#esistenza e ricerca
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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Ammonimento di Antonia Pozzi: Un Canto Poetico tra Dolore e Speranza. Un'analisi della struggente poesia di Antonia Pozzi, tra malinconia e ricerca di senso
Ammonimento è una delle poesie più intense di Antonia Pozzi, scritta il 28 ottobre 1933. La poetessa milanese esplora con delicatezza e profondità i temi del dolore, della crescita interiore e della ricerca di un senso nella vita.
Ammonimento è una delle poesie più intense di Antonia Pozzi, scritta il 28 ottobre 1933. La poetessa milanese esplora con delicatezza e profondità i temi del dolore, della crescita interiore e della ricerca di un senso nella vita. La sua poesia è pervasa da un’inconfondibile malinconia e da un’intensa introspezione, riflettendo il tormento interiore e la sensibilità che caratterizzarono la sua…
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abr · 1 day ago
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Questo libro è la PIETRA TOMBALE DEL WOKISMO, generalizzazione del WHITE GUILT. Hic et nunc. Non l'ha scritto Cruciani o Sallusti o Feltri ma Federico Rampini, un like a boss in posti wokissimi come Repubblica, Corriere, Sole24Ore. Cari Post e HuffPost, siete solo retroguardia che difende truppe in rotta, in una terra oimé devastata (cfr. post precedente sui danni del sinistrismo sinistrato passive aggressive inculcato nelle masse).
"È ora che qualcuno lo dica: «Grazie, Occidente!». Tutto il bene che abbiamo fatto, a noi stessi e agli altri, è il supremo tabù di questa epoca.
Nelle scuole non si insegna più la storia vera del progresso, che è nato a casa nostra e dove ha avuto un ruolo anche l'Italia. Invece nelle piazze e nella cultura contemporanea siamo sotto un processo permanente. È ora di ribellarsi, in nome della verità. Cinesi o indiani, brasiliani o africani, il mondo è popolato da miliardi di persone che devono la loro stessa esistenza... a noi.
La scienza occidentale, pensiamo alla nostra medicina e alla nostra agronomia, è stata copiata e applicata dal resto dell'umanità con benefici immensi. Se la longevità è aumentata, la mortalità infantile è crollata, il livello d'istruzione è cresciuto nel mondo intero, è perché l'Occidente ha esportato progresso.
Dove si combatte per migliorare i diritti umani - per esempio la condizione della donna - il paradigma da emulare siamo noi.
Il nostro modello industriale ha sollevato dalla miseria grandi nazioni. La sfida per un'economia più sostenibile e per decarbonizzare l'ambiente sarà vinta grazie alla ricerca scientifica e all'innovazione tecnologica dell'Occidente.
Il conformismo dominante impone una versione bugiarda della storia, in cui la «razza bianca», europea o nordamericana, ha seminato solo distruzione, oppressione, sofferenze. L'idea stessa di progresso è disprezzata, siamo sottoposti a un lavaggio del cervello quotidiano per inculcare la certezza che l'Apocalisse è dietro l'angolo (per colpa nostra).
Perché la Cina e l'Iran oggi si definiscono «repubbliche», un concetto che non esiste in Confucio o nel Corano? Una lezione di onestà storica è urgente per le nuove generazioni, aiuta a ricostruire la nostra autostima e a vedere il futuro con più fiducia.
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scrumptiousnerdangel · 1 month ago
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" dio ha un piano per te e per gli altri ": i grandi e piccoli difensori delle truffe religiose spiegano così la sofferenza umana. Un prete, un Papa, Wanna Marchi, un cartomante, un lettore di fondi di caffè, un astrologo... sono la faccia della stessa medesima TRUFFA. Niente di più. Non esistono buoni intenti in ambito di fede, da parte di nessuno.
Il "dio" che stronca un bambino e lo fa morire su un tavolo operatorio si chiama "Stato religioso che dona soldi alla religione, invece che alla Ricerca", esattamente come accade in Italia. Il soprannaturale non esiste: c'è solo una volontà umana di far soffrire il più possibile molte persone, così che siano abbastanza fragili e disperate da pregare l'aria fritta e quindi giustificare l'esistenza di TRUFFATORI che vivono sulle spalle dei lavoratori, come Papi, preti e medici cattolici.
Considerare "dio" come babbo natale dimostra che non esiste dio, ma solo una ridicola aspettativa: la ridicola aspettativa che sia una entità soprannaturale a risolvere problemi che può risolvere solo l'uomo, dato che dio non esiste e il soprannaturale non esiste.
I sentimenti sono reali e spiegabili scientificamente; il "sentimento religioso", invece, non è altro che un indottrinamento, una forzatura della realtà: vieni plagiato a credere a "qualcosa" CHE NON ESISTE. Il catechismo imposto ai bambini, ad esempio, è una violenza e non una educazione, poiché la religione, il "credere" imposto, NON RISPETTANO l'umana intelligenza. Non è difficile mettere in crisi una fede, poiché la fede si basa sul nulla assoluto; ciò che è vero non devi crederlo, perché esistono prove della sua esistenza. Nessuno è mai stato in grado di provare l'esistenza di una entità soprannaturale, poiché il soprannaturale non esiste. Il fatto che a latitudini diverse abbiamo "dei" diversi è la prova della non esistenza di dio: le versioni non concordano, poiché dio è solo immaginato esattamente come una fata o come un drago sputafuoco.
