#ricerche storiche
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La storia di Samarcanda: Dalle antiche origini sogdiane all’epoca d’oro timuride
Un affascinante viaggio nel tempo attraverso uno dei centri più antichi dell’Asia Centrale, luogo di incroci culturali e culla di straordinarie testimonianze architettoniche.
Un affascinante viaggio nel tempo attraverso uno dei centri più antichi dell’Asia Centrale, luogo di incroci culturali e culla di straordinarie testimonianze architettoniche. Samarcanda è una delle più antiche città dell’Asia Centrale, con radici che affondano nel VI secolo a.C. Dapprima centro della civiltà sogdiana, divenne successivamente un nodo cruciale lungo la Via della Seta, favorendo lo…
#Amir Timur#Archeologia#Architettura#Arte islamica#Asia Centrale#Città antica#Città leggendarie#Civilizzazione#Commercio#Culla di civiltà#Cultura e conoscenza#cultura islamica#Dinastie#Epoca islamica#Gur-e-Amir#Imperi#Influenze persiane#Madrasah#Mausolei#Monumenti Storici#moschee#Patrimoni dell’Umanità#patrimonio storico#patrimonio UNESCO#Registan#ricerche storiche#Rotte commerciali#Samarcanda#Scambi culturali#siti archeologici
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明治の出版
- “Why?” [the merchant] asked. “I’ve got it [the yesterday newspaper] - what more do I want?” - “Yes, you have one day’s issue, and it comes out every day.” - “So I understand,” he replied, “but having it already, why should I take it everyday?” And all the clerks laughed, thinking it an excellent stroke of wit, no doubt.
La nascita dell’editoria moderna in Giappone 1853–1890
L’evoluzione dell'editoria moderna e stampa giornalistica in Giappone tra il 1853 e il 1890 attraverso un'indagine approfondita degli sviluppi tecnologici, sociali e politici dell'epoca.
di Simon Pilati 19,20€ - 154 pagg. a colori ISBN 9781446129609 © Giugno 2024, Italia
INFO E ANTEPRIMA

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L’interesse particolare di Mario Candotti per la Resistenza in Friuli
Quindi, come brevemente accennato, questo è lo schema strutturato secondo cui Mario Candotti ha condotto le sue interviste. Queste ultime, che saranno qui riproposte integralmente, sono state riordinate in ordine alfabetico, tenendo fede, nella loro composizione e stesura, del lavoro originale. Per una comprensione più efficace dei punti elenco sprovvisti di quesito diretto, si rimanda al…

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L’interesse particolare di Mario Candotti per la Resistenza in Friuli
Quindi, come brevemente accennato, questo è lo schema strutturato secondo cui Mario Candotti ha condotto le sue interviste. Queste ultime, che saranno qui riproposte integralmente, sono state riordinate in ordine alfabetico, tenendo fede, nella loro composizione e stesura, del lavoro originale. Per una comprensione più efficace dei punti elenco sprovvisti di quesito diretto, si rimanda al…

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L’interesse particolare di Mario Candotti per la Resistenza in Friuli
Quindi, come brevemente accennato, questo è lo schema strutturato secondo cui Mario Candotti ha condotto le sue interviste. Queste ultime, che saranno qui riproposte integralmente, sono state riordinate in ordine alfabetico, tenendo fede, nella loro composizione e stesura, del lavoro originale. Per una comprensione più efficace dei punti elenco sprovvisti di quesito diretto, si rimanda al…

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L’interesse particolare di Mario Candotti per la Resistenza in Friuli
Quindi, come brevemente accennato, questo è lo schema strutturato secondo cui Mario Candotti ha condotto le sue interviste. Queste ultime, che saranno qui riproposte integralmente, sono state riordinate in ordine alfabetico, tenendo fede, nella loro composizione e stesura, del lavoro originale. Per una comprensione più efficace dei punti elenco sprovvisti di quesito diretto, si rimanda al…

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L’interesse particolare di Mario Candotti per la Resistenza in Friuli
Quindi, come brevemente accennato, questo è lo schema strutturato secondo cui Mario Candotti ha condotto le sue interviste. Queste ultime, che saranno qui riproposte integralmente, sono state riordinate in ordine alfabetico, tenendo fede, nella loro composizione e stesura, del lavoro originale. Per una comprensione più efficace dei punti elenco sprovvisti di quesito diretto, si rimanda al…

