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Tenerezza gentile – Laura Neri. Recensione di Alessandria today
Autore: Laura NeriAnno di pubblicazione: —Genere: Poesia contemporaneaValutazione: ★★★★★ La poesia Tenerezza gentile di Laura Neri è un delicato inno alla dolcezza, alla capacità di abbracciare i sogni e il fluire della vita con un animo sensibile e resiliente. I versi trasportano il lettore in un’atmosfera eterea, fatta di immagini poetiche leggere come il vento e profonde come il ricordo delle…
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“Mi lascia indifferente il concetto di felicità, ritengo più importanti la serenità e l’armonia. Il concetto di felicità presuppone che uno sia contentissimo, che se ne vada in giro ridendo, abbracciando tutti, dicendo sono felice, che meraviglia. È chiaro che anche un mal di denti gli toglierà la gioia e, quindi, la felicità. Penso che la serenità sia una cosa diversa. La serenità ha molto dell’accettazione, ma include anche un certo autoriconoscimento dei propri limiti. Vivere in armonia non significa non avere conflitti, ma poter convivere con gli stessi serenamente.” – José Saramago
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La ricerca della serenità è importante quanto quella della felicità.
cywo

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Due di Coppe
"Ciò che è stato separato è pronto a ri-unirsi"
Onorare la Vita, anche quando fa male, è un Arte del Cuore.
Il Cuore sa che nulla si dissolve, nulla si separa veramente. Tutto prima o poi si ri-unisce. Si ricongiunge a se stesso.
E' dentro che avviene questo straordinario movimento di allineamento e di ricomposizione.
E Marzo ce lo ricorda.
Noi non possiamo vivere da "separati in casa" con la nostra "dolce metà". Siamo Spirito e Materia. E siamo il frutto di questa Sacra Unione interiore.
Se "manca un pezzo", se abdichiamo ad un padre o una madre interiorizzati, se rinunciamo ad integrare una parte di noi perché non la accogliamo, non la vogliamo, non la riteniamo meritevole, allora non potremo "stare bene". Ci ammaleremo di "mancanza" e di "perdita". Sempre.
Il dolore, la rabbia, la frustrazione, il lutto, sono espressioni di "mancanza". Che delineano il nostro atto oppositivo verso il ruolo di Adultità che dovremmo maturare.
Soprattutto quando viene a mancare un "capofamiglia", o un ruolo genitoriale forte, soprattutto se assente nell'affettività e nella "onorabilità", noi ci rifiutiamo di integrarlo. Lo lasciamo "in vita".
Lasciamo uno spazio vuoto dentro di noi per anni, un "posto vacante" che pesa. Senza mai trovare il coraggio di riempirlo della nostra personale e adulta funzione genitoriale.
Issiamo un piedistallo in suo onore, che tenga in vita colui che non è sostituibile e che, nel lungo periodo, rischia di divenire energeticamente "intoccabile".
Tale movimento di lutto perenne, crea il cosiddetto "vuoto di reggenza". Un buco enorme per la "successione".
Gli individui non si riconoscono mai l'Adultità. Non crescono, non maturano, non riescono ad assumersi i ruoli di "potere" e di "responsabilità".
Si guardano costantemente indietro alla ricerca di chi non c'è più.
E non vivono il presente, tanto sono immersi a custodire "la sedia vuota".
Guai se qualcuno "osa sedersi accanto a loro", reclamando con Amore di potersi confrontare "alla pari", nella vicinanza, nella co-reggenza.
Ci sarà sempre questo "fantasma invisibile" a dividere il rapporto, un entità cristallizzata, mai eclissata dal campo energetico, sempre viva e presente, mai elaborata o liberata dal bisogno di amore, di riconoscimento, di presenza emotiva, di validazione del diritto all'esistenza.
Oggi possiamo essere incoronati "successori". Possiamo assumerci il nostro "vero ruolo". Possiamo stare nell'Adultità senza lutto. Senza credere di "non potercela fare".
Possiamo sederci orgogliosi e commossi su quella "sedia vuota" senza sentirci meno, senza pensare di usurpare un trono, ma con orgoglio, con fiducia, con amor proprio.
Non siamo degli "usurpatori".
Siamo Uomini e Donne adulti, che possono vivere con serenità il loro "compito Evolutivo", con responsabilità, con amore, con manifestazione piena del loro Dono.
