#racconto bambini
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ISABELLA
Tanto, tanto tempo fa, all’incirca nel IX secolo iniziarono a costruire castelli a scopo difensivo; questo era dovuto ai signori che in quel periodo storico, desideravano proteggersi dagli attacchi degli invasori fossero questi, signori locali o popolazioni straniere. La dimostrazione, tangibile di taluni signori, era l’erigere costruzioni fortificate per dar prova del proprio potere. Il castello…

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" Nella grande stanza dove dormivamo, con la culla vicino al letto perché Anita potesse ninnarmi se mi svegliavo durante la notte, c’era sempre un braciere acceso con i carboni del camino. Ma a parte la zona più prossima a esso, il resto della stanza era così freddo che certe volte le lenzuola nei letti erano diacce fino a sembrare bagnate. Di quei tempi felici, mi è rimasto in casa, come una reliquia, un vecchio scaldaletto di legno: una piccola arca con quattro piedi puntuti, brunita al centro dai cerchi di calore lasciati dalle padelle di carboni accesi. Dieci minuti di quel meraviglioso strumento, e il letto diveniva dolcemente vaporoso: un luogo di delizie e di brividi, dove era bello abbandonarsi. Ma la mattina, dicevo, nella stanza faceva freddo, e il calore del braciere era insufficiente a scaldare; allora Anita mi cambiava con mani esperte e cantava una canzoncina che si adattava alle mie proteste. Faceva così: Pirulì Pirulì piangeva, voleva l’insalata, la mamma non l’aveva, Pirulì Pirulì piangeva. A mezzanotte in punto, passò un aeroplano e sotto c’era scritto, Pirulì Pirulì sta’ zitto. Alla fine della canzoncina, io ero già stata cambiata e rivestita per l’essenziale, ed ero pronta a fare la colazione. "
Mariateresa Di Lascia, Passaggio in ombra, Feltrinelli (collana I Narratori), 1995¹; p. 20.
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- Giornata di pioggia -
Era un grigio pomeriggio di pioggia e tre piccoli amici, Giulia, Marco e Sara, erano radunati davanti alla grande finestra del salotto. Le gocce di pioggia tamburellavano sui vetri, creandoci un ritmo monotono che sembrava voler scoraggiare ogni loro speranza di uscire a giocare.
"Uffa, sempre quando vogliamo giocare fuori inizia a piovere!" sbuffò Giulia, incrociando le braccia.
Marco, il più creativo del gruppo, alzò un sopracciglio e disse: "Ma perché dobbiamo farci fermare dalla pioggia? Possiamo divertirci anche dentro!"
Sara, la più avventurosa, illuminandosi disse: "Che ne dite se costruiamo una fortezza? Useremo tutti i cuscini e le coperte di casa e sarà la più grande mai vista!"
E così, con l’entusiasmo risvegliato da questa nuova idea, iniziarono a cercare tutto il materiale necessario. Il salotto si trasformò presto in un cantiere: coperte drappeggiate sui mobili, cuscini impilati a mo' di mura, e una torcia presa in prestito da papà che proiettava ombre danzanti sulle pareti, rendendo tutto ancora più magico.
Dentro la loro fortezza, Giulia, Marco e Sara si sentirono come veri esploratori in una terra incognita. Inventarono storie di pirati e principesse, di tesori nascosti e mostri da sconfiggere. Ogni angolo del salotto diventò un nuovo capitolo della loro fantastica avventura.
