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La Fornace di Antonia Pozzi: Il Ricordo dell’Infanzia tra Povertà e Magia. Un’intensa riflessione poetica di Antonia Pozzi su infanzia, guerra e memorie incantate alla luce della fornace
La Fornace, scritta il 16 settembre 1933, è una delle poesie più intense e nostalgiche di Antonia Pozzi.
La Fornace, scritta il 16 settembre 1933, è una delle poesie più intense e nostalgiche di Antonia Pozzi. Questo componimento esplora i ricordi d’infanzia dell’autrice, in un periodo segnato da privazioni e difficoltà, quando la guerra devastava i monti e le risorse scarseggiavano. In questo contesto, la “fornace” diventa un simbolo di calore e rifugio, una luce che riscalda e consola. Pozzi…
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House of the Dragon 2, Episodio 6 (Smallfolks): Women Power!
È un passo a due quello del sesto episodio della seconda stagione di House of the Dragon (2x06): Rhaenyra e Mysaria, Daemon e Alys, Aegon e Aemond. Una danza parallela a quella dei draghi, ma che non si evolve come vi aspettereste.
House of the Dragon* continua sulla scia delle puntate che solo apparentemente sono statiche, di strategia e non di azione, ma è solo un'impressione. Lo spin-off del Trono di Spade, con il sesto episodio della seconda stagione si avvicina verso il gran finale. Tuttavia, dopo il quarto sconvolgente episodio, qualcuno si è lamentato dell'eccessivo andamento altalenante della narrazione.
Emma D'Arcy e la sua Rhaenyra rimangono uno dei fiori all'occhiello della serie
Dispiace leggerlo in giro perché sembra che gli spettatori non abbiano più pazienza. Pazienza di gustarsi l'episodio settimanale con calma; pazienza di attendere gli sviluppi dei personaggi e delle storyline, che non sono sempre immediati, come la scrittura originaria di George R.R. Martin, del resto, insegna. Poi, la pazienza di non pretendere svariate morti truculente in ogni episodio, altrimenti anche il realismo drammatico in salsa fantasy del mondo delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco rischia di sgretolarsi.
La rivincita dei "bastardi"
Nel finale del quinto episodio Rhaenyra (Emma D'Arcy) insieme al primogenito Jace (Harry Collett) aveva avuto la folle idea (degna del nome della Casa che porta) di riunire gli eredi di altre famiglie di Westeros che avevano del sangue Targaryen nelle vene da antiche discendenze per provare a forgiare nuovi cavalieri di draghi. Perché, nella Danza dei Draghi oramai entrata nel vivo, bisogna averne di più, averli più grandi e saperli cavalcare. Purtroppo la Regina legittima erede al Trono di Spade ne ha persi due in poco tempo: prima quello di Daemon (Matt Smith), oramai arroccato ad Harrenhal preparando sostanzialmente si un'offensiva contro i verdi ma anche contro la moglie; e poi Rhaenys il cui drago è stato ucciso in battaglia, creando stupore e scalpore in tutto il regno.
In quest'ottica l'idea potrebbe essere geniale… oppure rivelarsi un pericoloso fiasco totale: se andrà male, chi altro senza sangue puro e primario potrà mai avere il coraggio di avvicinarsi nuovamente ad una di quelle mitiche creature sputafuoco? Questi "pretendenti" non sono gli unici "bastardi" (non in senso letterale) estraniati su cui si concentra la puntata: torna il fratello di Daemon e Viserys, che torna in un cameo inaspettato attraverso le visioni del Principe Consorte e che farà felice i fan, torna il fratello di Alicent che la aggiorna sull'altro suo figlio, Daeron, riflettendo su come sarebbero state le loro vite se il padre Otto avesse puntato tutto sul primogenito e non su di lei.
Una donna tra gli uomini
Proprio Alicent (Olivia Cooke) è di nuovo al centro dell'episodio in modo speculare rispetto a Rhaenyra e in questo House of the Dragon continua il discorso sul women power della scorsa: come dicevamo, due fazioni, stessa famiglia allargata, due concili ristretti eppure stesse problematiche da affrontare per le due Regine e stesso ragionamento patriarcale figlio del tempo fantastico, ma a tratti socialmente fin troppo reale, che racconta. Eppure proprio in questo spin-off venuto temporalmente ben prima degli eventi, Ryan Condal riesce ad essere ancora più moderno e legato ai tempi che corrono.
Il verde del vestito di Alicent è di nuovo protagonista e simbolico
Con un plot twist perfettamente coerente col racconto imbastito finora che riguarda Rhaenyra e che la conferma un'abile stratega grazie anche alla sua (oramai) consigliera Mysaria (Sonoya Mizuno), riesce a fare, metaforicamente parlando, breccia tra le mura di King’s Landing. Alicent invece partendo da suo padre Otto continua ad essere usata da tutti gli uomini della sua vita - compreso Ser Criston, se ci fermiamo a riflettere un attimo - e, quando ha mal interpretato le parole del marito in punto di morte, pensava di poter controllare Aegon ed ora si è ritrovata per le mani il regno del terrore di Aemond (Ewan Mitchell), che è pronto a distruggere tutto quello che c'è stato prima in nome del piano machiavellico che ha in mente.
Fratelli coltelli
Il sadismo di Aemond la fa da padrone nella puntata
Il sesto episodio è davvero un eterno passo a due tra le coppie di personaggi citate, in precedenza, e tra queste non si può escludere proprio il Re Usurpatore e suo fratello con la benda sull'occhio. Ci sono almeno due sequenze profondamente inquietanti e disturbanti tra i due Targaryen che lasciano col fiato sospeso. Così come qualche altra scena particolarmente avvincente che passa solo in parte all'azione ma che contribuisce a giocare con lo spettatore che dalla narrativa di Martin si aspetta sempre il peggio dietro l'angolo.
Non sono gli unici due parenti di sangue che si confronteranno in questo episodio, mentre Alys Rivers (Gayle Rankin) - altro personaggio sempre più chiave proprio come Mysaria - continua con le proprie affermazioni sibilline e il proprio carisma magico e mistico, consigliera di un uomo sempre più in balia dei propri demoni, di nome e di fatto. Parallelamente il serial affronta la questione sociale del popolo affamato, e ancora una volta le due parti della stessa Casa avranno un atteggiamento molto diverso sul problema. La risposta, neanche a farlo apposta, è nei draghi.
Conclusioni
In conclusione Il sesto episodio della seconda stagione di House of the Dragon (2x06) è sicuramente un episodio di passaggio – il precedente era più un “post mortem” - ma allo stesso tempo è ricco di sequenze angoscianti e piene di significato che ci dicono molto sui personaggi e sulla loro involuzione più che evoluzione. È come se stessero tutti sprofondando in un abisso sempre più nero dal quale sarà difficile tirare fuori qualcosa di buono. A rimetterci però è sempre il popolo dei Sette Regni, che inizia ad insorgere pesantemente e pericolosamente.
👍🏻
Strutturare la puntata a coppie di personaggi, consanguinei e non, con qualche colpo di scena in canna.
Il sadismo di Aemond.
L’idea dei consanguinei “latenti” in una serie sulla successione di sangue.
È un episodio sicuramente di passaggio (anche se in realtà ricco di vari spunti narrativi).
La perdita della bussola di Daemon potrebbe urtare i fan del personaggio, n ma resta in linea per come ci era stato presentato fin dall’inizio della serie.
