#storia ebraica
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storiearcheostorie · 1 month ago
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Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi spunta una rara lampada ad olio di 1.700 anni fa decorata con una Menorah [VIDEO]
ARCHEOLOGIA | Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi spunta una rara lampada ad olio di 1.700 anni fa decorata con una Menorah L'articolo completo e il video su Storie & Archeostorie
Redazione Un raro esemplare di lampada ad olio in ceramica risalente al periodo tardo romano è stato scoperto nei pressi del Monte degli Ulivi a Gerusalemme, durante uno scavo archeologico condotto dall’IAA, l’Autorità per le Antichità di Israele. Decorata con i simboli della tradizione ebraica — la Menorah (lampada a sette bracci) del Tempio, una pala per incenso (mahta, in ebraico) e un Lulav…
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chicklit-or-chocolate · 6 months ago
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figlidiroma · 17 days ago
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Seguono, quasi integrale, il testo in inglese (il libro è bilingue) e le bellissime fotografie del Conte Giuseppe Primoli.
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Fin qui introduzione e nota biografica di Giuseppe Primoli, a cura di Livio Jannattoni e Lucilla Negri de Fabbri.
Segue repost con foto.
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pier-carlo-universe · 2 days ago
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San Giorgio Monferrato: un esempio di memoria e solidarietà
Conferita la cittadinanza onoraria alla memoria a Giuseppina Gusmano e Felice Pretti.
Conferita la cittadinanza onoraria alla memoria a Giuseppina Gusmano e Felice Pretti. San Giorgio Monferrato, 24 gennaio 2025 – Questa mattina si è svolta una cerimonia di grande significato presso la Scuola Primaria di San Giorgio Monferrato, dove è stata conferita la cittadinanza onoraria alla memoria a Giuseppina Gusmano e Felice Pretti. I due coniugi, riconosciuti nel 2000 come Giusti tra le…
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figlidiroma · 5 months ago
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Sempre grazie a @italiasparita per il suo meritorio lavoro su una meno meritoria piattaforma (Tumblr).
Il villino è ancora in piedi, acquisito poi da Unicredit ed attualmente venduto, credo, a una catena albergiera.
Pare sia destinato ad ospitare, assieme ad altri villini storici del rione, l'ennesimo complesso di hotel di lusso (fonte: Roma Today). Uno del tipo deo tanti altri più o meno tutti simili (boutique hotel, ça va sans dire) che, con banche, centri direzionali e parchi giochi per ricchi e instagrammabili, si stanno dividendo il centro sempre più spopolato della nostra città.
Questo bell'edificio fu realizzato nel 1901 su progetto dell'architetto Carlo Pincherle, padre di Alberto Pincherle, meglio noto con lo pseudonimo di Alberto Moravia.
A commissionarlo fu il conte Giulio Rasponi Murat, discendente da una nobile famiglia emiliano-romagnola e di Gioacchino Murat, intrepido quanto temerario (e, a volte, scriteriato) generale di Napoleone che ne aveva sposato l'avida sorella Carolina. Giulio era figlio di Carlo Rasponi, il quale aveva servito come senatore del Regno d'Italia.
Ma è forse l'altro Carlo di questa storia, Pincherle, a poter catturare di più la curiosità del lettore perché insieme alla sua famiglia egli attraversò l'intera parabola della storia italiana tra Otto e Novecento, nonché quella della comunità ebraica nazionale.
Nato nel 1863 a Venezia da una famiglia di imprenditori ebrei laici e non praticanti, ebbe come sorella Amelia Pincherle.
Anche lei mente libera, intellettuale e scrittrice, la mia omonima sposò Giuseppe Emanuele Rosselli e fu madre di Nello e Carlo: proprio quei fratelli Rosselli che animarono la resistenza socialista di Giustizia e Libertà, e furono poi barbaramente uccisi in Francia da sicari del regime.
