati.
Per le verità più pesanti e pericolose vige l’ordine di distruzione, come evidenziato dal caso di Assange la cui vita è stata distrutta per segnare un esempio e un ammonimento a qualunque altro soggetto eventualmente incline alla parresia. Per le insubordinazioni minori (tipo Rovelli, Orsini, ecc.) basta la caduta in disgrazia presso i cortigiani, che si riverbera in censure, piccoli ricatti silenti, e poi in discredito, blocchi di carriera, ecc.
Tutto ciò si condensa in una sola fondamentale lezione, una lezione implicita che il nostro intero sistema di formazione delle menti, giornali, televisioni, scuole, università, ecc. consapevolmente o inconsapevolmente implementa: “Tutto ciò che è discorso pubblico è essenzialmente falso.”
Questa è la lezione che i giovani ricevono precocemente e da cui traggono tutte le conseguenze del caso, in termini di disimpegno e abulia. A tale lezione si sottrae solo in parte qualche parte della popolazione meno giovane, in cui si agita ancora l’illusione di aspirazioni passate (“partecipazione”, “democrazia”, ecc.).
La “realtà” in cui ci troviamo a nuotare funziona però secondo il seguente ferreo sillogismo:
1) Tutto ciò che abbiamo in comune gli uni con gli altri come cittadini, come demos è il discorso pubblico mediaticamente nutrito;
2) Ma quel discorso pubblico è oggi puramente e semplicemente menzognero (o schiettamente falso, o composto di frammenti di verità ben selezionati, funzionali a creare uno desiderato effetto emotivo);
3) Perciò non c'è più nessun possibile demos, nessun possibile discorso pubblico, e dunque nessuna leva perché un’azione collettiva possa cambiare alcunché. Mettetevi il cuore in pace, si salvi da solo chi può.
In questa cornice peraltro si staglia per interesse l’atteggiamento dei superdiffusori di menzogne certificate, dei mammasantissima dell’informazione e del potere, attivissimi nel denunciare ogni eterodossia sgradita come “fake news”. E così ci troviamo di fronte allo spettacolo insieme comico e ripugnante dove i comandanti di corazzate dell’informazione chiedono il perentorio affondamento di canotti social per non aver benedetto abbastanza l’altruismo di Big Pharma, o per essere stati teneri con Putin, o per non aver rispettato l’ultimo catechismo politicamente corretto, e così via.
Viviamo in un mondo in cui la menzogna strumentale è oramai la forma dominante della verbalizzazione di interesse pubblico.
C'è chi vi reagisce con mero disimpegno rassegnato; chi si chiude angosciato nella propria stanza tipo hikikomori; chi cerca paradisi artificiali in pillole; chi accetta il gioco cercando di usarlo per tornaconti a breve termine (perché nessun altro orizzonte è disponibile); c'è chi cade in depressione; chi impazzisce; c'è chi ogni tanto spacca tutto per poi tornare a battere la testa contro il muro della propria cella; e c'è chi sviluppa quella forma particolare di pazzia che sta nel lottare disarmato contro i giganti sperando si rivelino mulini a vento.
Sul fondo fluisce la corrente della storia dove il nostro vascello occidentale ha preso un ramo digradante e con inerzia irreversibile accelera verso la cascata. Una volta che la parola pubblica ha perduto la propria capacità di veicolare verità, ridarvi peso è impossibile. Ogni ulteriore parola spesa per correggere le falsità del passato, se raggiunge la sfera pubblica viene per ciò stesso percepita come debole, logora, impotente. La società che abbiamo apparecchiato è una società senza verità e togliere la verità al mondo sociale significa condannarlo ad una malattia terminale. Quanto dureranno gli scricchiolii, quanto la caduta di intonaci, quanto le infiltrazioni d’acqua, quanto resisteranno ancora gli spazi abitabili sempre più ristretti, questo non è facile prevedere, ma un mondo senza verità è un mondo senza logos, e non può che sfociare in quella dimensione dove le parole sono superflue perché violenza e morte ne hanno preso il posto."
Andrea Zhok
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Tratti in Salvo
Tratti in Salvo - Dopo aver creato storie di grande respiro e piccoli racconti con perfetti meccanismi narrtaivi, Vittorio Giardino ha deciso di apreire il suo archivio per offrire ai suoi lettori una preziosa raccolta di gemme mai viste. Dieci piccole sorie brevi, tra cui delle originali reinterpretazioni di miti del fumetto (come Zio Paperone, Diabolik, Corto Maltese, Martin Mystère) e una ricca galleria di illustrazioni dedicate al mondo del cinema e della letteratura. Un Giardino ‘segreto’ che per la prima volta si rivela agli occhi dei suoi tanti appassionati.
Dopo aver creato storie di grande respiro e piccoli racconti con perfetti meccanismi narrtaivi, Vittorio Giardino ha deciso di apreire il suo archivio per offrire ai suoi lettori una preziosa raccolta di gemme mai viste. Dieci piccole sorie brevi, tra cui delle originali reinterpretazioni di miti del fumetto (come Zio Paperone, Diabolik, Corto Maltese, Martin Mystère) e una ricca galleria di…
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NUOVI ARRIVI IN BIBLIOTECA COMUNALE!
Venite in Biblioteca: abbiamo tanti nuovi libri per piccoli e grandi lettori!