Non esiste alcuna vera religione: dio non esiste, quindi tutte le religioni, tutte le declinazioni di un essere immaginato dall'uomo sono soltanto una truffa. Il Papa è un truffatore, i preti sono truffatori - e così vale per le altre grandi o piccole "fedi". Non esistono prove a riguardo di dio, pertanto non ha senso porre fiducia (avere fede e costruire religioni) in ciò che è paragonabile alla fatina dei denti. Solo le persone malate di mente avvertono come reale la presenza di "spiriti" (divinità); alle persone sane di mente (razionali) ciò non accade, infatti: se "dio" esistesse, tutti avremmo tale percezione e non solo alcuni, poiché spinti dal desiderio di truffare il prossimo e semplicemente obbligati fin da piccoli a credere (catechismo).
L'incapacità di credere a qualcosa si chiama ottima salute mentale; le persone sane di mente pretendono prove di ciò che gli viene detto, perché sono i fatti, le evidenze a rendere un qualcosa vero e non le ipotesi o invenzioni provenienti dalla pura fantasia (come dio): più persone che credano in dio non lo rendono reale, ma il tutto resta, comunque, una MENZOGNA, poiché non ci sono prove. La Scienza non è democratica; nella religione esistono dogmi creduti, privi di prove, a solo scopo di truffa.
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ilfascinodelvago · 2 months ago
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Allora, per prima cosa gli atei non si radunano in appositi templi per rendere grazie alla non esistenza di Dio, non si appendono al collo una rappresentazione materiale del nulla e non si travestono in modi bizzarri per indicare ad altri la via per non credere in nessuna religione. Questa è già una grossa differenza, ma non è l’unica. Siccome quelli che non credono all’esistenza delle divinità vengono tutti messi sotto la voce “atei”, si è portati a pensare che l’ateismo sia una concezione del mondo alternativa alle religioni, ma non è così. Un ateo è solo uno che per qualche motivo non ritiene plausibile l’esistenza delle divinità attualmente disponibili sul mercato.
...
E poi c’è questo. Tolti i casi particolari, di solito uno nasce con una religione già in dotazione; non succede che uno nasca ateo, faccia una ricerca personale e poi, dopo aver valutato attentamente tutte le offerte religiose, scelga quella che ritiene più conveniente, come si fa con i piani tariffari degli abbonamenti telefonici. Di solito uno conosce solo una religione, quella del posto in cui è nato, inizia a crederci perché glielo dicono e poi continua per fede. Invece succede abbastanza spesso che uno, a un certo punto della vita, rifiuti la sua religione natale dopo avere stabilito, secondo me a torto, che Dio non esiste. Uno nasce religioso e poi, eventualmente, sceglie di diventare ateo, non il contrario. La religione è una fede, l’ateismo è una scelta.
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3nding · 12 days ago
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Il 2025 iniziato da poco ci vede con almeno tre grandi incognite davanti che elencherò in ordine sparso:
Salute. La pandemia di Covid-19 (che non è ancora finita btw) ci ha mostrato quanto sia fragile un sistema sanitario già provato da anni di tagli e privatizzazioni. L'avvento di una nuova pandemia potrebbe essere la crepa in grado di far crollare la diga formata da un SSN e professionisti già allo stremo. Tutto questo senza contare le nuove sfide date dall'aumento di patologie dovute al peggioramento dello stile di vita/alimentazione + inquinamento + comparsa di virus/batteri esotici e/o resistenti ai medicinali. Come italiani ed europei assistiamo in questi mesi a una ripetizione di quanto già visto 4 anni fa, non una strategia corale dell'Unione ma un approccio egoistico su come prevenire e prepararsi. Magra consolazione: i passi avanti fatti dalla ricerca in questi anni promettono potenziali soluzioni più rapide rispetto al passato, chi e come potrà accedere a tali soluzioni sarà purtroppo la vera discriminante.