Carlo Pincherle, che sarebbe stato poi prozio anche della poetessa Amelia Rosselli, pure lei morta a Roma, dove la ricorda una bella lapide vicino a Santa Maria della Pace, si trasferì e lavorò nell'Urbe dal 1885.
Era l'anno in cui iniziavano le demolizioni sabaude per Roma, le prime delle quali furono al Ghetto: via Rua, Arco delle Azimelle, via Fiumara, ritratte e fotografate anche da Ettore Roesler Franz prima che sparissero, furono buttate giù.
Un'altra foto del conte Giuseppe Primoli, postata da Italia Sparita e che ho già condiviso, mostra bene lo sterrato che, nel 1890, si vedeva al posto del tratto oggi occupato dalla Sinagoga.
E Carlo partecipò anche a quel momento della Comunità: sottopose infatti la sua proposta al concorso con cui si voleva individuare il miglior progetto per il nuovo Tempio Maggiore di Roma, la Sinagoga, che data al 1904. A vincere la gara furono poi Costa e Armanni, autori della bizzarra (per il contesto) ma magnificente struttura in stile babilonese.
La vita di Carlo e dei Pincherle procedette poi di pari passo con le drammatiche vicende della comunità ebraica di Roma ed Italiana, fino alla morte, avvenuta nel 1944, durante l'occupazione nazista.
Carlo morì di malattia, una severa forma di aterosclerosi, e in un mondo come quello che gli accadeva attorno in quegli anni un male tanto terribile, ma naturale, fu forse un triste privilegio.
Suo figlio doveva essere poi uno dei più grandi scrittori del nostro Novecento, noto per capolavori come Gli indifferenti e La Ciociara ma, a mio avviso, più grande nei suoi brevi e sincerissimi Racconti Romani che, insieme alle opere di Pasolini, seppero narrare la Roma di quel tempo.
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Roma. Villino Rasponi
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colonna-durruti · 29 days ago
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Forse, il maggiore studioso ebreo, al mondo dell’Olocausto
Amos Goldberg: “Gaza non esiste più: questo è genocidio”
- “Gli schemi sono innegabili: dalle uccisioni alla fame. Il senso di colpa per l’Olocausto rende tutti complici. Così Israele la fa franca”
“Quello che Israele sta commettendo a Gaza è un genocidio”. Amos Goldberg è professore di Storia dell’Olocausto presso il Dipartimento di Storia Ebraica e Studi Contemporanei dell’Università Ebraica di Gerusalemme. “Mi sono avvicinato allo studio del genocidio perché credo che, studiandolo, possiamo comprendere meglio i pericoli e le minacce che affrontiamo come individui,
foto e articolo da Il Fatto Quotidiano e Medici di Gaza e Palestina premio Nobel per la pace
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/12/27/gaza-non-esiste-piu-questo-e-genocidio/7817773/
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falcemartello · 1 year ago
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(traduzione)
YUVAL "NOÈ" HARARI PROFESSORE DI STORIA PRESSO LA "UNIVERSITÀ EBRAICA DI GERUSALEMME", ISRAELE: Gli esseri umani sono solo "animali hackerabili": "Il libero arbitrio non è una realtà scientifica. È un mito ereditato dalla teologia cristiana. I teologi hanno sviluppato l'idea del "libero arbitrio" per spiegare perché Dio ha ragione a punire i peccatori per le loro scelte sbagliate e a premiare i santi per le loro buone scelte. Se le nostre scelte non vengono fatte liberamente, perché Dio dovrebbe punirci o ricompensarci per esse? Secondo i teologi, è ragionevole che Dio lo faccia, perché le nostre scelte riflettono il libero arbitrio delle nostre anime eterne, che sono indipendenti da tutti i vincoli fisici e biologici... Questo mito ha poco a che fare con ciò che la scienza ci insegna oggi sull'Homo sapiens e sugli altri animali. Gli esseri umani certamente hanno una volontà, ma non è libera. dobbiamo lasciarci alle spalle la visione ingenua degli esseri umani come individui liberi – una visione ereditata tanto dalla teologia cristiana quanto dall’Illuminismo moderno – e fare i conti con ciò che gli esseri umani sono realmente: animali hackerabili. Dobbiamo conoscerci meglio."
