#poesia della guerra
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pier-carlo-universe · 17 days ago
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Natale di Giuseppe Ungaretti: Una Poesia di Solitudine e Calore. Recensione a cura di Alessandria today
Ungaretti e la ricerca di pace interiore nelle pieghe della stanchezza.
Ungaretti e la ricerca di pace interiore nelle pieghe della stanchezza. Recensione : La poesia Natale di Giuseppe Ungaretti è una delle sue opere più intime e riflessive. Con pochi, essenziali versi, Ungaretti ci porta nel cuore di una quiete desiderata e inaccessibile, un riposo che diventa quasi un rifugio dall’agitazione del mondo. Scritta durante la Prima Guerra Mondiale, questa poesia…
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yourtrashcollector · 7 months ago
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Giuseppe Ungaretti, Per i morti della resistenza
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mariobadino · 10 months ago
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Cinque poesie italiane con traduzione inglese
Segnalo che 5 miei testi sono in fase di pubblicazione sul blog del poeta americano Mike Maggio, che ha tradotto e sta pubblicando diversi poeti italiani (si veda la presentazione del progetto). Aggiornerò questo post man mano che le poesie saranno pubblicate. Per ora trovate: “Non Fosse”/”If It Weren’t “È Stato Dimostrato”/”It Has Been Proven“ Buona lettura e visitate il blog! >>> PS: Il…
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mucillo · 11 months ago
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"Così  è diventato il nostro mondo: la pubblicità ha preso il posto della letteratura, gli slogan ci colpiscono ormai più della poesia e dei suoi versi. L’unico modo di resistere cosi è ostinarsi a pensare con la propria testa e soprattutto a sentire col proprio cuore.”
Tiziano Terzani,"Lettere contro la guerra"
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kiki-de-la-petite-flaque · 8 months ago
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Patti Smith e Joan Baez, 2 agosto 2018 in un concerto insieme a Colonia. La cantante Patti Smith ha dato il benvenuto a Joan Baez sul palco per un'esibizione di un'amata canzone di Bob Dylan.
Contro la guerra disobbedienti cantautrici non violente attiviste, mai abbandonato il loro mondo d'amore contro le ingiustizie: Patti Smith e Joan Baez, hanno reagito con l'Arte della Musica e della Poesia, alle tempeste capitate nel mondo e nelle loro vite personali. Sono Amiche da anni, e cantano e fanno Musica nel senso più puro del termine e più impegnato nelle lotte per i popoli del mondo, dei diritti, della vita del pianeta, dell'amore.
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canesenzafissadimora · 7 months ago
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Abbi cura dell’incanto che sei
della gentilezza in cui credi.
Della tua dolcezza fuori controllo.
Della pace che coltivi in ogni abbraccio.
Mentre là fuori, è guerra.
Abbi cura di te.
Della tua inquietudine.
C’è chi la chiama ansia.
C’è chi lo chiama panico.
Sappi che non è un mostro
e che se è venuto a cercarti
è perché ti sei persa.
Perché hai smesso di ascoltarti.
Abbi cura di chi ti ha reso Poesia.
Di quel dolore che hai saputo affrontare.
Di quell’Amore che hai lasciato andare.
Di tutte le volte che hai fatto un passo indietro
e per gli altri, hai chiesto scusa.
Di tutto ciò che non ti fa assomigliare a niente.
Di tutto ciò che ti fa sentire viva.
Sbagliata, unica e diversa.
Abbine cura.
Oggi piú che mai
questo mondo ha bisogno
di meraviglie come te.
