#Metafore
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#citazione del giorno#frase del giorno#citazioni#citazioni famose#frasi famose#metafore#amore#amarsi
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E dunque, il mondo è diviso in tre:
Quelli che hanno capito.
Quelli che hanno capito ma non lo fanno vedere.
Quelli che non hanno capito.
Questi ultimi sono i peggiori.
Mio nonno mi ammoniva: "Ricorda che è più pericoloso avere a che fare con gli stupidi che coi delinquenti”.
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Un tulipano non combatte per impressionare nessuno.
Non combatte per essere diverso da una rosa.
Non ne ha bisogno.
Perché è diverso.
E nel giardino c’è spazio per ogni fiore.
- Marianne Williamson
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Il sogno di una vita, viaggiare su un greyhound d'acciaio luccicante fin sulle coste della California..
"E' lui fuori di testa o lo sono tutti gli altri?"
Il viaggio e' l'argomento piu' ricco per una metafora. Si viaggia per una meta, si viaggia dentro un bacio o un abbraccio. Si viaggia nel sogno, dentro un tempo andato o uno che verra'. Il viaggio e' cambiamento, un tormento o un desiderio in movimento. @ilpianistasultetto
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Molti anni fa una persona che amo molto mi disse: “Ti manca l’aria? Esci e vai a prenderla.”
Le emozioni non si vivono che attraverso il corpo e il cervello, che le traduce per noi in metafore, è un organo, esattamente come tutti gli altri.
Abbiamo spesso bisogno di perimetrare ciò che sentiamo nei contorni di un’immagine, che ci consenta di focalizzarlo e, più o meno efficacemente e rapidamente, di metabolizzarlo.
Quello che a volte dimentichiamo, però, è che l’immagine che il nostro cervello produce per descrivere la nostra condizione emotiva non è mai casuale, non è mai soltanto una metafora: è, al contrario, un’indicazione precisa, che arriva dalle esigenze reali del corpo, inteso come sistema integrato, di cui il cervello si fa messaggero.
Vedi tutto nero? Fai una passeggiata all’alba.
Ti prude la lingua? Mettila in uso e parla.
Senti sfuggire la terra sotto ai piedi? Appoggiali bene al suolo, bilànciati sul tuo baricentro.
Ti manca l’aria? Esci e vai a prenderla.
#ninoelesirene#pensieri#frasi#persone#riflessioni#sentimenti#letteraturabreve#emozioni#amore#aforismi#metafore#nina
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Giorno dopo giorno
Ieri sera ho preparato il porta pillole settimanale a mia madre.
Mentre inserivo le varie compresse contandole sottovoce per sicurezza, come quando da bambino contavo per essere sicuro di aver diviso equamente i biscotti con mio fratello, i miei pensieri hanno preso forme.
È davvero incredibile come da semplici gesti quotidiani, piccoli accadimenti che si possono incontrare durante la giornata, i miei pensieri prendano forma.
Senza forzatura, anzi non riesco a fermarli. Dirompenti.
Così mi sono ritrovato a leggere i giorni scritti sui vari comparti del porta pillole settimanale, sul passare dei giorni. Uno dopo l'altro, sembrano lenti e a volte uguali, eppure sommandoli alla fine sono una vita.
Il passare dei giorni, che trasforma le nostre esistenze in varie presenze o mancanze. Dovremmo avere tutti un porta qualcosa settimanale. Dove trovare giorno dopo giorno un sorriso, un abbraccio, una soddisfazione, un cuore che batte per noi e tanto altro.
Io stesso sono stato un amore in un lunedì, trovato nello scomparto di quel giorno da una persona. Poi giorno dopo giorno mi sono ritrovato a essere un pezzetto di relazione strappato. Non più da ricucire. Mentre io avevo ago e filo per provarci.
Nel mio porta qualcosa settimanale posso trovarci le chiacchiere notturne. Le decisioni mai prese e le scuse per cui, forse, ne è valsa la pena resistere. Ma il tempo passa e temo che i rimpianti occuperanno più spazio nel mio porta qualcosa.
Nel mio porta qualcosa troverò le parole che non ho mai detto, ma anche quelle che avrei voluto sentire.
