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Il piccolo seme coraggioso di Fayzulloyev Abramat – La forza della crescita e della resilienza. Recensione di Alessandria today
Un racconto sulla determinazione.Il piccolo seme coraggioso è una storia breve, ma ricca di significato, scritta da Fayzulloyev Abramat, studente di Economia e Pedagogia. Attraverso la metafora di un piccolo seme che lotta per crescere nonostante le difficoltà, il racconto trasmette un potente messaggio di resilienza, speranza e determinazione. Nel cuore di un giardino, un piccolo seme sogna di…
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- L'ignoranza è una patologia che colpisce molte persone. I sintomi sono: la cattiveria, la presunzione, l'invidia e la cattiva educazione.
Oggi, il 15 febbraio 1898, nasceva il Principe Antonio De Curtis
L' invidioso
A volte, ciò che provoca l’invidia non è il tuo denaro, la tua auto o le cose che hai, perché può succedere che l’invidioso abbia tutto questo o anche di più.
Quello che causa l’invidia è la tua essenza, è la tua energia, è ciò che sai fare bene e lui no, è il successo con la tua famiglia, sono i tuoi talenti, la tua aura, le tue relazioni…
Il modo in cui gestisci i tuoi valori attraverso la vita, quelle cose che ti fanno risplendere e che nessuno mai potrà spegnere.
Questo è ciò che uccide qualsiasi persona invidiosa e non immagini nemmeno cosa darebbe per avere quella luce che proviene dal tuo essere è che mai potrà copiare.
Principe Antonio De Curtis
TOTÒ
Che grande verità...👏
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Un professore di Lettere e Filosofia del liceo Tasso, Giancarlo Burghi, ha scritto una lettera aperta al ministro dell’Istruzione Valditara che è un autentico manifesto PARTIGIANO di difesa altissima della cultura e della Costituzione.
È lunga, ma merita davvero di essere letta tutta, condivisa, applicata. Fino in fondo.
“Egregio ministro,
Le scrivo di nuovo dalla desolazione della “trincea”: quella in cui ogni giorno, con le studentesse e gli studenti, combattiamo l’eterna guerra contro la semplificazione e la superficialità. Oggi, però, le scrivo per ringraziarla delle Linee guida sull’insegnamento dell’educazione civica che ci ha inviato all’inizio dell’anno scolastico. Da oggi abbiamo un punto fermo nel nostro lavoro di docenti ed educatori: ci dirigeremo nella direzione esattamente opposta a quanto ci indica. L’educazione civica, secondo lei deve «incoraggiare lo spirito di imprenditorialità, nella consapevolezza dell’importanza della proprietà privata». In modo quasi ossessivo nel documento traccia l’idea di una sorta di “educazione alla proprietà ”.
Ma cosa dovremmo farci di questo slogan vuoto? Stiamo oltrepassando finanche il senso del ridicolo, andando oltre la teoria delle tre “i” di berlusconiana memoria (inglese, impresa, internet). Ai nostri studenti, signor Ministro, l’articolo 42 della Costituzione lo leggiamo e lo spieghiamo: «La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge […] allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere [..] espropriata per motivi di interesse generale". Dice proprio questo la Costituzione! Però non si ispira a Pol Pot ma alla dottrina sociale della Chiesa, al cristianesimo sociale di Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti. Nelle Linee guida Lei continua, poi, con l’affermazione di sapore thatcheriano, ma in realtà generica e vuota quanto la prima, per cui dovremmo insegnare che «la società è in funzione dell’individuo (e non viceversa)».
Vede Ministro, se le dovesse capitare di sfogliare la Costituzione italiana scoprirebbe che il termine “individuo” semplicemente non compare. (…) Mi consenta di farle notare che, se sfogliasse la Costituzione, scoprirebbe che il termine “patria” compare solo una volta (perché Mussolini lo aveva profanato e disonorato) e per di più non ha niente a che fare con “i sacri confini nazionali” da difendere o l’italianità quale identità da salvaguardare contro la minaccia della sostituzione etnica.
La patria è il patrimonio dei padri e delle madri costituenti, vale a dire le istituzioni democratiche non separabili dai valori costituzionali: l’eguaglianza, la libertà, la pace, la giustizia, il diritto di asilo per lo straniero «che non ha garantite le libertà democratiche».
I patrioti non sono quelli che impediscono lo sbarco dei migranti, ma coloro che ogni giorno testimoniano il rifiuto della discriminazione. Cosi come patrioti non erano i fascisti che hanno svenduto la patria a Hitler e l’hanno profanata costringendo milioni di italiani ad offendere altre patrie, ma i membri dei GAP (che non erano i “gruppi di azione proletaria” come ebbe a dire, per dileggio, Berlusconi), ma i “gruppi di azione patriottica (appunto), che operavano nella Brigate Garibaldi dei patrioti comunisti italiani, protagonisti della Resistenza quale secondo Risorgimento.
