#cultura del XX secolo
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gregor-samsung · 1 year ago
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Il signore delle formiche (Gianni Amelio, 2022)
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pier-carlo-universe · 22 days ago
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La Parigi che sognava Jules Verne: visioni futuristiche tra sogno, scienza e sorprendente realtà
Molto prima che la parola “futurismo” fosse coniata, Jules Verne già immaginava mondi possibili. Tra le pagine meno celebrate ma più affascinanti dei suoi romanzi si nasconde una Parigi proiettata nel futuro, una capitale europea trasformata dall’ingegno umano e dalla scienza. Oggi, rileggerla con occhi contemporanei è un’esperienza che sorprende per la lucidità delle sue previsioni, molte delle…
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fashionbooksmilano · 4 months ago
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La moda
Storia della moda del XX secolo
The Kyoto Costume Institut
Taschen, Koln 2022, 353 pages, 16x22,5cm, ISBN 973 33 536110
euro 35,00
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L'abito che indossa una persona, si tratti di un kimono, un sari o un completo da manager, è un fattore essenziale per capirne la cultura, la classe sociale, la personalità e persino l'appartenenza religiosa. Il Kyoto Costume Institute cerca di sottolineare con le sue attività l'importanza di analizzare e comprendere l'abbigliamento dal punto di vista sociale, storico e artistico. Fondato nel 1978, il KCI possiede una delle collezioni di abbigliamento più grandi del mondo e partecipa regolarmente a mostre itineranti in tutto il mondo. La collezione è particolarmente ricca per quanto riguarda l'abbigliamento occidentale femminile del XX secolo, e annovera ogni tipo di abito e accessorio.
02/01/25
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thegianpieromennitipolis · 1 year ago
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
ARTE STORIA DELLO STILE
Roberto Longhi, piemontese di Alba, classe 1890, è stato uno dei più pregevoli critici d'arte italiani.
Per alcuni, il maggiore.
Non faccio classifiche.
Ricordo solamente il suo concetto del fare artistico:
«[...] l'arte non è imitazione della realtà, ma interpretazione individuale di essa [...] Mentre il poeta trasfigura per via di linguaggio l'essenza psicologica della realtà, il pittore ne trasfigura l'essenza visiva: il sentire per l'artista figurativo non è altro che il vedere e il suo stile, cioè l'arte sua, si costruisce tutto quanto sugli elementi lirici della sua visione.»
Così affermava nella sua "Breve ma veridica storia della pittura italiana", effetto di un compendio proposto da Longhi, tra il 1913 e il 1914, per i maturandi dei licei romani "Tasso" e "Visconti".
Era un giovane laureato.
Ma tenne quell'impostazione per tutta la vita: l'arte nasce dall'arte.
Ed è dunque storia dello stile, o meglio degli stili.
Difficile tenere quel modello concettuale entro solidi margini nella creatività caotica dell'arte contemporanea.
A maggior ragione per chi come me sostiene che l'atto lirico non sia individuale e originale libertà ma il riflesso di una cultura che fa traccia nel tempo facendo del corpo dell'artista il suo strumento espressivo.
Eppure, quando osservo i cosiddetti "illustratori", tra XIX e XX secolo (tra i quali è annoverato Toulouse-Lautrec) che per me sono artisti senza alcuna limitazione, mi sento additato dalle parole di Longhi come in un invalicabile atto d'accusa.
René Gruau, al secolo Renato Zavagli Ricciardelli delle Caminate, riminese dalla nascita avvenuta nel 1909, è tra quelli che più di altri mi mettono in crisi.
Ma che, paradossalmente, concorre a salvare la mia tesi.
Infatti, mentre la sorprendente sintesi stilistica dell'artista italiano attraversa il '900 in un raffinato allungarsi e diffondersi di figure dalla strepitosa e diafana eleganza, corroborando la sentenza longhiana sulla traccia lirica come epicentro dell'arte, quelle apparizioni affascinanti altro non sono che l'espressione dell'estetica del secolo, punto di convergenza delle necessarie concatenazioni causali capaci di rendere riconoscibile il gusto per modelli rappresentativi inequivocabili: rammentano la stampa quotidiana e periodica, la pubblicità, il cinema, la moda di quegli anni ruggenti e tragici, disseminati di straripante follia ed estro creativo.
