#ricerca della serenità
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E poi?: Una riflessione profonda di Bruno Mattu sul senso dell'esistenza. recensione di Alessandria today
Un invito a riscoprire l'interiorità e a lasciarsi guidare dal cuore, lontano dalle illusioni della società e dalle incertezze del futuro.
Un invito a riscoprire l’interiorità e a lasciarsi guidare dal cuore, lontano dalle illusioni della società e dalle incertezze del futuro. E poi? di Bruno Mattu è una profonda riflessione sul senso dell’esistenza e sul rapporto con il proprio io interiore, in un mondo che spesso ci spinge a inseguire illusioni e a temere l’incertezza del futuro. Mattu esplora il tema della ricerca del…
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"Vivila la felicità, che se pensi a cercarla l' hai già perduta"
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“Mi lascia indifferente il concetto di felicità, ritengo più importanti la serenità e l’armonia. Il concetto di felicità presuppone che uno sia contentissimo, che se ne vada in giro ridendo, abbracciando tutti, dicendo sono felice, che meraviglia. È chiaro che anche un mal di denti gli toglierà la gioia e, quindi, la felicità. Penso che la serenità sia una cosa diversa. La serenità ha molto dell’accettazione, ma include anche un certo autoriconoscimento dei propri limiti. Vivere in armonia non significa non avere conflitti, ma poter convivere con gli stessi serenamente.” – José Saramago
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La ricerca della serenità è importante quanto quella della felicità.
cywo
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Buon compleanno, amore
Solitamente quando devo fare un regalo giro tra i negozi per giorni alla ricerca di quello più adatto. Stavolta so bene cosa donare al mio amato Padrone in occasione del suo compleanno. Voglio intanto ringraziarlo per la sua presenza nella mia quotidianità, per il tempo che mi dedica, che non è poco. Pensando al "tempo" mi dico che è passato un anno dal nostro primo incontro e che in questo lungo lasso di tempo tante cose sono cambiate, noi siamo cambiati: dal "ti voglio" siamo passati al "ti voglio bene" e infine al "ti amo". Eh sì, avete letto bene: la nostra relazione da sessuale è divenuta sentimentale. Niente di noioso però perché "amare" vuol dire dare e ricevere tutto e il nostro "tutto" comprende dialogo, scontri, dolcezza, durezza e tanto, tantissimo sesso. Prima di un incontro ci promettiamo di riservarci tanta dolcezza, coccole e momenti soft ma, puntualmente, infrangiamo la promessa quando siamo l' uno di fronte all' altro lasciando queste alla fine. L' ultima volta, ad esempio, avremmo voluto riservare alle coccole una parte importante della giornata, ma sia io che lui eravamo, come al solito, desiderosi di lasciarci travolgere dagli impeti e, così, le coccole hanno fatto da intermezzo. Mi ha letteralmente "sfondata" con il cazzo e con un plug che, a prima vista, date le dimensioni, si presentava come "innocuo". Il problema è sorto quando, infilato nel culo, la sua circonferenza massima molto " definita" mi ha rotto il culo. È stato inevitabile urlare ma, in un secondo momento, accoglierlo ha avuto il suo perché. Piena, mi sono dedicata al mio adorato cazzo: mi riempio la bocca nel definirlo con orgoglio " mio"...mi riempio la bocca accogliendolo e dedicandogli le attenzioni che merita. Mentre lo spompinavo, la mia fica iniziava a infracidirsi e quando mi spingeva il suo cazzo dentro rumoreggiava indecente e grondante. Avrei voluto continuare a farmi sbattere ancora un po' ma il divieto di pisciare a partire dalle 08.00 ha avuto il suo effetto: dovevo svuotarmi, voleva lo facessi su di lui ed è stato fantastico. In una doccia accogliente ho riversato, su di lui seduto, la mia pioggia dorata. È rimasto a guardarmi pisciare sorridente e io conosco bene quel sorriso, quella luce diversa che gli si accende negli occhi: la doccia ricevuta ha segnato l'inizio del trattamento "duro". Ero nuovamente davanti, sopra, sotto il mio Porco. Potrei elencarvi il tanto fatto ma mi piace rendere l'idea di ciò che ci pervade in quei momenti più che di quello che accade...Meritevoli di attenzione i dodici colpi di paddle: ormai risaputa la mia passione per il rosso, voglio descrivervi il piacere che prova nel "dipingermi" di rosso con colpi solenni: