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"Oltre. Storie di Libertà": Il Podcast di me.dea che Dà Voce alle Donne contro la Violenza
Dal 7 novembre, una serie di storie vere e approfondimenti per sensibilizzare e prevenire la violenza di genere
Dal 7 novembre, una serie di storie vere e approfondimenti per sensibilizzare e prevenire la violenza di genere Il 7 novembre 2024, il Centro Antiviolenza me.dea lancia il suo nuovo podcast, “Oltre. Storie di Libertà”, un progetto nato con l’obiettivo di dare voce alle donne che hanno vissuto e superato il dramma della violenza di genere. Questo podcast, disponibile gratuitamente su YouTube,…
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"Lasciate stare l'amore. Chiamatelo come vi pare, ma lasciate stare l'amore. Voi masticate abitudini, gelosie, dipendenze, schiavitù, rassegnazione. L'amore queste cose le combatte."
De Pascalis
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•Prometto di credere in me stessa e valorizzarmi come una persona unica e speciale.
•Prometto di amarmi senza coprirmi di critiche, se non assomiglio alla donna ideale del mio immaginario.
•Prometto di non barattare una vita appassionata e creativa per una vita sicura ma in anestesia.
•Prometto di amare, senza però farmi tagliare a fette, senza farmi infilare coltelli affilati nell'anima.
•Prometto di piangere quando serve, senza però affogare nelle mie lacrime.
•Prometto che smetterò di giustificarmi per ogni cosa che faccio, sentendomi sempre insicura delle mie scelte.
•Prometto di spalancare le braccia al piacere, senza pensare che non me lo merito.
•Prometto di non farmi spezzare la schiena dei sensi di colpa, se non sono sempre utile a tutti e tutto.
•Prometto di far sentire le mie ragioni, senza cadere nelle trappole che mi spezzano le gambe.
•Prometto di interessarmi a un uomo senza però aspettare disperata di fronte al telefono la sua chiamata.
•Prometto di non usare più contro me stessa le parole come un rasoio, riempiendomi di tagli, senza ricordare che sotto quella pelle c'è una persona che merita amore.
•Prometto di guardare le mie cicatrici come segni di una vita vissuta, senza piangere lacrime di autocommiserazione.
•Prometto che non farò dipendere il mio valore solo da come mi guarda l'altro, senza considerare che c'è un insieme di aspetti dentro di me, non solo uno di quel momento.
•Prometto di ridere, scherzare, gioire buttando nel cassonetto della spazzatura le facce tristi e grigie .
Prometto di sentire il mio pulsare creativo, senza lasciare che la vita di tutti giorni mi renda fredda e automatica.
•Prometto che smetterò di fare l'arbitro implacabile di me stessa, facendomi perdere sempre, senza considerare che ho anche delle qualità.
•Prometto di non abbandonare la mia natura istintuale, intuitiva e calda per trasformarmi in un automa senza vita.
•Prometto di smettere di farmi cambiare dagli uomini, o di cambiare per tenermeli stretti, senza considerare che potrei essere interessante anche così come sono.
•Prometto di nutrire il mio terreno interiore ogni giorno, senza lasciarlo diventare una terra arida, dove non cresce più niente.
•Prometto di correre libera, fedele alla mia profonda natura.
•Prometto di ascoltare la voce del femminile e di cantare insieme una canzone.
•Prometto di essere la donna che voglio essere, per vivere intensamente la vita.
•Prometto di vivere sempre accanto alla mia anima, perché con il suo aiuto potrò mantenere tutte queste promesse.
La forza delle donne, S. Oberhammer
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Un mondo di donne, ma non ancora 'per le donne'.
Una donna può essere Felice e crearsi un'indipendenza economica solo in quelle società dove il patriarcato non esiste e la parità di genere è Valore riconosciuto di Diritto e di fatto; una società, cioè dove le donne non sono strumenti (uteri e badanti) di una nazione, ma Persone che si autodeterminano.
È fondamentale rispettare L'UGUAGLIANZA e la DIGNITA' di tutte le Persone, indipendentemente dal loro genere e orientamento sessuale. La misogina, il maschilismo, vanno contro i principi di uguaglianza e di rispetto dei Diritti Umani, e non possono essere giustificati come semplici 'opinioni' o dogmi religiosi.
