#Storia moda XX secolo
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fashionbooksmilano · 20 days ago
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La moda
Storia della moda del XX secolo
The Kyoto Costume Institut
Taschen, Koln 2022, 353 pages, 16x22,5cm, ISBN 973 33 536110
euro 35,00
email if you want to buy [email protected]
L'abito che indossa una persona, si tratti di un kimono, un sari o un completo da manager, è un fattore essenziale per capirne la cultura, la classe sociale, la personalità e persino l'appartenenza religiosa. Il Kyoto Costume Institute cerca di sottolineare con le sue attività l'importanza di analizzare e comprendere l'abbigliamento dal punto di vista sociale, storico e artistico. Fondato nel 1978, il KCI possiede una delle collezioni di abbigliamento più grandi del mondo e partecipa regolarmente a mostre itineranti in tutto il mondo. La collezione è particolarmente ricca per quanto riguarda l'abbigliamento occidentale femminile del XX secolo, e annovera ogni tipo di abito e accessorio.
02/01/25
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thegianpieromennitipolis · 1 year ago
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
ARTE STORIA DELLO STILE
Roberto Longhi, piemontese di Alba, classe 1890, è stato uno dei più pregevoli critici d'arte italiani.
Per alcuni, il maggiore.
Non faccio classifiche.
Ricordo solamente il suo concetto del fare artistico:
«[...] l'arte non è imitazione della realtà, ma interpretazione individuale di essa [...] Mentre il poeta trasfigura per via di linguaggio l'essenza psicologica della realtà, il pittore ne trasfigura l'essenza visiva: il sentire per l'artista figurativo non è altro che il vedere e il suo stile, cioè l'arte sua, si costruisce tutto quanto sugli elementi lirici della sua visione.»
Così affermava nella sua "Breve ma veridica storia della pittura italiana", effetto di un compendio proposto da Longhi, tra il 1913 e il 1914, per i maturandi dei licei romani "Tasso" e "Visconti".
Era un giovane laureato.
Ma tenne quell'impostazione per tutta la vita: l'arte nasce dall'arte.
Ed è dunque storia dello stile, o meglio degli stili.
Difficile tenere quel modello concettuale entro solidi margini nella creatività caotica dell'arte contemporanea.
A maggior ragione per chi come me sostiene che l'atto lirico non sia individuale e originale libertà ma il riflesso di una cultura che fa traccia nel tempo facendo del corpo dell'artista il suo strumento espressivo.
Eppure, quando osservo i cosiddetti "illustratori", tra XIX e XX secolo (tra i quali è annoverato Toulouse-Lautrec) che per me sono artisti senza alcuna limitazione, mi sento additato dalle parole di Longhi come in un invalicabile atto d'accusa.
René Gruau, al secolo Renato Zavagli Ricciardelli delle Caminate, riminese dalla nascita avvenuta nel 1909, è tra quelli che più di altri mi mettono in crisi.
Ma che, paradossalmente, concorre a salvare la mia tesi.
Infatti, mentre la sorprendente sintesi stilistica dell'artista italiano attraversa il '900 in un raffinato allungarsi e diffondersi di figure dalla strepitosa e diafana eleganza, corroborando la sentenza longhiana sulla traccia lirica come epicentro dell'arte, quelle apparizioni affascinanti altro non sono che l'espressione dell'estetica del secolo, punto di convergenza delle necessarie concatenazioni causali capaci di rendere riconoscibile il gusto per modelli rappresentativi inequivocabili: rammentano la stampa quotidiana e periodica, la pubblicità, il cinema, la moda di quegli anni ruggenti e tragici, disseminati di straripante follia ed estro creativo.
L'arte emerge dalla vita concreta delle società e dalla grafia delle loro visioni culturali.
Nondimeno, sono un tuffo nel passato recente, con una proiezione nel presente e nel futuro: la linea di Longhi mai spezzata nel suo farsi storico.
Dal fondo, emerge l'essere umano, illuso della libertà e immemore del destino di finitezza assegnata ai confini invalicabili di tempo e di spazio.
Che costui disegna nel colore di un'agognata dimenticanza.
- Le immagini sono un'antologia di espressioni figurative di René Gruau sparse lungo tutto il XX secolo.
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recherchestetique · 10 months ago
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Il sandalo Arizona di Birkenstock è stato il prodotto più usato ai piedi delle europee quest'estate 2024, soprattutto a Parigi.
Arizona è diventata uno dei sandali più ricercati e amati degli ultimi anni.
La fedeltà è una cosa seria nel mondo delle scarpe. Carrie Bradshaw ha giurato fedeltà a Manolo Blahnik, Christian Dior si è alleato con il genio creativo di Roger Vivier,
Coco Chanel si è rivoluzionato con i suoi sandali bicolore e migliaia di donne sono state conquistate dalle suole rosse di Christian Louboutin.
Ora che il comfort è tornato di moda (nessuna previsione di andarsene), il modello Arizona è entrato nella hall dei must-have: i sandali Arizona, adottati da fashionisti e adorati sui social media.
Birkenstock è il brand del momento dal 2020, come The Lyst Index, una classifica che elenca i brand e i prodotti più desiderati dai consumatori. Basandosi sul comportamento di oltre 9 milioni di persone, hanno rilevato che la ricerca dei tradizionali sandali Birkenstock, in particolare il modello Arizona, è cresciuta del 225%.
Con suola realizzata con la miscela di sughero e lattice, e rivestita in camoscio e strisce di pelle con fibbie di metallo, il grande differenziale del sandalo è la soletta a forma anatomica, che dà supporto ai piedi.
Non sempre il sandalo è stato un successo, e per molto tempo è stato tagliato di brutto, sgradevole e scomodo.
In quasi 250 anni di storia, Birkenstock è riuscita ad affermarsi, crescere, diffondersi in tutto il mondo, diventando oggetto del desiderio.
La sua storia iniziò nel 1774 nella città di Langen-Bergheim, vicino a Francoforte, Germania, quando Johann Adam Birkenstock fu registrato come calzolaio.
Gli affari di famiglia andavano bene, passando di padre in figlio, finché il nipote di Johann, Konrad Birkenstock, iniziò a produrre e vendere solette ortopediche a Francoforte nel 1896.
All'epoca le suole delle scarpe erano tutte dritte e non consideravano le curve naturali dei piedi. Konrad ha poi creato il “porta arco contornato”, che oggi viene usato in diverse scarpe.
Sapeva di avere qualcosa con molto potenziale tra le mani, così ha viaggiato nelle campagne di Germania, Austria e Svizzera diffondendo la sua invenzione e vendendo la tecnica ad altri calzolai.
All'inizio del XX secolo Konrad si accorse che la domanda di scarpe su misura stava diminuendo.
Un cambio di rotta era necessario.
Con un ottimo fiuto per gli affari, Birkenstock ha iniziato a produrre solette flessibili con questo supporto per l'arco contornato.
Realizzate con una caratteristica sfumatura di blu, le solette divennero il più grande successo, poiché davano più supporto ai piedi e di conseguenza più comfort.
Con la Prima Guerra Mondiale nel 1914, Birkenstock iniziò a progettare e produrre scarpe per soldati feriti ricoverati in un ospedale di Francoforte. I medici ortopedici hanno conosciuto i prodotti, hanno apprezzato e incoraggiato Carl Birkenstock, nipote di Konrad, ad espandere la propria attività.
La Germania soffriva per le conseguenze della guerra, ma la famiglia Birkenstock andava benissimo. Hanno aperto la prima filiale a Vienna, Austria, poi sono andati in Norvegia, Italia, Svizzera, Francia, Belgio, Olanda... praticamente tutta l'Europa aveva rappresentanti del marchio.
Nuove fabbriche sono state inaugurate e lavoravano a pieno ritmo.
Negli anni '60 le Birkenstock attraversarono l'Oceano Atlantico e finirono negli Stati Uniti per mano di Margot Fraser, una stilista tedesca che viveva in California.
In vacanza in Germania ha incontrato i sandali Birkenstock e le sono piaciuti! Ne ha comprate un paio e le ha portate alle sue amiche, che sono piaciute anche loro. Lei e suo marito hanno poi contattato la famiglia Birkenstock e sono diventati i rappresentanti del brand negli Stati Uniti.
È stato difficile convincere i negozi di scarpe americani che le Birkenstock potevano essere una buona idea. Secondo i venditori, nessuna donna vorrebbe comprare quegli orribili sandali. Per questo Margot e suo marito hanno dovuto incontrare il loro pubblico: hanno trovato fiere incentrate sulla sana alimentazione, vendendole a persone che apprezzano uno stile di vita più alternativo.
La fama dei sandali è stata costruita con bocca a bocca in America. I venditori dei negozi di prodotti naturali provavano il sandalo, lo trovavano comodo, lo consigliavano ai clienti e così è stato.
Negli anni Settanta Birkenstock era già un successo tra gli hippie.
Il modello Arizona, che oggi è il campione di vendite, è stato sviluppato all'epoca e disegnato da Margot Fraser.
Andava tutto alla grande fino all'arrivo degli anni '80, e l'estetica hippie è passata di moda.
I sandali super confortevoli erano la faccia di quello stile, e poi sono tornati considerati brutti.
È stato un periodo difficile in cui il brand ha cercato di reinventarsi e modernizzarsi, colorando le strisce di pelle e lanciando nuovi modelli.
Ma solo negli anni novanta Birkenstock è finalmente caduta nelle grazie dei fashionisti.
Kate Moss, a 16 anni, indossava sandali del tipo nell'iconico editoriale di The Face Magazine che l'ha lanciata nel mondo nel 1990 e da allora stilisti e marchi come Marc Jacobs, Narciso Rodriguez, Paco Rabanne, Jean Paul Gaultier, Alexander Wang e Phoebe Philo su Céline (all'epoca ancora con accento) o hanno adottato i sandali iconici o disegnato scarpe simili per le loro collezioni.
Più recentemente, il marchio secolare tedesco ha unito le forze con grandi nomi come Valentino, Proenza Schouler e Rick Owens per lanciare collaborazioni.
Il sandalo è finito fino all'Oscar 2019 ai piedi di Frances McDormand, salito sul palco per consegnare il premio come miglior attrice a bordo di una coppia di Arizonas verde limone — quelle della collab con Valentino.
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vividiste · 11 months ago
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Il pitbull questo demone venuto dall'inferno per ucciderci tutti!!
Il pitbull nacque nel XIX secolo dall'incrocio di Old English Terrier e Old Bulldog, il suo nome indica il suo scopo, combattere in un fosso (pit) contro i tori (bull) anche se fu usato anche per combattimenti contro gli orsi.
Nel corso dei secoli XIX e XX però, negli Stati Uniti, si iniziò a
usare il Pibull come cane baby-sitter, giacché la sua vera indole, la sua vera natura era tutt'altro.
Il fatto è che i Pitbull hanno un morso con chiusura a forbice (creato dall'uomo) che potrebbe essere terribilmente pericoloso, ma ciò non significa che sia un cane aggressivo o cattivo.
Si tratta di un cane protettore e devoto ai suoi cari, è un giocherellone nato e di indole mite e pacata.
Il vero pericolo sono le persone, capaci d'indurre nel cane un tipo di comportamento che potrebbe essere difficile da tenere sotto controllo. Per questo motivo è sempre bene ricordare che l'educazione e il far socializzare il cane con le persone e con i suoi simili è importantissimo.
Si tratta di un cane affettuoso, allegro e socievole. Il motivo per cui lo si lasciava solo con i bambini è perché è una razza molto attaccata alla famiglia e anche molto paziente con i più piccoli.
Per ogni pitbull che morde un umano ci sono 10 chihuahua che mordono umani, ma il chihuahua non fa notizia e non fa danni, il pitbull si, ma a parità di percentuale gli attacchi di pitbull non sono più frequenti di quelli di qualsiasi altro cane, addirittura i pitbull attaccano con molta meno frequenza, ma la bocca di un pitbull è stata "creata" dagli umani studiata per infliggere più danni possibili, di conseguenza fa più notizia perchéfa più danni.
Aggiungiamoci il fatto che è la razza preferita dagli idioti, tossici, ragazzetti imbecilli, o persone deficienti che vogliono sentirsi forti...
Li rovinano, non li gestiscono o addirittura li rendono aggressivi per sentirsi fighi... per poi dargli la colpa quando fanno danni... ed ecco gli ingredienti perfetti per demonizzare una razza cosi meravigliosa.
Il molosso cosi come il terrier differenziano dalle altre razze solo per la percentuale di danno che possono fare, ma non sono cattivi, sono solo cani rovinati dagli umani.
Vengono demonizzati insieme ai rottweiler, amstaff, ecc, oggi così come fu demonizzato il pastore tedesco negli anni 80, il dobermann negli anni 90 e via dicendo...
La loro unica colpa (o sfortuna) è stata essere di moda, quindi riprodotti "in serie" senza una selezione seria e accurata da allevatori e cagnari, per poi essere ceduti a chiunque li volesse...
L'umano fa danni rovinando razze meravigliose, ma la colpa però ricade poi su chi è stato rovinato dell'umano stesso...
Una storia che purtroppo si ripete nel tempo da sempre...