Cambiamenti climatici. Con buona pace di quanti ancora negano l'evidenza (a tal proposito si consiglia la lettura di "Ha sempre fatto caldo" di Giulio Betti) ci attendono anni di incertezza con eventi estremi e conseguenze sulla salute, sull'agricoltura e allevamento e sull'economia. Senza scomodare quanto accaduto in Romagna con quattro eventi alluvionali in meno di due anni o quanto sta avvenendo in California (il rogo di Los Angeles purtroppo sembra ben lontano dall'essere contenuto) e in altri stati USA dove attualmente scarseggiano uova (H5N1) e avocado (siccità e incendi), basta guardare i dati che certificano come il 2024 sia stato l'anno più caldo di sempre nonostante gli effetti della Niňa e l'aumento ESPONENZIALE della temperatura dei mari per sapere che siamo arrivati in una parte inesplorata e pericolosa della nostra esistenza come esseri umani. Se prima si ragionava su misure da intraprendere entro la fine del secolo (2100) attualmente sempre più climatologi sostengono che il sistema sia fuori controllo adesso: paradossalmente parte dell'inquinamento aiutava a mitigare il riscaldamento solare aumentando la formazione di nuvole e limitando l'irraggiamento solare, con le misure anti inquinamento degli ultimi decenni questa mitigazione è venuta meno. Molti si preoccupano dell'innalzamento del livello del mare o di una possibile fine della corrente del golfo con successivo crollo delle temperature in Europa. Queste cose molto probabilmente accadranno entrambe ma occorreranno decenni se non secoli per vederne pienamente gli effetti. Nel breve periodo quello che dovrebbe più preoccuparci e che invece è fuori dal discorso pubblico sono le condizioni estreme che porteranno a rendere difficile se non impossibile la vita in alcune parti del pianeta con conseguenti migrazioni e conflitti. E anche se è vero che siamo una specie in grado di adattarsi a molte condizioni (non tutti e non subito) tuttavia ciò che abbiamo perso di vista e che potrebbe portare alla nostra fine come società e come specie è altro: il collasso degli ecosistemi di cui facciano parte e attraverso i quali otteniamo il nostro sostentamento. In questo vorrei essere chiaro: non c'è al momento soluzione scientifica in grado di invertire il trend, i modelli più pessimistici parlano di +10 gradi centigradi entro le fine del secolo. Un pianeta inabitabile per la flora e la fauna attuali e quindi per noi. Anche ipotizzando supervulcani che erutta o quantità enormi di polveri in stratosfera, la via è tracciata. Così come una pentola non si raffredda immediatamente se si spegne la fiamma sotto di essa, così per inerzia il clima non smetterà di scaldarsi dovessimo all'improvviso terminare le nostre emissioni di gas attraverso combustibili fossili/incendi/allevamenti intensivi/scioglimento del permafrost. Ci abbiamo messo millenni per giungere a un certo grado di evoluzione per poi fotterci il futuro con le nostre mani in un secolo, bravi noi.
3) Questo punto è strettamente legato ai due precedenti. A livello geopolitico e politico assistiamo alla fine di quanto venuto fuori da due conflitti mondiali. Le istituzioni e le norme di cooperazione internazionali sono messe in discussione se non bellamente ignorate senza conseguenze da attori maggiori (USA, Russia, Cina) e minori (Israele, Sudan, Iran, Corea Nord, India etc.) in una nuova ottica che vede il conflitto e la prevaricazione come azioni viabili per gli interessi delle singole nazioni. Un futuro di guerra(e?) accarezzato e sostenuto da visioni politiche estreme sempre più correnti (o sarebbe meglio dire ricorrenti) in ogni Paese. È difficile trovare un senso in un mondo post ideologico a questa nuova spinta bellica se non in chiave di lotta per le risorse e la sopravvivenza nuovamente come nel punto 1 non del gruppo ma del singolo Stato così da potersi garantire degli anni finali più accettabili rispetto agli altri.
Se questa visione nel suo insieme può sembrare apocalittica, non bisogna lasciarsi distrarre dal fatto che non sia avvenuta per caso dall'oggi al domani, ma sia la conseguenza di decenni di scelte scellerate del gruppo e del singolo che hanno portato al declino che viviamo e vivremo.
Buon lunedì.
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angelap3 · 7 months ago
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Fortunamente esistono i social, che permettono a molti, delusi dalla propria esistenza e privi di un minimo amor proprio, di trasformarsi da brutto anatroccolo in cigno. Una profilo rubato di qua, bei commenti copiati di la ed ecco che si diventa qualcun altro, beandosi dei commenti esilaranti e patetici di schiere di sfigati, alla ricerca, spesso, dello sfogo del proprio testosterone. Sarebbe il caso di rendersi conto che anche il brutto anatroccolo aveva un suo perché. Era pur sempre un anatroccolo vero, non un cigno finto.
(Angela P.)
Vaffanculo!!!!!!
A chi mi ha rubato il mio profilo.
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susieporta · 5 months ago
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La mancanza d'amore genera sempre una mancanza d'essere.
Quando non siamo amati, o non ci sentiamo amati, abbiamo la netta percezione di non valere nulla. Soprattutto se questo accade quando siamo piccoli con i nostri genitori.
Se l'altro ci ama, se soddisfa le nostre aspettative di essere riconosciuti, di ricevere affetto, cure, gratificazioni, noi ci sentiamo visti.
Sentendoci visti, ci riflettiamo nei suoi occhi come in uno specchio, nel quale vediamo, finalmente, noi stessi.
È l'atteggiamento di cura, di amore, di interesse da parte dell'altro importante nei nostri confronti, a creare in noi la convinzione di essere qualcosa.
Qualcosa che è degno di essere amato.
Il valore che ci viene dato dall'altro, ci incoraggia a dare valore a noi stessi, e a considerarci come delle persone che hanno il diritto di esistere.
E proprio grazie a questa convinzione, che viene rinforzata attraverso l'atteggiamento dell'altro e mediante le interazioni tra noi e lui, che noi creiamo in noi stessi una nostra identità.
Il nostro io.
Se tutto questo viene a mancare, oppure risulta zoppicante, intermittente, o ambiguo; se l'amore dell'altro e il valore di cui ci investe risultano a corrente alternata, noi cominciamo a dubitare di noi stessi.