👎🏻
In molti sicuramente troveranno qualcosa che non va, del resto è l'hobby del fandom di Hotd di questionare su qualsiasi dettaglio, ma per questa puntata mi astengo perchè non ho trovato nulla di rilevante che non mi sia piaciuto.
#house of the dragon#house of the dragon season 2#rhaenyra targaryen#alicent hightower#house targaryen#hbomax#hbo#hotd 2#hotd#house of dragons#hotd season 2#viserys targaryen#haelena targaryen#hotd spoilers#hbo house of the dragon#aemond targaryen#daemon targeryan#aegoniitargaryen#helaena targaryen#corlys velaryon#mysaria#gwayne hightower#criston cole#rhaena targaryen#joffrey velaryon#addam of hull#alyn of hull#hotd2#hotd s2#recensione
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«Poiché vivevano in stretto contatto con la natura, gli uomini di un tempo sapevano penetrarne i segreti.
Per esempio si arrestavano presso una sorgente e vi rimanevano a lungo per guardarla scorrere, viva, limpida, fresca e per ascoltare il suo mormorio.
Così, poco alla volta, entravano in contatto con l'anima dell'acqua, con l'anima della sorgente; facevano la stessa cosa col fuoco, col cielo, con la terra, con gli alberi: li contemplavano, li ascoltavano.
Con il progredire (per così dire) della civiltà, gli esseri umani hanno perduto questa relazione con la natura, ed è un peccato, poiché si privano così di tutta quella vita che circola nell'universo e che parla loro.
Cercate di diventare attenti al linguaggio della natura, e anche se avete l'impressione di non comprendere, non importa: l'importante è che vi apriate, perché così preparate i centri sottili che, un giorno, vi metteranno in contatto con la vita universale.»
(Omraam Mikhaël Aïvanhov - da Linguaggio simbolico, linguaggio della natura)
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"Zoologia mirifica: il basilisco in metallurgia e in cucina"
Attorno al mille e cento, un monaco esperto nell'arte di produrre e riparare codici miniati, retabli, vetrate, calici e quant'altro redasse l'enciclopedico manuale 'De diversis artibus'. A un certo punto, l'autore tira fuori questa ricetta per la produzione dell'oro detto "ispanico":
«[Questo] tipo di oro si fa con rame, cenere di basilisco, sangue umano e aceto. I Gentili allevano dei basilischi nel seguente modo.
«Allestiscono un abitacolo sotterraneo, con due feritoie che a malapena lascino filtrare qualche raggio di luce, e vi introducono due galli vecchi, dandogli cibo in quantità. Quando saranno ingrassati, con la pinguedine viene loro l'estro venereo, si accoppiano e depongono delle uova.
«Si tirano fuori i galli e per covare le uova subentrano dei rospi: nascono poi dei piccoli di sesso maschile, simili ai pulcini delle galline, con coda di serpente.
«Si prendono dei vasi di bronzo di grandi dimensioni, si sigillano e si mettono sul fuoco, finché le bestiole non sono carbonizzate. Si mescolano allora col sangue di un uomo dai capelli rossi e con aceto forte. Poi, si prendono delle lastre sottilissime di rame, si spalmano con questa miscela e si mettono sul fuoco. Quando diventano incandescenti si estraggono, si spengono e si lavano e rilavano con la stessa miscela, finché il rame non abbia guadagnato il peso e il colore dell'oro. Questo oro è adatto a tutti gli usi. »
₪ Meno male che il capitolo è una ricetta alchemica in linguaggio cifrato ‒ perché se gli esseri, gli ingredienti, le procedure che vi figurano non fossero simbolici, ci troveremmo davanti a un rituale di magia nera, con un uomo accoppato per un salasso integrale... E chi vorrà provare ad arricchirsi con questa ricetta, non ha che decifrare il codice simbolico del capitolo e mettersi all'opera.
Se invece qualcuno preferisce allevare dei basilischi per fini gastronomici, gli converrà consultare Animali misteriosi e come mangiarli, dove troverà un'intrigante ricetta di club sandwich di basilisco ai profumi d'oriente 😎
Arlindo José Nicau Castanho
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LUNA di DICEMBRE
❄️☃️🕯️☀️🌏☄️🎄🎅💫🔥
Luna fredda, luna della quercia, luna della neve, luna delle lunghe notti, luna del grande inverno, luna degli alberi spogli, luna del fuoco della conoscenza
La mitezza dell’autunno ha ceduto lentamente il passo alla stagione del grande freddo, che rapidamente si avvicina.
Come Madre Terra ha lasciato cadere tutti i suoi ornamenti, per concentrarsi sull'essenza delle cose, così anche la nostra attenzione può rivolgersi al nucleo interiore della nostra spiritualità.
Il tempo del buio sta per raggiungere il suo apice, ma al contempo sta per terminare, e anche noi possiamo prepararci ad una RINASCITA SPIRITUALE.
E' infatti nel sonno invernale della natura, che nascono i semi dei progetti futuri.
In natura come dentro di noi, siamo infatti nel tempo del SAGITTARIO, terzo segno della triade del fuoco.
Non si tratta del fuoco iniziatore dell’Ariete, né del fuoco del cuore leonino.
Questo è il segno che apre le porte allo spirituale, insegnandoci che la natura umana per essere completa ha anche bisogno di credere in qualcosa, ha bisogno di una FEDE.
E così il fuoco del Sagittario, domicilio di Giove e Nettuno, è una freccia che punta verso l’alto e vibra nella ricerca di verità, di conoscenza, di significato.
Il 21 Dicembre ha luogo il solstizio d'Inverno, YULE, o ritorno della luce, il cui significato etimologico è ruota, a indicare che un altro giro è stato dato, negli eterni cerchi della RUOTA DELLA VITA.
In questa magica notte un vecchio Sole si sacrifica spegnendosi, mentre dal grembo notturno di Madre Terra nasce un nuovo Sole Bambino, il “figlio della promessa”, che rinasce dall’utero della Grande Madre all’alba, e si prepara a fecondarla con nuovi raccolti, garantendo la continuità della vita.
Molti furono i miti con cui gli uomini celebrarono questo importante momento di passaggio in ogni tempo.
Le popolazioni nordiche mettevano in scena la battaglia tra il Re Agrifoglio (che rappresenta l’anno trascorso) e il Re Quercia (che rappresenta il nuovo anno), che vince sul precedente.
Oppure le nozze fatali tra la notte più lunga ed il giorno più breve, rappresentati da Sole e Luna, il Dio e la Dea.
Le popolazioni agresti in questa occasione si riunivano, accendevano fuochi propiziatori e seguivano tradizioni le cui tracce troviamo ancora nelle feste di Natale e Capodanno.
Nell’antica Roma si celebrava il “Dies Natali Solis Invicti”, il giorno della rinascita del Sole Invincibile, in seguito assorbita dal Natale cristiano.
La stessa festa di Santa Lucia, che si celebra il 13 dicembre, è un evidente richiamo al ritorno della Luce.
YULE è da sempre un momento propizio per tutti, in cui contattare la propria luce interiore, ed esprimere nuovi propositi e nuovi desideri.
Accogliamo anche noi il ritorno della Luce con la sacralità che è dovuta a questo evento, e nella profondità del nostro essere contattiamo la scintilla del nuovo Sole nascente, e il messaggio di speranza e di rinnovata fiducia che sempre accompagnano ogni rinnovamento.