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Livello dell'argomentazione: figlio quindicenne di comunisti con la casa Cortina e a Santa Margherita che in quinta ginnasio decide di fare filosofia ma dopo la maturità si iscriverà alla Bocconi mentre è a Ibiza.
(Boni Castellane)
Buon anno!
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scogito · 10 months ago
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Yuval Noah Harari, WEF.
Professore, Dipartimento di Storia, Università Ebraica di Gerusalemme.
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fridagentileschi · 1 year ago
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Malva Marina Reyes Hagenaar, la figlia abbandonata di Neruda
Il poeta cileno, Pablo Neruda,ha avuto un'unica figlia dalla prima moglie, María Antonia Hagenaar Vogelzang di origine ebraica che lui aveva ribattezzato ''Maruca''. La bambina nata a Madrid, al principio era stata accolta con gioia dal poeta..fino a quando non seppe che la bimba era affetta da idrocefalia, allora non ci pensera' due volte ad abbandonare mamma e figlia-
Tornera' in Cile a scrivere le sue poesie e a vivere nuove storie d'amore. La moglie che gli neghera' il divorzio provera' a chiedergli aiuto per la figlia che non puo' ne' parlare ne' camminare ma non ricevera' piu' nulla.
La moglie con l'aiuto di un amico andra' a vivere nella capitale olandese essendo lei di origine olandese.
Le difficoltà si susseguono. Maruca vive in pensioni , il denaro si esaurisce e sua figlia, con il cervello sempre più pieno di liquido, richiede molta più attenzione. Attraverso organizzazioni religiose come Christian Science, Maruca riesce a trovare una famiglia di olandesi residenti a Gouda. Hendrik Julsing e Gerdina Sierks che si accordano per prendersi cura della bambina mentre sua madre cerca lavoro a L'Aia, a meno di un'ora di auto. È trattata come una di famiglia fino alla sua morte, ad otto anni, il 2 marzo 1943. Assumono persino una babysitter, Nelly Leijis, per dedicarsi esclusivamente alla bimba.
Maruca, nel frattempo, non rifiuta nessun lavoro. Si offre di pulire i pavimenti, prendersi cura dei malati, qualunque cosa serva per aiutare la figlia indifesa.
Non ha piu' i genitori e sua figlia cammina verso una fine drammatica. Attraverso la mediazione trova finalmente lavoro, anche se non ben pagato, presso l'ambasciata spagnola a L'Aia. È sotto il comando di José María Semprún, padre dello scrittore Jorge Semprún, poi espulso nel 1964 dal Partito Comunista di Spagna (PCE), che Pablo Neruda ammirava così tanto. Ciò che questa donna deve ancora soffrire non lo immagina.
Poco prima della fine della seconda guerra mondiale, María Antonia fu arrestata dai nazisti - non per essere ebrea, ma per avere un passaporto cileno - e internata nello stesso campo di concentramento dove si trovava Anna Frank. Da Westerbork, progettato per ospitare 107.000 prigionieri, di cui circa 60.000 morti, per lo più ebrei e zingari ai crematori e alle camere a gas di Auschwitz e Treblinka, in Polonia. Maruca vi trascorre un mese tra filo spinato, soldati delle SS e cani addestrati a uccidere. Ma questa volta la fortuna non le avrebbe voltato le spalle. Quando il campo fu rilasciato (15 aprile 1945) dalle truppe canadesi, trovarono vivi solo 876 prigionieri. E tra questi, la moglie abbandonata di Neruda. Nove giorni prima dell'apertura delle porte dell'inferno, Anna Frank, la sua vicina di campo, morì lì.