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Temples
Giancarlo Pradelli
5 Continents, Milano 2021, 96 pagine, 42 illustrazioni in tricromia, 30x24cm, ISBN 979-12-5460-000-9
euro 30,00
email if you want to buy [email protected]
Nell’isola chiamata dai Greci Ichnusa e assimilata a un piede umano, fra cardi selvatici, macchie di lentisco e di elicriso dall’intenso profumo, in paesaggi assolati e battuti dal vento, si trovano chiese, monasteri e pievi di antica costruzione, perlopiù cadute in disuso. Sono edifici battezzati con i nomi di santi, un tempo parte di un tessuto urbano oggi vuoto di uomini, accomunati dalla posizione solitaria che ne aumenta il fascino paesistico: veri e propri miracoli di pietra, di rara bellezza, simboli di una sacralità intrinseca del territorio. È in questa Sardegna poco nota, senza mare, che trova ispirazione Giancarlo Pradelli nel suo viaggio nell’entroterra. Il suo sguardo non si sofferma solo su edifici prestigiosi, frutto delle storiche infiltrazioni culturali nell’isola, ma predilige modeste costruzioni di stili diversi e rustiche chiese campestri, di matrice pastorale, realizzate da maestranze locali per resistere alla forza del vento e al clima mediterraneo. Spesso ridotti alla condizione di muri crollati per il potere corrosivo del tempo, questi relitti, ormai vago ricordo delle originarie architetture, hanno assunto una nuova forma, destinata inesorabilmente a ulteriori silenti mutazioni.
Giancarlo Pradelli, dopo alcuni anni dedicati all’insegnamento della fotografia si è trasferito negli Stati Uniti, dove ha approfondito la tecnica del bianco e nero e del ritratto. Da tempo conduce ricerche sull’architettura e il paesaggio, con attenzione al connubio fra ruderi e natura. Per Five Continents Editions ha pubblicato Eolie (2005), Pierluigi Ghianda (2006), Home (2012). Sue immagini sono presenti in diverse collezioni pubbliche, fra cui: Galleria Civica di Modena, Centro Studio e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, Bibliothèque Nationale de France a Parigi.
31/12/24
#Giancarlo Pradelli#temples#photography books#Sardegna#5Continents#designbooksmilano#fashionbooksmilanoù
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Piero Dorazio La nuova pittura
Opere 1963- 1968
a cura di Francesco Tedeschi
Skira, Milano 2022, 504 pagine, 25x30,5cm, ISBN 978 88 57 250 502
euro 90,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra Verona 18/XII/22 30/IV/23 Galleria d’Arte Moderna Achille Forti e Galleria dello Scudo
Protagonista dell’arte del secondo Novecento, Piero Dorazio è presentato in questa mostra attraverso una selezione di opere eseguite fra il 1963 e il 1968, tra le più significative di un periodo di particolare importanza per vitalità creativa e originalità. Attivo promotore delle tendenze non-figurative espresse dagli artisti convenuti nel Gruppo Forma a Roma nel 1947, attraverso un attento e articolato dialogo con le posizioni storiche e contemporanee in direzione astratta, intorno al 1960 Dorazio consegue un rilevante successo internazionale con la serie delle “trame”, dipinti in cui il fitto intreccio cromatico unitario partecipa del clima di superamento dell’informale.
Dal 1963 la sua pittura offre un nuovo orientamento, rompendo la forma compatta che ha contraddistinto le sue opere fino a quel momento, attraverso l’invenzione di nuovi temi. Questi, aprendo a composizioni pittoriche fondate sull’uso del colore timbrico, tramite differenti accostamenti, intrecci e aperture, dialogano con la situazione del tempo, fondandosi su un forte ricorso alla creatività. Le realizzazioni tra il 1963 e il 1968 assumono un carattere di originalità all’interno del contesto degli anni sessanta, distinguendosi tanto dalle riduzioni espressive delle ricerche visuali o della pittura “sistemica”, quanto dalle correnti indirizzate al confronto con l’immagine nella sua qualificazione mediatica. Dorazio dialoga con le maggiori figure della critica e dell’arte internazionale, in particolare statunitense, insegnando alla University of Pennsylvania di Filadelfia, dove gli è affidato il riordinamento del Department of Fine Arts, rapportandosi inoltre con le correnti europee, in particolare tedesche. Tra il 1960 e il 1969 alterna soggiorni negli Stati Uniti a periodi trascorsi a Roma.