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Andrew Faber
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gregor-samsung · 11 months ago
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" È consolante riandare alle proprie letture. Penso alle fughe nel fantastico quando si leggeva dei pirati della Malesia di Emilio Salgari, o Giulio Verne e i viaggi per ventimila leghe sotto i mari, o le memorabili avventure di Oliver Twist in Dickens, o l’Odissea che lessi da piccolo in una edizione illustrata a colori, e i favolosi volumi della «Scala d’oro» che la Utet stampava, divorati nel tepore della cucina. Daniel Pennac ricordava la sua lettura di Guerra e pace «che si svolse di notte, alla luce di una lampada tascabile, e sotto le coperte tirate su come una tenda in mezzo a un dormitorio di cinquanta sognatori, russatori e sussultatori»*. Walter Benjamin, in Infanzia berlinese, ricorda i romanzi di avventura della sua infanzia che gli venivano incontro come venti del Sud o tempeste di neve: «I paesi lontani che vi incontravo danzavano confidenzialmente l’uno intorno all’altro come fiocchi di neve. E poiché ciò che scorgiamo lontano attraverso la neve non ci invita fuori, ma dentro, cosí Babilonia, e Bagdad, Akka e l’Alaska, Tromsö e il Transvaal abitavano dentro di me»**. Tutto ciò che l’umanità ha pensato, concretizzato, fantasticato, sentito e intuito sta nei libri. La finzione della poesia o della narrativa ci fa percepire il mondo presente e ricostruire il passato. È simulazione potente di vita vera e di emozioni. Grande consolazione è il sapere che tutto sta nei libri, nella loro presenza fisica. "
* D. PENNAC, Come un romanzo [1992], Feltrinelli, Milano 2000, p . 122.
** W. BENJAMIN, Infanzia berlinese [1950], Einaudi, Torino 1973, p. 78.
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Gian Luigi Beccaria, In contrattempo. Un elogio della lentezza, Einaudi (collana Vele), 2022. [Libro elettronico]
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millelenzuola · 8 months ago
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Siamo pezzi di carne,
le carceri della nostra essenza,
dinamismo senza spostamento,
antitesi che respira.
Siamo pezzi di carne
che si consumano:
l'uno usa l'altra
senza dichiararlo
ed è la guerra dei corpi nudi.
Siamo spogli
come l'inverno
e vivi come l'estate,
come l'acqua salata che scivola sulla pelle,
come il sangue che scorre rosso e lucente sulla schiena dorata dal sole.
Siamo
carne della carne
eppure fingiamo di essere qualcos'altro.
Io mi sento altro,
ti stringo e mi sento altro.
Ti penso
e il tuo pensiero è ossigeno
nella combustione,
è il quadro che non vorrei mai dipingere,
la canzone che non ho scritto perché la sola idea mi inquieta.
Sono la pietra che si sgretola
e la sabbia che tutti calpestano
e su cui l'acqua si appoggia senza farci caso,
sono la porta che si chiude in faccia,
le parole che non vorresti mai sentirti dire.
Sono forte
e fragile,
siamo forti
e siamo fragili
come le ali che si spezzano
sotto al temporale della vita eterna.
Eterno come la mente,
fa paura l'infinito
ma lo cerco nei tuoi occhi perché ho bisogno di perdermi.
Perdiamoci,
perditi nel mio corpo che ha passato l'inferno
e fammi vivere il paradiso,
perditi nei miei capelli lucidi e lunghi,
nel mio profumo di fragole e di malinconia,
perditi nel labirinto che ho creato per te.
Siamo pezzi di carne,
siamo carne a pezzi,
pezzi da ricomporre,
pezzi che non vorrei mai ricomporre.
- poesia gentilmente offerta da me
#me
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elperegrinodedios · 1 year ago
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Storie ed emozioni e lezioni di vita.
Dal Grande Spirito allo Spirito Santo.
Tatanka, taverna del pellegrino, oasi di pace. 📷
Ancora ateo ma molto provato dagli eventi. Non mi ero ancora convertito, e stavo attraversando il periodo più duro della mia vita. Ma nonostante tutto avevo dei punti fermi su cui appoggiarmi e molti amici che mi sostenevano, conoscendo le cause delle mie sofferenze. Subivo ingiustizie da parte di chi invece, avrebbe dovuto aiutarmi. Le cause? Avevo acquistato un luogo che non avrei dovuto prendere io, già, faceva gola ai qualcuno dei potenti che amministravano il Comune e ad altri che in teoria avrebbero dovuto stare neutri.