Non è rimasto nulla di Maria Antonia Hagenaar. Non una lapide che indica la fine del suo percorso . Tre anni dopo il suo rilascio, si reca in Cile per cessare il doloroso capitolo nerudiano. Nel novembre del 1948 firmò il divorzio e un accordo finanziario. Gli ci voleva ancora per tornare in Olanda. Dicono che sia diventata dipendente dall'oppio. Fino a che un cancro la uccise, nel 1965, a L'Aia,ha chiesto di essere seppellita non lontano dalla tomba dove sono i resti della sua amata Malva Marina, che non smise di visitare fino alla fine dei suoi giorni.
L'esistenza di queste due creature e' stata ignorata fino ad ora e sfido a trovarne traccia nella patria di Neruda, il poeta che canto' l'amore come pochi...ma come tanti non seppe amare mai.
Incredibile come nella storia dei comunisti non si trovi un solo essere degno di essere chiamato umano!
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fashionbooksmilano · 1 year ago
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Coppola e Toppo Fashion Jewels
Deanna Farneti Cera
photographs by Gian Paolo Barbieri, Henry Clark, Franco Rubartelli
Antique Coll.Club, Woodbridge 2009, 287 pages, 25x25,5cm, ISBN 978-1-85149-611-2
euro 50,00
email if you want to buy [email protected]
This book is a recognition of the talent of Lyda Coppola, designer and owner of Coppola e Toppo, a costume Jewellery company which was active in Milan from 1948-1986
A true work of passion, this book lovingly charts the creative path of Italian jewelry designers Lyda Toppo and Bruno Coppola, famed for their intricate over the top designs of clustered beads. Sumptuous illustrations complement a well-researched and accessible text. The duo designed for Valentino, Dior, Balenciaga and Pucci and many more, and worn by countless Hollywood stars and on catwalks the world over. Deanna Farneti Cera first glimpsed the jewels of Coppola e Toppo in 1987 at an auction house in Milan. Instantly fascinated by their diversity, the evocative power of the colors, the wealth of shapes and motifs and the multitude of materials used, she soon developed an overwhelming passion for the stunning creations. This book, researched over the last twenty years, is the culmination of that passion and a reconstruction of the creative path of Coppola e Toppo, charting their inspiring partnership from their first appearance in VOGUE in 1948, through to Lyda's death in 1986. This book lovingly charts the creative path of Italian designers Lyda Toppo and Bruno Coppola, famed for their intricate and over-the-top creations designed for Valentino, Dior, Balenciaga, Pucci, and others, and worn by countless Hollywood stars and on catwalks worldwide. 
Questo volume è un omaggio al talento di Lyda Coppola in Toppo (Venezia, 1915 – Milano, 1986), la disegnatrice e fondatrice, insieme al fratello, della Coppola e Toppo, un’azienda di gioielli per la moda attiva a Milano dal 1948 al 1986. Sono proprio i complementi creati da Lyda – innanzitutto bijoux, ma anche borse, sciarpe, cinture, foulard – a dare il tocco finale a molte delle mises proposte dagli stilisti che hanno segnato la Haute Couture francese della fine degli anni Quaranta e dagli stilisti della moda boutique italiana degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. All’inizio della carriera, Lyda Coppola, forse a causa delle sue origini – madre triestina, di origine ebraica, padre napoletano – caratterizza la sua produzione combinando, in modo inusuale, materiali tipicamente italiani provenienti da parti diverse della penisola, come le perle in vetro veneziano e il corallo di Torre del Greco. Subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, a partire dal 1948, i bijoux di Coppola e Toppo diventano famosi prima a Parigi (Elsa Schiaparelli, Jacques Fath, Edward Molyneaux, Robert Piquet, Pierre Balmain, Jeanne Lanvin, Nina Ricci, Cristobal