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Denuncia collettiva nei confronti dei Consultori per fermare le violenze sulle donne
Perché questa petizione è importante
I tempi sono più che maturi per una denuncia collettiva nei confronti dei 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐮𝐥𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚𝐫𝐢: oggi, una donna che voglia abortire subisce una palese 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 basata sulla moralità distorta che l'aborto sia omicidio (illecita colpevolizzazione); quella specifica gravidanza indesiderata, inoltre, si tenta di trasformarla in GPA, in Gestazione per Altri ("puoi darlo in adozione") - questione che nel nostro Paese ancora non è diritto riconosciuto e normato adeguatamente.
La 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 è una forma di maltrattamento che si manifesta attraverso atti, parole e comportamenti volti a controllare e sottomettere un'altra persona, senza l'uso della forza fisica; 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝘁𝗶𝗽𝗼 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲̀ 𝘀𝗽𝗲𝘀𝘀𝗼 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝘃𝗮𝗹𝘂𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗼𝗶𝗰𝗵𝗲́ 𝗻𝗼𝗻 𝗹𝗮𝘀𝗰𝗶𝗮 𝘀𝗲𝗴𝗻𝗶 𝘃𝗶𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶, 𝗺𝗮 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗮𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗲𝘃𝗮𝘀𝘁𝗮𝗻𝘁𝗶 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝗯𝗲𝗻𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘃𝗶𝘁𝘁𝗶𝗺𝗲.
La 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 può manifestarsi in vari modi, tra cui: - 𝗢𝗳𝗳𝗲𝘀𝗲 𝗲 𝗶𝗻𝘀𝘂𝗹𝘁𝗶: commenti denigratori e svalutazioni personali (esempio: "𝐿'𝑎𝑏𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑒̀ 𝑜𝑚𝑖𝑐𝑖𝑑𝑖𝑜" = le donne che abortiscono sono assassine *) - Minacce: intimidazioni verbali che creano paura - Controllo: limitazione della libertà personale e delle interazioni sociali - Isolamento: privazione delle relazioni con amici e familiari - 𝗠𝗮𝗻𝗶𝗽𝗼𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗮: utilizzo di sensi di colpa per mantenere il controllo sulla vittima (*)
𝗟𝗮 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝗰𝗶𝗱𝗲 𝘃𝗼𝗹𝗼𝗻𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗿𝗼𝗺𝗽𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗴𝗿𝗮𝘃𝗶𝗱𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝘂𝗰𝗰𝗶𝗱𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗮: il feto, scientificamente, è soltanto una 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑡𝑎̀ 𝑏𝑖𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐𝑎 e non una persona giuridica; ritenere che l'aborto equivalga all'omicidio comporta inoltre conseguenze illogiche, come il considerare anche la contraccezione come un atto omicida; l'idea che un embrione sia una persona sin dal concepimento è una convinzione metafisica priva di fondamento scientifico, perché la 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗯𝗶𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 esiste prima della formazione dell'embrione: non è corretto pertanto assegnare lo status di 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎 ad un embrione in fase iniziale.
Si chiede di firmare affinché medici obiettori e Pro Vita siano del tutto allontanati dal settore sanitario in modo definitivo.
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Denuncia collettiva nei confronti dei Consultori per fermare le violenze sulle donne
I tempi sono più che maturi per una denuncia collettiva nei confronti dei 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐮𝐥𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚𝐫𝐢: oggi, una donna che voglia abortire subisce una palese 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 basata sulla moralità distorta che l'aborto sia omicidio (illecita colpevolizzazione); quella specifica gravidanza indesiderata, inoltre, si tenta di trasformarla in GPA, in Gestazione per Altri ("puoi darlo in adozione") - questione che nel nostro Paese ancora non è diritto riconosciuto e normato adeguatamente.
La 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 è una forma di maltrattamento che si manifesta attraverso atti, parole e comportamenti volti a controllare e sottomettere un'altra persona, senza l'uso della forza fisica; 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝘁𝗶𝗽𝗼 𝗱𝗶 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲̀ 𝘀𝗽𝗲𝘀𝘀𝗼 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝘃𝗮𝗹𝘂𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗼𝗶𝗰𝗵𝗲́ 𝗻𝗼𝗻 𝗹𝗮𝘀𝗰𝗶𝗮 𝘀𝗲𝗴𝗻𝗶 𝘃𝗶𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶, 𝗺𝗮 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗮𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗲𝘃𝗮𝘀𝘁𝗮𝗻𝘁𝗶 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝗯𝗲𝗻𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘃𝗶𝘁𝘁𝗶𝗺𝗲.
