#poetica dei sentimenti.
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pier-carlo-universe · 4 days ago
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Ammonimento di Antonia Pozzi: Un Canto Poetico tra Dolore e Speranza. Un'analisi della struggente poesia di Antonia Pozzi, tra malinconia e ricerca di senso
Ammonimento è una delle poesie più intense di Antonia Pozzi, scritta il 28 ottobre 1933. La poetessa milanese esplora con delicatezza e profondità i temi del dolore, della crescita interiore e della ricerca di un senso nella vita.
Ammonimento è una delle poesie più intense di Antonia Pozzi, scritta il 28 ottobre 1933. La poetessa milanese esplora con delicatezza e profondità i temi del dolore, della crescita interiore e della ricerca di un senso nella vita. La sua poesia è pervasa da un’inconfondibile malinconia e da un’intensa introspezione, riflettendo il tormento interiore e la sensibilità che caratterizzarono la sua…
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thebeautycove · 2 months ago
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ELLA K PARFUMS - ORCHID K - Eau de Parfum - Novità 2024 -
In the mood for poetry. Ella K knows what’s essential to live the moment.
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La destinazione non è più un luogo ma piuttosto una nuova capacità di vedere e sentire. Il percorso diventa un robusto contenitore in cui le emozioni abbondano, sono pesi leggeri, hanno infiniti volti, sono istanti fuggevoli che snoccioli mentre sei in cerca della bellezza, quella bellezza che ti passa accanto e non dà scampo, non è un miraggio ma qualcosa di tangibile, profumato, concreto.
Sulle rive del lago di Como, si sta come ispirati da parole e profumi alati.
"Per Orchid K, ho voluto creare un profumo attorno all'orchidea di vaniglia nera scoperta sui pendii del Monte Rosa in Italia e l'ho associata ai fiori che ornano i giardini del Lago di Como, magnolie, gelsomini, oleandri e rose selvatiche... Ho aggiunto le tipiche note gourmand dei cannoli alla vaniglia e dei marshmallow serviti come una dessert nuvola al termine di una cena romantica. Poi ho sigillato la creazione con le note legnose di maestose sequoie centenarie, visibili lungo le sponde lacustri e ultimato con volute d'incenso che filtrano attraverso le massicce porte delle chiese circostanti" Sonia Constant
Le fragranze composte da Sonia Constant per il marchio da lei fondato Ella K, sono un rifugio di poetica bellezza, distanti dalla banalità, dalla consumata trivialità di taluni ambiti olfattivi, andrebbero protette e preservate come portatrici di rara armonia, emanazioni aroma-n-tiche di ciò che appartiene allo stupore della scoperta, alla profondità della conoscenza, alla saggezza dell'esperienza. Sono aromi che hanno vita propria nella memoria, scavano nel fertile terreno dei desideri, indulgono nella dimensione agrodolce della nostalgia. Si lasciano accarezzare e sfogliare come preziosi album dei ricordi, polvere di vita nella quale è racchiusa, eternizzata, l’immensità dell’attimo vissuto. 
Non luoghi quindi ma flussi emozionali, non note odorose, ma afflato sensuale, accordi aromatici generati da stati d'animo ricorrenti, effetti prospettici nell'intricato dedalo dei sentimenti.  
Orchid K è l’ultimo regalo del destino, groviglio di sensazioni da dipanare lentamente, un incontro (forse imprevisto?) nell'atmosfera rarefatta del lago di Como, una notte di chissà quale tempo e stagione, la realtà che muta in incantesimo tra i riflessi argentati della luna piena. Le sinuose sponde incoraggiano il cammino, un quieto sciabordio accompagna il dolce incedere dentro una di quelle notti che saprà accendere nuove stelle ed esaudire i desideri.
C'è un sensuale intreccio di dolcezza e passionalità in Orchid K che svela, in apertura, l'inedita nota Orchidea vaniglia nera circondata da un trionfante accordo verde floreale di magnolia, oleandro e rosa selvatica. La soffice delizia di marshmallow si presta poi ad un affondo di maliziosa intraprendenza prima di stemperarsi nell'eleganza massiva del legno di sequoia e nella balsamica tutela dell'incenso.
Creata da Sonia Constant.
Eau de Parfum 100 ml. Online qui 
©thebeautycove  @igbeautycove
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micro961 · 3 months ago
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Paola Mattioli - Il nuovo libro “Paola, Io”
La raccolta poetica che coinvolge ogni emozione
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La scrittrice Paola Mattioli pubblica la sua nuova raccolta di poesie “Paola, Io” con le Edizioni We. Si tratta di un libro intimo, personale, dove la carica emotiva è portata ai massimi livelli: ogni essere umano può sentirsi vicino alle tematiche trattate ed è stimolato alla riflessione. L’anima dell’artista è messa a nudo e, attraverso le parole, desidera farsi conoscere da un pubblico di lettori sensibili, capaci di accogliere la profondità del suo messaggio. I versi, oltre ad abbracciare argomenti a Lei cari, sono anche dedicati a personaggi realmente esistiti, che vengono omaggiati con assoluto rispetto. Ogni poesia merita di essere letta con attenzione, empatia e raffinatezza, al fine di poter ricavare un’esperienza completa, capace di arricchire l’esistenza di ognuno.
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Storia dell’artista
Paola Mattioli è nata a Bologna il 27 novembre del 1972. È cresciuta in un ambiente stimolante, con i genitori e la sorella Silvia: la precaria condizione di salute, tuttavia, l’ha costretta a vivere sotto una campana di vetro. La scuola magistrale è un punto di svolta nella sua vita, poiché inizia ad uscire dal bocciolo della timidezza, iniziando a fiorire. In questo periodo, si appassiona alla scrittura di poesie, facendo scivolare liberamente le parole sul foglio. La formazione scolastica prosegue con la frequentazione di un corso professionale serale per Assistente di Comunità Infantili (due anni in uno). Subito dopo il diploma, intraprende una fase lavorativa da impiegata precaria, che danneggia la speranza di poter costruire un futuro. Nel ‘95, Paola partecipa ad un concorso per Educatori Nido, risulta idonea e viene assunta dal comune di Bologna, diventando di ruolo nel 2007. Dopo la morte della madre, riprende a scrivere costantemente, avvertendo il bisogno di esprimere i suoi sentimenti più profondi. È così che nascono i suoi componimenti in età matura, dove si alternano momenti di silenzio e di euforia e viene a galla, con una vena malinconica, l’irrinunciabile bellezza della vita e dei suoi aspetti.
Blog: www.lepoesiedipaolamattioli.it
Facebook: https://www.facebook.com/VorreidiPaolaMattioli
Instagram: https://www.instagram.com/paolamattiolipoetessa/
YouTube: https://www.youtube.com/@PaolaMattiolipoetessa
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daimonclub · 3 months ago
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Amori, lettura e scrittura in estate al lago
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Estate al lago Amori, lettura e scrittura in estate al lago, un articolo che analizza il romanzo Estate al lago di Alberto Vigevani, con un estratto di alcune pagine del testo. Attorno agli anni '90 avevo trovato allegato ad una rivista, in omaggio, il libro Estate al lago di Alberto Vigevani e benché non fossi un grande amante dei romanzi, visto che non potevo andare in vacanza e poiché in gioventù avevo trascorso spesso delle giornate estive sul lago di Garda, benché in questo caso si trattasse del lago di Como, memore di qualche rifermento ai Promessi Sposi del Manzoni, decisi di leggerlo.  Il lago in ogni caso ha comunque un fascino particolare, e come dicevo anch'io ho trascorso in questi ambienti un bel po' di giornate, prima con mia mamma che mi accompagnava per andare a pescare attorno ai 12-13 anni, nelle acque di Salò, Maderno, Desenzano, poi con i miei amici negli anni turbolenti della mia adolescenza, principalmente a Toscolano Maderno, Manerba, Padenghe, e poi ancora sul Lago d'Idro, e infine ancora con mia mamma alle terme di Sirmione. Ora a distanza di più di trent'anni da quel periodo e a ben 66 anni dalla pubblicazione del libro avvenuta nel 1958, ho deciso di dedicargli questo articolo, anche perché, visto che siamo in estate e la gente in genere legge sempre meno, mi sento di affermare che leggere "Un'estate al lago" di Alberto Vigevani è come concedersi una vacanza letteraria, ricca di emozioni, riflessioni e bellezza. Direi per prima cosa che consigliare questo romanzo, snello ma succulento, significa suggerire un viaggio emozionante nella nostalgia e nella bellezza del passato. Ed ora vi elencherò diversi punti per cercare di convincere qualcuno a non perdere questa occasione letteraria. 1) Vigevani è un maestro nel creare atmosfere che trasportano il lettore direttamente nelle calde estati italiane, tra paesaggi lacustri incantevoli e la quiete della natura. 2) I protagonisti del romanzo sono descritti con una profondità psicologica che permette al lettore di immedesimarsi nelle loro vite e nei loro sentimenti. Le loro storie e interazioni sono il cuore pulsante del libro. 3) La prosa di Vigevani è elegante e poetica, rendendo la lettura un'esperienza estetica oltre che narrativa. La sua capacità di descrivere i dettagli con delicatezza e precisione arricchisce ogni pagina. 4) Il romanzo esplora temi come l'amore, la memoria, la perdita e la ricerca di sé, offrendo spunti di riflessione che risuonano profondamente con i lettori di ogni età. 5) Ambientato negli anni '30, "Un'estate al lago" offre un affascinante spaccato di un'epoca passata. Vigevani riesce a catturare l'essenza del tempo e del luogo, permettendo al lettore di vivere un pezzo di storia italiana attraverso gli occhi dei suoi personaggi. 6) Il libro è pervaso da una dolce nostalgia, che invita il lettore a riflettere sulla propria infanzia e sui ricordi estivi. Questa introspezione rende la lettura profondamente personale e toccante. 7) "Un'estate al lago" è stato accolto favorevolmente dalla critica, che ne ha lodato la qualità narrativa e la profondità emotiva. È un'opera apprezzata sia dai lettori che dagli esperti letterari. 8) La descrizione dei paesaggi, delle giornate estive, e delle piccole gioie quotidiane crea un'esperienza immersiva che consente al lettore di "vivere" l'estate al lago insieme ai personaggi.