Avviene nel nostro intimo, nella nostra interiorità, quello che Claudio Naranjo chiama obnubilamento dell'essere.
Questa perdita del nostro essere, intesa come vuoto d'essere, non può essere messa da parte.
Da adulti, infatti, proviamo questo vuoto d'essere che ci spinge ad una ricerca spesso drammatica, tormentata e angosciante.
Potremmo dire che tutta la nostra esistenza si avvita di continuo all'interno di un labirinto invisibile rappresentato da questa assenza.
Il nostro stesso carattere non è altro che una formazione reattiva compulsiva, drammatica e spesso inconsapevole, alla mancanza del nostro essere o alle parti mancanti di esso, che sentiamo come tormento diffuso e indefinito nella nostra anima.
Ora, il problema è che noi andiamo a cercare la conferma di queste nostre parti mancanti, o del nostro essere stesso, servendoci di aspetti fallaci, maschere comportamentali e illusioni cognitive, che in qualche modo possono ricostruire in noi, anche attraverso il feedback degli altri, un'immagine compensatoria di quella presenza d'essere che, a qualche livello, sentiamo mancarci.
Alcuni lo fanno attraverso il perfezionismo perché in questo modo ottengono un qualche tipo di riconoscimento, dagli altri e da loro stessi.
Altri lo fanno attraverso il servire indefessamente le altre persone, fino allo sfinimento.
Altri ancora attraverso il dominio, il controllo, la rabbia esplosiva o implosiva.
Altri ancora attraverso il senso di colpa, il giudizio di sé, il vittimismo, il tutto ricoperto dalla patinata vernice rinforzante della virtù morale.
Questi atteggiamenti sono tutte modalità compensative attraverso le quali noi cerchiamo il nostro essere laddove non c'è.
E più lo cerchiamo attraverso queste modalità compensative, più ce ne allontaniamo.
Il trucco è comprendere che dietro alle nostre paure, mancanze e bisogni esistenziali negati, si nasconde quell'essere che tanto cerchiamo all'interno di comportamenti stereotipati, di formalità vuote e di astrazioni.
Se ne sta acquattato nel vuoto, pronto a farsi scoprire e al tempo stesso a lasciarsi costruire da noi, se ci dedichiamo a noi stessi con amore, gratitudine e semplicità.
Il nostro essere, come un seme cui viene data la possibilità di germogliare se piantato nel terreno giusto, emergerà da sé.
Dobbiamo solo avere fiducia nella potenza realizzativa della vita stessa.
©Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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anima-complicata-80 · 6 months ago
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Quelle come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne prive.
Quelle come me donano l’anima,
perché un’anima da sola è come una goccia d’acqua nel deserto.
Quelle come me tendono la mano ed aiutano a rialzarsi,
pur correndo il rischio di cadere a loro volta.
Quelle come me guardano avanti,
anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro.
Quelle come me cercano un senso all’esistere e, quando lo trovano,
tentano d’insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo.
Quelle come me quando amano, amano per sempre.
e quando smettono d’amare è solo perché
piccoli frammenti di essere giacciono inermi nelle mani della vita.
Quelle come me inseguono un sogno
quello di essere amate per ciò che sono
e non per ciò che si vorrebbe fossero.
Quelle come me girano il mondo alla ricerca di quei valori che, ormai,
sono caduti nel dimenticatoio dell’anima.
Quelle come me vorrebbero cambiare,
ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo.
Quelle come me urlano in silenzio,
perché la loro voce non si confonda con le lacrime.
Quelle come me sono quelle cui tu riesci sempre a spezzare il cuore,
perché sai che ti lasceranno andare, senza chiederti nulla.
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che, in cambio,
non riceveranno altro che briciole.
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,
purtroppo, fondano la loro esistenza.
Quelle come me passano inosservate,
ma sono le uniche che ti ameranno davvero.
Quelle come me sono quelle che, nell’autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto…
~Quelle come me~
Alda Merini 🖤
Buongiorno anime ☕️🌷
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petalididonna · 6 months ago
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Quelle come me…
Quelle come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne prive.
Quelle come me donano l’anima,
perché un’anima da sola è come una goccia d’acqua nel deserto.
Quelle come me tendono la mano ed aiutano a rialzarsi,
pur correndo il rischio di cadere a loro volta.
Quelle come me guardano avanti,
anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro.
Quelle come me cercano un senso all’esistere e, quando lo trovano,
tentano d’insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo.
Quelle come me quando amano, amano per sempre.
e quando smettono d’amare è solo perché
piccoli frammenti di essere giacciono inermi nelle mani della vita.
Quelle come me inseguono un sogno
quello di essere amate per ciò che sono
e non per ciò che si vorrebbe fossero.
Quelle come me girano il mondo alla ricerca di quei valori che, ormai,
sono caduti nel dimenticatoio dell’anima.
Quelle come me vorrebbero cambiare,
ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo.
Quelle come me urlano in silenzio,
perché la loro voce non si confonda con le lacrime.
Quelle come me sono quelle cui tu riesci sempre a spezzare il cuore,
perché sai che ti lasceranno andare, senza chiederti nulla.
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che, in cambio,
non riceveranno altro che briciole.
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,
purtroppo, fondano la loro esistenza.