Balenciaga, Jacques Heim sono i loro primi clienti) e poi negli Stati Uniti, dove – a cominciare dai primi anni Cinquanta e per almeno quindici anni – si riversa la maggior parte della loro produzione. La stampa, da «Vogue» Francia a «Vogue» America, e con i redazionali su «Harper’s Bazaar», «Women’sWear Daily», «The New York Times», «Herald Tribune» accompagna la presentazione nelle città americane più importanti delle due collezioni annuali di Coppola e Toppo, accrescendone il successo commerciale. Dai primi anni Cinquanta, Lyda Coppola crea i gioielli per Emilio Pucci e per la gran parte degli stilisti della moda italiana: Roberto Capucci, Germana Marucelli, Carosa, Biki, Sorelle Fontana, Pino Lancetti, Patrick de Barentzen, Federico Forquet, Enzo, Ken Scott, Valentino, Krizia. Il connubio dei bijoux Coppola e degli abiti firmati viene ripreso da straordinari servizi fotografici di Gian Paolo Barbieri (autore di oltre 40 scatti, qui riprodotti), Henry Clark, Franco Rubartelli, pubblicati sulle riviste di moda internazionali. La storia di Coppola e Toppo si dipana in contemporanea alla crescita e affermazione della moda italiana, passata da una condizione di artigianato nei primi anni Cinquanta a un’industria fiorente e conosciuta in tutto il mondo negli anni Ottanta come Made in Italy. Oggi i bijoux e i complementi di Coppola e Toppo rientrano nei collectibles più ambiti dai collezionisti di gioielli d’epoca.
18/01/24
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schizografia · 4 months ago
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La fine del Giudaismo
Non s’intende il senso di quanto sta oggi avvenendo in Israele, se non si comprende che il Sionismo costituisce una doppia negazione della realtà storica del Giudaismo. Non soltanto infatti, in quanto trasferisce agli ebrei lo Stato-nazione dei cristiani, il Sionismo rappresenta il culmine di quel processo di assimilazione che, a partire della fine del XVIII secolo, è andato progressivamente cancellando l’identità ebraica. Decisivo è che, come ha mostrato Amnon Raz-Krakotzkin in uno studio esemplare, a fondamento della coscienza sionista sta un’altra negazione, la negazione della Galut, cioè dell’esilio come principio comune a tutte le forme storiche del Giudaismo come noi lo conosciamo. Le premesse della concezione dell’esilio sono anteriori alla distruzione del Secondo Tempio e sono già presenti nella letteratura biblica. L’esilio è la forma stessa dell’esistenza degli ebrei sulla terra e l’intera tradizione ebraica, dalla Mishnah al Talmud, dall’architettura della sinagoga alla memoria degli eventi biblici, è stata concepita e vissuta nella prospettiva dell’esilio. Per un ebreo ortodosso, anche gli ebrei che vivono nello stato d’Israele sono in esilio. E lo Stato secondo la Torah, che gli ebrei aspettano all’avvento del Messia, non ha nulla a che fare con uno stato nazionale moderno, tanto che al suo centro stanno proprio la ricostruzione del Tempio e la restaurazione dei sacrifici, di cui lo stato d’Israele non vuole nemmeno sentire parlare. Ed è bene non dimenticare che l’esilio secondo il Giudaismo non è soltanto la condizione degli ebrei, ma riguarda la condizione manchevole del mondo nella sua integrità. Secondo alcuni cabalisti, fra cui Luria, l’esilio definisce la situazione stessa della divinità, che ha creato il mondo esiliandosi da sé stesso e questo esilio durerà fino all’avvento del Tiqqun, cioè della restaurazione dell’ordine originario.
È proprio questa accettazione senza riserve dell’esilio, con il rifiuto che comporta di ogni forma presente di statualità, che fonda la superiorità degli ebrei rispetto alle religioni e ai popoli che si sono compromessi con lo Stato. Gli ebrei sono, insieme agli zingari, il solo popolo che ha rifiutato la forma stato, non ha condotto guerre e non si è mai macchiato del sangue di altri popoli.