mi colpisce e contiamo, guarda il suo capolavoro e continua fino all' ultimo colpo, il più duro proprio perché è l' ultimo. Mi ha invitata a guardarmi allo specchio mentre mi sovrastava: montata e smontata ero bellissima, eravamo bellissimi. Abbiamo continuato fino al momento delle coccole a letto, per le quali io letteralmente mi sciolgo diventando una zolletta di zucchero, e fino a quando non siamo andati sul terrazzo a dare una sbirciatina fuori, o forse a soddisfare la nostra vena esibizionista, in realtà più mia che sua: dopo qualche colpo di cazzo nel culo all' aperto ha prevalso infatti il suo senso del pudore in pubblico...ci dovrò lavorare. E, preparato questo bel regalo, siamo al momento degli auguri: ti auguro di vivere ogni giorno come un nostro incontro, con la stessa gioia, serenità e la stessa passione. Premettendo che a me auguro di festeggiare tantissimi altri tuoi compleanni, oggi ti auguro di rimanere sempre la persona onesta, affettuosa, pacata, placante nel mio caso, e ironica che sei. Lo faccio egoisticamente: sono queste le qualità che, al di là del meraviglioso sesso, mi tengono a te, è questo che mi ha fatto innamorare di te.
N.b. la torta la consumeremo insieme, la modalità la detterà, come sempre, il nostro istinto.
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NON SMETTEREMO MAI DI PRETENDERE LA VERITÀ SULLA STRAGE DI BOLOGNA!
Quest’anno, attraverso l’opera di Guido Giraudo, Passaggio al Bosco Edizioni ha voluto offrire il proprio contributo alla ricerca della Verità sulla strage di Bologna. Una pagina oscura della nostra storia, mistificata fino all’inverosimile, che lascia le vittime senza giustizia e si accontenta di condannare dei “colpevoli di comodo”.
Fu nei 12 mesi in cui si sviluppa questo racconto, a cavallo tra l’agosto 1980 e il luglio 1981, che si decise che nessuno avrebbe mai saputo la verità sulla strage alla Stazione. Quella verità che Giorgio Pisanò aveva “intuito” in un articolo su Candido del giugno 1981 che costò l’arresto al suo vice (unico giornalista a essere stato detenuto per non aver rivelato le fonti d’informazione). Da qui si parte per riscoprire i teoremi, le trame, le omissioni, le persecuzioni e i coscienti depistaggi orditi dalla magistratura bolognese con la complicità dei servizi segreti. Un castello di menzogne, pregiudizi e sordidi intrighi che dura da più di 40 anni.
«La galera è sempre una grossa esperienza. D’accordo che è meglio non farla ma se il destino ti porta a viverla, l’importante è viverla con serenità, con distacco, senza drammatizzarla più del necessario. Specie se si è innocenti. Si direbbe che Guido ci sia riuscito. Anzi, c’è riuscito benissimo, come si capisce leggendo questo suo racconto, lineare, preciso, beffardo che vi invito a leggere anche perché costituisce una testimonianza vivacissima e molto interessante su quella che è l’incredibile, assurda e, per certi versi, tragica realtà del sistema giudiziario e carcerario vigente in Italia, “Patria del Diritto”». Giorgio Pisanò (“Candido”, luglio 1981).
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Tutti alla ricerca della serenità,
quando poi è la follia che ci fa innamorare 🖤
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Stasera mi sento particolarmente malinconico... Un pò come ritrovarsi sul ciglio di un burrone, sapendo che se fai un passo indietro, puoi salvarti ma poi guardi avanti e senza che tu possa riuscire a spiegartelo, senti solo di volerti lasciar andare... Troppe cose, nella mia vita, sono andate storte. Tante altre, sembra non vadano dentro di me. Quel perenne stato di inadeguatezza e di estraneità. Quella perenne ricerca di serenità, tanto bramata e tanto desiderata, solo per poi rendermi conto che anche quando quella serenità, per un pò, ha fatto parte della mia vita, era solo passeggera e non sono riuscito a riconoscerla e mantenerla con me. Quella perenne sensazione di trovare la propria dimensione, sempre e solo nel dolore (mentale, di cuore, di animo, di spirito). Quel dolore che di nuovo, ancora una volta, assume sempre più sapore di "casa". Vorrei ritrovarmi altrove, in un posto indefinito, così come mi sento… del tutto indefinito, del tutto fuori posto. Certe notti, è meglio "silenziare" tutto e non guardare nelle proprie profondità, perché ci vuole davvero un attimo, che diventino abissi nei quali precipitare...