La 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 può manifestarsi in vari modi, tra cui:
𝗢𝗳𝗳𝗲𝘀𝗲 𝗲 𝗶𝗻𝘀𝘂𝗹𝘁𝗶: commenti denigratori e svalutazioni personali (esempio: "𝐿'𝑎𝑏𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑒̀ 𝑜𝑚𝑖𝑐𝑖𝑑𝑖𝑜" = le donne che abortiscono sono assassine *)
Minacce: intimidazioni verbali che creano paura
Controllo: limitazione della libertà personale e delle interazioni sociali
Isolamento: privazione delle relazioni con amici e familiari
𝗠𝗮𝗻𝗶𝗽𝗼𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗮: utilizzo di sensi di colpa per mantenere il controllo sulla vittima (*)
𝗟𝗮 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝗰𝗶𝗱𝗲 𝘃𝗼𝗹𝗼𝗻𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗿𝗼𝗺𝗽𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗴𝗿𝗮𝘃𝗶𝗱𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝘂𝗰𝗰𝗶𝗱𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗮: il feto, scientificamente, è soltanto una 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑡𝑎̀ 𝑏𝑖𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐𝑎 e non una persona giuridica; ritenere che l'aborto equivalga all'omicidio comporta inoltre conseguenze illogiche, come il considerare anche la contraccezione come un atto omicida; l'idea che un embrione sia una persona sin dal concepimento è una convinzione metafisica priva di fondamento scientifico, perché la 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗯𝗶𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 esiste prima della formazione dell'embrione: non è corretto pertanto assegnare lo status di 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎 ad un embrione in fase iniziale.
Si chiede di firmare affinché medici obiettori e Pro Vita siano del tutto allontanati dal settore sanitario in modo definitivo.
[ La 𝗽𝗲𝘁𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 è uno strumento di partecipazione civica che consente ai cittadini di presentare richieste o segnalazioni a un'autorità competente, come un ente governativo o un'istituzione pubblica; tale diritto è riconosciuto in vari contesti, sia a livello nazionale che europeo. Con la petizione, comuni cittadini avanzano una richiesta formale per esporre necessità pubbliche o problemi specifici; può includere proposte di soluzioni e rappresenta solo interessi comuni. ]
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Penso che i tempi siano maturi per una denuncia collettiva nei confronti dei Consultori: oggi, una donna che voglia abortire, subisce una palese 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 basata sulla moralità distorta che l'aborto sia omicidio (illecita colpevolizzazione); quella specifica gravidanza indesiderata, inoltre, si tenta di trasformarla in GPA, in Gestazione per Altri ("puoi darlo in adozione") - che, nel nostro Paese, ancora non è diritto riconosciuto e normato adeguatamente.
#denuncia#Consultori#violenza psicologica#moralità#gravidanza#aborto#colpevolizzazione#GPA#gestazione per altri#adozione#diritto#riconoscimento
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Se muore il mio stupratore non è colpa mia
Sono assente da un po’ perché non sto benissimo. Mentre mi rimetto in sesto tento di restare ancorata alla realtà e nulla più di una vostra storia mi aiuta a farlo. Ne ricevo una che mi ha scosso molto quindi ve la propongo, affinché il passaparola sia efficace e possa aiutare altre. (more…) “”
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#Colpevolizzazione#Controllo#Corpi#Cultura dello Stupro#Cultura Patriarcale#Diritti#Egoismo#Rivendicazioni#Sessismo#Victim Blaming
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ATTENZIONE AI CONSIGLI SBAGLIATI NEI CONSULTORI ✔
Cosa succede quando una donna, che desidera abortire, viene consigliata in un consultorio di portare avanti la gravidanza "per generosità" nei confronti di coppie che non possono avere figli, e sarebbero pronti ad adottarlo?
Accade, specificatamente, che, oltre a subire una eloquente violenza psicologica, basata sulla moralità distorta che l'aborto sia un omicidio (illecita colpevolizzazione), quella specifica gravidanza indesiderata si trasformi in GPA, in Gestazione per Altri, che nel nostro Paese ancora non è diritto riconosciuto e normato adeguatamente.