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Alberto Vigevani Alberto Vigevani (1918-1999) è stato uno scrittore, poeta ed editore italiano. Nato a Milano, si distinse per la sua produzione letteraria caratterizzata da una prosa elegante e malinconica. Oltre a numerosi romanzi e racconti, Vigevani pubblicò poesie e si dedicò all'editoria, fondando la casa editrice Il Polifilo, specializzata in libri d'arte e di alta qualità tipografica. Le sue opere riflettono spesso la nostalgia per un mondo perduto e la complessità delle relazioni umane. Vigevani è ricordato come una figura importante nel panorama culturale italiano del XX secolo. Oltre a Estate al lago ha pubblicato Un’educazione borghese; La casa perduta; L'abbandono; La breve passeggiata. Ha ottenuto, tra altri, il Premio Bagutta. Estate al lago. L'estate era stata diversa da quelle passate: le ultime vacanze dell'infanzia. Era maturata per Giacomo una nuova età: dalla suggestione dei sensi alle delicate immagini del suo amore puerile. Tutto si poteva dire in silenzio e tutto si scioglieva in contemplazione. Come ha scritto Geno Pampaloni nell'introduzione al testo, la verità del libro è in questo attimo di sospensione vitale, in questo (doloroso e insieme corroborante) diritto al segreto di fronte alla violenza della realtà. E, la sua, una sospensione magica, illusa e labile com'è proprio dell’adolescenza. Ma non è solo sua: è anche l’illusione ansiosa del silenzio e della contemplazione, quella lieve vertigine fatta di insicurezza, di angoscia e di nostalgia che caratterizzò la cultura europea tra le due guerre al cospetto delle dittature e nell’imminenza della tragedia. Pampaloni spiega molto bene la natura del romanzo e tutti i suoi risvolti, come si evince da queste sue riflessioni. " Intendiamoci. La qualità poetica del racconto del Vigevani attinge a una cultura riflessa. Tutto è già alle sue spalle. «Tutto è accaduto», come dice un titolo di Corrado Alvaro, che sentì come pochi altri scrittori, con intelligenza amara, la transizione esistenziale propria del nostro tempo. Non per nulla Alberto Vigevani è libraio antiquario, ed è editore di testi preziosi e dimenticati della più raffinata tradizione, quasi che la sua vocazione di uomo sia dedicata al recupero, all’assaporamento di valori non mercificabili, alla fedeltà della memoria. Dietro di lui scrittore si staglia la grande ombra di Proust, il fascino della grande borghesia colta, intenta a cogliere l’ultima essenza di un mondo stremato dai suoi stessi valori... Perciò, contrariamente allo schema usuale, per cui l'adolescente passa dalla innocenza alla torbida scoperta del sesso, egli supera abbastanza rapidamente l’accensione sensuale, e sublima la sua ricchezza affettiva in un amore impossibile per la bionda e gentile madre del suo compagno di giuochi. Ma ecco che qui racconto d’amore e storia di un’educazione sentimentale si saldano.
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Lago di Como in estate Che cosa rivela a Giacomo l’incontro con la giovane donna e il suo figliolo malato e ardente? 1. La forza della passione, così profonda e coinvolgente da risultare rasserenante anche se dolorosa; 2. L’« armonia e tenerezza» che unisce madre e figlio in un legame meraviglioso, compatto, inscindibile; 3. L'ambiguità della figura materna, ove si mescolano la dolcezza sensuale e il tepore protettivo, oscuro modello e | presagio di un’ambiguità esistenziale che accompagna l’intera vita; 4. La gioia pura e malinconica della bellezza, che invita al silenzio e alla contemplazione; 5. Gli rivela infine la possibilità stessa della rivelazione dell’io profondo, vertiginosa «come se si trovasse sull’orlo della propria vita ». Tutto questo lo prepara all’intuizione finale: «com'era complesso l’amore; non solo desiderio d’armonia, di bellezza, ma anche aspirazione a non esistere più, ad annientarsi. E ancora: vi era qualcosa di crudele, d’irrimediabile, qualcosa che non si sarebbe nemmeno potuto confessare, anche se lo avesse veramente compreso ». Questo è, mi pare, il tratto originale del personaggio (e del libro): la perdita dell’innocenza, momento fatale di ogni adolescenza, si trasforma, come in dissolvenza, nella consapevolezza della complessità dell'amore, con tutto ciò che di ambiguo, di doloroso, ma anche di certo e, in qualche senso, di supremo, tale consapevolezza porta con sé. Mentre si chiudono, tra le prime piogge e i colori spenti dell'autunno, le «ultime vacanze dell’infanzia », l'educazione sentimentale di Giacomo può dirsi compiuta, ma nel senso che il velo d’ombra di un’incompiutezza infinita si proietta a occupare ogni possibile futuro. Il crepuscolo di adolescenza, la lacerazione tra innocenza e maturità, che egli ha vissuto nell’estate al lago, è destinata a durare per sempre. Ma si capisce che, avviandosi ignaro verso i tempi della violenza e della devastazione che si affacceranno alla storia, egli entrerà nella vita non sotto il segno della conquista ma sotto il segno della poesia." Ma ora lasciamo lo spazio ad alcune pagine del libro. I primi giorni di vacanza seguirono rapidi, come una febbre che accalori le guance e svanisca lasciando una stanchezza, un senso di sonnolenza, e ancora fame di nuova stanchezza e di sonno. I cugini erano arrivati: l’Elisa, gentile e non bella, dal corpo pesante, la fronte a bauletto sporgente sopra gli occhi; Aldo, che aveva l’età di Stefano e dipingeva all’acquarello; Mario, un ragazzo calmo, maggiore di Giacomo di due anni. Stavano sempre insieme: nuotavano, andavano in barca, a volte salivano sulla strada di Porlezza, dov'era una valle segnata da un fiumiciattolo incassato, il Senagra. Altre partivano per Cadenabbia o, dalla parte opposta, per Acquaseria e Gravedona, in bicicletta, con la merenda al sacco, e dopo aver fatto il bagno si riposavano sui prati. Formavano una compagnia allegra, con altri giovani che s'erano aggiunti: la bruna che Stefano aveva conosciuto al Lido, Elsa, figlia del padrone dell’albergo Victoria, e il fratello, un giovane basso, il tuffatore migliore della spiaggia, che anche fuori portava una calottina rossa sui capelli impomatati. Poi le due ragazze Lanfranchi, già da Milano amiche dei cugini: la maggiore slanciata, con occhi verdi luminosi; la minore, grassottella e addormentata, con gli stessi occhi, ma sbiaditi e gonfi, che le davano l’espressione attonita di un pesce... Giacomo aveva scoperto per conto suo che l’Elsa non era tutta muscoli, ma d’una bellezza così piena e persuasiva che se ne sentiva attirato. Tuttavia la sua inclinazione non andava oltre il piacere degli occhi e quel senso di vergogna che lo istupidiva se gli capitava di rimanere solo con lei. La presenza di Clara, d’altra parte, riusciva a rendere leggera l’aria che li avvolgeva, nulla in essa s’incideva con troppa asprezza, appena vi si accennavano le amicizie ancora incerte. L’Elisa e la minore delle Lanfranchi divennero inseparabili, Mario stava insieme con Giacomo che era il più giovane ma non stonava in mezzo agli altri, in quei primi giorni in cui tutto scaturiva con spontaneità, come se per le vacanze fossero tornati ragazzi anche i grandi. Forse non badavano alla differenza di età, o lo ammettevano perché li faceva ridere con uscite in cui, incitato dal desiderio di farsi notare, caricava il suo senso dell'umorismo di una capacità d’invenzione che si smentiva di rado. Le zitelle che aveva spaventato in bicicletta erano divenute dei personaggi, così Antonio, il custode, di cui rifaceva la voce e imitava i discorsi farciti d’interiezioni, di proverbi detti a sproposito. Ma forse erano gli altri, a completare o ad accrescere il ridicolo dei suoi accostamenti, delle trovate che gli nascevano spontanee dal troppo parlare, quando si eccitava: la verità era che avevano voglia di ridere, di sentirsi disinvolti e spensierati prima d’addentrarsi nel terreno sfuggente e sconosciuto delle nuove amicizie.