Se c'è un trono vacante nelle vostre vite, provate a sedervi.
Ascoltate come vi sentite.
La sedia scotta?
Forse un tempo. Non oggi. Oggi il trono è pronto ad accogliervi, a consacrarvi Re e Regine del vostro Regno.
Non per semplice "eredità funzionale". Non per "dovere". Ma per "scelta personale sentita e consapevole".
Smetterete di soffrire istantaneamente.
Quello sarà il "vostro posto".
Unico, accogliente, autentico, vero.
Lo onorerete. Lo condividerete con colui che vorrà governare insieme a voi. E lo espanderete, lo cullerete, lo trasformerete in un degno campo energetico di presenza, di grazia, di gentilezza, di abbondanza e di amore.
Non lasciate la "sedia vuota". Non "perdete" più tempo ad addolorarvi per coloro che in realtà sono sempre accanto a voi e dentro di voi.
E' giunta l'ora. E' il momento di celebrare il valore della "Vita", delle nuove Unioni, dei nuovi Regni.
Gli Avi sono in fermento. Attendono con gioia e ammirazione di festeggiare l'incoronazione degli Eredi al trono.
Quando smetterete di "piangere" e di sentirvi soli e abbandonati, privati di tutto e senza potere alcuno di cambiare la vostra sorte, allora potrete comodamente occupare il "vostro spazio vitale".
Voi siete "vivi". Non siete già "morti".
E meritate un posto nel Mondo.
Radicate bene bene il "Diritto all'Esistenza" su questo piano Terreno.
Ed allora eccola la "sedia giusta per voi".
Sarà il vostro Trono. Sarà la vostra Reggenza. Sarà il Nuovo.
La Consacrazione vi aspetta!
Non vi attardate. C'è già un meraviglioso e impaziente comitato di festeggiamenti ad attendervi.
Mirtilla Esmeralda
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Sono quel tipo di persona un po’ solitaria, un po’ malinconica. La solitudine a volte mi spaventa, ma allo stesso tempo mi aiuta a conoscere meglio me stessa. Non è facile vivere in un mondo come questo, dove è più importante apparire che essere, dove il giudizio della gente è sempre in agguato, dove, se hai un problema, quasi nessuno è in grado di capirti. Ed è per questo che amo l’estate: perché sono sempre alla ricerca del bello, perché credo che nel sole e nei colori esista quella leggerezza e quella spensieratezza che solo la bella stagione sa portare. Anche se, a volte, continua a mancarmi qualcosa: la forza di voler cambiare, di dare una svolta a questa vita così difficile, dalla quale è così complicato scappare. Non resta che cercare di sopravvivere… sempre, in un continuo. Mi piace guardare fuori dalla mia finestra e aspettare quella rondine che annuncia la fine dell’inverno. Non pretendo molto, solo un po’ di felicità e serenità, che a volte sembrano sfuggire. Sapere che là fuori c’è qualcuno che si sente come me mi conforta, mi fa sentire un po’ più compresa, meno sola. Questa vita ha bisogno dei colori dell’estate, del cielo azzurro, del sole caldo e dei sorrisi dei bambini.🌻
About me🌻
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La bellezza autentica non si misura in anni o nei frizzanti sorrisi dell’adolescenza, ma in quel momento sublime in cui una donna abbraccia la totalità del suo essere. È il viaggio silenzioso verso un’intimità profonda, dove ogni esperienza, ogni cicatrice e ogni trionfo si fondono in una luce interiore che nessun giudizio altrui può oscurare. Immagina una donna che, come un ruscello limpido, ha attraversato i sentieri incerti della vita. Lontana dalle illusioni di approvazione e conformità, ha imparato a riconoscere che il vero splendore nasce dalla consapevolezza del proprio valore. Con passo deciso, essa abbandona la continua ricerca di approvazione e si dedica, invece, alla cura del proprio benessere. In questo momento di catarsi, la sua anima si apre come un fiore al mattino, timida eppure fiera, pronta a irradiare dentro e fuori di sé una luce che non teme l’ombra dei giudizi altrui. Ogni esperienza, anche quelle più dolorose, diventa un mattone nella solida fortezza della sua autostima. È in questo risveglio interiore che si cela la potenza dell’essere donna: un fascino che travalica l’effimero e che si esprime nella serenità del proprio sguardo e nella dolcezza del cuore. Non si tratta di rinunciare alle emozioni, ma di imparare a custodirle e a trasformarle in forza, in arte, in poesia quotidiana. La donna che scopre il proprio valore smette di cercare la conferma esterna, perché ha compreso che il vero incanto risiede nell’amarsi senza riserve. In ogni gesto autentico, in ogni sorriso sincero, si racconta una storia di resistenza, un inno silenzioso alla libertà interiore. Così la bellezza non si definisce mai con una cifra o un tempo preciso, ma si scopre nell’intensità del vivere, nell’arte di essere fedeli a se stesse. È l’epoca in cui ogni donna diventa regina del proprio regno interiore, capace di illuminare il mondo con la luce ineguagliabile della sua verità.
