#resilienza
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serendipia-nostalgica · 5 months ago
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Ya no tengo ni la energía, ni la paciencia para ser el basurero emocional de nadie, arréglate solo.
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tizianacerralovetrainer · 10 months ago
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sinopse-s · 7 months ago
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É assustador não é? Sentir que você está em fase de mudança e não há mais tempo de se acomodar. As tuas escolhas começam a pesar, tuas decisões precisam ser tomadas corretamente e você mal sabe o que está acontecendo, não há mais um colo para te segurar e nem alguém pra te defender, é só a vida atrás de você te empurrando para a beirada e dizendo: vai.
Você não sabe para onde e nem como irá chegar, e aquela história de ir com medo mesmo é a única coisa em que pode se agarrar.
Gabrielle, sobre mim
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dolce-amaro · 2 months ago
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Tu hai il peso delle cose più leggere
e solo con te per la prima volta
ho sentito di essere esattamente
dove avrei voluto essere
e mai da lì in poi
ho desiderato di perdermi
in nessun altro altrove.
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dottssapatrizia · 24 days ago
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Certe Donne non sono fatte per essere felici.
Sono fatte per essere grandi!
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Le battaglie spesso si perdono perché le persone non sanno quale guerra stanno combattendo.
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gregor-samsung · 2 months ago
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“ Il mio mondo, la mia Terra, è una rovina. Un pianeta rovinato dalla specie umana. Ci siamo moltiplicati e ci siamo ingozzati e abbiamo combattuto finché non è rimasto più nulla, e poi siamo morti. Non abbiamo controllato né gli appetiti né la violenza; non ci siamo adattati. Abbiamo distrutto noi stessi. Ma prima abbiamo distrutto il nostro mondo. Non rimangono più foreste sulla mia Terra. L’aria è grigia, il cielo è grigio, fa sempre caldo. È abitabile, è ancora abitabile, ma non come questo mondo. Questo è un mondo vivo, un’armonia. Il mio è una dissonanza. Voi Odoniani avete scelto un deserto; noi Terrestri abbiamo fatto un deserto…
Laggiù noi sopravviviamo, come voi. La gente è resistente! C’è quasi mezzo miliardo di noi. Una volta ce n’erano nove miliardi. Puoi vedere ancora dappertutto le vecchie città. Le ossa e i mattoni vanno in polvere, ma i piccoli pezzi di plastica no… anch’essi non s’adattano. Noi abbiamo fallito come specie, come specie sociale. Noi siamo qui, ora, a trattare da pari a pari con le altre società umane sugli altri mondi, soltanto grazie alla carità degli Hainiti. Essi vennero da noi; essi ci portarono aiuto. Costruirono navi e ce le donarono, in modo che potessimo lasciare il nostro mondo rovinato. Ci trattano gentilmente, caritatevolmente, come un uomo forte può trattare uno malato. Sono un popolo molto strano, gli Hainiti; più antichi di qualsiasi altro; infinitamente generosi. Sono degli altruisti. Sono spinti da un sentimento di colpa che noi non riusciamo neppure a capire, nonostante tutti i nostri crimini. Essi sono spinti, in tutto ciò che fanno, io credo, dal passato, dal loro interminabile passato. Ebbene, abbiamo salvato il salvabile, e organizzato una sorta di vita nelle rovine, su Terra, nell’unico modo in cui la si poteva organizzare: centralizzazione totale. Totale controllo sull’uso di ogni acro di terreno, ogni pezzo di metallo, ogni grammo di carburante. Totale razionamento, controllo delle nascite, eutanasia, coscrizione universale nella forza lavoro. L’assoluta irreggimentazione di ciascuna vita per raggiungere la meta della sopravvivenza razziale. Eravamo arrivati a questo, quando giunsero gli Hainiti. Essi ci portarono… un po’ più di speranza. Non molta. Noi l’abbiamo oltrepassata… Noi possiamo soltanto guardare a questo splendido mondo, a questa vitale società, a questo Urras, questo paradiso, dall’esterno. Siamo capaci solo di ammirarlo, e forse di invidiarlo un poco. Non molto. “
Ursula K. Le Guin, I reietti dell'altro pianeta, traduzione di Riccardo Valla, Collana Narrativa di anticipazione n.6, Editrice Nord, 1976¹, pp. 299-300.
 [1ª Edizione originale: The Dispossessed: An Ambiguous Utopia, Harper & Row, New York City, 1974]
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el-diablo-espacial · 1 year ago
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Curate...🍃
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mal-concio · 9 months ago
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Piangi, urla, sfogati. Ma senza farti vedere da nessuno. Non dare soddisfazione a nessuno.
