#Roberto Longhi
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
ARTE STORIA DELLO STILE
Roberto Longhi, piemontese di Alba, classe 1890, è stato uno dei più pregevoli critici d'arte italiani.
Per alcuni, il maggiore.
Non faccio classifiche.
Ricordo solamente il suo concetto del fare artistico:
«[...] l'arte non è imitazione della realtà, ma interpretazione individuale di essa [...] Mentre il poeta trasfigura per via di linguaggio l'essenza psicologica della realtà, il pittore ne trasfigura l'essenza visiva: il sentire per l'artista figurativo non è altro che il vedere e il suo stile, cioè l'arte sua, si costruisce tutto quanto sugli elementi lirici della sua visione.»
Così affermava nella sua "Breve ma veridica storia della pittura italiana", effetto di un compendio proposto da Longhi, tra il 1913 e il 1914, per i maturandi dei licei romani "Tasso" e "Visconti".
Era un giovane laureato.
Ma tenne quell'impostazione per tutta la vita: l'arte nasce dall'arte.
Ed è dunque storia dello stile, o meglio degli stili.
Difficile tenere quel modello concettuale entro solidi margini nella creatività caotica dell'arte contemporanea.
A maggior ragione per chi come me sostiene che l'atto lirico non sia individuale e originale libert�� ma il riflesso di una cultura che fa traccia nel tempo facendo del corpo dell'artista il suo strumento espressivo.
Eppure, quando osservo i cosiddetti "illustratori", tra XIX e XX secolo (tra i quali è annoverato Toulouse-Lautrec) che per me sono artisti senza alcuna limitazione, mi sento additato dalle parole di Longhi come in un invalicabile atto d'accusa.
René Gruau, al secolo Renato Zavagli Ricciardelli delle Caminate, riminese dalla nascita avvenuta nel 1909, è tra quelli che più di altri mi mettono in crisi.
Ma che, paradossalmente, concorre a salvare la mia tesi.
Infatti, mentre la sorprendente sintesi stilistica dell'artista italiano attraversa il '900 in un raffinato allungarsi e diffondersi di figure dalla strepitosa e diafana eleganza, corroborando la sentenza longhiana sulla traccia lirica come epicentro dell'arte, quelle apparizioni affascinanti altro non sono che l'espressione dell'estetica del secolo, punto di convergenza delle necessarie concatenazioni causali capaci di rendere riconoscibile il gusto per modelli rappresentativi inequivocabili: rammentano la stampa quotidiana e periodica, la pubblicità, il cinema, la moda di quegli anni ruggenti e tragici, disseminati di straripante follia ed estro creativo.
L'arte emerge dalla vita concreta delle società e dalla grafia delle loro visioni culturali.
Nondimeno, sono un tuffo nel passato recente, con una proiezione nel presente e nel futuro: la linea di Longhi mai spezzata nel suo farsi storico.
Dal fondo, emerge l'essere umano, illuso della libertà e immemore del destino di finitezza assegnata ai confini invalicabili di tempo e di spazio.
Che costui disegna nel colore di un'agognata dimenticanza.
- Le immagini sono un'antologia di espressioni figurative di René Gruau sparse lungo tutto il XX secolo.
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Narcissus
Artist: Caravaggio (Italian, 1571–1610)
Genre: Mythological Painting
Date: circa 1600
Medium: Oil and Chiaroscuro on Canvas
Collection: Galleria Nazionale d'Arte Antica, Rome, Italy
Description
The painting was originally attributed to Caravaggio by Roberto Longhi in 1916. This is one of only two known Caravaggio's on a theme from Classical mythology, although this is due more to the accidents of survival than the artist's oeuvre. Narcissus, according to the poet Ovid in his Metamorphoses, is a handsome youth who falls in love with his own reflection. Unable to tear himself away, he dies of his passion, and even as he crosses the Styx continues to gaze at his reflection (Metamorphoses 3:339–510).