Ci consenta di formare i nostri studenti ispirandoci a chi di patria si intendeva: non a Julius Evola o Giorgio Almirante, ma a Giuseppe Mazzini che ha ripetuto per tutta la vita che la patria non è un suolo da difendere avidamente ma una «dimora di libertà e uguaglianza» aperta a tutti: «Non vi è patria dove l’eguaglianza dei diritti è violata dall’esistenza di caste, privilegi, ineguaglianze. In nome del vostro amore di patria, combattete senza tregua l’esistenza di ogni privilegio, di ogni diseguaglianza sul suolo che vi ha dato vita. (Dei doveri dell’uomo). Mazzini non contrapponeva la patria all’umanità, ma la considerava il mezzo più efficace per tutelare la dignità di ogni essere umano: «I primi vostri doveri, primi almeno per importanza, sono verso l’ Umanità. Siete uomini prima di essere cittadini o padri. […] In qualunque terra voi siate, dovunque un uomo combatte per il diritto, per il giusto, per il vero, ivi è un vostro fratello: dovunque un uomo soffre, tormentato dall’errore, dall’ingiustizia, dalla tirannide, ivi è un vostro fratello. Liberi e schiavi, siete tutti fratelli. (Dei doveri dell’uomo)
E ci consenta, da educatori democratici, di trascurare le sue Linee guida, per illuminare le coscienze dei giovani con le parole di don Milani: «Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri». Egregio Ministro, dal momento che la costruzione di una cittadinanza consapevole avviene anche attraverso l’esercizio della memoria storica e civile, Lei ci ha inviato a una circolare con cui ha bandito un concorso per le scuole con lo scopo di celebrare la «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo». Il titolo del concorso: «1945: la guerra è finita!» Incredibile! Il 25 aprile 1945 che, prima dell’era Valditara, era semplicemente e banalmente la «liberazione dal nazifascismo» ora diventa un momento della «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo».
Cosa dovrebbero ricordare le giovani generazioni nella sua bizzarra idea di memoria civile? Ecco il suo testo: «Il popolo che ha subito sulla propria pelle gli orrori di quel tremendo conflitto, dai bombardamenti degli alleati alle rappresaglie nazifasciste [equiparati !] fino agli ordigni bellici inesplosi che, nei decenni a venire, hanno continuato a produrre invalidità e mutilazioni». E tutto per andare «al di là della tradizionale lettura vincitori-vinti», opposizione che attentamente sostituisce quella di antifascisti/liberatori e fascisti. Si tratta dunque, secondo lei, di ricordare una guerra tra tante, quasi un ineluttabile evento naturale in cui tutti sono cattivi (i liberatori, gli aguzzini e i partigiani) e dunque tutti ugualmente assolti nel tribunale della neostoria. Del resto, Ministro, devo darle atto di una certa garbata compostezza sulla memoria del 25 aprile. La sua sottosegretaria (la nostra sottosegretaria all’Istruzione) Paola Frassinetti la Festa della Liberazione l’ha festeggiata al campo 10 del Cimitero maggiore di Milano per onorare i volontari italiani delle SS. È immortalata in un video in mezzo a un drappello di camerati che sfidano, tra insulti e minacce, alcuni manifestanti antifascisti. Frassinetti si lascia andare alla rabbia ed esclama “ma vai aff…”.
Sempre a proposito di Linee guida per l’educazione civica… Da sottosegretaria del suo Ministero Paola Frassinetti, il 28 ottobre del 2024, anniversario della marcia su Roma, ha celebrato il “fascismo immenso e rosso”. Capisce, signor Ministro, perché ci sentiamo soli nella trincea? E perché le ho detto che è “passato al nemico” (il nemico è la parzialità, la manipolazione, la contrapposizione faziosa). Ma noi siamo combattenti testardi. Non avendo capi politici da lusingare, la nostra coscienza e la Costituzione antifascista sono le nostre uniche e inderogabili “linee guida” da seguire nel formare cittadine e cittadini liberi e consapevoli. Egregio Ministro, spero che queste parole non mi costino quella decurtazione dello stipendio che ha inflitto a un mio collega per aver pronunciato delle parole che Lei non ha gradito. Sarebbe non solo grave ma anche di cattivo gusto anche perché di recente insieme ad altri ministri lei lo stipendio ha cercato di aumentarselo.”