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Era ridotto cosi quando l'ho acquistato io ma era al centro del paese e in più confinava con quella che si può ben vedere, un'antica chiesa del 1700 circa, ancora diroccata e sconsacrata. Divieti su divieti, ma nonostante aver dovuto rinunciare a molte delle strutture che avevo nei programmi come per esempio una piscina, alla fine questo è stato il prodotto che sono riuscito ad ultimare. Avevo due squadre in serie "A" sia maschile che femminile e i campi di calcetto erano necessari.
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Non mi fecero muovere più di cosi e non potetti più avere nessun altro permesso, nel frattempo avevano ristrutturato e riconsacrata la chiesa. E cosi, come funzionava anticamente, mi ritrovai contro Sindaco e Comune, Chiesa, clero e Belle Arti con il naturale coinvolgimento dell'arma dei carabinieri. Sindaco comunista (Peppone) prete (Don Camillo)...si voglio finire questo post con il sorriso sulle labbra pensando che è solo passato e che, seppure in tantissimi anni di soprusi, che in Italia conosciamo bene, forse proprio per tali sofferenze, io quì ci ho incontrato, conosciuto e ricevuto il Signore nel mio cuore e nella mia vita.
Nello stesso periodo dunque, iniziò la mia storia come pellegrino e mi ritrovai come d'incanto ad essere un uomo davvero felice. Avevo con me il Fratello e l'Amico come Guida, e tutte le Vie del mondo da percorrere in libertà. La vera Libertà!
-Non dovevo rinnegare niente e nessuno, io ero cresciuto come uno spirito libero e sempre dalla parte dei deboli. Amavo gli indiani fin da piccolo e odiavo le promesse non mantenute cosi come facevano i bianchi con lingua biforcuta. D'altra parte gli indiani erano un popolo spirituale, che amava e rispettava la natura gli animali e gli altri esseri umani se agivano correttamente con loro e venivano in pace e rispettavano la parola data. Traditi più volte, reagivano con forza e coraggio come le madri quando difendono i loro figli. Per non dilungarmi oltre e concludere, quel Grande Spirito era non altro che lo Spirito Santo, avevo solo cambiato il nome ma era sempre il mio Dio.
=====
Ma il giorno dopo l'11 Settembre però, dopo aver appreso la notizia dai Tg, anch'io come tutti feci cordoglio. Un abominio, uno vero scempio circa tremila morti, ma gli esecutori, avevano toccato la pupilla di Dio e attirato la sua ira, mentre Bush dichiarava che tutto quello non sarebbe di certo rimasto impunito. Ecco cosi come sempre i capi dichiarano le guerre dai loro comodi salotti, e gli altri vanno a morire. Perchè non andate in testa voi come si faceva una volta? Ma non succederà mai. Ecco perchè il giorno dopo, ripensando alla storia di quei popoli innocenti e sottomessi, cosi come gli indiani e in accordo, con ciò che si può leggere nelle scritture: "Ciò che l'uomo semina, quello pure raccoglierà", ho scritto questa breve poesia già pubblicata, per non dimenticare:
"Guardando e riguardando queste foto degli indiani, mi viene in mente adesso la guerra ai talebani.
La lotta al terrorismo che il mondo sta facendo si dice è cosa giusta, ma la gente sta morendo.
L'America che spara, e che colpisce forte, non se ne rende conto che semina la morte.
Or tutti che l'aiutano perchè colpita al cuore ma intanto nessun ricorda che il talebano muore.
Tu un bel giorno hai deciso e hai decimato gli indiani, con le pistole, i fucili e loro con le mani.
Che senso d'impotenza devono aver provato, hanno difeso casa e non ti avevano provocato.