#mythological painting#narcissus#caravaggio#classical mythology#poet ovid#ovid's metamorphoses#young man#self-love#reflection#costume#italian artist#european art#early 17th century
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Faire exploser un dispositif, l’exemple de Caravaggio
« Anything I could ever know about Caravaggio derives from what Roberto Longhi had to say about him. Yes, Caravaggio was a great inventor, and thus a great realist. But what did Caravaggio invent? In answering this rhetorical question, I cannot help but stick to Longhi’s example. First, Caravaggio invented a new world that, to invoke the language of cinematography, one might call profilmic. By this I mean everything that appears in front of the camera. Caravaggio invented an entire world to place in front of his studio’s easel: new kinds of people (in both a social and characterological sense), new kinds of objects, and new kinds of landscapes. Second: Caravaggio invented a new kind of light. He replaced the universal, platonic light of the Renaissance with a quotidian and dramatic one. Caravaggio invented both this new kind of light and new kinds of people and things because he had seen them in reality. He realized that there were individuals around him who had never appeared in the great altarpieces and frescoes, individuals who had been marginalized by the cultural ideology of the previous two centuries. And there were hours of the day—transient, yet unequivocal in their lighting—which had never been reproduced, and which were pushed so far from habit and use that they had become scandalous, and therefore repressed. So repressed, in fact, that painters (and people in general) probably didn’t see them at all until Caravaggio.
The third thing that Caravaggio invented is a membrane that separates both him (the author) and us (the audience) from his characters, still lifes, and landscapes. This membrane, too, is made of light, but of an artificial light proper solely to painting, not to reality—a membrane that transposes the things that Caravaggio painted into a separate universe. In a certain sense, that universe is dead, at least compared to the life and realism with which the things were perceived and painted in the first place, a process brilliantly accounted for by Longhi’s hypothesis that Caravaggio painted while looking at his figures reflected in a mirror. Such were the figures that he had chosen according to a certain realism: neglected errand boys at the greengrocer’s, common women entirely overlooked, et cetera. Though immersed in that realistic light, the light of a specific hour with all its sun and all its shadow, everything in the mirror appears suspended, as if by an excess of truth, of the empirical. Everything appears dead. »
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Alfa Castaldi
Progetto grafico/ Graphic design Claudio Dell'Olio assistito da Alessandro Marchesi
testi di Giuliana Scimé e Susan Bacheider, foto di Paolo Castaldi
Carla Sozzani Editore, Milano 2013, copia n.0313, 50 pagine, ISBN
9788879428507
euro 60,00
email if you want to buy [email protected]
Stampato da NAVA Milano in occasione della mostra "Alfa Castaldi" Galleria Carla Sozzani Febbraio 2013
Fotografo curioso e completo, Alfa Castaldi nella sua carriera professionale ha esplorato vari generi e tutti con grande passione e competenza. La mostra alla Galleria Carla Sozzani è un’esauriente retrospettiva arricchita da una sezione di ritratti alla moglie, la giornalista Anna Piaggi.Ad Alfa Castaldi, brillante allievo dello storico dell’arte Roberto Longhi, risultano fatali i tavolini del bar Jamaica in quel di Brera. Rientrato a Milano all’inizio degli anni ’50 dopo gli studi a Firenze, prende a frequentare l’ambiente intellettuale ed artistico che ruota attorno all’Accademiadi Belle Arti, soffermandosi spesso nel locale che, ancor’oggi, è punto di ritrovo per artisti ed intellettuali. In quegli anni, nelle sale del Jamaica piene di fumo e modelle in cerca di ingaggio, il giovane Alfa conosce Cesare Peverelli, Gianni Dova e Piero Manzoni ma anche un gruppo di fotoreporter – Ugo Mulas, Mario Dondero e Carlo Bavagnoli: per inciso, quelli che si sarebbero poi rivelati i migliori della loro generazione – che si struggono per essere considerati artisti alla stessa stregua di pittori e scultori.
Stimolato da queste nuove conoscenze, Castaldi si avvicina alla fotografia ed inizia a fare sperimentazioni, indagando il mondo attraverso l’obiettivo. Tra gli anni ’50 e ’60 viaggia moltissimo, soprattutto all’estero, documentando stili e movimenti culturali; attingendo al ricordo dei viaggi nell’Italia del dopoguerra, ancora povera e rurale, nel 1980 realizza per Uomo Vogue il servizio Compagnia di Stile Popolare, passato alla storia del costume come un reportage antropologico sulle radici popolari dello stile maschile piuttosto che come mero servizio di moda.