Empito
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NON SMETTEREMO MAI DI PRETENDERE LA VERITÀ SULLA STRAGE DI BOLOGNA!
Quest’anno, attraverso l’opera di Guido Giraudo, Passaggio al Bosco Edizioni ha voluto offrire il proprio contributo alla ricerca della Verità sulla strage di Bologna. Una pagina oscura della nostra storia, mistificata fino all’inverosimile, che lascia le vittime senza giustizia e si accontenta di condannare dei “colpevoli di comodo”.
Fu nei 12 mesi in cui si sviluppa questo racconto, a cavallo tra l’agosto 1980 e il luglio 1981, che si decise che nessuno avrebbe mai saputo la verità sulla strage alla Stazione. Quella verità che Giorgio Pisanò aveva “intuito” in un articolo su Candido del giugno 1981 che costò l’arresto al suo vice (unico giornalista a essere stato detenuto per non aver rivelato le fonti d’informazione). Da qui si parte per riscoprire i teoremi, le trame, le omissioni, le persecuzioni e i coscienti depistaggi orditi dalla magistratura bolognese con la complicità dei servizi segreti. Un castello di menzogne, pregiudizi e sordidi intrighi che dura da più di 40 anni.
«La galera è sempre una grossa esperienza. D’accordo che è meglio non farla ma se il destino ti porta a viverla, l’importante è viverla con serenità, con distacco, senza drammatizzarla più del necessario. Specie se si è innocenti. Si direbbe che Guido ci sia riuscito. Anzi, c’è riuscito benissimo, come si capisce leggendo questo suo racconto, lineare, preciso, beffardo che vi invito a leggere anche perché costituisce una testimonianza vivacissima e molto interessante su quella che è l’incredibile, assurda e, per certi versi, tragica realtà del sistema giudiziario e carcerario vigente in Italia, “Patria del Diritto”». Giorgio Pisanò (“Candido”, luglio 1981).
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Tutti alla ricerca della serenità,
quando poi è la follia che ci fa innamorare 🖤
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Stasera mi sento particolarmente malinconico... Un pò come ritrovarsi sul ciglio di un burrone, sapendo che se fai un passo indietro, puoi salvarti ma poi guardi avanti e senza che tu possa riuscire a spiegartelo, senti solo di volerti lasciar andare... Troppe cose, nella mia vita, sono andate storte. Tante altre, sembra non vadano dentro di me. Quel perenne stato di inadeguatezza e di estraneità. Quella perenne ricerca di serenità, tanto bramata e tanto desiderata, solo per poi rendermi conto che anche quando quella serenità, per un pò, ha fatto parte della mia vita, era solo passeggera e non sono riuscito a riconoscerla e mantenerla con me. Quella perenne sensazione di trovare la propria dimensione, sempre e solo nel dolore (mentale, di cuore, di animo, di spirito). Quel dolore che di nuovo, ancora una volta, assume sempre più sapore di "casa". Vorrei ritrovarmi altrove, in un posto indefinito, così come mi sento… del tutto indefinito, del tutto fuori posto. Certe notti, è meglio "silenziare" tutto e non guardare nelle proprie profondità, perché ci vuole davvero un attimo, che diventino abissi nei quali precipitare...
-mysteriousstranger7

#pensieri#riflessioni#malinconia#dolore#illusione#verità#evasione#distorto#frasi e pensieri#frasi tumblr#tumblr
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Kobra il grande
Come colpito dal rimorso, il serpente seguì l’uomo lungo tutto il suo cammino.