... e apertura straordinaria sabato mattina 9 marzo
L'elenco completo sul sito comunale:
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Cristina Petit “Qualcosa che somiglia al vero amore”
Recensione Libro “Qualcosa che somiglia al vero amore”
Home > Libri da leggere > Recensione Libro “Qualcosa che somiglia al vero amore”
1 Settembre 2015 - by Redazione - Recensione Libro.it Cristina Petit
Citazione “Per un po’ rimase a guardare cose che non c’erano, a pensare a giorni che sarebbero venuti dentro a quella stanza, a immaginare parole e scaffali pieni.”
In questa pagina sono presenti link affiliati
Di cosa parla “Qualcosa che somiglia al vero amore” di Cristina Petit
Al centro di questo emozionante libro vi è Clementine, che ha ereditato da una donna che non ha conosciuto una splendida casa a Parigi. Resta sorpresa dal fascino di quest’abitazione, dal terrazzo che dà sui tetti di Parigi e da tutto ciò che le sta accadendo di bello all’improvviso.
La sua vita sembra prendere la consistenza delle fiabe e per lei non è ancora finito il sogno. Nella vita legge libri ai bambini con difficoltà, utilizza le storie che sono narrate dei libri per far vedere ai piccoli il buono della vita, in modo che possano superare le loro paure.
Nella prima pagina del libro “Qualcosa che somiglia al vero amore” lo sguardo e il cuore di un uomo vengono rapiti da una donna, lui sa che è quella giusta, ma non la conosce e in un attimo lei si allontana da lui… Cosa accadrà?
Quell’uomo si chiama Albert e la donna è Clementine, il loro viaggio si incrocia per poco, ma chi è destinato a stare insieme non può essere separato.
Albert è uno scrittore e non può fare a meno di utilizzare quell’incontro fugace per il suo libro: scrive una storia prendendo spunto da quello che è accaduto e il romanzo riscuote enorme successo. Clementine come molti lettori si innamora della storia e ha un presentimento…
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LIAFF SPECIAL #10: Taylor Sheridan: Il regista con l'anima da cowboy
Carissimi lettori, ben ritrovati con un nuovo appuntamento con LIAFF SPECIAL, la rubrica dedicata all’approfondimento di personaggi e temi nel mondo dell’intrattenimento. Questo mese parleremo di uno dei sceneggiatori più produttivi e affermati dell'attuale panorama cinematografico e televisivo, vale a dire Taylor Sheridan. In questo articolo parleremo del percorso di Sheridan, dal suo esordio come attore, fino all'approdo come sceneggiatore e regista di film e serie TV, quest'ultime ampiamente apprezzate dal grande pubblico, fino ad arrivare ai progetti futuri, al fine di conoscere e di apprezzare meglio colui che viene definito il regista con l'animo da cowboy.
"The rare weekend wrangler who was also a theater kid": chi è Taylor Sheridan?
Taylor Sheridan, vero nome Sheridan Taylor Gibler Jr., nasce a Chapel Hill, North Carolina, il 17 Luglio 1969. Ereditando l’identità del cowboy dalla madre, originaria di Waco, Sheridan cresce in Texas, alternandosi fra Fort Worth e il ranch di famiglia a Cranfills Gap. Diplomatosi alla R.L. Paschal High School e avendo lasciato la Texas State University, Sheridan si trasferì ad Austin, dove per vivere tagliava l’erba dei prati e dipingeva case, e mentre cercava lavoro, viene notato da un talent scout, il quale gli propose di seguirlo a Chicago per intraprendere una carriera come attore. Sheridan accettò e iniziò il suo percorso recitativo nel 1995, con piccoli ruoli in serie TV come Walker Texas Ranger, Party of Five, Star Trek: Enterprise, Veronica Mars e Sons of Anarchy, dove ha interpretato lo sceriffo David Hale. Appena compiuti i 40 anni, Sheridan decide di lasciare la recitazione per dedicarsi alla sceneggiatura, dando via alla fase più importante della sua carriera.