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Il piccolo seme coraggioso di Fayzulloyev Abramat – La forza della crescita e della resilienza. Recensione di Alessandria today
Un racconto sulla determinazione.Il piccolo seme coraggioso è una storia breve, ma ricca di significato, scritta da Fayzulloyev Abramat, studente di Economia e Pedagogia. Attraverso la metafora di un piccolo seme che lotta per crescere nonostante le difficoltà, il racconto trasmette un potente messaggio di resilienza, speranza e determinazione. Nel cuore di un giardino, un piccolo seme sogna di…
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In montagna di solito carico la legna in una piazzola vicino a una casa sperduta nel nulla, in questa casa ci abita una bambina di 6 anni che mi viene a trovare ogni volta che sono li, me la vedo arrivare di corsa col suo cane che la precede sempre sorridente e serena, è una bambina molto intelligente, di solito non ho un buon rapporto con i bambini e sono spesso a disagio, ma lei ha qualcosa di diverso è come parlare con un adulto spensierato e senza filtri di nessun genere, parliamo di tutto mentre carico la legna, mi racconta del suo cane, dei suoi pesci nell'acquario, dei pappagalli, di quello che mangerà a pranzo di quello che le piace e di quello che non le piace e io le racconto delle mie tartarughe dei gatti delle galline e tante altre cose. La mamma spesso la controlla con la coda dell'occhio mentre stende i panni in terrazza e quando guardo verso di lei mi saluta con la mano e la chiama: "Martinaaaaaaa lascia stare Giulio che ha da fareeeeeeeeee". Io la saluto a mia volta con la mano e gli dico "non ti preoccupare mi fa compagniaaaaaaaaa" di solito quando ho finito di caricare o se devo fare qualche manovra pericolosa la riporto a casa, mi da la mano appena le dico "dai ti accompagno a casa che ho finito" e ci facciamo questi 30 metri a piedi con il cane che ci gira intorno come una trottola. Oggi ero parecchio nervoso e scazzato stavo facendo i conti delle pesate e la penna mi scriveva a tratti, così smadonnavo sbattendo la penna sul volante e non mi sono reso conto che Martina era lì a osservarmi, quando ho alzato gli occhi me la sono vista che mi fissava con aria preoccupa , e subito mi dice: sei arrabbiato oggi? E io gli dico, un po' non mi scrive manco la penna.... a queste parole è scattata via a casa, non gli ho dato peso e ho continuato a smadonnare con i miei conti, ma dopo 5 minuti rieccola qui con una penna, mi guarda, mi fa uno scarabocchio sul foglio e mi dice, te la regalo, questa scrive bene così non ti arrabbi più.

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IL RACCONTO DELL'IMMAGINE - di Gianpiero Menniti

LA MENTE SENZA TEMPO
Essere stati bambini è come aver lasciato un'antica stazione ormai dimenticata. Nulla passa più di lì. Eppure nessuno l'ha demolita. I binari ci sono ancora. E anche l'orologio ingessato su un tempo infinito. E la campana pronta ad annunciare il treno. Si tratta di una stazione nella quale vivere una nuova attesa. È sufficiente sedersi e ricominciare a giocare.
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COMPAGNIA?
Mandami un numerino e ti racconto un ricordo riguardo la parola che hai scelto:
1) mare
2) montagna
3) mamma
4) papà
5) nonni
6) primavera
7) bambini
8) scuola
9) sole
10) nuvole
11) cinema
12) parco
13) viaggio
14) aereo
15) treno
16) numero
17) cocktail
18) dottore
19) matrimonio
20) pizza
21) abbraccio
22) rosso
23) gelato
24) cartoni animati
25) festa
26) macchina
27) gioco
28) migliore amic*
29) gara
30) morte
31) cane
32) gatto
33) aiuto
34) lago
35) fratelli
36) cura
37) palla
39) musica
40) profumo
41) vestito
42) candela
43) coniglio
44) bar
45) telefono
46) estate
47) Dio
48) fiducia
49) bacio
50) sogni
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Mi chiamo Caryn Elaine Johnson, ma tutti mi conoscono come Whoopi Goldberg. Sono un’artista EGOT, ovvero ho vinto i quattro premi più prestigiosi dell’intrattenimento americano: Emmy, Grammy, Oscar e Tony. Questo significa che ho eccelso in tutti i settori – televisione, musica, cinema e teatro. Dicono che il mio carisma sia irresistibile e che la mia energia sia così travolgente da poter andare in Vaticano e chiedere a Papa Francesco di recitare in Sister Act 3, mentre negli Stati Uniti festeggio il tributo che mi è stato dedicato in TV in Italia da Fiorello.
Ho vinto l'Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista per Ghost nel 1990 (diventando la seconda donna afroamericana a riuscirci dopo Hattie McDaniel, che interpretò Mami in Via col vento) e sono stata candidata come Miglior Attrice per Il colore viola di Steven Spielberg. Ho ricevuto anche due Golden Globe, due Emmy, un Saturn Award, quattro People's Choice Awards, cinque Kids' Choice Awards, sette Image Awards, due Drama Desk Awards e un BAFTA. Nel 2002, mi è stata dedicata una stella sulla Hollywood Walk of Fame.
Ho diretto e prodotto documentari, musical e film acclamati sia dal pubblico che dalla critica. Sono un'attivista per i diritti umani, la ricerca sull’AIDS e la tutela dei bambini. Ho partecipato a numerosi show e serie televisive americane e, tra i vari progetti, ho co-condotto per nove stagioni Comic Relief, uno speciale televisivo benefico a favore dei meno fortunati, insieme a Billy Crystal e Robin Williams. Dal 2007, sono una delle conduttrici di The View, il popolare e progressista talk show dell'ABC.