Sono passati dieci anni da quando Govinda ha visto per l’ultima volta Siddharta. Anche lui è alla ricerca dell’illuminazione, della pace dei sensi, della sorgente di quel fiume interiore, le cui curve lo porteranno ad unirsi con l’anima del mondo.
In tutti questi anni, Govinda ha peregrinato per l’India, alla ricerca del Colle del Sole. Fu proprio durante questa ricerca, che gli capitò di imbattersi, un giorno, in un cobra reale, il più grande serpente velenoso al mondo, intrappolato in uno strumento di irrigazione rudimentale, utilizzato da alcuni contadini per portare acqua al campo di riso.
Govinda gli si avvicinò con serenità e, con grande delicatezza, sfilò il corpo massiccio del serpente da quel groviglio di bambù e liane.
Impaurito, il cobra assunse la sua caratteristica posa eretta e sferrò due morsi veloci sul braccio sinistro di Govinda.
“Non è colpa tua, sei solo impaurito. Se il destino vuole che io muoia così, senza aver trovato l’illuminazione, poco m’importa. M’interessa di più che tu stia bene, caro serpente.” - disse, così, Govinda e tenendosi il braccio indolenzito continuò a camminare.
Come colpito dal rimorso, il serpente seguì l’uomo lungo tutto il suo cammino. Miracolosamente, Govinda, seppur in preda a dolori lancinanti e con la ferita infetta, riuscì a superare la notte.
Il mattino seguente, sfinito, decise di sedersi in meditazione su una piccola altura. Passarono solo pochi minuti e un fascio di luce solare lo avvolse. Forse, aveva raggiunto il Colle del Sole. O, forse, il Colle del Sole aveva raggiunto lui.
Una sensazione di pace s’insinuò nel suo cuore. La ferita non bruciava più e il veleno aveva smesso di mangiarsi il suo corpo.
Il serpente restò lì a guardare, come se fosse diventato di pietra. Dopo qualche giorno, arrivò la stagione dei monsoni. Una tempesta si abbatté sul corpo inerme di Govinda, che tuttavia non rinunciava alla sua meditazione. Fu allora che il serpente si fece coraggio: con le sue spire, gentilmente, avvolse il corpo del Beato per ripararlo dal freddo; con il suo cappuccio, poi, gli coprì il capo, riparandolo dalla pioggia. Fu allora che anche il Re Cobra raggiunse la pace interiore. Chiuse gli occhi e, poco a poco, finì per diventare tutt’uno con Govinda.
Oggi, centinaia di anni dopo, su quell’altura, si erge un albero secolare, che, a guardarlo bene, ricorda proprio un Re Cobra mentre protegge una persona.
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E poi?: Una riflessione profonda di Bruno Mattu sul senso dell'esistenza. recensione di Alessandria today
Un invito a riscoprire l'interiorità e a lasciarsi guidare dal cuore, lontano dalle illusioni della società e dalle incertezze del futuro.
Un invito a riscoprire l’interiorità e a lasciarsi guidare dal cuore, lontano dalle illusioni della società e dalle incertezze del futuro. E poi? di Bruno Mattu è una profonda riflessione sul senso dell’esistenza e sul rapporto con il proprio io interiore, in un mondo che spesso ci spinge a inseguire illusioni e a temere l’incertezza del futuro. Mattu esplora il tema della ricerca del…
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Nel primo periodo della mia vita non riuscivo proprio a capire la gente, ma niente veramente. Vivevo in piena superficiale incoscienza. Con le bende sugli occhi e in totale fiducia.
Poi come in tutte le fasi degli esseri viventi si matura, si comincia a capire, incameri esperienza. Inizia una seconda fase, quella della comprensione del mio prossimo. Una luce che illumina un tunnel buio.
La cosa mi sfugge di mano, comincio a capire le personalità in profondità, sempre di più. Riesco a scovare lati delle personalità del mio prossimo recondite. A prevenire addirittura alcune mosse che avrei potuto subire. Mi spavento.
Così entro nella terza fase, quella in cui non voglio più capire nulla.
Terrorizzato delle scoperte che potrei effettuare, delle quali non avrei manco un premio. Nulla proprio, solo un aumento dell'ansia.
Ma la nomea di chi vede lungo ce l'ho addosso oramai, quindi devo ricorrere a strategie per mascherarmi. Per spiazzare la gente.