P. S. Le sue Linee guida stanno conseguendo i primi risultati. Qualche giorno fa uno studente che aveva studiato la divisione dei poteri di Montesquieu ha osservato che se un ministro fa una manifestazione sotto un tribunale per difendere un altro ministro sotto processo viola la separazione dei poteri. Aggiungendo che un ministro non è un semplice cittadino ma un membro dell’esecutivo, cioè di un potere dello stato. Gli ho risposto che ha ragione e gli ho dato un ottimo voto in educazione civica.
Con cordialità, prof. Giancarlo Burghi.
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In Gioventù impariamo.
In vecchiaia capiamo
Non ce piu un Altare ( della patria) ma una sacrestia di politici impazziti per trovare collocamento dai ministeri un giù. La tradizione è morta. Tradizione non è la conservazione di una memoria ma la trasmissione di un eredità. I troppo tradizionalisti fanno danni diventando ideologhi legati al passato che se decontestualizzato è fuori sede. La tradizione quando è statica non serve a nulla, muore, ed invece dovrebbe essere trasmessa come un eredità per essere perpetrata. Se non si muove la tradizione muta in egocentrismo e la sua rappresentazione estetica sarà solo il narcisismo.
C'è una formula per riassumere il disagio di una civiltà. Ed è la crisi dei valori. Una formula in verità generica che racconta "la caduta degli dei". Contro i "valori" insorsero Heidegger e Schmitt che la ritenevano una bestemmia, poiché al Valore si addice un Prezzo, dunque i Valori sviliscono anziché nobilitare l'uomo. In realtà non sono i Valori a cadere ma il terreno su cui si fondano, su cui crescono. Insomma è la mancanza di educazione civica, humus fertile dove nasce la morale, quella che sta venendo meno...
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Volete fare l'educazione sentimentale? Ok facciamola.
Ogni uomo in una relazione deve essere mentalmente pronto ad essere mollato in ogni istante, indipendentemente dalle sue azioni e dallo stato di salute del rapporto, nel modo più freddo, crudele e insensato possibile.
Deve essere pronto a passare anni di solitudine assoluta fra una relazione e l'altra, sempre che riesca ad averne.
Deve essere pronto a perdere patrimonio, affetti, sogni, a rimettere in discussione la sua vita a 45 anni perché la donna con cui stai da 20 e con cui hai tre figli sì è innamorata di un chitarrista fallito. In ogni istante deve essere consapevole che tutto può finire, che lei sta pensando a un altro, il tutto senza essere minimamente scalfito dal pensiero di tutto ciò e rimanendo sereno e focalizzato su presente e futuro.
Facciamola questa educazione sentimentale, facciamoglielo capire subito in che razza di inferno lo stiamo facendo crescere grazie ai valori del 1789.
@luddinski
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La questione non è dire che bisogna avere paura di tutti gli uomini, che tutti fanno schifo e tutte queste altre cagate qui, la questione è che ogni anno ci sono sempre vittime di abusi, razzismo, omofobia di tutto e di più, quindi certi commenti che non si possono minimamente biasimare non portano comunque a nessun risultato, onestamente me ne sbatto il cazzo se i soliti italiani medi dopo una tragedia fanno i moralisti mettendo il post dove si sentono schifati e buttano merda solo perché si che tanto poi tra un mese nessuno ne parlerà più e ci si rivede alla prossima tragedia, servono soluzioni e cosa più importante e metterle in pratica, servono interventi, serve un impegno collettivo per migliorare il tutto perché non si può continuare così, non si può sentire che tra qualche giorno si arrivi ad altre tragedie, un omicidio rimane un omicidio e solo per questo ci voglio condanne più dure
Bisogna prima di tutto educare al rispetto delle persone e alla vita, bisogna far crescere le persone con dei valori ad oggi inesistenti, non bisogna alimentare odio
Come l'Italia ci ha insegnato i maggiori dibattiti sono su chi semplicemente dice ma non tutti sono così, è sbagliato, bisogna fare modo di prendere una posizione vera che possa fare in modo che in futuro queste cose non accadano più
Ma del omicido (perché si, è omicido e non lo chiamerò con un'altro nome) in singola sede non me ne faccio nulla, non bisogna pensare solo a quello, ma anche a tutte le altre forme di cui non si parla e che sono prima di ammazzare, quando si parla di educazione si parla e non mi stancherò di dirlo è educarli al rispetto delle persone e della vita, quindi se le persone voglio postare frasi solo per rabbia e tra quelle cose ci sono scritte cose stupide allora non stupitevi se ci saranno persone a rispondere in modo stupido ma sappiate che non state concludendo nulla a spargere odio, e non lo dico tanto per dire perché è sempre stato così e come risultato siamo ancora qui a dire le stesse cose.
Scusami se vado subito alla fine, ma permettimi di spiegarti perché chiamiamo casi come questo femminicidi e non omicidi.