L'arte emerge dalla vita concreta delle società e dalla grafia delle loro visioni culturali.
Nondimeno, sono un tuffo nel passato recente, con una proiezione nel presente e nel futuro: la linea di Longhi mai spezzata nel suo farsi storico.
Dal fondo, emerge l'essere umano, illuso della libertà e immemore del destino di finitezza assegnata ai confini invalicabili di tempo e di spazio.
Che costui disegna nel colore di un'agognata dimenticanza.
- Le immagini sono un'antologia di espressioni figurative di René Gruau sparse lungo tutto il XX secolo.
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mezzopieno-news · 10 months ago
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IL CANADA RESTITUISCE 200 ISOLE ALLE POPOLAZIONI ABORIGENE
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Il governo della Columbia Britannica ha approvato il primo accordo in Canada per riconoscere la giurisdizione di una nazione indigena sul suo territorio tradizionale.
Dopo decenni di trattative, più di 200 isole al largo della costa occidentale del Canada saranno restituite alle popolazioni indigene Haida che le hanno occupate per millenni, un territorio di circa mezzo milione di ettari (quanto due volte la superficie del Lussemburgo). Queste terre sottratte alle popolazioni indigene in seguito alle colonizzazioni del passato, hanno subito per secoli conseguenze profonde come la perdita culturale, l’alienazione, l’impoverimento, conflitti e degrado ambientale. “Il legame dei popoli indigeni con le loro terre e acque è l’elemento determinante della loro identità e cultura e del loro rapporto con i loro antenati e le generazioni future” dichiara il rapporto delle Nazioni Unite sui diritti delle popolazioni indigene. Per questo gli organismi internazionali per i diritti umani stanno spingendo tutti gli Stati a lavorare per rispettare, proteggere e ripristinare i diritti di queste antiche popolazioni e a restituire il controllo dei loro territori tradizionali.
Per gran parte del XX secolo il Canada ha estratto rame da queste terre e pescato in questi mari con grandi pescherecci, molti antichi villaggi Haida sono stati cancellati e le foreste abbattute per trarne legname e altre risorse. L’accodo rappresenta un precedente importante che secondo Gaagwiis Jason Alsop, Presidente della nazione Haida “eleva l’onore della Corona risolvendo la questione attraverso la negoziazione piuttosto che un contenzioso”.
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Fonte: Governo del British Columbia; United Nations; Haida Nation; foto di Radoslaw Sikorski
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rideretremando · 6 months ago
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Che si parli di politica internazionale o di genere, di scuola o di gpa, impressiona un fatto, reso evidente dal panottico social. Buona parte dei lavoratori culturali variamente progressisti formatisi a cavallo tra XX e XXI secolo ha ereditato una quantità immane di menzogne novecentesche; ma soprattutto, questi lavoratori culturali non vogliono o non sanno discutere (e spesso è difficile capire se si tratti della solita rigidità gruppettara da posizionamento o di una vera e propria incapacità di pensare, risultante da un curriculum di studi ormai standardizzato). La refrattarietà al dibattito critico si esprime nella tendenziale riduzione di tutto ciò che nella storia è stato pensato, scritto e discusso, alle misere proporzioni da festival pignetesco, retorica LGBTecc., cinica editoria da testimonial, o tlonismo del 2020. Leggere le nuove introduzioni ai classici, in questo senso, è un’esperienza agghiacciante (vedere i temi delle medie di Tobagi, o quel Maicol Pirozzi delle humanities che è Giammei). Non si sa se prevalga la mediocrità o l’omertà. Lo “spazio delle donne” - cioè la rappresentazione mediatica di argomenti importantissimi - è in genere monopolizzato da persone il cui ideale, malgrado il recitato “femminismo”, sembra la boria di un barone