Il peggior comportamento da tenere davanti a condotte misogine sta nel giustificarle, considerandole ordinarie; essere discriminati, direttamente o indirettamente, subire molestie per questioni che non ledono alcuno è un Reato contro la Dignità d’una Persona.
L’Etica non sostiene che i comportamenti privati, il 'ruolo', la serie di comportamenti (moralità) che dovrebbe avere una donna pubblicamente debbano essere monitorati da sciamani e creduloni di sette religiose. Autodeterminarsi è un diritto inalienabile di ogni individuo: un credente ha diritto a vivere la propria ‘fede’, anche come martire di una iniqua sofferenza, ma non di imporre a terzi il suo ‘credo’. Il corpo d'una persona appartiene a quella persona soltanto, che ha il pieno Dritto di gestirlo come meglio pensa; ciò decade soltanto quando vi siano problematiche di salute pubblica.
È Etico aderire a iniziative che portano a riconoscere Diritti Civili e Sociali per tutti: una Qualità della Vita ottimale; ogni cittadino dovrebbe battersi per questo, conscio del fatto che essere Felici non è immorale, non è ‘peccato’, ma solo salutare.
È un diritto non essere perseguitati poiché donne: è necessaria una norma che vieti, a istituzioni religiose, come la chiesa cattolica, di fare apologia della misoginia, del maschilismo, poiché è la causa educativa principale di tanta, diffusa, misoginia in Italia: della discriminazione di genere, delle molestie e violenze perpetuate contro le donne, nonché dei numerosi femminicidi ancora compiuti.
E' necessario punire severamente qualsiasi condotta misogina, maschilista, patriarcale - a prescindere da chi la compia: che siano padre, madre, fratello, sorella, compagno, marito, amico, datore di lavoro, vicino di casa, sindaco, politico, sciamano d'una setta religiosa... la loro identità e ruoli non contano e non giustificano in alcun modo la loro Inciviltà.
E' importante educare bene alla sessualità le persone, fin da bambine: la misoginia, il maschilismo sono problemi ancora Reali della nostra odierna società italiana, così quanto l'omofobia. Temi come la Consensualità nei rapporti vanno affrontati tanto in famiglia quanto a scuola.
La misoginia è odio irrazionale nei confronti delle donne e rappresenta una prova di essere cresciuti in un ambiente familiare disfunzionale, dove i genitori non si comportano con Etica, valutando la portata degli insegnamenti incorretti. Là dove la famiglia non sia in grado di educare bene i propri figli, di provare empatia per gli altri, la scuola diventa il luogo ideale dove correggere gli errori formativi che un minore assorbe fra parenti, amici e catechesi.
Il ‘buon senso’ da applicare non può essere chiamato in causa per evitare di affrontare il riconoscimento della piena parità delle donne e non è sufficiente a proteggere le donne da abusi quotidiani, perché è un concetto soggettivo: un maschilista, un misogino, considera ‘buon senso’ offendere, molestare, tentare in ogni modo di subordinare e rendere fragile una donna.
Ci sono soggetti che considerano 'problemi' solo ciò che accade di negativo nella loro esistenza e sulla questione femminile rispondono con il benaltrismo, sminuendo le stesse donne che si sentono a disagio in un mondo che non è fatto su misura per loro.
Sono detestabili coloro che vogliono decidere le ALTRUI libertà per alzata di mano, invece che riconoscere Diritti Umani, come l'autodeterminazione (per tutti, non solo per le donne). Ci sono casi di violenza contro le donne, in Italia, come in molte altre parti del mondo; tali violenze assumono diverse forme, come la violenza fisica, verbale o psicologica.
La Società Ideale è quella che non discrimini alcuno per le sue propensioni, per il suo genere e identità sessuale, puntando alla Qualità Totale della Vita d'ognuno; eliminando ogni forma di pregiudizio. Coloro che hanno una visione strumentale della donna, in Italia, appartengono, in maggioranza, ad aree cattoliche che non hanno alcun rispetto per la Dignità delle Persone.
La religione, la religiosità sono fra le cause primarie di odio sociale: sono deleterie, in campo di Diritti Umani, sia il cristianesimo quanto l'islam; per arginarli serve vietare l'indottrinamento religioso imposto fin da bambini. La 'spiritualità' deve essere una Scelta.
