#Gioia della vita
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fashionbooksmilano · 2 months ago
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Yayoi Kusama 1945-Oggi
A cura di Doryun Chong e Mika Yoshitake
24 Ore Cultura, Milano, 400 pagine, 347 illustrazioni, Cartonato, 23x29cm, ISBN 978-88-6648-740-1
euro 59,00
email if you want to buy [email protected]
Yayoi Kusama: 1945 to Now è la rassegna più completa del lavoro dell’artista fino ad oggi, e traccia il profilo di un’artista che ha raggiunto un successo davvero globale nel corso della sua vita. In una carriera di ampio respiro che abbraccia sette decenni e molteplici media, l’artista ha stabilito legami profondi con il pubblico di tutto il mondo. Emersa all’avanguardia della sperimentazione artistica in Asia a metà del XX secolo, Kusama è diventata presto una figura centrale della scena artistica newyorkese degli anni Sessanta.
Oggi, a novant’anni, Kusama continua a comunicare la sua personalissima e spirituale visione del mondo attraverso la sua arte. Il volume è strutturato in sei sezioni tematiche, “Infinito”, “Accumulazione”, “Biocosmico”, “Connettività radicale”, “Morte” e “Gioia della vita”, ognuna delle quali intende chiarire le preoccupazioni estetiche e filosofiche alla base dell’opera dell’artista. Il libro presenta selezioni di scritti inediti di Kusama, oltre a una corrispondenza con Georgia O’Keeffe, un’intervista con il critico e curatore Yoshie Yoshida e una tavola rotonda con importanti curatori ed esperti di Kusama. Sono inclusi anche saggi che esplorano diversi aspetti della sua pratica e una dettagliata cronologia illustrata che contestualizza il lavoro di tutta la sua vita.
Questa monografia, che si rivolge non solo a coloro che già conoscono la Kusama e il suo lavoro, ma anche a chi la scopre per la prima volta, rivela un’artista che, pur essendo stata plasmata da correnti artistiche internazionali, rimane profondamente legata alle sue tradizioni.
16/10/24
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parolerandagie · 9 months ago
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...la gioia della vita, la vita dentro agli occhi dei bambini denutriti, allegramente malvestiti, che nessun detersivo potente può aver veramente sbiaditi...
Tratto da "Anima Latina", di Lucio Battisti
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dodematt · 1 year ago
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Comunque, ogni tanto, tutti dovrebbero avere il diritto ad avere una gioia inaspettata, una botta di culo, un qualcosa che ti fa essere felice, magari anche per poco. Così, giusto per disorientare questa vita di merda.
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illsadboy · 2 years ago
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Penso che noi dovremmo tenerci stretti la nostra parte “bambina” perché alla fine è una delle cose più belle che abbiamo.
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gliamori-difficili · 1 year ago
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“E vedo il mio cuore. Occhio e centro, orologio e valvola del mio spazio carnale.”
― Goliarda Sapienza
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buscandoelparaiso · 2 months ago
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Come stiamo dopo i jiara in s4?
non hanno raggiunto ancora il loro potenziale in questi primi 5 episodi, aspettiamo i rimanenti. hanno superato di gran lunga john b e sarah con la loro storyline/dinamica sono troppo bellini <3
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primepaginequotidiani · 4 months ago
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PRIMA PAGINA Il Piccolo di Oggi venerdì, 23 agosto 2024
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lanistas · 5 months ago
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oh, so season 7 continues being iconic, i see
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pensierodelgiornoblog · 6 months ago
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“Cogli i momenti di gioia, fatti amare e ama tu stesso! Solo questo è vero nel mondo, il resto son tutte sciocchezze. È la sola cosa che ci interessa.” – Lev Tolstoj, ‘Guerra e Pace’
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roxan-world · 3 months ago
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🖤
Mi sono svegliata e, dopo aver dato un'occhiata al diario della mia vita, ho indossato il mio abito più bello, il sorriso e la gioia di vivere ♡
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angelap3 · 2 months ago
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“Non chiamateci guerrieri, non abusate della magniloquenza del ‘sta lottando come un leone’, non gonfiate il petto con il ‘non arrendersi mai’, rivolto a chi si aggrappa con tutte le sue forze alla speranza che il cancro non prenda il sopravvento.