Negando alla radice l’esilio e la diaspora in nome di uno stato nazionale, il Sionismo ha tradito pertanto l’essenza stessa del Giudaismo. Non ci si dovrà allora meravigliare se questa rimozione ha prodotto un altro esilio, quello dei palestinesi e ha portato lo stato d’Israele a identificarsi con le forme più estreme e spietate dello Stato-nazione moderno. La tenace rivendicazione della storia, da cui la diaspora secondo i sionisti avrebbe escluso gli ebrei, va nella stessa direzione. Ma questo può significare che il Giudaismo, che non era morto a Auschwitz, conosce forse oggi la sua fine.
Giorgio Agamben, 30 settembre 2024
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superfuji · 1 year ago
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Ma ora quella che era un’accusa sta diventando un fatto. In primo luogo, la legge sullo Stato-nazione pone gli ebrei al di sopra dei concittadini arabi – musulmani, drusi, beduini e cristiani. Ogni giorno i ministri del governo e i loro alleati sfogano il loro razzismo e lo fanno con azioni discriminatorie. Non c’è pietà nemmeno per i drusi che, come gli ebrei, hanno fatto parte dell’esercito fin dal 1948.
In secondo luogo, Israele non può più rivendicare la sicurezza come ragione del nostro comportamento in Cisgiordania e dell’assedio di Gaza. Dopo 56 anni, la nostra occupazione non può più essere spiegata come temporanea, in attesa di una soluzione al conflitto con i palestinesi. Ci stiamo dirigendo verso l’annessione, e non mancano inviti a raddoppiare i 500.000 coloni israeliani già presenti in Cisgiordania.
L’esercito è del tutto complice nel sequestro illegale di terre e nella creazione di avamposti di insediamento. Il governo usa impropriamente molti milioni di shekel per i coloni. Abusa delle sue stesse leggi. I coloni uccidono i palestinesi e distruggono case e automobili. I tribunali intervengono raramente. I soldati stanno a guardare.
Neghiamo ai palestinesi qualsiasi speranza di libertà e di vita normale. Crediamo alla nostra stessa propaganda secondo cui alcuni milioni di persone dovrebbero accettare docilmente inferiorità e oppressione perpetue.
Il governo sta spingendo Israele sempre più verso un comportamento disumano e crudele, al di là di qualsiasi difesa. Non è necessario essere religiosi per sapere che questo è un vergognoso tradimento della moralità e della storia ebraica.
Per decenni ho difeso Israele dalle accuse di apartheid. Ora non posso più farlo.
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crazy-so-na-sega · 4 months ago
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E se la storia ufficiale del popolo ebraico, costruita e tramandata dagli studiosi, non fosse altro che un mito con cui giustificare l’impresa coloniale dello Stato di Israele?
E se la narrazione che ne propone una storia “unitaria”, descrivendola come un percorso lineare che dall’epoca biblica arriva ai giorni nostri con il ritorno nella terra perduta, fosse il falso ideologico di una storiografia di stampo nazionalista?
Nella sua opera più importante, che ha acceso un ardente dibattito in diversi paesi ed è diventata un best seller, lo storico israeliano Shlomo Sand smonta la teoria dell’esilio forzato a opera dei Romani, sostenendo che gli ebrei discendano da una moltitudine di convertiti provenienti da varie aree del Medio Oriente e dell’Europa orientale.
domande:
è davvero esistito un popolo ebraico che si è preservato per millenni mentre tutti gli altri "popoli" si dissolvevano e scomparivano?
Come e perché la Bibbia, impressionante biblioteca teologica che nessuno sa dire con certezza quando fu redatta o composta, è diventata un libro di storia affidabile per la nascita di una nazione?
L'esilio degli abitanti della Giudea si verificò con la distruzione del secondo Tempio o si tratta di un mito cristiano finito non per caso nella tradizione ebraica?
Se l'esilio non si è mai verificato, che ne è stato della popolazione locale e chi sono quei milioni di ebrei saliti alla ribalta della storia nei luoghi più disparati?