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Cartina del lago di Como Finirono anche quei giorni d’attesa: Stefano ora lo respingeva, se gli andava vicino mentre aveva al braccio l’Elsa; rispondeva a monosillabi. Durante le gite Giacomo e Mario restavano indietro. Prima, avevano tutti riso delle sue immagini, si era sentito ammirato dalle ragazze, invidiato da Mario, in brevi momenti di esaltazione che lasciavano adesso il posto a un risentimento. Supponeva d’essere condannato a portare i calzoni corti in eterno, come un segno d'’inferiorità. Tra loro due e i grandi duravano lunghi silenzi, le parole di Giacomo cadevano senza che nessuno le raccogliesse, e a un tratto s'’accorgevano che i giovani camminavano avanti, sulla mulattiera lungo il monte, o rimanevano solo loro sulla spiaggia, mentre gli altri se n'erano andati in barca senza chiamarli. Li ritrovavano poi che ballavano nella sala a pianterreno della villa o all’albergo Victoria... Presto arrivò luglio. Negli alberghi si davano i primi balli: la stagione vera sarebbe venuta a settembre. Clara si metteva in abito lungo e veniva a farsi ammirare prima di uscire. Stefano vestiva lo smoking e Giacomo gli faceva compagnia mentre si preparava in bagno e annodava la cravatta davanti allo specchio. Forte e giovane, le sopracciglia folte, gli occhi vellutati e scuri uguali a quelli del padre, pareva lontano come mai, e proprio nel momento in cui gli offriva maggiore confidenza. Delle feste parlavano a tavola, il giorno dopo. Gli rimanevano nella mente episodi e nomi di persone, uditi nei discorsi dei fratelli, con il prestigio delle cose inaccessibili. Se la festa era a Menaggio, andava con le domestiche a vedere l’entrata dai cancelli. L’Emilia gli metteva una mano sulla spalla; diceva: «Ti piacerebbe vestirti da sera, ballare anche tu? »... A metà d’agosto il padre tornò per fermarsi una settimana. Giacomo quasi non s’accorgeva di lui. Gli era toccato ancora deluderlo: non aveva mai adoperato gli attrezzi e aveva fatto pochi progressi nello studio. Si sentiva in colpa, guardandolo: come provasse il sentimento che il padre fosse, senza sospettarlo, esposto a subire le conseguenze di ciò che a un tratto poteva insorgere nel suo animo. Gli appariva incapace di difendersi, nell’abito di tela un po’ ottocentesco, con la camicia di seta cruda aperta sul collo e il leggero copricapo di panama che sbiancavano ancor più la sua carnagione cittadina. Del resto non stavano mai insieme: usciva con la madre a visitare parenti o conoscenti che poi venivano a prendere il tè in giardino. A Giacomo sembrava che tra loro due qualcosa fosse già cambiato. Forse temeva per il suo segreto, quando gli occhi del padre si posavano sopra di lui, schiariti da un’ironia dolce e penetrante che avrebbe voluto sfuggire. Eppure, durante il giorno, tra Giacomo e l’Emilia tutto si svolgeva come prima, di nuovo non c'era che la carezza più ardita, le poche sere, ormai, che andavano a passeggio insieme. Spesso lei voleva uscire con l’Elvira, dicendo che si recavano al cinema, dove lui non poteva seguirla. Incontrandolo, sorrideva sempre, lo sfiorava col fianco come per scherzo, forse per vedergli in faccia il turbamento che non riusciva a nascondere. Era come fosse per abbandonarsi a piangere, e non potesse trovare comprensione se non in lei che già mostrava di evitarlo. Ma la notte, prima di addormentarsi, era diverso: come un appuntamento, ogni volta si ripeteva il lungo istante in cui, col respiro disordinato, il capo fitto nel guanciale, brancolava sopra un’immagine di lei oscura e avvincente. Se la raffigurava nuda, nella sua ricchezza segreta, lambita dal buio, le spalle e il petto candidi in luce, il ventre affondato in una macchia. Confusa e incerta ossessione, come confuse e incerte le reminiscenze, il negativo del nudo tra le rocce finte, i corpi femminili alla spiaggia, ogni nutrimento anonimo e frammentario della sua fantasia. A sfiorare quella immagine con una carezza, qualcosa entro di lui si rompeva in una breve liberazione che lo lasciava intontito e vergognoso. Infine una sera, appena partito il padre, che tutti erano usciti - l’Elvira aveva voluto andare al cinema da sola -, udì il passo dell'Emilia nella stanza che occupava all’ultimo piano, sopra la sua. Giacomo aveva già un poco dormito e quei passi gl’illuminarono d’improvviso la figura di lei, i suoi gesti mentre andava spogliandosi. Gli pulsavano le tempie; senz’accorgersene si trovò fuori della porta. Salì le scale nell’oscurità, cercando di non far rumore. Si sentiva un ladro, temeva che qualcuno potesse sorprenderlo. Una striscia di luce bagnava il pianerottolo, da sotto la porta. Non udiva nemmeno più il passo della donna. S’appoggiò alla maniglia, la porta cedette. Dalla finestra ovale entrava la luna e illuminava il letto. Il suo volto era quasi al buio: pareva ancora più pallido. Vide che i suoi occhi lo fissavano. « Giacomo », disse a bassa voce, « sei tu? ». Siccome non si muoveva, rigido contro la porta, il cuore che gli batteva di furia, lei riprese, con una voce alterata che sembrò una carezza: «Vieni qua». Andò verso il letto in punta di piedi. Si muoveva in quella luce quasi irreale come in una delle apparizioni che venivano a sorprenderlo la notte, quando non riusciva a dormire. Lei gli prese i polsi, l’attirò a sé. Piegando le ginocchia contro la sponda del letto, premette la guancia sulla spalla nuda. Il suo profumo lo confondeva. Dietro la testa di lei, sopra il candore del guanciale colpito dalla luce, i capelli sciolti addensavano un bosco oscuro e segreto da cui si staccava il suo volto smorto, senza più quel sorriso che sempre lo pungeva, sulle labbra adesso aride e schiuse. Gli occhi, scintillanti, sembravano vetri in cui la luce acquistasse profondità.