Quelle come me passano inosservate,
ma sono le uniche che ti ameranno davvero.
Quelle come me sono quelle che, nell’autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto.
Alda Merini
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occhietti · 1 year ago
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QUELLE COME ME
Alda Merini
Quelle come me sono capaci di grandi amori e grandi collere, grandi litigi, grandi pianti e grandi perdoni.
Quelle come me non tradiscono mai, quelle come me hanno valori che sono incastrati nella testa come se fossero pezzi di un puzzle, dove ogni singolo pezzo ha il suo incastro e lì deve andare. Niente per loro è sottotono, niente è superficiale o scontato, non le amiche, non la famiglia, non gli amori che hanno voluto, che hanno cercato, e difeso e sopportato.
Quelle come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne prive.
Quelle come me donano l'anima, perché un'anima da sola, è come una goccia d'acqua nel deserto.
Quelle come me tendono la mano ed aiutano a rialzarsi, pur correndo il rischio di cadere a loro volta.
Quelle come me guardano avanti, anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro.
Quelle come me cercano un senso all’esistere e, quando lo trovano, tentano d’insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo.
Quelle come me quando amano, amano per sempre… e quando smettono d’amare è solo perché piccoli frammenti di essere giacciono inermi nelle mani della vita.
Quelle come me inseguono un sogno… quello di essere amate per ciò che sono e non per ciò che si vorrebbe fossero…
Quelle come me girano il mondo alla ricerca di quei valori che, ormai, sono caduti nel dimenticatoio dell’anima.
Quelle come me vorrebbero cambiare, ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo…
Quelle come me urlano in silenzio, perché la loro voce non si confonda con le lacrime.
Quelle come me sono quelle cui tu riesci sempre a spezzare il cuore, perché sai che ti lasceranno andare, senza chiederti nulla.
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che, in cambio, non riceveranno altro che briciole.
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso, purtroppo, fondano la loro esistenza…
Quelle come me passano inosservate, ma sono le uniche che ti ameranno davvero.
- Alda Merini
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missviolet1847 · 8 months ago
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Lettera aperta del personale accademico e amministrativo delle università di Gaza al mondo | il manifesto
4 mesi fa
PALESTINA. Cancellato lo spazio dell'istruzione palestinese. Uccisi 94 accademici, 4.327 studenti, 231 insegnanti. Il campus di Israa tramutato in centro di detenzione. E nelle accademie israeliane sospesi o espulsi i docenti che hanno chiesto il cessate il fuoco.
1 giugno 2024 — Aggiornato alle 10:59
APPELLI
Lettera aperta del personale accademico e amministrativo delle università di Gaza al mondo
Al-Azhar University a Gaza (Ap)
Al-Azhar University a Gaza - Ap
GAZA. Accademici palestinesi e personale delle università «per affermare la nostra esistenza, quella dei nostri colleghi e dei nostri studenti, e l'insistenza sul nostro futuro, di fronte a tutti gli attuali tentativi di cancellarci»
Pubblicato 4 ore fa
Edizione del 2 giugno 2024
***
Ci siamo riuniti come accademici palestinesi e personale delle università di Gaza per affermare la nostra esistenza, quella dei nostri colleghi e dei nostri studenti, e l’insistenza sul nostro futuro, di fronte a tutti gli attuali tentativi di cancellarci.
Le forze di occupazione israeliane hanno demolito i nostri edifici, ma le nostre università continuano a vivere. Riaffermiamo la nostra determinazione collettiva a rimanere nella nostra terra e a riprendere l’insegnamento, lo studio e la ricerca a Gaza, nelle nostre università palestinesi al più presto.
Invitiamo i nostri amici e colleghi di tutto il mondo a resistere alla campagna di scolasticidio in corso nella Palestina occupata, a lavorare al nostro fianco nella ricostruzione delle nostre università demolite e a rifiutare tutti i piani che cercano di aggirare, cancellare o indebolire l’integrità delle nostre istituzioni accademiche. Il futuro dei nostri giovani a Gaza dipende da noi e dalla nostra capacità di rimanere nella nostra terra per continuare a servire le generazioni future del nostro popolo.
Lanciamo questo appello da sotto le bombe delle forze di occupazione nella Gaza occupata, nei campi profughi di Rafah e dai luoghi di un nuovo esilio temporaneo in Egitto e in altri paesi ospitanti. La diffondiamo mentre l’occupazione israeliana continua a condurre quotidianamente la sua campagna genocidaria contro il nostro popolo, nel tentativo di eliminare ogni aspetto della nostra vita collettiva e individuale.
Le nostre famiglie, i nostri colleghi e i nostri studenti sono stati assassinati, mentre noi siamo stati ancora una volta resi senza casa, rivivendo le esperienze dei nostri genitori e dei nostri nonni durante i massacri e le espulsioni di massa da parte delle forze armate sioniste nel 1947 e nel 1948.
Le nostre infrastrutture civili – università, scuole, ospedali, biblioteche, musei e centri culturali – costruite da generazioni del nostro popolo, sono diventate rovine a causa di questa Nakba deliberata in corso. La deliberata presa di mira delle nostre infrastrutture educative è un tentativo evidente di rendere Gaza inabitabile e di erodere il tessuto intellettuale e culturale della nostra società. Tuttavia, ci rifiutiamo di permettere che tali atti spengano la fiamma della conoscenza e della resilienza che arde in noi.