-mysteriousstranger7
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Kobra il grande
Come colpito dal rimorso, il serpente seguì l’uomo lungo tutto il suo cammino.
Sono passati dieci anni da quando Govinda ha visto per l’ultima volta Siddharta. Anche lui è alla ricerca dell’illuminazione, della pace dei sensi, della sorgente di quel fiume interiore, le cui curve lo porteranno ad unirsi con l’anima del mondo.
In tutti questi anni, Govinda ha peregrinato per l’India, alla ricerca del Colle del Sole. Fu proprio durante questa ricerca, che gli capitò di imbattersi, un giorno, in un cobra reale, il più grande serpente velenoso al mondo, intrappolato in uno strumento di irrigazione rudimentale, utilizzato da alcuni contadini per portare acqua al campo di riso.
Govinda gli si avvicinò con serenità e, con grande delicatezza, sfilò il corpo massiccio del serpente da quel groviglio di bambù e liane.
Impaurito, il cobra assunse la sua caratteristica posa eretta e sferrò due morsi veloci sul braccio sinistro di Govinda.
“Non è colpa tua, sei solo impaurito. Se il destino vuole che io muoia così, senza aver trovato l’illuminazione, poco m’importa. M’interessa di più che tu stia bene, caro serpente.” - disse, così, Govinda e tenendosi il braccio indolenzito continuò a camminare.
Come colpito dal rimorso, il serpente seguì l’uomo lungo tutto il suo cammino. Miracolosamente, Govinda, seppur in preda a dolori lancinanti e con la ferita infetta, riuscì a superare la notte.
Il mattino seguente, sfinito, decise di sedersi in meditazione su una piccola altura. Passarono solo pochi minuti e un fascio di luce solare lo avvolse. Forse, aveva raggiunto il Colle del Sole. O, forse, il Colle del Sole aveva raggiunto lui.
Una sensazione di pace s’insinuò nel suo cuore. La ferita non bruciava più e il veleno aveva smesso di mangiarsi il suo corpo.
Il serpente restò lì a guardare, come se fosse diventato di pietra. Dopo qualche giorno, arrivò la stagione dei monsoni. Una tempesta si abbatté sul corpo inerme di Govinda, che tuttavia non rinunciava alla sua meditazione. Fu allora che il serpente si fece coraggio: con le sue spire, gentilmente, avvolse il corpo del Beato per ripararlo dal freddo; con il suo cappuccio, poi, gli coprì il capo, riparandolo dalla pioggia. Fu allora che anche il Re Cobra raggiunse la pace interiore. Chiuse gli occhi e, poco a poco, finì per diventare tutt’uno con Govinda.
Oggi, centinaia di anni dopo, su quell’altura, si erge un albero secolare, che, a guardarlo bene, ricorda proprio un Re Cobra mentre protegge una persona.
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Gocce di Rugiada: Una Poesia di Ely tra Sogno e Realtà
Ely Gocce Di Rugiada esplora la notte come luogo di rifugio e introspezione, tra ombre, paure e un dolce riposo.
Ely Gocce Di Rugiada esplora la notte come luogo di rifugio e introspezione, tra ombre, paure e un dolce riposo. Recensione:La poesia Gocce di Rugiada di Ely ci conduce in un viaggio nella notte, quel momento magico in cui l’oscurità si mescola ai sogni, creando uno spazio di introspezione e rifugio. Con parole delicate e immagini evocative, l’autrice riesce a trasformare la notte in una tela su…
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Nel primo periodo della mia vita non riuscivo proprio a capire la gente, ma niente veramente. Vivevo in piena superficiale incoscienza. Con le bende sugli occhi e in totale fiducia.
Poi come in tutte le fasi degli esseri viventi si matura, si comincia a capire, incameri esperienza. Inizia una seconda fase, quella della comprensione del mio prossimo. Una luce che illumina un tunnel buio.
