#Favole per bambini
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Storie di sabbia, di viaggi e di amicizia: un evento unico a Palazzo Cuttica. Alessandria
Un’emozionante chiusura della mostra “Little Things. Il valore delle piccole cose”.
Un’emozionante chiusura della mostra “Little Things. Il valore delle piccole cose”. Domenica 9 febbraio 2025, il Museo Civico di Palazzo Cuttica ad Alessandria ospiterà un evento straordinario per celebrare il finissage della mostra fotografica “Little Things. Il valore delle piccole cose”, un progetto realizzato da ASM Costruire Insieme in collaborazione con il Comune di Alessandria e…
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Babbo Natale e i suoi Consigli
Babbo Natale e i suoi Consigli
BABBO NATALE
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Aiden e il suo unicorno
C'era una volta un giovane mago di nome Aiden, che viveva in un regno lontano e misterioso. Aiden non aveva molti amici, perché la maggior parte delle persone temeva la sua magia potente e imprevedibile.
Un giorno, mentre Aiden passeggiava nel bosco incantato vicino alla sua casa, sentì uno strano rumore provenire da un cespuglio. Curioso, si avvicinò e scoprì un bellissimo unicorno ferito. Aiden si chinò per aiutarlo e vide che aveva una profonda ferita sulla zampa anteriore.
Senza esitare, Aiden usò la sua magia per curare l'unicorno. Mentre lo faceva, sentì una connessione speciale con l'animale e, per la prima volta, si sentì veramente felice. L'unicorno, che si chiamava Aurora, era molto grato per l'aiuto di Aiden e si rivelò essere un'alleata potente e leale nella sua vita.
Da quel giorno in poi, Aiden e Aurora divennero inseparabili amici. Aurora gli mostrò i luoghi più belli del bosco incantato e gli presentò altre creature magiche che vivevano lì. Aiden, a sua volta, insegnò ad Aurora nuovi incantesimi e imparò molto sulla vita e sull'amicizia grazie a lei.
Un giorno, mentre esploravano il bosco, Aiden e Aurora sentirono un urlo spaventoso provenire dalla lontana città del regno. Scoprirono che un malvagio stregone aveva rapito la principessa del regno, la cui magia era l'unica che potesse proteggere la città dall'invasione di creature oscure.
Aiden sapeva che doveva fare qualcosa per salvare la principessa e proteggere il regno. Con l'aiuto di Aurora e degli amici che aveva fatto nel bosco, partì per una pericolosa missione per affrontare lo stregone e liberare la principessa.
Dopo molte avventure, Aiden e i suoi amici riuscirono a sconfiggere lo stregone e a salvare la principessa. Tornati alla città, furono accolti come eroi e Aiden capì che l'amicizia e la lealtà erano le cose più importanti che potesse avere nella vita.
Da quel giorno in poi, Aiden fu sempre circondato dagli amici e da creature magiche che avevano imparato a rispettarlo per la sua gentilezza e la sua magia benevola. E ogni volta che si sentiva solo, Aiden sapeva che poteva contare sull'amicizia di Aurora e degli altri per sentirsi di nuovo felice e protetto.
Fine
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Libro delle 365 favole.
Ieri si sceglie la sua favola (le sceglie solo sulla base delle figure, non sapendo leggere), e la sua scelta cade casualmente su Noè. Mo', cosa ci facesse un racconto della Bibbia in un libro per bambini insieme a Raperonzolo, Pinocchio e Hänsel e Gretel non ne ho idea, a meno di una volontà tedesca di voler affermare che la Bibbia sia un libro di favole, cosa sulla quale concordo assolutamente, fatto sta che, durante la lettura ...
Io: ... e Dio chiese a Noè di costruire una grandissima arca ... Lilly: Papà, cosa è Dio? Io:
Lilly: Paaaaaa cosa è Dioooo??? Io:
Lilly: OOOOOOOOHHHHHIIIIIIIII! 😤 Io: ... EEEHHHMMM ... sì ... Dio è un signore anziano con un forte problema di controllo della sua irascibilità. Lilly: ..... OK! 😊 Io:
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Era tutto più facile da bambini, quando le parole non ferivano e gli abbracci erano sinceri.