Gli alleati dell’occupazione israeliana negli Stati Uniti e nel Regno Unito stanno aprendo un altro fronte scolastico promuovendo presunti schemi di ricostruzione che cercano di eliminare la possibilità di una vita educativa palestinese indipendente a Gaza. Rifiutiamo tutti questi schemi e invitiamo i nostri colleghi a rifiutare qualsiasi complicità in essi. Esortiamo inoltre tutte le università e i colleghi di tutto il mondo a coordinare qualsiasi sforzo di aiuto accademico direttamente con le nostre università.
Esprimiamo il nostro più sentito apprezzamento alle istituzioni nazionali e internazionali che sono state solidali con noi, fornendo sostegno e assistenza in questi momenti difficili.
Sottolineiamo tuttavia l’importanza di coordinare questi sforzi per riaprire effettivamente le università palestinesi a Gaza.
Sottolineiamo l’urgente necessità di riaprire le istituzioni scolastiche di Gaza, non solo per sostenere gli studenti attuali, ma per garantire la resilienza e la sostenibilità a lungo termine del nostro sistema di istruzione superiore. L’istruzione non è solo un mezzo per impartire conoscenze; è un pilastro vitale della nostra esistenza e un faro di speranza per il popolo palestinese.
Di conseguenza, è essenziale formulare una strategia a lungo termine per riabilitare le infrastrutture e ricostruire le strutture delle università. Tuttavia, tali sforzi richiedono un tempo significativo e finanziamenti consistenti, mettendo a rischio la capacità delle istituzioni accademiche di sostenere le operazioni, con la potenziale perdita di personale, studenti e della capacità di operare nuovamente.
Considerate le circostanze attuali, occorre passare rapidamente all’insegnamento online per mitigare le interruzioni causate dalla distruzione delle infrastrutture fisiche. Questa transizione richiede un sostegno completo per coprire i costi operativi, compresi gli stipendi del personale accademico.
Le tasse studentesche, principale fonte di reddito per le università, sono crollate dall’inizio del genocidio. La mancanza di entrate ha lasciato il personale senza stipendio, spingendo molti a cercare opportunità esterne.
Oltre a colpire il sostentamento dei docenti e del personale universitario, questa tensione finanziaria causata dalla deliberata campagna di scolasticidio rappresenta una minaccia esistenziale per il futuro delle università stesse.
Pertanto, è necessario adottare misure urgenti per affrontare la crisi finanziaria che le istituzioni accademiche stanno affrontando, per garantire la loro stessa sopravvivenza. Chiediamo a tutte le parti interessate di coordinare immediatamente i loro sforzi a sostegno di questo obiettivo critico.
La ricostruzione delle istituzioni accademiche di Gaza non è solo una questione di istruzione; è una testimonianza della nostra resilienza, della nostra determinazione e del nostro incrollabile impegno a garantire un futuro alle generazioni a venire.
Il destino dell’istruzione superiore a Gaza appartiene alle università di Gaza, ai loro docenti, al personale e agli studenti e al popolo palestinese nel suo complesso. Apprezziamo gli sforzi dei popoli e dei cittadini di tutto il mondo per porre fine a questo genocidio in corso.
Invitiamo i nostri colleghi in patria e a livello internazionale a sostenere i nostri risoluti tentativi di difendere e preservare le nostre università per il bene del futuro del nostro popolo e della nostra capacità di rimanere nella nostra terra di Palestina a Gaza. Abbiamo costruito queste università partendo dalle tende. E dalle tende, con il sostegno dei nostri amici, le ricostruiremo ancora una volta.
(sotto il testo originale segue traduzione inglese e nomi firmatari)
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—Al-Azhar University a Gaza -
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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E poi?: Una riflessione profonda di Bruno Mattu sul senso dell'esistenza. recensione di Alessandria today
Un invito a riscoprire l'interiorità e a lasciarsi guidare dal cuore, lontano dalle illusioni della società e dalle incertezze del futuro.
Un invito a riscoprire l’interiorità e a lasciarsi guidare dal cuore, lontano dalle illusioni della società e dalle incertezze del futuro. E poi? di Bruno Mattu è una profonda riflessione sul senso dell’esistenza e sul rapporto con il proprio io interiore, in un mondo che spesso ci spinge a inseguire illusioni e a temere l’incertezza del futuro. Mattu esplora il tema della ricerca del…
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smokingago · 6 months ago
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La capacità di chiedere aiuto è un’operazione che richiede coraggio perché nel momento in cui sentiamo di avere bisogno di aiuto siamo nettamente vulnerabili e per poter essere aiutati abbiamo bisogno di sentire che possiamo fidarci, che non verremmo giudicati e che verremmo accolti.
La capacità di chiedere aiuto rappresenta una risorsa fondamentale nella vita...
Tutti noi abbiamo bisogno nella nostra esistenza di qualcuno che possa prendersi cura di noi, nei momenti di difficoltà e se non lo troviamo,in questa epoca ci risulta facile ricercarlo nei social network.