Una donna muore perché un ladro è entrato in casa sua e ha premuto il grilletto, questo è un omicidio.
Una donna muore perché l'ex fidanzato è entrato in casa sua e ha premuto il grilletto, questo è un femminicidio.
Qual è la differenza? La vittima è sempre una donna e il carnefice sempre un uomo, non è la stessa cosa? No, non lo è, quando l'uomo cova dentro di sé una mascolinità tossica che lo induce a paragonarti ad un oggetto di sua proprietà e a decidere di violarti o addirittura toglierti la vita, lì ti sta facendo una violenza di genere, ti sta assoggettando in quanto donna inferiore a lui.
E sia chiaro, questo vale anche per le altre minoranze, la matrice razzista, la matrice transfobica, omofobica ecc e mi preme specificare che varrebbe anche al contrario la violenza di genere se una donna decidesse di uccidere o violare un uomo in quanto uomo.
Ora torno all'inizio dell'ask e ti rispondo in ordine
Io non faccio parte di quelle persone che ieri hanno incoraggiato le donne ad aver paura degli uomini a prescindere e odiarli, o in generale di quelle che ci stanno sciacallando, perché non nascondo che a me stanno altamente sulle palle quei post tipo "VISTO VE LO AVEVAMO DETTO, LO SAPEVAMO T U T T E", come se si stesse aspettando la conferma per dire "gnegne avevo ragione io", cioè quello è un comportamento che trovo imbarazzante come trovo altrettanto imbarazzanti tutti i cazzo di "NOT ALL MEN" che ho letto. Ieri qualsiasi social è stato un cumulo di melma, forse l'unico salvo è proprio tumblr perché gli italiani non hanno poi così tanto spazio qua sopra.
Precisando questo, devi però essere consapevole che una donna avrà sempre paura di uscire di sera da sola, e avrà sempre un po' di timore a trovarsi da sola con un uomo, anche se quell'uomo 99,9% è una persona a posto e manco l'avrà notata quella donna, ma quel piccolo dubbio ti rimane. Ed è uno schifo, non dovremmo sentirci così, ma ti giuro che buona parte delle donne possono raccontare di aver avuto almeno una volta nella vita quel timore per colpa di uno sconosciuto e/o non.
Poi ovvio, manco a puntare il dito contro ogni uomo a casissimo, sono d'accordo su questo, ma diciamo che, almeno per come la vedo io, di fronte a queste tragedie bisognerebbe solo far silenzio, sono generalizzazioni, sbagliate sì, ma non è la giusta tempistica per dire "non siamo tutti così", anche se è vero, ma per una volta si chiede d'ingoiare il rospo e mostrare un po' di delicatezza, perché comunque questa roba viene detta solo su twitter, ma altrove dubito che una qualsiasi ragazza chiami "assass1no" ogni uomo che incontra, mentre al contrario la misoginia è all'ordine del giorno e le donne convivono con le generalizzazioni.
E sì assolutamente, sono a favore dell'educare al rispetto delle persone, ci mancherebbe altro, ma ovviamente tra dire e fare eh. Io purtroppo non ho poteri magici e da ignorante posso solo proporre soluzioni che già in mille hanno suggerito e pensato, come partire dal contesto familiare, proseguire a scuola, sdoganare la figura dello psicologo (e sia chiaro, con questo non voglio dire che ogni persona che commette atti atroci sia affetta da disturbi e malesseri, molti purtroppo sono lucidissimi).
Detto questo, a parte il commentare l'irritante "not all men", e mi dispiace ma dovete finirla, rimango impassibile su questo, non ho generalizzato sugli uomini né qui né altrove. Per il resto sono apertissima al dibattito, e che tu ci creda o no, ho apprezzato questo ask.
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Si è permessa di dire oggi giornata mondiale contro la violenza sulle donne che "C'è maggiore incidenza degli immigrati negli stupri".
Allora io da semplice persona curiosa mi sono andato a leggere le statistiche trovando alcuni dati di cui riporto qualche estratto:
"si accompagna ad una forte diminuzione degli autori di femminicidio di nazionalità non italiana, passati da 23 a 16, con un decremento del 30,4%, mentre rimane stabile il numero degli autori italiani (83 nei primi 11 mesi del 2023 e del 2024). Ciò significa - spiegano i ricercatori - che, mentre il 45,8% dei femminicidi con vittime straniere sono commessi da autori italiani, 'soltanto' nel 4% dei casi (3 vittime in valori assoluti) le vittime di femminicidio italiane sono state accise da un autore straniero (una percentuale, questa, in forte calo rispetto al 13,5% censito nel 2023)."
Qualcuno puo spiegare a Giorgia che porre l'attenzione su altri temi per sviare il problema principale non porta a nessun risultato?