La libertà femminile mette in discussione non solo una società su misura di 'maschio', come quella italiana, ma la chiesa cattolica stessa, la cui organizzazione è patriarcale: solo gli uomini possono diventare papi o sacerdoti; le donne, per la chiesa, non hanno Diritti.
Per andare d'accordo con un sacerdote della misogina chiesa cattolica, devi essere anche tu misogina; esistono, infatti, anche donne misogine, che odiano altre donne; che non percepiscono d'essere pedine d'una incultura che opprime le donne e le vuole pure in guerra fra loro.
Il cattolicesimo è pericoloso per donne e omosessuali; le donne che si omologano al patriarcato e lo tramandano di generazione, ai figli, vivono serenamente; chi si discosta, finisce molestata o ammazzata. Questa è la causa dei femminicidi a cui assistiamo in Italia.
In ogni epoca ci sono state persone che hanno messo in dubbio 'dio' e le religioni; in ogni epoca le religioni sono disposte ad uccidere, a molestare, a torturare, imprigionare gli 'infedeli', i 'diversi': quando non hai prove di ciò che sostieni, puoi solo ricorrere alla violenza per resistere nel tempo - proprio come accade con la religione.
Perché una questione sia vera e funzioni, deve esistere una prova: a stabilirlo sono stati anche coloro da cui abbiamo ereditato un mezzo informatico, un cellulare, un pc, internet, una casa, un impianto elettrico: prodotti che non provengono da dogmi, ma dal metodo sperimentale.
Rispettare le donne non è un ideale politico, appartenente a precise aree, ma segno di Civiltà - è la Civiltà che contraddistingue coloro che hanno messo da parte e superato disvalori religiosi, maleducazione religiosa, moralità, pregiudizi, per comportarsi con Etica.
In quanto donne abbiamo il Diritto di maturare una Coscienza; buona parte di femminicidi e molestie avvengono in contesti dove le altre donne lasciano da sola la vittima: non la proteggono, ma permettono che tutto ciò avvenga come se fossero fatti ordinari.
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"Donna, vita e libertà", Premio Sacharov 2023 a Jina Mahsa Amini e alle manifestanti iraniane
Il PE il 12 dicembre ha assegnato il Premio Sacharov 2023 a Jina Mahsa Amini e al movimento "Donna, vita e libertà" in Iran. Il premio è un riconoscimento alle donne iraniane che sono il simbolo della speranza e lotta per l'uguaglianza, dignità e libertà.
Il 12 dicembre 2023 a Strasburgo, il Parlamento europeo ha assegnato il Premio Sacharov per la libertà di pensiero a Jina Mahsa Amini e al movimento “Donna, vita e libertà” in Iran. Così la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola durante la cerimonia ha dichiarato: “Il premio Sacharov per la libertà di pensiero di…
Repressione del regime e la condanna del Parlamento Europeo
In seguito alla repressione delle proteste da parte del regime iraniano, il Parlamento europeo ha condannato la drammatica situazione dei diritti umani nel paese. A ottobre 2022, i deputati hanno chiesto sanzioni contro i funzionari iraniani coinvolti sia nella morte di Jina Mahsa Amini che nella repressione di regime. A gennaio 2023 i deputati hanno chiesto nuove sanzioni contro il regime iraniano e l’inserimento del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche nella lista dei terroristi dell’UE. A novembre 2023 il Parlamento ha adottato una risoluzione sui recenti attacchi contro le donne e i difensori dei diritti delle donne in Iran e la detenzione arbitraria di cittadini dell’UE in questo paese, in cui invita a sostenere i vincitori del premio Sacharov e del premio Nobel istituendo una task force dell’UE. Il Premio Sacharov – istituito nel 1988 per onorare le persone e le organizzazioni che difendono i diritti umani e le libertà fondamentali per la libertà di pensiero – viene conferito ogni anno dal Parlamento europeo ed è intitolato al fisico sovietico e dissidente politico Andrei Sacharov.
#Cristina Montagni#diritti delle donne#Donna#Jina Masha Amini#Libertà#movimento diritti donne iraniane#Premio Sacharov 2023#Presidente del Parlamento Europeo#Roberta Metsola#uguaglianza e dignità#violazione dei diritti umani#Vita#women for women Italy#womenforwomenitaly
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Una donna libera è il contrario di una donna leggera.