La cosa mi sfugge di mano, comincio a capire le personalità in profondità, sempre di più. Riesco a scovare lati delle personalità del mio prossimo recondite. A prevenire addirittura alcune mosse che avrei potuto subire. Mi spavento.
Così entro nella terza fase, quella in cui non voglio più capire nulla.
Terrorizzato delle scoperte che potrei effettuare, delle quali non avrei manco un premio. Nulla proprio, solo un aumento dell'ansia.
Ma la nomea di chi vede lungo ce l'ho addosso oramai, quindi devo ricorrere a strategie per mascherarmi. Per spiazzare la gente.
Ed eccomi qui, alla ricerca di una donna per uscire a cena. Una cena semplice in pizzeria, dove fare le foto dei nostri piatti e postare le foto sui social con scritto "Semplicemente noi". Sai il fumo che potrei gettare negli occhi del prossimo?
Sia ben chiaro, offrirei io... ma se la lei fosse femminista o pro parità dei generi e volesse pagare lei, allora facciamo alla romana. Senza problemi. Inviare proposte e idee in Messenger, che valutiamo.
Voglio tornare a essere un sempliciotto che non capisce nulla, vuoi mettere la serenità?
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Le nostre abitudini emotive, comprese le inquietudini, lo stress, l’ansia, sono paragonabili a sentieri tracciati in profondità nel terreno.
Sono percorsi abituali della nostra mente, reazioni consolidate alla realtà esterna, che alla lunga possono condizionare negativamente la nostra salute, il nostro equilibrio interiore e la nostra capacità di relazionarci agli altri.
Proprio come l’attuale tecnologia dei computer è costruita sugli schemi e sui sistemi operativi del passato, cosí il cervello pensante - la neocorteccia - si è evoluto a partire dal sistema limbico (cervello antico).
Nonostante questo progresso, resta un piccolo intoppo: nel mondo dei computer il vecchio è rapidamente sorpassato dal nuovo, mentre il nostro cervello antico in realtà è più veloce del cervello pensante.
Quasi sempre, infatti, anche in situazioni “neutre” noi reagiamo con i nostri istinti più primitivi e più inconsci che si rifanno a precedenti esperienze emotive .
Le “abitudini emotive” sono come “sentieri” creatisi nel corso del tempo e dalle quali dipendono quasi tutte le nostre reazioni.
E’ un po’come quando continuiamo a prendere la stessa strada tutti i giorni, giorno dopo giorno, per andare al lavoro o a scuola.
Magari ce ne sarebbe una alternativa, ma siamo così abituati a prendere quella che lo facciamo quasi automaticamente.
Oggi è dimostrato scientificamente come il nostro cervello è in grado di apprendere nuovi percorsi di risposta all’ambiente e che si possono sviluppare capacità che si costruiscono gerarchicamente l’una sull’altra, a cominciare da un fondamentale riconoscimento e dominio delle proprie emozioni, per poi muovere verso capacità di un livello superiore, quali la comprensione e la risoluzione dei conflitti.
Non scoraggiatevi se dopo un po' di tempo vi troverete cambiati di poco: tracciare un nuovo sentiero può essere un duro lavoro, i passi falsi e le ricadute nelle vecchie abitudini sono normali.
Per sviluppare nuovi percorsi neuronali occorre tenacia e, all'inizio, uno sforzo cosciente.
Datevi il tempo e vedrete aprirsi nuovi viali.
Non possiamo piegare la vita alla nostra volontà: essa è come è.
Anche gli altri hanno il loro viaggio, il loro sentiero da percorrere.
A dispetto dei nostri sforzi più grandi, esistono il fallimento, il tradimento, la malattia, la perdita.
Sono in mano nostra solo i passi e le scelte che facciamo.
Quando la marea del destino sale e scende, possiamo reagire con serenità o con amarezza.
La serenità ci fornisce la saggezza di saper distinguere ciò che possiamo da ciò che non possiamo cambiare.
Invece di lasciarci paralizzare dall'ansia, dalla frustrazione o dalla disperazione per cose che sono fuori dalla nostra portata, possiamo imparare ad andare loro incontro con coraggio e amorevolezza.
Quando ci troviamo di fronte a relazioni o circostanze che sfuggono al nostro controllo, può essere consolante meditare con frasi prive di giudizio: questo ci rende liberi di lasciar andare.