15/04/24
#Alfa Castaldi#Anna Piaggi#photography exhibition catalogue#Galleria Carla Sozzani 2013#photography books#fashionbooksmilano
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Michelangelo Merisi da Caravaggio,
Italian, 1571 -1610.
A Bacchus with several clusters of grapes, executed with great diligence, but rather coldly, at the time when Caravaggio was trying to work independently.
-- Giovanni Baglione.
The painting disappeared. It was miraculously rediscovered in 1916 by Roberto Longhi, who recognised it, despite its condition, in one of the storerooms of the Uffizi.
Bacchus, c.1596/97.
Oil on canvas.
95 by 85 cm.
Galleria degli Uffizi, Florence.
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Baco
Michelangelo Merisi, conocido como Caravaggio (Milán 1571 - Porto Ercole 1610)
Hacia 1598
Pintura al óleo sobre lienzo
95x85 cm
Inventario 1890 n. 5312
La pintura forma parte de la primera serie de medias figuras pintadas "en claro" que incluye obras como el "Fruitman" de la Galería Borghese de Roma, el "Niño mordido por un lagarto verde" de la Fundación Longhi de Florencia, el "Canasta de frutas" de la Pinacoteca Ambrosiana de Milán. Caravaggio, protagonista en Roma en la primera década del siglo XVII de una revolución pictórica que invadió toda Europa, muestra en esta obra una interpretación magistralmente naturalista del mundo vegetal. Sorprende la interpretación de la cesta de frutas y de la copa de vino ofrecida por Dios, pasajes entendidos por algunos estudiosos como una invitación horaciana a la vida frugal, la convivencia y la amistad. La figura escultórica de Baco, con su expresión aturdida por el vino, está ejemplificada en modelos del arte clásico, en particular en los retratos de Antínoo, y parece imbuida de una lánguida sensualidad. Mina Gregori leyó en él una particular visión de la antigüedad alabando la libertad de los sentidos y una referencia a los ritos iniciáticos y disfraces báquicos que se practicaban en Roma. Hallada en los depósitos de los Uffizi en 1913 y atribuida a Caravaggio por Roberto Longhi, la obra hace referencia a la actividad aún juvenil del pintor, cuando, en Roma, se encontraba bajo la protección del cardenal Francesco Maria del Monte. Este cuadro, junto con la Medusa (inv. 1890 n. 1351), fue donado por el cardenal del Monte a Fernando I de Médici con motivo de la celebración de la boda de su hijo Cosme II en 1608.
Información de la web de la Gallerie degli Uffizi, imagen/es de mi autoría.
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MWW Artwork of the Day (3/23/23) Artemisia Gentileschi (Italian, 1593-1653) Self-Portrait as a Lute Player (c. 1615-17) Oil on canvas, 77.5 x 71.8 cm. Wadsworth Atheneum Museum of Art, Hartford CT
The research paper "Gentileschi, padre e figlia" (1916) by Roberto Longhi, an important Italian critic, described Artemisia as "the only woman in Italy who ever knew about painting, coloring, drawing, and other fundamentals". Longhi also wrote of "Judith Slaying Holofernes": "There are about fifty-seven works by Artemisia Gentileschi and 94% (forty-nine works) feature women as protagonists or equal to men". These include her works of Jael and Sisera, Judith and her Maidservant, and Esther. These characters intentionally lacked the stereotypical 'feminine' traits —- sensitivity, timidness, and weakness —- and were courageous, rebellious, and powerful personalities; such subjects are now grouped as the Power of Women.. In Ward Bissell's view, she was well aware of how women and female artists were viewed by men, explaining why her works in the beginning of her career were so bold and defiant.