P. S.
A quelli che verranno a sfoggiare l'aggressività intraspecifica e interspecifica...cosi come i luminari "esperti" della razza perché ne hanno avuti 2 o 3, li mando a cagare già da adesso, così non devo perdere tempo a rispondere i loro commenti.🙂👍
#cristiansianieducatorecinofilo
#addestramentocani
#educatorecinofilo
#centrocinofilo
#cani
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Fonte fb
PS HO SEMPRE CREDUTO PIÙ NELL' AGGESSIVITA' E PERICOLOSITÀ UMANA CHE IN QUELLA ANIMALE😡
vividiste 🌻
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magliacal · 4 months ago
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Maglia Giallonera: Come il Borussia Dortmund Ha Ridefinito la Moda Calcistica
1. Introduzione
La maglia giallonera del Borussia Dortmund non è solo un capo d’abbigliamento sportivo, ma un simbolo potente di identità e appartenenza. Dal suo debutto nei primi anni del club, questo iconico kit ha accompagnato il Borussia Dortmund attraverso periodi di grande successo e sfide difficili, riflettendo non solo le tendenze del design ma anche l'evoluzione della propria identità.
Questo articolo esplorerà l’evoluzione della maglia del Borussia Dortmund, analizzando come i cambiamenti nel design abbiano influenzato e rispecchiato la crescita e la trasformazione del club nel corso degli anni. Dall’adozione dei colori giallo e nero alla sua affermazione come elemento distintivo della cultura calcistica, la maglia del Borussia Dortmund è diventata un segno indelebile di passione e orgoglio.
Esamineremo le origini di questo simbolo, le sue trasformazioni nel tempo, il significato dei colori e dei dettagli di design, e l’impatto che ha avuto sulla cultura e sull'identità dei tifosi. Inoltre, analizzeremo come le innovazioni tecnologiche hanno influenzato il design moderno della maglia, mantenendo viva l’essenza di un club che è tanto famoso per il suo calcio vibrante quanto per il suo abbigliamento iconico.
Questo viaggio attraverso la storia e il design della maglia del Borussia Dortmund offrirà una prospettiva unica su come un semplice indumento possa diventare un potente emblema di una squadra e della sua storia.
2. Origini della Maglia Giallonera
La maglia giallonera del Borussia Dortmund ha radici profonde che risalgono all’inizio del XX secolo, segnando l’inizio di una lunga tradizione che oggi rappresenta uno dei simboli più iconici nel calcio mondiale. Fondato nel 1909, il Borussia Dortmund indossava inizialmente maglie con colori differenti, come il bianco e il blu, che riflettevano le tradizioni calcistiche del tempo.
Fu nel 1913 che il club decise di adottare i colori giallo e nero, un cambiamento che avrebbe avuto un impatto duraturo sulla sua identità visiva. Questa scelta cromatica non fu casuale: il giallo brillante e il nero scuro furono scelti per rappresentare un contrasto audace e facilmente riconoscibile, che non solo distingueva il Borussia Dortmund dagli altri club, ma evocava anche un senso di energia e dinamismo.
I colori giallo e nero erano inizialmente ispirati dai simboli delle industrie locali e dalla bandiera della città di Dortmund. Questo legame tra i colori della maglia e la comunità locale contribuì a rafforzare il senso di appartenenza tra i tifosi e il club. L’adozione di questi colori segnò un momento cruciale nella storia del Borussia Dortmund, creando un’identità visiva che avrebbe resistito al tempo.
Nei primi anni, la maglia Borussia Dortmund era caratterizzata da design piuttosto semplici, con pochi dettagli decorativi. Tuttavia, i colori giallo e nero divennero rapidamente sinonimo di riconoscibilità e orgoglio. La maglia giallonera non era solo un indumento sportivo, ma un simbolo che rappresentava la resilienza e lo spirito combattivo della squadra e dei suoi tifosi.
Questo periodo iniziale fu fondamentale per stabilire le basi di un’identità visiva che sarebbe evoluta e maturata nel corso degli anni, ma che rimase sempre ancorata alle sue origini storiche. La maglia giallonera del Borussia Dortmund è quindi non solo un capo di abbigliamento, ma un testimone della crescita e dell’evoluzione del club, incarnando la sua storia e il suo legame con la città di Dortmund.
3. Evoluzione del Design nel Tempo
L’evoluzione del design della completini calcio è un riflesso delle tendenze calcistiche, dei cambiamenti sociali e dell’innovazione tecnologica avvenuti nel corso degli anni. Da quando i colori giallo e nero sono stati adottati nel 1913, il design della maglia ha subito numerose trasformazioni, ognuna delle quali ha contribuito a modellare l’identità visiva del club.
Anni '20 e '30: Prime Trasformazioni
Nei primi decenni del XX secolo, la maglia del Borussia Dortmund era relativamente semplice. Il design consisteva in un classico schema a strisce orizzontali gialle e nere, che enfatizzava i colori distintivi del club. La semplicità del design rifletteva l'epoca e le limitazioni tecnologiche del periodo. Durante gli anni '30, il Borussia Dortmund adottò alcune variazioni minori nel design, come l’aggiunta di colletto e maniche in contrasto, ma il concetto di base rimase invariato.
Anni '50 e '60: Ritorno alla Modernità
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Borussia Dortmund riprese la competizione calcistica con un rinnovato entusiasmo. Negli anni '50, la maglia subì una significativa evoluzione, con l'introduzione di un design più elegante e sobrio. I dettagli del colletto e delle maniche divennero più moderni, e il design fu caratterizzato da un look più uniforme e meno elaborato. Questo periodo segnò anche l’inizio della personalizzazione delle maglie con numeri e nomi dei giocatori, un elemento che divenne presto una caratteristica distintiva.
Anni '70 e '80: Innovazione e Creatività
Gli anni '70 e '80 furono caratterizzati da un'esplosione di creatività nel design delle maglie. Il Borussia Dortmund introdusse modelli con motivi più audaci e sperimentali, tra cui schemi a zig-zag e geometrie variate. Il club cominciò anche ad utilizzare tessuti più leggeri e traspiranti, migliorando il comfort dei giocatori. Le maglie di questo periodo riflettevano l’influenza delle mode sportive e l’innovazione tecnologica, con un design che cominciava a distaccarsi dai modelli più tradizionali.
Anni '90 e 2000: Il Rinascimento del Design
Negli anni '90 e 2000, la maglia del Borussia Dortmund tornò a un design più sobrio, ma con dettagli modernizzati. Il giallo brillante divenne un segno distintivo e il nero fu utilizzato in modo più strategico per accentuare il design. Il club introdusse anche edizioni speciali e maglie alternative, con elementi grafici e motivi che celebravano occasioni speciali e traguardi significativi. L’influenza della globalizzazione e della moda sportiva portò a una maggiore attenzione ai dettagli e alla qualità dei materiali.
Anni 2010 e Oltre: Sostenibilità e Tecnologia
Nel corso dell'ultimo decennio, il design della maglia del Borussia Dortmund ha continuato ad evolversi, con un crescente focus sulla sostenibilità e l'innovazione tecnologica. I materiali utilizzati sono diventati più ecologici e le tecnologie di produzione hanno migliorato il comfort e la performance. Il design della maglia è rimasto fedele ai colori tradizionali, ma con accenti moderni che incorporano tecnologie anti-umidità e traspiranti. I dettagli decorativi e le edizioni speciali continuano a celebrare il legame tra il club e i suoi tifosi, mantenendo viva l'eredità storica del Borussia Dortmund.
Questa evoluzione del design della maglia non solo riflette i cambiamenti stilistici e tecnologici, ma rappresenta anche una continuità nella tradizione e nell’identità del Borussia Dortmund. Ogni fase del design racconta una parte della storia del club e del suo impegno verso l’innovazione e la qualità.
4. Simbolismo e Significato
La maglia giallonera del Borussia Dortmund non è solo un indumento sportivo, ma un simbolo ricco di significato che va ben oltre il semplice design. I colori e gli elementi della maglia incarnano valori profondi e riflettono l'identità del club e della sua comunità.
Colori Giallo e Nero: Identità e Orgoglio
Il giallo e il nero, i colori principali della maglia, sono simboli distintivi del Borussia Dortmund. Questi colori sono stati scelti per rappresentare l'energia e la determinazione del club. Il giallo brillante è associato alla vitalità e all'ottimismo, mentre il nero evoca forza e resilienza. Insieme, questi colori creano un contrasto visivamente potente che non solo cattura l'attenzione ma trasmette anche il carattere combattivo e la passione del Borussia Dortmund.
Legame con la Comunità Locale
L'adozione del giallo e nero non è solo una questione estetica; riflette un profondo legame con la città di Dortmund. I colori della maglia sono stati ispirati dai simboli della città e dalle industrie locali, creando un forte senso di appartenenza tra i tifosi e il club. La maglia giallonera è diventata un emblema di orgoglio cittadino, rappresentando non solo il club ma anche la comunità che lo sostiene.
Simbolismo del Design e degli Elementi Grafici
Nel corso degli anni, la maglia del Borussia Dortmund ha incorporato vari elementi grafici e design che hanno aggiunto ulteriori strati di significato. I motivi e le strisce, ad esempio, sono spesso utilizzati per evocare una sensazione di movimento e dinamismo, in linea con lo stile di gioco energico e veloce della squadra. Ogni variazione nel design della maglia racconta una storia, che può riflettere i periodi di successo, le sfide affrontate dal club o eventi significativi.
Il Ruolo delle Edizioni Speciali
Le edizioni speciali delle maglie, spesso realizzate per celebrare occasioni particolari come anniversari, vittorie importanti o eventi commemorativi, hanno un significato aggiuntivo. Questi design celebrano momenti chiave nella storia del club e rafforzano il legame tra il Borussia Dortmund e i suoi tifosi. Le maglie commemorative diventano oggetti di culto, rappresentando un legame emotivo e storico tra il passato e il presente del club.
Riflessioni sui Valori del Club
La maglia giallonera del Borussia Dortmund non è solo un simbolo visivo, ma anche un riflesso dei valori fondamentali del club: determinazione, comunità e orgoglio. Ogni volta che i giocatori indossano questa maglia sul campo, e ogni volta che i tifosi la indossano sugli spalti o per strada, rappresentano questi valori e contribuiscono a mantenere viva la tradizione del club.
In sintesi, la maglia giallonera del Borussia Dortmund è molto più di un semplice articolo di abbigliamento sportivo. È un potente simbolo di identità, orgoglio e appartenenza, che riflette non solo la storia e i valori del club, ma anche il profondo legame con la città di Dortmund e i suoi tifosi.
5. Impatto sulla Cultura e Sulla Fanbase
La maglia giallonera del Borussia Dortmund ha avuto un impatto profondo e duraturo non solo sul campo di gioco, ma anche nella cultura e nella vita dei suoi tifosi. La sua influenza si estende ben oltre il mondo del calcio, permeando vari aspetti della cultura popolare e della comunità locale.
Un Simbolo di Identità e Orgoglio Locale
La maglia giallonera è diventata un potente simbolo di identità per i tifosi del Borussia Dortmund. In una città con una forte tradizione calcistica come Dortmund, il colore giallo brillante e il nero scuro rappresentano orgoglio e appartenenza. Indossare la maglia non è solo un atto di supporto al club, ma anche un'affermazione di orgoglio cittadino. I tifosi considerano la maglia come un segno distintivo della loro connessione con la squadra e con la città, creando un forte senso di comunità tra i residenti e i sostenitori.
La Maglia come Oggetto di Culto e Cultura Popolare
Nel corso degli anni, la maglia giallonera è diventata un elemento iconico nella cultura popolare. La sua presenza in film, programmi televisivi e nei media sportivi ha contribuito a consolidare la sua immagine come simbolo di passione e lealtà. Le maglie del Borussia Dortmund sono spesso indossate non solo durante le partite, ma anche come dichiarazione di moda e stile di vita, dimostrando l'influenza del club sulla cultura urbana.
L’Influenza nei Tifosi e nelle Tribù Calcistiche
Il design distintivo della maglia ha contribuito a creare una forte identità per i gruppi di tifosi del Borussia Dortmund. I supporter, noti per il loro entusiasmo e la loro dedizione, sono spesso riconoscibili per la loro maglia giallonera e per i colori del club. La maglia diventa quindi un simbolo di unione tra i tifosi, che si radunano negli stadi e nei luoghi di incontro per celebrare la squadra. L’atmosfera vibrante e il famoso tifo della Curva Sud, lo stadio del Borussia Dortmund, sono emblematici di come la maglia e la cultura dei tifosi siano strettamente intrecciate.
Eventi e Celebrazioni Speciali
La maglia giallonera viene spesso utilizzata in occasione di eventi speciali e celebrazioni che coinvolgono la fanbase. Dalle feste per le vittorie ai raduni annuali dei tifosi, la maglia rappresenta un punto di riferimento visivo e un elemento centrale nelle celebrazioni. Le edizioni speciali della maglia, create per commemorare anniversari o eventi particolari, rafforzano ulteriormente il legame tra il club e i suoi sostenitori, offrendo ai tifosi un modo tangibile per esprimere il loro amore e il loro supporto.
L'Impatto Economico e Commerciale
La popolarità della maglia giallonera ha avuto anche un impatto significativo sul piano economico. Le vendite delle maglie rappresentano una parte importante delle entrate commerciali del club. L'attrattiva globale della maglia e il suo riconoscimento internazionale contribuiscono a mantenere il Borussia Dortmund come uno dei club più seguiti e rispettati in Europa. Il merchandising legato alla maglia, dalle magliette alle sciarpe, non solo genera introiti per il club, ma contribuisce anche alla diffusione del marchio Borussia Dortmund in tutto il mondo.