Per celebrare ritualisticamente questo magico momento di passaggio, Il Cerchio della Luna organizza un evento on line, cui è possibile partecipare inviando la propria iscrizione all'indirizzo [email protected]
Per chi fosse impossibilitato a partecipare, mettiamo a disposizione, a fronte di un piccolo contributo simbolico, la Meditazione per Yule ed un prontuario per eseguire un semplice rito nell'intimità della propria casa e famiglia.
In sintonia con la stagione, è possibile inoltre acquistare la meditazione del Sagittario, tappa del percorso che, di luna in luna, ci pone in contatto con il cammino evolutivo dello zodiaco, che traccia un sentiero di crescita spirituale in ognuno di noi, in armonia con la spirale evolutiva della vita.
Sempre in armonia con il tempo della luna di dicembre, è disponibile on line la bellissima meditazione per incontrare la Dea Sophia, fonte di Luce e di spiritualità più sublime.
Le meditazioni guidate sono disponibili on line ed è possibile acquistarle dal sito a fronte di un piccolo contributo, ai seguenti links:
https://www.ilcerchiodellaluna.it/central_avven...
https://www.ilcerchiodellaluna.it/central_avven_medDee.htm
CORRISPONDENZE di DICEMBRE:
Spiriti di Natura: fate della neve, fate delle tempeste, fate dei pini
Piante: agrifoglio, edera, abete, vischio
Colori: rosso, bianco e nero
Fiori: agrifoglio, cactus
Profumi: violetta, patchouli, geranio, incenso, mirra, lillà
Pietre: serpentina, giacinto, crisolito
Alberi: pino, abete, agrifoglio
Animali: topo, cervo, cavallo, orso, cornacchia, pettirosso
Divinità: Hathor, Ecate, Neith, Atena, Minerva, Ixchel, Osiride, Norns, le Parch
Energia: resistenza, morte, rinascita; giro delle maree sulla Terra. Oscurità. Tenebre. Piccoli artifici personali. Sentieri spirituali. Incontro con amici e famiglia, i solitari e i poveri.
LE FASI LUNARI DI DICEMBRE 2022
🌑🌒🌓🌔🌕🌖🌗🌘🌑
Luna Piena: 8 dicembre 2022 alle 04:07 in Gemelli
Ultimo Quarto: 16 dicembre
Solstizio d'Inverno: 21 dicembre
Luna Nuova: 23 dicembre 2022 alle 10:16 in Capricorno
Primo Quarto: 30 dicembre
Articolo completo, con consigli per la luna il giardino e in cucina, al link: https://www.ilcerchiodellaluna.it/central_Luna_Dic.htm
www.ilcerchiodellaluna.it
#ilcerchiodellalunaofficial
#lunadidicembre #lunadellaneve #lunafredda #sagittario #festadellaluce #Yule #solstiziodinverno #spirituallight
#elementofuoco #spiritualità #lucespirituale #interiorità #meditazione #ruotadellanno #wheeloftheyear
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GIAN MARIA TOSATTI_NOw/here
Non c'è nulla che racconti il passare del tempo come la ruggine. Certo, la ruggine non ha il fascino della "madeleine" proustiana e nemmeno quello di tante opere letterarie o artistiche che hanno come oggetto il tempo e il suo trascorrere, ma ha dalla sua parte l'immediata verità dell'evidenza. Parte della bella mostra delle opere di Tosatti, “NOw/here ,esposte a Milano nello Shed del Pirelli Hangar Bicocca fino al prossimo 30 luglio, è costituita da "Ritratti 2022", titolo volutamente fuori luogo visto che i ritratti sono in realtà composizioni astratte basate su due grandi componenti materiche: l'oro e la ruggine, elementi simbolici e reali. Se l'oro è un materiale, che per così dire, non ha bisogno di presentazioni avendo in arte e, in pittura in particolare, una millenaria tradizione, (pensiamo all'arte egizia o a quella bizantina fino a Klimt, a Jeff Koons e oltre), la ruggine ha solo goduto di una certa fama con l'avvento dell'Arte Povera (Kounellis, Fabro, ecc.), ma a parte queste poche, felici esperienze, non sembra essere mai stata considerata come un elemento fondante per una corrente artistica, o per un singolo artista, dopo di allora. "La materia con la quale lavoro è il tempo" afferma Tosatti, nel video intervista in proiezione nell'atrio dello Shed, ed effettivamente la ruggine (e anche l'oro) sono primariamente modificati dal tempo. A questo proposito occorre ricordare "en passant" che Tosatti lavorò già a piene mani sul tema del tempo, proprio a Casa Bossi a Novara nel 2012, in quel "racconto che mai si è potuto scrivere", per usare le stesse parole dell’artista, che fu "Tetralogia della polvere". Per la mostra dell'Hangar, come era facile prevedere, tutto é molto spartano, con l'allestimento, fatto semplicemente di tubi industriali che sorreggono le opere. Per quanto concerne l'oro, il materiale era già stato usato da Tosatti anche per "Histoire et Destin– New Men’s Land" del 2016, quando "foderò" alcune fortificazioni nel nord della Francia, a due passi dal "Pas-de-Calais", dipartimento tristemente noto per essere la porta di ingresso di molti migranti in Francia o per il loro transito verso la Gran Bretagna. Perchè l'oro? Perché loro sono forse l'oro del mondo o perché la fortezza europea deve difendersi? Mi piace pensare invece che l'oro sia un simbolo della redenzione e quindi utilizzato solo per il suo valore fortemente simbolico. Ma la serie "Ritratti" non esaurisce tutta la mostra dello Shed, dove sono presenti anche opere in grafite e carboncino, quelle proprio che danno il titolo all'intera esposizione. Si tratta di "paesaggi astratti", geografie della mente, visioni fuori fuoco fatte di orizzonti rigorosi e di grandi capiture di grafite sfumata, cieli ipotetici dove compaiono (sinistre?) sfere bianche. Tosatti non è nuovo ad esperienze estetiche dove la meditazione sui luoghi si materializza in opere dall'ampio respiro, come è accaduto nel 2020 con "Episodio di Odessa" che faceva parte del progetto "Il mio cuore è vuoto come uno specchio” del 2018, un progetto che prende le mosse dal paesaggio desolato del lago di Kuyalnik, in Ucraina. Come per tutte le mostre allestite nello Shed e nella grande "navata" dell'Hangar Pirelli, artista, ambiente e opere, vivono una specie di simbiosi (se le opere non sono necessariamente site-specific) ed è comunque evidente che il luogo dell’esposizione, in questo caso un luogo molto molto suggestivo, carico di memoria industriale, luogo del tempo per eccellenza il tempo del lavoro, non può essere considerato un ambiente "neutro" o peggio casuale. Lo Shed modella gli artisti almeno quanto gli artisti riescano a modellare lo Shed e la stessa cosa, vale per l'Hangar in generale. Nella fattispecie, L'opera di Gian Maria Tosatti sembra fatta apposta per il luogo che non lascia spazio a divagazioni di sorta. Lo Shed è uno spazio claustrofobico dove aleggia ancora nell'aria quel tempo del lavoro che è spesso coincidente col tempo sottratto. Una mostra senza concessioni allo svago o alla svagatezza...