The american frontier: l'approdo come regista e sceneggiatore
Sheridan esordì nel mondo del cinema nel 2011, dirigendo l’horror indipendente Vile, in realtà un progetto nato da un suo amico, il quale gli chiese supporto per la regia, tant’è che Sheridan non considera tale pellicola come esordio alla regia. Nel 2013, Sheridan iniziò a concepire la sceneggiatura di Sicario, primo film di una personale tetralogia sulla “moderna frontiera americana”, che sarebbe stato diretto da Denis Villeneuve, già noto regista di film come Prisoners e Enemy. Il film fu girato nel 2014 in New Mexico, per poi venire presentato durante il 68esimo Festival del Cinema di Cannes e rilasciato nelle sale americane qualche mese dopo, incassando un totale di 85 milioni di dollari. Il film fu un successo di pubblico e critica, acclamato in particolar modo per la regia, la sceneggiatura, la grettezza con cui la storia veniva presentata e soprattutto le interpretazioni di Emily Blunt, Benicio del Toro e Josh Brolin, ma fu al centro di una controversia, dato che prima della sua uscita, il sindaco della città messicana Ciudad Juarez lanciò una campagna per boicottare il film, il quale, a suo dire, dava una falsa e troppo violenta rappresentazione del Messico, mentre Villeneuve afferma che il film si basa proprio sugli episodi avvenuti a Ciudad Juarez nel 2010, descrivendo con occhio attento e drastico la guerra ai cartelli della droga messicani e le dinamiche che la riguardano. Il successo della pellicola, e le nomination ottenute agli Oscar 2016 come miglior cinematografia, miglior suono e miglior colonna sonora originale, portò Lionsgate a produrre un sequel, intitolato Sicario: Day of the Soldado, sempre scritto da Sheridan ma diretto da Stefano Sollima, regista italiano noto per aver diretto Suburra (il quale avrebbe collaborato nuovamente con Sheridan qualche anno dopo in Without Remorse, film tratto dall’omonimo racconto di Tom Clancy e con protagonista Michael B. Jordan), uscito nelle sale tre anni dopo il primo capitolo. Dopo Sicario Taylor Sheridan proseguì con la sua tetralogia sulla moderna frontiera americana con Hell or High Water, film diretto da David Mackenzie e con protagonisti Chris Pine, Ben Foster e Jeff Bridges, presentato in anteprima al 69esimo Festival del Cinema di Cannes, con rilascio limitato al cinema nell’estate 2016. Anch’esso fu un successo di critica, definito come un film rinvigorente per il genere western, ed ottenne quattro nomination agli Oscar 2017 come miglior film, miglior attore non protagonista per Jeff Bridges, miglior montaggio e miglior sceneggiatura originale. Nel 2017 Sheridan torna con Wind River, terzo film della tetralogia, da lui stesso scritto e diretto, a tutt’oggi considerato il suo miglior film da regista. Con protagonisti Jeremy Renner e Elizabeth Olsen, il film tratta come argomento principale gli episodi di violenza e omicidio contro giovani donne native americane negli Stati Uniti e in Canada, moltissime delle quali scomparse e mai ritrovate. Il film fu un clamoroso successo, anche alla luce del tema che tratta, apprezzato per il tono realistico e le interpretazioni dei protagonisti, nonostante il film sia stato criticato per aver scritturato interpreti non nativi per ruoli da nativi. Dopo l’uscita di Sicario: Day of the Soldado, Sheridan decide di dedicarsi al mondo delle serie TV, per poi tornare sul grande schermo nel 2021 con Those Who Wish Me Dead, film da lui stesso diretto e scritto con la collaborazione di Michael Koryta, autore dell’omonimo romanzo da cui è tratto il film, e Charles Leavitt. Come protagonista fu scelta Angelina Jolie, che interpreta un vigile del fuoco che si ritrova a proteggere un bambino da due spietati assassini. Il film non fu un gran successo, nonostante sia stato elogiato per la regia e l’approccio realistico con cui viene affrontata la storia.
The modern cowboy: l'arrivo di Yellowstone e l'inizio del percorso televisivo
Nel 2017 Taylor Sheridan inizia a concepire la sua opera più importante, nonché la sua prima serie TV, Yellowstone. La serie debuttò nell’estate 2018 su Paramount Network e, in circa due anni, divenne il cavallo di battaglia dell’emittente, nonché una delle serie più popolari e seguite negli Stati Uniti, e in seguito anche in Europa. La serie narra le vicende della famiglia Dutton, composta da John Dutton (Kevin Costner), proprietario dello Yellowstone Ranch in Montana, oggetto del desiderio di chiunque, e dai suoi figli Kayce (Luke Grimes), Beth (Kelly Reilly), e Jamie (Wes Bentley), ma anche di altri personaggi, come il mandriano Rip Wheeler (Cole Hauser), marito di Beth, Monica (Kelsey Asbille), la moglie di Kayce o il capo della riserva indiana Thomas Rainwater (Gil Birmingham), i quali si ritrovano protagonisti di un contorto gioco di potere e della lotta contro il progresso. Con le sue cinque stagioni, la serie ha ridefinito, nel bene e nel male, il genere neo-western in TV e ha confermato il talento di Sheridan quale creatore di opere televisive. Infatti Sheridan negli anni successivi darà vita ad altre serie, alcune più riuscite di altre, fra cui possiamo menzionare Mayor of Kingstown, dramma carcerario con protagonista Jeremy Renner, 1883 e 1923, entrambi prequel di Yellowstone, Tulsa King, serie a tema gangster con protagonista Sylvester Stallone, Special Ops: Lioness, serie a sfondo militare che vanta nel cast Zoe Saldana e Nicole Kidman, e Lawmen: Bass Reeves, miniserie attualmente in onda su Paramount+, incentrata sul celebre sceriffo afroamericano Bass Reeves, impersonato da David Oyelowo.