In sintesi, l’impatto della maglia giallonera del Borussia Dortmund sulla cultura e sulla fanbase è profondo e multifacetico. Non solo rappresenta l’identità e l’orgoglio dei tifosi, ma è anche un simbolo di appartenenza e di comunità che trascende il campo di gioco, influenzando la cultura popolare e il panorama commerciale del calcio.
6. Innovazioni Tecnologiche e Design Moderno
Nel corso degli anni, la maglia del Borussia Dortmund ha visto numerose innovazioni tecnologiche e aggiornamenti nel design, riflettendo i progressi nella produzione sportiva e le tendenze moderne del design. Questi cambiamenti non solo hanno migliorato le prestazioni sul campo, ma hanno anche contribuito a mantenere la maglia rilevante e attrattiva per i tifosi.
Materiali Avanzati e Tecnologie di Performance
Con il passare degli anni, le innovazioni tecnologiche hanno portato a significativi miglioramenti nei materiali utilizzati per le maglie. Le maglie moderne del Borussia Dortmund sono realizzate con tessuti avanzati che offrono una serie di benefici funzionali. I materiali traspiranti, come i polimeri leggeri e le fibre tecniche, sono progettati per migliorare la gestione dell'umidità e il comfort dei giocatori. Le tecnologie come la traspirazione ClimaCool e la ventilazione Aeroready permettono ai giocatori di mantenere una temperatura corporea ottimale durante le partite, migliorando le loro prestazioni sul campo.
Design Ergonomico e Personalizzazione
Il design delle maglie è diventato sempre più ergonomico, con un'attenzione particolare alla vestibilità e alla funzionalità. Le maglie sono ora dotate di tagli e cuciture che seguono la forma naturale del corpo, garantendo libertà di movimento e riducendo l'attrito. Inoltre, la possibilità di personalizzare le maglie con nomi e numeri dei giocatori ha reso il design delle maglie più personale e unico per ogni tifoso. Questa personalizzazione non solo consente ai tifosi di sentirsi più connessi con la squadra, ma contribuisce anche a rafforzare il legame emotivo tra i sostenitori e il club.
Estetica e Tendenze Moderne
Il design estetico delle maglie del Borussia Dortmund ha continuato a evolversi per riflettere le tendenze moderne della moda sportiva. Le edizioni recenti hanno incorporato elementi grafici audaci e innovativi, come motivi geometrici, dettagli riflettenti e accenti di colore. Questi design non solo celebrano l'identità storica del club, ma si allineano anche con le ultime tendenze nel fashion sportivo, mantenendo la maglia fresca e rilevante nel panorama globale.
Sostenibilità e Impatto Ambientale
Negli ultimi anni, c'è stata una crescente attenzione alla sostenibilità nel design delle maglie. Il Borussia Dortmund, in collaborazione con i suoi partner produttivi, ha adottato pratiche più ecologiche nella produzione delle maglie. L'utilizzo di materiali riciclati e processi di produzione a basso impatto ambientale è diventato una priorità. Questi sforzi non solo aiutano a ridurre l'impatto ambientale, ma rispondono anche alla crescente domanda dei consumatori per prodotti sostenibili e responsabili.
Innovazioni nel Merchandising
Il design moderno delle maglie non si limita al campo di gioco; si estende anche al merchandising e alla moda urbana. Le edizioni limitate e le collaborazioni con designer e marchi di moda hanno portato a collezioni esclusive che uniscono lo sport e lo stile. Questi prodotti non solo attraggono i tifosi, ma ampliano anche l'influenza del Borussia Dortmund nel mondo della moda e del lifestyle.
Tecnologie Digitali e Interattive
Infine, le innovazioni digitali hanno influenzato il modo in cui le maglie vengono presentate e promosse. L'integrazione di codici QR e applicazioni mobili consente ai tifosi di interagire con la maglia in modi nuovi e coinvolgenti. Ad esempio, i codici QR sulle maglie possono fornire contenuti esclusivi, come video dietro le quinte e aggiornamenti sul club, migliorando l'esperienza complessiva per i tifosi.
In sintesi, l'evoluzione della maglia giallonera del Borussia Dortmund riflette una combinazione di innovazioni tecnologiche e tendenze moderne, che migliorano le prestazioni, la sostenibilità e l'estetica del prodotto. Questi sviluppi non solo mantengono la maglia all'avanguardia nel design sportivo, ma rafforzano anche il legame tra il club e i suoi tifosi, offrendo un prodotto che rappresenta l'eccellenza tanto sul campo quanto nella vita quotidiana.
7. Conclusione
La maglia giallonera del Borussia Dortmund rappresenta molto più di un semplice capo d'abbigliamento sportivo; è un simbolo carico di storia, orgoglio e innovazione. Attraverso i decenni, questa maglia ha evoluto non solo il suo design estetico, ma anche la sua funzione e significato, riflettendo il dinamismo e la crescita del club.
Un Viaggio di Evoluzione e Innovazione
L'evoluzione del design della maglia giallonera è testimone del progresso e dell'adattamento del Borussia Dortmund. Dalle sue origini semplici ai sofisticati design moderni, ogni cambiamento ha contribuito a rafforzare l'identità del club e a rispondere alle esigenze dei giocatori e dei tifosi. Le innovazioni tecnologiche e i materiali avanzati hanno migliorato le prestazioni sul campo, mentre le edizioni speciali e le collaborazioni hanno arricchito l'aspetto estetico e il valore culturale della maglia.
Un Simbolo di Identità e Orgoglio
Il significato della maglia giallonera va oltre il colore e il design. È un simbolo di identità per la città di Dortmund e per i suoi tifosi, rappresentando un legame profondo e viscerale con il club. La maglia non è solo un indumento sportivo, ma un emblema di orgoglio, passione e appartenenza. Ogni volta che un tifoso indossa la maglia, si connette con la tradizione e la storia del Borussia Dortmund, esprimendo un senso di comunità e lealtà.
Impatto sulla Cultura e sulla Fanbase
La maglia giallonera ha avuto un impatto significativo sulla cultura e sulla fanbase del Borussia Dortmund. La sua influenza si estende dalla moda urbana alla cultura popolare, diventando un simbolo riconoscibile che trascende il mondo del calcio. L'affetto dei tifosi per la maglia è evidente nelle celebrazioni, nelle manifestazioni di supporto e nell'orgoglio con cui la indossano, contribuendo a creare una comunità unita e appassionata.
Sostenibilità e Futuro
Le recenti innovazioni nel design e nella produzione della maglia giallonera mostrano un impegno verso la sostenibilità e la responsabilità ambientale. L'adozione di materiali riciclati e processi eco-friendly rappresenta un passo importante verso un futuro più sostenibile nel merchandising sportivo. Questo non solo risponde alle aspettative dei consumatori moderni, ma dimostra anche la responsabilità del club nel preservare l'ambiente.
In conclusione, la maglia giallonera del Borussia Dortmund è un simbolo di evoluzione e innovazione che continua a rappresentare l’essenza e l’orgoglio del club. Con il suo design distintivo, il significato profondo e il suo impatto culturale, la maglia rimane un elemento centrale dell'identità del Borussia Dortmund, unendo passato, presente e futuro in un unico emblema di passione calcistica e comunitaria.
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giovannimielemanagementt · 6 months ago
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Agenzia di moda milanese: l'epicentro dello stile globale
Milano, città sinonimo di moda, eleganza e innovazione, ospita alcune delle agenzie di moda più prestigiose del mondo. La scena delle agenzie di moda milanesi è un vivace centro di creatività, talento e opportunità, che gioca un ruolo fondamentale nel plasmare le tendenze della moda globale. Per aspiranti modelli, designer e appassionati di moda, comprendere le dinamiche di queste agenzie può fornire preziosi spunti sul cuore dell'industria della moda.
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La capitale della moda La reputazione di Milano come capitale della moda risale agli inizi del XX secolo. È una delle capitali della moda "Big Four", insieme a Parigi, New York e Londra. La ricca storia della moda della città si riflette nelle sue numerose case di moda, boutique di lusso e, naturalmente, nelle sue agenzie di moda. Queste agenzie sono determinanti nello scouting, nella coltivazione e nella promozione dei talenti, garantendo che Milano rimanga in prima linea nella scena della moda globale.
Il ruolo di un'agenzia di moda Un'agenzia modelle milano a Milano funge da ponte tra le aspiranti modelle e l'industria della moda. Queste agenzie cercano nuovi talenti, spesso conducendo chiamate aperte e sessioni di casting. Una volta firmato un modello, l'agenzia si assume la responsabilità di gestire la sua carriera, che include l'organizzazione di servizi fotografici, la garanzia di sfilate e la negoziazione dei contratti. Questa gestione va oltre la semplice prenotazione; implica orientamento professionale, marchio personale e, spesso, rappresentanza internazionale.
Le migliori agenzie di moda di Milano Diverse agenzie di moda a Milano hanno ottenuto riconoscimenti internazionali per la loro professionalità e successo. Tra questi ci sono:
Elite Model Management: noto per aver scoperto e coltivato alcuni dei più grandi nomi del settore, Elite Model Management ha una forte presenza a Milano. L'agenzia è nota per il suo approccio meticoloso alla gestione dei modelli e per il suo impegno nello sviluppo di carriere a lungo termine.
Gestione delle donne: questa agenzia si concentra sulla creazione di una piattaforma diversificata e inclusiva per i modelli. Women Management è rinomato per il suo approccio progressista, promuovendo modelli di varie etnie, tipi di corporatura ed età, riflettendo la natura in evoluzione degli standard di bellezza nel settore della moda.
IMG Models: una potenza globale, IMG Models ha un ufficio importante a Milano. L'agenzia è nota per rappresentare modelli e celebrità di alto profilo, spesso colmando il divario tra moda e intrattenimento. IMG Models fornisce una gestione completa della carriera, garantendo che i loro talenti siano ben rappresentati su tutti i fronti.
Il percorso verso il successo Per le aspiranti modelle, ottenere un contratto con un'agenzia di moda milano è un traguardo ambito. Tuttavia, il viaggio verso il successo è impegnativo e richiede dedizione, resilienza e un approccio professionale. Ecco alcuni suggerimenti per coloro che desiderano entrare nel settore:
Costruisci un portafoglio forte: un portafoglio ben curato che mostri versatilità e gamma è fondamentale. Gli aspiranti modelli dovrebbero investire in servizi fotografici professionali per creare un curriculum visivo avvincente.
Restare in forma e in salute: l'industria della moda richiede un elevato livello di forma fisica. Mantenere uno stile di vita sano attraverso un’alimentazione equilibrata e un’attività fisica regolare è essenziale.
Network: partecipare a eventi di moda, casting call e networking con professionisti del settore può aprire le porte a nuove opportunità. Costruire relazioni all’interno del settore può migliorare significativamente le prospettive di carriera.
Sii persistente: il rifiuto fa parte del viaggio. È importante rimanere persistenti e continuare a migliorare. Ogni no ti avvicina a un sì.
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levysoft · 1 year ago
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Visto sui mobili e nella moda, il cachemire è uno dei motivi più accattivanti di tutti i tempi. Ma da dove viene questo motivo?
Cos'è il Paisley?
Paisley si riferisce a un tipo specifico di motivo caratterizzato da forme curve a goccia note comeEntrambiO osso. ossoè la parola persiana per "fiore", tuttavia molti hanno paragonato questa forma seducente a piume, girini, manghi e persino al simbolo Yin Yang.
L'origine del cachemire
Si pensa che il motivo buto di Paisley abbia avuto origine circa 2.000 anni fa da qualche parte tra l'attuale Iran e il confine tra India e Pakistan vicino al Kashmir. Molti studiosi ritengono che derivi dall'antico simbolo zoroastriano di vita e fertilità, rappresentato come un cipresso abbinato ad un ramo floreale.
Paisley nel corso della storia
Il cachemire è notoriamente associato ai lussuosi scialli del Kashmir. Tessuti con pregiato pelo di capra e incredibilmente morbidi, questi scialli furono scambiati tra i reali persiani per tutto il XVI secolo . I re regalavano ai loro inferiori scialli del Kashmir come tipo dikhil'at, o “veste d’onore”. Offrendo un indumento così costoso, un leader poteva affermare la propria autorità e conferire merito ai suoi funzionari. Mentrekhil'atgli scialli erano realizzati in una varietà di modelli, quelli paisleyossoil modello è diventato uno dei preferiti.
Paisley va in Europa
Alla fine, gli scialli cachemire del Kashmir si fecero strada verso l’Occidente quando i principi del Kashmir iniziarono ad offrirli in dono agli ufficiali europei. Quando la moglie di Napoleone, l'imperatrice Giuseppina, prese in simpatia gli scialli e iniziò a incorporarli nel suo guardaroba, la loro popolarità aumentò. Gli scialli cachemire divennero un prodotto alla moda e i produttori tessili europei si affrettarono a crearne di propri per i mercati locali. In effetti, fu durante il 19 ° secolo che il cachemire guadagnò il suo fascino modernonome,quando la città manifatturiera di Paisley in Scozia divenne uno dei principali produttori di scialli di ispirazione orientale. In tempo,ossodivenne noto come paisley.
Con il progredire del 19 ° secolo il cachemire divenne un simbolo di stile per i gusti bohémien progressisti. Lo scrittore esperto di sartoria, Oscar Wilde, era noto per indossare il cachemire e il modello fu fortemente abbracciato sia dal movimento estetico che da quello Art Nouveau.