Ci vivevano da sempre, era la loro terra, ma tu per bramosia gli hai dichiarato guerra.
Li hai sconfitti, sei diventato padrone, loro erano i daini, tu eri il leone e quando eri sicuro che loro erano finiti, hai detto a tutto il mondo: "Ecco a voi gli Stati Uniti".
Ora ti ricordi che quel che è fatto è reso, che senso d'impotenza provi adesso popolo leso.
Eri certo ed eri sicuro che non sarebbe mai successo, del boomerang che è tornato te ne accorgi solo adesso.
Ma tu ti puoi difendere, puoi persino attaccare, la vittoria è quasi certa, ma poi dovrai pensare,
a come vivere in futuro e a far la strada dritta o pagherai di nuovo perchè ogni cosa è scritta".
lan ✍️🖤
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mancino · 7 months ago
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Abbi cura dell'incanto che sei,
della gentilezza in cui credi.
Della tua dolcezza fuori controllo.
Delle tue imperfezioni.
Della pace che coltivi in ogni abbraccio
Mentre là fuori, è guerra.
Abbi cura di te.
Della tua inquietudine.
C'è chi la chiama ansia.
C'è chi lo chiama panico.
Sappi che non è un mostro e che se è venuto a cercarti è perché ti sei persa.
Perché hai smesso di ascoltarti.
Abbi cura di chi ti ha reso Poesia,
Di quel dolore che hai saputo affrontare.
Di quell'Amore che hai lasciato andare.
Di tutte le volte che hai fatto un passo indietro e per gli altri, hai chiesto scusa.
Di tutto ciò che non ti fa assomigliare a niente.
Di tutto ciò che ti fa sentire viva.
Sbagliata, unica e diversa.
Abbine cura
Oggi piú che mai.
Questo mondo ha bisogno di meraviglie come te.
.
Andrew Faber
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rideretremando · 5 months ago
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L'esame di Maturità è "Una festa. E, a differenza di molte altre manifestazioni dell’homo festivus, una festa che non separa ma unisce le generazioni: lo si capisce già giorni, settimane prima degli esami, quando in rete comincia a circolare Notte prima degli esami di Venditti, e al povero professore di lettere viene chiesto da giornalisti ammiccanti se Dante era un uomo libero o un fallito o un servo di partito (ma vattene affanculo), e i genitori e i nonni si commuovono raccontando di quanto seriamente la prendano i loro figli e nipoti, che uno ne parla male ma poi quando la Storia chiama…, e la mattina della prima prova ecco fiorire le foto su Instagram, i messaggi d’incoraggiamento su X (“Ragazzi, d’ora in poi sarà tutto un esame!”), i commenti ai temi del redattore laureato in Filosofia riesumato per l’occasione dalla sezione Cultura, i servizi al telegiornale, questo articolo… Una festa, e ci mangiamo in tanti. Abolirla, lo dico senza ironia, sarebbe un gesto da misantropi. (...) Più che invitare ad apprezzare la qualità di un testo, o la sua coerenza, praticamente tutte le tracce proposte sollecitano una risposta virtuistica: la poesia di Ungaretti servirà a dire quanto è brutta la guerra, il brano di Pirandello quanto fa paura il mondo meccanizzato, la pagina di Galasso quanto è dissennato un mondo che corre ad armarsi o a riarmarsi… Sono colpito, non meravigliato, perché questa curvatura la vedo già nei manuali, nelle scuole, nel corrente dibattito sulla letteratura: le librerie sono piene di libri scritti coi piedi, e pensati peggio, che presumono però di trasmettere al lettore preziosissime lezioni morali. La letteratura non serve a questo, in realtà: quello è il catechismo. Ma credo che sia una battaglia perduta."