Lo vuole capire che è un tema importante?
Lei che ha tagliato il 70% delle risorse per la prevenzione della violenza contro le donne.
Puoi essere italiano,immigrato,straniero,bianco,nero o blu ma se sei un maiale,se sei psicopatico e hai dei problemi vai curato e certe cose vanno evitate.
Vogliamo fare cose concrete? Vogliamo introdurre questa educazione affettiva nelle scuole? Vogliamo investire i soldi su cose concrete e utili?
Possiamo per una volta andare avanti e non tornare indietro?
#politica italiana#politica#25 novembre#violenza sulle donne#meloni#governo#femminismo#femminicidio#pensieri#sfogo
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Sconvolto dalla gente.
Priva di valori e priva di educazione.
La società è una rogna.
Ci usiamo a vicenda per annegare nella nostra umanità mancata.
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Mick Jagger con suo padre Joe e suo fratello Chris, 1956.
Nel 1956, Mick Jagger era ancora lontano dall'immaginare la carriera straordinaria che lo avrebbe portato a diventare una leggenda del rock. In quell'anno, viveva una vita relativamente tranquilla insieme alla sua famiglia a Dartford, nel Kent. Suo padre, Joe Jagger, era un insegnante di educazione fisica, un uomo rigoroso ma affettuoso, che inculcò in Mick i valori del lavoro duro e della disciplina. Joe amava lo sport e trasmise questa passione anche ai suoi figli, sebbene Mick scelse una strada molto diversa.
Il fratello di Mick, Chris, più giovane di cinque anni, era altrettanto affascinato dalla musica e seguì le orme del fratello maggiore, diventando anch'egli un musicista, seppur meno noto. In questa fotografia del 1956, i tre appaiono insieme, uniti da quel legame familiare che avrebbe continuato a influenzare Mick anche nel corso della sua carriera.
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Il termine enjo kōsai (traducibile come "appuntamento sovvenzionato" o "incontrarsi per un aiuto") indica un fenomeno sociale del Giappone contemporaneo, riguardante le studentesse tra i 12 e i 17 anni, ma anche le casalinghe, che in cambio di denaro o di regali sono disposte a frequentare di nascosto uomini adulti.
In pratica le ragazze/donne che praticano l'enjo kōsai sono da considerarsi delle escort a tutti gli effetti.
Il fenomeno apparve agli inizi degli anni novanta, quando i mass media nipponici iniziarono a interessarsi della giovane età delle ragazze e a domandarsi il perché di questo fatto.
Queste ragazze infatti provengono perlopiù da famiglie perbene e dispongono di una buona educazione, a differenza delle sukeban, le ragazze teppiste degli anni settanta.
Si può parlare, dunque, di prostituzione? A volte, purtroppo sì.
Infatti alcune ragazze si limitano ad accompagnare gli uomini ai locali di karaoke o al ristorante, altre si spingono oltre, arrivando ad avere rapporti sessuali.
Gli incontri avvengono tramite il computer, il telefono cellulare o i telekura. Gli uomini che frequentano le ragazze sono soprattutto professori, avvocati e i cosiddetti salaryman, ovvero uomini d'affari.
Talvolta il giro dell'enjo kōsai viene gestito da vere e proprie organizzazioni, le stesse che mettono in contatto i clienti con le ragazze fornendo loro numeri di cellulare, fotografie e quant'altro.
Non è un caso trovare attaccati alle cabine telefoniche dei quartieri 'a luci rosse' i biglietti da visita che ritraggono, spesso anche solo con un disegno in stile manga, le giovani prostitute, descrivendone il servizio offerto.
Biglietti che possono essere staccati da chiunque, per essere immediatamente rimpiazzati da personale apposito.
Gente che agisce per lo più nella clandestinità, ma al contempo sotto gli occhi di tutti.
Le ragazze spendono i soldi ricevuti principalmente in vestiti o borse firmate. Ma a parte questo, che cosa spinga un'adolescente a vendere il proprio tempo ed eventualmente il proprio corpo, è un mistero ancora da chiarire.
Abbiamo infatti appurato che queste ragazze non provengono da famiglie con problemi finanziari e non hanno problemi d'integrazione sociale, tutt'altro, ma il fenomeno è comunque in preoccupante espansione.
La polizia giapponese ha affermato che nel 1995 più di 5.000 ragazze tra i 14 e i 19 anni sono state fermate per problemi riguardanti la prostituzione, mentre nel 1996 nella sola città di Tokyo sono state fermate più di 1.000 studentesse.
Una ricerca del governo metropolitano di Tokyo ha appurato che il 3,5% delle studentesse delle scuole medie e il 4,4% delle studentesse delle scuole superiori ha praticato almeno una volta l'enjo kōsai.