universitario maschio nato nel 1902, e abituato, alla prima difficoltà dialettica, a cavarsela con un “io so’ io” belliano. Purtroppo ad ambienti del genere – a roba di agghiacciante conformismo tipo “Bambine ribelli” – si aggrappano anche gli ex radicali, un tempo diffidenti verso l’establishment ‘dde sinistra’. Negli ultimi giorni, il fatto di cui parlo è stato reso visibile dalle polemiche sulla gestazione per altri. Per quel che mi riguarda, e a parte l’avversione per la brutalità meloniana, non ho una posizione sicura (in passato ho condiviso alcune riflessioni molto articolate e chiaroscurate di Claudia Daniela Basta, e continuano a sembrarmi sensate molte perplessità delle femministe storiche). Sono sicuro, invece, di una cosa: non occorre necessariamente accettare tutti gli argomenti di Cavarero (sineddoche) per constatare che il loro livello è infinitamente superiore, e la loro natura infinitamente più laica, di quelli di coloro che liquidano l’opposizione femminista come “oscurantismo”. Il che rende appunto quasi impossibile un dibattito fecondo: da una parte infatti c’è un pensiero meditato, dall’altra prevale una sloganistica d’accatto. In più, gli sloganisti pro-gpa vengono non di rado da esibite letture del femminismo storico, che hanno mitizzato senza però farsi realmente carico delle conseguenze: così oggi, secondo la tipica prassi dei chierici italiani, essendo in disaccordo coi vecchi miti ma mancando di buoni argomenti, devono o ignorarli o rinnegarli in modi da ‘commissariato del popolo’. Purtroppo trovano a volte un appoggio nelle dichiarazioni o avventate o cerchiobottiste di Lea Melandri: che sia sulla politica internazionale sia sulle donne dà la misura dell’enorme disastro, dell’inconsistenza ideologica e della rincorsa allo Spirito Mediatico del Giorno su cui si fonda la ‘cultura’ della nostra sinistra maggioritaria.
Matteo Marchesini
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alessandro55 · 8 months ago
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Steichen Carnet Mondain Les Années Condé Nast
sous la direction de William Ewing et Todd Brandow
Thames & Hudson, Paris 2008, 288 pages, 26x31,4cm, ISBN 978-2-87811-324-3
euro 70.00
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Steichen era già pittore e fotografo affermato sulle due sponde dell’Atlantico quando, nei primi mesi del 1923, gli offrirono l’incarico più prestigioso e certamente più redditizio nel campo della fotografia commerciale, quello di fotografo capo per “Vogue” e “Vanity Fair”, le autorevoli e influenti riviste Condé Nast di moda e costume. Nel corso di quindici anni Steichen produsse un corpus di opere di ineguagliabile genialità e si avvalse del proprio talento straordinario, accompagnato da una prorompente vitalità, per rappresentare e valorizzare la cultura contemporanea e i massimi esponenti della vita politica, letteraria, teatrale, operistica, con un occhio di riguardo per il mondo dell’alta moda. Avendo personalmente frequentato gli ambienti artistici più progressisti in patria e all’estero ed essendo un eclettico di carattere, era l’interprete ideale dell’alta moda in fotografia. Il suo era uno stile preciso, sofisticato e puntuale ed è evidente la sua influenza sull’opera di Richard Avedon, Horst P. Horst, George Hoyningen-Huene, Bruce Weber e non solo. L’archivio Steichen presso Condé Nast custodisce, oltre alle formidabili fotografie di moda, oltre 2000 stampe originali tra cui alcuni eccellenti ritratti di Winston Churchill, Cecil B. DeMille, Marlene Dietrich, Amelia Earhart, Greta Garbo, George Gershwin, Frank Lloyd Wright e di un’infinità di altri personaggi famosi. Ma stranamente finora è stato esposto e pubblicato solo un numero infinitesimale di queste stampe. Gli anni venti e trenta rappresentano il momento culminante della carriera fotografica di Steichen e tra le opere da lui realizzate per “Vogue” e “Vanity Fair” si annoverano alcune delle più stupefacenti fotografie del XX secolo.