Oltre a esporre in gallerie e musei americani ed europei, nel 1966 Dorazio è invitato con una sala personale alla Biennale di Venezia, dove sono riuniti oltre venti lavori tra i più importanti del periodo. Più della metà di questi vengono riproposti per l’occasione, a segnalare l’importanza di quella stagione della sua opera, che ne rilancia l’immagine oltre le prospettive in cui frequentemente viene inquadrata. Nel 1968 soggiorna alcuni mesi a Berlino, dove matura ulteriori aspetti del suo linguaggio pittorico, rappresentato dalle opere dell’ultima sezione di questa mostra.
09/02/25
#Piero Dorazio#art exhibition catalogue#Verona 2022-2023#Francesco Tedeschi#art books#fashionbooksmilano
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Lady Macbeth di Ava Reid

3.5. Allora, mi sento un po’… delusa? Ma questa è una mia responsabilità: avevo delle aspettative IMMENSE per questo titolo. Troppo alte. Non voglio sminuire il lavoro di Reid e non lo farò mai, perché ho amato Juniper&Thorn, ho trovato molto interessante - anche se forse un po’ immaturo - A study in drowning e, ehi, è giovanissima e sta facendo un lavoro che dire pazzesco è dire poco.
Ma. Questo Lady Macbeth mi ha lasciata un po’… meh? Ma facciamo un passetto indietro e partiamo dagli aspetti positivi, dai.
Le premesse Un “retelling” della villain shakespeariana per eccellenza in chiave femminista, mistica e stregonesca? Per favore, è chiaro che mi ci sono tuffata non appena ho saputo la data d’uscita. L’idea di per sé è meravigliosa, si percepisce che Reid ha fatto le sue ricerche storiche e letterarie per produrre uno scritto che non fosse campato per aria ma che avesse delle basi ben solide nella tradizione di questa personaggia e del contesto in cui si muove.
Le streghe (aka questa vita è troppo breve per non parlare di streghe e di magia femminina) L’abbiamo capito, a Reid piace la componente magica e parlare di streghe. Possiamo fargliene una colpa? Io non gliela faccio di certo, perché ADORO leggere storie gotiche e dark con una forte componente magica associata al femminile e, in particolare, al percorso femminile di autodeterminazione, liberazione e riconquista del sé in un mondo che teme le donne inconsuete e potenti. E, a mio avviso, Reid sa trattare molto bene la componente magica: non è mai romanticizzata né resa troppo astratta o alta, è sempre qualcosa di estremamente vivo, vero, concreto, rintracciabile, effettivo. È la “spada” che le donne-streghe di Reid hanno per squarciare il velo di diffidenza, paternalismo e controllo che gli uomini gettano su di loro, dalla notte dei tempi.
Le streghe di Reid sono l’incarnazione del leitmotiv “Se incateni una donna, la accusi di essere una strega e la torturi per il suo desiderio di vivere, non ti lamentare se poi si rivela DAVVERO una strega pronta a giocare al tuo stesso gioco meschino e morderti le chiappe.”
Lo stile La scrittura di Reid è sempre potente, immaginifica, oscura, intima e intrecciata di metafore intense. A volte, anche troppo. In Juniper&Thorn, in cui il POV era in prima persona, poteva essere anche eccessiva, in alcuni punti. Qui abbiamo una terza persona limitata - molto introspettiva e che a volte diventa “onniscente” su alcune riflessioni - ed è più gestibile e contestualizzata. Bisogna saperla digerire, o piace o non piace. Io la apprezzo molto, forse addirittura di più nella sua descrizione di azioni o dialoghi che nei momenti introspettivi, ma è un grande sì per me.
Ok! Passiamo a ciò che mi ha fatto storcere di più il naso.