For more of this artist's work, see this MWW Special Collection: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.1382292458542786&type=3
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“Ricordarmi di Attilio – anzitutto le Church’s, la flanella e il tweed d’inverno. Ricordarmi di Attilio visto la prima volta ai Lagoni, agosto 1958, sopra Casarola – Bernardo pescava insieme a Maurizio A. al lago più in alto. Attilio, il panama in testa, il golf blu sulla camicia bianca. Ricordarmi di Attilio che parla di Roberto Longhi, e con Pier Paolo va disegnando Scrittori della realtà, una sera in una trattoria di Monteverde (l’Antico Scarpone?); e Bernardo che vuole parlare di cinema. Ricordarmi di Attilio che dice a memoria qualche verso di Robert Frost una mattina a Parma, in piazza Garibaldi, mentre Mario Lavagetto ha una crisi allergica – ed è autunno. Ricordarmi di Attilio al Regio di Parma durante un intervallo della Luisa Miller, e ride di felicità, prendendo per mano Ninetta: – “Verdi non smentisce mai la verità dell’amore”. Ricordarmi di A. a Ongina la sera di un ottobre nebbioso – mangiamo anguille del Po fritte, e sulla sua testa, alla parete, è appeso, come uno stemma araldico, un grande ritratto del sempre meraviglioso don Peppino Verdi. Ricordarmi degli occhi socchiusi di Attilio, mentre ascolta Roberto Tassi parlare di Morlotti. Siamo su un prato a Trefiumi e andiamo a caccia di granchi. Attilio porta il panama in testa ma una sciarpa di lana annodata al collo – e fa caldo. Ricordarmi di Attilio che lascia raccontare storie a Ubaldo Bertoli, siamo a Roma, mangiamo all’Antica Pesa, storie di Goliardo Padova e chiede che vengano raccontate di nuovo, e ride con felice leggerezza. Ricordarmi di A. che si arrabbia divertito alle esose richieste d’aiuto di Ponzini (diceva Ponzini: “Mi si deve moltissimo: non sono un grande poeta?”), ecc. Insomma, ricordarmi di Attilio. Ricordarmi anche della impossibilità di ricordare la concretezza di Attilio ecc. “Più acuta presenza” oltre la cenere della vita – come l’incrinatura della sua voce nel pronunciare la “r”.” — Enzo Siciliano ricorda Attilio Bertolucci su Nuovi Argomenti
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Morto Antonio Paolucci, tra i massimi storici dell'arte
È morto a Firenze Antonio Paolucci: tra i più stimati storici ed esperti d’arte italiani, è stato soprintendente del Polo museale di Firenze, ministro per i Beni culturali durante il governo Dini e anche direttore dei Musei Vaticani. Paolucci era originario di Rimini, dove era nato il 29 settembre 1939: allievo di Roberto Longhi, era entrato nell’amministrazione dei beni culturali nel 1969.…
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È morto Antonio Paolucci
È con grande dispiacere che vi comunico che Antonio Paolucci, grande e appassionato storico dell’arte, ci ha lasciati. È morto a Firenze, a 83 anni. Era nato a Rimini il 19 settembre del 1939 e fu un illuminato allievo di Roberto Longhi. Direttore dei Musei Vaticani dal 2007 fino al 2016, Paolucci aveva una vasta conoscenza della storia dell’arte ed era un appassionato divulgatore. In…
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#accadde oggi#art#artblogger#arte#bellezza#english#Firenze#Michelangelo Buonarroti#rinascimento#Roma
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8 Marzo: si celebra la Donna
Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti
'FIGLIA' DI CARAVAGGIO
Chi l'erede? E perché un maschio? La vicenda umana e artistica di Caravaggio, estrema, tracciata in un solco di drammatico parossismo, meritava un seguito sublime. Questo, ebbe il nome di Artemisia. Che vide Caravaggio e intuì meglio di chiunque, per tecnica e per spirito. Ma fu lasciata nell'oblio. Per secoli. Liberata dalla scrittura di Roberto Longhi ai primi del '900, lascia attonito l'osservatore. Per l'intensa crudezza. L'assenza di retorica. La violenza consapevole dell'espressione. Il sadismo trattenuto in uno sguardo che tradisce il fuoco del godimento. Partecipe. Anelato. Compiuto. Siamo oltre ogni stereotipo. Sorge un'anima. Ed è anche impetuosa. La sensibilità "femminile" di Caravaggio si muta nel "maschile" ardente di Artemisia. Che esplode senza freni, cosciente di sensualità imperiosa. Un'anima che suscita turbamento, inquietudine, ammirazione. Questa la sua unica colpa. Per un'antropologia perversa. Nessuno è davvero consapevole cosa significhi essere "Donna". Tuttavia, prima che i secoli la seppellissero nella coltre della discriminazione di genere, era già libera: perché nessun uomo seppe essere "l'oltre Caravaggio" più di Αρτεμισια, la "dedicata ad Artemide", dea greca della caccia. Sento per lei i versi danteschi:
«L’aiuola che ci fa tanto feroci, volgendom’io con li etterni Gemelli, tutta m’apparve da’ colli a le foci; poscia rivolsi li occhi a li occhi belli.»