Paisley nel XX secolo
Il cashmere conobbe un altro boom più tardi negli anni '60 e '70, quando la moda vide un boom di capi e stampe in stile orientale. Il motivo cachemire denotava un esotismo reso popolare dai Beatles, che impazzirono per il motivo dopo aver visitato l'India (John Lennon dipinse persino la sua Rolls Royce con motivi cachemire). In un'epoca in cui i giovani abbracciavano l'arte e la moda psichedelica, il cachemire si adattava perfettamente con i suoi dettagli fiorenti e i colori vivaci.
Il motivo cachemire rimane un modello popolare fino ad oggi. È elaborato e lussuoso, ma anche nelle sue forme più semplici contiene un'abilità artistica intrinseca che attira l'attenzione. Che si tratti di abbellire gli angoli di un sontuoso tappeto o di coprire una pregiata bandana di cotone, sembra che non possiamo sfuggire alla sua influenza. Ma poi di nuovo, chi vorrebbe farlo?
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ildalil · 1 year ago
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Italiano Facile: Livello A1 lesson 7 Cultura italiana
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7 Cultura italiana 7.1 Storia e geografia La storia e la geografia sono due argomenti fondamentali per comprendere la cultura italiana. In questa sezione, esploreremo brevemente la storia e la geografia dell'Italia, fornendo una panoramica generale che ti aiuterà a comprendere meglio il contesto culturale del paese. Storia dell'Italia L'Italia ha una storia ricca e affascinante che risale a migliaia di anni. Durante l'antichità, l'Italia era abitata da diverse popolazioni, tra cui gli Etruschi, i Greci e i Romani. L'Impero Romano, fondato nel 27 a.C., è stato uno dei più grandi e influenti imperi della storia. Durante questo periodo, l'Italia ha visto una grande espansione territoriale e ha contribuito allo sviluppo di importanti conquiste culturali, come l'arte, l'architettura e il diritto romano. Dopo la caduta dell'Impero Romano, l'Italia è stata divisa in vari regni e città-stato durante il periodo medievale. Nel Rinascimento, l'Italia è stata il centro di un grande movimento culturale e artistico, con figure come Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello che hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia dell'arte. Durante il XIX secolo, l'Italia ha vissuto un periodo di unificazione nazionale, noto come il Risorgimento. Dopo una serie di guerre e conflitti, l'Italia è stata finalmente unificata nel 1861, diventando uno stato unitario. Durante il XX secolo, l'Italia ha vissuto momenti di grande trasformazione politica e sociale, tra cui la dittatura fascista di Benito Mussolini e la partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale. Oggi, l'Italia è una repubblica parlamentare e fa parte dell'Unione Europea. Il paese è noto per la sua cultura, la sua cucina, la moda e il suo patrimonio artistico. Geografia dell'Italia L'Italia è situata nel sud dell'Europa e si estende su una penisola che si affaccia sul Mar Mediterraneo. Il paese confina con la Francia, la Svizzera, l'Austria e la Slovenia. L'Italia è divisa in 20 regioni, ognuna con le sue caratteristiche geografiche e culturali. La geografia italiana è molto varia, con montagne, colline, pianure e coste. Le Alpi, che si estendono lungo il confine settentrionale, sono una catena montuosa famosa per le sue vette imponenti e i panorami mozzafiato. Il punto più alto delle Alpi italiane è il Monte Bianco, che raggiunge un'altezza di 4.810 metri. Le regioni centrali dell'Italia sono dominate dalla catena montuosa degli Appennini, che si estende per circa 1.200 chilometri dalla Liguria alla Calabria. Gli Appennini sono meno imponenti delle Alpi, ma offrono comunque paesaggi spettacolari e sono una popolare destinazione per gli amanti della natura e degli sport all'aria aperta. Le pianure del Po, situate nella parte settentrionale del paese, sono una delle aree più fertili d'Europa e sono famose per la loro produzione di riso, mais e frutta. Le coste italiane sono lunghe e varie, con spiagge sabbiose, scogliere rocciose e baie pittoresche. Le isole italiane, come la Sicilia e la Sardegna, offrono paesaggi unici e una cultura diversa dal resto del paese. Conclusioni La storia e la geografia dell'Italia sono strettamente intrecciate e hanno contribuito a plasmare la cultura e l'identità del paese. Conoscere la storia e la geografia italiana ti aiuterà a comprendere meglio la mentalità e le tradizioni degli italiani. Continua a esplorare e approfondire questi argomenti per arricchire la tua conoscenza della lingua e della cultura italiana. 7.2 Arte e letteratura L'arte e la letteratura italiana sono famose in tutto il mondo per la loro bellezza e importanza storica. In questa sezione, esploreremo alcuni dei più grandi artisti e scrittori italiani, nonché le opere d'arte e i capolavori letterari che hanno contribuito a definire la cultura italiana. Arte italiana L'arte italiana ha una lunga e ricca storia che risale all'antichità. Durante il Rinascimento, l'Italia è stata il centro dell'arte europea, producendo alcuni dei più grandi artisti di tutti i tempi. Uno dei più famosi è Leonardo da Vinci, noto per opere come "La Gioconda" (meglio conosciuta come "Monna Lisa") e "L'Ultima Cena". Le sue opere sono caratterizzate da una straordinaria attenzione ai dettagli e da una profonda comprensione dell'anatomia umana. Un altro grande artista italiano è Michelangelo Buonarroti, famoso per le sue sculture come "La Pietà" e "David", nonché per i suoi affreschi nella Cappella Sistina. Le sue opere sono caratterizzate da una grande maestria tecnica e da una profonda espressione emotiva. Altri artisti italiani di grande rilievo includono Raffaello Sanzio, con le sue opere classiche e armoniose, e Caravaggio, noto per il suo uso innovativo della luce e dell'ombra. Questi artisti hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia dell'arte e continuano ad ispirare gli artisti di oggi. Letteratura italiana La letteratura italiana ha una tradizione altrettanto ricca e influente. Uno dei più grandi poeti italiani è Dante Alighieri, autore de "La Divina Commedia". Quest'opera epica è considerata uno dei capolavori della letteratura mondiale e narra il viaggio di Dante attraverso l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. La sua scrittura è caratterizzata da una profonda riflessione sulla condizione umana e da una straordinaria bellezza poetica. Un altro grande scrittore italiano è Giovanni Boccaccio, autore del "Decameron". Questa raccolta di novelle è considerata una delle opere più importanti della letteratura italiana e ha influenzato molti scrittori successivi. Il "Decameron" narra le storie di un gruppo di giovani che si rifugiano in campagna per sfuggire alla peste e si raccontano storie per passare il tempo. Altri autori italiani di grande rilievo includono Alessandro Manzoni, autore de "I Promessi Sposi", un romanzo storico che racconta la storia di due giovani innamorati nel contesto della Lombardia del XVII secolo, e Italo Calvino, autore di opere come "Il Barone Rampante" e "Le città invisibili", che esplorano temi come l'immaginazione e la realtà. L'importanza dell'arte e della letteratura italiana L'arte e la letteratura italiana hanno avuto un impatto significativo sulla cultura mondiale. Le opere d'arte italiane sono esposte nei musei di tutto il mondo e sono ammirate per la loro bellezza e maestria tecnica. La letteratura italiana ha influenzato molti scrittori e artisti successivi, che hanno tratto ispirazione dalle opere dei grandi maestri italiani. Inoltre, l'arte e la letteratura italiana sono un importante veicolo per comprendere la storia e la cultura del paese. Attraverso le opere d'arte, possiamo esplorare le diverse epoche storiche e le idee che hanno plasmato l'Italia. La letteratura italiana ci offre una finestra sulla vita quotidiana, le tradizioni e le sfide che gli italiani hanno affrontato nel corso dei secoli. Studiare l'arte e la letteratura italiana non solo ci permette di apprezzare la bellezza delle opere, ma ci aiuta anche a sviluppare una migliore comprensione della cultura italiana e della sua identità unica. Inoltre, ci offre l'opportunità di arricchire il nostro vocabolario e migliorare le nostre competenze linguistiche attraverso la lettura di testi originali. In conclusione, l'arte e la letteratura italiana sono tesori culturali che meritano di essere esplorati. Attraverso l'apprendimento di queste forme d'arte, possiamo immergerci nella ricca storia e cultura italiana, arricchendo la nostra conoscenza e apprezzando la bellezza delle opere dei grandi maestri italiani. 7.3 Cucina italiana La cucina italiana è famosa in tutto il mondo per la sua varietà di sapori, ingredienti freschi e piatti deliziosi. In questa sezione, esploreremo alcuni dei piatti più iconici della cucina italiana e impareremo alcune parole e frasi utili per ordinare cibo al ristorante. I piatti italiani più famosi La cucina italiana è conosciuta per la sua semplicità e l'uso di ingredienti di alta qualità. Ecco alcuni dei piatti italiani più famosi: - Pizza: La pizza italiana è un classico intramontabile. La pizza margherita, con pomodoro, mozzarella e basilico, è uno dei piatti più popolari in Italia e nel mondo. - Pasta: La pasta è un'altra specialità italiana amata da tutti. Ci sono innumerevoli tipi di pasta, come spaghetti, penne, fusilli e lasagne, che possono essere accompagnati da una varietà di salse deliziose. - Risotto: Il risotto è un piatto di riso cremoso e ricco di sapore. Il risotto alla milanese, con zafferano e formaggio parmigiano, è uno dei più famosi. - Gelato: Il gelato italiano è conosciuto per la sua consistenza cremosa e i gusti autentici. Ci sono molti gusti tra cui scegliere, come cioccolato, fragola, pistacchio e limone. - Tiramisù: Il tiramisù è un dolce al cucchiaio molto amato. È fatto con savoiardi inzuppati nel caffè, crema di mascarpone e cacao in polvere. Frasi utili al ristorante Quando si mangia al ristorante in Italia, è utile conoscere alcune frasi per ordinare il cibo e comunicare con il personale. Ecco alcune frasi utili: - "Posso avere il men��, per favore?" - Chiedi il menù al cameriere. - "Vorrei ordinare..." - Inizia a fare il tuo ordine. - "Mi consiglia qualcosa di tipico?" - Chiedi al cameriere di consigliarti un piatto tipico. - "Mi piacerebbe provare il piatto del giorno." - Chiedi di provare il piatto speciale del giorno. - "Per me, un'insalata mista come antipasto." - Fai un'ordinazione specifica per te. - "Mi porti un bicchiere d'acqua, per favore?" - Chiedi un bicchiere d'acqua. - "Mi scusi, potrebbe portarmi il conto?" - Chiedi il conto alla fine del pasto. Specialità regionali L'Italia è divisa in diverse regioni, ognuna con la propria cucina tradizionale. Ecco alcune specialità regionali che potresti voler provare: - Piemonte: Il Piemonte è famoso per il suo tartufo bianco e il bollito misto, un piatto di carne bollita servito con salse deliziose. - Toscana: La Toscana è conosciuta per la sua bistecca alla fiorentina, un taglio di carne di manzo cotto alla griglia e servito al sangue. - Campania: La Campania è la patria della pizza napoletana, con la sua crosta sottile e i sapori autentici. - Sicilia: La Sicilia è famosa per i suoi cannoli, dolci a base di ricotta e pasta croccante. - Liguria: La Liguria è nota per il suo pesto alla genovese, una salsa a base di basilico, pinoli, aglio, formaggio e olio d'oliva. Buon appetito! La cucina italiana è un vero tesoro culinario e provare i suoi piatti è un'esperienza da non perdere. Speriamo che questa sezione ti abbia dato un'idea di cosa aspettarti quando ordini cibo in Italia e ti abbia fatto venire l'acquolina in bocca. Buon appetito! 7.4 Feste e tradizioni In Italia, le feste e le tradizioni sono parte integrante della cultura e della vita quotidiana. Ogni regione e città italiana ha le sue festività uniche e tradizioni che vengono celebrate con grande entusiasmo e partecipazione da parte della comunità locale. Queste festività offrono un'opportunità unica per immergersi nella cultura italiana e scoprire le tradizioni secolari che sono state tramandate di generazione in generazione. Una delle festività più importanti in Italia è il Natale, che viene celebrato il 25 dicembre. Durante questa festa, le famiglie si riuniscono per condividere un pasto speciale e scambiarsi regali. Le città italiane sono decorate con luci colorate e alberi di Natale, creando un'atmosfera magica e festosa. Una tradizione molto amata è il presepe, una rappresentazione della natività che viene allestita in molte case e chiese. Un'altra festa molto importante in Italia è il Capodanno, che viene festeggiato il 31 dicembre. Durante questa festa, le persone si riuniscono per festeggiare l'arrivo del nuovo anno. Una tradizione comune è quella di brindare con lo spumante a mezzanotte e scambiarsi auguri di buon anno. Molte città italiane organizzano anche spettacoli di fuochi d'artificio per celebrare l'occasione. La Pasqua è un'altra festività significativa in Italia. Durante questa festa, le famiglie si riuniscono per celebrare la resurrezione di Gesù Cristo. Una tradizione molto popolare è quella di scambiarsi uova di cioccolato e partecipare a processioni religiose. In molte città italiane, vengono organizzate rappresentazioni teatrali della Passione di Cristo, che attirano visitatori da tutto il mondo. Oltre alle festività religiose, ci sono anche molte festività civili in Italia. Una delle più famose è il Carnevale, che si tiene in diverse città italiane, come Venezia e Viareggio. Durante il Carnevale, le persone si vestono con costumi elaborati e partecipano a parate e feste di strada. È un momento di grande allegria e divertimento, in cui le persone si lasciano andare e si godono la compagnia degli amici e della famiglia. Un'altra festa molto amata in Italia è la Festa della Repubblica, che si celebra il 2 giugno. Questa festa commemora la nascita della Repubblica Italiana nel 1946, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Durante questa festa, vengono organizzate parate militari e spettacoli pubblici per celebrare l'unità e l'indipendenza dell'Italia. Ogni regione italiana ha anche le sue festività e tradizioni locali. Ad esempio, a Venezia si tiene il famoso Carnevale di Venezia, con le sue maschere elaborate e i costumi tradizionali. A Napoli, si celebra la festa di San Gennaro, il patrono della città, con processioni religiose e festeggiamenti in strada. A Siena, si tiene il Palio, una corsa di cavalli che si svolge nella piazza principale della città. Partecipare alle festività e alle tradizioni italiane è un modo fantastico per immergersi nella cultura del paese e imparare di più sulla sua storia e sulle sue tradizioni. Durante queste festività, è possibile assaggiare piatti tradizionali italiani, ascoltare musica folk e partecipare a eventi culturali unici. È anche un'opportunità per fare nuove amicizie e creare ricordi duraturi. In conclusione, le feste e le tradizioni italiane sono un aspetto fondamentale della cultura italiana. Ogni festività ha le sue peculiarità e offre un'esperienza unica per coloro che vogliono conoscere meglio l'Italia e la sua gente. Partecipare a queste festività è un modo divertente e coinvolgente per imparare la lingua italiana e scoprire la ricchezza della cultura italiana. 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personal-reporter · 1 year ago