23/08/24
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ilblogdellestorie · 6 months ago
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Quincy Jones, produttore e titano dell'intrattenimento americano che ha lavorato con grandi star da Michael Jackson a Frank Sinatra e Will Smith, è morto domenica 3 novembre nella sua casa di Bel-Air, a Los Angeles, all'età di 91 anni. "Stasera, con i cuori pieni ma spezzati, dobbiamo condividere la notizia della morte di nostro padre e fratello Quincy Jones", ha dichiarato in un comunicato la famiglia. "E anche se questa è una perdita incredibile per la nostra famiglia, celebriamo la grande vita che ha vissuto e sappiamo che non ce ne sarà mai un altro come lui". Jones è stata una delle figure della cultura pop più versatili del XX secolo. Oltre ad aver prodotto negli anni Ottanta gli album Off the Wall, Thriller e Bad per il re del pop Michael Jackson, ha anche prodotto musica per Frank Sinatra, Aretha Franklin, Donna Summer e molti altri. È stato anche un compositore di successo di colonne sonore di film, con numerosi successi che hanno scalato le classifiche. Leader di grandi band jazz e polistrumentista, soprattutto per la tromba e il pianoforte, ha anche fondato nel 1990 una società di produzione televisiva e cinematografica che ha dato vita, tra gli altri, alla sitcom Willy, il principe di Bel-Air. Inoltre, Jones è terzo solo a Beyoncé e a Jay-Z come numero di nomination ottenute ai Grammy. Sono infatti 80 contro le 88 ciascuno degli altri due artisti, mentre le vittorie sono 28.
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thedarkat · 6 months ago
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Olga Suvorova, Enigma-2010
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(English / Español / Italiano)
Born in St. Petersburg (Russia) in 1966, from an early age she excelled in painting with pictures that are clearly influenced by her parents, Igor and Natalia, both famous artists in their city, who today are considered a true artistic dynasty in Russia. In 1998 Olga Suvorova graduated from the St. Petersburg Art Academy named after Ilya Repin, in the studio of A. Mylnikov. Olga Suvorova has created her authentic style of painting: portraits of characters in historical costumes in the style of various epochs, such as Renaissance and Rococo. Her work is reminiscent of the popular 20th century St. Petersburg art movement "Mir Iskusstva" ("The World of Arts"), inspired by the art and culture of the 18th century. The artist constantly participates in exhibitions in Russia and abroad. Her works can be found in private collections in England, America, Germany, China, Russia and other countries.
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Nació en San Petersburgo (Rusia) en 1966, desde muy temprana edad destacó en la pintura con cuadros que están claramente influenciados por sus padres, Igor y Natalia, ambos artistas famosos en su ciudad, que a día de hoy se les considera en Rusia como una verdadera dinastía artística. Nel 1998 Olga Suvorova si è diplomata all'Accademia delle Arti di San Pietroburgo intitolata a Ilya Repin, nel laboratorio di A. Mylnikov. Olga Suvorova ha formato il suo autentico stile pittorico: ritratti storici in costume di personaggi nello stile di vari periodi, come il Rinascimento e il Rococò. Le sue opere ricordano il movimento artistico "Mir Iskusstva" ("Il mondo delle arti"), popolare nel XX secolo a San Pietroburgo e ispirato all'arte e alla cultura del XVIII secolo. L'artista partecipa costantemente a mostre in Russia e all'estero. Le sue opere si trovano in collezioni private in Inghilterra, America, Germania, Cina, Russia e altri Paesi.
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Nata a San Pietroburgo (Russia) nel 1966, fin da piccola si è distinta nella pittura con immagini chiaramente influenzate dai suoi genitori, Igor e Natalia, entrambi artisti famosi nella loro città, che oggi sono considerati in Russia una vera e propria dinastia artistica. Nel 1998 Olga Suvorova si è diplomata all'Accademia delle Arti di San Pietroburgo intitolata a Ilya Repin, nel laboratorio di A. Mylnikov. Olga Suvorova ha formato il suo autentico stile pittorico: ritratti storici in costume di personaggi nello stile di vari periodi, come il Rinascimento e il Rococò. Le sue opere ricordano il movimento artistico "Mir Iskusstva" ("Il mondo delle arti"), popolare nel XX secolo a San Pietroburgo e ispirato all'arte e alla cultura del XVIII secolo. L'artista partecipa costantemente a mostre in Russia e all'estero. Le sue opere si trovano in collezioni private in Inghilterra, America, Germania, Cina, Russia e altri Paesi.