Quando il dolore più grande era un ginocchio sbucciato e l'unica difficoltà era farsi il nodo alle scarpe. Era tutto più bello da bambini, quando per toccare il cielo bastava andare sull'altalena e un libro di favole faceva sognare.
Quando bastava un lecca lecca per far passare la tristezza e una luce accesa per spaventare i mostri sotto al letto.
Quando il mondo sembrava perfetto e avevamo fretta di crescere. Adesso il mondo fa più paura e qualche volta vorrei tornare bambina. - web.
Solare☀️☕🏵️pomeriggio
Everything was easier as children, when words didn't hurt and hugs were sincere.
When the biggest pain was a scraped knee and the only difficulty was tying your shoes. Everything was more beautiful as children, when all you had to do to touch the sky was go on the swing and a book of fairy tales made you dream.
When a lollipop was enough to make the sadness go away and a light on to scare away the monsters under the bed.
When the world seemed perfect and we were in a hurry to grow up. Now the world is scarier and sometimes I would like to be a child again. - web.
Sunny☀️☕🏵️Afternoon
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Da " Favole al telefono" propongo la storia
" Una Viola al Polo Nord"
Rodari in questo racconto affronta un tema di grande attualità: il Cambiamento climatico.
Una mattina al Polo Nord, l’orso bianco fiutò nell’aria un odore insolito e lo fece notare all’orsa maggiore (la minore era sua figlia).
«Che sia arrivata qualche spedizione?».
Furono invece gli orsacchiotti a trovare la viola. Era una piccola violetta mammola e tremava di freddo, ma continuava coraggiosamente a profumare l’aria, perché quello era il suo dovere.
«Mamma, papà» gridarono gli orsacchiotti.
«Io l’avevo detto subito che c’era qualcosa di strano», fece osservare per prima cosa l’orso bianco alla famiglia. «E secondo me non è un pesce».
«No di sicuro – disse l’orsa maggiore, – ma non è nemmeno un uccello».
«Hai ragione anche tu», disse l’orso dopo averci pensato su un bel pezzo.
Prima di sera si sparse per tutto il Polo la notizia: un piccolo, strano essere profumato, di colore violetto, era apparso nel deserto di ghiaccio, si reggeva su una sola zampa e non si muoveva. A vedere la viola vennero foche e trichechi, vennero dalla Siberia le renne, dall’America i buoi muschiati, e più di lontano ancora volpi bianche, lupi e gazze marine. Tutti ammiravano il fiore sconosciuto, il suo stelo tremante, tutti aspiravano il suo profumo, ma ne restava sempre abbastanza per quelli che arrivavano ultimi ad annusare, ne restava sempre come prima.
«Per mandare tanto profumo, – disse una foca – deve avere una riserva sotto il ghiaccio».
«Io l’avevo detto subito – esclamò l’orso bianco – che c’era sotto qualcosa».
Non aveva proprio detto così, ma nessun se ne ricordava.
Un gabbiano, spedito al Sud per raccogliere informazioni, tornò con la notizia che il piccolo essere profumato si chiamava viola e che in certi paesi, laggiù, ce n’erano milioni.
«Ne sappiamo quanto prima», osservò la foca. «Com’è che questa viola è arrivata proprio qui? Vi dirò tutto il mio pensiero: mi sento alquanto perplessa»
«Come ha detto che si sente?», domandò l’orso bianco a sua moglie.
«Perplessa. Cioè, non sa che pesci pigliare».
«Ecco – esclamò l’orso bianco – proprio quello che penso io».
Quella notte corse per tutto il Polo un pauroso scricchiolio. I ghiacci eterni tremavano come vetri e in più punti si spaccarono.
La violetta mandò un profumo più intenso, come se avesse deciso di sciogliere in una sola volta l’immenso deserto gelato, per trasformarlo in un mare azzurro e caldo, o in un prato di velluto verde. Lo sforzo la esaurì. All’alba fu vista appassire, piegarsi sullo stelo, perdere il colore e la vita. Tradotto nelle nostre parole e nella nostra lingua il suo ultimo pensiero dev’essere stato pressappoco questo «Ecco, io muoio… Ma bisognava che qualcuno cominciasse… Un giorno le viole giungeranno qui a milioni. I ghiacci si scioglieranno, e qui ci saranno isole, case e bambini».