I ciuffi degli animali che ho amato, che mi hanno lasciato comunque degli insegnamenti. Si anche loro.
Nel mio porta qualcosa ci sono le pillole di saggezza che ho letto, le compresse di amore che ho vissuto e le pastiglie dei pasticci che ho combinato.
Giorno dopo giorno, una passo dietro l'altro, mi sembrano spesso uguali e lenti. Mi fermo e mi giro, solo in quel momento mi accorgo di aver camminato per anni. Il tempo, così impalpabile spesso si maschera di noia, fregandoti. Passando veloce.
Vorrei prendere dal mio porta qualcosa settimanale un desiderio, assumerlo per via orale. Magari baciando. E tornare a sognare con il cuore vivo.
Apro spesso gli scomparti dove ci sono i sorrisi dei miei figli. Sono le medicine dell'anima migliori che io conosca. Potenti, senza controindicazioni o effetti collaterali. Bisogna solo stare attento a non assuefarmi, un giorno potrebbero allontanarsi e di sicuro mi mancherebbero come l'aria che respiro.
Vorrei mettere nel mio porta qualcosa chi dico io. Assumerla regolarmente, per essere felice.
Ma alla fine, giorno dopo giorno, sono arrivato fino qui con il mio porta qualcosa pieno di cose belle, ricordi amari e rimpianti mai dimenticati.
Ora devo ricontare le pastiglie e le compresse di mia madre, non vorrei aver sbagliato a contarle. Quando sogno da sveglio perdo il contatto con la realtà.
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A proposito delle metafore di Giorgia Meloni, ecco una cosa che ho scritto ieri su vari social.
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Chiudo gli occhi
Mi giro
Mi rigiro
Le mani che sfiorano le lenzuola
Cercando di immaginare
Un modo per toccarti
Ti vedo
Ma sei lontano
Mi parli e ti sento vicino
Ma vorrei toccarti
Per sapere che sei reale
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Tutto triste, il camaleonte si rese conto che, per conoscere il suo vero colore, doveva posarsi sul vuoto.
-Alejandro Jodorowsky
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- manca -
Manca l'amore alla morte che traccia le linee dell'alba, senza memoria, senza assenza manca l'acqua alla quarta foglia del trifoglio, che nel vuoto respira gocce di nebbia. Manca l'amore alla morte che arriva a piedi scalzi una mattina di venerdì, che ci scambiamo il sudore, la voglia e la pelle quando finalmente per un motivo o per sbaglio, - sei felice.
©bruna.b.s
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Ettore Sottsass Métaphores
Sous la direction de Milco Carboni e Barbara Radice
Skira Seuil, Paris 2002, 125 pages, 24x34cm, ISBN 97888849132491
euro 140,00
email if you want to buy [email protected]
Dans ce carnet intime, Ettore Sotsass, l'un des plus grands designers contemporains, laisse entrevoir ce qu'a été son expérience créatrice de la fin des années soixante au début des années soixante-dix. De cette période très féconde au plan artistique tant pour lui que pour bien d'autres artistes, Ettore Sotsass publie pour la première fois des projets et des photographies prises aux États-Unis, en Italie et en Espagne, entre 1968 et 1976. Soigneusement sélectionnées par ses soins, les pièces sont présentées dans le cadre d'une histoire par laquelle l'artiste convoque sa mémoire et dialogue avec son passé. Ce journal personnel en images permet d'accéder à l'univers culturel complexe de Sotsass et d'approcher son processus de création.
Progettato da Ettore Sottsass, il volume costituisce una sorta di diario intimo e di riflessione per immagini di uno dei più grandi designer del nostro tempo, con suggestive fotografie scattate dallo stesso autore. Interamente ideato e disegnato da Ettore Sottsass, il volume rappresenta le esperienze concettuali e artistiche compiute dal maestro milanese tra la fine degli anni ‘60 e i primi anni '70.
Considerato uno dei più acuti e provocatori designer del dopoguerra internazionale, fondatore di Memphis e icona della cultura postmoderna, Ettore Sottsass ha da sempre alternato l'attività di progettista a un uso continuo della fotografia come strumento per riflettere sulla realtà e sul ruolo della visione. Il volume raccoglie materiali fotografici e grafici realizzati negli Stati Uniti, in Italia e Spagna tra il 1968 e il 1976 fino ad oggi assolutamente inediti.