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istanbulperitaliani · 1 year ago
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Bedri Rahmi Eyüboğlu
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Nel vasto panorama dell'arte turca del XX secolo, pochi nomi risplendono con la stessa intensità di Bedri Rahmi Eyüboğlu. Nato nel 1911 e cresciuto in un'epoca di tumultuosi cambiamenti culturali, Eyüboğlu è noto per il suo stile distintivo che mescolava elementi tradizionali dell'arte turca, principalmente quella anatolica, con influenze contemporanee.
Le sue opere hanno avuto un impatto significativo sulla scena artistica turca del suo tempo ed è considerato uno dei più importanti artisti moderni della Turchia.
Eyüboğlu, morto nel 1975, aveva un'anima artistica poliedrica. Le sue opere letterarie e poetiche riflettono la sua elevata sensibilità artistica ed il suo profondo attaccamento alla lingua e alla cultura turca. Personalmente sono sempre rimasto impressionato dalle sue opere mosaicali. Queste si trovano in una nota pasticceria a Karaköy.
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Insieme alla moglie Eren, ha realizzato molti mosaici ad Ankara e ad Istanbul, soprattutto negli anni '60, con una produzione artistica rivolta negli spazi pubblici che sono ancora visibili oggi. Una cosa che mi piace molto perché sono concepiti per non essere dentro un museo o galleria d'arte. Chiudo il post con gli ultimi versi di una sua poesia "Hele bir başlasın" (Che inizi proprio adesso). "Hele bir duyulsun uzaktan (Che si senta lontano) Yaylı çıngırakları (Il tintinnio dei campanelli) Yıldızlar seslensin, (Che le stelle sussurrino) Hele bir armut ağacı temmuzu yüklensin, (Che un albero di pero si carichi come a luglio) Hele bir kerrecik daha yalınayak yere değsin içimdeki çocuk…" (Che un'altra volta il bambino dentro di me possa camminare a piedi nudi sulla terra).
La mia Vita a Istanbul: consigli e informazioni turistiche. Disponibile come GUIDA per delle ESCURSIONI in città.
Scrivi una e-mail a: [email protected]
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gregor-samsung · 6 months ago
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" Una tribù odia la tribù vicina da cui si sente minacciata, e quindi razionalizza le sue paure rappresentandola come malvagia o inferiore, o in qualche modo assurda o spregevole. Eppure accade talvolta che questi stereotipi mutino con grande rapidità. Consideriamo il caso dell’Ottocento: nel 1840, più o meno, si pensa ai francesi come a sgargianti spacconi, immorali e bellicosi, uomini con i baffi arricciati pericolosi per le donne, che probabilmente invaderanno l’Inghilterra per vendicarsi di Waterloo, mentre i tedeschi sono bevitori di birra, provinciali un po’ ridicoli che amano la musica e le fumisterie metafisiche, innocui ma abbastanza assurdi. Ebbene, nel 1871 i tedeschi sono diventati gli ulani che irrompono in Francia incitati dal terribile Bismarck – spaventosi militaristi prussiani ebbri di orgoglio nazionale, ecc. ecc. La Francia è un povero, civile Paese annientato che ha bisogno della protezione di tutti gli uomini onesti per evitare che la sua arte e la sua letteratura vengano schiacciate dal tallone degli spaventevoli invasori.
Nell’Ottocento i russi sono stremati servi della gleba, + mistici slavi semireligiosi che rimuginano cose oscure e scrivono romanzi profondi, + una gigantesca orda di cosacchi fedeli allo zar che cantano meravigliosamente. Nella nostra epoca, tutto questo è radicalmente cambiato: c’è sempre la popolazione stremata, ma ci sono anche la tecnologia, i carri armati, il materialismo ateo, la crociata contro il capitalismo, ecc. ecc. Quanto agli inglesi, sono dapprima spietati imperialisti che tiranneggiano popoli negroidi e che al di sopra dei loro lunghi nasi guardano dall’alto in basso il resto del mondo, ma poi diventano brava gente impoverita che nutre convinzioni liberali, vive di assistenza statale e ha bisogno di alleati. E così via. Tutti questi stereotipi sono surrogati della conoscenza autentica, che non è mai, neppure lontanamente, così semplice o immutabile come una certa immagine generalizzata di un popolo straniero; non solo, ma stimolano l’auto-compiacimento nazionale e il disprezzo per le altre nazioni. Sono un puntello del nazionalismo. "
Isaiah Berlin, Appunti sul pregiudizio [1981], Traduzione di Giovanni Ferrara degli Uberti, Adelphiana, 28 gennaio 2002.