What's in store: i prossimi progetti
Nel giro di circa dieci anni, Taylor Sheridan è divenuto uno dei sceneggiatori/registi più prolifici e attivi dell'attuale panorama hollywoodiano e la sua unica abilità nel dipingere mondi ed ambienti pregni di corruzione, rivalità e violenza lo rende anche uno dei più richiesti ed apprezzati dal pubblico sia del grande che del piccolo schermo. Quindi, se siete fra i sostenitori del nostro cowboy moderno, state tranquilli, perchè Sheridan sarà parecchio impegnato nei prossimi mesi, sia al cinema che in televisione. Sul fronte televisivo abbiamo la terza stagione di Mayor of Kingstown, confermata qualche settimana fa, la seconda stagione di Tulsa King e soprattutto la seconda parte della quinta stagione di Yellowstone, le cui riprese sono previste per la prossima Primavera, e con messa in onda prevista per Novembre 2024, la quale sancirà la conclusione della serie principale sulla famiglia Dutton, la cui storia proseguirà con una serie sequel, intitolata 2024 e con protagonista Matthew McConaughey, con il misterioso spin-off sul ranch texano 6666, e con la seconda stagione di 1923, che farà da apripista ad un'altra serie prequel, intitolata 1944. Al cinema invece Sheridan sarà il produttore di FinestKind, film esclusivo di Paramount+ che vanta nel cast Tommy Lee Jones, Ben Foster e Jenna Ortega, in uscita a Dicembre, dirigerà Wind River: The Next Chapter, sequel dell'omonimo film e scriverà Sicario: Capos, terzo capitolo della saga, che vedrà Christopher McQuarrie alla regia e potrebbe vedere il ritorno di Benicio del Toro, Josh Brolin e soprattutto di Emily Blunt, assente in Day of the Soldado. Insomma, se siete fan di Taylor Sheridan e del suoi lavori, c'è davvero tanto per cui essere entusiasti...
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Mille e uno frammenti
Benvenuti in questo spazio di espressione. Questo post vuole essere una breve descrizione introduttiva e, in quanto tale, si evolverà con me. Indi per cui, se mai rileggendo queste righe le troverete cambiate, non dubitate di voi stessi, perché saranno effettivamente diverse. Cresceranno insieme a me.
Scrivere è da sempre la mia naturale forma di comunicazione, con me stessa e con gli altri. A volte le parole mi giungono in rima, sin da piccola sperimento la poesia. Nell'infanzia scrivevo per tutti, poi impaginavo quei piccoli versi, li ornavo di una cornice colorata e la consegnavo alla persona di interesse. A pensarci oggi, provo molto tenerezza per questa dolce parte di me, verso cui a volte sono stata negligente.
Negli anni dell'adolescenza purtroppo persi la mia capacità di mostrarmi vulnerabile agli altri, a volte persi persino le parole. Proprio in quel periodo iniziai a nominare le poche rime che riuscivo a comporre come frammenti, pezzi che si strappavano da me e cadevano lungo la via. Forse affinché un domani potessi guardare indietro e ritrovare la strada, come Gretel.
Negli ultimi tempi ho iniziato a collezionare tutti i miei scritti ed ho cercato di riconnettermi con la piccola Gaia cominciando a scrivere un diario o Journal. Trovo l'inglese molto più efficace per quanto riguarda gli studi di genetica e psicologia, per volta anche per esprimere meglio termini legati alla crescita personale, alla meditazione e alla spiritualità.
Come la collezione di caramelle mille gusti più uno, assemblo i miei preziosi milleeunoframmenti. Sì, sono anche io una inguaribile potterhead.
Da sempre dicono che le mie riflessioni possano smuovere forti sgomenti interiori. Io credo che se anche una sola delle mie parole può aiutare qualcuno a processare e unire i propri di frammenti, allora il mio dharma è compiuto. Credo profondamente che ognuno di noi possa dare forma al mondo e che quindi bisogna assumersi responsabilità dei propri pensieri e delle proprie azioni. Sfortunatamente non sono dotata dell'autostima necessaria per espormi pubblicamente sui temi che mi stanno a cuore. Però, in questa pagina, io proverò a dare il mio contributo. Condividerò non solo le mie riflessioni, ma anche i libri e gli eventi quotidiani e/o di cronaca che mi portano ad un profondo dialogo interiore.
Se anche solo uno di voi lettori troverà conforto nelle miei parole o uno stimolo per soffermarsi a migliorare sé stessi, semplicemente ne sarò felice.
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L'attacco dei giganti - Ep 88 - Il boato della terra
Avevo concluso la scorsa parte aprendo la gara di apnea; pensavo davvero che non avrei ugualmente trattenuto il fiato durante questa mirabolante ora? Ma che mi prendo in giro a fare, dico io. Bentornati alla terza parte della stagione finale di Aot, "sono passati 84 anni" come direbbe la cara vecchia Rose, intenta a lanciare in acqua quel bigiottone del cuore dell'oceano.
Mikasa si avvicina, e tende le sue mani verso il volto addormentato di Eren. Aot, che facciamo, foreshadowiamo?? I lettori del manga mi hanno capito. E rivedamo quel pezzettino del primissimo episodio, quando Eren si sveglia sotto un albero, da un sogno che non ricorda ma che gli ha lasciato le lacrime agli occhi. Torniamo al presente, due bambini piuttosto familiari sono intenti a nascondere un piccolo mucchio di monete e pietre preziose in un boschetto, in previsione di poterlo utilizzare per i loro familiari, per un futuro migliore. Sì, come no. Alzando gli occhi vedono gente che sta correndo, con armi e bagagli, in maniera piuttosto disperata. Ma non è dai programmi trash della mediaset che fuggono, quello sì che sarebbe stato grave. Stanno fuggendo dal boato della terra, i giganti colossali si sono fatti strada e pian pianino trotterellando hanno camminato per gran parte del continente di Marley. Poveretti quelli camminano, mica fanno nulla, il problema è che camminando schiacciano. Il tempo l'hanno avuto poi, è passato quasi un anno dalla scorsa stagione.