Esponiamo così pubblicamente all'attenzione dei cosiddetti amici virtuali le nostre vite (il nostro privato) alla ricerca di una parola ”amica”, di una consolazione o anche semplicemente per condividere cose importanti della nostra vita.
Le reti sociali sono molto utili e piacevoli in differenti aspetti, ma non sarebbe meglio provare a raccontare a una persona di fiducia o a un professionista ciò che raccontate in rete?
Cit.
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spettriedemoni · 2 years ago
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Solo un cane
Lo scorso inverno ho deciso di prendere un cane.
Sono andato al canile comunale, che a Milano sta in via Corelli.
Per arrivarci bisogna passare davanti al centro di detenzione dei migranti, che è lì accanto.
Banale quanto inevitabile notare che persone e cani sono tenuti in cattività così simili e vicine. Peraltro, entrambi privi di alcuna colpa.
Amen.
Al canile di Milano sono molto seri, non è che vai lì e prendi il cane. Devi compilare moduli, sottoporti a interviste, indagini psicologiche, diverse visite perché possano decidere qual è il cane che va bene per te, o meglio il contrario.
Dopo la terza visita mi hanno fatto scegliere tra due. Ho scelto il più anziano, per solidarietà anagrafica.
Poi ho dovuto, giustamente, fare altre sei o sette visite per familiarizzare con lui, il cane dico.
Ogni volta passavo davanti al carcere per migranti. Ma questo si è già detto.
Ogni volta poi passavo tra le gabbie dei cani, a cui lì non manca nulla di concreto ma stanno tutto il giorno in gabbia da soli.
Il problema è la solitudine, mi spiegavano i ragazzi del canile. I cani, come gli esseri umani, hanno l'affettività alla base della loro piramide dei bisogni, al pari di cibo e acqua. Ma al canile, con più di 200 cani da curare, su quella cosa possono farci poco.
Dopo un po' di settimane mi hanno dato il cane, finalmente. La solitudine per lui era finita.
Ho chiesto, uscendo, se potevo avere informazioni sulla sua vita precedente, sui sette anni che gli avevano imbiancato il muso da bastardo. Mi hanno detto solo che stava al canile da qualche mese, che il proprietario precedente era morto, ma niente di più perché c'è la privacy.
Il cane e io, dopo, abbiamo fatto il nostro normale percorso di amicizia - e chi ha avuto un cane ne conosce l'assoluta bellezza. Ma io non ero ancora formalmente il suo padrone, c'è un periodo di solo affido, per essere sicuri che l'adozione funzioni.
Ha funzionato, quindi un po' di tempo fa mi è arrivata la carta del passaggio di proprietà. E c'era su scritto il nome del padrone precedente. Fine della privacy. Qui, chiamiamolo T.
Vado al pc e lo googlo, per innata curiosità.
Trovo solo due cose.
Una è la sua pagina Facebook abbandonata. Ma non abbandonata perché era morto, proprio abbandonata da sempre. L'aveva aperta nel 2017, zero "amici" e non ci aveva postato neanche una parola. Solo tre foto: del cane, il mio cane, quando era giovane e il muso era ancora tutto nero. Una era in montagna, il cane pareva contento.
Mi ha fatto piacere.
L'altra cosa che ho trovato su di lui, googlando, era una pagina recente della Gazzetta Ufficiale in cui si affidava a un tal avvocato la ricerca di suoi familiari, per "eredità giacente".
C'era anche la data di nascita di T., sulla Gazzetta Ufficiale, e la residenza a Milano (che buffo, stava vicino alla radio dove lavoro adesso) e il codice fiscale. Scopro così che siamo quasi coetanei, anzi lo eravamo.
Faccio il giornalista, per eccesso di curiosità.
E così telefono all'avvocato che deve gestire "l'eredità giacente". È gentile, mi spiega che lui non conosceva il defunto e che dalle indagini per trovare eredi non sta cavando un ragno dal buco: non risultava aver alcun parente, il vecchio padrone del mio cane. Né aveva fatto testamento.
Un giorno, uscendo dalla radio, per via della consueta curiosità decido di passare dalla casa dove abitava il mio cane.
Mi presento alla portinaia.
Gentilissima - e commossa quando le dico che il cane ora sta con me e sta bene.
T., mi dice, viveva per lui, anche perché non aveva nessuno.
Non lavorava: viveva o sopravviveva grazie all'eredità dei genitori, ma faceva esistenza modesta.
Non aveva amici, nessuno, dice la portinaia.
Usciva tutti i giorni a pascolare il cane, e basta.
È morto in casa, da solo, l'estate scorsa.
Cioè, non era proprio da solo: c'era anche il mio cane.
Dopo un po' di giorni che non lo vedeva uscire col cane, la portinaia è salita a bussare.
Ha risposto solo il cane, con un disperato guaito.
Lei allora ha chiamato la polizia.
Hanno sfondato la porta. T. era disteso accanto al letto con una confezione di medicine in mano.
Il cane tremava come una foglia, mi ha detto. Lei gli ha dato da bere e da mangiare, lui ha solo bevuto.
Poi lo hanno portato al canile.
Fine.
Già.
Il problema è la solitudine. La questione dell'affettività, che è alla base della piramide dei bisogni.