NOTA: Gli appunti provengono da una lettera indirizzata ad un amico che il giorno seguente avrebbe dovuto tenere una conferenza sul tema del pregiudizio.
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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"Maschera" di Trilussa. Recensione di Alessandria today
"Maschera" è una poesia scritta da Trilussa, pseudonimo di Carlo Alberto Camillo Salustri, celebre poeta romano noto per le sue composizioni in dialetto romanesco.
“Maschera” è una poesia scritta da Trilussa, pseudonimo di Carlo Alberto Camillo Salustri, celebre poeta romano noto per le sue composizioni in dialetto romanesco. Recensione della poesia “Maschera” Nella poesia “Maschera”, Trilussa riflette sull’uso delle maschere nella vita quotidiana, sia in senso letterale che metaforico. Il poeta racconta di aver indossato una maschera vent’anni prima e di…
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fashionbooksmilano · 6 months ago
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Yayoi Kusama 1945-Oggi
A cura di Doryun Chong e Mika Yoshitake
24 Ore Cultura, Milano, 400 pagine, 347 illustrazioni, Cartonato, 23x29cm, ISBN 978-88-6648-740-1
euro 59,00
email if you want to buy [email protected]
Yayoi Kusama: 1945 to Now è la rassegna più completa del lavoro dell’artista fino ad oggi, e traccia il profilo di un’artista che ha raggiunto un successo davvero globale nel corso della sua vita. In una carriera di ampio respiro che abbraccia sette decenni e molteplici media, l’artista ha stabilito legami profondi con il pubblico di tutto il mondo. Emersa all’avanguardia della sperimentazione artistica in Asia a metà del XX secolo, Kusama è diventata presto una figura centrale della scena artistica newyorkese degli anni Sessanta.
Oggi, a novant’anni, Kusama continua a comunicare la sua personalissima e spirituale visione del mondo attraverso la sua arte. Il volume è strutturato in sei sezioni tematiche, “Infinito”, “Accumulazione”, “Biocosmico”, “Connettività radicale”, “Morte” e “Gioia della vita”, ognuna delle quali intende chiarire le preoccupazioni estetiche e filosofiche alla base dell’opera dell’artista. Il libro presenta selezioni di scritti inediti di Kusama, oltre a una corrispondenza con Georgia O’Keeffe, un’intervista con il critico e curatore Yoshie Yoshida e una tavola rotonda con importanti curatori ed esperti di Kusama. Sono inclusi anche saggi che esplorano diversi aspetti della sua pratica e una dettagliata cronologia illustrata che contestualizza il lavoro di tutta la sua vita.
Questa monografia, che si rivolge non solo a coloro che già conoscono la Kusama e il suo lavoro, ma anche a chi la scopre per la prima volta, rivela un’artista che, pur essendo stata plasmata da correnti artistiche internazionali, rimane profondamente legata alle sue tradizioni.
16/10/24
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kiki-de-la-petite-flaque · 1 year ago
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«Per quanto mi riguarda, penso che non ci sia mito più irritante e falso di quello dell'Eterno femminino, che è stato inventato dagli uomini con la complicità delle donne e che descrive queste ultime come intuitive, affascinanti, sensibili. Gli uomini hanno il potere di dare a simili parole un'accezione lusinghiera, al punto che molte donne si lasciano ingannare da quest'immagine. Svelano i misteri dei loro cuori, i segreti delle loro intime emozioni con umiltà, offrono all'uomo il riflesso dei suoi desideri, rafforzando il suo senso di superiorità. Ma quando parla di sensibilità delle donne, in realtà l'uomo si riferisce alla loro pretesa mancanza di intelligenza, quando parla di fascino alla loro pretesa mancanza di responsabilità, quando parla di capriccio alla loro pretesa propensione al tradimento. Non lasciamoci ingannare.»
Simone de Beauvoir, da “La femminilità, una trappola”. Articolo per Vogue, 1947
Il 14 aprile del 1986 si spegneva a Parigi Simone de Beauvoir, scrittrice, filosofa e femminista che ha lasciato un segno indelebile nella cultura del XX secolo.