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Equinozio- e prima Luna Piena eclissi
L’equinozio di autunno arriva in un momento personale e generale davvero difficile, e ci lascia a chiederci se l’eclissi che ha accompagnato la luna piena dei giorni scorsi non fosse il segnale reale di qualcosa che si ferma, si nasconde, e prepara il buio che sta arrivando non solo come necessita’ di rientrare in noi e di farci carico del nostro buio, ma anche per affrontare i tempi duri che si preparano.
I governanti mondiali stanno facendo una grande fatica a contenere le aspirazioni più bellicose, e noi ci troviamo a doverci opporre senza strumenti, dopo che grazie alla fantomatica pandemia ci hanno isolati e divisi spingendoci a vedere nel vicino il pericolo, di contagio, di differenze, di rapina. Cosi’ abbiamo visto in questa estate che nonostante tutto la propensione a partecipare, a stare insieme e ad uscire e’ molto ridimensionata, come se si fosse tutti più stanchi, e meno disposti a muoversi, far tardi la sera, nonostante il caldo suggerisse davvero di godere della notte, comunque più fresca.
Copio e traduco dall’invito al circulo de sanacion de luna llena che ha mandato Tanya, per evitare di farmi condizionare dalla mia personale situazione, e cercare uno sguardo più’ sereno verso questo tempo:
“La Luna di settembre, luna dell’equilibrio e delle forze, Luna della raccolta, vicina all’equinozio di autunno. E’ il momento in cui si può raccogliere il mais, il riso o le zucche, e la luna si vede più’ grande e dorata nel firmamento a causa dell’angolo dell’ellissi rispetto all’orizzonte. In questa luna ci riconnettiamo con i diversi aspetti della nostra vita, per elaborare un primo bilancio dell’anno. E’ un ritorno simbolico che ci porti a considerare i nostri primi risultati. Osserviamo cio’ che abbiamo ricevuto di insegnamenti negli ultimi sei mesi e consideriamo obiettivamente i risultati E’ il momento di trovare equilibrio, e mettere alla prova la nostra ombra e la nostra luce. Questa luna ci spinge a lavorare egualmente sul nostro yin e il nostro yang. Far scendere il fuoco dell’estate e la intensità delle emozioni, e allo stesso tempo camminare alla rinascita e al rinnovarsi del se��...”
Questo messaggio ci riporta alla necessita’ di riconoscere il cammino fatto, analizzare i fatti cercando di comprenderne il senso per la nostra vita e di raggiungere un equilibrio tra noi stesse e quel che ci circonda, e tra aspirazioni, progetti e risultati ottenuti,.
In questi giorni c'è un equilibrio tra notte e giorno, tra luce e buio, e mentre vengono sempre più in evidenza i nodi di questo tempo difficile, la notte non sembra offrire riparo e silenzio. Tutto puo’ esplodere, tutto può crollare in un momento cambiando radicalmente le nostre prospettive, eppure io credo che solo coltivando la speranza lucida, la capacita’ di trovare i punti di resistenza, di creare nodi e incontri e di immaginare un futuro possiamo riuscire a sopravvivere alla notte.
Ho letto analisi in questi giorni che parlano del rischio globale, di ritorno all'età della pietra, e qualcuno suggeriva che forse l’unica salvezza sta nel creare piccole isole di resistenza, di speranza, in cui ritorni alla terra e alla natura, ma senza rinunciare alle conoscenze ed ai possibili strumenti per sopravvivere. Certo bisogna sapere che ci sono cose necessarie da insegnare anche ai piu’ giovani, dato che il rischio che gli esploda in faccia un telefono forse li distrarrà dalla osservazione continua e li farà uscire dalla bolla mediatica. Stiamo vivendo in un mondo assurdo, che consuma se stesso e dimentica il valore di tutte le vite, ma riduce tutto a merce, magari di bassa qualità, manipolabile, manipolata e alterata, che appunto puo’ esploderci in mano. L’unica salvezza, io credo sia ripartire dalla vita quotidiana, dalle competenze necessarie per vivere, banalmente saper lavare i piatti o la roba, cucinare, cucire, ma anche costruire un mobile o un utensile, cambiare una presa, farsi un piccolo generatore di corrente o un raccoglitore di acqua, e un filtro, per uscire dalla dipendenza assoluta dal mercato. Qualcuno sta facendo esperimenti vari di sopravvivenza, magari con una vacanza su un’isola, o una stagione di scuola camminando per tutto il paese invece che seduti sui banchi, e forse a questo modo avrai occasione di sperimentare e scoprire tante cose che le corse in macchina da un luogo all’altro da un compito ad un altro ti hanno impedito di scoprire. Prendersi tempo, quando sembra che il tempo non ci sia, che ci sfugga il controllo delle nostre vite, penso che voglia dire sottrarsi ai tempi imposti da fuori, osare la propria vita e un’altra quotidianità.
Non so, anche la mia personale esistenza si e’ messa in discussione questa estate, con la telefonata notturna che mi ha detto che Mario era morto. Faccio ancora fatica a scriverlo e parlarne, ma il fatto e’ che al di la’ della volontà che tutto continuasse come prima, in primis la rassegna che voleva festeggiare i trenta anni di stelle cadenti, in realtà tutto e’ cambiato da subito, e’ cambiato il mio modo di percepire il mondo intorno e di progettare la mia vita, perché con tutte le mie, nostre affermazioni di indipendenza in realtà le nostre vite erano strettamente intrecciate. E ultimamente la fragilità di Mario mi aveva spinto ad assumermi un ruolo molto attivo anche nei suoi confronti. Ringraziando il cielo perché’ non abbiamo vissuto il progressivo deteriorarsi che in genere accompagna le malattie che portano alla morte, questo riconoscere la fragilità’ anche della mia supposta forza, quella decisione di continuare, per lui, ma anche per me, ha voluto dire uscire dal dolore intimo per aprirsi alle altre persone, accettare di farne un discorso pubblico, e riconoscendo il suo desiderio della foto finale con un grande cessate il fuoco dedicato a Gaza e alle sue vittime che lui voleva rappresentare con quelle macerie da cui dovevano uscire i corpi a ricordare la realtà della vita, e’ diventata la nostra rappresentazione di un dolore personale, una ferita che non cancella, ma rende più presenti le altre ferite che attraversano il mondo e la solidarietà non e’ solamente una cosa di testa, ma si nutre delle emozioni, del dolore che porta a comprendere e immedesimarsi in ben altri dolori, nella devastazione, nella morte continua… E l’urgenza del Cessate il fuoco diviene l’urgenza di aprirsi al futuro, di vedere possibili spiragli, di una vita diversa che non dimentica e non annulla quello che e’ successo, ma che puo’ ricominciare a fare progetti, a cercare piccole, forse solo parziali risposte per andare avanti sapendo che anche se tutto può crollare in ogni momento ci sarà sempre qualcuno che sopravvive, piange e piano piano emerge dalla durezza del dolore per affrontare la vita.
Forse il nostro compito oggi al di la di tutto e’ proprio quello di predisporre dei possibili argini, di preparare degli strumenti usabili e realizzabili anche nel disastro, e inventarsi altri modi di resistere, chiamarsi fuori, non essere complici ne conniventi.
Vi voglio bene, e vi mando un grande abbraccio e vi saluto con questa opera di Mario, presentata in questa forma al Roof Garden del Palazzo delle esposizioni nel settembre del 1996, quando c’era alla FAO l’incontro a cui avrebbe partecipato anche Fidel Castro. Credo che sia un modo di testimoniare che l’artista e’ vate e testimone del suo tempo, come recita il nostro statuto e come continuo a ripetere, perché già allora si rappresentava la rapina che voleva sequestrare tutto il cibo, la vita stessa.