Questo il presente, ma ad Aot piace confonderci, e ci rimanda nel passato, all'epoca della ricognizione a Marley, quando Hange tentava di dar da mangiare delle carote alle automobili, bei tempi. Chi ci parla in questo caso è Eren, che si aggira per le strade della città pensando a ciò che aspetta queste brave persone intente a prendere un tè o leggere il giornale. Lui lo sa, lo ha visto, sappiamo ormai che grazie al potere del suo gigante è capace di spostarsi avanti e indietro nel tempo. Capisce perfettamente che tra gli abitanti di un'isoletta e gli abitanti di un continente, andrebbero sacrificati quelli che sono di meno (io mi dissocio eh, per me la via è sempre quella della pace), ma semplicemente non ci vuole stare, lui vuole proteggere gli amichetti suoi e quindi spiaze Marley. Ma tale decisione non gli impedisce di pensare alla morte e alla disperazione che porterà a queste persone, e non riesce a fare a meno di chiedere perdono. Il mondo che aveva sognato, le distese di acqua salata, le terre di ghiaccio, i fiumi di fuoco, tutto era una bugia, perchè nel mondo al di fuori delle mura ha solo trovato odio, quell'odio che lui stesso ha provato sulla propria pelle fin da bambino. E' deluso, amareggiato, angosciato, dispiaciuto, pieno di rimorsi e sensi di colpa ma allo stesso privo di scrupoli e determinato finanche alla morte a realizzare il suo obiettivo. Il panorama di morte lasciato dai giganti che schiacciano tutto, nella mente di Eren è sacrificio necessario che si trasforma in un'infinita distesa di nuvole che navigano su un cielo limpido. Disperazione e poesia, serenità e morte. E sono solo passati dieci minuti. E mi dicono che gli anime son per bambini. Certo come no.
Torniamo al presente, sulla nave dove i nostri eroi sono riusciti a fuggire. Armin ed Annie stanno parlando, innanzitutto del passato, ed Annie chiede come mai lui si sia intestardito a parlare con un pezzo di roccia per tutto questo tempo. Una mezza frase porta ad un'altra mezza frase, ed entrambi diventano rossi come pomodori maturi. Che bello Aot, un secondo prima schiacciano bambini come se non ci fosse un domani ed il secondo dopo ti ritrovi in Piccoli problemi di cuore. Annie ci prova ad arginare la situazione, sicuramente Armin veniva a parlare da lei perchè è un bravo ragazzo e crede nell'ideale del dialogo, ma Armin la rimette a sedere accanto a sè (♥️) dicendo che non è mai stato un bravo ragazzo, anche lui si è sentito derubato della speranza di un mondo bellissimo…ma quel mondo merita ancora di essere salvato, e lui farà di tutto per convincere Eren. Come biasimare Annie, davanti ad un Armin così maturo è difficile restare indifferenti.
Siamo arrivati intanto a Odiha, la città dove faranno la manutenzione all'idrovolante. Dopo una brevissima parentesi che ci fa vedere un Falco disperato a bordo della nave per la sorte toccata agli abitanti di Liberio, torniamo da Annie, che stavolta parla con Mikasa; non se la sente più di combattere, oltretutto per una popolazione che l'ha cresciuta e ripagata con l'odio, non comprende l'ideale di salvare la razza umana. E da un punto di vista puramente umano la capiamo perfettamente, non c'è niente di male e non voler più immolarsi, chi vuole fare l'eroe lo faccia, ma se qualcuno non se la sente non deve essere biasimato, Annie ne ha passate tante, ed anche Mikasa riconosce che nessuno le chiederà di soffrire ancora. La maturità che gronda da questi dialoghi mi sta facendo piangere di commozione, come sono cresciuti bene i miei ragazzi. Un'occhiata ad Armin intento a discutere i preparativi per il combattimento fa capire anche a Mikasa il flirt in atto, ne è talmente spiazzata che rimane imbambolata con la bocca aperta, è veramente la fine del mondo se perfino Annie dimostra una cotta ed arrossisce, Eren fatti da parte tu e la tua lagna, qui abbiamo una Annie arrossita, non so se ci rendiamo conto. Scherzi a parte, anche Mikasa ha un uomo da gestire, ed infatti Annie le chiede che intenzioni ha con Eren, ma la nostra Ackermann preferita sa perfettamente cosa vuole, e cioè prendere quel testone (wink wink) e portarlo a casa. Intanto il nostro altro Ackermann preferito non ci vuole stare nemmeno lui, ha saputo che Yelena s'è svegliata e non gliene frega una mazza del fatto che sia mezzo cieco ed ormai venga soprannominato "Levi tre dita", lui la vuole interrogare per sapere quali sono gli obiettivi di Eren nel continente. Grande Levi, potrai anche essere monco ma l'apporto di testosterone che dai tu nessuno mai (ignorate il mio urletto da fangirl in sottofondo appena il capitano è stato inquadrato).