Le Metafore sono una sequenza di fotografie scattate da Ettore Sottsass Jr. durante i suoi viaggi nei deserti della Spagna (Barcellona, Madrid, Almeria, Grenada) e sui Pirenei. Le Metafore sono opere temporanee di land-art o pseudo-costruzioni architettoniche create nel paesaggio, fatte di oggetti poveri e fragili, pezzi di spago, legno, nastri, foglie, sassi, pezzi di abbigliamento, ecc.
In quel periodo Sottsass si interrogava sul ruolo e sulla responsabilità dell'architetto nella cultura industriale contemporanea e sentiva il bisogno di tornare alle origini dell'architettura: con questi edifici, sorta di "studio del linguaggio architettonico" (Barbara Radice), cercava di indagare il rapporto tra l'individuo e l'ambiente fisico. Case senza pareti e soffitti, porte che si affacciano sul vuoto, pavimenti senza fondo, letti dove non si può dormire e molti altri oggetti che pongono l'uomo come spettatore di fronte al vero significato della propria esistenza e del proprio destino.
18/06/24
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Caro cuore,
ti rimprovero sempre di dare troppo valore alle cose. Non ti attraggono gli oggetti come strumenti di affermazione, ché non ci portiamo dietro niente, quando scompariamo. Al contrario, hai bisogno che le cose ti accolgano in sé stesse e siano custodi dello spirito. È per questo che anche uno scontrino, un orologio fermo o un coriandolo di carta piovuto dal soffitto possono diventare un amuleto per te.
Di recente senti moltissimo, sempre sul punto di straripare. “The water edge”, qualcuno ti tradurrebbe. E mi accorgo di aver aspettato una vita per farti posto e darti una casa da abitare. Sarà per questo che, tra le “cose” di cui ti parlo oggi, ci sono soprattutto luoghi. La nostra è una necessità spaziale.
C’è un film abbastanza noto intitolato “Prima dell’alba”. Racconta un amore speciale esploso in un attimo, un fulmine di luce lungo 24 ore. I protagonisti, conosciutisi per caso su un treno, trascorrono un giorno insieme e alla fine si salutano. Prima dei titoli di coda e un attimo dopo la separazione, la macchina da presa torna nei luoghi delle loro chiacchiere, dei loro sguardi, del loro amore perfetto, manifesto per 24 ore. Sembrano piazze vuote e strade deserte, ma sono storie, memoria fisica di un mondo interiore, due mondi interiori, mille mondi interiori che le hanno riempite e cambiate per sempre. So che sai di cosa parlo.
Camminavo, proprio ieri, su un lungomare. Ti sentivo esplodere, smarrito, esposto, vibrante. Avrei voluto armarmi della mia antica strategia per contenerti, ma non ci riesco più. Ho voluto dimenticarla e l’ho fatto per te, cerca di capirmi. Così ho lasciato che ti espandessi e mettessi alla prova i tessuti, le funzioni, la luce negli occhi. Ho preso un respiro e abbracciato la paura che mi fai.
Caro cuore, la verità è che prima di sopravvivere, vorrei che tu vivessi e trovassi il tuo luogo e lo abitassi, non da solo. Questa è una promessa.
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L’anguria lo sa. Quando non siamo visti, facciamo le peggior cose: ci riempiamo la faccia di succo, sputiamo i semini in aria, sbrodoliamo i vestiti e le dita, giochiamo con il coltello a scavare gallerie. Per fortuna l’anguria, nonostante il suo aspetto socievole, sa essere discreta e non lo racconta a nessuno.
.🦋.
🔸Fabrizio Caramagna
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9 marzo...
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Quanti coglioni ci vogliono per fare una mandria di castrati?
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"Tu ci credi alle coincidenze, Lloyd?"
"Solo quando mi trovo in stazione, sir"
"È una battuta di spirito?"
"No, sir. Sono treni da non perdere"
"Non tutti i treni vanno nella giusta direzione, Lloyd"
"Ma nuovi compagni di viaggio possono farcela ritrovare, sir"
"In carrozza, Lloyd"
"Con piacere, sir"
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