Lady Roscille Torniamo alla terza persona limitata molto introspettiva, che qui è usata per ricalcare in modo un po' più fedele lo stile di un copione teatrale - sempre di un retelling shakespeariano stiamo parlando. Sarò sincerissima: mi è parsa un po’ una paraculata, per dirla con un francesismo, per mescolare i pensieri interni di una diciassettenne nobile francese del XI secolo, che non potevano essere intrisi di chissà che spinta femminista, con la visione esterna molto girl power della narratrice. Uhm, questo mescolotto si percepisce e non è sempre azzeccatissimo, a mio avviso, per quanto ovviamente il tema mi sia molto caro. O meglio, non è che non sia azzeccato: è eccessivamente didascalico. In alcune pagine sembra di leggere manifesti-slogan che potrebbero saltare fuori senza problemi da una qualsiasi Instagram Stories di una attivista intersezionale del 2025.
Poi, passiamo alla caratterizzazione. Non l’ho adorata, ho trovato Roscille, a più riprese, molto incoerente e ondeggiante, continuamente a zig-zag tra l’essere una ragazzina spaesata e spaventata e l’essere Lady Macbeth. Reid vuole farci percepire, in qualche modo, che da quando Roscille mette piede a Glammis la componente stregonesca e brutale che è in lei trova sempre di più il suo spazio, ma è, appunto, una percezione. Un ‘tell’ con poco ‘show’, per dirla con termini forse un po’ inflazionati, un “ti dico che è così, tu fidati” anche se l’andamento di Roscille cambia di pagina in pagina, senza mostrarsi mai con chiarezza se non al 90% circa del libro, quindi verso la fine. E dire che in questo libro c’è tanta introspezione, ma… nulla, non sono riuscita a percepire davvero la profondità della protagonista. Mi è rimasta lì, in superficie, a oscillare di qua e di là, tra concetti di empowerment un po’ banalotti - non per importanza, ma perché è roba già vista e stravista - e momenti di grande incoerenza strategica e caratteriale.
Con, un enorme punto di svolta per il personaggio che avviene, appunto, verso il finale e in un modo un po’ repentino, tanto forzato a mio avviso, molto calato dall’alto perché a un certo punto bisognava correre verso una fine che fosse edificante e disruptive. Questo un po’ accade anche in Juniper&Thorn, il classico capitolo “spiegone” in cui la personaggia assume una consapevolezza nuova e poi spacca tutto, ma Marlinchen mostrava almeno una maggiore coerenza con se stessa anche nel resto del romanzo.
Scelte narrative in favore di trama Pensieri sparsi. Con spoiler, ovvio. SPOILER DA QUI IN AVANTI! Ho fatto una fatica micidiale a trovare un senso a tutto l’arco narrativo con Fleance. Non dico tanto sul finale, ma all’inizio, in quel tentativo di stringere un’alleanza. Il funzionamento dei poteri di Roscille è assai fumoso, tanto che io sono rimasta con in bocca la domanda “Ma perché tutto ‘sto casino quando avrebbe potuto usarli su Macbeth, su Tizio, su Caio e Sempronio fin da subito?” per tutto il libro. Tutta la scena go girl power go con le Tre Streghe, verso il finale? Moooolto tirata, soprattutto nei dialoghi e nei concetti. Il costante, per Roscille, essere impossibilitata quasi a muoversi e parlare liberamente quando è comodo alla trama per poi lasciarla libera anche di andare a zonzo nei boschi in altri momenti? La storia dei tre desideri? Interessante e senza dubbio importante all’inizio, ma poi lasciata un po’ lì?
Non so, non sono cose gravisssssime, per carità, ed è anche vero che con i retelling, soprattutto di favole o pezzi teatrali, ci si può prendere delle libertà maggiori, ma comunque mi hanno lasciata perplessa. FINE SPOILER!
Il finale Non mi dilungo perché qui davvero non voglio mettere spoiler neanche nascosti, ma dico solo questo: è affrettato, frettoloso, non del tutto soddisfacente. Stessa cosa accaduta con Juniper&Thorn, ma lì almeno ci venivano date parecchie pagine conclusive per contestualizzare meglio il “dopo”. Qui no.