Si va quindi ad interrogare Yelena, che senza problemi riferisce che l'obiettivo più probabile di Eren sarà la fortezza di Salta, nella Marley meridionale, dove vengono studiati i dirigibili, un'arma molto efficace contro i giganti. E nessuno riesce a dare contro alla donna, quando dice che davanti alla minaccia scatenata dai giganti tanto torto, lei e Zeke, non ne avevano. I preparativi sono quasi finiti, è il momento di salutare Annie, con un'altra chiacchierata tra lei e Reiner, che le chiede scusa per la sua testardaggine nel portare avanti la missione affidata loro da Marley; Reiner è un altro personaggio che è cresciuto in maniera esponenziale, entrandomi nel cuoricino, ha capito perfettamente di avere sbagliato ed ora vuole solo redimersi, anche a costo della vita. Annie sorride, ebbene si, e lo abbraccia. Non ce la faccio, mi serve un fazzoletto, so proud. Anche i nostri eroi salutano Annie, e l'ultimo sguardo di lei è rivolto al biondone dagli occhi di cerbiatto, che davanti a Mikasa che gli chiede se davvero gli vada bene così, ammettendo di sapere della love story, arrossisce e dice di sì, Annie deve rimanere quella di sempre. Ma basta finitela di farmi piangere. Ci si mette pure Hange, che chiede a Levi se pensa che i loro compagni li stanno guardando combattere. Hange per favore!
Ci pensa Floch a interrompere il piagnisteo, il pazzo si era attaccato alla nave in barba alle leggi della fisica ed all'attrito dell'acqua ed è rispuntato fuori più morto che vivo, ma abbastanza in forze da sparare qualche colpo al serbatoio dell'idrovolante. Eccheppalle Floch, ma fino alla fine devi farti odiare male?? Il danno però è fatto, e mentre gli ingegneri si mettono all'opera per saldare delle lastre di metallo sui buchi nel serbatoio, la terra comincia a tremare. Il tempismo, porca miseria. Dai monti vicini si staglia l'ormai familiare vapore, insieme all'armata dei giganti. Serve un'ora per riparare l'idrovolante, ed in un crescendo di emozione e lacrime, come se già non stessi piangendo da mezz'ora, Hange si fa avanti e nomina Armin quindicesimo Comandante della Legione esplorativa, perchè andrà lei a rallentare l'armata colossale. Sulla sua strada incontra Levi, che comprende anche lui l'intenzione di Hange. "Offrite i vostri cuori" le dice, incapace di fermare l'amica di sempre per il bene della missione finale. Ed Hange vola, fra i giganti colossali che vede ancora come creature bellissime, ne spezza uno, dieci, ancora, pur di dare tempo all'idrovolante di scappare via. Il suo corpo si infiamma, grazie al vapore incandescente che la circonda e all'attrito dell'aria, ma lei non si ferma, non finchè la speranza è al sicuro lontano da quel posto. Un ultimo barlume di fuoco viene visto dai ragazzi a bordo del velivolo, in lacrime per aver perso un altro dei loro pilastri, e fra loro Levi, che con gli occhi bassi mormora "Ci si vede, Hange. Stacci a guardare". A terra Erwin, Nile e tutti i compagni che ormai sono caduti danno il benvenuto ad Hange, che si alza da terra lamentandosi del casino in cui l'hanno lasciata.
Cosa aggiungere? Me lo chiedo davvero, sto fissando la tastiera da alcuni minuti, tutte le mie parole sono state risucchiate da questa superba e gloriosa sequenza, dal sacrificio di Hange, dal dolore silenzioso di Levi, dall'emozione potente che stravolge e colpisce, ancora una volta, sempre più forte. Facile dire che sono solo personaggi inventati, storie inventate, non c'è nulla di vero. Ma un capolavoro non ha bisogno di essere vero, ed Aot dimostra, puntata dopo puntata, minuto dopo minuto, la sua altezza, la sua qualità, la sua magia, la sua tragicità, la sua potenza. L'animo umano, dalla cattiveria più ingloriosa al sacrificio più sublime, viene tratteggiato in ogni sequenza e lascia senza fiato, le musiche, i colori, le animazioni, le espressioni, i dialoghi, perfino anche i flashback ed il punto di vista di quello che banalmente parlando è "il cattivo", anche se sappiamo bene che qui non c'è più questa distinzione così netta, tutto è talmente ben coeso e trasposto che lascia senza fiato, è difficile rimanere impassibili davanti a tutto questo. Io sono devastata ed emozionata, ancora con gli occhi umidi ed ho finito i fazzoletti, mi fermo qui per adesso per riprendere il commentone della prossima puntata nei prossimi giorni, sia per dare tregua a me sia per evitare un papiro che nessuno avrà mai voglia di leggere, visto che già con solo questa puntata è lungo assai. Ma a chiunque legga e sia arrivato fin qui dico grazie di cuore, e do appuntamento nei prossimi giorni, per il commentone alla seconda puntata della terza parte della stagione finale. Saluti e, offrite i vostri cuori! -sand
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“Lettori di dati di lettori di quotidiani”. “Entrando nel dettaglio, coloro che hanno il maggior peso sul totale dei lettori di quotidiani sono pensionati, di 65 anni e oltre, e vivono in piccoli centri con meno di 10mila abitanti.” DATA MEDIA HUB
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Oltre 140 anni con Pinocchio
Nel 1881, in Toscana, veniva al mondo Pinocchio. Avrebbe dovuto avere una vita breve. Infatti, quando Carlo Lorenzini, poi Collodi, cominciò a scrivere “Le avventure di Pinocchio”, a puntate, sul Giornale per i bambini, l’intenzione era di lasciarlo appeso alla Quercia grande, come estrema punizione per tutte le birbonate compiute. E se non fosse stato per le richieste dei tanti fanciulli, che non si rassegnavano a veder morire il loro burattino preferito, Pinocchio sarebbe ancora lì a spenzolare, mosso dal vento e crucciato per il mancato soccorso della Bambina dai capelli turchini.