Figura iconica dell'esistenzialismo, legata a Jean-Paul Sartre, è celebre per "Il secondo sesso", opera fondamentale del femminismo moderno che denuncia la discriminazione verso le donne.
Oltre a saggi e opere teatrali, ha scritto romanzi come "L'invitata" e "Memorie di una ragazza perbene".
Figura controversa, ma senza dubbio tra le più importanti del Novecento, il suo pensiero continua a influenzare il dibattito su femminismo, esistenzialismo e libertà individuale.
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quiet-norms · 14 days ago
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Caffè: una storia infusa
Il caffè, quell'elisir aromatico che dà il via alle mattine e alimenta le conversazioni notturne, ha una storia ricca e complessa come il suo sapore. Il suo viaggio dagli umili inizi al dominio globale è un racconto di scoperta, commercio e trasformazione culturale.
La storia inizia in Etiopia, intorno al IX secolo, con un pastore di capre di nome Kaldi. La leggenda narra che Kaldi notò che le sue capre diventavano più energiche dopo aver rosicchiato le ciliegie rosse del caffè. Da lì, il caffè si diffuse nella penisola arabica e, nel XV secolo, veniva coltivato e commercializzato a livello globale. Il frutto, noto come "qahwa" in arabo, che significa "vino", si evolse in "kahve" in turco e infine in "caffè" in inglese.
Nel 1400, il caffè non era più solo un segreto locale. Raggiunse i trafficati centri commerciali del Medio Oriente, dove divenne un elemento fondamentale della vita sociale e religiosa. Le caffetterie, o "qahveh khaneh", spuntarono in città come la Mecca e il Cairo, fungendo da luoghi di ritrovo per discussioni, musica e dibattiti. Ciò segnò la nascita della cultura del caffè, una tradizione che avrebbe riecheggiato in tutti i continenti.
Il XVI e il XVII secolo videro il grande ingresso del caffè in Europa, grazie ai commercianti veneziani. Inizialmente accolto con sospetto (alcuni lo chiamarono "l'amara invenzione di Satana"), ottenne l'approvazione papale e divenne presto una sensazione. Le caffetterie proliferarono a Londra, Parigi e Vienna, evolvendosi in centri intellettuali dove scrittori, filosofi e rivoluzionari elaboravano idee insieme alle loro bevande. In Inghilterra, queste "università del penny" facevano pagare un penny per l'ingresso e offrivano conversazioni infinite.
Nel frattempo, potenze coloniali come olandesi, francesi e britannici diffusero la coltivazione del caffè nei loro imperi. Entro il XVIII secolo, le piantagioni prosperarono a Giava, nei Caraibi e in Sud America. Un momento cruciale arrivò nel 1727, quando un ufficiale brasiliano contrabbandò semi di caffè dalla Guyana francese, piantando le radici di ciò che avrebbe reso il Brasile la potenza mondiale del caffè, che oggi produce circa il 40% della fornitura globale.
Il XIX secolo industrializzò il caffè, con innovazioni come la macchina per l'espresso (brevettata nel 1884 da Angelo Moriondo) e il caffè istantaneo (inventato nel 1901 da Satori Kato). Il caffè divenne una merce di largo consumo, non più un lusso per l'élite. Il XX secolo ne consolidò l'ubiquità, dall'ascesa di marchi come Starbucks negli anni '70 al movimento del caffè speciale che ora è ossessionato dai chicchi monorigine e dalla precisione del versamento.
Oggi, il caffè è la bevanda psicoattiva più consumata al mondo, con oltre 2,25 miliardi di tazze sorseggiate ogni giorno. La sua storia riflette quella dell'umanità stessa: esplorazione, sfruttamento e adattamento, il tutto distillato in un'unica tazza fumante. Quindi la prossima volta che berrete un sorso, pensate a secoli di storie che turbinano nella vostra bevanda.
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oltrearcobaleno · 22 days ago
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The Story of My Life: Un Capolavoro della Letteratura Autobiografica
The Story of My Life, pubblicato per la prima volta in forma di libro nel 1903, rappresenta un’opera fondamentale nella letteratura autobiografica. Questo libro racconta la straordinaria storia di Helen Keller, una donna che, nonostante la cecità e la sordità, riuscì a superare immense difficoltà grazie alla determinazione e all’insegnamento della sua mentore, Anne Sullivan. La letteratura ha sempre avuto il potere di ispirare e motivare, e l’autobiografia di Keller ne è un esempio emblematico.