Ed eccomi qui, alla ricerca di una donna per uscire a cena. Una cena semplice in pizzeria, dove fare le foto dei nostri piatti e postare le foto sui social con scritto "Semplicemente noi". Sai il fumo che potrei gettare negli occhi del prossimo?
Sia ben chiaro, offrirei io... ma se la lei fosse femminista o pro parità dei generi e volesse pagare lei, allora facciamo alla romana. Senza problemi. Inviare proposte e idee in Messenger, che valutiamo.
Voglio tornare a essere un sempliciotto che non capisce nulla, vuoi mettere la serenità?
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La vera guerra non è tra nazioni, ma è la lotta interiore che ciascuno di noi deve affrontare per trovare la pace e la serenità.
In un mondo afflitto da conflitti, scontri e divisioni, spesso ci dimentichiamo della battaglia più intima e personale che si combatte dentro di noi. La vita moderna ci presenta un quadro di tensioni globali, ma la verità è che la lotta più significativa non è tra nazioni o gruppi, bensì all'interno dei confini della nostra stessa anima. È un'osservazione profonda e universale: la guerra interiore che ognuno di noi affronta. La lotta contro i demoni interiori, le paure nascoste, i dubbi e le incertezze. Non è una guerra fisica, ma una battaglia emotiva e spirituale che si manifesta in ogni decisione che prendiamo, in ogni passo che compiamo. Forse, nel cercare di risolvere i conflitti esterni, dovremmo porre maggiore attenzione all'importanza di trovare la pace interiore. La comprensione di sé stessi, la gestione delle emozioni e la ricerca di equilibrio interiore possono essere la chiave per costruire un mondo più pacifico. La pace inizia nel cuore di ogni individuo, e solo quando siamo in grado di raggiungere l'armonia interna possiamo contribuire alla creazione di una società più giusta e compassionevole. Ognuno di noi ha il potere di influenzare il proprio mondo interiore. Possiamo scegliere di coltivare la gentilezza, la compassione e la comprensione, anziché alimentare la rabbia e l'odio. Dobbiamo riconoscere che, nonostante le sfide esterne, la vera vittoria si ottiene quando conquistiamo la pace dentro di noi. In un'epoca in cui il clamore della guerra risuona in ogni angolo del mondo, possiamo fare la differenza concentrando la nostra attenzione sulla trasformazione interiore. Solo allora saremo in grado di costruire ponti anziché muri, di promuovere la comprensione anziché la divisione. La vera guerra non è tra nazioni, ma è la lotta interiore che ciascuno di noi deve affrontare per trovare la pace e la serenità. Facciamo un passo indietro, riflettiamo sul nostro mondo interiore e chiediamoci: come possiamo contribuire a costruire una pace duratura dentro di noi e, di conseguenza, nel mondo che ci circonda? Forse, in questo processo di introspezione e crescita personale, troveremo la via per porre fine alle guerre esterne, realizzando che la vera trasformazione inizia nel cuore e nella mente di ognuno di noi.
#scopri24#scopri24.it#riflessione#guerra#riflessioni#trasformazione#epoca#mondo#ponti#muri#lotta interiore#equilibrio#conflitti
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Sarebbe bastato poco sai?
Una foto di cosa ti sei cucinato o di cosa hai mangiato, come facevo sempre io. L’outfit del giorno, oppure se hai comprato qualcosa, qualsiasi cosa, anche un pacco di pasta.
Un messaggio non programmato e spontaneo
Un post mandato su Instagram che quando lo guardo penso “gli sono venuta in mente”. Vediamo passarci da sotto gli occhi una marea di cose carine o divertenti ogni giorno, io te le mandavo sempre, poi ho smesso di farlo perché mi sentivo stupida.
Un pensiero dolce o una parola possono cambiare la giornata di una persona, possono fare la differenza, possono dare sicurezza e stabilità e possono arricchire questa vita che rischia di diventare assai dura. La vicinanza si dimostra quasi più così che con i chilometri di distanza, la presenza non è solo fisica ma è soprattutto psicologica. È la completa e certa consapevolezza dell’affetto e dell’amore dell’altra persona, incondizionati e indistruttibili.