- Dante Alighieri, "Commedia", Paradiso, Canto XXII
Artemisia Gentileschi (1593-1653):
- "Giuditta decapita Oloferne", 1612-1613, Museo di Capodimonte, Napoli
- "Giuditta che decapita Oloferne", 1620, Galleria degli Uffizi, Firenze
Caravaggio (1571-1610):
- "Giuditta e Oloferne", 1602, Galleria nazionale di arte antica, Palazzo Barberini, Roma
- "Giuditta e Oloferne", 1600-1610, attribuzione a Caravaggio ancora controversa, opera presuntivamente realizzata a Napoli e poi scomparsa, ritrovata a Tolosa e presentata nel 2016
Sulla copertina del libro: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
#thegianpieromennitipolis#artemisia gentileschi#Caravaggio#arte#arte moderna#arte italiana#maria casalanguida#8marzo
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Varese, presentato il documentario Care Seekers, in cerca di cura
Varese, presentato il documentario Care Seekers, in cerca di cura Due eventi gemelli, a Varese e a Luino, per parlare del prendersi cura, di come le nostre comunità stanno cambiando e della necessità di gestire il cambiamento in un modo nuovo e sempre più integrato. Due serate per incontrarsi e confrontarsi, partendo da un'opera d'arte, per riflettere sulla realtà e su come affrontarla. CareSeekers - In cerca di cura è un documentario on the road alla ricerca della cura, presentato dalle cinque principali Fondazioni che sul territorio si occupano di anziani e famiglie. Appuntamento dunque per venerdì 2 febbraio 2024 alle 20.30 a Varese in Sala Montanari e sabato 3 febbraio alle ore 16.45 a Luino a Palazzo Verbania. "Un progetto che esplora il tema del prendersi cura con un linguaggio innovativo - spiega l'assessore ai Servizi sociali Roberto Molinari - per stimolare una riflessone sui tanti aspetti di questa realtà e le possibilità di gestione, incrociando i punti di vista di chi ha bisogno di cure con quelli di chi vi dedica la propria vita". Le proiezioni sono previste per venerdì 2 febbraio alle 20.30, a Varese, Sala Montanari, via dei Bersaglieri 1: l'organizzazione dell'evento è a cura delle Fondazioni Onlus Molina, Comi, Istituto Cavalier Menotti, Longhi Pianezza e Menotti Bassani, con il patrocinio del Comune di Varese e di Uneba Varese. Sabato 3 febbraio alle ore 16.45 l'appuntamento è invece a Luino, Palazzo Verbania, viale Dante Alighieri 5: l'organizzazione è a cura delle Fondazioni Onlus Comi, Istituto Cavalier Menotti, Longhi Pianezza, Menotti Bassani e Molina, con il patrocinio del Comune di Luino e di Uneba Varese. Dopo la proiezione in entrambi gli eventi è previsto un dibattito alla presenza della regista del documentario, Teresa Sala e degli operatori delle Fondazioni che organizzano gli eventi. "Questi due eventi – dice Barbara Cirivello, direttrice generale della Fondazione Longhi Pianezza – sono stati pensati come un'occasione in cui le nostre realtà vanno incontro al territorio e fanno rete tra loro. Non è più tempo delle strutture-microcosmo, ma delle RSA aperte: prima dell'accoglienza in struttura, le possibilità per le famiglie sono moltissime, dall'assistenza diurna a quella domiciliare, ma siamo noi a doverle raccontare. Questi due eventi sono un'opportunità". "La collaborazione è l'arma vincente quando si parla di cura – racconta Carlo Maria Castelletti, presidente della Fondazione Molina Onlus di Varese – per questo abbiamo aderito con entusiasmo a questa iniziativa, che porta ben cinque fondazioni del territorio, simili alla nostra per mission e visione, a fare rete, riflettere sul nostro lavoro e su quanto di nuovo possiamo offrire alle comunità". "UNEBA, partner dell'iniziativa, raggruppa 52 RSA su tutto il territorio provinciale – aggiunge Luca Trama, presidente provinciale UNEBA, Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale (U.N.E.B.A.) – 52 strutture che assolvono compiti essenziali per le comunità di cui fanno parte e che hanno imparato, soprattutto durante la recente pandemia, che l'unione