Simone de Beauvoir
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Donne iraniane e il prezzo della libertà vera
Donne iraniane e il prezzo della libertà vera
a cura della Redazione 17 giugno 2023 Occidente e donne iraniane – Da 44 anni l’Iran paga il prezzo per essersi liberato dal cappio dell’imperialismo americano. Sanzioni, tentati golpe, attentati, blocchi commerciali, assassinii mirati, campagne mediatiche di odio, guerre, rivolte e violenze eterodirette dall’Occidente, sono tra le conseguenze che il popolo iraniano paga per la sua libertà. Tra…
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La Fragilità e la Forza dell'Anima Femminile. Laura Neri cattura l'essenza della femminilità e della resilienza con versi che parlano di forza, attesa e libertà interiore. Recensione di Alessandria today
Laura Neri è un'autrice capace di toccare le corde più profonde dell'animo umano attraverso la sua poesia. In "Leggera", una delle sue composizioni più suggestive, la Neri esplora il delicato equilibrio tra fragilità e forza, un tema ricorrente nelle sue
Laura Neri è un’autrice capace di toccare le corde più profonde dell’animo umano attraverso la sua poesia. In “Leggera”, una delle sue composizioni più suggestive, la Neri esplora il delicato equilibrio tra fragilità e forza, un tema ricorrente nelle sue opere. Con un linguaggio semplice ma intenso, la poetessa dipinge l’immagine di una donna che aspetta, fragile come una piuma, ma con la forza…
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Le donne sono ossessionate dai viaggetti, poiché in essi scorgono frammenti di sogni dispersi, la promessa di un respiro diverso, un battito d’ali verso l’ignoto. Ogni viaggetto, che agli occhi distratti degli uomini appare come un semplice svago, per loro è un rito segreto, una danza sottile tra il desiderio di evasione e il richiamo di un universo nascosto.
Nell’arte del partire si rifugiano, come sirene ammaliate dal canto del vento, assetate di storie sussurrate dal tempo, e di paesaggi dipinti da mani invisibili. Ogni piccolo viaggio è una tela bianca su cui imprimere ricordi e sensazioni, un attimo di sospensione dove la quotidianità svanisce come nebbia al mattino, lasciando spazio all’inatteso, al mistero, alla seduzione dell’altrove.
E nel fervore di questi viaggi brevi, quasi furtivi, c’è la ricerca di una libertà dolceamara, di un amore sognato, di un’illusione che si fa carne. È nel vagare senza meta che trovano il senso della vita, in quel perdersi che è, in verità, un ritrovarsi. Ogni passo è un respiro nuovo, ogni sguardo un bacio rubato alla realtà.
Non è l’itinerario a chiamarle, né la destinazione a incantarle: è il percorso, quel filo invisibile che le lega all’infinito, alla speranza che ogni viaggetto sia un preludio a qualcosa di eterno. Sanno che, in quei brevi attimi lontani dal mondo conosciuto, si nasconde una promessa segreta, un desiderio sopito che, forse, si avvererà.
E così partono, sempre, con l’anima in tasca e il cuore colmo di attese, pronte a innamorarsi di un tramonto, di una strada sconosciuta, di un attimo che diventa eterno. Perché, in fondo, i viaggetti sono la loro poesia più intima, la loro ribellione più dolce, la loro unica fuga verso un altrove che, forse, esiste solo nei loro sogni.
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Il vizio della parola
Il vizio della parola
Il divieto per le donne di usare la voce in pubblico nell’Afghanistan dei talebani. E noi ammutoliti da un diluvio di neologismi assurdi (vedi alla voce “maranza” o “sunshine guilt”)
Se togli loro la parola, scompariranno. I talebani hanno recentemente emanato una serie di leggi inerenti la propagazione della virtù e la prevenzione del vizio. Già questo proietta lo sguardo su un mondo che appartiene a una galassia lontanissima. E quando mai dalle nostre parti si parla più di vizi e virtù? In ambito legislativo, oltretutto.