Così, bellicosi come apparite, non ci fate del bene, non ci incoraggiate, anzi, aggiungete angoscia ad angoscia.
Morire sarebbe una resa?
Soccombere significa non aver guerreggiato bene?
Dove si sbaglia?
Che tattica avremmo dovuto usare? Forse al dolore bisogna aggiungere l’umiliazione di una battaglia campale condotta male?
Sappiate che soffrire per scacciare l’ospite indesiderato, come lo chiamava con una sensibilità che ancora mi commuove Gianluca Vialli, non è come ne “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman dove Max von Sydow gioca a scacchi con la morte.
E, se sbagli la mossa del cavallo, allora meriti la sconfitta definitiva?
Il cancro ha fatto scacco matto.
La ‘guerra’ contro il cancro è, piuttosto, una sequenza di notti insonni, di paura quando entri nel tubo della risonanza magnetica o della tac, del terrore di guardare negli occhi chi ti ha appena fatto un esame, di gioia se quegli occhi esprimono soddisfazione.
Un altro ostacolo superato, tra un po’ ne arriverà un altro.
Una ‘guerra’ fatta di attese, sofferenze - sono i farmaci - debolezza, dove sai che la tua volontà è importante, ma non è l’arma determinante, e che invece degli squilli di tromba di chi ti esorta a fare il gladiatore, chi si sta impegnando allo spasimo per uscirne vivo avrebbe bisogno di affetto, di vicinanza, di attenzione, di ascolto, di non essere lasciato solo, di vita, e ha bisogno di oncologi che sono sempre più bravi, della scienza che continua a mettere appunto cure sempre più efficaci e plurali.
La ‘guerra’ la fa la ricerca condotta da eroi e spesso trascurata da chi ha le redini dell’autorità pubblica.
Lo dico per fatto personale.
Scusate l’impudicizia, ma non ne potevo più.”
Geppi Cucciari
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susieporta · 2 months ago
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Ripeti a voce, con molta concentrazione, dopo avere respirato profondamente.
Mi do il permesso di separarmi da persone che mi trattano bruscamente, con violenza, che mi ignorano, che mi negano un saluto, un bacio, un abbraccio… Da questo preciso momento le persone brusche o violente sono fuori dalla mia vita.
Mi do il permesso di non costringermi ad essere “l’anima della festa”, la persona che mette entusiasmo in tutto o quella sempre disponibile al dialogo per risolvere conflitti quando gli altri nemmeno ci provano.
Mi do il permesso di non intrattenere ed incoraggiare gli altri a costo di stancarmi io: non sono nata per spingerli ad essere sempre al mio fianco.
La mia esistenza, il mio essere è già prezioso.
Se vogliono stare al mio fianco devono imparare a valorizzarmi.
Mi do il permesso di lasciar svanire le paure che mi hanno inculcato da bambina. Il mondo non è soltanto ostilità, inganno o aggressione. Ci sono anche tanta bellezza e gioia inesplorata.
Mi do il permesso di non stancarmi nel tentativo di essere perfetta. Non sono nata per essere la vittima di nessuno. Non sono perfetta, nessuno è perfetto e mi permetto di rifiutare gli schemi altrui: una persona senza difetti, estremamente impeccabile ovvero disumana.
Mi permetto di non vivere nell’attesa di una telefonata, di una parola gentile o di un gesto di considerazione. Mi affermo come persona che non dipende dalla sofferenza. Non aspetto rinchiusa in casa e non dipendo da altre persone. Sono io stessa a valorizzarmi, mi accetto e mi apprezzo.