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La passione e la cultura dei film italiani
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I film italiani rappresentano una delle pietre angolari della cultura del nostro paese. Sono diventati famosi nel mondo intero per la loro bellezza, il modo in cui raccontano le storie, la loro emozionante colonna sonora, l'interpretazione degli attori, e per i loro meravigliosi paesaggi italiani che riempiono lo schermo. La passione dei registi per la loro arte è ciò che rende questi film così speciali. In Italia, ci sono molti registi famosi che hanno creato dei capolavori cinmatografici che sono stati riconosciuti in tutto il mondo. Uno di questi registri è Federico Fellini, il cui nome è diventato sinonimo di cinema italiano. La sua carriera si è estesa dal 1940 fino ai primi anni '90, e nel corso della sua vita ha creato molti film di grande successo, come "La strada", "La dolce vita", "8 1/2", e molti altri. Questi film sono stati apprezzati dalla critica e dal pubblico, e hanno vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale. Un'altra figura importante del cinema italiano è il regista Bernardo Bertolucci. La sua filmografia spazia dal 1962 fino ai primi anni 2000, e comprende titoli come "Prima della rivoluzione", "Ultimo tango a Parigi", e "L'ultimo imperatore". Quest i film hanno un grande significato a cult urale e politico , e Bertolucci è stato uno dei registri i più amati e controversi del XX secolo. Ma non sono solo i registi ad aver reso i film italiani così speciali. Gli attori anche hanno avuto un ruolo chiave. Nomi come Marcello Mastroianni, Sophia Loren, Vittorio De Sica, e Gina Lollobrigida sono stati al centro di molte produzioni memorabili. La bellezza e la professionalità degli attori italiani hanno contribuito a rendere il cinema italiano così famoso. Ma il cinema italiano non è solo stato celebrato per le sue star e i suoi registi. La cultura italiana, la storia, e la belle zza del pa es aggio italiano sono stati celebrati anche per la loro importanza per gli spettatori . Molti film italiani sono racconti ispirati dai luoghi in cui sono stati girati, e questi posti sembrano essere di una bellezza senza pari una volta che compaiono sullo schermo. Famosi esempi di questo stile di cinema sono la trilogia di "Totò", girati a Napoli da Mario Mattoli, il quale ha raccontato la storia della città attraverso le vicende dei suoi abitanti. Questi film sono tra i più famosi e amati in Italia. Oppure, il film "La vita è bella", di Roberto Benigni, è stato incentrato sulla storia di un uomo che cerca di proteggere suo figlio durante l'Olocausto. Utilizzando la bellezza disarmante della città di Arezzo, in Toscana, Benigni è riuscito a creare un capolavoro che ha toccato il cuore degli spettatori in tutto il mondo. Oltre alla bellezza del paesaggio italiano, molti cineasti sono incoraggiati a girare film in Italia a causa della moda e del l'arte culinaria Italiana. L'Italia è conosciuta da molto tempo per essere un centro moda mondiale, e i costumi spettacolari e i design raffinati sono stati una parte importante dell'industria del cinema italiano. Inoltre, la cultura culinaria italiana è stata rappresentata in molti film come "Big Night" di Stanley Tucci ed "Eat Pray Love" di Julia Roberts. Nonostante la celebrità e il successo dei film italiani, alcune critiche sono state fatte all'industria cinematografica italiana per la sua mancanza di varietà e originalità. In risposta a queste critiche, tanti cineasti italiani stanno cercando di sperimentare con nuovi generi e stili, portando nuova aria alla produzione cinematografica italiana. In definitiva , i film italiani rap risentono ano una delle forme di arte più original i e belle del nostro paese. Ogni anno , nuovi film italiani sono prodotti e acclamati dai critici e dal pubblico in tutto il mondo . L'emozione, la bellezza, la passione, e la cultura sono alcune delle cose che rendono questi film italiani così speciali e memorabili. Articolo in collaborazione con streaming community Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Storia di Positano perla della costiera
La storia di Positano si perde nella notte dei tempi. Perla tra le perle della costiera amalfitana, è nota in tutto il mondo per i suoi caratteristici colori, i panorami mozzafiato e, perché no, per le sue delizie culinarie. Situato in una posizione strategica, è stato un importante centro marittimo nel Medioevo mentre il suo successo come meta turistica inizia nella seconda metà del Novecento. Incastonata nella costiera amalfitana Situato nella provincia di Salerno, fa parte della Costiera Amalfitana, una delle destinazioni turistiche più rinomate d'Italia nella regione Campania. La sua bellezza panoramica, con case colorate a terrazza che si affacciano sul mare, stradine tortuose, scalinate e una spiaggia principale, ristoranti tipici e negozi alla moda, la rendono una meta turistica molto apprezzata. È facilmente raggiungibile sia via terra, tramite strade panoramiche che collegano Positano ad altre città costiere, sia via mare, grazie ai traghetti che collegano Positano ad altri luoghi lungo la Costiera Amalfitana e le isole circostanti. Un luogo tranquillo L'origine esatta del nome "Positano" non è del tutto chiara, tuttavia non mancano teorie. Una di queste suggerisce che il nome derivi dal termine latino "posita", che significa "posto", "situato". Si farebbe riferimento alla posizione geografica di Positano, situata in una posizione elevata sulla costa. Una seconda indica che il nome derivante dal latino "Positanum" o "Positorium" significhi "posto di riposo" o "luogo tranquillo". Il riferimento sarebbe all'atmosfera rilassante e tranquilla della città. Secondo altri studiosi il nome deriverebbe dal greco "Poseidon", il dio del mare nella mitologia greca. Questa teoria potrebbe essere collegata al fatto che Positano sia una città costiera, situata sul Mar Tirreno. Qual è la storia di Positano? La storia di Positano risale a tempi antichi. Si ritiene che la zona sia stata abitata sin dal periodo dell'antica Roma. Durante il periodo romano, Positano era parte della regione di Campania et Sannium e faceva parte dell'antica Via Regia, una strada romana che collegava le città costiere della Campania. Successivamente, nel corso dei secoli, Positano passò sotto il dominio di diversi poteri, inclusi i Bizantini, i Longobardi e gli Arabi. Durante il periodo medievale, la città divenne un importante centro marittimo e commerciale, grazie alla sua posizione strategica sulla costa. Nel corso dei secoli, Positano subì un periodo di decadenza economica, ma nel XIX secolo iniziò a rivitalizzarsi grazie al commercio di prodotti locali, come il pesce, l'olio d'oliva e i prodotti tessili. Tuttavia, fu solo nel XX secolo che Positano divenne una meta turistica rinomata. Negli anni '50 e '60, Positano attirò artisti, scrittori e celebrità, tra cui Pablo Picasso, John Steinbeck e Sophia Loren. Ancora oggi Positano rappresenta un'importante destinazione turistica internazionale, apprezzata per la sua bellezza, il suo fascino e la sua atmosfera unica. Continua ad affascinare visitatori da tutto il mondo, offrendo loro un mix di storia, cultura e paesaggi mozzafiato lungo la splendida Costiera Amalfitana. In copertina foto di darrenquigley32 da Pixabay Read the full article
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fashionbooksmilano · 11 months ago
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Vestire la moda
Gioielli non preziosi dal 1750 ai nostri giorni
Deanna Farneti Cera
5 Continents Editions, Milano 2019, 400 pagine, 25x31cm, ISBN 978-8874399024
euro 75,00
email if you want to buy [email protected]
Deanna Farneti Cera è avvincente nel condurci attraverso la storia dei gioielli non preziosi che dalla metà del XVIII secolo all'ultima decade del XX hanno caratterizzato la storia del costume, la sua evoluzione e le trasformazioni dei gusti femminili. I "gioielli per tutti i giorni" riflettono in maniera sorprendente lo stile della donna che li indossa, come dimostra questo volume riccamente illustrato. Dalle romantiche creazioni vittoriane, si passa agli strass e alle decorazioni argentee di epoca edoardiana per arrivare agli elementi in plastica, che spesso davano un tocco di colore agli abiti neri dell'epoca del Charlestone. Linee nette, colori contrastati e astrazione distinguono il Déco prima che lo stile leggendario di Coco Chanel negli anni Trenta e le creazioni di Christian Dior nei Cinquanta esaltassero il ruolo del bijoux nella moda, Le rivoluzioni degli anni Sessanta portano all'utilizzo di materiali innovativi e colori fluorescenti a cui seguirà la rivisitazione del passato tipica dei Settanta. Gli anni Ottanta, infine, danno voce a realizzazioni di grande creatività e successo quali quelle di Ugo Correani per Versace e Karl Lagerfeld per Chanel.
19/02/24
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La storia e la vita meravigliosa di Roma, Città Eterna
Roma viene chiamata "Città Eterna" per la sua lunga e ricca storia, per la sua capacità di resistere al passare del tempo, per la sua importanza culturale e storica a livello mondiale, e per la sua bellezza senza tempo che continua ad affascinare e ispirare le persone di tutto il mondo che vengono a visitarla.
La vita di Roma abbraccia un periodo di tempo di oltre 2.500 anni. Situata nel cuore dell'Italia, la storia di Roma inizia secondo la leggenda nel 753 a.C., quando i fratelli gemelli Romolo e Remo fondarono la città sui sette colli. Nel corso dei secoli, la città è cresciuta e si è espansa, diventando uno dei centri più importanti dell'Impero Romano e del mondo antico. Durante l'età imperiale, la città ha visto la costruzione di molti dei suoi monumenti più famosi, tra cui il Colosseo, il Foro Romano, il Pantheon e il Mausoleo di Augusto.
Dopo la caduta dell'Impero Romano, Roma ha subito molte trasformazioni e cambiamenti, passando sotto il controllo di vari regni e imperi, tra cui quello Bizantino e quello Carolingio. Nel corso dei secoli successivi, la città ha visto la costruzione di molte delle sue chiese e monumenti più famosi, tra cui la Basilica di San Pietro, la Fontana di Trevi, la Piazza Navona e la Chiesa di Sant'Ignazio.
Nel corso del Rinascimento, Roma ha visto una rinascita della cultura e dell'arte, con artisti come Michelangelo, Raffaello e Caravaggio che hanno lasciato il segno sulla città. Durante questo periodo, la città ha visto la costruzione di molti dei suoi palazzi e musei più famosi, tra cui il Palazzo Farnese, il Palazzo Barberini e i Musei Vaticani.
Nel corso dei secoli successivi, la città ha subito molte trasformazioni e cambiamenti, diventando il centro della cultura, della moda e della politica in Italia. Durante il XIX secolo, la città ha subito importanti rinnovamenti urbanistici, tra cui la costruzione della ferrovia e la pulizia del Tevere. Nel XX secolo, Roma è diventata la capitale dell'Italia, e ha subito molte trasformazioni e cambiamenti, tra cui la costruzione della città del Vaticano e dei suoi edifici governativi.
Oggi, Roma è una città moderna e vivace, con una forte tradizione culturale e un patrimonio storico unico al mondo. La città continua ad attirare visitatori da tutto il mondo, che vengono per ammirare i suoi monumenti, i suoi musei, la sua cucina e la sua cultura. Nonostante i molti cambiamenti e le molte sfide che la città ha affrontato nel corso dei secoli, Roma rimane una città affascinante e vibrante, e un simbolo della storia e della cultura dell'umanità.