In ogni caso, queste leggi sono state approvate dal leader supremo dei talebani, Hibatullah Akhundzada, e tra i provvedimenti ne spicca uno: «La voce di una donna è considerata intima e quindi non dovrebbe essere ascoltata mentre canta, recita o legge ad alta voce in pubblico». Per promuovere la virtù e scacciare il vizio, le donne non potranno esprimersi a voce alta nei contesti pubblici. Le imbavagliano, anzi le ammutoliscono, ma per il loro bene s’intende.
La scena è agghiacciante, ci costringe a una doccia terribilmente fredda. I talebani hanno chiaro chi sia una donna, a differenza della nostra situazione un po’ più aperta, cioè confusa. Abbiamo trascorso l’estate – ma è stata la ciliegina su una torta sfornata da tempo – a interrogarci su livelli di testosterone, Dna, intenzioni d’anima. Magari, al prossimo caso mediatico, potrebbe essere utile cambiare sfondo e ambientare tutti i nostri dubbi per le vie di Kabul e «vedere l’effetto che fa».
Se dai loro in pasto tantissime parole, scompariranno. Aggiungere vocaboli non è per forza segno di progresso, si può diventare muti per eccesso terminologico. L’aggiornamento dello Zingarelli per il 2025 prevede che il dizionario si arricchisca di nuovi termini, “maranza” e – udite udite – ��gieffino” si conquistano un posto nell’Olimpo delle parole validate da definizione. Ma questo è solo un ritocco brutalmente onesto al nostro ritratto umano.
Il crimine terminologico è altrove, là dove spuntano espressioni che ci ritroviamo sotto gli occhi scrollando le notizie. “Coolcation” è la tendenza in crescita per trovare mete di viaggio al fresco. “Workation” è la scelta di lavorare da remoto scegliendo luoghi che offrano svago e servizi per il tempo libero. Una medaglia d’oro per l’assurdo spetta all’espressione “sunshine guilt”, il senso di colpa per aver sprecato una giornata di sole.
C’è, nel nostro intimo, un ribollimento senza nome. Sono scampoli di paura mescolati a slanci di affetto, pulsioni cattive e lacrime struggenti. È questa fucina scabrosa, feconda e indicibile che alimenta la libertà nel tumulto di gesti, scelte, responsabilità. Sono poche, devono essere poche e vertiginose, le parole a cui ricondurre il senso del nostro travaglio. Sillabe scottanti come “amore” o “invidia”. Frantumare il quadro in un mucchio di nuovi pezzettini lo riduce a un puzzle che resta scombinato.
Finiamo per scomparire ed essere muti se l’impegno di affrontare la novità di ogni nuova alba – l’ignavia che fa a pugni con la rabbia, i desideri che bevono sorsi di fiducia – viene sgonfiato dalla bugia che tutto affondi in un senso di colpa per il timore di perdere un giorno di sole.
via tempi.it
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Per Elodie, Meloni, prima donna a rompere il tetto di cristallo della politica diventando Primo Ministro in Italia, non è un modello per le donne. E non difenderebbe i diritti delle donne.
Il modello giusto invece è lei, che quei diritti li difende mostrando la faiga, perché il suo corpo è un “inno alla libertà” (altra fonte di reddito non ha).
Il problema non è Elodie povera puttanella consumabile e dimenticabile, è la massa beota che la segue. Guarda caso i piùscemi tra i rapper scemi sinistri se ne escono col "Meloni bocchinara": senza capirlo le Elodie nutrono bestie buone a nulla capaci di tutto, anche di picchiare e ammazzar donne quando gli gira male.
La sinistra non è parte del problema, è essa stessa IL problema razzismo, misoginia, -fobie varie, pensiero debole e tossico.
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Un’altra vittima sacrificata sull’altare del multiculturalismo e di altre minchiate del genere. Per questa ragazza non si curerà al patriarcato, non ci saranno manifestazioni da parte di femministe incazzate, non ci saranno inginocchiamenti ipocriti, perché si è scelta l’assassino sbagliato.
Gli autori dell' articolo fanno i finti tonti: il movente è il libro che seguono questi invasori che vanno rimpatriati tutti ma proprio tutti perché il loro libro è incompatibile con le nostre costituzioni. Non si possono sacrificare le nostre libertà di donne ai fessi principi globalisti.