Claudio Giunta
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pier-carlo-universe · 23 days ago
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La Fornace di Antonia Pozzi: Il Ricordo dell’Infanzia tra Povertà e Magia. Un’intensa riflessione poetica di Antonia Pozzi su infanzia, guerra e memorie incantate alla luce della fornace
La Fornace, scritta il 16 settembre 1933, è una delle poesie più intense e nostalgiche di Antonia Pozzi.
La Fornace, scritta il 16 settembre 1933, è una delle poesie più intense e nostalgiche di Antonia Pozzi. Questo componimento esplora i ricordi d’infanzia dell’autrice, in un periodo segnato da privazioni e difficoltà, quando la guerra devastava i monti e le risorse scarseggiavano. In questo contesto, la “fornace” diventa un simbolo di calore e rifugio, una luce che riscalda e consola. Pozzi…
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aitan · 9 months ago
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"Re Federico" di Gianni Rodari, musicata e interpretata Da Virgilio Savona nel 1969.
C'era un re di nome Federico
che andò in guerra e cercava il nemico.
Ma il nemico era andato
a comprare il gelato
infischiandosene del re Federico.
- Nemico, nemico, vieni fuori che ti aspetto! -
- Adesso no, finisco il sorbetto -.
- Vieni fuori che ti aspetto con la spada e con la lancia -.
- Adesso no, perché ho il mal di pancia -.
Re Federico per la disperazione
buttò la corona e andò in pensione.
(Da "Filastrocche in cielo e in terra", 1960)
Virgilio Savona, negli anni '60, in parallelo con la sua attività di membro del Quartetto Cetra, fu molto impegnato nella produzione di canzoni di protesta e di satira, spesso improntate su temi anarchicheggianti a antibellici.
Altri suoi #cantiantimilitaristi erano "Sciabola al fianco, pistola alla mano" e "Il proconsole Dione e il fante Massimiliano", entrambe del 1969.
Nello steso periodo ha musicato anche "Dopo la pioggia", un'altra poesia contro la guerra di Gianni Rodari, quella che si conclude con il meraviglioso distico:
"Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra."
Sua anche la versione in musica di un pensiero ultramilitarista di Marco Porcio Catone detto il Censore, che cantò e ridicolizzò Giorgio Gaber in "Sexus e Politica" nel 1970.
Il cartaginese
è già nostro nemico
perché chi si prepara
a muovere una guerra
pur se non stringe ancora
un'arma nelle mani
ma è pronto per colpire
colpire all'improvviso
è già nostro nemico
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mtonino · 1 month ago
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Nuvole in viaggio (1996) Aki Kaurismäki
Amo Kaurismäki per scene come questa, per la poesia dei suoi film, ma anche perché, nel 2002 rifiutò di presenziare alla serata degli Oscar dove L'uomo senza passato era candidato, affermando di non voler festeggiare in un Paese in stato di guerra. Quattro anni dopo un altro suo film, Le luci della sera, avrebbe dovuto rappresentare la Finlandia agli Oscar ma lui si oppose fermamente, con le stesse motivazioni, impedendo che ciò avvenisse. Altro tassello che descrive bene il personaggio: a inizio carriera avrebbe voluto abbandonare il cinema per dedicarsi alla letteratura, ma la prospettiva di dover lasciare senza lavoro maestranze e tecnici che abitualmente collaboravano con lui gli fece cambiare idea.
Meglio così
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mucillo · 8 months ago
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"Così è diventato il nostro mondo: la pubblicità ha preso il posto della letteratura, gli slogan ci colpiscono ormai più della poesia e dei suoi versi. L’unico modo di resistere è ostinarsi a pensare con la propria testa e soprattutto a sentire col proprio cuore.” 