Non si può più parlare di semplice adozione (nazionale o internazionale o estera), perché il neonato non è stato portato volontariamente dalla madre, in un ospedale, per essere affidato alle cure di terzi, in virtù di non volersi fare carico di esserne la tutrice, dopo aver portato avanti una gravidanza indesiderata o divenuta indesiderata per fattori personali, privati, intervenuti durante quel periodo.
𝗖𝗼𝗺𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗯𝗲𝗻𝗶𝘀𝘀𝗶𝗺𝗼 𝗹𝗮 𝗳𝘂𝗿𝗯𝗶𝘇𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝗣𝗿𝗼-𝗩𝗶𝘁𝗮, 𝗳𝗲𝗹𝗶𝗰𝗶 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗺𝗼𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝘁𝗿𝗮𝗳𝗳𝗶𝗰𝗼 𝗱𝗶 𝗻𝗲𝗼𝗻𝗮𝘁𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗺𝗲𝘀𝘀𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗰𝗼𝗽𝗽𝗶𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗮𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶 - Pro Vita che, nel contempo, si battono affinché nessuno più ricorra alla contraccezione (https://www.adnkronos.com/.../sessualita-pro-vita...) , 𝗽𝗲𝗿 𝘂𝗻𝗮 𝗮𝗱𝗼𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗽𝗶𝘂̀ 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗲 𝗲 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝗼𝗻𝗲𝗿𝗼𝘀𝗮 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗮𝘁𝗶𝗰𝗵𝗲; comprendo benissimo la difficoltà di chi ha già provato ad adottare un bambino, ma è stato rifiutato perché ritenuto non idoneo, perché un bambino traumatizzato è più difficile da gestire di un neonato, ma il dolore non giustifica la complicità di chi sostiene tale associazione Pro-Vita perché si attende un neonato in cambio! Mettetevi una mano sulla Coscienza!
Pertanto, vi informo che potete denunciarli. Denunciate, denunciate, denunciate!, qualora vi troviate in questa situazione: munitevi di registratori, se il caso lo necessita, e non andate mai sole in un consultorio. Meglio subire un pregiudizio, ma abortire, che essere complici di un traffico illegale di neonati.
#gpa#aborto#neonato#adozione#traffico illegale di neonati#consultorio#consultori#denuncia#complici#Gestazione per altri#violenza#violenza psicologica#colpevolizzazione della donna#furbizia#gestazione per altri#coscienza civile#neonati#traffico#consigli sbagliati#aggressione
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un attimo e se l'è cercata, colpevolizzazione della vittima, tipico fascio
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L'essere umano medio vive in uno stato di sonno.
Mangia, beve, dorme, si diverte, intreccia relazioni, compra smartphone, va in vacanza, fa figli, mosso da una meccanicità del tutto inconsapevole.
Non sa per quale motivo fa queste cose, o almeno pensa di comprenderne le ragioni, quando in realtà spesso le sue scelte sono guidate da convinzioni che gli sono state trasmesse da altri.
Poi un bel giorno gli arriva una bella randellata in testa - cioè una separazione, un debito incontrollabile, un vaffanculo ben assestato da qualcuno a cui tiene, un tradimento - e la sua esistenza crolla completamente.
Va in depressione o in panico e si domanda, cadendo dalle nuvole, come abbia potuto costruire centinaia di castelli in aria senza rendersene conto.
Il passo successivo dell'uomo-bovino, cioè appena risvegliato dalla botta in testa, è quello di cercare di riparare la sua vita attraverso soluzioni facili, veloci, e soprattutto che riguardano il mondo esterno.
Si arrabatta per riparare una relazione, oppure ne intreccia subito un'altra; cerca di ricostruire un progetto, di instaurare un rapporto sano, di risollevarsi interiormente, ma, inevitabilmente, non ci riesce.
O, se ci riesce, ricade, dopo aver insistito un altro po', negli stessi copioni relazionali, negli stessi meccanismi autolesionistici, negli stessi autosabotaggi.
Ecco allora che, forse, dopo svariate mazzate in testa, ripetute e sempre più dolenti, se ha una capacità di resilienza sufficiente a farlo accedere ad un cambiamento significativo, e se la sua nevrosi non è particolarmente cronicizzata, realizza che non può farcela da solo.