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Era tutto più facile quando eravamo bambini, quando le parole non ferivano e gli abbracci erano sinceri. Quando il dolore più grande era un ginocchio sbucciato e l'unica difficoltà era farsi il nodo alle scarpe. Era tutto più bello da bambini, quando per toccare il cielo bastava andare sull'altalena e un libro di favole faceva sognare. Quando bastava un lecca lecca per far passare la tristezza e una luce accesa per spaventare i mostri sotto al letto. Quando il mondo sembrava perfetto e avevamo fretta di crescere. Adesso il mondo fa più paura e qualche volta vorrei tornare bambina.
Chiara Trabalza - "Il Volo delle lanterne"
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È sbagliato raccontare le favole ai bambini per ingannarli,
bisogna raccontarle ai grandi per consolarli.
(Marcello Marchesi)
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Il 15 ottobre è per tutti noi una data scolpita nel cranio: il giorno peggiore, dove la benedizione dell'esserci e di essersi potuti incontrare ha avuto la sua massima espressione.
E' giusto ricordare quel giorno come simbolo del buio dell'era moderna, come punto di partenza per una evoluzione ed elevazione anche spirituale, dalle quali si è partiti per disconoscere come realtà tutte le favole urlate e dense di propaganda provenienti dal dualismo destra - sinistra, che per centinaia di anni ha tenuto furbescamente banco distraendo le persone dal problema reale: chi ha vissuto questo periodo col coraggio tipico dei ribelli, porta nell'anima e sulla pelle i segni che ci hanno condotto ad un livello nuovo di consapevolezza, profondo quel che basta per comprendere che gli unici schieramenti mai esistiti sono o "con l'elite" o "contro l'elite".
Le ferite che ci siamo procurati in questo cammino, talvolta bruciano ancora e oggi più che mai sentiamo la necessità di chiarire che NOI NON DIMENTICHIAMO.
Per abbattere il muro eretto fra vaccinati e non vaccinati, fra pro e contro gree pass, occorre ristabilire innanzitutto una linea di rispetto che tenga conto di tutte le sensibilità esistenti senza prevaricarne nessune, e questo non significherà MAI accettare di dimenticare il 15 ottobre.
Ci battiamo per il diritto all'autodeterminazione e qualunque intervento che possa violare anche solo idealmente i confini corporei o spirituali a casa nostra si definisce stupro.
Il trattamento sanitario imposto all'epoca se anche fosse stato efficace contro l'influenza per noi non avrebbe comunque avuto giustizia di essere imposto: il bene personale e individuale, le convinzioni della persona e le sue idee, non possono essere violate e sacrificate in nome di un bene superiore, poiché la libertà è essa stessa IL bene superiore, e perché ogni intervento esterno modifica con prepotenza il percorso che ogni anima deve fare per darsi le risposte ataviche e naturali che l'essere umano si pone da sempre.
Non dimentichiamoci dei bambini, ancora oggi tristemente ostaggio della Legge Lorenzin, esclusi dalla frequenza dei servizi per la prima infanzia e vedono noi, genitori della libera scelta, additati continuamente come autori di epidemie.
Non dimentichiamoli, proprio noi che abbiamo vissuto questa apartheid.
Siccome nulla accade per caso, il 15 ottobre 2024 siamo stati svegliati dalla notizia che il 25 ottobre sull'app IO (la stessa usata per il green pass), saranno disponibili nel wallet o portafoglio digitale la patente, la tessera sanitaria ed eventuale carta europea della disabilità per 50.000 italiani, possibilità che verrà estesa a tutti i cittandini entro il 05/12/2024.
Il fine non è mai stato la vaccinazione: il fine era ed è il green pass, perché a quel test la popolazione ha risposto in massa "presente!", dimostrando all'elite che la paura di perdere quel millimetro di stabilità è in grado di farci sacrificare chilometri di libertà.
Facciamo un appello affinché tutti pretendiamo il diritto ad una vita che ci garantisca gli stessi diritti anche senza smartphone: il punto centrale, il nodo della questione, è proprio questo, ovvero il diritto alla disconnessione e alla non digitalizzasione, mantenendo lo stesso diritto di accesso ai servizi di e per tutte le persone.