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pangeanews · 4 years ago
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“Il problema cinese da solo è così vasto che nessuna nazione può permettersi ormai di ignorarlo”. Il libro fondamentale di Ezra Pound: “Cathay” (tranquilli, in Italia non c’è più)
Nel 1915 Ezra Pound pubblica a Londra, in una bellissima edizione in coperta azzurra – che ricorda, col senno del dopo, i volumi Scheiwiller – per Elkin Mathews, Cathay, silloge – all’apparenza – di poesie cinesi del canone classico. Per lo stesso editore Pound aveva pubblicato Personae (1909), Exultations (1909), Canzoni (1911). Sono gli anni in cui il poeta fonda riviste – “Blast”, ad esempio, con Wyndham Lewis – e avanguardie, che nascono e subito muoiono – l’imagismo, il vorticismo –, anni, cioè, in cui cerca la propria voce. Con Cathay, prima di tutti, ad esempio, il poeta insegna che la vera avanguardia è scavare nei recessi di civiltà perdute. Pensate a Picasso ispirato dall’arte africana, a Van Gogh sedotto dalle stampe giapponesi: Pound trova in Cina il suo linguaggio. Autentico. Autonomo. Perché è attraversando qualcosa che si approda a se stessi. Per alcuni, Cathay è la più bella raccolta di poesie di Pound. Non è un puzzle critico: sappiamo che il poeta, quando traduce, crea – un esempio nostrano: Quasimodo che piglia e modella i lirici greci. Sentite che bellezza i versi dell’apocrifo Rihaku (la traduzione è di Alfredo Rizzardi):
A settentrione delle mura monti azzurri, Bianco fiume che serpeggi intorno ad essi; Qui dobbiamo separarci E andarcene per miglia e miglia di erba morta.
La mente simile ad ampia nuvola ondeggiante, Il tramonto simile all’addio di vecchi amici Che di lontano s’inchinano al di sopra delle mani congiunte. I cavalli nitriscono l’un l’altro Mentre partiamo.
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Quando è estetico, l’interesse di Pound è soprattutto ‘scientifico’, infine etico. Pound aveva scoperto la grandezza della poesia cinese antica e del teatro giapponese Noh (amore, quest’ultimo, condiviso con William B. Yeats) attraverso gli studi di Ernest Fenollosa, insigne studioso americano, orientalista entusiasta, già professore all’università di Tokyo, morto a Londra nel 1908. Pound vedeva nell’ideogramma cinese – usato con continuità nei Cantos – un “mezzo di poesia”, come scrive, con indole profetica, come sempre, nel saggio dedicato a Fenollosa: “Il secolo ventesimo non solo apre una pagina nuova sulla storia del mondo, ma schiude anche un nuovo sorprendente capitolo. Orizzonti di strani futuri si aprono all’uomo: culture che abbracciano il mondo intero… Il problema cinese da solo è così vasto che nessuna nazione può permettersi ormai di ignorarlo”. Non solo Pound impone il tema della grande poesia classica orientale, poi di moda (in Italia, fu sdoganata anche da Montale), con forza (“Abbiamo degradato i Giapponesi al rango di plagiari. Abbiamo ritenuto stupidamente che la storia cinese non presentasse alcun barlume di cambiamento nell’evoluzione sociale, nessun’epoca saliente di crisi morale e spirituale… Disgraziatamente in America e Inghilterra si è fatta strada l’idea che la poesia cinese e giapponese sia quasi un gioco futile, senza importanza nel complesso delle grandi letteratura”), ma gl’interessa l’ideogramma come dispositivo linguistico. L’ideogramma infatti è concreto, visivo, molteplice. È immagine che diventa suono e che crea, con forza sintetica, ineguagliata, molti sensi. L’ideogramma sembra rispondere all’utopia di Rimbaud (le parole che si odorano, si vedono, si toccano) e ai criteri dell’imagismo (che postula di “trattare direttamente la ‘cosa’”, non usare parole di troppo, definire un ritmo). L’ideogramma è un amuleto: sei tu a farlo parlare.
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Insomma, Cathay è il punto di snodo della poetica di Pound. Negli States la Fordham University Press, per la cura di Timothy Billings, ha pubblicato una critical edition del libro, che va trattato come testo poetico di Ezra Pound più che come abbecedario del sinologo dilettante. Nel mondo spagnolo, Buenos Aires Poetry ha da poco partorito una versione di Cathay per la cura di Juan Arabia, poundiano di platino. Anche noi avevamo una bella edizione di Cathay, nella collana ‘trilingue’ Einaudi curata da Valerio Magrelli: in quel caso le poesie di Pound furono ‘trattate’ da Maria Rita Masci e Alessandra C. Lavagnino. Naturalmente quel libro, edito nel 1997, così importante (e bello!, pura poesia desunta da nuvole e pietre), ora risulta “non disponibile”.
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Certo, non che vada meglio in altri mondi all’apparenza ‘avanzati’, più colti. In un saggio pubblicato sulla rivista del “The Russell Kirk Center”, J.L. Wall usa miniere di preservativi per dirci sapide ovvietà, cioè che Pound è “una delle figure cardine della letteratura del XX secolo”. Prima però dobbiamo sorbirci un pippone retorico e puritano (“Cosa dovremo fare di Pound? Una risposta sarebbe ‘cancellarlo’, gettare la sua statua nel fiume e attendere che l’acqua la cancelli. Un gesto del genere non è privo di fondamento: definire ripugnante la sua politica e la sua personalità è un eufemismo. Ma sarebbe anche troppo semplice. Le impronte di Pound sono ovunque: su The Waste Land, ma anche sulle carriere di Yeats, Frost, William Carlos Williams e H.D.; sulla pubblicazione dell’Ulisse di Joyce; sull’imagismo, il vorticismo, la ‘nuova poesia’ del secolo scorso”) e una proposta critica inaccettabile (“È stato poeta di talento, innovativo, fino ai trentacinque anni. I Cantos, sui quali ha scommesso la propria reputazione, sono stati un fallimento”: idiozia al cubo, Pound è poeta implacabile perché imperfetto, imperituro proprio nelle ultime poesie, della vecchiaia, nitide come profezie mutilate, al vento, come uno che vada a bracciate nello stellato). Amen. Affrettiamoci a ripubblicare Cathay.
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L’impegno di Pound dentro la letteratura cinese, come detto, continuò, con l’ostinazione dell’avventuriero. Quando fu arrestato, prese con sé i libri di Confucio, consolazione al St. Elizabeths. Nel 1954 la Harvard University Press pubblica la sua versione di The Classic Anthology Defined by Confucius, tradotta per Scheiwiller da Carlo Scarfoglio nel 1964 (“È questo il tesoro di voci e di vite umane che ci è stato tramandato dal fondo degli ultimi tremila anni; che Confucio, secondo i cinesi, ha non creato, ma messo nella sua vera luce e che Ezra Pound ha reso accessibile a tutti coloro che sanno legger l’inglese”). Nel 1951 aveva tradotto gli Analecta, specificando che “lo studio della filosofia confuciana giova maggiormente di quella greca in quanto non si spreca tempo in vane disquisizioni sull’errore”. Di “ricerca etica e linguistica” più che di traduzione parla Mary de Rachewiltz, che di quel libro ha curato la versione italiana, sempre per Scheiwiller. Sulla copertina gialla, adornata da ideogramma in rosso, l’autore risulta “Pound-Confucio”. Anche quei libri sono difficili da trovare, va da sé, e sono un autentico tesoro.
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“Non conoscere le parole significa non possedere il fluido necessario per conoscere gli uomini” sentenzia Confucio attraverso Pound. Nell’educazione canonica, per chi volesse raggiungere ruoli di governo, in Cina e in Giappone, all’epoca, era necessario superare prove che dimostrassero la conoscenza della lirica, in tutti i suoi generi, nelle sue forme cangianti. Non si doveva diventare poeti, ma saper scrivere poesia: cioè conoscere l’arte dell’allusione, riposare all’ombra di alcune lettere, distinguere la logica dall’ispirazione. Ignari della grammatica, del ritmo, della presenza retorica sarebbe stato impossibile condurre un popolo, dare leggi agli uomini, capire la parola del cielo e quella della terra. (d.b.)
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cirifletto · 5 years ago
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Le 12 Scene Cult Del Cinema Di Federico Fellini
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Un ricordo del regista riminese, nell'anno del centenario della nascita, attraverso scene memorabili dei suoi capolavori Federico Fellini nasce il 20 gennaio 1920 e quest'anno ricorre il centenario della sua nascita. In questa occasione, per celebrarlo, vogliamo ripercorrere la sua filmografia attraverso una serie di scene che sono entrate nell'immaginario collettivo e rimarranno indelebili nella storia del cinema.
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Anita Ekberg che fa il bagno nella Fontana di Trevi, Gradisca in Amarcord sono alcuni esempi di scene indimenticabili. Ma il cinema di Federico Fellini è ricchissimo di momenti memorabili. Istanti che conservano intatto il potere dell'affresco di un'epoca e del sogno con visioni di un'umanità dolente e giocosa, che in pochi attimi manifesta la firma del genio. LEGGI ANCHE... Il Cinema Di Woody Allen In 10 Scene Indimenticabili
I VITELLONI (1953)
Sordi spaccone, che sbeffeggia i "lavoratori della malta" con pernacchia e gesto dell’ombrello. Poi la macchina si fermerà e lui dovrà darsela a gambe di fonte agli operai decisamente arrabbiati. Ma la scena, simbolo del film sui cinque nullafacenti di provincia, scritto da Federico Fellini, insieme a Ennio Flaiano, entra nella storia del cinema. E pure in quella del costume. https://youtu.be/jD45TQIfcoo Moraldo (Franco Interlenghi), il più giovane della combriccola dei cinque vitelloni, sceglie davvero di partire, di andare non si sa dove: "Non lo so! Debbo partire. Vado via". Alla stazione Guido (Guido Martufi), il giovanissimo ferroviere, interroga Moraldo sul motivo della sua decisione. Ma quest’ultimo non risponde, è evasivo. Nemmeno lui conosce le sue sorti, sa solo che dalla provincia bisogna andarsene: per cercare fortuna, per crescere, o magari, semplicemente, per combattere contro quei sentimenti asfittici, respirati per tanti anni, gli stessi che soffocano qualsiasi aspirazione, che piegano l’io senza possibilità di differenziarsi. Da un lato v’è dunque il Fellini delle partenze, colui che avrà bisogno della città, della grande metropoli per creare e comprendere. Dall’altro, invece, permane il Fellini della provincia, colui che saprà trasformare il luogo da cui più si è distanziato in inesauribile fonte d’ispirazione. Scena memorabile con il treno che parte e idealmente attraversa, come in un sogno, le camere dei suoi amici, quasi fosse un saluto onirico. https://youtu.be/I_vbmK75STg
LA STRADA (1954)
I finali erano una delle specialità di Fellini, e la spiaggia ovviamente è un elemento altamente simbolico per il regista riminese. Per questo il pianto disperato, e quasi redentore, della "bestia" Zampanò (Anthony Quinn) avviene proprio in riva al mare di notte, dopo che ha saputo della morte di Gelsomina (Giulietta Masina). La strada vinse l’Oscar come miglior film straniero e lanciò Fellini a livello internazionale. https://youtu.be/aIQ_h90BO0k
LE NOTTI DI CABIRIA (1957)
Quando Cabiria sembra non farcela a risollevarsi dall’ennesimo colpo basso della vita e pensa di suicidarsi, lungo una strada di campagna, incontra un gruppo di ragazzi che canta e suona in allegria e che le restituisce la gioia e la fiducia nel futuro. Giulietta Masina, compagna di vita e di set di Federico Fellini, non dice una parola, fa tutto con lo sguardo. E il resto lo fa Nino Rota con la sua musica. Secondo Truffaut, "il finale del film è un prodigio di potenza e di forza, nel senso più nobile del termine". Altro giro, altro finale e altro Oscar. https://youtu.be/u0rqhdx1154
LA DOLCE VITA (1960)
La scena simbolo del film, che è stata definita anche la scena simbolo del cinema italiano del XX secolo, e nella top ten di quello mondiale, è quella del bagno nella fontana di Trevi di Anita Ekberg e Marcello Mastroianni. La celeberrima e sensualissima scena, di un tre minuti circa, è entrata di diritto nell’immaginario popolare italiano e nel nostro patrimonio culturale. Si narra che, durante le riprese della celebre scena nella fontana di Trevi, Anita Ekberg non ebbe problemi a restare in acqua per ore, mentre Mastroianni, d’accordo con Fellini, per sopportare il freddo dovette indossare una muta sotto i vestiti e bere una bottiglia di vodka prima di girare. https://youtu.be/7_hfZoe9FHE Sì, ok, la scena della fontana con la fotonica Anita Ekberg, "Marcello, come here!" e tutto il resto. Ma il finale della Dolce Vita è uno dei più amaramente simbolici e poetici del cinema: l’occhio della manta gigante (il pesce mostro nasce da un ricordo di Fellini ragazzo) che guarda Marcello e, oltre il canale, la voce dell’innocenza che lo richiama, ma che lui non comprende, facendosi trascinare via dalla sua vita vuota. Memorabile. Ancora una volta, un finale sulla spiaggia. https://youtu.be/pIkFea5aO1g