Ma quel drago di legno si e’ distrutto a causa di una piccola tromba d’aria che l’ha fatto volare per poi schiantarlo a terra… spero che sia una metafora di quel che può succedere a ben altri draghi, e che tutti e tutte noi insieme riusciamo a produrre bastanti piccole rivoluzioni che cambino drasticamente la prospettiva
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L’Associazione Culturale Oltre l’Arcobaleno e la Magia del Roumiage a Coumboscuro 2024
L’Associazione Culturale Oltre l’Arcobaleno ha partecipato con grande entusiasmo alla manifestazione “Roumiage” tenutasi a Coumboscuro il 25 agosto 2024. Questo evento straordinario, ricco di tradizioni, musica e incontri culturali, è stato il culmine di una settimana intensa, caratterizzata da un susseguirsi di momenti magici e significativi. L’associazione culturale ha svolto un ruolo cruciale nel celebrare la cultura provenzale e piemontese, partecipando attivamente a questa edizione del Roumiage e contribuendo alla riuscita di una manifestazione che, anno dopo anno, si conferma come un appuntamento imperdibile per le comunità locali e i visitatori.
La settimana di eventi ha preso il via il 19 agosto con le marce dell’amicizia, note come “Traversados”, che hanno simboleggiato il legame storico e culturale tra le popolazioni della Provenza e del Piemonte. L’Associazione Culturale Oltre l’Arcobaleno ha accolto con entusiasmo l’arrivo delle Traversados a Coumboscuro, il 23 agosto, che ha segnato l’inizio ufficiale di una serie di eventi affascinanti e coinvolgenti. Le marce non solo hanno rappresentato un gesto di amicizia, ma hanno anche reso omaggio alla lunga storia di cooperazione tra queste due regioni, un tema caro all’associazione culturale che da anni promuove il dialogo interculturale.
Tra gli eventi di spicco della manifestazione Roumiage 2024 vi è stata la rassegna espositiva del 24 agosto, che ha visto la partecipazione di artisti come Enrico Challier con la sua mostra “Faietes – Anima Selvatica”. L’Associazione Culturale Oltre l’Arcobaleno ha sostenuto l’organizzazione di questa esposizione, che ha attratto un vasto pubblico interessato alle opere d’arte legate al mondo naturale e alle tradizioni della montagna. Nello stesso giorno, la celebrazione dei 100 anni della parrocchia di San Lucio de Coumboscuro ha offerto un momento di riflessione e commemorazione della storia religiosa e culturale del luogo, arricchendo ulteriormente l’esperienza dei partecipanti.
Il 25 agosto, l’Associazione Culturale Oltre l’Arcobaleno ha preso parte attiva alla giornata conclusiva della manifestazione, caratterizzata da una serie di eventi che hanno celebrato la cultura, la tradizione e la musica. Uno dei momenti più attesi è stato il concerto della cantante Tosca, che ha incantato il pubblico con un repertorio ispirato alla cultura provenzale e alla musica di Fabrizio De André. Tosca, sul suo profilo social, ha descritto l’esperienza come magica, sottolineando come Roumiage sia un luogo dove Provenza e Italia si fondono in un abbraccio culturale e spirituale. La collaborazione con l’associazione culturale ha permesso di creare un ambiente caloroso e accogliente, dove la musica e l’arte hanno potuto esprimersi in tutta la loro bellezza.
Un altro evento che ha suscitato grande interesse durante la giornata è stata la tradizionale sfida franco-italiana di “Morra”, conosciuta come “La Mouro”. L’Associazione Culturale Oltre l’Arcobaleno ha contribuito all’organizzazione di questa competizione antica, che ha coinvolto partecipanti da entrambe le nazioni, evidenziando ancora una volta l’importanza dello scambio culturale e dell’amicizia tra popoli. La sfida ha attirato l’attenzione di molti, grazie alla sua combinazione di competizione e tradizione, offrendo uno spettacolo appassionante per i presenti.
Uno degli elementi più suggestivi della giornata è stato senza dubbio il falò “Fueiassier”, acceso per celebrare la fine della settimana di eventi. Questo grande fuoco simbolico ha rappresentato il culmine di un’intera settimana di celebrazioni, e l’Associazione Culturale Oltre l’Arcobaleno ha partecipato con grande entusiasmo alla sua realizzazione. Il falò ha illuminato la notte, creando un’atmosfera incantata che ha unito i partecipanti in un’esperienza condivisa di cultura, tradizione e amicizia.
Nel corso della manifestazione, l’Associazione Culturale Oltre l’Arcobaleno ha svolto un ruolo fondamentale nella promozione di valori come la diversità culturale, la collaborazione tra popoli e la conservazione delle tradizioni locali. Attraverso il suo impegno, l’associazione culturale ha contribuito a rafforzare i legami tra le comunità della Provenza e del Piemonte, offrendo una piattaforma per il dialogo e lo scambio culturale.
Il commento dell’artista Fabia Salvucci, anch’essa presente al Roumiage, ha sottolineato l’importanza di questi incontri culturali. In un suo post sui social media, Salvucci ha descritto il Roumiage come un luogo magico, paragonandolo a Narnia, dove Italia e Provenza si incontrano e le persone comunicano in molteplici lingue, raccontando la storia unica di questi luoghi. L’associazione culturale, con il suo coinvolgimento, ha permesso che questa magia si concretizzasse, offrendo un’esperienza indimenticabile a tutti coloro che hanno partecipato.
In conclusione, l’Associazione Culturale Oltre l’Arcobaleno ha giocato un ruolo determinante nella buona riuscita della manifestazione Roumiage 2024 a Comboscuro. Grazie alla sua dedizione e impegno, l’associazione culturale ha saputo creare un’atmosfera di inclusione e partecipazione, promuovendo il dialogo tra culture diverse e celebrando le tradizioni locali. La manifestazione si è conclusa con successo, lasciando un segno indelebile nei cuori dei partecipanti e consolidando ancora una volta il ruolo dell’Associazione Culturale Oltre l’Arcobaleno come promotrice di cultura e tradizione.