Comincia dunque per lui quello che in gestalt viene chiamato "pre contatto".
Egli si guarda intorno per vedere se può trovare un percorso, e un professionista, capace di seguirlo e di aiutarlo a comprendere che cosa può fare per aggiustare la sua vita.
È cosciente che i meccanismi del suo orologio interno non funzionano come egli vorrebbe, ma comprende anche che da solo, per quanti sforzi faccia, riesce a compiere un passo avanti e dieci indietro.
Realizza che solo un altro-specchio può tirarlo fuori dalla meccanicità nella quale è immerso fino alle caviglie, e aiutarlo a svegliarsi da quel sonno che lo ha portato a costruirsi una vita le cui fondamenta sono fragili come zucchero filato.
La prima lezione che dovrà capire, la più dolorosa, è che i problemi che ci sono nella sua vita non nascono fuori da lui, ma dal suo interno.
Il primo cambio di rotta sarà per lui quello di accettare di non poter più dare la colpa al fato, al destino, alla sfortuna, e soprattutto agli altri, per quello che gli succede.
Dovrà prendersi la responsabilità dei suoi stati d'animo, del funzionamento sballato e condizionante dei propri ingranaggi interni, sia mentali che corporei, al fine di cominciare a trasmutare ciò che gli accade.
Questa non è un' assunzione di colpa, ma uno spostamento di focus il quale rompe la trappola autodistruttiva della colpevolizzazione e dell'autocolpevolizzazione, per mettergli in mano un potere che abbisogna di tutto il suo coraggio per essere gestito.
È la fine dell'illusione della libertà, e l'alba del risveglio.
Come dice Jung: "Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia.
©Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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Il neoliberismo sta privatizzando tutti gli elementi della società, dallo sfruttamento alla carità.
Nel processo di individualizzazione totalizzante il realismo capitalista è arrivato ad innescare una nuova dinamica: la responsabilizzazione totale dei soggetti.
Il postcapitalismo esclude la propria responsabilità nel produrre esternalità negative. Fa questo colpevolizzando le soggettività e appaltando a queste (e alla loro “responsabilità individuale”) l’origine del collasso collettivo.
Responsabilizzazione e colpevolizzazione si confondono fino a diventare inscindibili.
Nelle socialdemocrazie era compito dello stato (utopia dell’uniformità etnica) redistribuire ricchezza e garantire giustizia sociale.
Oggi la missione morale, che era dell’istituzione, è stata appaltata alla società civile.
La carità così è diventata lo strumento unico del progresso. Questo è avvenuto con un passaggio di responsabilizzazione da stato a società.
È il “singolo” che è responsabile del male della società.
È con il suo arbitrio, la sua singola azione,che può cambiare le cose.
È la coscienza singolare che si deve colpevolizzare per responsabilizzare l’azione.
Non si devono riconoscere le cause del collasso nel sistema economico/produttivo o nel dominio biopolitico che questo applica sui corpi.
Non è solo ingiusto distruggere la coscienza collettiva, è perverso creare una società depressa e auto colpevolizzante.
Il dominio così si auto protegge: boicottando la carica radicale e trasformativa dell’anticapitalismo, traslando questa forza generativa, e strutturalmente collettiva, nella gabbia mentale dell’individuo.
Il postcapitalismo ti chiede sacrificio e rimorso per una situazione che non hai creato e che non hai il potere di cambiare.
Perché riconoscere le vere responsabilità significherebbe mettere in discussione tutto il sistema.