A 68 anni, ho scritto la mia autobiografia, Frammenti di memoria.
In questo libro, che ho scritto anche per affrontare il dolore della perdita di mia madre Emma, racconto la mia vita, dall’infanzia nei quartieri popolari di New York ai viaggi a Coney Island, dagli spettacoli di pattinaggio su ghiaccio alle visite ai musei, fino alla mia carriera, tra successi e sconfitte. Il libro è un omaggio alle due figure più importanti della mia vita: mia madre e mio fratello Clyde, entrambi scomparsi negli ultimi anni. Mia madre, orgogliosa, pratica e indomabile, ci ha trasmesso l’amore e la saggezza necessari per affrontare la vita, insegnandoci sempre l'importanza di essere onesti, almeno con noi stessi.
Whoopi Goldberg
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Libro delle 365 favole.
Ieri si sceglie la sua favola (le sceglie solo sulla base delle figure, non sapendo leggere), e la sua scelta cade casualmente su Noè. Mo', cosa ci facesse un racconto della Bibbia in un libro per bambini insieme a Raperonzolo, Pinocchio e Hänsel e Gretel non ne ho idea, a meno di una volontà tedesca di voler affermare che la Bibbia sia un libro di favole, cosa sulla quale concordo assolutamente, fatto sta che, durante la lettura ...
Io: ... e Dio chiese a Noè di costruire una grandissima arca ... Lilly: Papà, cosa è Dio? Io:
Lilly: Paaaaaa cosa è Dioooo??? Io:
Lilly: OOOOOOOOHHHHHIIIIIIIII! 😤 Io: ... EEEHHHMMM ... sì ... Dio è un signore anziano con un forte problema di controllo della sua irascibilità. Lilly: ..... OK! 😊 Io:
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I Gemelli a Pois
Zairo era un contadino che con tanti sacrifici aveva acquistato una vecchia fattoria in Toscana. Giorno dopo giorno, alzandosi all’alba, aveva arato e coltivato nei suoi tre campi ortaggi, che a maturazione caricava nel suo camion e vendeva al mercato ortofrutticolo. Il suo primario aiutante era suo figlio Kim; un ragazzino davvero intraprendente ed al contempo bravo e simpaticissimo. Kim…
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La Tempesta del Secolo fu ispirata a Stephen King da una foto di un uomo in una cella, suggerendo una natura malvagia; la storia si svolge su Little Tall Island, una comunità isolata nel Maine, dove gli abitanti si conoscono tutti e non ci sono mai stati delitti fino a quel momento. Il racconto esplora il lato oscuro della comunità e le scelte morali sotto pressione, con il personaggio di André Linoge che rappresenta il male.
André Linoge è un misterioso e malvagio straniero che arriva a Little Tall Island durante una tempesta e si rivela capace di manipolare gli abitanti, sfruttando i loro segreti più oscuri. Linoge dice loro "datemi ciò che voglio e me ne andrò", rivelando di desiderare uno dei bambini dell'isola per farne il suo successore; minaccia di uccidere tutti i bambini e indurre un suicidio di massa se non ottiene ciò che vuole.
Il nome Linoge in "La Tempesta del Secolo" è un anagramma di "Legione": si riferisce a un demone descritto nei vangeli; nel nuovo testamento, il demone si identifica dicendo: "Mi chiamo Legione, perché siamo in molti".
Il nome "Legione" ha una lunga storia: principalmente associato alle legioni romane, unità militari fondamentali dell'esercito romano; in latino, "legio" deriva dal verbo "legere", che significa "raccogliere": le legioni erano composte da soldati e costituivano la spina dorsale delle forze armate romane, giocando un ruolo cruciale nelle conquiste e nell'espansione dell'Impero Romano.
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Transformers One: un film d’animazione per piccoli (e grandi) spettatori

Primo film animato del franchise, Transformers One racconta l'origin story degli amici-nemici Optimus Prime e Megatron.
L'animazione si sta rivelando una possibile reincarnazione (letteralmente) di franchise creduti morti e sepolti, tanto in tv quanto al cinema. Soprattutto perché si tratta di un linguaggio che oramai ha sdoganato il suo parlare solamente ai bambini. Ne è un chiaro esempio Transformers One. Primo adattamento interamente animato della saga - la CGI, in fondo, è animazione sotto mentite spoglie - la pellicola prova a reboottare la saga anche per i neofiti, svelando retroscena inediti ai fan della prima ora.