Vi salutiamo con delle righe ribelli che siano anche in grado di diffondere speranza:
ci è sempre piaciuto parlare di persone, più che della gente.
Le persone combattono, la gente si arrende.
Le persone insistono, la gente arretra.
Le persone scelgono la strada difficile, quella che non conviene, ma è giusta.
Nulla di quello che facciamo noi attivisti è conveniente: non ci candidiamo, non becchiamo un soldo ( al massimo qualche condanna, ma ormai non ci si fa nemmeno più caso).
Noi siamo persone, siamo quelli che non mollano mai, che non si nascondono e hanno la sfrontatezza di dire e dimostrare a tutti che tutti possono dichiarare guerra all'elite anche senza sovrastrutture.
NOI SIAMO QUELLI CHE MUOIONO IN PIEDI, PERCHE' IN GINOCCHIO LASCIAMO STARE I SERVI.
Concludiamo: una nota la facciamo al DDL 1660. NESSUNO che sia favorevole al green pass e ora si batte contro il ddl 1660, detto anche decreto sicurezza, ha la nostra stima.
Lottare contro alle leggi liberticide sifgnifica recuperare una dimensione di rispetto fra essri umani, al netto della retorica, delle favole pesanti, dell'ideologia dei partiti, della zavorra che opera da sempre per dividere gli oppressi e distrarre dall'oppressore.
Invitiamo tutti quelli che si riconoscono in questo pensiero a collaborare per fermare il ddl 1660 e per attuare i progetti di comunità che non chiedono, ma pretendono con la loro stessa esistenza, un netto cambio di passo verso un mondo diverso.
L.T
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Biblioteca delle Ragazze e dei Ragazzi di Casale Monferrato: gli appuntamenti di febbraio 2025
Un mese ricco di eventi dedicati ai giovani lettori tra storie, laboratori e creatività.
Un mese ricco di eventi dedicati ai giovani lettori tra storie, laboratori e creatività. La Biblioteca delle Ragazze e dei Ragazzi di Casale Monferrato prosegue il suo percorso di promozione della lettura con una serie di eventi pensati per i più piccoli. Il mese di febbraio 2025 sarà ricco di iniziative, tra racconti, attività creative e laboratori didattici. Ma che bel castello…
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ISABELLA
Tanto, tanto tempo fa, all’incirca nel IX secolo iniziarono a costruire castelli a scopo difensivo; questo era dovuto ai signori che in quel periodo storico, desideravano proteggersi dagli attacchi degli invasori fossero questi, signori locali o popolazioni straniere. La dimostrazione, tangibile di taluni signori, era l’erigere costruzioni fortificate per dar prova del proprio potere. Il castello…
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#favola#favole da leggere#favole per bambini#fiaba#fiabe#fiabe buonanotte#racconto bambini#storie bambini
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Rimedi naturali per l'arrivo del freddo
- Coprirsi il collo con una sciarpa, possibilmente non sintetica e possibilmente che porti ancora un profumo o almeno un ricordo
- tenersi al caldo i piedi, pancia e reni con calzini e maglioni di lana
- non accendere condizionatori e i termosifoni, solo se due coperte non bastano
- raccogliere fiori da portare in casa quando piove, altrimenti fermarsi a guardarli
- preparare zuppe di verdura, calde
- impastare il pane
- prendere una decisione
- farsi una tana con quello che ti pare e dove ti pare, con accesso singolo e privato: andarci ogni volta che chiama
- Annusare spesso olio di lavanda, di rosmarino e limone
- piangere, se necessario
- ridere, quando capita
- baciare, per chi può
- stare a letto con la coperta sopra gli occhi a inventare favole, poi farle diventare neve e vere
- camminare
- andare a tenere compagnia al bosco
- consolare il mare
- costruire un aquilone ed aspettare il vento
- appoggiare la testa sulla spalla dei nonni e se non ci sono, sulla corteccia di un albero
- rifare il letto tutte le mattine e una vita ogni giorno
- dire la verità
- scrivere lettere e consegnarle
- leggere libri per bambini
- avere una canzone per colazione, pranzo, merenda e cena
- bere centrifugati di frutta e verdura ( il più buono per me è mela e barbabietola)
- accompagnare il prato
- semplificare
- semplificarsi
- dimenticare
- amare quello che c'è, quello che non c'è, non c'è
- svelare i segreti
- cercare e trovare un carillon e usarlo, quando serve
- spogliarsi di tutte le foglie e tremare
- inginocchiarsi dove vuoi
- mettere le mani dentro alle maniche lunghe e sventolare le braccia
- registrare la pioggia e ascoltarla ad ogni paura, ché l'acqua scioglie tutto
- sedersi su uno scalino con il viso tra le mani
- accarezzarsi le ciglia
- respirare
E poi danzare e danzare in ogni stanza e in ogni angolo della terra.....
