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C'è una regina nera di troppo in questa storia, non finirà bene. Qualcuno si è fottuto il mio alfiere nero, sarebbe decisamente il caso di trovare un accordo.
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Da notare il tesserino provato dalle mille battaglie.
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Il giorno tanto atteso.
Domani è il giorno, il giorno che attendo da 11 mesi, da quando ho cambiato lavoro.
Domani è il giorno atteso, oggi no, oggi è il giorno in cui ho assolto tutti i miei compiti, compiti che mi permetteranno di ricevere il mio premio.
Sono stati mesi duri, duri, ma pieni di speranza, sì duri, perché quando per un errore si vede la meta allontanarsi è difficile mettersi in cammino.
Duri perché a volte sembra impossibile, perché il destino si è messo contro, perché tenere viva la fiducia non è facile quando il mondo ti rema contro.
Sono stati tanti oggi duri perché domani sembrava non arrivare mai.
Come? Cosa succederà domani?
Beh quello accadrà domani, e lo vedrete domani, oggi è il giorno del dovere compiuto, oggi è il giorno del giusto riposo.
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Credo che questa storia ti piacerebbe: " Era un bel posto " di EmzVentisei su Wattpad https://www.wattpad.com/story/396566963?utm_source=android&utm_medium=com.tumblr&utm_content=share_writing&wp_page=create&wp_uname=EmzVentisei
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Oggi ho avuto una reazione smodata.
Che hai fatto?
Ho messo i pantaloni a zampa!
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Il governo, in particolare il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, riprende Nicola Gratteri procuratore del tribunale di Napoli, magistrato sotto scorta, da mesi profondamente critico contro il decreto sicurezza, perché condurrà su la7 un programma di approfondimento sulla questione mafia. Oltre la propaganda, oggi assistiamo a imbarazzanti tentativi di censura e di intimidazione a un uomo che da anni gira con la scorta, che a colazione beve caffè e minacce di morte, un uomo obbligato a spiegare ai figli che lui un giorno qualunque di un mese qualunque, potrebbe non fare ritorno a casa.
La sua risposta: Vado in tv gratis a parlare di mafia e colletti bianchi. Chi mi attacca teme che la verità arrivi a milioni di persone.
Semplice, onesto, coraggioso, una rarità insomma.

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Seduti su di una panchina gigante a guardare il tramonto mentre sorseggiamo acqua brillante, sì, acqua brillante, perché siamo dei viziosi edonisti del cazzo...edonisti ma astemi (che per due toscani è un dramma). C'è solo una cosa che vorrei oltre a questo, la mia Nintendo switch 2.


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Sto riflettendo sulla risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto...e questo solamente perché è meno faticoso dell' alzarsi dal letto.
Che comunque resta 42.
E vi garantisco che la cosa ha un senso, esattamente come il colore rosso ad inizio post.
Senso che vi spiegherò quando tornerà il freddo.
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Era un bel posto (Deserto)
La sabbia si infiltra nei sandali, mi scartavetra la pianta dei piedi, per la mia pelle abrasa è come camminare sui vetri rotti, e va bene cosi, serve a ricordarmi il disastro che abbiamo combinato. Abbiamo distrutto ogni struttura, le abbiamo ridotte in frantumi, gli stessi che ora compongono la sabbia di questo deserto. Il vento spazza costantemente le dune, la polvere mi ferisce il viso, è dura. Di tanto in tanto mi imbatto in antiche rovine, sorgono sempre vicino ad una fonte d’acqua, quando sono fortunato è fresca, ristorano e riparano dal caldo, sono luoghi in cui ancora in qualche modo i rapporti umani si preservano, in alcuni di essi si prova a tenere viva una sorta di resistenza. Ma sono rovine, crolleranno o finiranno in mano ai predoni. Appoggiato ad una colonna, godendo un attimo di fresco riposo, osservo la signora delle rovine, le rovine sono sempre in mano a delle signore, mentre la guardo penso che avrebbe meritato una vita migliore, tutti la meritiamo, ma scegliere quando e dove nascere non è cosa umana. Quando i crolli cominciarono pensavamo a una causa esterna, credevamo che qualcosa ci stesse punendo dall’alto, gli umani fanno sempre così. È sempre il capo a essere severo, poi i politici, poi le nazioni, poi le unioni delle nazioni, si arriva fino a scomodare Dio, nessuno che abbia mai il coraggio di prendersi le proprie responsabilità, nessuno che provi a guardarsi dentro per sradicare il mostro. In qualche strano modo il nostro essere aveva assunto conseguenze fisiche e tangibili, stava distruggendo tutto. Quando capimmo che il problema partiva dal basso, cominciammo a dare la colpa al vicino, era sempre il prossimo, non eravamo mai noi il problema, se crollava un muro la colpa era di Jhon, era di Joshua, di Erbert era colpa di chiunque, ma non nostra. Davamo la colpa al vicino e… beh! Beh! sapete esattamente di cosa siamo capaci noi umani(umani?). La padrona è molto gentile, e ha gli occhi troppo azzurri, mi invita a restare, ma è bene ripartire, forse un posto nel mondo ancora mi attende.
I giorni si alternano tutti uguali, il tempo crolla e senza eventi non ha più senso la sua misurazione, tutto è cos�� statico, i passi si susseguono mentre nel tempo e nello spazio cerco un segnale, un messaggio portato dal vento. Un grido inaspettato mi scuote, il suono mi indica una direzione, risalgo la corrente del vento, i piedi affondano nella sabbia, i tessuti che mi ricoprono garriscono, mi aggrappo al bastone piantato nella sabbia, lo uso per issarmi in cima alla duna, a quella vista gli occhi si bagnano.
Sotto troppo cielo azzurro una verde oasi grida la sua esistenza, umani, umani che costruiscono, umani che non si limitano a esistere, umani che creano.
Mi aggrappo al bastone, gli occhi non trattengono le lacrime, “allora si può uscire dalla voragine”, “forse si può vincere”, vengo schiacciato da quella nuova consapevolezza, sotto la quale il cuore perde un battito, svengo.
Il freddo del deserto mi sveglia, il cielo stellato sembra senza fine, l’oasi è illuminata, si sentono grida di gioia, festeggiando continuano a costruire. Con la speranza nel petto torno sulla mia antica rotta, mi lascio l’oasi alle spalle, perché io sono uno del vecchio mondo, e porto con me le infezioni di quel tempo. É un bel posto e voglio che resti tale.
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Da, facciamo un giro in moto a, ci scofaniamo una viennetta è stato un attimo.