Se gli ebrei dispersi per il mondo fanno tutti parte del "popolo ebraico", quali elementi etnografici accomunano la cultura di un ebreo di Kiev a quella di un ebreo di Marrakech al di là dell'appartenenza religiosa e di alcuni rituali?
la teoria che considera l'ebraismo come un'importante cultura-fede e non un'uniforme cultura-popolo è davvero un suo svilimento come i ferventi sostenitori del nazionalismo ebraico continuano a ripetere da centotrent'anni?
basato su fonti e reperti archeologici, libro che si fa divorare...👍
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pier-carlo-universe · 2 days ago
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Giorno della Memoria: la «Filastrocca della Shoah» di Mimmo Mòllica
La «Filastrocca della Memoria della Shoah» di Mimmo Mòllica celebra il 27 gennaio, «Giorno della Memoria», istituito per commemorare le vittime dell'Olocausto e ricordare la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz: 27 gennaio 1945.
La «Filastrocca della Memoria della Shoah» di Mimmo Mòllica celebra il 27 gennaio, «Giorno della Memoria», istituito per commemorare le vittime dell’Olocausto e ricordare la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz: 27 gennaio 1945. Quel giorno i superstiti del campo di concentramento furono liberati, portando alla luce l’orrore dei lager nazisti. Una filastrocca per «non…
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curiositasmundi · 9 months ago
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«Penso sia molto bello che una parte della gioventù prenda a cuore i problemi gravi del mondo. Fanno bene a sperare per il futuro», commenta Carlo Rovelli, fisico e saggista, che dopo aver insegnato in Italia e negli Stati Uniti oggi è professore ordinario di fisica teorica all’Università di Aix-Marseille in Francia. Spiega di non avere basi per sapere se il movimento di contestazione che sta prendendo forma sarà unitario e duraturo, né per sostenere o contraddire chi dice che potremmo essere di fronte ai semi di un “nuovo Sessantotto”: «La storia non si ripete. Penso che nessuno possa già sapere come evolveranno le cose». Ma crede che il movimento a supporto del popolo palestinese si stia allargando velocemente in tutti i paesi occidentali «a causa della flagrante contraddizione fra le notizie che arrivano a tutti su quanto accade in Palestina e il racconto dei principali media. In Palestina c'è un massacro in corso, e questo è ovviamente intollerabile per la generosità di molti giovani, che sono immuni, per fortuna, alla pelosità e all'ipocrisia di chi pensa che in fondo vada bene così». 
Secondo il professore nel mondo contemporaneo c’è tanta violenza: «una minoranza, a cui apparteniamo, non esita a massacrare per difendere il proprio dominio e i propri privilegi. Il colmo dell'ironia è che usiamo la parola "democrazia" per giustificare il dominio armato di una minoranza ricca sul resto del mondo: il 10 per cento dell'umanità controlla il 90 per cento della ricchezza del pianeta. Il mondo si sta ribellando e andiamo verso un conflitto globale, in più in piena crisi ecologica. E pensiamo solo a vincere, invece che a cercare soluzioni. Spero che i giovani sappiano spingere a cambiare rotta», aggiunge Rovelli, con la speranza che la voce dei giovani non rimanga inascoltata perché «prendere posizione è importante: il massacro in corso in Palestina è insopportabile. La gente muore di fame, a pochi chilometri da uno stato ricco che li massacra con le bombe». 
Il fisico, conosciuto per le sue posizioni a favore della pace, già durante il Concertone del Primo Maggio 2023 aveva esortato pubblicamente i giovani ad agire. A prendere in considerazione i problemi che mettono a rischio il pianeta, come la crisi climatica, le disuguaglianze crescenti e soprattutto la tensione del mondo che si prepara alla guerra: «La guerra che cresce è la cosa più importante da fermare. Invece di collaborare, i paesi si aizzano uno contro l’altro, come galletti in un pollaio. […] Il mondo non è dei signori della guerra il mondo è vostro. E voi il mondo potete cambiarlo, insieme. […] Le cose del mondo che ci piacciono sono state costruite da ragazzi, giovani che hanno saputo sognare un mondo migliore. Immaginatelo, costruitelo», aveva detto dal palco di Roma, a conclusione di un discorso in grado di scatenare non poche polemiche.  