Storia di due fratelli

I transformers minatori
Il film d'animazione è prodotto tra gli altri da Michael Bay (regista dei primi live action del franchise) e Steven Spielberg, realizzato da Paramount Animation sempre ispirandosi ai celebri giocattoli Hasbro e diretto da Josh Cooley, già penna dietro il successo del primo Inside Out e del suo corto Il primo appuntamento di Riley oltre che del quarto Toy Story. Torniamo agli albori della storia su Cybertron, quando Optimus Prime e Megatron, nemici storici giurati nei film live action, erano in realtà amici quasi fraterni, sempre pronti a darsi un bullone e fidarsi l'uno dell'altro.
Qualcosa poi ad un certo punto è andato storto - ed è proprio qui in realtà che il lungometraggio fa cilecca, perché pur approfondendo i personaggi, mostra un cambio troppo repentino del loro rapporto. In questa origin story dei robot minatori che non possono trasformarsi: questo il destino di molti degli abitanti rispetto a coloro che stanno ai piani alti, in una società in cui il privilegio e la classe sociale contano molto, un po' uno specchio del sogno americano. Peccato che quel sogno si rivelerà presto un incubo pieno di false promesse e che l'origine di tutta Cybertron verrà messa in discussione.
Il primo film tutto in CGI del franchise
Come primo esperimento totalmente animato della saga, propone una qualità tecnica indubbiamente interessante ma non totalmente riuscita. Non è sempre fluida, sia sui personaggi che sui fondali, e non sempre riesce a tenere incollati allo schermo, pur proponendo una regia dinamica curata da Josh Cooley. Complice anche il ritmo del film, che prova ad essere scanzonato perché principalmente rivolto ai bambini - eppure, proprio la storia dei due protagonisti ha una svolta estremamente dark per quel tipo di pubblico - ma allo stesso tempo si perde in alcuni risvolti del racconto soprattutto nel terzo atto, finendo per essere un po' ridondante nonostante la durata canonica della pellicola (un'ora e mezza).

Il futuro Megatron
Non solo: in Transformers One ci sono varie citazioni ed easter egg che solo gli adulti potranno cogliere. Pregevole però il tentativo di parlare di temi maturi e attuali come il potere e ciò che rappresenta, il pericolo del suo accentramento su un'unica persona e la cecità della massa che spesso segue un leader senza farsi le giuste domande o metterne in discussione le fondamenta e le dichiarazioni.
Transformers One: presente o futuro della saga?

La mappa digitale che cercano i protagonisti
Non sappiamo se il film possa diventare il primo di una nuova trilogia - il finale strizza l'occhio a questa possibilità pur chiudendo le storyline - ma quello che ci sentiamo di dire è potrebbe risultare per molti una ventata d'aria fresca all'interno del franchise. Sicuramente il cast vocale messo insieme nella versione originale - Chris Hemsworth e Scarlett Johansson che si riuniscono dal Marvel Cinematic Universe, Brian Tyree Henry, Keegan-Michael Key, Steve Buscemi, Laurence Fishburne e Jon Hamm - contribuisce a creare quel lavoro di squadra fondamentale in questo tipo di progetti. Nel complesso, un film che intrattiene e strappa qualche sorriso, avvincente nella sua esposizione anche se non completamente riuscito.
Conclusioni
In conclusione Transformers One è il primo film completamente animato in computer grafica della saga nata dai giocattoli Hasbro che dopo la (s)fortunata vita in live action prova a reinventarsi per spettatori grandi e piccini. Buona (anche se non eccelsa) nel comparto tecnico, la pellicola ha qualche battuta d’arresto anche a livello narrativo nella seconda metà ma funziona nell'intento di voler raccontare un’origin story inedita e nell'affrontare temi maturi come l’accentramento di potere e l’amicizia che a volte può diventare l’esatto opposto in un battere d’occhio.
👍🏻
L’origin story di Optimus Prime e Megatron.
La caratterizzazione immediata dei personaggi.
Le tematiche mature…
👎🏻
…che però potrebbero confondere sul target a cui questo film sia effettivamente indirizzato.
L’animazione non è sempre fluida.
Il film è un po’ ridondante nella seconda parte e il plot twist centrale non funziona totalmente.
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“Fortunata” di Maura Mantellino: La resilienza di una vita raccontata tra memorie e scrittura. Recensione di Alessandria today
Un racconto autobiografico che attraversa la guerra, la fame e la dolcezza della scrittura.