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Grand Hotel Victoria Liberò le mani per cercarle il seno: annaspavano contro la tela un po’ ruvida della camicia. Fu lei a offrirglielo, scostando la spalla, e gli sembrò che bruciasse; poi quel fuoco gli entrò nella pelle. Lo palpava intero senza sapere dove indugiare. Si riempiva le mani della ricchezza che lei gli aveva ‘nascosto, e non cedeva alla carezza ripetuta ma la chiamava ancora, rinnovandogli come uno spasimo. Era entro un sentiero buio che lo faceva trasalire, e morbido, in cui ritrovava pungente l’odore dei capelli che gli coprivano le guance, la fronte. Un alito resinoso di terra e di donna che pareva quello del suo sangue. «Giacomo », aveva detto, due, tre volte, irosamente, gli era sembrato, muovendo il petto per svincolarsi. Ma s’avvinghiava a lei come se dovesse spremere, succhiare tutto il profumo e il calore che emanava. Poi gli si abbandonò, ansimante. Gli aveva cercato la bocca, la mano, ma appena raggiunte si era scossa, l’aveva allontanato con violenza, accendendo la piccola lampada sul tavolino. Era rimasto in fondo al letto. La fissava, nella debole luce elettrica, i capelli e la camicia in disordine, il volto quasi cattivo, mutato, con le labbra tremanti e tumide. La sua bellezza pareva a un tratto non più lontana, ossessiva, ma come rozza e affranta. Il torpore lo avvolgeva, allontanando ogni cosa nel tempo: si sentiva quasi spettatore di quel suo risveglio. Vide il seno scomparire nello scollo e gli parve una macchia, un fiore raggrinzito, la punta violacea che esitò un istante sull’orlo della camicia. Contrastando con la pelle chiara del petto somigliava a un oggetto immaginato nel sogno, che alla luce reale stupisca. Anche i suoi occhi erano diversi: lo sfuggivano come fosse lei, ora, a provare vergogna e a temere il suo riso. Gli pareva anche un'illusione il sussurro, quasi un gemito, che aveva colto sulle sue labbra. Si era seduta e aveva preso il pettine. Mentre ravviava i capelli si tolse la forcina dalle labbra e disse, a bassa voce: «Ti voglio bene, però sei un bambino ». Parole così fragili gli avevano fatto l’effetto che le avesse pensate, più che dette. Non capiva perché tornava ora un bambino, quando per un lungo momento era stata lei a soffrire sotto il suo abbraccio, e le sue labbra avevano perduto ogni voglia di sorriso. Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 4 months ago
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Melodramma e poesia si incontrano al Maschio Angioino
Al Maschio Angioino, presso la sala della Loggia, l’Associazione Culturale Noi per Napoli, con il patrocinio morale del Comune di Napoli presenta i lavori del tenore Luca Lupoli, autore del nuovo saggio dal titolo "Il Melodramma di Pietro Metastasio, il Primato del Testo"", edito dalla casa editrice “Pagine", la giornalista, scrittrice, e della docente di materie letterarie Maria Cuono autrice di Tutto con il cuore, la nuova versione di Verso l’orizzonte, edito dalla casa editrice Kimerik". Interverranno alla presente kermesse culturale in qualità di relatori il M° Olga De Maio soprano, il dottor Ermanno Corsi,Direttore e giornalista RAI, il professor Ettore Massarese, la dottoressa Lydia Tarsitano. Modera la dottoressa Daniela Merola, giornalista e scrittrice. La silloge poetica intrisa di sentimenti e personaggi “La mia silloge poetica è rivolta sia ad un pubblico giovanile che adulto, in cui si affrontano temi vari, che vanno dalla guerra, all’abbandono dei cani. È un testo molto scorrevole intriso di sentimenti, dall’amicizia, l’amore, ai ricordi di vita vissuti intensamente, alle paure, ai segreti, alle dediche a persone che hanno fatto parte della mia vita come mia madre, il più grande punto di riferimento, ed a personaggi del mondo dello spettacolo conosciuti durante le loro esibizioni” afferma Maria Cuono. Il saggio su Metastasio al Maschio Angioino ”Questo secondo lavoro editoriale è un saggio storico-culturale incentrato sulla figura del drammaturgo Pietro Metastasio, dopo quello dedicato all’ Opera ed alla figura del compositore partenopeo Mario Persico, pubblicato l’anno scorso con Aletheia Editore, risale ad un periodo della mia vita in cui stavo terminando gli studi e in cui ho deciso di dedicare il suo tempo”, sostiene Luca Lupoli, autore del recente saggio su Metastasio. L’opera, basata su un’accurata analisi dei carteggi di Metastasio, introduce una delle figure più importanti del panorama teatrale Settecentesco: Pietro Metastasio, poeta e librettista italiano, considerato uno dei maggiori esponenti del melodramma, una forma di opera lirica caratterizzata dalla fusione di musica e dramma. Il testo Il testo spazia attraverso il pensiero e la personalità dell’autore, conoscibili grazie alle sue famose lettere, note come i carteggi di Metastasio, attraverso cui è possibile una comprensione più approfondita delle sue relazioni personali e professionali e delle sue idee estetiche. Metastasio è stato il fautore dell’importanza della predominanza del testo sulla musica, tanto da poter poi definire il concetto di teoria metastasiana. L’opera è arricchita dalle ricerche biografiche, bibliografiche e delle fonti condotte dal soprano M° Olga De Maio, con la prefazione del Prof. Ettore Massarese, rinomato regista, attore, docente di Letteratura Teatrale Italiana e Discipline dello spettacolo presso l’Università Federico II di Napoli, mentre la bella grafica della copertina è stata ideata e realizzata dal Prof. Giuseppe De Maio, docente di Arte e grafico. Foto di Didier da Pixabay Read the full article
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antennaweb · 4 months ago
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londranotizie24 · 7 months ago
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francesco-nigri · 9 months ago
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✍🏻📖 Giovedì 8 febbraio, in un ambiente conviviale molto gradevole abbiamo conversato dell'amare, dell'amore, della psiche, dell'eros, della natura, dei sentimenti e delle emozioni umane con la lettura
di poesie.
🙌🏻 Ringraziamo Manuela Copercini, Fabrizio Cezza Cesario, la Libera Officina Culturale, il Comune di Fidenza ed il FAB Bistrò in Fabula di Fidenza, i partecipanti, Valentina Furlotti ed i poeti presenti alla "tertullia" poetica dell'8 febbraio "IL SENTIERO DEL SENTIRE, Amore e Psiche tra anima ed eros"
🙌🏻 È stato davvero un grande piacere per noi.
Hebe e Francesco
Photo ©Omar Sospiri @HeFra
Post produzione immagini ©AnnaLisaInzaina
(I Parte foto)
💥 HEFRA amarsi amarse
✔️ Libro di poesie d'amore
di Hebe Munoz e Francesco Nigri
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alemicheli76 · 9 months ago
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Esce in tutti i bookstore e ordinabile in libreria il nuovo libro di poesie Idillio – La poesia non è morta di Madame X edito da LifeBooks.
Un viaggio all’interno dell’animo con Madame X che con questa sua silloge poetica porta il lettore a immergersi tra i profumi e le sensazioni dei sentimenti, anche quelli dolorosi, dei sogni e dell’amore. “Il mio libro è rivolto ai sensibili, agli amanti della poesia; a coloro che, talvolta, non riesco a “leggersi” e a decifrare i codici nascosti della propria emotività, spesso in conflitto tra…
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seoul-italybts · 11 years ago
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[✎ TESTO ♫ ITA] Skool Luv Affair - BTS⠸ ❛ Intro : Skool Luv Affair ❜⠸ 12.02.14
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[✎ TESTO ♫ ITA] BTS
❛ Intro : Skool Luv Affair ❜
🏫💕 Intro : Storie d'Amore tra i Banchi di Scuola 🔔📚
__💿Skool Luv Affair , 12. 02. 2014
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Prodotta da: Pdogg
Scritta da: Pdogg, Slow Rabbit, RM, SUGA, j-hope
youtube
[SUGA]
Il primo incontro, il primo messaggio, la prima telefonata
Il primo appuntamento, il primo bacio, e quello spazio solo nostro
Lì, vorrei che ogni mia prima volta fosse con te
Il mio è un disturbo alimentare, qualsiasi cosa io mangi,
ho sempre ancora voglia di te
Non posso descrivere tutto questo solamente come 'assuefazione'
Una donna come te non è facile da tratteggiare, la licenza poetica
non ti farebbe giustizia
Questo è tutto merito tuo
Vorrei metterti al primo posto, nella mia vita, come la maiuscola a inizio frase
Una bella casa, una buona macchina, anche se cose simili non fanno la felicità,
voglio davvero donarle a te
j-hope: Aspetta! Ferma un attimo. Stacca la musica.
SUGA: Perché?
j-hope: Hyung, così non va, hyung
SUGA: Cosa?
j-hope: Perché quel 두고봐 (dugobwa : 'aspetta e vedrai'), hyung?
SUGA: È 두고파 (dugopa : 'voglio donarle')
j-hope: Ah, davvero? Lascia che te lo mostri nel mio stile. Musica!
(* parte la musica)
j-hope: Esatto, è così che dev'essere! Hyung, è questo lo stile adatto! L'amore dovrebbe essere un sentimento pieno di speranza!
[j-hope]
Una dichiarazione priva di esitazioni è nel mio stile
Sono il tipo da esser ben felice di dedicarti tutto me stesso
Per me, i riflettori saranno sempre puntati su di te, ragazza
Su questo palco in cui va in scena il nostro sentimento
Siamo accecati dall'amore¹, piccioncini
Il nostro futuro è luminoso, irridescente, pieno di colore
Se tu sei con me, non ho bisogno di nient'altro, come un milionario
Grazie a te, d'ora in poi apro la porta all'amore, entra pure
j-hope: Ah, fantastico! È proprio così che dovrebbe essere l'amore, vivace e pieno di ottimismo
RM: Credi sia davvero possibile essere ottimisti ogni singolo giorno? Questo non è nello stile dei Bangtan
j-hope: E quale sarebbe, allora?