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ragazzoarcano · 1 year ago
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Gaman
Conserva la tua dignità nei momenti difficili.
Mostra maturità emotiva e autocontrollo. Anche difronte alle sfide della vita.
Ricorda di lavorare con pazienza, resilienza e empatia.
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attimi-sfuggenti · 6 months ago
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"Forza tesoro, vai avanti, un altro sforzo. Lo so, non smette mai di essere difficile, anzi sembra peggiorare, ma non farci caso, tu continua, non fermarti. Un altro giorno, un altro silenzio, un altro pugno al muro e una dose per farti stare tranquilla. Puoi continuare, devi farlo. Resisti."
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klimt7 · 9 months ago
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tizianacerralovetrainer · 1 year ago
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scogito · 5 months ago
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youtube
"Dietro ogni difficoltà di cambiamento c'è sempre una dipendenza nascosta. Una dipendenza che non sembra tale, che sembra un'abitudine normale. Bisogna cominciare a pensare che ci sia sempre un aggancio patologico della vostra libido o energia vitale".
Video molto interessante.
Quattro specifiche:
condivido questo contenuto perché funzionale a una riflessione molto vera sul modo in cui le persone non riescono a cambiare, soprattutto perché attaccate al loro dolore e perché ostaggio di pensieri vittimistici; non seguo però il dottore e non so cosa diffonde in altri video.
condivido il concetto della vischiosità della libido, Freud era fissato, ma per certe cosa aveva ben compreso che la forza vitale è strettamente collegata a quella sessuale.
condivido il punto due di cui il dottore inizia a parlare dal minuto 12:51, sulla medicina di cui tratta sinteticamente prima non pongo attenzione.
condivido l'orrenda diffusione dell'idea di resilienza di cui oltretutto ho spesso scritto.
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dolce-amaro · 2 months ago
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“un passo oltre”
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rachellaurengray · 4 months ago
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Dear Diary.. 📔 (The Climb)
In the quiet hours before dawn, the alarm’s insistent beeping slices through the darkness. I drag myself out of bed, exhaustion from yesterday's trials still clinging like a second skin. As an exceptional athlete at the pinnacle of my discipline and skill, I am accustomed to pushing limits. Yet, recently, my routine feels like a monotonous loop, marked by a relentless “just get through it” mentality. The gym, once a sanctuary of challenge and triumph, has become a battleground where I confront not only physical limits but also the harsh, unspoken cruelty of others.
I remember a different time, a simpler place: a field near my childhood home. There was an old, gnarled tree at its center, its branches sprawling like ancient arms reaching toward the sky. I used to climb that tree, feeling the rough bark under my fingers and the thrill of each ascent. The higher I climbed, the broader the view, and the more profound the sense of accomplishment. The tree was not just a physical challenge; it was a symbol of growth, resilience, and discovery. Each branch was a new level of understanding, each climb a journey toward something greater.
Now, as an adult, my world is far removed from that tree. My days are regimented, my goals meticulously planned. The gym’s polished equipment and strict routines have replaced the tree’s natural embrace. The discipline that once ignited my spirit has become a cage of monotony. Worse, I face bullying from some of the men at the gym—derisive comments, dismissive attitudes, and a sense of being undermined. The “just get through it” mentality that once drove me to new heights now feels like a burden, especially in an environment where I feel belittled and disrespected.
Mental toughness, while crucial, is not a cure-all. It’s the armor I wear, but even the strongest armor can become a prison if it loses its meaning. The key is not just in enduring but in reconnecting with the sense of growth and discovery that the old tree symbolized.
What I need is to find a new tree to climb. It’s about rediscovering that sense of adventure and the pleasure in reaching for something beyond the ordinary. The climb itself must become an exploration, not just a task to be completed. Each workout, each challenge, should be approached with the same spirit of curiosity and wonder that made climbing the old tree so exhilarating.
Tomorrow, as I step into the gym, I’ll carry with me the essence of that gnarled tree. I’ll seek out the growth and discovery in every movement, finding joy in each step of the journey. The challenge will be to transform my routine from a series of tasks into a series of explorations, each one a branch reaching toward a new horizon.
I’ll confront the taunts and the negativity not with bitterness but with the resilience of someone who once climbed to the top of that tree, despite the rough bark and trembling branches. The journey isn’t just about getting through the day; it’s about finding the climb exhilarating again. By infusing my routines with a sense of purpose and adventure, I hope to rediscover the excitement that once came so naturally. Each challenge will become an opportunity to reach new heights, not just physically but in spirit, turning the grind into a meaningful ascent toward something truly extraordinary.
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