Mi permetto di non voler sapere tutto, per non essere sempre presente durante il giorno. Non ho bisogno di molte informazioni, di programmi per il pc, di film al cinema, di giornali, di musica.
Mi do il permesso di essere immune alle lodi o agli elogi smisurati: le persone che fanno troppi complimenti finiscono per sembrare opprimenti. Mi permetto di vivere con leggerezza, senza accuse o richieste eccessive. Non fa per me.
Mi do il permesso più importante di tutti, quello di essere autentica.
Non mi sforzo di compiacere gli altri. È semplice e liberatorio abituarsi a dire di no ogni tanto.
Non mi voglio giustificare: se sono felice, lo sono, se non sono felice, non lo sono. Se un giorno del calendario è considerato come quello in cui sentirsi obbligatoriamente felici, io mi sentirò esattamente come mi sentirò.
Mi permetto di sentirmi bene con me stessa e non come vogliono le usanze o quelli che mi stanno attorno: quello che è “normale” o “anormale” nei miei stati emotivi sarò io a deciderlo.
J. ARGENTE
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ama-god · 2 months ago
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| Eravamo a casa. Lo avevo portato via dall’ospedale qualche giorno prima. E anche se era molto debole, ha insistito per uscire fuori nella luce accecante del mattino. Come persone use alla meditazione, eravamo preparati per questo: come muovere l’energia dalla pancia fino al cuore e poi spingerla fuori dalla testa. Non ho mai visto un’espressione così piena di meraviglia come quella di Lou quando è morto. Le sue mani stavano facendo la forma 21 del Tai Chi, quella dell’acqua che scorre. I suoi occhi erano spalancati. Stavo tenendo tra le braccia la persona che amavo più di ogni altra cosa al mondo e le parlavo mentre moriva. Il suo cuore ha smesso di battere. Non aveva paura. Ero riuscita a camminare con lui fino alla fine del mondo. La vita – così bella, dolorosa e spettacolare – non può dare qualcosa più di questo. E la morte? Penso che lo scopo della morte sia la realizzazione l’amore. Al momento, non posso che essere piena di gioia e sono così orgogliosa del modo in cui ha vissuto e in cui è morto, della sua incredibile potenza e grazia. Sono sicura che verrà a trovarmi in sogno e sembrerà ancora vivo. E all’improvviso sono qui in piedi da sola incantata e piena di gratitudine. Com’è strano, eccitante e miracoloso che possiamo cambiarci l’un l’altro in modo così profondo, amarci l’un l’altro così tanto attraverso le nostre parole e la musica e le nostre vite reali |
Laurie Anderson |
Lewis Allan Reed, detto Lou
cantautore, chitarrista, poeta
2 marzo 1942 | 27 ottobre 2013
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libero-de-mente · 5 months ago
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Il Sogno Giallo di Arles
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(racconto di fantasia)
Arles, una piccola città nel sud della Francia, era diventata la tela sulla quale Vincent Van Gogh dipingeva i suoi sogni più vivaci. In quel periodo, i girasoli erano i suoi assoluti protagonisti. Non erano solo fiori, ma un simbolo, una fiamma che bruciava dentro di lui.
Un pomeriggio, mentre il sole calava tingendo il cielo di arancio e rosa, Van Gogh si ritrovò in un campo di girasoli. I fiori, alti e orgogliosi, si piegavano sotto il peso dei petali dorati, quasi volessero toccare la terra con i loro cuori gialli. Vincent prese la sua tela e i pennelli, e iniziò a dipingere.
Con pennellate veloci e vigorose, catturò la luce che danzava tra i fiori, il vento che muoveva le loro teste e il silenzio profondo della campagna. In ogni pennellata, c'era tutta la sua passione, la sua gioia, ma anche una profonda malinconia. I girasoli, per lui, erano un modo per esprimere la bellezza della vita, ma anche la sua fragilità.