Tiziano Terzani (Lettere contro la guerra)
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emz26 · 2 years ago
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Nannina
“Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”, questa poesia ritorna costantemente nella mia vita ed in questi anni di social lo fa ancora di più, è sfruttata fino all’inverosimile, pubblicata, ripostata, taggata e twittata in continuazione, è inflazionata e abusata, ma incredibilmente non perde la sua forza, ogni volta che la incontro è come una goccia d’acqua che cade dentro il mio lago interiore creando delle onde che rimbalzano sulla costa , si intrecciano e sovrappongono, ipnotizzano gli occhi ed in questo viaggio onirico formano un volto, quello di mia nonna, Nannina, con lei sotto braccio ho sceso veramente un milione di scale e non perché i suoi occhi fossero obnubilati ma per le sue gambe, il suo corpo era consunto dalla guerra, dai genitori persi troppo presto, dalla fatica di crescere le sorelle più piccole quando tutto intorno era solo fame e freddo, le gambe le tremavano per la scomparsa prematura di un figlio, e anche il tempo non era stato clemente con le sue ossa, la fine le aveva riservato l’osteoporosi, “n’se famo mancà gnente no”, Nannina, mai Anna, sempre e solo Nannina, aveva una rigidità impostagli dai patimenti, dalle valigie sempre troppo pesanti, ma dentro di lei, lì si nascondeva una bontà straripante, desiderava voler bene alla gente, Nannina, e io, io ero il nipote fortunato, quello più piccolo e nato dalla figlia femmina, ero privilegiato, il poterle tenere il braccio mi aveva regalato qualcosa, una ragazza mi disse “odio tua nonna, è lei che ti ha dato la dolcezza che mi tiene legata a te”, perché odiarla quando puoi godertela?
Nannina era la seconda ragazza più bella del paese, questo raccontavano gli anziani di Fiano e questo le disse anche mio nonno, “allora vai dalla prima” tosta la nonnina (rinunciare ad un buon partito), “ma per me sei la più bella” e lei si sciolse al baffetto conquistadores del nonno (se ti chiami Ovidio qualche freccia al tuo arco devi pur averla), Nonna Nannina, così la chiamavamo noi nipoti, sentite come suona? Nonna Nannina, suona come una lallazione, come una glossolalia, come una formula magica, come quelle delle maghette della nostra infanzia, pimpulo pampolo palim pa pu, puff e la magia è fatta, Nonnanannina, puff e la magia è fatta, lei aveva una sua formula magica personale, semplicissima ed efficace, diceva sempre “basta che ve volete bene”, “basta che ve volete bene�� tutto qui, semplice e disarmate, basta volersi bene e tutto andrà a posto, è roba da far cadere le braccia, “basta che ve volete bene”, è come dopo una lunga salita spossante vedere aprirsi agli occhi l’immenso panorama di una valle, lascia senza fiato.
Nannina in quelle lunghe discese mi ha regalato degli occhi strani, una sensibilità diversa, forse sfasata, diroccata, ma è sempre stato chiaro per me che l’importante fosse invisibile agli occhi, gli ultimi giorni della sua vita li ha passati sofferente in un letto, le veniva somministrata della morfina per lenire i dolori, alternava stati di veglia e sonno ,e lì, lì mi ha regalato la sua ultima magia, stavo vivendo un periodo orribile, uno di quelli dove hai perso il filo ed hai paura a toccare la matassa informe che è la tua vita, era il suo ultimo giorno, trovai la forza di avvicinarmi al suo orecchio e sussurrarle “ti voglio bene” mi rispose “grazie ni’ ”, grazie ni’, nino, ninetto, bambino, ero tornato ad essere il nipote piccolo, ero tornato bambino e lì avvenne l’incantesimo, anzi il DIS-incantesino, mi sbloccò dal torpore, ruppe la brocca che conteneva tutte le mie lacrime, esplosi in un pianto liberatorio, sbloccò il meccanismo che si era inceppato, mi rimise in moto, e quindi, quindi grazie a chi ci DIS-incanta, a chi ci sblocca e chi ci regala occhi nuovi, alle Nannine del mondo.
P.S.
Nannina aveva i capelli rossi, e le rosse fanno sempre un gran casino, spesso, senza far rumore.
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