RM: Lo stile Bangtan, l'hip-hop!
j-hope: Hip-hop?
RM: Andiamo!
[RM]
BTS, il nostro modo di amare
è sempre uguale, sia da adolescenti che da ventenni
[Sono] RM, e ora vi racconto la storia
Di quanto ho già amato, e voi cosa mi dite?
Questa non è che un'intro(duzione) e lo grido con tutto il mio corpo, a pieni polmoni
Sapete, i suoi dinieghi ed insulti non basteranno a scoraggiarmi
Non mi rallenteranno, questa è la mia ideologia
Chi mai potrebbe smorzare il flusso sanguigno del mio cuore? Nessuno!
(E quindi?) Lasciate che ve lo chieda di nuovo
(E quindi?) Che dite?
Se non avete ancora mai amato, perché non provare ad amare come me
I sentimenti umani, di fatto, sono talmente strani
Io ti ho donato un sorriso, e poi tu sei andata con il primo verme qualunque
che ti ha fatta piangere
(Ecco perché dico) Già, è proprio amore! (Te lo dico) Sì, quello è amore!
Pensate pure che io sia patetico, in realtà sto benone
Quando sono innamorato, amo come se non fossi mai stato ferito
Ti darei ancor di più anche se dovessi perdere tutto
Capito?
[Tutti]
Quando amiamo lo facciamo con passione
Quando cantiamo lo facciamo con decisione
Un po' di passione, un po' di decisione
Quando amiamo lo facciamo con passione
Quando cantiamo lo facciamo con decisione
Un po' di passione, un po' di decisione
In poche parole, questo è lo stile dei Bangtan
Lo stile dei Bangtan , lo stile dei Bangtan
Capito?
Note:
¹ In orig., l'espressione coreana usata è "avere gli occhi coperti da bacelli (di fagioli)", che è simile all'italiano "avere gli occhi foderati di prosciutto". Significa essere talmente innamorati da non vedere o sorvolare sui difetti dell'altra persona, n.d.t.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS | eng: © doolsetbangtan ; © BTS_Trans⠸
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francyfan-bukowsky · 10 months ago
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La poetica di Bukowski
Approcciarsi alla sua letteratura non è semplice,o quanto meno non è quello che ci si aspetta avendo in mente la cognizione classica di poesia: qui ci troviamo di fronte ad un linguaggio vivo, crudo, a volte anche volutamente volgare. E attraverso questo stile del tutto inconsueto Bukowski racconta verità sacrosante, celebra l'autenticità, l'originalità dei sentimenti, esalta la bellezza pura, non fatta di artifici.
La sua intera opera letteraria nasce sicuramente da un percorso di vita doloroso, a volte vissuto ai limiti e ai margini della società, tra quelli che spesso vengono definiti ultimi. In Bukowski poesia e vita coincidono: le sue parole raccontano con uno stile asciutto e senza divagazioni stilistiche, le sofferenze quotidiane, guardano con occhi disincantati la società contemporanea, celebrano i sentimenti autentici.
Siamo di fronte ad un personaggio controverso e particolare, che ha raccontato ciò che la poesia mai aveva osato fare. Il suo sguardo si posa sul degrado, sulle vite vissute all'insegna della sregolatezza, ma anche, teneramente, sull'amore, sull'amicizia e sulla nostalgia.
Essendo diventato un esponente di spicco della letteratura, amato da diverse generazioni, molte delle sue frasi e poesie vengono riportate frequentemente. Stupisce come, a distanza di ormai quasi trent'anni dalla sua morte, le sue poesie e i suoi scritti siano un'analisi attuale del mondo che ci circonda.
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Charles Buk🖤wski
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pier-carlo-universe · 4 hours ago
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Poema “Il Canto del Mare” di Mirella Ester Pennone Masi. Recensione di italianewsmedia.com
Una poesia di onde e passioni, tra quiete e tempesta interiore.
Una poesia di onde e passioni, tra quiete e tempesta interiore. Il Canto del Mare: La Profondità delle Emozioni tra Onde e Quiete “Il Canto del Mare” di Mirella Ester Pennone Masi è una poesia che cattura l’anima del mare e la trasforma in versi carichi di intensità emotiva. La poetessa descrive un mondo intimo e vasto, in cui il mare diventa simbolo di una passione interiore, di un desiderio…
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Lecce: "WE CARE", mostra foto-poetica di Diana Agàmez e Luisa Machacòn
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Lecce: "WE CARE", mostra foto-poetica di Diana Agàmez e Luisa Machacòn. Quanti significati ha la parola "curare"? Quante e quali narrazioni intorno a questo gesto? Chi si prende cura di chi? "We Care" è una riflessione fotografica e letteraria che parla del corpo e dell'erotismo femminile, attraverso la narrazione della relazione tra una nonna e una nipote, Francisca "Pacha" Florez de Pájaro e Diana Agámez, tessuta in un quartiere di periferia di Cartagena de Indias, in Colombia. Un lavoro della scrittrice Diana Agámez e della fotografa Luisa Machacón portata a Lecce dall'associazione "Alice e le altre" con Collettiva edizioni, allestita negli spazi del Centro sociale di viale Roma e visitabile dal 4 al 18 novembre 2023 (orari: dal lunedì al venerdì dalle ore 16 alle ore 20; sabato e domenica dalle ore 15 alle ore 21). A cura della scrittrice Loredana De Vitis, l'iniziativa è patrocinata dal Comune di Lecce e dal Concorso letterario nazionale "Lingua madre" e sostenuta dall'Assessorato al Welfare, Politiche abitative, Diritti civili, Pari opportunità, Volontariato, Accoglienza e Accessibilità del Comune di Lecce. L'inaugurazione è in programma sabato 4 novembre alle ore 12, alla presenza dell'artista Diana Agámez, del Sindaco di Lecce Carlo Salvemini e dell'Assessora Silvia Miglietta. «Il nostro lavoro nasce con il desiderio di documentare spazi di cura semplici e quotidiani in cui le donne esplorano le proprie storie, la memoria dei propri corpi, le relazioni familiari e le connessioni intergenerazionali all'interno delle quali il racconto e l'oralità hanno un'importanza fondamentale per esprimere i sentimenti, le frustrazioni, i dolori, la felicità, le difficoltà e le rivincite delle donne nella nostra società», spiegano le artiste Diana Agámez e Luisa Machacón, «Attraverso i testi e le fotografie proponiamo allo stesso tempo uno sguardo critico verso l'emergenza che nasconde l'assenza di adeguati contesti e servizi sanitari di cura e attenzione rivolti alle persone anziane, e alla narrativa e la cultura predominante sul corpo femminile quando non si ritiene più giovane». Collettiva ha accolto, sostenuto e voluto proporre il progetto fotografico e letterario "We Care", di immensa potenza fisica e rivelatrice, avendo a cuore il corpo umano quanto la sua voce. Crediamo nella forza e nel bisogno della lettura e della scoperta delle altrui visioni, perciò non potevamo che riconoscere nella potenza narrante delle immagini e delle parole di Diana Agámez e Luisa Machacòn due ottime compagne di viaggio. Vogliamo essere prima di tutto un luogo di accoglienza di voci diverse, luogo di incontro, crocicchio di esperienze. Di relazioni. Se è vero che le parole, come le immagini, sono necessarie alla circolazione delle idee, e che per la produzione del linguaggio e la visione sensata delle immagini è necessaria la relazione con gli altri, allora questa mostra ci pone al centro di un circolo virtuoso e inarrestabile. Qui vogliamo restare. E se la scrittura delle donne, come il loro corpo, è in costante cambiamento, è di questo mutare che vogliamo prenderci cura. Della sorpresa, del desiderio fisico, erotico, dello spiazzamento ammutolito che ne deriva, per trasformarlo in voce. «Questa mostra racconta l'intimità di un amore che si trasmette di generazione in generazione, che vive per sempre. Di fronte alla bellezza della cura restiamo incantate», conclude l'Assessora Silvia Miglietta, «ma in tanti luoghi del mondo, compreso il nostro paese, la cura – come fonte di bellezza e di vita - fatica ad affermarsi come diritto delle persone anziane, delle persone con disabilità o malate. E questa fatica è dovuta al fatto che si dà per scontato che la cura sia un compito da demandare alla famiglia, e in particolare alle donne. È ora di affermare che la cura non è solo un gesto d'amore da consumare in famiglia, ma un lavoro, un bellissimo lavoro che l'invecchiamento delle nostre società rende sempre più urgente riconoscere e sostenere». La mostra vuole essere spunto per condividere storie ed esperienze, che verranno raccolte per una successiva pubblicazione. Per contribuire è possibile scrivere a [email protected] Si ringraziano: WWF Salento, Masseria Masciullo (Mesagne), Cantine De Palma Altri appuntamenti nel corso della mostra Venerdì 10 novembre, ore 18 Reading sul tema "Gener/azioni", con le scrittrici di Collettiva Sabato 18 novembre, ore 12 Chiusura della mostra, alla presenza dell'artista Diana Agámez Note sulle artiste Diana Agámez (Colombia, 1979), scrittrice e mediatrice interculturale, è residente a Roma, Italia. Attraverso la sua poesia, indaga le relazioni tra il corpo, lo scorrere del tempo e gli oggetti che creano la vita quotidiana: "Le linee del corpo si aprono come un libro in cui possiamo leggere infinite storie di dolore, gioia, erotismo e persino politica". Luisa Machacón (Colombia, 1983), ricercatrice e fotografa con sede ad Amsterdam, Olanda. Combina la sua conoscenza della regione latino-americana con la sua passione per la narrazione e la ritrattistica. Usa la fotografia e la poesia come strumento per definire, discutere e comprendere la società. Tra le sue mostre precedenti, "Before the Farewell to Arms: a transition zone in Colombia", che è stata presentata ad Amsterdam tra il 2017 e il 2018.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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valentina-lauricella · 1 year ago