Una maggiore serenità ci permette di aprire la mente a nuove possibilità, di prendere in considerazione pensieri come "può darsi", di fronte al fallimento o alla delusione.
La scelta è: o così, o la pazzia.
La vita in salita e quella in discesa sono la stessa e questo è il mistero della via: un cerchio, una spirale, un viaggio infinito da se stessi agli altri per tornare a se stessi e avanti così.
Alla ricerca di una saggezza più profonda e di un amore più grande.
Thérèse Jacobs-Stewart
“I sentieri si Tracciano Camminando”
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La vera guerra non è tra nazioni, ma è la lotta interiore che ciascuno di noi deve affrontare per trovare la pace e la serenità.
In un mondo afflitto da conflitti, scontri e divisioni, spesso ci dimentichiamo della battaglia più intima e personale che si combatte dentro di noi. La vita moderna ci presenta un quadro di tensioni globali, ma la verità è che la lotta più significativa non è tra nazioni o gruppi, bensì all'interno dei confini della nostra stessa anima. È un'osservazione profonda e universale: la guerra interiore che ognuno di noi affronta. La lotta contro i demoni interiori, le paure nascoste, i dubbi e le incertezze. Non è una guerra fisica, ma una battaglia emotiva e spirituale che si manifesta in ogni decisione che prendiamo, in ogni passo che compiamo. Forse, nel cercare di risolvere i conflitti esterni, dovremmo porre maggiore attenzione all'importanza di trovare la pace interiore. La comprensione di sé stessi, la gestione delle emozioni e la ricerca di equilibrio interiore possono essere la chiave per costruire un mondo più pacifico. La pace inizia nel cuore di ogni individuo, e solo quando siamo in grado di raggiungere l'armonia interna possiamo contribuire alla creazione di una società più giusta e compassionevole. Ognuno di noi ha il potere di influenzare il proprio mondo interiore. Possiamo scegliere di coltivare la gentilezza, la compassione e la comprensione, anziché alimentare la rabbia e l'odio. Dobbiamo riconoscere che, nonostante le sfide esterne, la vera vittoria si ottiene quando conquistiamo la pace dentro di noi. In un'epoca in cui il clamore della guerra risuona in ogni angolo del mondo, possiamo fare la differenza concentrando la nostra attenzione sulla trasformazione interiore. Solo allora saremo in grado di costruire ponti anziché muri, di promuovere la comprensione anziché la divisione. La vera guerra non è tra nazioni, ma è la lotta interiore che ciascuno di noi deve affrontare per trovare la pace e la serenità. Facciamo un passo indietro, riflettiamo sul nostro mondo interiore e chiediamoci: come possiamo contribuire a costruire una pace duratura dentro di noi e, di conseguenza, nel mondo che ci circonda? Forse, in questo processo di introspezione e crescita personale, troveremo la via per porre fine alle guerre esterne, realizzando che la vera trasformazione inizia nel cuore e nella mente di ognuno di noi.
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Sarebbe bastato poco sai?
Una foto di cosa ti sei cucinato o di cosa hai mangiato, come facevo sempre io. L’outfit del giorno, oppure se hai comprato qualcosa, qualsiasi cosa, anche un pacco di pasta.
Un messaggio non programmato e spontaneo
Un post mandato su Instagram che quando lo guardo penso “gli sono venuta in mente”. Vediamo passarci da sotto gli occhi una marea di cose carine o divertenti ogni giorno, io te le mandavo sempre, poi ho smesso di farlo perché mi sentivo stupida.
Un pensiero dolce o una parola possono cambiare la giornata di una persona, possono fare la differenza, possono dare sicurezza e stabilità e possono arricchire questa vita che rischia di diventare assai dura. La vicinanza si dimostra quasi più così che con i chilometri di distanza, la presenza non è solo fisica ma è soprattutto psicologica. È la completa e certa consapevolezza dell’affetto e dell’amore dell’altra persona, incondizionati e indistruttibili.
E io ho bisogno di riavere questo. Di avere il ragazzo di cui mi sono innamorata e con il quale passavo le ore a parlare perdendomi nei suoi occhi verdi. Lo stesso che non smetteva mai di darmi i bacini e dirmi che mi amava. Tu hai questa sbagliata convinzione che se uno lo dice spesso poi perda di valore ma secondo me non è così. Io la relazione la vedo un po’ come un bellissimo fiore, una rosa con le spine perché alle volte l’amore fa male anche quando è bello e se non sai come prenderlo ti punge e ti fa del male.