La Raccontadina
Accarezzarsi sotto i maglioni❤️
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I sentimenti si apprendono. Gli antichi imparavano i sentimenti attraverso le storie mitologiche. Se guardiamo alla storia greca ci ritroviamo tutta la gamma dei sentimenti possibili, Zeus il potere, Afrodite l’amore, Atena l’intelligenza, Apollo la bellezza, etc. C’era tutta la fenomenologia dei sentimenti umani. Noi invece li impariamo attraverso la letteratura, che è il luogo dove si apprende che cosa sono il dolore, la noia, l’amore, la disperazione, il suicidio, la passione, il romanticismo. Ma se la letteratura non viene “frequentata” e i libri non vengono letti, se la scuola disamora allora il sentimento non si forma. E se la cultura non interviene, i ragazzi rimangono a livello d’impulso o al massimo di emozione. Da qui la necessità di educare al sentimento, a partire dalle favole per bambini dove si impara cosa è bene e cosa è male, e poi, crescendo, con la scuola dove si apprende dalla letteratura tutta la gamma dei sentimenti, i loro nomi e i loro possibili percorsi. E solo grazie a questo corredo culturale si acquisisce quella sensibilità psichica capace di distinguere il bene dal male, l'amore dall'odio, la partecipazione dal l'indifferenza. Ma la famiglia e la scuola oggi educano al sentimento? Questa è la domanda da rivolgere non a Dio, ma alle nostre istituzioni educative. Umberto Galimberti, Intervista
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Rimedi per l’arrivo del freddo:
- copriti il collo con una sciarpa, possibilmente non sintetica e che porti ancora un profumo o almeno un ricordo
- tieni le mani al caldo, i piedi, pancia e reni con calzini e maglioni di lana
- accendi condizionatori e termosifoni solo se due coperte non bastano
- raccogli un fiore da portare in casa quando piove, altrimenti fermati a guardarli
- prepara zuppe calde di verdura
- impasta il pane
- prendi una decisione
- fai una tana con accesso singolo e privato con quello che ti pare e dove ti piace
- annusa spesso olio di lavanda, di rosmarino e limone
- piangi se necessario
- ridi, quando capita
- bacia, se puoi
- stai a letto con la coperta sopra gli occhi a inventare favole, poi falle diventare neve e vere
- cammina
- consola il mare
- costruisci un aquilone e aspetta il vento
- appoggia la testa sulla spalla dei nonni e se non ci sono, sulla corteccia di un albero
- rifai il letto tutte le mattine e una vita ogni giorno
- dì la verità
- scrivi lettere e consegnale
- leggi libri per bambini
- trova una canzone per colazione, pranzo, merenda e cena
- bevi
- accompagna il prato
- semplifica
- semplificati
- dimentica
- ama quello che c’è, quello che non c’è non c’è
- svela i segreti
- spogliati di tutte le foglie e trema
- inginocchiati dove senti
- metti le mani dentro alle maniche lunghe e sventola le braccia
- siediti su uno scalino e guarda chi passa
- respira.
Francesca Pachetti, La Raccontadina
dal nuovo libro Autunno
https://www.animamundiedizioni.com/
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Stavo leggendo di come adesso
si tenda, nella società,
a far crescere i bambini,
svelandogli fin da piccoli,
che le illusioni e le favole
che possono aiutare a far viaggiare
la loro immaginazione,
debbano essere sfatate e svelate,
come quella di Babbo Natale.