#antispeciesist#markfisher#anti capitalism#neoliberal capitalism#post capitalism#anarchism#anarchopunk#anarchocommunism#left communism#animalliberation#veganism#queer#history#israel is a terrorist state#politics#foucault#deleuze and guattari#post structuralism#punk#solar punk#donna haraway#nick land#collapse#technomusic
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La terapia psicoanalitica è obsoleta, lo stile comunicativo è volto a lucrare sulle persone. Riconduce la maggior parte dei problemi nel passato, che, ahimé, non possiamo cambiare, decentralizza totalmente il paziente dal proprio sé e non gli permette di esprimere il suo massimo potenziale e a vedere la sua naturale tendenza, è soggetta a interpretazioni errate sulla reale condizione del paziente. Espongo qui di seguito un esempio: ragazzo che si reca dallo psicoterapeuta perché non riesce a chiudere i rapporti con x, psicologo che interpreta la sua condizione dicendo che la sua inettitudine è dovuta ad uno scarso riconoscimento del proprio valore intrinseco. Non solo questo approccio distacca totalmente il paziente dalle sue emozioni, ma crea in lui un senso di inferiorità a cui dovrà far fronte, lasciando il paziente in una perfetta dipendenza con il suo terapeuta. Nonostante poi il terapeuta riesca a fornirgli degli strumenti per riconoscere il suo valore intrinseco, dopo le varie sedute a scopo di lucro, non sarà comunque abbastanza affinché il paziente trovi il suo centro e conduca la sua vita senza questo legame dipendente. Questo tipo di approccio, inoltre, non valuta l’individualità di ogni persona, la sua naturale predisposizione alle cose (cuore pulsante di ognuno di noi). Piuttosto un approccio corretto volterebbe in aiuto nel riconoscere le proprie emozioni aiutando il paziente a non commentarle dando dei giudizi impropri, riportando l’esempio di sopra: ragazzo si reca dallo psicologo per problemi con x e alla sua inettitudine, il terapeuta aiuterà il processo di individualizzazione del paziente, perché avrà riconosciuto un distaccamento dal sé del paziente, dovuto alla sua colpevolizzazione per non essere in grado di lasciare un rapporto, lo aiuterà nel comprendere che se in qualche modo quel rapporto non vuole lasciarlo è perché ci sono aspetti di lui che concordano con l’altro partner e che una parte più profonda di lui sta chiedendo di essere ascoltata e non colpevolizzata. Trasformando il rapporto paziente non in una catastrofe di dipendenza ma ad una responsabilizzazione del proprio sé, creando automaticamente, indipendenza, stabilità e autostima nel proprio paziente, perché capace di ascoltare le sue emozioni profonde e non filtrate, e a dargli voce.
ps. lo so ho appena lasciato una bomba grossa come quella su hiroshima.
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🔴L'amore che uccide: imparare a riconoscere i segnali delle relazioni tossiche
L'amore dovrebbe essere un rifugio sicuro, un luogo dove ci sentiamo compresi, amati e supportati. Purtroppo, però, non sempre è così. Esistono relazioni che, anziché farci fiorire, ci avvelenano lentamente, sottraendoci energie e autostima. Queste sono le famigerate relazioni tossiche.
Spesso è difficile riconoscere una relazione tossica perché l'amore, all'inizio, può mascherare atteggiamenti nocivi.
👇🏼Vediamo allora insieme come individuare i segnali di una relazione che ci sta facendo del male e soprattutto, come allontanarsene per ritrovare la nostra serenità.
🔺Segnali che identificano le relazione tossica
Gelosia possessiva e ossessiva
La gelosia è un sentimento naturale, che può nascere dalla paura di perdere la persona amata. Tuttavia, nella relazione tossica, la gelosia si trasforma per diventare possessiva e ossessiva. Il partner può arrivare a controllare ogni interazione, dagli spostamenti alle chat di WhatsApp, dalle pubblicazioni sui social network ai like e commenti lasciati. Un controllo che può arrivare anche a limitare le uscite con gli amici o con la famiglia, creando un isolamento progressivo.
🔺Critiche continue e svalutazione
In una relazione sana, il partner sostiene e incoraggia. In una relazione tossica, invece, si subisce una pioggia continua di critiche continue e svalutazione. Il partner ci fa sentire inadeguati, sottolinea i difetti e minimizza caratteristiche positive e vittorie. Un logoramento continuo, che fa perdere la fiducia in sé stessi e l'autostima.
🔺Manipolazione e colpevolizzazione
Il partner tossico è un abile manipolatore. Può agire tramite minacce velate rivolte a sé stesso o a te oppure ti dà la colpa dei suoi comportamenti. Ciò ti porta a sentirti sempre in torto, anche se la colpa è palesemente sua.
🔺Isolamento dagli amici e dalla famiglia
Per avere il massimo controllo su di te, il partner tossico può cercare di isolarti dalle persone care. Ti scoraggia dal vedere gli amici e la famiglia, facendoti credere che siano loro a "creare problemi". In questo modo, ti isola e ti rende più "attaccato" e sensibile alle manipolazioni.