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Miei commenti a post culturali su Facebook
Innanzitutto Leopardi è bellissimo: avere un po' di scoliosi non significa essere brutti. Non è bello solo in questo ritratto, per cui non posò mai, ma lo è anche in quel ritratto fatto a Bologna nel '26 da Giovambattista Lolli, che lui giudicava "bruttissimo", e persino nella sua maschera funeraria. Inoltre Leopardi non trasmette tristezza, ma entusiasmo, come tutte le persone eccezionalmente intelligenti (ha un QI stimato in 175 punti), con la sua vastità e profondità di pensiero che sfiora la chiaroveggenza. Lui non ti dice mai cosa devi pensare, ma come: sgombrando la mente dai pregiudizi; tornando ad essere come i fanciulli, che non sanno e, a differenza degli adulti, non credono di sapere. Lui non è mai cattedratico: anche quando dice che "tutto è male", prosegue dicendo che non vuole sostituire l'ottimismo di Leibniz e Pope con il pessimismo, e che se questo non è il migliore, non è nemmeno il peggiore degli universi possibili, perché "chi può conoscere i limiti di tutte le possibilità"? Non a caso, la sua lirica più famosa, l'Infinito, non reca tracce di pessimismo, ma è l'evocazione del più grande piacere che la mente umana possa provare, inattingibile dalla ragione, ma conseguibile tramite l'intuizione immaginativa.
(Sulla poesia Alla sua Donna/All'Amor suo) Leopardi commuove per la rarità e profondità dei sentimenti che prova e l'altezza poetica e filosofica della strada che trova per esprimerli. Qui mi suggerisce che il nostro bisogno di amore assoluto, perfettamente corrisposto, è un desiderio pari a quello dell'infinito, di un oltre da cui proveniamo e che ci ha marchiati con il suo lancinante desiderio, che però può rivelarsi guida, e non condanna all'infelicità, in questo esilio.
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daimonclub · 10 months ago
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Riflessioni sulla fotografia
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Mamma Innocenza Riflessioni sulla fotografia, pensieri, idee, e meditazioni sull'arte di fare fotografie e sulla passione di tutti i fotografi, dilettanti, artisti e professionisti. La fotografia è sempre poetica poiché ci ricorda situazioni passate, emozioni, sentimenti, angosce o delusioni lontane nel tempo e nello spazio; la sua forza è quella di far rivivere nella nostra memoria un mondo che non esiste più e quindi necessariamente malinconico ed evocativo, quindi è simile alla poesia che cerca con le parole di ottenere gli stessi effetti romantici sulla nostra sterile esistenza. Carlo William Brown Scopo di ogni artista è arrestare il movimento, che è vita, con mezzi artificiali, e tenerlo fermo ma in tal modo che cent’anni dopo, quando un estraneo lo guarderà, torni a muoversi, perché è vita. William Faulkner Una fotografia non si limita a cogliere un momento della realtà, ma diventa un’interazione comunicativa tra il passato ed il presente che esprime lo stato d’animo e le emozioni più profonde della persona che la osserva. Carl William Brown Così tutta la fotografia sembra colpevole di surrealismo, quando è indifferente e quando è compassionevole, quando documenta il passato o il divenire in corso, quando apre la strada al turismo, che poi diventa distruttivo; quando è moralista e quando è incosciente; quando accumula reperti a caso e quando documenta la disperazione della depressione economica. Leonardo Terzo Rievocare il passato con i ricordi della propria memoria nel tentativo di far scorrere a ritroso il tempo, riportando in vita i nostri cari nella propria immaginazione, è un procedimento, non privo di un certo dolore, che ci aiuta ad avvicinarci più rapidamente alla fine dei nostri giorni, al termine della nostra durata epocale. Carl William Brown
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Riflessioni su fotografi e fotografia Pensiamo che ogni elaborazione mentale faccia parte del Tagesrest, come lo chiama Freud: i residui diurni, immagini composite, la spazzatura della vita. Ma Jung dice che persino i nostri pensieri derivano dalle figure. Dunque il compito sarebbe riportarle alla luce, e il Libro rosso sembra fare esattamente questo. Jung permette alle figure di parlare, di mostrarsi. Addirittura le incoraggia a farlo. James Hillman Gli antenati. I morti. Non è una mera metafora, un messaggio cifrato per indicare l’inconscio o qualcosa del genere. Quando parla dei morti, Jung intende proprio i morti. E loro sono presenti nelle immagini, continuano a vivere. Sonu Shamdasani Il fotografo è soprattutto un uomo del mestiere, ma che anche da dilettante si trova in una situazione inevitabilmente “esistenzialista”, cioè scagliato in una parte di mondo, da cui a sua volta sceglie e ritaglia una parte ancor più ridotta disponibile davanti al suo obiettivo. Egli lavora nelle circostanze date, ma potrebbe impiegare la sua vocazione in ogni circostanza. Tutti siamo fotografi e tutti abbiamo i nostri interessi più o meno provvisori. E un professionista o dilettante delle immagini è insieme un artista, un artigiano, un designer, portato, se vuole, a impegnarsi in tutta la gamma delle creatività, dalle arti applicate a quelle più astratte e concettuali. Leonardo Terzo Rievocare con la memoria i ricordi della nostra vita passata con le persone care, e soprattutto con la propria madre, ha la funzione fondamentale di anestetizzare il dolore della nostra esistenza presente, ovvero di provare a scalfire la tragica sofferenza della nostra attuale realtà. E’ un procedimento che ci aiuta a ingannare la linearità del tempo, rendendolo più circolare e affettuoso, oltre che più incerto nel suo procedere. Carl William Brown Fotografia, foto-grafia, significa scrivere con la luce. La fotografia, il cinema, conferiscono una specie di immortalità, una preminenza alle immagini e non alla vita reale. Herbert Marshall McLuhan Poiché l’istante supremo dello scatto non assomiglia a nient’altro, lasciamolo vivere: l’apparecchio non è una gabbia. L’uccello preso nella foto continua il suo volo. Edouard Boubat
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Sciopero lavoratori Breda anni 70 Il desiderio di fotografare nasce forse da questa constatazione: visto da una prospettiva d’insieme, dal punto di vista del senso, il mondo è molto deludente. Osservato nel particolare, e di sorpresa, è sempre di un’evidenza perfetta. Jean Baudrillard La fotografia ha sempre e comunque delle valenze artistiche, comunicative, semiologiche, poetiche, psicologiche, filosofiche e sociologiche. Le immagini che vengono catturate, stampate e pubblicate hanno dei significati che scandagliano la realtà anche molto in profondità, e suscitano in chi le guarda emozioni e sentimenti di natura molto elevata, stimolando a seconda del proprio coinvolgimento la memoria ed i ricordi che ci fanno rivivere il passato e gettano così una nuova luce anche sul presente; purtroppo però non tutti quelli che le producono ne sono consapevoli, né tanto meno si soffermano a pensare o a riflettere sul valore etico ed estetico di quanto hanno creato. Carl William Brown La fotografia è un mezzo di espressione potente. Usata adeguatamente è di grande utilità per il miglioramento e la comprensione. Usata male ha causato e causerà molti guai. Il fotografo ha la responsabilità del suo lavoro e degli effetti che ne derivano. La fotografia per me non è semplicemente un’occupazione. Portando la macchina fotografica io porto una fiaccola. W. Eugene Smith La parola “fotografare” tradotta letteralmente