Le cause di questo fenomeno potrebbero essere da ricercare anche in famiglia e nelle scuole.
Parlando di società giapponese, infatti, ci riferiamo a un ambito in cui una famiglia può difficilmente permettersi più di un figlio. Un tempo, il cosidetto 'nucleo familiare allargato' garantiva la sicurezza della solidarietà tra parenti, consigli e la trasmissione di valori che si stanno perdendo.
Come le famiglie europee, quelle giapponesi hanno sempre meno tempo da dedicare ai figli, prese come sono dal lavoro e dall'obiettivo del raggiungimento di una elevata posizione sociale. Nello stesso modo, e forse di conseguenza, anche il sistema educativo appare in crisi: le scuole giapponesi pretendono sempre di più, e qualsiasi errore viene mal tollerato: l'obiettivo è quello di ottenere sempre ottimi risultati, di frequentare le scuole migliori, superare gli esami per le università più prestigiose, trovare un lavoro che sia stabile, redditizio... e diventare ricchi.
Tutto questo sottopone gli studenti a un grado di stress che li porta e sfogare sui più deboli l'aggressività accumulata. Una tensione che sfocia in maltrattamenti verbali e, nei peggiori dei casi, fisici, e a isolare chi viene distinto come 'diverso': perchè non si comporta in un determinato modo o non possiede determinati beni che ne attesterebbero l'appartenenza a un gruppo piuttosto che alla massa anonima e standardizzata.
Da qui, probabilmente, il bisogno di chiudersi in casa, di non frequentare più la scuola, per rendersi invisibili; oppure, al contrario, la necessità di procurarsi, indipendentemente da come, quello che hanno gli altri. Per essere come loro.
L'enjo kōsai, dunque, forse è solo uno dei tanto modi in cui si manifesta una sofferenza che spesso dà risultati se possibile ancora più tragici: pestaggi a scopo di rapina o per divertimento, effettuati da bande di bambini, ai danni di anziani o barboni; delitti, suicidi. Esperienze che segnano non solo chi subisce violenza, ma anche chi le commette: guai con la legge che si ripercuotono su tutta una vita; problemi di coscienza per via di leggerezze che si sarebbero potute evitare. Le stesse giovani che si lasciano coinvolgere nel giro dell'enjo kosai non ne sono immuni, perchè quando si pentono d'essersi buttate via per motivi futili, per poter soddisfare un capriccio, calpestando la propria dignità per privilegiare il materialismo o entrare a far parte di un gruppo incapace di apprezzarle per ciò che sono... è già troppo tardi.
All'enjo kōsai ricorrono spesso le kogal, per ottenere i soldi necessari per i loro divertimenti.
Fonti: GiapponeOnline, Wikipedia, Gals Style
Personalmente penso che questo sia il risultato del voler "apparire" piuttosto che "essere", e che sia un fenomeno a cui la società ti COSTRINGE con forza, soprattutto se sei così giovane, cercando di farti credere che se non hai determinate cose, oggetti, stile, giri di amicizie, non appartieni alla società stessa.
Questo fenomeno di "coercizione" è presente anche in Italia, non solo in paesi così lontani come il Giappone.
Autrice del forum: @adaralbion
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FREEZE CORLEONE,
IL PROTOTIPO DEL NUOVO RAGAZZO EUROPEO: GENITORI DIVORZIATI CHE NON SI PARLANO, MULTIETNICO, MULTICULTURALE E CANTANTE TRAP.
Mentre in Italia si discute della pesca di Esselunga e se non sia un desiderio legittimo vedere i propri genitori tornare insieme c'è chi sta AVANTI e per trovarlo basta valicare le alpi
Ma per conoscerlo dobbiamo fare un bel passo INDIETRO, diciamo ai primissimi anni 90.
Siamo in Sicilia, esattamente a Palermo e la protagonista di questa storia è una ventenne centrosocialara. Erano i primi tempi della globalizzazione e tra le altre cose un po' tutti conoscono nuovi costumi e nuove culture che a sinistra vengono assunte come salvifiche e come necessarie per cambiare la società italiana in meglio: "immigrati non lasciateci soli con gli italiani" insomma, quella roba lì.
La ragazza palermitana, coerentemente col suo pensiero, ospita a casa un immigrato del Senegal con cui ovviamente fa subito un figlio che nei suoi pensieri è femminista, meticcio, di sinistra e laico.
Diciamo che non va proprio così ma questo lo vedremo dopo.