La terra va nutrita con l’aiutarsi a vicenda nei momenti difficili, ma un bel fiore va innaffiato anche di amore, di attenzioni, di tenerezze e parole dolci. Se si da per scontato che la rosa crescerà bella e rigogliosa solo perché la terra è nutrita, resteremo poi sorpresi nel vederla appassire su se stessa. E ci domanderemo il perché, e dove abbiamo sbagliato se abbiamo sempre nutrito la terra che vi stava attorno. E magari ci accorgeremo che questo non bastava e che forse la rosa aveva provato a mandarci degli avvertimenti, magari facendo cascare qualche petalo, ma noi non ce ne eravamo accorti.
Sai cosa penso? Penso che innamorarsi capita, di amare lo si sceglie.
Perché decidiamo consapevolmente di investire quanto più possiamo su una persona, scegliamo consciamente di fare dei sacrifici di rivedere la scala delle nostre priorità e soprattutto scegliamo di cambiare la nostra vita.
Già, perché quando la si divide con qualcuno siamo consapevoli che essa non sarà mai come prima. Sappiamo che non ci potremo permettere di vivere come se fossimo da soli, proprio perché soli non lo siamo.
Una persona che entra nella tua vita, te la stravolge nel bene e nel male ma tutti sanno che dall’altro lato della medaglia, un amore ti regala gioia, comprensione, senso di appartenenza e questo è un punto fondamentale nella naturale ricerca umana dell’appagamento.
Fiducia, sicurezza e stabilità.
Ma tutto ciò viene se dal lato opposto c’è impegno, attenzione, intelligenza nel capire e gestire le situazioni, compromesso (e su questo devo lavorarci tanto anche io).
È un gioco difficile e delicato, mi rendo conto che non tutti abbiano voglia di giocarci e gettino la spugna al primo problema (e lo sottolinea la percentuale di divorzi), ma io sono disposta a giocare con te, perché sei tu e non un altro. Perché non me ne frega niente di avere tutte le cose appaganti di una relazione se non sei tu a darmele, e perché so che possiamo avere la nostra serenità se io mi affido alla tua determinazione e tu ti affidi alla mia maturità data dall’esperienza e quel paio di anni che ho in più di te e cerchi di ascoltarmi quando ti parlo di queste cose e quando ti parlo di te perché tanto sai che ti conosco meglio di chiunque altro.
The story of a breakup
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Formiche
Provate a chiedere alla formica in cerca di molliche sul pavimento di casa vostra di aiutarvi a far quadrare i conti; forse vi consiglierà di berci su qualcosa di forte e di lasciarla stare ai suoi minuscoli problemi di sopravvivenza… Ed è quello che intendiamo fare noi, lasciare la formichina alla sua infaticabile ricerca e assieme a lei tutte le altre, e milioni di altre ancora, quante mai sono apparse su questo pianeta brulicante di minuscoli esseri, capaci di creare invidiabili aggregazioni sociali e agglomerati urbani. A voi piccolissime creature dedico il futuro, a voi resterà il compito di traghettare il cosmo, questo antico e stanco viandante verso la sua prossima rinascita, a voi che inconsapevoli partecipate alla grande corsa, a voi che potreste precipitarvi a ricoprirmi, a consumarmi, se non fosse ancora presto per questo… Così mi imbarcai su di una zattera costruita dalle mie amiche formiche e salpai, un millimetro da terra, solcando i più insicuri e sconosciuti pavimenti del mio appartamento; e ogni mattonella era un mondo da scoprire, un’isola misteriosa su cui approdare o al limite naufragare, per liberare quell’innato anelito all’avventura che ognuno di noi porta costretto dentro, come una vescica in una scarpa nuova. E percorrendo quel bagnasciuga di marmo, mentre la zattera barcollava sulle onde dell’oceano, mi veniva incontro un paesaggio esotico, un intero metro quadro di ignoto proprio nel centro del salone di casa. Il pappagallo dalla coda variopinta ristagnava sulla mia spalla, sfiorandomi la schiena con le sue piume colorate; io forse ero un pirata, forse un bucaniere naufragato, forse un avventuriero, o uno della ciurma su un vascello dell’esercito regolare, o soltanto uno stronzo che perdeva il contatto con la realtà. E le formiche divennero mare, e poi alberi, e sabbia sottile e bianca, e onde schiumose, e una capanna di legno… Quando vennero a salvarmi non avevo molta voglia di abbandonare quel paradiso di serenità. Vennero a bordo di una telefonata che squarciò il cielo come un fulmine rosso e mi trascinarono incatenato per costringermi a risalire a prua della realtà e a riaffiorare al centro del mio appartamento in una serata afosa di agosto, con fuori un silenzio irreale e dentro chissà quanti anni ancora di vita.