E io ho bisogno di riavere questo. Di avere il ragazzo di cui mi sono innamorata e con il quale passavo le ore a parlare perdendomi nei suoi occhi verdi. Lo stesso che non smetteva mai di darmi i bacini e dirmi che mi amava. Tu hai questa sbagliata convinzione che se uno lo dice spesso poi perda di valore ma secondo me non è così. Io la relazione la vedo un po’ come un bellissimo fiore, una rosa con le spine perché alle volte l’amore fa male anche quando è bello e se non sai come prenderlo ti punge e ti fa del male.
La terra va nutrita con l’aiutarsi a vicenda nei momenti difficili, ma un bel fiore va innaffiato anche di amore, di attenzioni, di tenerezze e parole dolci. Se si da per scontato che la rosa crescerà bella e rigogliosa solo perché la terra è nutrita, resteremo poi sorpresi nel vederla appassire su se stessa. E ci domanderemo il perché, e dove abbiamo sbagliato se abbiamo sempre nutrito la terra che vi stava attorno. E magari ci accorgeremo che questo non bastava e che forse la rosa aveva provato a mandarci degli avvertimenti, magari facendo cascare qualche petalo, ma noi non ce ne eravamo accorti.
Sai cosa penso? Penso che innamorarsi capita, di amare lo si sceglie.
Perché decidiamo consapevolmente di investire quanto più possiamo su una persona, scegliamo consciamente di fare dei sacrifici di rivedere la scala delle nostre priorità e soprattutto scegliamo di cambiare la nostra vita.
Già, perché quando la si divide con qualcuno siamo consapevoli che essa non sarà mai come prima. Sappiamo che non ci potremo permettere di vivere come se fossimo da soli, proprio perché soli non lo siamo.
Una persona che entra nella tua vita, te la stravolge nel bene e nel male ma tutti sanno che dall’altro lato della medaglia, un amore ti regala gioia, comprensione, senso di appartenenza e questo è un punto fondamentale nella naturale ricerca umana dell’appagamento.
Fiducia, sicurezza e stabilità.
Ma tutto ciò viene se dal lato opposto c’è impegno, attenzione, intelligenza nel capire e gestire le situazioni, compromesso (e su questo devo lavorarci tanto anche io).
È un gioco difficile e delicato, mi rendo conto che non tutti abbiano voglia di giocarci e gettino la spugna al primo problema (e lo sottolinea la percentuale di divorzi), ma io sono disposta a giocare con te, perché sei tu e non un altro. Perché non me ne frega niente di avere tutte le cose appaganti di una relazione se non sei tu a darmele, e perché so che possiamo avere la nostra serenità se io mi affido alla tua determinazione e tu ti affidi alla mia maturità data dall’esperienza e quel paio di anni che ho in più di te e cerchi di ascoltarmi quando ti parlo di queste cose e quando ti parlo di te perché tanto sai che ti conosco meglio di chiunque altro.
The story of a breakup
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Le nostre abitudini emotive, comprese le inquietudini, lo stress, l’ansia, sono paragonabili a sentieri tracciati in profondità nel terreno.
Sono percorsi abituali della nostra mente, reazioni consolidate alla realtà esterna, che alla lunga possono condizionare negativamente la nostra salute, il nostro equilibrio interiore e la nostra capacità di relazionarci agli altri.
Proprio come l’attuale tecnologia dei computer è costruita sugli schemi e sui sistemi operativi del passato, cosí il cervello pensante - la neocorteccia - si è evoluto a partire dal sistema limbico (cervello antico).
Nonostante questo progresso, resta un piccolo intoppo: nel mondo dei computer il vecchio è rapidamente sorpassato dal nuovo, mentre il nostro cervello antico in realtà è più veloce del cervello pensante.
Quasi sempre, infatti, anche in situazioni “neutre” noi reagiamo con i nostri istinti più primitivi e più inconsci che si rifanno a precedenti esperienze emotive .
Le “abitudini emotive” sono come “sentieri” creatisi nel corso del tempo e dalle quali dipendono quasi tutte le nostre reazioni.
E’ un po’come quando continuiamo a prendere la stessa strada tutti i giorni, giorno dopo giorno, per andare al lavoro o a scuola.
Magari ce ne sarebbe una alternativa, ma siamo così abituati a prendere quella che lo facciamo quasi automaticamente.