Quello che lei vede subito è il suo amato scappare dalla camera da letto per tornare nel suo paese, dove lo aspettano le sue otto mogli. D altronde è quella la sua cultura e forse la ventenne siciliana non lo sapeva cosi trovandosi da sola emigra a Parigi dove nasce il piccolo Lorenzo con la promessa che un giorno il padre sarebbe tornato mettendogli quindi il suo cognome, Dhakate.
Il padre effettivamente torna ma 11 anni dopo. Nella versione senegalese dell' islam la madre deve crescere il bambino fino a quando non c è il primo segno di pubertà. Arrivato quel momento la responsabilità dell' educazione è del padre che lo prenderà sotto la sua ala protettrice e gli insegnerà la parola del Profeta.
Lorenzo viene iscritto in un college in Canada, dove vive il ramo maschile della sua famiglia, ma sembra poco interessato allo studio dato che inizia subito la carriera che più gli interessa: lo spacciatore, in particolare di Lean ( una droga sintetica sciroppata a metà strada tra popper e cocaina inventata dai chimici inglesi per Churchill di cui era ghiotto).
A 20 anni però l'imprevisto: gli salta il carico della vita perché arrivano centinaia di litri di prodotto falso dall' Alaska.
Dopo la crepa presa non si perde d animo e si trasferisce in Francia, dato che è cittadino transalpino grazie allo ius soli, e li inizia a fare musica trap in versione "Cloud drill" , la nuova tendenza molto più ambiente filosofica proveniente da Londra. Diventa subito discretamente famoso grazie alla sua crew, i 667 ( "un numero in più di SoroSSatana con cui non scendiamo a patti") nel suo sobborgo, LES Liles, dove approfondisce la sua cultura politica e religiosa e diviene simpatizzante dell' ideologia nazionalsocialista e praticante dell' islam radicale, la versione wahabita.
E li diventa FREEZE CORLEONE, il nuovo astro nascente della trap francese e tutti scommettono sul suo futuro.
Ed a ragione perché il suo momento col destino lo vive l'undici settembre, data scelta diciamo non a caso, nel 2020, all uscita del suo primo disco, "La Menache fantome" con etichetta la major Universal.
" Determinato ed ambizioso come un giovane Adolf negli anni 30"
" La musica dei bianchi fa schifo ma noi ne@ri arriviamo sui carrarmati tedeschi e conquistiamo Parigi"
" Fratello Bin L. guidaci a New York in modalità avion"
" Vado in campo e smarco gli ebrei sulla Maserati come fa Marco Verratti"
" Israele come Babilonia, nel nome del Profeta"
Le sue canzoni diventano subito inni nelle banlieue, in particolare la sua dove detta legge ( qui vigono solo tre valori: l'Islam, il verbo di Adolf. H. e la Lean dichiarerà nella sua prima Intervista), la Universal si rende conto di aver fatto un autogol e rescinde il contratto per giusta causa. "Ma ormai è tardi" direbbe qualcuno.
Difatti Lorenzo sta già a due dischi di platino dopo solo un mese e questo fa arrabbiare non poco il ministro degli interni, il falco macroniano Gerardo Dermanin.
Quest' ultimo quindi posta su Twitter una canzone di Corleone affermando che "questa immondizia antisemita non ha diritto di cittadinanza in Francia" ricevendo svariate critiche dai giovani di seconda generazione che gli fanno presente che se Charlie Hebdo può fare certe vignette allora anche Corleone può cantare le sue canzoni in cui inneggia ai campi di concentramento, all invasione tedesca dell' Europa e all undici settembre.
Non fa una piega se non fosse che proprio Lorenzo risponde al twit affermando "che se ne frega tutti i giorni della Shoah".
Così scatta immediatamente il mandato di arresto per lui che però riesce a fuggire in Senegal dove compra proprio un carrarmato con cui giura di invadere la Francia dove torna dopo otto mesi, decaduta la pratica di arresto, e realizza insieme al suo amico Julienne Schwarzer il singolo più venduto e famoso della storia della Trap francese "Mannschaft".
Arriva a 5 dischi di platino nel frattempo e con la sua crew detta legge nei locali di mezza Europa vestiti con le tute del Psg e del City( le squadre più forti in Europa a proprietà ovviamente araba wahabita) anche se Lorenzo in particolare esibisce sempre quella della Roma di cui è tifoso, in primis nella sua foto più famosa dove usa 1kg di hashish come guancialino a destra e a sinistra.
Chissà che ne pensa la madre che voleva un bimbo aperto, di sinistra e multiculturale e si ritrova come figlio il trapper più famoso in Francia di simpatie nazionalsocialiste, islamista, misogino e maschilista.
Una pesca dell' Esselunga sciroppata alla Lean per tutti, barista.