Io, invece, mi ricordo di quando
per il mio onomastico, santa Lucia,
tartassavo di domande il mio povero
papà, chiedendogli come faceva
ad entrare in casa durante la notte,
se le finestre erano chiuse per il freddo,
e nessuno le avrebbe aperto,
e lui alla fine sfinito mi diceva:
"Entra e basta...va beh!"
La sera del 12 dicembre
i miei genitori mettevano quattro sedie
sotto la finestra della sala, e mi raccontavano che servivano a santa Lucia per appoggiarci
i doni che avrebbe lasciato per me.
La porta a vetri della sala rimaneva
socchiusa e mio papà e mia mamma
mi mandavano a letto presto, raccomandandomi di dormire
e di non alzarmi la notte, sennò santa Lucia
non sarebbe venuta a portarmi i doni.
In una notte di un 13 dicembre
un rumore molto forte mi svegliò,
ero ancora piccola, ma la curiosità
mi spinse ad alzarmi, uscii dalla mia
stanza e spiando dalla porta della sala
appena socchiusa, nella penombra,
sorpresi i miei genitori che "brangognavano"
tra loro, sottovoce,
perché avevano fatto cadere i pacchi
con i regali. Io, nella penombra, li guardavo
e con gli occhi del cuore capii che erano loro santa Lucia, e un sorriso riempì di tenerezza
e gioia il mio cuore per quanto facessero
per me.
In silenzio, senza farmi scoprire,
tornai a letto e decisi, nella mia anima
di bambina di non dirgli mai
di averli visti, per non deluderli.
La mattina del mio onomastico, in sala,
mi aspettava la sorpresa, sulle sedie
c'erano bambole, i chiodini colorati per comporre le figure, i pennarelli, gli album
per colorare, ricordo una pianola Bontempi
su cui suonavo poi una ninna nanna
piangendo disperatamente per la commozione, e non mancava mai il carbone, perché mio papà mi diceva sempre che ero un "colero".
Il giorno del mio onomastico potevamo portare uno dei regali ricevuti a scuola, perché a Parma santa Lucia è tradizione che tutti i bambini ricevano i doni come per la
befana (città ricca che vizia i suoi pargoli). Quando finivamo le ore di scuola
non vedevo l'ora di tornare a casa
per giocare con tutti gli altri regali
che mi aspettavano.
A queste tradizioni, a queste usanze,
che hanno alimentato la mia immaginazione,
e portate avanti dai miei genitori,
adesso, dopo molti anni,
riconosco i pilastri del loro amore
costruiti dentro di me, che mi hanno reso l'essere umano che ora sono,
lasciandomi nell'anima dolcissimi ricordi
di mio papà e di mia mamma.
Lasciate l'innocenza ai bambini.
Lucia 💓
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I sentimenti si apprendono. Gli antichi imparavano i sentimenti attraverso le storie mitologiche. Se guardiamo alla storia greca ci ritroviamo tutta la gamma dei sentimenti possibili, Zeus il potere, Afrodite l’amore, Atena l’intelligenza, Apollo la bellezza, etc. C’era tutta la fenomenologia dei sentimenti umani. Noi invece li impariamo attraverso la letteratura, che è il luogo dove si apprende che cosa sono il dolore, la noia, l’amore, la disperazione, il suicidio, la passione, il romanticismo. Ma se la letteratura non viene “frequentata” e i libri non vengono letti, se la scuola disamora allora il sentimento non si forma. E se la cultura non interviene, i ragazzi rimangono a livello d’impulso o al massimo di emozione.
Da qui la necessità di educare al sentimento, a partire dalle favole per bambini dove si impara cosa è bene e cosa è male, e poi, crescendo, con la scuola dove si apprende dalla letteratura tutta la gamma dei sentimenti, i loro nomi e i loro possibili percorsi. E solo grazie a questo corredo culturale si acquisisce quella sensibilità psichica capace di distinguere il bene dal male, l'amore dall'odio, la partecipazione dal l'indifferenza. Ma la famiglia e la scuola oggi educano al sentimento? Questa è la domanda da rivolgere non a Dio, ma alle nostre istituzioni educative.
Umberto Galimberti
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