e la condivisione sono la vera chiave per fare fronte al cambiamento della società, sempre più rapido, che vede nelle nostre strutture un sostegno fondamentale". Presenti alla conferenza stampa di presentazione che si è tenuta martedì 30 gennaio a Palazzo Estense sono inoltre Fausto Turci, direttore generale di Fondazione Comi; Roberta Giudici, direttore generale di Fondazione Istituto Cavalier Menotti, Gianni Bianchi di Menotti Bassani. CARE SEEKERS – IN CERCA DI CURA sinossi Vanni e Natalia sono due anziani che hanno fatto da caregiver alle loro madri e ora si interrogano sulla vecchiaia che avanza e su chi si prenderà cura di loro. Vasilica è una donna rumena di quarantacinque anni che fa la badante 24 su 24 a Miranda, signora ultranovantenne con demenza senile; è partita per l'Italia circa 15 anni fa, lasciando la sua vita e i figli ancora bambini, e adesso non sa più quale sia il suo posto nel mondo. Nella Casa di Riposo Villa Antonietta, la vita delle oss, quasi tutte ragazze giovani e straniere come Marienne, e quella delle residenti, signore delle Milano bene, si svolge tra faticose alzate e messe a letto, pappe e pannoloni, sorrisi e conflitti. In un piccolo paesino della Sardegna, Sandra e le sue amiche hanno deciso di provare a vivere insieme gli anni della vecchiaia in una forma comunitaria, col desiderio di trovare una strada di cura alternativa. Quattro storie, quattro racconti di cura che si incontrano in un surreale viaggio in macchina per la pianura padana. Ad ogni capitolo una delle protagoniste si aggiunge al variopinto gruppo alla ricerca di una risposta alla grande domanda che anima l'intero racconto: "quale cura ci (a)spetta?" Tra soste e autostop, bivi e vicoli ciechi, le strade si confondono e la meta rimane un miraggio. Non resta che proseguire il viaggio. Guarda qui il trailer al seguente link ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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LA ‘PRESA DI CRISTO’ DI CARAVAGGIO DALLA COLLEZIONE RUFFO
Ritorna al pubblico restaurata dopo oltre settant’anni dalla storica mostra di Roberto Longhi la Presa di Cristo di Caravaggio nella redazione della collezione Ruffo
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TÍTULO: San Juan Bautista AUTOR: Francesco del Cossa FECHA: 1470-1473 MATERIAL Y TÉCNICA: Tempera sobre tabla TÉCNICA DE TRABAJO: Tempera y oro sobre tabla DIMENSIONES: 112x55 cm INVENTARIO: 1183 Junto con la tabla de San Pedro, la pintura constituyó la tabla lateral de un gran retablo ejecutado hacia 1473 por encargo del comerciante Floriano Griffoni y destinado a la capilla familiar de San Petronio en Bolonia. El políptico, dedicado a San Vincenzo Ferrer, fue creado unos años después de la canonización del santo y fue ejecutado por el artista en colaboración con Ercole de' Roberti, quien ejecutó los paneles de la predela. La obra permaneció en la capilla Griffoni hasta 1725-1730, cuando los paneles individuales se comercializaron por separado en el mercado de antigüedades. Los paneles Braidensi fueron adquiridos por el coleccionista Giuseppe Cavalieri en 1893, por sugerencia de Adolfo Venturi, pero fue sólo gracias a las intuiciones de Roberto Longhi que en 1934 los fragmentos de Brera, la National Gallery de Londres y la National Gallery de Washington podrían identificarse como partes de un grandioso organismo unitario, entre las piedras angulares de la producción de Cossa y de la pintura renacentista de Ferrara. Los dos santos aparecen con la solidez de dos esculturas policromadas, apoyados sobre un terreno astillado que los aísla como una base tras la cual se abre un paisaje fantástico, donde arcos inseguros enmarcan llanuras atravesadas por ríos y salpicadas de edificios. La inscripción en el rollo que porta San Juan Bautista dice: “EG [OSUM]VOCES CLAMANTES IN DESERTO”.
Información e imagen de la Pinacoteca de Brera.
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