[Dario Berardi]
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Un GRAZIE di cuore agli amici Patrizia Giardini, Marcello Moscoloni e Andrea Ansevini per questa bellissima intervista fatta alla collega Elisa Delpari e a me per Il salotto culturale di PALM Pt 23 13 12 23.
Pubblicazioni presentate:
2030: Apocalypse War (E. Delpari, 2022) e TU e il tuo alunno – Tutta la verità sulla scuola (H. Koltze & M. T. De Donato, 2023)
Situazione attuale della scuola, crollo dell’istruzione, dei valori, famiglia ed educazione dei figli, ma anche fantasy, paranormale e molti altri i temi trattati.
Buona visione!
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#tu e il tuo alunno#maria teresa de donato#elisa delpari#andrea ansevini#patrizia giardini#marcello moscoloni#il salotto di palm#scuola#istruzione#valori#famiglia#metodo pisa#fantasy#paranormal#Youtube
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Moralista se giustamente sono il solo a voler cambiare le cose nel molto più razionale, sensato e civile possibile, se questo risulta semplice moralismo si capiscono tante cose, prendere un impegno così non è da tutti e infatti le cose non cambiano, chissà perché
putroppo i valori e i sani principi a parer mio passano in secondo piano quando si parla di queste schifezze
ripeto, l’ educazione non serve a nulla, sta gente dovrebbe marcire in una cella e basta per quanto mi riguarda
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Rotola nell'oblio.
Leggo che papa Francisco parla di natalità, come se Cicciolina parlasse di verginità, perché giustamente il papa ha figli e può capire cosa vuol dire essere padre. Nel frattempo c'è una protesta degli studenti a Milano per il caro affitti, lecito, ma non è una cosa nuova. Quando vivevo a Venezia i primi tempi della relazione con la mia compagna lei studiava e io lavoravo ma per trovare una casa da affittare era sempre un calvario, prezzi assurdi per casette orribili, proprietari come schiavisti pieni di soldi e avidi all'ennesima potenza che facevano contratti farlocchi per evadere le tasse; sicuramente i rincari dell'ultimo anno hanno un peso e molti proprietari di case preferiscono affittare a brevi periodi a turisti, così guadagnano ancora di più. In tutto questo il governo non fa un cazzo, anzi, incentiva l'invio di armi all'ucraina, lecito per carità, ma non è proprio la priorità dello stivale. I problemi in Italia sono tantissimi e si ammucchiano da decenni ma nessuno cerca una soluzione, ci provano i 5stelle ma con scarsi risultati visto che il resto dei politici è la solo per lo stipendio. Poi c'è da dire che la massa degli italiani, e contando il periodo storico che stiamo attraversando, è sempre più disunita con l'etichettatura di sinistra e destra, che è il classico specchietto per le allodole, se non sei con noi se contro di noi, la lotta tra i poveri che il potere vuole, ma nessuno pensa che il prossimo è un'altra persona che sta combattendo la battaglia della vita e se ci si unisce magari si superano gli ostacoli assieme, non è più così perché il mantra che arriva da oltre oceano è quello che bisogna pugnalare alle spalle il tuo vicino per fare carriera, per avere un posto decente nella società. Nelle scuole si insegna l'egoismo, si indottrinano gli studenti a essere i migliori, le famose eccellenze, nel totale isolamento perché devi vincere come in guerra contro il tuo compagno di banco, e se non ci riesci per capacità mentali lo smerdi, ti fai grosso a parole non con i fatti, in modo che al tuo prossimo vengano i dubbi e di conseguenza pensi che non sia poi così bravo, come magari lo è. Charlie Chaplin sosteneva che l'umanità ha iniziato il suo lento, graduale declino quando ha confuso i valori dell'onestà con quelli della malizia, quando si è cominciato a trattare gli onesti come fessi e a rispettare i disonesti. È un antico vizio quello di asservirsi ai più scaltri, con la convinzione che nella vita occorra essere furbi piuttosto che sinceri e onesti. Maria Montessori diceva :"Tutti parlano di pace ma nessuno educa alla pace. A questo mondo, si educa per la competizione, e la competizione è l'inizio di ogni guerra. Quando si educherà per la cooperazione e per offrirci l'un l'altro solidarietà, quel giorno si starà educando per la pace.", diciamo che Lei di educazione ne sapeva. Queste due quote come si dice ora sono le motivazioni per cui stiamo andando verso l'oblio, secondo me. Giustamente è il giochetto del potere dividere e sopprimere.
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Il ruolo fondamentale dei #nonni nell' #educazione dei #nipoti. Leggi come il loro contributo arricchisce la vita familiare e trasmette valori e tradizioni. Un approfondimento sul legame intergenerazionale che unisce le #famiglie. Tu puoi contare su un #nonno in #famiglia? Aspetto il tuo commento.
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