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Era un bel posto (Voragine)
Stavo guidando la macchina mentre il collega seduto al mio fianco parlava, facevo finta di ascoltare, annuivo, ero gentile, ma sostanzialmente pensavo ai fatti miei, avevo inserito il pilota automatico. Prestavo quel minimo necessario d’attenzione per appagare il suo bisogno, un 20%.
Di cosa stava parlando? Caccia, lavoro, forse di auto, nulla di realmente interessante. Guidavo e annuivo, guidavo e fantasticavo. Era freddo quel giorno, i vetri erano appannati e la strada umida mi consigliava di essere prudente. Avevo il naso gocciolante e le orecchie tappate, una giornata del cazzo, una giornata da dimenticare.
“Ma guarda tu ‘sta brutta troia” gridò il collega, rallentai, ma non notai pericoli imminenti.
Aguzzai la vista e appizzai le orecchie, rallentavo e cercavo il pericolo, il pericolo era seduto al mio fianco. L’invettiva era rivolta ad una ragazza che guidava lentamente davanti a noi.
La ragazza si stava passando la mano lungo e dentro i capelli, stava cercando di aggiustarli.
“Guarda come si pettina la troia, vuole farsi guardare la maiala”
Una vetrata esplose in frantumi dentro la mia testa, una tagliente pioggia di vetri rotti mi riportò alla realtà, quel buffo ometto tondo stava veramente parlando così di una ragazza che poteva essere la figlia di suo figlio?
“Guarda come rallenta per farsi vedere, quelle con le 500 sono tutte troie”, “te lo dico io” , rallentai per farla allontanare, “valle dietro”, “no, e poi noi dobbiamo andare al supermercato a prendere il pranzo”, speravo che lei non avesse le stesse nostre necessità. Mi sbagliavo, stava andando nel nostro stesso posto. Il parcheggio era deserto, mi fermai alla prima piazzola e sperai che lei si allontanasse il più possibile da noi, fortunatamente la vidi sparire oltre lo spigolo dello stabile. “seguila, seguila”, “ho parcheggiato e non mi muovo di qui”, “te proprio non capisci niente”, l’ometto buffo uscì dalla macchina e si fiondo dentro il supermercato, io no, io rimasi in auto, “magari tornerà con il naso rotto”.
Dopo mezz’ora lo vidi uscire, purtroppo il naso era sano, salì in macchina esclamando “io la volevo proprio vedere”, “lei sicuramente no” pensai tra me e me.
Penserete che alla fine tutto sia andato bene, che la ragazza in 500 non sappia nulla di quel rigurgito umano del mio collega, che non sia stata importunata, che abbia fatto la spesa e sia tornata alla sua vita senza problemi?
Vero, è andata bene, ma io non riesco che a pensare a quell’immensa voragine che si è aperta nel parcheggio del discount, una voragine dalla quale mi sembra impossibile riemergere.
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Avevo bisogno di parlare con qualcuno...ho scelto lei.

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