dal greco, significa “disegnare con la luce”. La fotografia è infatti strettamente collegata con la luce. La luce che si riflette su una scena crea un’immagine, e costituisce un’energia che a sua volta stimola le nostre sinapsi, il nostro cervello e la nostra memoria. Il legame tra emozioni malinconiche e fotografie che rappresentano eventi passati è quindi profondo e complesso. Questo legame può essere spiegato attraverso diversi fattori psicologici e emotivi. Le fotografie infatti catturano momenti della nostra vita, spesso associati a forti emozioni. L’effetto che genera la fotografia è proprio quello di rendere finalmente visibili, cose e ambienti sociali che prima erano, colpevolmente o meno, ignorate, e di conseguenza “trascurate”. Questo aspetto valoriale della fotografia può trasformarsi in vitalità o in tristezza. Carl William Brown Scrivere di Fotografia è difficile, molto difficile, se non si è fatta Fotografia. Per scrivere di Pittura non occorre avere dipinto, e di scultura idem; ma per scrivere di Chirurgia bisogna aver fatto il Chirurgo. E la fotografia è una operazione chirurgica, la macchina è un bisturi, la camera oscura una sala operatoria. I critici della Fotografia sono come delle vergini che scrivono guide sulle pratiche erotiche più terminali. Ando Gilard Il rullino della mia macchina fotografica ha un fare riservato e sta tutto avvolto su se stesso. Si rinchiude in una camera oscura per giorni perché è sensibile alla luce: non vuole rischiare di esporsi per non dare una cattiva impressione. Vuole restare obbiettivo. Guido Rojetti
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Macchina fotografica Canon I buoni fotografi sono rari e indefinibili, ma essi hanno sempre un tratto in comune, quello di andare al di là di se stessi, d’essere più di ciò che potevano essere, di avere questa piccola “musica” in breve di essere un po’ miracolosi. In fondo quelli che vengono chiamati “grandi fotografi” non sono che coloro ai quali questo incidente fortunato è arrivato un grande numero di volte, perché fare una buona foto è sempre vincere sull’azzardo. L’azzardo dell’incontro, della comprensione immediate, della sua trascrizione istantanea. Jeanloup Sieff L’apparecchio fotografico è una specie di professore: mi insegna a capire il mondo, a vedere come le cose si mettono insieme. Mi insegna a ricordarmi del passato perché mi fa guardare indietro. Obbedisco di tanto in tanto, ma non sempre. E’ come una persona. Arno Rafael Minkkinen Certi fotografi e certi amatori dell’immagine, preferiscono qualche volta ‘non correre il rischio della rivelazione’: allorché hanno tutta la libertà di scattare, di fare una fotografia, essi scelgono di non scattare, come se volessero deliberatamente fallire l’occasione. Si accontentano di fotografare con gli occhi, di registrare mentalmente l’immagine. Niente di più. Non vogliono andare più lontano. E’ un rifiuto della rivelazione. Raymond Depardon In genere l’arte non nasce dalla felicità, ma nasce da un disagio, da una necessità di comunicare qualcosa agli altri, così come la letteratura spesso è alimentata dal desiderio di voler esternare un malessere interiore, magari raccontando storie, che alla fine non sono altro che la raffigurazione delle nostre tragiche esistenze. Carl William Brown Quando è ben fatta, la fotografia è interessante. Quando è fatta molto bene, diventa irrazionale e persino magica. Non ha nulla a che vedere con la volontà o il desiderio cosciente del fotografo. Quando la fotografia accade, succede senza sforzo, come un dono che non va interrogato né analizzato. Elliott Erwitt La fotografia è probabilmente fra tutte le forme d’arte la più accessibile e la più gratificante. Può registrare volti o avvenimenti oppure narrare una storia. Può sorprendere, divertire ed educare. Può cogliere, e comunicare, emozioni e documentare qualsiasi dettaglio con rapidità e precisione. John Hedgecoe
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Fiera Travagliato cavalli La conseguenza più grandiosa della fotografia è che ci dà la sensazione di poter avere in testa il mondo intero, come antologia di immagini; nelle fotografie l’immagine è anche un oggetto, leggero, poco costoso, facile da portarsi appresso, da accumulare, da conservare. Susan Sontag Degas amava la fotografia in un periodo in cui gli artisti la disdegnavano o non volevano ammettere di farne uso. Faceva fotografie eccellenti e io conservo gelosamente una stampa che mi ha regalato. Vicino ad un grande specchio si vede Mallarmé contro il muro, Renoir sul sofà; nello specchio, come fantasmi, lo stesso Degas con la sua camera e la signora Mallarmé con sua figlia. Il prezzo di questo capolavoro: nove lampade a gas e un terrificante quarto d’ora di completa immobilità. Paul Valery Le fotografie trasportano luoghi lontanissimi nelle nostre case e il passato nel presente. Tutti noi abbiamo album (o cassetti, se siamo disordinati) pieni di foto di persone care e di noi stessi quando eravamo più giovani. Le fotografie appagano il nostro desiderio di arte, ci fanno conoscere cose che non vedremo mai da vicino. E sono la nostra memoria. Delle innumerevoli fotografie che ci passano sotto gli occhi, solo poche, però, catturano la nostra attenzione e restano fra i nostri ricordi, immagini indelebili che spesso accentuano la nostra attuale infelicità. Robert Caputo Le foto di famiglia ritraggono volti sorridenti, nascite, matrimoni, vacanze, feste di compleanno dei bambini. Si scattano fotografie nei momenti felici della propria vita. Chiunque sfogli un album fotografico ne concluderebbe che abbiamo vissuto un’esistenza felice e serena, senza tragedie. Nessuno scatta una fotografia di qualcosa chevuole dimenticare. dal film One Hour Photo La fotografia rappresenta un certificato di morte ma, nello stesso tempo, una promessa di resurrezione; è un documento impassibile, ma, nello stesso tempo, una fontana di lacrime esistenziali. Più ancora: obbedisce al tempo e lo fulmina; sanziona una perdita e vi sostituisce un simulacro immortale. Gesualdo Bufalino L’artista è un collezionista di immagini che raccoglie le cose con gli occhi. Il segreto della fotografia è che la macchina assume il carattere e la personalità di chi la tiene in mano. La mente lavora attraverso la macchina. Walker Evans
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Paesaggio con donna Se queste immagini potranno mai avere un significato per le generazioni future, sarà questo: io c’ero, sono esistito. Sono stato giovane, sono stato felice e qualcuno a questo mondo mi ha voluto abbastanza bene da farmi una fotografia. Dal film In One Hour Photo Una sera un mio amico che si diletta di fotografia, invitato a cena, mostrò alcune foto che aveva portato con sé. La padrona di casa, guardandole, esclamò: “Bellissime, deve avere una macchina fotografica eccellente!”. Al momento di andare via, il mio amico rivolto alla padrona di casa disse: ”Ottima cena: lei deve avere pentole di buona qualità!”. Simon Evans Si può mentire con le fotografie. Si può persino dire la verità, per quanto ciò sia estremamente difficile. Il luogo comune vuole che la fotografia sia specchio del mondo ed io credo occorra rovesciarlo: il mondo é lo specchio del fotografo. Ferdinando Scianna Innanzitutto definiamo cosa non è una fotografia. Una fotografia non è un dipinto, una poesia, una sinfonia, una danza. Non è solo una bella immagine, non un virtuosismo tecnico e nemmeno una semplice stampa di qualità. È o dovrebbe essere un documento significativo, una pungente dichiarazione, che può essere descritto con un termine molto semplice: selettività. Berenice Abbott Sempre su queste tematiche potete anche leggere: Aforismi e citazioni sulla fotografia Fotografie, memoria, ricordi e tristezza Mamma, morte e memoria Un Natale molto triste Halloween e la festa dei morti Madonne, madri e letterati Letteratura, religione, morti e psicologia Aforismi per autore Aforismi per argomento Pensieri e riflessioni Read the full article
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niconote · 1 year ago
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Che il mio segreto mi sia legge
Un'immersione nella performance sonora di NicoNote
È anacronistico pensare al giorno d’oggi di poter provare i sentimenti peculiari del Romanticismo in una chiave contemporanea? Dall’insoddisfazione per la realtà in cui siamo immersi, si può vivere il dolore della Sehnsucht, un desiderio sempre irrealizzato di trascenderla spiritualmente? In definitiva, è ancora possibile un abbandono studiato all’irrazionalismo, che dia voce alle più intime aspirazioni dell’individuo?