Coumboscuro Centre Prouvençal
Tosca Donati
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Quali saranno le conseguenze delle sanzioni turche contro Israele
AGI – Il governo turco ha annunciato questa settimana l’entrata in vigore di sanzioni economiche nei confronti di Israele, destinate a durare fino a quando non sarà dichiarato un cessate il fuoco e alla popolazione civile non sarà garantito pieno accesso agli aiuti umanitari. La decisione blocca l’esportazione di 54 diversi prodotti. Sono misure con un forte valore simbolico e politico, il cui…
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Ravenna, conferimento della cittadinanza onoraria all'ingegner Carlo Dall'Oppio, capo del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco
Ravenna, conferimento della cittadinanza onoraria all'ingegner Carlo Dall'Oppio, capo del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. Martedì nove aprile la Giunta comunale ha approvato la deliberazione per il conferimento della cittadinanza onoraria della Città di Ravenna all'ingegner Carlo Dall'Oppio, capo del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. La delibera verrà successivamente sottoposta all'esame e al voto del Consiglio comunale. Il conferimento della cittadinanza onoraria all'ingegner Dall'Oppio, trova motivazione nel grande impegno, competenza e responsabilità, che ha dimostrato nella gestione dell'emergenza alluvionale che ha colpito i nostri territori nel maggio scorso, periodo durante il quale era Direttore regionale dei Vigili del fuoco per l'Emilia Romagna. "La comunità ravennate – dichiara il sindaco Michele de Pascale – non dimentica il fondamentale e prezioso lavoro svolto dall'ingegner Dall'Oppio e dall'intero Corpo dei Vigili del fuoco durante i difficili giorni dell'emergenza alluvionale, che ha colpito duramente il nostro territorio. Si tratta di un riconoscimento che intende dimostrare concretamente la profonda gratitudine della città per l'eccezionale contributo prestato durante quei terribili eventi. Un ringraziamento simbolico verso i Vigili del fuoco che, insieme alle altre forze di intervento e alla Protezione civile, hanno gestito l'emergenza alluvionale con grande professionalità, impegno e abnegazione garantendo la sicurezza della comunità. Questa decisone è maturata nei mesi scorsi, ma è evidente che in questi giorni il pensiero va anche all'impegno straordinario che i Vigili del fuoco stanno mettendo in campo nei complicatissimi soccorsi alla centrale idroelettrica di Bargi. E dunque il senso di questo riconoscimento si amplia, rappresentando un ulteriore forte sentimento di gratitudine di tutti gli italiani per ciò che in queste ore i Vigili del fuoco stanno facendo".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Life for Gaza: donati 42mila euro a Palestinian Medical Relief e Medici senza frontiere
Sono 42.000 gli euro raccolti con l’iniziativa “LIFE for GAZA”, il concerto di pace ideato per sostenere aiuti umanitari da destinare alle terre della Palestina che si è tenuto il 25 febbraio al Palapartenope di Napoli. La cifra, comunicata in un incontro al Caffè arabo di piazza Bellini, viene suddivisa in due parti: 31.000 euro sono stati inviati alla Palestinian Medical Relief Society; 11.000 euro a Medici senza Frontiere. Sul sito www.pergaza.it continua la campagna di donazioni per tutti coloro che vogliono esprimere la propria vicinanza ai morti e ai feriti del massacro che sta avvenendo in Medio Oriente. Donati 42mila euro Alla conferenza, Omar Suleiman, referente della comunità palestinese, e Luigi de Magistris in qualità di rappresentante del comitato dei garanti (che include anche l’attrice Laura Morante, il regista Mario Martone, l’attore Lino Musella, padre Alex Zanotelli, Nicola Quatrano e Francesco Romanetti), hanno illustrato anche due delle prossime iniziative di solidarietà destinate al popolo della Palestina. La prima si terrà proprio domani, sabato 23 marzo, con una biciclettata che partirà alle 10 dalla Bicycle House nella Galleria Principe di Napoli, si snoderà nelle vie del centro della città e verso il lungomare, e infine avrà ‘traguardo’ nei viali della ex base N.A.T.O. di Bagnoli. “Chi vorrà, potrà partecipare arrivando in sella alle sue due ruote oppure noleggiare a soli 10 euro una bicicletta. Il ricavato naturalmente andrà donato alle associazioni pacifiste”. Luogo simbolico e non casuale, l’ex NATO, scelto dagli organizzatori “come avamposto di un indispensabile e immediato cessate il fuoco e di una liberazione degli spazi civili e rottura del filo spinato senza l’impiego delle armi di guerra. La seconda, ancora nel piazzale della ex N.A.T.O. a Bagnoli, è in calendario invece il 6 luglio ed è un nuovo concerto dedicato alle vittime del genocidio ad opera del governo militare di Israele”. Tra i primi musicisti ad aderire al concerto di luglio figura Mohammed Adbul Rahman Assaf, vincitore di “Arab Idol”. Come lui, di ora in ora, stanno già pervenendo i primi sì anche di cantautori e musicisti napoletani che non hanno potuto essere sul palco del Palapartenope a fine febbraio. “Life for Gaza” – CESSATE IL FUOCO!!! Sensibilizziamo l’opinione pubblica, sosteniamo la causa del popolo palestinese e raccogliamo fondi da destinare a Medici Senza Frontiere e Palestinian Medical Relief Society che operano nei territori occupati dalle azioni di guerra. LIFE FOR GAZA – Napoli è un concerto/evento ideato da Omar Suleiman, Jamal Qaddorah e Luigi de Magistris, promosso dalla Comunità Palestinese Campania e da Assopace Palestina, con la direzione artistica e organizzativa di Claudio de Magistris. A febbraio si sono esibiti, fra gli altri, Fiorella Mannoia, Laura Morante, Daniele Sepe, Dario Sansone, Ascanio Celestini, Osanna, ‘E Zézi, Enzo Gragnaniello, Elisabetta Serio, Giovanni Block, Francesco Forni, Carlo Faiello, Eugenio Bennato, Franco Ricciardi, Lino Cannavacciuolo. C’è stata la live performance dei fumettisti della mostra Falastin Hurra e l’installazione video-fotografica “7 fotogiornalisti italiani per la Palestina” curata da Antonio Biasiucci. La comunicazione e la grafica sono a cura di Renato Mastrogiovanni, il coordinamento di Ginevra Gargiulo, Maria Teresa Lippiello, Jamil Qaddorah e Diego Abbate con il supporto e il sostegno di Kosmopolis, Teatro Palapartenope, Time 4 Stream, Dominique, Pibiesse e Brain User. Read the full article
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Ammonimento di Antonia Pozzi: Un Canto Poetico tra Dolore e Speranza. Un'analisi della struggente poesia di Antonia Pozzi, tra malinconia e ricerca di senso
Ammonimento è una delle poesie più intense di Antonia Pozzi, scritta il 28 ottobre 1933. La poetessa milanese esplora con delicatezza e profondità i temi del dolore, della crescita interiore e della ricerca di un senso nella vita.
Ammonimento è una delle poesie più intense di Antonia Pozzi, scritta il 28 ottobre 1933. La poetessa milanese esplora con delicatezza e profondità i temi del dolore, della crescita interiore e della ricerca di un senso nella vita. La sua poesia è pervasa da un’inconfondibile malinconia e da un’intensa introspezione, riflettendo il tormento interiore e la sensibilità che caratterizzarono la sua…
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Sabato 16 dicembre 2023, al Circolo Ilva Bagnoli di Napoli, si celebrerà il primo Natale Subacqueo Flegreo, con l’alto patrocinio del Comune di Napoli e della Diocesi di Pozzuoli. Una cerimonia che vuole trasmettere un messaggio di pace e coesione sociale partendo dal profondo del mare, un luogo che è la nostra casa, la nostra madre, e garantisce la vita su questo Pianeta. L’evento, promosso da Marevivo, Circolo Ilva Bagnoli, Centro Studi Interdisciplinare Gaiola, Associazione “Scugnizzi a vela”, Lega Navale Italiana di San Giovanni e Pozzuoli, ASD “Percorsi sport”, prevede il posizionamento simbolico di un presepe che rappresenta la Sacra Famiglia sui fondali di Porto Paone-Nisida, grazie all���aiuto dei sommozzatori delle Forze dell’Ordine (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Guardia Costiera e Vigili del Fuoco) e della Protezione Civile Regione Campania Sant’Erasmo. La mattinata inizierà alle ore 10.00 al Circolo Ilva Bagnoli con la benedizione e sistemazione della sacra immagine nella sua teca originale e proseguirà, dopo la santa messa, alle ore 11.00 con una processione dal pontile canottaggio, in direzione Nisida, fino al Porto Paone, dove i subacquei si immergeranno per la posa del presepe. «Questo evento è frutto delle sinergie di molti attori che hanno collaborato con la volontà di realizzare un gesto simbolico e altamente significativo. È da tempo che volevamo esprimere questa idea che unisce la comunità flegrea: pace come bene mondiale, e fra le persone, e coesione sociale per reagire coralmente ai problemi che affliggono questo territorio. Ci auguriamo che il senso di questo messaggio venga accolto da tutti coloro che, a vario titolo, esercitano poteri e responsabilità sul destino di questo zona e ne ispiri i comportamenti», dichiara Giovanni Capasso, storico delegato Marevivo Napoli e Presidente del Circolo Ilva. La cerimonia ha raccolto l’adesione di numerosi altri partner associativi, culturali e imprenditoriali, tra i quali: ABC- Acqua Bene Comune, Associazione Circoli Nautici della Campania, Sea Point, Centro Sub Campi Flegrei, Centro Sub Pozzuoli, Blu Shark, ISFORM, D.S.T. Accademy, oltre che l’entusiastica adesione dei giovani sub dell’area flegrea.