Un racconto autobiografico che attraversa la guerra, la fame e la dolcezza della scrittura.Maura Mantellino, con il suo racconto “Fortunata”, ci trasporta nella Milano in tempo di guerra, raccontando la sua infanzia attraverso un ritratto vivido e commovente. La storia di una bambina chiamata Carla, ma che avrebbe potuto essere Fortunata, diventa il simbolo di una resilienza che trova nella…
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@katozzo80
vi racconto una favola …
è pura fantasia
una Mamma, cristiana attenta e che protegge i bambini
ha liberato un pericoloso terrorista che ingabbia, uccide lucra sugli essere umani e violenta gli infanti , con un volo di stato pagato da noi …
per fortuna è una storia di fantasia perché una cosa così farebbe indignare anche i destrorsi e cristiani di ogni dove.
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Tina Modotti L'Opera
Roberto Costantini
Dario Cimorelli Editore, Milano 2023, 256 pagine, 200 illustrazioni b/n, 23x28cm, ISBN 9791255610243
euro 30,00
Rovigo, Palazzo Roverella,, 23 settembre 2023 - 28 gennaio 2024
Il volume che accompagna la mostra è la più completa edizione dedicata all'opera di Tina Modotti (1896- 1942), una delle principali protagoniste della storia della fotografia del XX secolo: dagli anni della sua formazione come assistente di Edward Weston fino ai suoi ultimi scatti. Oltre 300 opere tra immagini, filmati e documenti raccontano il suo lavoro, che spazia dalla rappresentazione delle architetture alle nature morte, dal racconto della quotidianità dei ceti popolari, dei contadini, degli operai, dei bambini e delle donne, alle nuove forme della modernità. Accanto al repertorio iconografico, un vasto apparato di saggi di Giuliana Muscio, Gianfranco Ellero, Amy Conger, Federica Muzzarelli, María de las Nieves Rodríguez Méndez, Patricia Albers, Carol Armstrong, Emily M. Hinnov, Fabiane Taís Muzardo, completa il volume. Il lavoro di ricerca, volto alla più completa ricostruzione, a oggi, del corpus della produzione fotografica di Tina Modotti, portato avanti dal curatore Riccardo Costantini con la collaborazione di Gianni Pignat e Piero Colussi, rende dunque questo volume uno strumento fondamentale per approfondire e conoscere l'artista e le sue opere.
30/10/23
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“ Uscendo presto il mattino, Roger e io abbiamo apprezzato l’odore pungente, distinto, del fumo di legna proveniente dal camino del cottage. Sulla spiaggia abbiamo assaporato il profumo della bassa marea, quella meravigliosa evocazione di tanti odori diversi, del mondo delle alghe, dei pesci e delle creature dalla forma e dalle abitudini bizzarre, delle maree che si alzano e si abbassano seguendo un ritmo prestabilito, dei cumuli di fango e delle incrostazioni di sale che si seccano sulle rocce. Spero tanto che in futuro anche Roger, come me, sperimenti l’ondata di ricordi gioiosi risvegliata dal primo respiro di quel profumo, che entra nelle narici quando si ritorna al mare dopo una lunga assenza. Perché il senso dell’olfatto, più di ogni altro, ha il potere di richiamare alla mente i ricordi ed è un peccato che lo si usi così poco.
L’udito può essere fonte di un piacere ancora più raffinato ma va appositamente coltivato. C’è chi mi ha raccontato di non avere mai udito il canto del tordo dei boschi sebbene io sappia per certo che il fraseggio di questo uccello, simile al rintocco di una campanella, risuoni nel suo giardino ogni primavera. Sono convinta che, con suggerimenti ed esempi, i bambini possano essere aiutati a sentire le molte voci che li circondano. Prendetevi il tempo di ascoltare e parlare delle voci della terra e del loro significato: la voce maestosa del tuono, dei venti, il suono delle onde o dei corsi d’acqua. E le voci delle creature viventi: nessun bambino dovrebbe crescere senza avere ascoltato il coro degli uccelli all’alba in primavera. Mai dimenticherà l’esperienza di puntare la sveglia presto al mattino e uscire nell’oscurità prima dell’alba. “
Rachel L. Carson, Brevi lezioni di meraviglia. Elogio della natura per genitori e figli, traduzione di Miriam Falconetti.
NOTA: La citazione è tratta da un articolo apparso per la prima volta nel 1956 sulla rivista “Woman’s Home Companion” con il titolo Help Your Child to Wonder e poi pubblicato in volume da Harper nel 1965 (col titolo The Sense of Wonder); è il racconto intimo delle escursioni fatte dall’autrice in compagnia di Roger, il piccolo nipote di tre anni che in un’estate degli anni ‘50 le aveva fatto visita nella sua casa nel Maine in riva all’oceano.
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