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CRIMINI COMUNISTI DURANTE IL SECONDO CONFLITTO MONDIALE. Ecco i liberatori.
Questa pagina è dedicata alla raccolta di testimonianze, aneddoti, racconti, ed episodi inerenti al bagno di sangue che si è verificato nelle nostre zone nell’immediato dopoguerra, successivamente al 25 aprile del 1945, a guerra finita, e alla loro presentazione.
Sul finire dell’ultima guerra mondiale, nel 1945, e anche a guerra già finita, l’Italia ha assistito sul proprio territorio ad una vera e propria escalation di delitti, di stragi, e di vendette, tutti a sfondo politico, che hanno raggiunto punte di ferocia e di malvagità molto elevate.
I responsabili di questa lunga catena di omicidi e di efferatezze, furono i partigiani comunisti, che vollero così imprimere un triste e indelebile segno nella storia dell’Italia, incidendolo con il sangue delle loro vittime.
I partigiani spesso hanno prelevato le persone direttamente dalle loro case e le hanno uccise senza neanche offrire loro un processo sommario, depredandole e infierendo sui corpi con ferocia.
Molti di questi carnefici furono riconosciuti e arrestati, ma a causa dell’amnistia di Palmiro Togliatti furono rimessi in libertà, e spesso si ritrovarono faccia a faccia con i parenti delle loro stesse vittime, potendo così irriderle e dileggiarle impunemente.
Possiamo oggi affermare, nonostante i tentativi degli eredi di Togliatti di nascondere o dissimulare la realtà criminosa, che la vastità dei fatti di sangue imputabili ai partigiani comunisti induca a credere che essi siano stati realizzati seguendo un preciso disegno, uno schema pianificato e organizzato a tavolino, scientemente e criminalmente.
Non è un caso che interi gruppi familiari siano stati sterminati, spesso aggiungendo l’efferatezza della tortura e dello stupro agli omicidi, e che poi i partigiani si siano appropriati dei beni materiali delle vittime.
Non è un caso che dopo la guerra, ci si sia trovati davanti a partigiani improvvisamente diventati ricchi, che poterono così iniziare delle attività imprenditoriali usando i soldi sporchi del sangue delle loro stesse vittime.
La scure comunista si è abbattuta con violenza anche sui rappresentanti del Clero, nel tentativo di decapitare coloro che potevano guidare i cattolici verso destinazioni e percorsi diversi da quelli previsti dal comunismo.
Lo storico Roberto Beretta ci segnala nel suo studio del 2005, “Storia dei preti uccisi dai partigiani”, che il numero dei sacerdoti uccisi dall’odio comunista è stato in totale di 130 vittime !
Dopo aver condotto una vera e propria “caccia alla tonaca”, prodromica ad una lunga serie di esecuzioni, compiute appunto dai partigiani, divenne chiaro il tentativo dei comunisti di impadronirsi “politicamente” della società, mediante la forza e l’intimidazione.
Questa tesi fu sostenuta anche dal Cardinale di Bologna, sua Eccellenza Giacomo Biffi, nel 1995, in occasione del cinquantenario della Resistenza, riprendendo e amplificando ciò che già era stato affermato in precedenza da Don Lorenzo Tedeschi, un coraggioso sacerdote che citò la frase di un comandante partigiano comunista :
"Se dopo la liberazione, ogni compagno avesse ucciso il proprio parroco e ogni contadino il padrone, a quest’ora avremmo risolto il problema. "
Il Partito Comunista Italiano ha provveduto poi a mantenere una totale disinformazione sulle stragi, omettendo di parlarne e di pubblicizzare qualsiasi cosa fosse inerente a tutto ciò, stendendo un velo di minacciosa omertà sull’argomento.
Lo dimostra il fatto che ancora oggi si riferiscano a Togliatti come a : “il Migliore” !!!
i stima che gli uccisi, dopo il 21 aprile 1945 nel bolognese, ammontino a 773, di cui 334 civili (fra cui 42 donne).
Vorrei tentare di dare il giusto ricordo alle vittime, attraverso una serie di rievocazioni storiche, di racconti e di aneddoti, che permetta di collocarle in un contesto non più dimenticato.
Vorrei far riaffiorare le ignobili circostanze attraverso cui sono state messe in atto vere e proprie stragi contro persone spesso innocenti, perpetrate comunque a “sangue freddo”, e cioè a guerra finita, ad armi deposte.