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Fabio Smitti: “Carma”
Il nuovo singolo del cantautore trevigiano è un brano che attraverso sonorità elettro-pop ipnotiche ci accompagna nel viaggio spirituale del protagonista
«La crescita interiore può avere evoluzioni diverse in ognuno di noi a seconda di chi siamo e chi vogliamo diventare. Nonostante ci siano delle differenze, si può tuttavia tracciare un percorso comune per chi vuole evolvere, percorso fatto di ricerca di insegnanti o più in generale di entità che possano istruire su quale sia la strada per diventare abbastanza coscienti. Questo prima di tutto per saper riconoscere e filtrare tutte le informazioni che ci arrivano, nel bene e nel male, poi per accettare e vivere con serenità gli eventi della vita. In senso Buddista, Carma è la parola che riassume questi concetti, parola che indica il funzionamento universale di casualità sia delle cose ma soprattutto degli aspetti invisibili o spirituali della vita.» Fabio Smitti
“Carma” è il quarto singolo del cantautore trevigiano Fabio Smitti, nuovo capitolo del suo progetto di fusione del cantautorato italiano con la musica elettronica. La ricerca sonora nella musica di Smitti qui si intreccia e fonde con la ricerca personale e interiore del protagonista del brano, alla ricerca di una crescita che porti a conoscere il suo vero Io. In questo percorso si inserisce inaspettatamente la passione per una donna, che viene però accarezzata e lasciata andare perché il viaggio spirituale non è ancora concluso e non può sostenere l’amore per un’altra persona. Le sonorità elettro-pop del brano restituiscono il senso di un viaggio interiore turbolento e travagliato, con una sezione ritmica incalzante sulla quale tastiere e chitarre tessono un tappeto sonoro lisergico e ipnotico.
Fabio Cancian in arte Fabio Smitti, sviluppa in gioventù una spiccata passione per la musica, dedicandosi anche in modo occasionale a lezioni di chitarra. Ascolta tra i più svariati generi dalla Tecnotrance al Rock, dal Pop al Grunge, per prediligere infine la musica Italiana. Adora Franco Battiato, Max Gazzè, Neffa e i CSI. A metà anni ‘90 crea una rock band, i BCS producendo anche un CD di musica propria con 12 canzoni in Italiano. Per diverse ragioni abbandona la produzione musicale e i concerti a inizio 2000, fino al 2019 dove incontra Fabio Fiore. I due sono amici musicisti di vecchia data e dopo diverse collaborazioni in passato, decidono di dare vita ad un progetto musicale di musica pop-rock originale, Le Vane Intese. Producono quindi un album dal titolo ENJOY THE MOMENT, progetto pop-rock-indie che evidenzia temi di attualità e di natura sociale in modo ironico e divertente. Escono con 10 tracce in Italiano, 4 di queste pubblicate anche con videoclip. Tra questi c’è ENJOY THE MOMENT vincitore del 1° Premio del Festival Nazionale Amicorti 2020 e EROI l’ultimo uscito. A fine 2021 Fabio ha il desiderio spingersi in qualcosa che lo ha sempre affascinato, di esplorare un mondo musicale diverso: coniugare musica elettronica e cantautorato Italiano. Nasce quindi SATISFACTION che esce a Settembre 2022 raccogliendo riscontri positivi sia dai fan storici che lo hanno sempre seguito sia dagli ascoltatori in cerca di idee nuove. Successivamente tra il 2023 e 2024 escono i singoli LUNA, EPILOGI e ECO MODO. Il nuovo singolo CARMA, sviluppato e prodotto in collaborazione con l'amico e produttore Eduard Orselli, esce l’11 ottobre 2024 in radio e in tutti i digital store.
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