🔺Minacce e violenza, fisica o psicologica
Nelle relazioni tossiche più gravi, si può arrivare a veri e propri abusi. Minacce verbali o fisiche, umiliazioni, violenza psicologica e aggressioni diventano la normalità.
🔺Il circolo vizioso
In alcuni casi, chi finisce in una relazione tossica può arrivare a provare un senso di dipendenza affettiva. Si crea un circolo vizioso: litigi, promesse di cambiamento, periodi di apparente felicità e poi di nuovo malessere. Piccoli, spesso insignificanti segnali che però potrebbero posticipare la decisione di troncare.
🔺Come terminare una relazione tossica
Liberarsi dalla trappola di una relazione tossica non è facile, ma è un azione fondamentale per il tuo benessere psicofisico. Ecco alcuni consigli che possono aiutarti a effettuare questo distacco:
Ammetti di essere parte di una relazione tossica
Il primo passo è riconoscere la situazione per quello che è. Non giustificare ulteriormente il tuo partner e non minimizzare i suoi comportamenti.
🔺Cerca supporto
Confidati con una persona di fiducia, un amico, un parente o uno psicologo. Parlare aiuterà a chiarirti le idee e a trovare la forza per allontanarti dal partner tossico. Un professionista, come uno psicologo, potrà poi aiutarti a comprendere le dinamiche della tua relazione e a sviluppare strategie per uscirne nel modo più sicuro e consapevole.
🔺Fai un piano per allontanarti
Non lasciare il partner all'improvviso. Prendi il tempo necessario per pianificare la tua uscita dalla relazione. Cerca un posto sicuro dove stare, se necessario, e organizza il modo per recuperare i tuoi effetti personali. Informa le persone care della tua decisione e chiedi il loro supporto.
🔺Stacca completamente
Appena riesci a liberarti da questa relazione, interrompi ogni contatto con il tuo ex partner. Non tornare indietro sui tuoi passi, non rispondere a messaggi o telefonate. Eliminalo dai social media e blocca il suo numero. Allontanati da qualsiasi ambiente che potrebbe metterti in contatto con lui.
🔺Sii la tua priorità
Uscire da una relazione tossica è un percorso impegnativo che richiede tempo e dedizione. Durante lo stesso prenditi cura di te, sia fisicamente che emotivamente. Mangia sano, fai movimento, stai nella natura, frequenta persone, riposati e divertiti.
🔺Non mollare
Dovrai affrontare momenti di sconforto e di nostalgia. Quando arriveranno, ricorda le ragioni per cui hai deciso di allontanarti dalla relazione e concentrati su ciò che vuoi. Non mollare, ne vale la pena.
🔺Ricorda: molte persone vivono relazioni tossiche e riescono a liberarsene. Impegno, supporto esterno e autostima ti permetteranno di uscire da questa trappola, avere serenità e ciò che meriti.
Dott.ssa Liberati Giuseppina
𝓭𝓪𝓵𝓵𝓪 𝓹𝓪𝓰𝓲𝓷𝓪 𝓭𝓲
#𝓸𝓷𝓮𝓼𝓽𝓪̀𝓲𝓷𝓽𝓮𝓵𝓵𝓮𝓽𝓽𝓾𝓪𝓵𝓮
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PENSIERI SPARSI SUL MOTIVO PER CUI PARLO POCO DI VIOLENZA SULLE DONNE
Perché è difficile.
Perché ho vissuto decenni senza rendermi conto della reale portata del problema.
Perché per quanto io non abbia mai tenuto comportamenti irrispettosi o prevaricanti, non sono mai riuscito a mettermi veramente nei panni di chi queste violenze le vive ogni giorno.
E ho sempre trovato complicato individuare il confine tra mentalità da macho e comportamenti predatori o violenti.
Perché dobbiamo poter distinguere, pur riconoscendo nel comportamento maleducato il segno di una certa mentalità maschilista tossica che poi può condurre - e a volte giustificare - comportamenti ben peggiori.