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Uno dei paradigmi della paleoantropologia è quello di "rivoluzione cognitiva". Secondo questa tesi in un periodo approssimativo (molto) di 50.000 - 40.000 anni fa, l'Homo Sapiens mostrò segni di cambiamento cognitivo, simbolico. Inutile dirlo, si da per scontato che questa rivoluzione sarebbe avvenuta in Europa, il continente delle rivoluzioni per eccellenza (almeno fino ad ora) e soprattutto il più scavato e quello su cui abbiamo fondato la nostra idea di "preistoria".
Intanto il paradigma policentrico sembra prendere piede. Poco seguito in Europa (molto frainteso), sta accumulando alcune vittorie. L'idea di fondo è che la popolazione Sapiens (la II ondata uscita dall'Africa) si mescolò con le popolazioni che trovò nei vari continenti (Europa con Neanderthal, Asia con Denisova). Questa mescolanza è certa grazie ai dati genetici.
Dobbiamo anche interrogarci se quella fu la II uscita dall'Africa e non la III (la I ufficiale fu quella di Erectus), perché sappiamo dell'Homo Floresiensis con caratteristiche che ricordano gli Austrolopiteci e sembrano riecheggiare alcuni ritrovamenti (ben più antichi) in Georgia e Cina, siamo davanti all'ennesimo terremoto?
Quel che è certo è che fino ad oggi su questa rivoluzione cognitiva brancoliamo nel buio. Alcuni sostengono che forse fu dovuta a cambiamenti nel cervello (non visibili nel cranio) avvenuti nelle popolazioni europee o forse africane, ma questo vorrebbe dire un qualche gradualismo.
C'è poi la questione della grandezza del cervello, ormai smentita come canone di misurazione dell'intelligenza (Neanderthal aveva un cervello più grosso del nostro; Naledi probabilmente seppelliva i morti; Floresiensis con un cervello molto piccolo controllava il fuoco e lavorava la pietra). Le ricerche più avanzate sui Neanderthal coinvolgono la struttura e soprattutto la vascolarizzazione del cervello. Sappiamo che i Neanderthal avevano gli stessi geni utili nella produzione del linguaggio (la cui attività è stata riscontrata anche in altre specie).
Fino a qualche decennio fa, pensavamo l'evoluzione umana come una linea retta: Habilis, Erectus, Sapiens; ai Neanderthal spettava la palma d'oro di grossi gorilloni che vivevano al freddo, un vicolo evolutivo. Oggi abbiamo scoperto che siamo coesistiti per migliaia di anni con almeno altre quattro specie di Homo; che alcune di queste avevano comportamenti complessi pur avendo un cervello grande quanto un'arancia; che parti non trascurabili del DNA moderno sono state apportate dal mescolamento Sapiens-Neanderthal-Denisova; ancora oggi ci chiediamo come fece Homo Floresiensis ad arrivare su Flores (possedeva zattere? Canoe? Quella sarebbe una rivoluzione cognitiva! Ma per noi!).
Abbiamo pensato come nostro (di Sapiens) Eden evolutivo l'Africa Orientale (dall'Etiopia al Sud Africa), ma nel 2017 abbiamo appreso del sito di Jebel Irhoud in Marocco dove sarebbe il più antico Sapiens (circa 315.000 anni fa, un po' lontani dall'Africa orientale; non confermato Sapiens per mancati dati genetici).
Tra le altre domande che mi sorgono c'è poi quanto poco si sia scavato in giro per il mondo e anche in Italia. Tra Ceprano e Isernia abbiamo rinvenuto resti preistorici e condanniamo la cosa a una secondarietà rispetto ai nostri gioielli archeologici: Magna Grecia, Roma, Etruria. Tutte cose stupende, ma che non devono entrare in competizione con nuraghi e Preistoria, specie perché per una regione come il Molise un grande polo di attrazione turistica sulla Preistoria sarebbe una manna dal cielo.
Domande e opportunità perse, un po' il binomio dei nostri tempi.
Inoltrato da Gabriele Germani, Giuseppe Masala
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ENG:
WORLD INTRODUCTION:
The planet "Seriel" is divided into 4 main nations: the Nation of Fire, the Kingdom of Earth, the Empire of Water, and the Oligarchy of Air, along with several city-states, the most important of which is "Narfyll," where the story begins and ends (but we will talk about it more in a future post).
These are the main characteristics of the 4 nations:
Nation of Fire:
The Nation of Fire is a mysterious kingdom that has isolated itself from the rest of the world for over seven hundred years. After sharing their latest technological advancements with the world, they closed their borders and maintained minimal presence. The identity of their leader is unknown, as they no longer interact with the outside world. Occasionally, they send ambassadors through secret channels, but they usually maintain an attitude of total silence.
Kingdom of Earth:
The Kingdom of Earth is a nation that revolves around the idea of staying as close as possible to the center of the world. By dwelling in the depths underground, they feel at home thanks to the warmth emanating from the planet's core. They love nature, and entire ecosystems thrive within their caves. Its people are known for their strength and intelligence. The rulers are Queen Lukatula, the one with decision-making power, and King Gary, a golem who symbolizes the theoretical descendant of their God. The latter mainly plays a symbolic role.
Empire of Water:
The Empire of Water is known for its discriminatory culture. They believe in the supremacy of their empire, as their God is the only one remaining. Empress Sybeth considers herself the Goddess of water and is committed to expanding their domain in order to conquer the entire world.
Oligarchy of Air:
The Oligarchy of Air is divided into two main groups: the Xianyi (high culture) and the Xah-Jaba (tribes). This division is promoted by Elenryel, Seladir's sister and leader of the Council of Seven, the decision-making body of the kingdom. The Xianyi exploit races considered of "low value" (Xah-Jaba), treating them as slaves. The Air culture is centered around knowledge, but the slaves are forced to live in icy tundras.
ITA:
PRESENTAZIONE MONDO:
Il pianeta "Seriel" è suddiviso in 4 nazioni principali: Nazione del fuoco, Regno della terra, Impero dell'acqua ed Oligarchia dell'aria, oltre a diverse città-stato tra le quali la più importante è "Narfyll", dove nasce e si conclude la storia (ma ne parleremo meglio in un prossimo post).