Carlo Collodi però volle dare ascolto alle proteste dei suoi piccoli lettori e riprese a raccontare mille altre peripezie fino alla trasformazione finale del burattino Pinocchio in un bambino in carne e ossa. Ed è così che finisce il libro, che comparve per la prima volta in volume nel 1883 per la casa editrice fiorentina Paggi.
Come ricorda Mario Vargas Llosa, «il libro fu scritto per lettori in calzoni corti, e senza dubbio sono i bambini quelli che si divertono di più leggendolo. Le avventure di Pinocchio commuovono, però, anche gli adulti e gli anziani, che tornano a quella prima età in cui il mondo della realtà e quello del sogno si confondono: un mondo in cui si può ancora credere alle fate e alle magie, un mondo al quale è impossibile rinunciare, nonostante il passare degli anni, perché, come Pinocchio, gli esseri umani sono condannati a desiderare sempre quello che non hanno e quello che non sono. Da quel sogno nasce questo burattino snodato che, per ciò stesso, è un simbolo della nostra condizione».
La Fondazione Nazionale Carlo Collodi rende disponibili il testo ufficiale in italiano de Le avventure di Pinocchio tratto dall’Edizione Critica (Fondazione Collodi, 1983) e le traduzioni contemporanee in lingue streniere approvate dalla Fondazione: inglese (trad. P.M.D. Pantom), francese (trad. Danielle Revol) e tedesco (trad. Heinz Georg Held).
I tasti sono scaricabili dal sito e possono essere utilizzati solo per scopi personali ed educativi.
Per il loro utilizzo commerciale ed editoriale è necessario richiedere il consenso alla Fondazione Collodi che detiene ogni diritto d’autore sui testi.
ITALIANO - Le Avventure di Pinocchio
ENGLISH - Adventures of Pinocchio
FRANCAIS - Les Aventures de Pinocchio
DEUTSCH - Pinocchios_Abenteuer
Su Pinocchio si è detto e scritto tantissimo. Tradotto in oltre ottanta lingue e dialetti, trasposto in film, sceneggiati, musical e cartoni animati, disegnato da grandi maestri dell'illustrazione. Oggetto di riflessione e di, spesso incompatibili, ricerche antropologiche, pedagogiche, filosofiche, teologiche, politiche, …
Sul mio sito trovate un po’ di materiali su Pinocchio
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ora, miei piccoli lettori, ditemi che voglia ne possa avere di continuare questa giornata in ufficio dopo che sono rientrato stanotte all’1.30 a casa dopo essere stato dirottato in aereo perché a Genova adesso la novità è che c’è la nebbia
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Alcune foto di ieri al mio firmacopie e di @costarelly alla fumetteria @fumettistore ad Asti. 🌟 Una bella giornata con il marito e poi con @cronaca_di_topolinia e i lettori che sono venuti a trovarci in fumetteria! Sono stata molto contenta dell'affetto ricevuto e le mie copie sono andate vie tutte. ✨✨✨ I prossimi giorni posterò alcuni sketch che ho fatto nel pomeriggio di ieri. ☺️ Ringrazio ancora i proprietari della fumetteria che sono stati super accoglienti e ci hanno invitati. 🌟 Vorrei lo facessero più fumetterie, eppure in 20 anni di lavoro mi hanno invitata ben poche volte (in posti a me raggiungibili) e solo due nella mia stessa città, Genova. A volte ne sono dispiaciuta. 😔 Nell'ultima foto il bottino che ho portato via ieri (il libro di Animali fantastici preso altrove e gentilmente regalato da marito ♥️), fra cui un omaggio dalla fumetteria. 🌟 Grazie! Finalmente ho recuperato il libro dei piccoli eterni (che avevo anni fa ed ho prestato per non rivederlo mai più) ed ho ricomprato ieri in una nuova edizione più completa. Semplicemente impazzisco per gli acquarelli di @thejillthompson 😍😍😍 Ed ho trovato anche quel fumetto di Thor e Loki che mi sembra molto carino. Ora li aggiungo ai miei circa 5000000 libri e fumetti che compro e non sono ancora riuscita a leggere. 😂😂😂 Ma significano la speranza di volerlo fare! 😂 #fumetti #vitadafumettista #fumetteria #elenamirulla #lucianocostarelli #fumettoitaliano https://www.instagram.com/p/Cn_mK6osyqy/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Un augurio di un felice Natale 2024
Come ogni anno la Rivista Fiorentina chiude i battenti per il periodo natalizio per riprendere le pubblicazioni nel nuovo anno, nel 2025, dopo la Befana. Come ogni anno vogliamo ringraziare i lettori della rivista e coloro che con commenti, idee e battute ci hanno accompagnato. Ma, ancora di più, dobbiamo ringraziare tutti gli autori che formano questa piccola redazione. Sono loro che attraverso i loro articoli ci aiutano a conoscere di più la nostra amata città di Firenze. Inutile scrivere i nomi di ognuno, ormai avete imparato a conoscerli ed apprezzarli.