La vigliaccheria è stato il motivo trainante che ha permesso al comunismo di approfittare della violenza insita nei suoi sostenitori per appropriarsi dei beni, oltre che della vita, di centinaia di vittime delle nostre zone.
Sono rimasti in pochi i superstiti, o i figli dei superstiti, o delle vittime, che potrebbero oggi dare luce alle pagine buie degli stermini effettuati dai partigiani nel 1945.
Il 25 aprile non deve essere celebrato per la liberazione dell'Italia perché nella realtà dei fatti passammo dall'occpazione tedesca a quella americana. E, nella sconfitta, ci andò bene perché a Yalta avevano deciso le sfere d'influenza dei vincitori e i comunisti furono esclusi.
(Il sangue dei vinti un bellissimo libro di Pansa)
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Ora che sono in ferie voglio parlare di una cosa di cui volevo parlare già da settimane, ma la vita di merda che faccio non me lo aveva permesso.
Allò, settimane fa per la prima volta dato che mi ero depilata le cosce mi sono messa in casa non solo in cannottiera, ma anche in pantaloncini. Passa un giorno e mi ritrovo la mail nella foto.
Come ben sappiamo, qui a Tokyo non è che si muore di caldo, PEGGIO, quindi un giorno di questi mi vesto come in foto a dx in ufficio (che è come mi vestirei in Italia in un giorno normale) e nello stesso giorno inoltrano una mail per dire di rispettare il "business dress code" aziendale che è letteralmente "business casual", pure se non si capisce né che cazzo sia né il perché, dato che non ci sono clienti e siamo solo tra di noi, ma okay.
Mo, premettendo che quando ho lavorato a Napoli, ci andavo in PANTALONCINI (ovviamente non quelli di jeans, ma un tipo più carini e "formali" insomma), qua invece così non va bene perché la maglia ha una stampa + i pantacollant sono considerati il demonio.
Tutti sono sempre a lodare i giapponesi perché sono un popolo omogeneo, che dà la prevalenza al gruppo piuttosto che all'individuo, ma non sono omogenei e uniti perché ci sono nati, sono omogenei perché sei LETTERALMENTE FORZATO (nelle maniere più passivo-aggressive possibili) a omologarti. E questo vale con i vestiti, vale con il peso (perché se pensate che sono tutti secchi di natura, beh col cazzo) e con mille altre cose.
Ora è vero che questa prevalenza dell'interesse di gruppo in alcune cose funziona ed è il motivo per cui noi della cultura euroamericana li ammiriamo, ma voi sareste disposti a rinunciare alla vostra libertà pure sulle piccole cose pur di accontentare l'interesse generale?
Per continuare con l'esempio dei vestiti, loro si vestono così:
A maniche lunghe (anche con 50°C), con diversi strani addosso spesso inutili (perché sono ossessionati dai tumori alla pelle); le donne o tutte fate dei fiori con i tacchi tutte pronte (e io col cazzo che le imito) o come fossero state cacciate via di casa (e io col cazzo pt.2). Ma tutti hanno un comun denominatore: colori scuri o neutri (nero, grigio, bianco) o pastello, senza chissà quale fantasia o stampa particolare.
Se non segui l'omologazione, spicchi, ti si vede o ti senti in qualche modo osservato. E questo è già lo standard ad essere euroamericano in mezzo ad asiatici, figuriamoci se ti vesti seguendo le tue regole e non le loro.
Uno poi dirà "vabbè sono cose da poco, ci si abitua" e lo capisco, ma non funziona così. Anzi, sono le piccole cose che, accumulandosi, diventano le più pesanti da sopportare.
Oppure i weaboo del cazzo direbbero che "bisogna rispettare la loro cultura e rispettare le loro regole" (cit.), ma loro quella degli altri quando letteralmente non fa male e non cambia un cazzo a nessuno perché non la rispettano?
Questo non è un paese libero, non puoi MAI fare come vuoi, ci sono sempre regole da rispettare, ma fossero regole con un senso uno capirebbe, invece sono regole inutili che letteralmente mìnano la libertà di espressione individuale a livelli base. Invece qua niente o fai la pecora in mezzo al gregge oppure pecora ti ci fanno diventare, perché altrimenti sei, di nuovo, il gaijin di merda che vuole fare di testa sua.