In questa appassionata idea crede profondamente NicoNote, alla nascita Nicoletta Magalotti (Rimini, 1962), artista di origini italo-austriache che Festivaletteratura ha avuto il privilegio di accogliere sul palco del Teatro Bibiena per un concerto flusso ibridato a un dramma che connette «attraversamenti romantici» di molteplici provenienze. Performer, cantante di raffinata vocalità, lettrice di poesie, sperimentatrice del suono: NicoNote è un’artista complessa e poliedrica, che abbraccia tutte queste definizioni e che allo stesso tempo vi sfugge, senza mai lasciare che le tradizionali etichette di classificazione monopolizzino la sua imprendibile forma espressiva.
Le luci del teatro calano gradualmente, solo la scena dietro al palco illumina con dei bagliori caldi il tavolo dietro cui si posiziona NicoNote, che per tutta la durata della performance governa un tavolo su cui si destreggia fra un mixer audio per deejay, un portatile e il suo microfono.
L’attacco è scandito da una musica tensiva di sottofondo, su cui l’artista recita i versi di una poesia in tedesco. È uno spettacolo in cui le trasformazioni del tono del sonoro e della lingua poetica avvengono impercettibilmente: come se fossimo distesi sul lettino di uno psicanalista, i freni inibitori del pensiero si allentano e il trasporto emotivo ci investe al punto da farci sfuggire questi frequenti cambi di rotta.
Ecco allora che sembrano iniziare suoni più dolci, guastati tuttavia da alcune interferenze che ne corrompono la purezza iniziale. La capacità di creare distorsioni ed effetti stranianti che fanno precipitare i suoi spettatori in un vuoto di certezza è certamente una delle qualità più spiccate della performance sonora di NicoNote.
A una chiusura su un rumore di passi, l’artista intona una poesia, Dell’estraneo: «qui ormai nessuno mi riconosce, qui ormai nessuno mi conosce». È uno struggente momento rivelatorio quello in cui la coscienza realizza la propria estraneità al mondo, il proprio senso di sradicamento e non appartenenza, che attraversa la sensibilità preromantica come la miccia che farà deflagrare poi per reazione l’orgoglioso desiderio di identificarsi nella patria. Sarebbe interessante chiedersi allora se in un’età come quella contemporanea, che già vede una crescita progressiva dei nazionalismi, questi versi poetici non siano più la premessa, quanto la conseguenza di tale situazione politica. Nell’epoca contemporanea gli esseri umani non sembrano forse ristagnare senza soluzione nel vuoto delle verità?
Su una musica di pianoforte NicoNote intona poi il proprio canto in lingua tedesca, un canto viscerale che lentamente sfocia di nuovo nella poesia, questa volta in lingua italiana. Quello che l’artista ci presenta è un verso di raro nitore espressivo e di eccezionale pertinenza, «che il mio segreto mi sia legge nell’aria, nell’istante infinito»: in una situazione contraddistinta dalla perdita assoluta dei riferimenti, è solo l’inesprimibile riposto nel più intimo ricettacolo dell’interiorità soggettiva che può orientare ogni azione.
Riprende il canto: questa volta in inglese, con un sottofondo sonoro molto dolce ma tormentato da un ritmo battente e attutito, oltre che da una voce radiofonica di donna che parla italiano, apparentemente in tono disteso e quasi giornalistico. Ben presto però, la voce femminile si fa più insistente e sembra quasi pronunciare una formula magica, un sortilegio o una sentenza sul destino di chi l’ascolta.
Il sottofondo sonoro a tratti è tanto coinvolgente da essere pensabile da utilizzare come colonna sonora, che sottolinei l’azione. Non a caso il movimento ha un ruolo centrale nell’esibizione, poiché NicoNote sottolinea il suo canto con le movenze delle sue braccia, l’ondeggiamento del busto, le inclinazioni della testa: la sua musica la investe con una potenza tale che con tutta se stessa partecipa alla creazione del grande movimento. Il pianoforte scandisce questa prima sequenza esemplificativa, con una folla acclamante di sottofondo, come in un concerto live.
Il tema classico del connubio amore-morte si dispiega nell’accostamento di due poesie in lingua italiana.
«Nel meraviglioso mese di maggio il profumo dell’amore ha conquistato e contagiato il mondo»: è il tripudio dell’amore nella stagione primaverile, effimero quanto l’effluvio di essenze floreali che impregna l’atmosfera. Il cambiamento di tono tuttavia è imminente: l’equilibrio vacilla e dopo un intermezzo in lingua tedesca, ecco emergere la tetra negazione di quella stessa vita appena sbocciata.
La seguente poesia in italiano ha invece come attacco Nostalgia per la morte: «Sia lodata da noi l’eterna notte. Lodato il sonno eterno. A cosa serve in questo mondo il nostro amore, la fedeltà, il tempo? E se anche piacere e vita parlava, qualche cuore si spezzava per audacia d’amore. Nostalgia ansiosa. Il tempo. Non c’è più nulla da cercare. Il cuore è sazio. Il mondo vuoto. Non c’è più nulla da cercare». La ripetizione delle parole è ossessiva, come quella che farebbe una mente tormentata da una monomania esistenzialista che ha ormai realizzato nella coscienza la vanità di ogni impeto di salvezza dello spirito. Ci troviamo catalizzati nel turbine di un crescendo poetico che sembra quasi attraversato da un’estasi erotica, disperata nel suo struggimento.
«Io vivo nel corso dei giorni colmo d’intrepida fede. E muoio le notti in un rogo di ardor divino», recita NicoNote: il complesso patrimonio di idee, schemi cognitivi, pregiudizi, opinioni, e valori che costruiamo nella vita sono condannati al disfacimento sul rogo, benché l’artista lanci qui una provocatoria rivendicazione della propria autonomia di pensiero, non ritrattabile nemmeno davanti alla morte. Questa tragica constatazione è ritmata dalla luttuosa cadenza di zoccoli di cavallo che riecheggiano nel vuoto.
A seguito di una canzone che culla l’ascoltatore sulle parole Remember me, improvvisamente Nico Note prorompe in uno scoppio isterico di risate sguaiate, con un effetto di straniamento che rasenta l’inquietante: questa serie psichedelica di sensazioni è merito di una stupefacente capacit�� di modulazione della voce, dai toni più profondi e suadenti a quelli più acuti e striduli di un lamento fanciullesco.
Ecletticamente, NicoNote spazia la propria campionatura musicale da tracce di grandi compositori classici come Franz Liszt (con Schwanengesang, S. 560 - No. 4 Ständchen) a brani del repertorio alternative rock e grunge come Something in the Way dei Nirvana, il cui ritornello è cantato con alternanza di toni fra rabbia e abbandono melancolico alla disillusione. Ogni brano è reinterpretato come il riflesso di un’interiorità polimorfica, mai imbrigliabile in un’unica frequenza.
L’esibizione si chiude spegnendosi nella voce che lamenta la propria estenuazione esistenziale: «Ho perduto la sacra forza con la quale potevo creare universi attorno a me». Il dolore si risolve però nella consapevolezza che «quello che sono tutti lo possono sapere ma il mio cuore lo possiedo io solo».
NicoNote ci lascia con un’unica visione quasi profetica di un fiore blu: cerchiamo senza posa questo simbolo arcano e attraente, senza mai trovarlo, perché in esso sembra fiorire la buona sorte che tanto agogniamo. Ma cos’è, in definitiva, il nostro fiore blu?
«Cerco una passione che sia di fronte a me e mi parla senza dire parole»: forse tutto ciò di cui abbiamo bisogno è una vocazione interna, un fuoco dell’anima non negoziabile, che ci parli di noi stessi e di qual è il destino che è in serbo per noi senza il bisogno nemmeno di una parola.
Nessuna chiusura della performance sarebbe stata forse più calzante delle parole di In a Manner of Speaking, brano del 1985 della band statunitense new-wave dei Tuxedomoon, che dello sperimentalismo ha fatto – come NicoNote – la propria vocazione:
In a Manner of speaking
I just want to say
That I could never forget the way
You told me everything
By saying nothing
[…]
O give me the words
Give me the words
That tell me nothing
O give me the words
Give me the words
That tell me everything
69 gio 07 settembre 21:30 Teatro Bibiena
AN DIE UNERKANNTE / ALLA SCONOSCIUTA
l'odissea romantica
Una performance sonora di e con NicoNote
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