Queste sono le caratteristiche principali delle 4 nazioni:
Nazione del Fuoco:
La Nazione del Fuoco è un misterioso regno che si è isolato dal resto del mondo da oltre settecento anni. Dopo aver condiviso le loro ultime scoperte tecnologiche con il mondo, hanno chiuso i loro confini e mantenuto una presenza minima. Non si conosce l'identità del loro leader, poiché non interagiscono più con il mondo esterno. Di tanto in tanto, inviano ambasciatori attraverso canali segreti, ma di solito mantengono un atteggiamento di totale silenzio.
Regno della Terra:
Il Regno della Terra è una nazione che si basa sull'idea di stare il più vicino possibile al centro del mondo. Abitando nelle profondità sotterranee, si sentono a casa grazie al calore emanato dal nucleo del pianeta. Amano la natura e all'interno delle loro caverne vivono interi ecosistemi. Il suo popolo è conosciuto per essere forte ed intelligente. I sovrani sono la regina Lukatula, colei che ha potere decisionale e il re Gary, un golem che rappresenta il discendente teorico del loro Dio. Quest'ultimo svolge principalmente un ruolo simbolico.
Impero dell'Acqua:
L'Impero dell'Acqua è noto per la sua cultura discriminatoria. Credono nella supremazia del loro impero, poiché il loro Dio è l'unico rimasto. L'imperatrice Sybeth si considera la Dea dell'acqua e si impegna nell'espansione del loro dominio al fine di conquistare l'intero mondo.
Oligarchia dell'Aria:
L'Oligarchia dell'Aria è divisa in due gruppi principali: gli Xianyi (alta cultura) e gli Xah-Jaba (tribù). Questa divisione è promossa da Elenryel, la sorella di Seladir e leader del Concilio dei Sette, l'organo decisionale del regno. Gli Xianyi sfruttano le razze considerate di "basso valore" (Xah-Jaba), trattandoli come schiavi. La cultura dell'Aria è incentrata sulla conoscenza, ma gli schiavi sono costretti a vivere in tundre ghiacchiate.
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Quesito Buonasera padre Angelo, mi chiamo Federico e sono un giovane di 20 anni che negli ultimi mesi si è riavvicinato alla fede dopo un periodo abbastanza lungo di assopimento spirituale. Inevitabilmente a questo processo si è accompagnato il sorgere di domande, dubbi e perplessità, alcuni dei quali hanno trovato risposta e altri solo parzialmente. In particolare la scorsa settimana, proprio la consultazione della vostra rubrica mi ha offerto nuovi spunti di riflessione che vorrei qui sottoporle. Prima di proseguire ci tengo a ringraziare fin d'ora lei e il suo (eventuale) staff per il servizio che offrite. Le questioni che vorrei sollevare sono due (sarebbero di più ma non voglio mettere troppa carne al fuoco): cercherò di esporle brevemente e la prego di correggermi qualora i miei ragionamenti partissero da presupposti falsi o non ortodossi. 1) La dottrina cristiano-cattolica afferma che il presupposto della salvezza individuale è la morte in stato di grazia. Fino a qui nulla da obiettare. Quello che mi risulta difficile da capire è come si possa legare lo stato di grazia a categorie oggettive e "umane". Mi spiego meglio con degli esempi. Per la Chiesa il sacramento della Confessione rimette tutto il cumulo dei peccati mortali, per cui dopo una confessione ben fatta, come del resto dopo il Battesimo, l'individuo è autorizzato a ritenersi in stato di grazia e, per dirla breve, ha in tasca il biglietto per il Paradiso. Ma qui sorge il problema: come può l'uomo, un uomo a cui è stato detto "ricordati che sei polvere e polvere ritornerai", vantare dei diritti nei confronti di Dio? Come possono delle convenzioni umane, per quanto sacre, vincolare le scelte di Dio? Mi sembra una pretesa inaudita. Per dire, tutti noi ci immaginiamo San Francesco e Padre Kolbe in Paradiso e Hitler e Pol Pot all'Inferno. Ma, se anche fosse così, nel momento in cui accettiamo l'onnipotenza di Dio dovremmo concludere che Lui, nel momento della scelta, fosse liberissimo di prendere la decisione opposta. E il ragionamento si potrebbe estendere a tutte le occasioni in cui Dio effonde la sua grazia sugli uomini. Il problema è che così facendo si rischia di scivolare come minimo nel protestantesimo. Se è Dio ad avere sempre e comunque l'ultima parola, allora i sacramenti della Chiesa si svuotano del ruolo che il cattolicesimo assegna loro, ovvero quello di canali privilegiati della grazia di Dio, e conservano solo un significato simbolico o al limite invocativo. Nel senso: “io ti battezzo ma poi il "vero" Battesimo, quello valevole ai fini della salute eterna, spetta a Dio concedertelo. Al limite con il primo posso solo invocare il secondo, senza avere la certezza che avvenga". A questo punto anche la Confessione non avrebbe più alcun senso. Quello che le chiedo insomma è: come è possibile che da una premessa assolutamente ortodossa (l'assoluta onnipotenza di Dio) si possa giungere a conclusioni più che protestanti? Come si possono conciliare l'onnipotenza di Dio e il ruolo della Chiesa? Risposta del sacerdote Caro Federico, 1. sono contento del tuo riavvicinamento a Gesù Cristo. Riavvicinarsi alla fede non è la stessa cosa che riavvicinarsi semplicemente a determinati principi. In questo caso si tratterebbe di una ideologia. Riavvicinarsi alla fede invece coincide con il riavvicinarsi ad una Persona divina, fatta carne. Ne segue che avvicinandosi a tale Persona ci si avvicina anche al suo insegnamento. 2. Il problema che mi hai posto deriva probabilmente dal fatto che non hai chiaro il concetto di grazia. La grazia santificante è un germe divino, e pertanto di ordine soprannaturale, infuso da Dio in noi. In forza di questo germe divino diventiamo partecipi della natura divina e cioè diventiamo per grazia ciò che il Verbo, il Figlio, Gesù Cristo è per natura. 3. Come avrai notato, ho scritto che diventiamo partecipi della natura divina. Non diventiamo Dio. Rimaniamo persone umane, ma che partecipano d
ella natura divina. In qualche modo nel medesimo modo in cui il ferro messo nel fuoco si infuoca. Rimane ferro, ma diventa partecipe della natura del fuoco. 4. Mediante la grazia, diventiamo figli di Dio per adozione. Dio non è obbligato ad adottarci come figli. Ma se lo fa, si obbliga nei nostri confronti nel medesimo modo in cui un padre che adotta un figlio si obbliga nei suoi confronti. 5. Dio stesso ha stabilito dei mezzi attraverso i quali possiamo acquisire la grazia, ricuperarla, accrescerla. Sono i sacramenti. 6. Ora né la grazia, né i sacramenti sono convenzioni umane, ma sono doni di Dio. Sono realtà di ordine soprannaturale. 7. Pertanto ci salviamo in virtù della grazia di Dio accolta liberamente da ciascuno di noi. Se ci si danna, ci si danna perché si rifiuta la grazia che Dio ci offre. Mentre ti auguro una crescita continua nella vita di grazia, nella comunione soprannaturale con Dio, ti benedico e ti assicuro la mia preghiera. Padre Angelo
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