«Le accuse di antisemitismo sono ciniche e completamente infondate. Questi stessi giovani scenderebbero egualmente in piazza per difendere la popolazione ebraica massacrata.  Anzi, lo farebbero con ancora più furore. Ma è peggio di così: perché brandire la stupida accusa di antisemitismo è soffiare sul fuoco del razzismo: razzismo è leggere tutto in termini di razza, invece che nei termini di chi muore sotto le bombe e chi dà l’ordine di sganciarle. Chi continua a parlare di antisemitismo non sa liberarsi dal suo implicito razzismo», aggiunge oggi. A difesa dei movimenti studenteschi che lottano affinché la guerra a Gaza abbia fine, a sostegno della popolazione palestinese che stanno prendendo sempre più spazio nelle università: «Penso che l'entrata della polizia negli atenei sia un grande insegnamento per i giovani - conclude- insegna loro a diffidare delle istituzioni. A capire che qualche volta il potere non è per loro. È contro di loro, contro la loro sincerità, contro chi muore sotto le bombe». 
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gregor-samsung · 1 year ago
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" I neocons si formano nella “Nuova Gerusalemme” della diaspora ebraica a New York City, la Lower East Side di Manhattan. Dallo shtetl alla Jewtown, dallo yiddish all’inglese, in un contesto bianco-anglosassone-protestante (Wasp) carico di veleni antisemiti, il passo è lungo. Fra i giovani figli o nipoti di immigrati si forma una esigua quanto ipercombattiva élite intellettuale marxista e filobolscevica che si batte per affermare il socialismo in America e nel mondo. Di quella New York si diceva fosse la città più interessante dell’Unione Sovietica*. Nel City College della metropoli gli squattrinati giovani destinati a formare la spina dorsale del neoconservatorismo a venire frequentano l’odorosa caffetteria studentesca occupandone l’Alcove 1, fortilizio dell’avanguardia trozkista in dissidio con la maggioranza stalinista, che governa l’Alcove 2. Durante la Guerra fredda, le origini ebraiche e comuniste di molti neocons li renderanno sospetti agli occhi di paleoconservatori e repubblicani mainstream anche dopo che il presunto tradimento sovietico dei loro ideali li avrà spinti verso un bellicoso anticomunismo associato al sostegno di principio per Israele, per niente scontato nell’America degli anni cinquanta. Dall’antistalinismo all’avversione totale per il comunismo, dalla contestazione all’adesione al sistema, contro le derive moderate e compromissorie di liberals e appeasers disposti al dialogo con i tiranni rossi, i neoconservatori già trozkisti faranno sentire la loro voce nel dibattito pubblico del dopoguerra. Nell’accademia come nei media alternativi e nelle anticamere del potere, eminenti neocons quali Leo Strauss e Irving Kristol, Max Schachtman e Irving Howe, Richard Perle e Kenneth Adelman, fino a Douglas Feith e a Paul Wolfowitz, influente vicesegretario alla Difesa sotto George W. Bush, avranno modo di promuovere il globalismo democratico. Fine della storia. Mai come strutturata corrente politica o intellettuale, sempre al loro combattivo, lacerante modo. Il moto perpetuo della rivoluzione come fine in sé – comunista o anticomunista – impedisce di superare lo stadio delle connessione informali, esposte a litigi pubblici e odi privati, conversioni e apostasie. Fino al disastro iracheno, che nel primo decennio del secolo marca il tramonto del neoconservatorismo di governo. Non del movimento. In attesa della prossima alba. Perché in America profeti e crociati non muoiono mai. "
* Cfr. J. Heilbrunn, They Knew They Were Right: The Rise of the Neocons, New York-Toronto 2009, Anchor Books, p. 27.
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Lucio Caracciolo, La pace è finita. Così ricomincia la storia in Europa, Feltrinelli (collana Varia), novembre 2022. [Libro elettronico]
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