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La Storia di un’Autobiografia Straordinaria
Helen Keller iniziò a scrivere The Story of My Life nel 1902, mentre era ancora una studentessa del Radcliffe College. L’opera venne inizialmente pubblicata in puntate sul Ladies’ Home Journal, per poi essere raccolta in un volume edito da Doubleday, Page & Co. nel 1903. L’accoglienza fu immediatamente positiva, consolidando il libro come un’opera fondamentale nella letteratura del XX secolo. L’autobiografia narra non solo la sua infanzia e il suo rapporto con Anne Sullivan, ma anche le sfide affrontate per ottenere un’istruzione e diventare un’autrice e attivista di rilievo.
Il Ruolo di Alexander Graham Bell
Uno degli aspetti più toccanti del libro è la dedica a Alexander Graham Bell, noto inventore e pioniere nell’educazione dei non udenti. Bell fu un insegnante e un sostenitore dei sordi, influenzando profondamente la vita di Keller. Nella letteratura dedicata alle biografie di figure di spicco, il legame tra Keller e Bell rappresenta un esempio significativo di come l’educazione e la scienza possano trasformare la vita delle persone con disabilità.
Adattamenti e Impatto nella Cultura Popolare
Il valore letterario di The Story of My Life ha portato alla sua trasposizione in diversi formati. Alcune parti dell’opera sono state adattate da William Gibson per la produzione della Playhouse 90 del 1957, una commedia di Broadway del 1959 e il celebre film di Hollywood del 1962. Inoltre, il libro ha ispirato il film indiano Black, dimostrando come la letteratura possa avere un impatto globale e continuare a ispirare generazioni di lettori e spettatori.
Un Esempio di Perseveranza nella Letteratura
La letteratura autobiografica di Helen Keller non è solo una testimonianza della sua vita, ma anche un manifesto della perseveranza umana. Attraverso le pagine del libro, il lettore può comprendere il coraggio e la determinazione di una giovane donna che ha sfidato le avversità con una forza straordinaria. In un contesto più ampio, l’autobiografia di Keller rappresenta un contributo significativo alla letteratura motivazionale e ispirazionale.
Il Messaggio Universale del Libro
The Story of My Life non è solo una narrazione personale, ma una riflessione profonda su temi universali come l’istruzione, l’inclusione e la resilienza. La letteratura ha il potere di trasmettere messaggi senza tempo, e il libro di Keller ne è un perfetto esempio. Le sue esperienze e il suo approccio positivo alla vita offrono lezioni preziose per chiunque affronti difficoltà e ostacoli.
Il Contributo di Helen Keller alla Letteratura
Oltre a The Story of My Life, Keller ha scritto numerosi altri libri e articoli, consolidando il suo ruolo nella letteratura mondiale. La sua opera ha influenzato non solo la percezione delle disabilità, ma anche il modo in cui la letteratura può essere utilizzata come strumento di cambiamento sociale. Keller ha dimostrato che la letteratura può essere un mezzo per abbattere le barriere e promuovere una maggiore comprensione delle sfide affrontate dalle persone con disabilità.
L’Eredità di un Capolavoro Letterario
The Story of My Life rimane un’opera cardine nella letteratura autobiografica. Il suo impatto non si limita solo al pubblico letterario, ma si estende a educatori, attivisti e chiunque cerchi ispirazione nella lotta contro le difficoltà. La letteratura autobiografica di Keller continua a essere letta e studiata, dimostrando la sua rilevanza anche a distanza di più di un secolo dalla sua pubblicazione.
Conclusione
The Story of My Life di Helen Keller è molto più di una semplice autobiografia: è un simbolo di speranza e resilienza nella letteratura mondiale. Con la sua storia, Keller ha ispirato milioni di persone, dimostrando che la determinazione può superare qualsiasi ostacolo. Il suo contributo alla letteratura e alla società resta indelebile, rendendo questo libro un’opera imprescindibile per chiunque voglia comprendere il vero potere della parola scritta.
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