8½ (1963)
La rumba della Saraghina (l’attrice americana Eddra Gale) sulla spiaggia è l’educazione sessuale del maestro da piccolo: i bambini scappati dal collegio pagano la prostituta perché si spogli. L’opposizione tra la sua figura – amore, sesso vissuto in libertà – e la Chiesa – repressione e limitazione – sta tutta in questa scena: tra la danza morbida della Saraghina e la rigidità dei due preti che arrivano a castigare il protagonista. https://youtu.be/_n2s5i2i2Jg
GIULIETTA DEGLI SPIRITI (1965)
Sandra Milo sull’altalena con il mitico costume creato per lei da Piero Gherardi, nel bel mezzo di un numero tra cavalli ed elefanti, apice barocco e visionario di Fellini. Nel ricordo raccontato da Giulietta, è la ballerina con cui il nonno della protagonista era fuggito. Ma la Milo incarna tutte le versioni della voluttà nel film che racconta la crisi del matrimonio secondo il maestro. https://youtu.be/63y30JttflE
ROMA (1972)
Roma, magnifico e visionario ritratto della Città Eterna visto attraverso gli occhi di un giovane riminese, è pieno di momenti cult – l’ultima apparizione sullo schermo di Anna Magnani, che chiude la porta in faccia a Fellini al grido di: “A Federi’, va a dormi’ va’”, oppure Mastroianni a cena, in una scena che è stata tagliata dal cut americano – ma noi scegliamo la sfilata di moda del clero davanti a un cardinale tronfissimo, mentre due suore all’organo accompagnano con musiche para ecclesiastiche rivisitate con sarcasmo da Nino Rota. Praticamente The Young e The New Pope, ma negli anni ’70. https://youtu.be/SS5RZqZXhiU
AMARCORD (1973)
Ciccio Ingrassia questo film non voleva nemmeno farlo: quello dello Zio Teo, il ruolo del parente matto che si arrampica su un olmo a gridare “Voglio una donnaaa!”, gli sembrava troppo marginale. E invece la scena dell’albero segnò la memoria degli spettatori nel film più autobiografico di Fellini e questo cameo di culto aprì definitivamente a Ingrassia le porte cinema d’autore. Durante una lunga pausa di lavorazione, la troupe si dimenticò dell’attore mentre stava appollaiato sui rami, in attesa del ciak. https://youtu.be/_dn63mQeO4E Nell’ampio catalogo delle ossessioni femminili di Federico Fellini, la "Gradisca", interpretata da Magali Noel in "Amarcord", rappresenta la bella di provincia, quella che avanza compiaciuta lungo il corso principale della città, scatenando fremiti di desiderio e, soprattutto, mostrandosi pronta a soddisfarli. Da qui il soprannome, diventato quasi aggettivo, per indicare uno stereotipo di donna universale, diffuso ovunque, ben oltre i limiti della provincia riminese. La scena clou del film era quella in cui, cappotto rosso e basco in testa, improvvisava da sola uno spogliarello, restava in sottoveste nera e fili di perle, poi entrava in un grande letto candido e, rispettosamente, si offriva alla massima autorità di passaggio in paese: "Signor Principe, gradisca". https://youtu.be/KfmwmEYP77A
LA VOCE DELLA LUNA (1990)
“Dopo aver tanto cercato, ho ritrovato Pierino. Proprio lui: leggero, buffissimo, lunare, misterioso, ballerino, mimo, che fa ridere e piangere. Ha il fascino dei personaggi delle fiabe, delle grandi invenzioni letterarie. Rende credibile qualunque personaggio e tutti può abitarli. Amico degli orchi e delle principesse, dei ranocchi che parlano. È come Pinocchio e Giovannin senza paura”, aveva detto Federico Fellini di Roberto Benigni nella sua ultima intervista. Per il suo canto del cigno ha voluto lavorare con lui (e Paolo Villaggio): “Questo film è anche il suo testamento sulla nostra società, sul nostro mondo di adesso. Fa vedere il nostro rimbecillimento, la volgarità, e addirittura la nostra fine. Era un amarissimo commento sui nostri tempi, ma fatto con la sua solita bellezza stilistica”, ha ricordato Benigni. https://youtu.be/opvLX71dBWM Un consiglio. Guardatevi i film interamente. Assaporerete verità e leggerezza ma anche sogno e fantasia. Qualità che si trovano sicuramente nel genio di Federico Fellini. Buona visione.... da Tommaso!! Vieni a visitarci sulla nostra pagina Facebook e Metti il tuo MiPiace! Salva Read the full article
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phylingo · 5 years ago
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Kurt Gödel, è stato definito forse il più grande logico dopo Aristotele. Figura nota più nell’ambiente che al pubblico degli appassionati di scienza,  è senza nessun dubbio  l’uomo che più di tutti ha influenzato il pensiero scientifico matematico e logico (e quindi anche quello della scienza dei computer), negli ultimi 100 anni, cambiandolo probabilmente per sempre. Nel 1931 ha enunciato  due teoremi di incompletezza che si dice abbiano scardinato i fondamenti stessi della matematica. Ma da dove nasce questa idea?  Nei primi del ‘900 era opinione diffusa tra i fisici e i matematici e gli uomini di pensiero, che la scienza umana fosse dimostrativamente illimitata, precisa e perfetta in ogni sua parte. Questo era chiaro, secondo loro, anche dalle mille conquiste del secolo, cioè di tutto il 1800:  questa fiducia incrollabile, questa idea che tutto è possibile e scienticamente spiegabile e tecnologicamente controllabile dall’uomo, ha  anche un nome nel campo della storia della filosofia, positivismo.
Ma il termine è forse anche più incisivo di così, ha un doppio significato: uno filosofico-cosmico, ovvero l’idea che esista nella realtà solo ciò che è positivo, quindi materialmente dimostrabile, concreto, toccabile. E uno  morale, piscologico-storico, che tutto è alla portata della scienza moderna, tutto è nella potestà dell’uomo. Dato che esiste solo ciò che è materiale e la scienza studia la materia, l’uomo controlla indirettamente con la scienza e la tecnologia, tutto. Questo pensiero dominava allora, e domina tuttora anche la nostra società. Quando chiediamo alla medicina di guarire tutti, o diciamo che un giorno ogni malattia sarà sconfitta, siamo positivisti, anche se non lo sappiamo o non ne siamo perfettamente coscienti.
E d’altro lato siccome Dio non lo si vede nè nelle provette, nè nei telescopi,ne nelle teorie della Fisica, evidentemente non ha verità “materiale” , noi diciamo cn termini moderni che è “evidente” che Dio non esiste.  Non per caso viviamo in una società materialista, e fondamentalmente atea. E forse vuota sul piano spirituale.
Ma torniamo agli inizi del ‘900.  Per gli scienziati dell’epoca, come per l’uomo comune di oggi, la scienza era ed è in grado di realizzare ogni promessa, prima o poi, ed è positiva, ovvero cristallina e chiara in ogni parte, manipolabile, cioè controllabile in modo trasparente e in tutte le sue componenti, e in particolare lo era e lo è - cosi si pensava - anche la matematica che è la regina di tutte le science e il fondamento delle scienze fisiche, statistiche, chimiche, tecnologiche, etc. Era  una pura questione di buonsenso, si pensava, allora come ora;  si doveva solo dimostrarlo. Tutto è conoscibile. E certamente lo si sarebbe dimostrato. Il campione di questa posizione tra i matematici divenne David Hilbert, eminente e rispettato matematico operante a cavallo dei secoli XIX e XX. In particolare, nel 1900, a Parigi, Hilbert  a trentotto anni - all’alba di un nuovo luminoso secolo, nella città considerata la punta di diamante della scienza e della tecnolgia di allora - espone la sua teoria, la sua promessa di uomo positivista:
Non esistono problemi insolubili in matematica, tutti possono essere risolti con la sola forza dell’intelletto
Hilbert, va detto, è uno dei padri dell’algebra moderna, un matematico raffinato e di grandissimo talento. E’ una delle più grandi menti della matematica di tutti i òtempi, non è un ingenuo sprovveduto o un improvvisato divulgatore. La sua opinione conta. A rinforzo di questa sua visione, al primo Congresso internazionale dei matematici, nel 1900 sempre a Parigi, David Hilbert  propone quasi "pretende”, con una certa enfasi,  dalla comunità scientifica matematica di rispondere -  a tre domande chiave che consentano quindi di stabilire quello che  gli scienziati consideravano la verità fondante e assoluta, quella verità assoluta che aspettava solo di essere dimostrata a gloria del pensiero umano, elevato e potente come quello di un dio -  propone e “pretende”, dicevo, di rispondere a questi tre quesiti fondamentali:
La matematica è completa? È in grado di dimostrare o refutare un qualsiasi enunciato all’interno del suo medesimo sistema di regole?
La matematica è coerente? È in grado di evitare che attraverso una serie di dimostrazioni tutte interne al suo sistema di regole si giunga a un enunciato falso del tipo 2+2=5?
La matematica è decidibile? Esiste un metodo universale e ben definito per desiderare a priori se un qualsiasi problema è solubile o meno? (oggi diremmo, e diciamo: si può scrivere un programma per computer per decidere se un qualsiasi problema è solubile o meno? Ovvero si può  far decidere un programma da un altro programma, cioè automatizzare il pensiero?)
... Come dire, ecco qua la strada: l’uomo moderno non è più dominato dai bisogni materiali grazie alla scienza, cioè grazie a noi, i semidei di questa nuova “religione”.   L’uomo può tutto e quel che non può ora lo potrà domani, grazie alle scoperte  future della scienza, destinata a progredire al’linfinito. Tutto è alla portata della ragione quindi. Dobbiamo solo dimostrare, ora, noi matematici, sul nostro lato, questi tre importanti e fondamentali concetti e la gloria dell’uomo sarà imperitura e un nuovo  secolo dell’oro si aprirà di fronte a noi, perchè abbiamo dimostrato che niente è impossibile ai mezzi umani, che niente è precluso all’uomo. Che la scienza capisce tutto e quindi può tutto.
Trent’anni dopo, un giovanissimo ricercatore e studioso Viennese, risponde alle pretese tre domande di Hilbert, ma lo fa in modo sorprendente.
A Königsberg, il 7 settembre 1930, a un convegno di filosofia della scienza, Kurt Gödel prende parola. Ha solo 24 anni, e afferma di aver trovato la risposta a uno dei tre fondamentali quesiti di Hilbert posti trent’anni prima. “La matematica è completa?”
Kurt, a differenza di quanto credeva e voleva tutta la comunità di matematici e filosofi del periodo, risponde chiaramente e senza tergiversare: “no”. Risponde dimostrandolo.
Questa risposta  distruggerà l’ambizioso programma di Hilbert, e cambierà radicalmente e per sempre la visione della matematica moderna, della logica e della scienza moderna in generle, dando origine a una visione della scienza del tutto nuova. Nessuno aveva mai pensato, in millenni, che anche la matematica, la scienza esatta per definizione, esatta perchè inventata dalla ragione umana, nessuno aveva mai pensato che avesse dei limiti intrinseci, in ogni sua possibile formulazione.
Gödel pubblicò il suo risultato nel 1931, l’anno successivo, quando lavorava presso l'Università di Vienna. Il lavoro conteneva i famosi due teoremi di incompletezza che da lui presero il nome, secondo i quali ogni sistema assiomatico consistente e in grado di descrivere l'aritmetica dei numeri interi è dotato di proposizioni che non possono essere nè dimostrate né confutate sulla base degli assiomi di partenza. Notate che dice nè dimostrate nè confutate contemporaneamente. Parafrasando: se un sistema formale S è consistente (privo di contraddizioni), allora è possibile sempre costruire una formula F sintatticamente corretta, ma indimostrabile in S, sistema che quindi risulta “incompleto”. Godel dice, se un sistema formale è logicamente coerente, la sua non contraddittorietà non può essere dimostrata stando all'interno di quel sistema logico. In altre parole, si entra in un loop fatale: se il sistema è rigoroso genera proposizioni che sfuggono la teoria che le ha generate, e se non lo è... be’ non e’ scienza. E’  una vera e propria bomba sul piano filosofico e pratico, paragonabile negli effetti a quello che fu la teoria della relatività in fisica, uno slittamento che colpisce le basi stesse della matematica. E non colpisce solo la matematica già nota, ma anche quella non ancora nota e tutta quella ancora da inventare, qui e in tutti gli universi possibili. Ka-boom! Gödel ha solo raso al suolo il positivismo e tutto il pensiero umano dal 1500 a oggi. Illuminismo incluso. E ha detto, la matematica, al contorno, non sa che dice.