(Alessandro Gilioli)
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gregor-samsung · 7 months ago
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“ Sono contento, cari ragazzi, che non abbiate mai sentito il desiderio di fare politica. Ma non ne sono sorpreso. L'ambiente familiare nel quale siete cresciuti non poteva spingervi alla ricerca del potere. Non dico, con questo, che il potere sia di per sé detestabile. Fa parte dei giuochi della vita, e non dei più sciocchi. Ma bisogna intendersi sul suo significato. Per molti, il fascino del potere consiste nella possibilità di influire sulla vita degli altri; in una parola, nella possibilità di comandare. A mio giudizio, questa è tuttavia la parte più fastidiosa del potere, la più volgare, se non la più odiosa. Voi sapete che ho sempre cercato di ridurre al minimo i miei interventi su di voi, perché ritengo che ciascuno, compresi i miei figli, debba esser libero di vivere la sua vita, e di cercare la felicità a modo suo. Perfino il timore che qualcuno agisca in una determinata maniera per compiacermi, e non per sua preferenza, riesce a turbarmi.
È poi vero che le nostre azioni incidono spesso, senza che lo vogliamo, sulla vita del prossimo; ma questa è una realtà di cui mi rammarico. Il fascino del potere è un altro: è la facoltà di decidere. La nostra esistenza si arricchisce quando siamo in grado di prendere decisioni. Kierkegaard afferma che esistiamo in quanto scegliamo, e scegliere significa appunto decidere. Ora, è chiaro che facoltà decisionale e potere coincidono: più si sale nella scala gerarchica, più si decide. Il generale decide più spesso del suo attendente. In questo senso, ma soltanto in questo, vale la pena di fare carriera: la vita di un capo è più ricca, più intensa, più stimolante di quella del subordinato. Purché il capo, e questa è una condizione importante, anzi essenziale, sia capo davvero, sia cioè libero di decidere di testa sua. In questa accezione, potere equivale a libertà. “
Piero Ottone, Le regole del gioco: piccola filosofia ad uso personale, Milano, Longanesi, 1984³; pp. 47-48.
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princessofmistake · 2 months ago
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Sempre connessi. Sempre. Tutti. Risucchiati nell’ipnosi dei nostri iPhone. Non siamo più dove realmente siamo, ma in mille altrove contemporaneamente. Non siamo più con chi abbiamo di fronte, ma con decine di altri fantasmi bidimensionali che ci danzano nel cervello sgusciando dalla nostra tecnologia sempre a portata di mano. Ciò che ci circonda o che abbiamo di fronte diventa ben poca cosa. Ma perché? Di cosa abbiamo paura? È un continuo, festoso e incosciente stato di allerta. Sfiancante. La realtà di luoghi o persone evapora per il torrido calore di questa incorporea ma continua suggestione di mille altre voci e sirene. La quantità ha sopraffatto la qualità. Meglio il mucchio del bersaglio. Comincio a sentirmi solo perché c’è troppa gente. Vedo molti pericoli nell’abuso del mezzo tecnologico. Abuso, non uso, così, per chiarire subito. Tuttavia, non sono così rétro. Comprendo anch’io l’utilità di avere milioni di informazioni racchiuse in un oggetto minuscolo come uno smartphone; quello che condanno è altro. Oggi ci si richiede di essere veloci: SEMPRE! Veloci nell’apprendere, veloci a conseguire risultati, veloci nel sapere, nel decidere e nel fare. La tecnologia ha la possibilità di aiutare l’uomo a fare le cose rapidamente, ma non possiamo ignorare che, di fondo, la nostra biologia richiede altro, perché la conoscenza possa permanere. Noi abbiamo bisogno di tempo, di riflessione per “leggere” la realtà. Se i ragazzi devono fare una ricerca a scuola vanno su internet, premono un pulsante, scelgono l’argomento, scaricano il testo e presumono di averla fatta; non c’è alcuna fatica dietro! Solo che, mentre il computer può permettersi quella velocità, la mente umana non ci riesce. Cosa resterà nelle menti di quegli studenti? Quanto ci metteranno a dimenticare i risultati delle loro “ricerche”? Se si interra un fagiolo, c’è un intervallo biologico necessario perché diventi piantina. Mentre la tecnologia continuerà a svilupparsi in un crescendo di velocità, noi avremo ancora i nostri tempi naturali imprescindibili, che dovremo rispettare: ci vorranno sempre nove mesi di gestazione per nascere e, con ogni probabilità, un raffreddore passerà comunque in sette giorni. Uomini e tecnologia si trovano su due binari diversi, con velocità differenti. Penso che il nostro treno di esseri umani non abbia a disposizione quella rapidità e rischi di deragliare nel tentativo di star dietro all’altro convoglio. In fondo, non sarebbe neanche giusto: correre così tanto ti fa perdere il gusto della vita! La nostra esistenza è fatta anche di attese che danno sapore al sentimento, senso e sostanza alla conoscenza, e che prevedono la noia in cui nasce e si sviluppa la fantasia. Se alla mente umana non viene più concesso tutto questo, se appena ha un momento si tuffa in rete, quando tornerà a guardarsi attorno farà fatica a riconoscere ciò che la circonda, a distinguerlo e a desiderarlo. Effetti collaterali della realtà virtuale!
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