Ne parlo poco perché, come @nusta ha ben detto, la mia prima reazione viscerale sarebbe quella della risposta violenta - MOLTO violenta - ma adesso come adesso i media sono focalizzati dal trend ‘violenza sulle donne’ e per quanto sia il minimo sindacale che un problema ENORME come questo sia emerso, le notizie sono appositamente confezionate e sparate dritte nella pancia delle persone, imponendo una polarizzazione forzata dalla risposta emotiva forte.
Quindi cerco di capire.
Io reputo La Russa un individuo abietto dal pensiero razzista, classista, maschilista e decisamente fascista, quindi la sua boutade in difesa del figlio non poteva che seguire questo miserevole copione.
Nessuno, però, conosce il figlio, anche se ovviamente alcuni giornali di un certo orientamento politico si sono subito prodigati a dipingerlo come un fascistello prepotente e viziato.
Può darsi... ma non è questo il punto.
Il problema è che molte di quelle persone che dicono di lasciare fare corso alla giustizia in realtà lo hanno già condannato e questo è molto pericoloso perché si risponde alla terribile pratica della colpevolizzazione della vittima ribaltando l’equazione e supponendo una colpevolezza automatica dell’uomo.
D’altro canto, abbiamo finalmente capito che non è violenza sessuale solo quando la donna arriva in pronto soccorso coi vestiti strappati, malmenata e sanguinante.
Ma davvero questo processo sarà equo, per ambo le parti?
Io vedo un opinione pubblica divisa nettamente in due tra chi vorrebbe strappare le palle al figlio di La Russa (purtroppo non ci si sceglie il cognome... e se per quello neanche il nome, evidentemente) e chi pensa che la ragazza sia una poco di buono cocainomane che vuole fare il colpo grosso... e, mi spiace dirlo, se mettete il naso fuori dalla vostra bolla i primi sono decisamente meno dei secondi.
Dobbiamo per forza dire la nostra a ogni costo?
Sì, se volete... ma c’è da pensare bene e a lungo, fino a quel momento in cui può darsi ci si renda conto che si tratta di un discorso ben più grande della singola notizia.
E allora magari preferiremo zittire le nostre pance e continuare a riflettere.
Io ci provo, poi chissà che sarà.
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Denuncia collettiva nei confronti dei Consultori per fermare le violenze perpetrate sulle donne che desiderano abortire
Penso che i tempi siano maturi per una denuncia collettiva nei confronti dei Consultori: oggi, una donna che voglia abortire subisce una palese 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 basata sulla moralità distorta che l'aborto sia omicidio (illecita colpevolizzazione); quella specifica gravidanza indesiderata, inoltre, si tenta di trasformarla in GPA, in Gestazione per Altri ("puoi darlo in adozione") - questione che nel nostro Paese ancora non è diritto riconosciuto e normato adeguatamente.
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Estremamente calzante secondo me questo paragone che hanno usato in un podcast per cui fare un processo contro la polizia ha delle somiglianze sia con un processo contro la mafia (per via dell'omertà e dello spirito di corpo) che con un processo per stupro (colpevolizzazione della vittima)
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Enrica Morlicchio: «Una controriforma crudele e punitiva del reddito di cittadinanza» | il manifesto
#La riforma del Rdc
Da leggere....una misura ideologica di colpevolizzazione totalizzante verso chi si trova in condizioni di povertà e disagio.
Se l'articolo non si legge da qui , cercare autrice e argomento su Google !
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Parti e omicidi - di Murata Sayaka
Sono racconti e la scrittrice giapponese vi include molti stili. Distopico, fantastico, antisessista, sociologico, antropologico e c’è molto altro. Vi suggerisco di cercarla e leggerla perché ne vale la pena. Nel primo tra i racconti contenuti nella raccolta pubblicata da E/O, il cui titolo è poi stato scelto per stare in copertina, la società che lei immagina ha esasperato la colpevolizzazione…

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Comunque sapete perché tendo a non giudicare più in modo drastico un partner? Proprio perché mi sono resa conto che solo quando avrò risolto le mie tossicità, potrò vedere lucidamente le storture dell'altra persona. Finché continuo a sottolineare gli errori altrui, non mi libererò dai miei e rimarrò ingabbiata dentro qualunque relazione in cui l'altra persona è abbastanza capace da vincere nella lotta della colpevolizzazione.
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