I teoremi di Gödel nascevano in relazione alle ricerche volte a realizzare il programma di Hilbert, che chiedeva di trovare un linguaggio matematico che potesse provare da solo la propria consistenza o coerenza. Gödel dimostrò che la coerenza di un sistema è tale proprio perché non può essere dimostrata. La ragione pura ha dei limiti invalicabili, e Goedel l’aveva dimostrato nero su bianco e per sempre. Oggi e nel futuro. Molti non compresero le affermazioni di Gödel dapprincipio. ritenevano che il suo teorema minasse ogni possibilità di giungere ad una assoluta certezza nella matematica. Che smacco per i matematici. Gödel era convinto, invece, di non avere affatto dissolto la consistenza dei sistemi logici, da lui sempre considerati come funzioni reali dotati di valore ontologico, e che anzi il suo stesso teorema di incompletezza avesse una valenza di oggettività logica. Oltretutto, spiegava Gödel, la presenza di un enunciato che affermi di essere indimostrabile all'interno di un sistema formale significa appunto che esso è vero, dato che non può essere effettivamente dimostrato. Lo so, non è banale capire o parlare di questi punti, e non è facile addentrarsi in dimostrazioni che richiederebbero una conoscenza specialistica. Posso dire che nessuno ha mai messo in dubbio il teorema di incompletezza. E’ la scienza che si è adeguata a Goedel ed è cambiata, dopo, a causa di Gödel. Avete mai sentito parlare, ad es,  di Teoria del Caos, o di effetto farfalla? I modelli matematici caotici, oda qriginano da questo rovesciamento filosofico, di cosa è dimostrabile, e prevedibile, in una teoria. Per dire. Probabilmente senza Goedel, non esisterebbe neanche l’artificial intelligence instance based. Quella che va di moda oggi, per capirci. S.Tommaso D’Aquino con un’argomentazione identica, aveva affermato una cosa molto simile, nel 1260, nel contesto dei suoi studi di Teologia. Questa realtà indimostrabile che è vera proprio perchè non può essere dimostrata, è nel sistema di D’Aquino,  Dio. Dio esiste perchè è un indimostrabile by design. Incircumscriptibilis, dice Tommaso. Tommaso dice che Dio va dimostrato perchè la sua esistenza non è evidente, ma anche che Dio ha una natura infinita  e quindi inafferrabile alla mente umana, ovvero che Dio è “la formula corretta, ma indimostrabile nel sistema”, che in questo caso è la teologia, o la filosofia.  E quindi, seguendo il pensiero di Gödel a posteriori, e di Tommaso a priori e all’epoca, proprio perchè Dio è indimostrabile nel sistema, significa che la ragione è coerente, e che Dio è vero essendo un inafferrabile. Contemporaneamente. Dio esiste perchè indimostrabile. Sottile e intelligente. Aristotele, D’Aquino e Gödel parlano di cose non banali, della natura finale delle cose, e delll’umoo, dei fondamenti del reciproco pensiero, raggiungendo complesse e raffinate vette del pensiero umano, e influenzando la storia della scienza e della filosofia (e della teologia) in modo definitivo. Siamo fortunati a non essere nati prima, ma dopo Gödel perchè grazie a lui, la scienza di oggi è molto più interessante, invece che fondata su una monolitica, assiomatica, turrea e statica verità, è una cagiante e sfuggente descrizione del pensiero umano, che a volte mostra colori imprevedibili e affascinanti e i bagliori di nuove verità impossibili, forse apparentemente contradditorie ma certo innovative, e foriere di nuove avventure all’orizzonte. Tutto sta nell’afferrarle. https://www.youtube.com/watch?v=w6e14vcmwKY
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fotopadova · 3 years ago
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Annie Leibovitz: "È negli intervalli che si può davvero raccontare una storia"
di Nathalie Dassa da https://www.blind-magazine.com (trad. G.Millozzi)
--- È una delle ritrattiste più iconiche al mondo che ha celebrato le persone più potenti d'America per oltre cinque decenni. Vincitrice del Prix de Photographie-William Klein, assegnatole dall'Académie des beaux-arts, Annie Leibovitz è oggetto di una mostra all'Institut de France di Parigi ed allo stesso tempo pubblicato il suo primo libro interamente dedicato all'universo della moda.
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              Ritratto di Annie Leibovitz © Annie Leibovitz
Sfogliare gli archivi di Annie Leibovitz è sempre un re-incanto. Perché si tratta di rivisitare la storia della fotografia americana, di rituffarsi nella nozione di ritratto e di sondarne la concezione così singolare, poetica ed espressiva. Figlia di un’insegnante di danza e di un tenente colonnello dell'aeronautica americana, questa donna, nativa di Waterbury, nel Connecticut, ci riporta indietro nel tempo. Una carriera folgorante iniziata all'età di 21 anni mentre era ancora studentessa, sotto l'evidente influenza di Henri Cartier-Bresson, Robert Frank e Richard Avedon. Dal suo debutto su Rolling Stone (1970) a Vanity Fair (1983) e Vogue (1998), Anna-Lou chiamata Annie è stata in grado di catturare e rivelare la personalità di ciascuno dei suoi soggetti, affinando la sua messa in scena concettuale e teatrale attraverso un'estetica raffinata, sempre con una certa autenticità. Fotogiornalismo, reportage intimi, personaggi politici, controcultura e femminismo, star del cinema, musica e moda… Ha costruito un lavoro fotografico in cui spiccano scatti iconici.
Nelle belle arti della vita
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      Prix de Photographie-William Klein, Annie Leibovitz - Académie des beaux-arts. © Juliette Agnel
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      Prix de Photographie-William Klein, Annie Leibovitz - Académie des beaux-arts. © Juliette Agnel
 Annie Leibovitz, che quattro anni fa ha venduto i suoi preziosi archivi alla Fondazione LUMA di Arles, ha ricevuto quest'anno in Francia il Prix de Photographie-William Klein dall'Académie des beaux-arts. Questo premio, dotato di 120.000 euro e assegnato ogni due anni, viene assegnato a "un fotografo di qualsiasi nazionalità e di qualsiasi età per tutta la sua carriera e per il suo impegno per la fotografia". È la seconda vincitrice dopo il fotografo indiano Raghu Rai. In questo contesto le è stata dedicata una mostra al Pavillon Comtesse de Caen al Palais de Institut de France, con più di 200 immagini presentate, che coprono la sua prolifica e proteiforme carriera.
Come è consuetudine, anche con Annie Leibovitz questa selezione, divisa in quattro stanze, è raggruppata in griglie e in maniera quasi cronologica, e lei ha spiegato: "Volevo mostrare l'infinita possibilità e la grandezza di ciò che costituisce la fotografia".
Ci tuffiamo così nei suoi primissimi tentativi, in Israele, nelle Filippine su una base aerea dove officiava suo padre, o alla possibilità della vita quando cercava il suo stile, ispirandosi ai suoi “eroi” della fotografia con con cui ha lavorato e ha studiato al San Francisco Art Institute: “C'era una sana competizione tra noi. Sono diventata fotoreporter per Rolling Stone grazie a tutto ciò che ho imparato da Cartier-Bresson e Frank. La fotografia fa davvero parte dell'arte. "
Spirito di un'epoca
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          Veduta della mostra - Académie des beaux-arts. © Juliette Agnel
John Lennon e Yoko Ono abbracciati (scatto poche ore prima dell'assassinio del cantante), Rolling Stones in tournée, Demi Moore incinta, Whoopi Goldberg in un bagno di latte, Richard Nixon che lascia la Casa Bianca in elicottero dopo le sue dimissioni... Le sue foto iconiche sono quasi tutti lì, ben appesi alle pareti nere del Padiglione. Come un ricordo nostalgico di un'epoca passata, le foto di Annie Leibovitz sono la veridicità di questa seconda parte del XX secolo. A cominciare dallo scandalo Watergate.
"All'epoca, la Casa Bianca non era sicura di come lavorare con Rolling Stone , ma non poteva ignorare una rivista di tale importanza", ricorda.“Sono stata uno degli ultimi giornalisti accreditati quando Nixon si è dimesso. In mezzo a tutti questi fotografi esperti mi sentivo come se fossi un treno in ritardo. Quando ha lasciato l'edificio, tutti avevano scattato le loro foto e sono tornati dentro. Sono rimasta indietro perché non sapevo dove andare e ho fotografato questi soldati che impacchettavano il tappeto rosso. Questo scatto coincide con l'evoluzione dello stile fotogiornalistico, molto meglio rappresentato oggi. Perché a differenza del passato, l'idea di riviste e giornali ora è quella di catturare tutti questi momenti intermedi, quando l'azione è finita. È in questi intervalli che puoi davvero raccontare una storia. "
La morte attraverso il filtro della fotografia
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         Tess Gallagher, Siracusa, New York, 1980  © Annie Leibovitz                                                                                             Robert Penn Warren, Fairfield, Connecticut, 1980 © Annie Leibovitz
In questo torrente di immagini, le celebrità si susseguono spogliandosi dei loro abiti e rivelando le loro emozioni, come ad esempio Robert Penn Warren, che Annie Leibovitz ha fotografato a torso nudo nella sua casa di Fairfield, nel Connecticut, e Tess Gallagher catturato "in uno stato d'animo giocoso” e "travestito in sella al suo cavallo".
“ Life Magazine mi ha chiesto foto di poeti”, racconta la fotografa. “Nel ritratto di questo grande uomo, ho cercato di catturare la sua stessa poesia. All'epoca parlava molto della morte. Avevo scattato delle normali foto, ma quando sono uscita l'ho visto che mi guardava dalla sua finestra e ho cliccato. Gli ho chiesto di tornare dentro. Nella sua camera da letto al primo piano tutto era grigio. Ho impostato l'illuminazione, mi sono seduta e ho iniziato a fotografarlo. " Annie Leibovitz si ferma un attimo, guarda la fotografia e poi continua: “Quando attraversiamo una certa fase della vita, quando abbiamo scritto tanto sulla morte, come questo poeta, raggiungiamo una certa serenità. Quest'uomo aveva rinunciato alle sue difese e sono riuscito a catturare un momento di questa serenità. Ero nel momento, nel flusso. Questa foto è estremamente cruda perché volevo esprimere come mi sentivo riguardo alla sua pace interiore. Era un uomo pronto a morire. Morì qualche anno dopo. Lavoro spesso con un formato quadrato perché inquadra il mondo come lo vedo io. "
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                    Jim Carroll e i suoi genitori, New York City, 1980                     Laurie Anderson, New York City, 1982                     Peter Brook, Parigi, 1981                     Sam Shepard, Santa Fe, New Mexico, 1984                          © Annie Leibovitz
L'intimo è sempre stato parte integrante del suo lavoro. Ciò è chiaramente percepibile nella terza sala, dedicata in parte alla scrittrice e intellettuale Susan Sontag, l'amore della sua vita, che ha avuto un notevole impatto sul suo lavoro. “Appena l'ho incontrata, mi ha fatto star meglio”, dice con calma. “Era molto esigente e ho dovuto soddisfare tale requisito. Abbiamo vissuto quindici magnifici anni. Amava molto uscire ed era assetata di cultura. Non sapeva scrivere quando stava a New York e avere un appartamento a Parigi, non lontano da dove lavoravo, era per lei comodo. Morì a New York ma fu sepolta a Parigi. "
Per amore degli artisti
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            Louise Bourgeois, New York, 1997 © Annie Leibovitz
L'ultimo spazio della mostra all'Académie des beaux-arts è l'ennesima costellazione di celebrità dove si mescolano immagini in bianco e nero e a colori. "Mi piace molto questo scatto e questa storia", si entusiasma Annie Leibovitz a proposito di una foto di Louise Bourgeois. “Viveva a Chelsea, New York. Quando si lavora con un soggetto molto vecchio, bisogna essere puntuali all’appuntamento. Louise mi stava aspettando. Ero in casa con lei mentre i miei assistenti stavano preparavando le luci. Mi sono ricordata di una sua foto, giovane, con i capelli sciolti. Volevo riprodurre questa immagine e la luce che filtrava dalla finestra era magnifica. Le ho chiesto di lasciarli cadere e ho scattato diverse foto. Quando un mio assistente è venuto a dirmi che era tutto pronto avevamo già finito. Non ricordo chi ha detto quella frase, ma penso spesso tra me e me: un volto diventa interessante dopo i 65 anni."
A settembre 2018, per Vogue, Annie Leibovitz ha fotografato Karl Lagerfeld, il Kaiser della moda, pochi mesi prima della sua morte. È alla sua scrivania, disseminata di un mucchio di riviste di moda, sfogliando documenti, mentre il suo gatto osserva il fotografo "È senza dubbio una delle rare volte in cui non portava gli occhiali (...) avevo documentato molto sul suo modo di occupare le sue giornate, il suo rito mattutino, di alzarsi in camicia da notte, imbrattata di gesso e carboncino, per gironzolare per il suo appartamento. L'ho voluto in questo suo elemento, naturalmente. Accettò a una condizione: che venissi da sola. Non ero d’accordo. Con l'esperienza, si sviluppano abitudini, ci piace avere un assistente per le luci. Quando sono arrivata, ho scoperto il disordine di questa stanza, è stato lo shock della mia vita. Riviste, giornali ovunque. Sono stato sopraffatta dall'ambiente che ha preso il sopravvento sulla sessione. "
Nel paese delle meraviglie
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          Veduta della mostra - Académie des beaux-arts © Juliette Agnel
Di moda, se ne parla anche nel Paese delle Meraviglie, accompagnando in contemporanea la mostra. I libri sulla prolifica produzione di questa narratrice di 72 anni abbondano sugli scaffali. Ma questa nuova pubblicazione della Phaidon edizioni rappresenta il suo primissimo libro che celebra la moda e il suo immaginario attraverso 350 foto, di cui più di 30 inedite. Nicole Kidman, Serena Williams, Pina Bausch, Cate Blanchett, Kate Moss, Alexander McQueen, la Regina Elisabetta II… Le celebrità si ritrovano così, pagina dopo pagina. Il tutto alimentato da aneddoti e segreti dietro le quinte. Il titolo riecheggia in particolare una sua serie Alice nel Paese delle Meraviglie dove la modella russa Natalia Vodianova assume i lineamenti di una maliziosa giovane bionda. Troviamo anche l'attrice britannica Keira Knightley nei panni di Dorothy al centro di una storia ispirata al Mago di Oz. Inoltre, tra politica e persone, scopriamo il profilo scultoreo di Michelle Obama e Melania Trump incinta in bikini dorato sulle scale di un jet privato. O, ancora, l'attivista Gloria Steinem con Naomi Wadler, 12 anni, portavoce delle giovani donne afroamericane vittime di violenza armata. La prefazione a questo coffee table book, firmato dalla dea della moda, Anna Wintour, mette così in evidenza una ricca traiettoria attraverso la quale Annie Leibovitz, abitata dalla sua arte, ha sempre cercato di raccontare una storia attraverso le immagini.
Nathalie Dassa è una giornalista specializzata in cultura e caporedattrice di CineChronicle.com .
Mostra di Annie Leibovitz , vincitrice del Prix de Photographie-William Klein. Dal 29 ottobre al 5 dicembre 2021, Académie des beaux-arts, 23 quai de Conti, 75006 Parigi.
Annie Leibovitz: Wonderland , edizioni Phaidon, novembre 2021, 79,95 €.
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