E sapete cosa fanno i gaijin quando hanno le palle piene di ste stronzate? Fanno i gaijin di merda e le regole senza senso le mandano a fanculo.
#quando sono gli stranieri i primi a fare quei commenti del caxxo giuro che li prenderei a pugni sulle gengive#Giappone#moda#moda giapponese#vestirti#omologazione#società giapponese#società in giappone#my life in tokyo
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“In un commento su Instagram mi chiedevano di non vestirmi con abiti tropo attillati. Avevo infatti condiviso un video selfie in cui rispondevo a un tipo che mi aveva scritto "Dio Loredana non cominciare anche tu a uscire con le mutande, adesso. Questo commento da parte di un utente anonimo, che si firma con un punto interrogativo mi ha davvero infastidito, perché sono conosciuta anche per il mio atteggiamento da sempre trasgressivo, fiero della propria libertà. In una storia ho dunque risposto a muso duro alla richiesta, ribadendo di voler fare quello che voglio, senza che nessuno possa decidere per me. Quindi, caro punto interrogativo, visto che manco ti firmi, io in minigonna ci sono nata. Ricordi gli anni 60? Forse non c'eri, io sì. Comunque mi vesto come caz*o mi pare. A qualunque età, ragazze, donne vestitevi come volete, come vi sentite meglio con voi stesse e con gli altri. Io sono per la libertà totale, quindi sono libera di vestirmi e di fare quello che cavolo voglio.
Suggerisco a chi mi sta leggendo di prendersi la libertà di fare quello che si vuole, anche di poter uscire con la minigonna nonostante l'età. Ricordatevelo bene anche voi, fate come me: a sessanta anni, ma anche a settanta avete delle belle gambe? Mettete la minigonna più corta che avete, come me, ciao smack. E aggiungo, anche se non avete delle belle gambe mettete pure la minigonna, chi se ne frega. E a te, incognito, questo:🖕🏻. Ciao".
Loredana Bertè
(pienamente d'accordo con te, carissima Loredana)
(sei stata per me una grandissima amica e lo sei ancora , anche se mi facevi disperare con le creazioni di moda)
Un'abbraccio forte♥️
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Discorso all’umanità
Mi dispiace, ma io non voglio fare l’Imperatore, non è il mio mestiere, non voglio governare ne conquistare nessuno, vorrei aiutare tutti se possibile, ebrei, ariani, uomini neri e bianchi, tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti, la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi, la vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell'odio, ci ha condotti a passo d’oca fra le cose più abbiette, abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformato in cinici, l’avidità ci ha resi duri e cattivi, pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza, senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell'uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico, non disperate! L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero, l’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori e il potere che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo e qualsiasi mezzo usino la libertà non può essere soppressa.
Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie. Non vi consegnate a questa gente senza un’anima, uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore. Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini!
Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore, voi non odiate, coloro che odiano sono quelli che non hanno l’amore altrui. Soldati! Non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate nel Vangelo di S. Luca è scritto – “Il Regno di Dio è nel cuore dell’uomo” – non di un solo uomo o di un gruppo di uomini, ma di tutti gli uomini. Voi ,voi il popolo avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità, voi il popolo avete la forza di fare che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi in nome della democrazia usiamo questa forza, uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore, che dia a tutti gli uomini lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza. Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere, mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno! I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavi il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse, combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere, eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati, nel nome della democrazia siate tutti uniti!
Hannah puoi sentirmi? Dovunque tu sia abbi fiducia. Guarda in alto Hannah le nuvole si diradano, comincia a splendere il sole. Prima o poi usciremo dall'oscurità verso la luce e vivremo in un mondo nuovo, un mondo più buono in cui gli uomini si solleveranno al di sopra della loro avidità, del loro odio, della loro brutalità. Guarda in alto Hannah l’animo umano troverà le sue ali e finalmente comincerà a volare, a volare sull'arcobaleno verso la luce della speranza, verso il futuro. Il glorioso futuro che appartiene a te, a me, a tutti noi. Guarda in alto Hannah, lassù.
Charlie Chaplin - Discorso all’umanità
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