Oggi è dimostrato scientificamente come il nostro cervello è in grado di apprendere nuovi percorsi di risposta all’ambiente e che si possono sviluppare capacità che si costruiscono gerarchicamente l’una sull’altra, a cominciare da un fondamentale riconoscimento e dominio delle proprie emozioni, per poi muovere verso capacità di un livello superiore, quali la comprensione e la risoluzione dei conflitti.
Non scoraggiatevi se dopo un po' di tempo vi troverete cambiati di poco: tracciare un nuovo sentiero può essere un duro lavoro, i passi falsi e le ricadute nelle vecchie abitudini sono normali.
Per sviluppare nuovi percorsi neuronali occorre tenacia e, all'inizio, uno sforzo cosciente.
Datevi il tempo e vedrete aprirsi nuovi viali.
Non possiamo piegare la vita alla nostra volontà: essa è come è.
Anche gli altri hanno il loro viaggio, il loro sentiero da percorrere.
A dispetto dei nostri sforzi più grandi, esistono il fallimento, il tradimento, la malattia, la perdita.
Sono in mano nostra solo i passi e le scelte che facciamo.
Quando la marea del destino sale e scende, possiamo reagire con serenità o con amarezza.
La serenità ci fornisce la saggezza di saper distinguere ciò che possiamo da ciò che non possiamo cambiare.
Invece di lasciarci paralizzare dall'ansia, dalla frustrazione o dalla disperazione per cose che sono fuori dalla nostra portata, possiamo imparare ad andare loro incontro con coraggio e amorevolezza.
Quando ci troviamo di fronte a relazioni o circostanze che sfuggono al nostro controllo, può essere consolante meditare con frasi prive di giudizio: questo ci rende liberi di lasciar andare.
Una maggiore serenità ci permette di aprire la mente a nuove possibilità, di prendere in considerazione pensieri come "può darsi", di fronte al fallimento o alla delusione.
La scelta è: o così, o la pazzia.
La vita in salita e quella in discesa sono la stessa e questo è il mistero della via: un cerchio, una spirale, un viaggio infinito da se stessi agli altri per tornare a se stessi e avanti così.
Alla ricerca di una saggezza più profonda e di un amore più grande.
Thérèse Jacobs-Stewart
“I sentieri si Tracciano Camminando”
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#<p>Tre incontri con altrettanti grandi protagonisti del pensiero contemporaneo: torna Macerie#rassegna di ANPI Provinciale di Bergamo#pensata per raccontare il passato e riflettere sul presente e giunta alla decima edizione.<br /> Gli ospiti sono Eric Gobetti#storico e massimo esperto sulle foibe#Luciano Cheles#storico dell’arte#e Giorgia Serughetti#filosofa politica.<br /> Primo appuntamento venerdì 21 febbraio#con Eric Gobetti#alle 20#45 al Teatro civico di Dalmine#in via Kennedy 3. La serata s’intitola “Foibe tra storia e uso politico”: a pochi giorni dalla ricorrenza del Giorno della Memoria#istituito per ricordare i massacri di italiani avvenuti tra Venezia Giulia e Dalmazia nel triennio 1943-1945#un’iniziativa con lo storico che più si è occupato della vicenda#pubblicando nel 2021 il libro “E allora le foibe?”#edito da Laterza.</p> <p>Il lavoro di Gobetti smonta gli stereotipi e le falsità create sulla storia delle foibe#contrapponendo alla propaganda un solido lavoro di dati e tesi storiografiche#risultato di decenni di ricerca#e restituendo umanità alle vittime#eroicizzate in modo strumentale negli ultimi anni.<br /> “Dalla sua ideazione#il Giorno del Ricordo del 10 febbraio ha avuto carattere prettamente ideologico e non storico – ha scritto di recente Gobetti su un quotidi#l’accostamento al Giorno della Memoria#per vicinanza temporale e linguistica#serviva a proporre un’equiparazione tra le foibe e i crimini nazisti. Ma una parte sempre crescente di opinione pubblica sta identificando#della sezione ANPI di Dalmine#che ha collaborato all’organizzazione.</p> <p>Secondo appuntamento venerdì 7 marzo#con la presentazione del libro “Iconografia della destra. La propaganda figurativa da Almirante a Meloni” di Luciano Cheles#storico dell’arte che ha insegnato nelle Università di Lancaster#Lione e Poitiers (edizioni Viella). In dialogo con il direttore di Bergamonews Davide Agazzi
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