Per questo Natale la Rivista Fiorentina vi lascia una poesia da leggere. L'autrice è Alda Merini, la poetessa maledetta. Non abbiamo scelto a caso una sua poesia; in un mondo bipolare come quello che stiamo vivendo ciò di cui necessitiamo è proprio l'amore, ed Alda era donna d'amore nonostante fosse nata a Milano e quindi in contraddizione con le teorie di De Crescenzo.
L'augurio di Alda è anche il nostro. A Natale non si fanno cattivi pensieri ma chi è solo lo vorrebbe saltare questo giorno. A tutti loro auguro di vivere un Natale in compagnia. Un pensiero lo rivolgo a tutti quelli che soffrono per una malattia. A coloro auguro un Natale di speranza e di letizia. Ma quelli che in questo giorno hanno un posto privilegiato nel mio cuore sono i piccoli mocciosi che vedono il Natale attraverso le confezioni dei regali. Agli adulti auguro di esaudire tutte le loro aspettative. Per i bambini poveri che non vivono nel paese dei balocchi auguro che il Natale porti una famiglia che li adotti per farli uscire dalla loro condizione fatta di miseria e disperazione. A tutti voi auguro un Natale con pochi regali ma con tutti gli ideali realizzati. Read the full article
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🔖<<Quando sarà finita, voglio poter dire: tutta la vita sono stata una sposa della meraviglia.>>🔖
*Versi di Mary Oliver (Maple Heights, 1935 - Hobe Sound, 2019), l'autrice nordamericana di liriche di maggior successo commerciale degli ultimi decenni.
"Di gran lunga, la poetessa di questo Paese che ha venduto di più", ha scritto nel 2007 il New York Times, sottolineando l'enorme popolarità dei suoi best sellers.
La sua opera, semplice e chiara, tocca i temi tipici della controcultura New age, dottrina ispirata alla spiritualità ed alle filosofie orientali, sviluppatasi in Occidente dagli anni '60 in poi.
I suoi 'prontuari dell'anima', meditazioni guidate in stile buddista, arrivano dritti al cuore di milioni di lettori interessati alla ricerca interiore, divenuti a loro volta artefici della sorprendente fortuna editoriale della poetessa statunitense.
In patria ha vinto sia il National Book Award che il Premio Pulitzer, massimi riconoscimenti letterari degli Stati Uniti.
"Penso che la poesia -spiegava lei stessa in un'intervista radiofonica- abbia attrattive di suono diverse da quelle della narrativa. La poesia è certamente più vicina al canto che alla prosa. E cantare è qualcosa che tutti noi amiamo fare o che vorremmo poter fare."
Nel suo manuale 'A Poetry Handbook', chiariva così la sua poetica: "La poesia è una forza che ha cara la vita. E richiede una visione, una fede, per usare un termine vecchio stile. Sì, proprio così. Perché le poesie non sono parole, dopo tutto, ma fuochi per il freddo, corde calate a chi è perso, qualcosa di così necessario come il pane nelle tasche dell’affamato."
A proposito dei suoi esordi, raccontava: "L'unico record che ho battuto a scuola è stato l'assenteismo. Andavo molto nei boschi, con i libri di Whitman nello zaino, e camminando scarabocchiavo le cose man mano che mi venivano in mente su questi piccoli quaderni, per poi trasformarle in poesie, in seguito. Tutto ciò che mi sembra di aver fatto nella vita è passeggiare per i boschi e scrivere poesie. Oggi, consiglio vivamente agli scrittori di non usare il computer seduti ad una scrivania!"
#Poesia #Poeti #MaryOliver #NewAge #Pulitzer
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🔴NEI BOSCHI D'ACQUA SCURA
(Mary Oliver)
Guarda,
gli alberi stanno volgendo i loro corpi
in colonne di luce,
stanno emanando la ricca fragranza di cinnamomo e appagamento,
i lunghi assottigliamenti di canna
si stanno strappando
e stanno volando via,
sopra le spalle celesti degli stagni,
e ogni laghetto,
non importa quale sia
il suo nome,
diventa ora anonimo.
Ogni anno tutto quel che ho imparato nella mia vita
mi riporta a questo:
gli incendi di luce
e il fiume nero della perdita,
è la salvezza,
il cui significato nessuno di noi saprà mai.
Per vivere in questo mondo
devi essere abile
a fare tre cose:
amare ciò che è mortale;
stringerlo contro le tue ossa
sapendo che la tua vita ne dipende;
e, quando è tempo,
lasciarlo andare, lasciarlo andare.
🔴MI PREOCCUPAVO
Mi preoccupavo parecchio.
Per il giardino: crescerà?
Per i fiumi: scorreranno nella giusta direzione?
Per la Terra: sta girando nel mondo in cui dovrebbe?
E se non è così, come posso io correggere le cose?
Avevo torto o ragione,
sarò perdonata? Posso fare di meglio?
Sarò mai in grado di cantare? Persino gli uccelli
sanno farlo mentre io…io sono senza speranza.
La mia vista sta già calando
o me lo sto solo immaginando?
Mi verranno i reumatismi, l’artrite, la demenza?
Finalmente mi resi conto che preoccuparmi non mi portava da nessuna parte.
E ho lasciato perdere. Ho preso il mio vecchio corpo,
sono uscita fuori nella luce del mattino
e ho cantato.
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