Mentre dipingeva, pensava a suo fratello Theo, al quale voleva dedicare queste tele. I girasoli, con la loro luminosità intensa, erano un omaggio alla loro amicizia, un ponte tra due anime unite dall'arte.
Quando l'ultimo raggio di sole scomparve, Van Gogh tornò a casa con la tela ancora umida. Si sedette davanti al camino e osservò l'opera, soddisfatto e commosso. In quel campo di girasoli, aveva trovato la sua felicità, seppur effimera.
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poesiablog60 · 1 year ago
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“Essere normali significa accettare le rughe del tempo senza perdere la gioia della vita.”
ROMANO BATTAGLIA
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(No reblog)
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ambrenoir · 2 months ago
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I miei genitori sono stati sposati per 55 anni. Una mattina, mia madre scese in cucina per preparare la colazione a papà, quando ebbe dolore al petto e cadde. Mio padre la sollevò come meglio poteva e, quasi trascinandola, la portò in macchina. A tutta velocità, senza rispettare i semafori, la guidò fino all’ospedale.
Quando arrivò, purtroppo, non c’era più.
Durante il funerale, mio padre non parlò; il suo sguardo era perso nel vuoto. Non pianse quasi per nulla.
Quella sera, noi figli ci radunammo intorno a lui. In un’atmosfera di dolore e nostalgia, ricordammo insieme i bei momenti trascorsi, finché papà chiese a mio fratello, un teologo, di spiegargli dove si trovava in quel momento mamma. Mio fratello iniziò a parlare della vita dopo la morte, di ipotesi su come e dove potesse trovarsi.
Papà lo ascoltava attentamente. Improvvisamente, ci chiese di portarlo al cimitero.
“Papà!” rispondemmo, “sono le 11 di sera, non possiamo andare al cimitero ora!”
Alzò la voce, e con uno sguardo velato ci disse:
“Non discutete con me, per favore non discutete con un uomo che ha appena perso sua moglie dopo 55 anni.”
Ci fu un momento di silenzio rispettoso, e non discutemmo più. Andammo al cimitero, chiedemmo il permesso al custode notturno. Con una torcia, raggiungemmo la tomba.
Mio padre la accarezzò, pregò e disse a noi figli, che osservavamo la scena commossi:
“Sono stati 55 anni… sapete? Nessuno può parlare di vero amore se non ha idea di cosa significhi condividere la vita con una donna.”
Si fermò e si asciugò il viso. “Io e lei, siamo stati insieme durante quella crisi. Ho cambiato lavoro…” continuò. “Abbiamo fatto le valigie quando abbiamo venduto la casa e ci siamo trasferiti in un’altra città. Abbiamo condiviso la gioia di vedere i nostri figli laurearsi, abbiamo pianto insieme la perdita di persone care, pregato nelle sale d’attesa di vari ospedali, ci siamo sostenuti nel dolore, ci siamo abbracciati ogni Natale e ci siamo perdonati gli errori… Figli miei, ora lei è andata via, e io sono felice, sapete perché?
Perché è andata via prima di me. Non ha dovuto affrontare l’agonia e il dolore di seppellirmi, di rimanere sola dopo la mia partenza. Sarò io a passare attraverso tutto questo, e ringrazio Dio. L’amavo così tanto che non avrei voluto vederla soffrire…”
Quando papà finì di parlare, io e i miei fratelli avevamo le lacrime che ci rigavano il volto. Lo abbracciammo, e lui ci confortò: “Va tutto bene, possiamo andare a casa, è stata una buona giornata.”
Quella notte capii cos’è il vero amore; è ben lontano dal romanticismo, ha poco a che fare con l’erotismo o il sesso. Piuttosto, è legato al lavoro, al completarsi a vicenda, al prendersi cura l’uno dell’altro e, soprattutto, al vero amore che due persone realmente impegnate si promettono per tutta la vita.
✍️ Amore a distanza
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