L’elemento romance Eeeeee via con gli spoiler in questo caso, di nuovo. SPOILER DA QUI IN AVANTI! Ma perché 🥲 C’era bisogno? Ha aggiunto davvero qualcosa? Soprattutto se questa vuole porsi come una storia femminista di autodeterminazione, serve davvero l’altone occhi verdi e passato oscuro che sembra quasi a un certo punto fare da motore per la narrazione e quindi, le motivazioni, della protagonista? Ehi, sono la prima che si lascia incantare da qualche bacio e scopatina tra le pagine, ma in questo caso mi è parsa una stonatura. Un voler dare a tutti i costi alla personaggia una “stampella” narrativa per farla sentire accettabile, accettata, amabile e desiderata. Non entriamo nei dettagli di quella questione del drago e delle origini di Lisander perché, davvero, non mi sono chiare. Non perché non le abbia capite, ma perché mi è sembrato tutto un po’ buttato lì, per gettare carne sulla griglia e aggiungere spiegoni agli spiegoni. FINE SPOILER!
CIÒ DETTO! A me è piaciuto. L’ho letto volentieri, era da tanto che lo aspettavo e sono contenta di averlo nella mia libreria. Ma, mi aspettavo di più, molto di più, e una certa delusione, anche se minima, c’è stata. Continuerò comunque a stimare immensamente Ava Reid e ad aspettare con grande interesse altri suoi lavori.
#writer#writers on tumblr#writing#dark#libro#witchcore#witchcraft#lady macbeth#review#recensione#ava reid
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Uccellini
Questi tre stupendi disegni sono tratti da un libro che è uno dei pilastri dell'ornitologia moderna: Birds Of America, pubblicato tra il 1827 e il 1838 da John James Audubon. Figlio di un ufficiale della marina francese, nacque a Saint Domingue, la colonia francese caraibica che diventerà Haiti, nel 1785. Quando ritornò in Francia, studiò presso la bottega del grande pittore David. Quando ci furono le primo costrizioni napoleoniche, nel 1803, tramite il padre ufficiale ebbe un passaporto e si trasferì negli Stati Uniti. Qui si sposò, ebbe dei figli e vivendo in una casa in campagna iniziò a ritrarre la fauna ornitologica del Massachusetts, ma piano piano ampliò le ricerche finendo per completare, in vari anni, la sua opera, che comprende 435 stampe di specie di uccelli del Nord America, 35 delle quali sono le uniche testimonianze di specie ormai estinte. Il libro è considerato uno dei capolavori del settore, nonché il primo Atlante Naturalistico in senso proprio. Tra l'altro molte specie di uccelli sono a lui dedicate in quanto fu il primo a descriverne le caratteristiche e a ritrarne i lineamenti.
Tra queste, una delle più famose è la berta di Audubon, che è questa:
Nome scientifico Puffinus lherminieri, e deve il suo nome al fatto che René Primevère Lesson, celebre naturalista francese, ne classificò la natura di specie unica dai disegni di Audubon.
Orbene, la Società Statunitense di ornitologia (American Ornithologists' Union) ha al proprio interno un Comitato per la nomenclatura delle specie ornitologiche (American Classification Committee) che ha preso questa decisione, dopo una lunga discussione interna: eliminare nella classificazione delle specie ornitologiche tutti i riferimenti a persone o figure storiche del passato: oltre alla berta di Audobon, rischiano la ghiandaia di Steller, dal nome del botanico, zoologo, medico ed esploratore tedesco attivo in Russia, considerato un pioniere della storia naturale dell'Alaska, il colibrì di Anna, chiamato in onore di Anna Massena, Duchessa di Rivoli, vari tipi di orioli e decine e decine di altre specie. Questo, secondo le parole della presidentessa della Società Coleen Handel perchè "C'è potere in un nome, e alcuni nomi di uccelli inglesi hanno legami con il passato che continuano ad essere non inclusivi e offensivi oggi (...) Abbiamo bisogno di un processo scientifico molto più inclusivo e coinvolgente che concentri l’attenzione sulle caratteristiche uniche e sulla bellezza degli uccelli stessi. Tutti coloro che amano e che si prendono cura degli uccelli dovrebbero poter goderne e studiarli liberamente, e gli uccelli hanno bisogno del nostro aiuto ora più che mai". Aggiunge poi che le tassonomie ottocentesche erano misogine e razziste e che "Come scienziati, lavoriamo per eliminare i pregiudizi nella scienza".
Questo è l'apice di un processo ideologico, comunemente definito cancel culture, che da alcuni anni ha preso piede in maniera devastante nel mondo culturale, e anche accademico, anglosassone. Caso emblematico fu la decisione della casa editrice di Amanda Gorman, la giovane poetessa che declamò i suoi versi alla cerimonia di insediamento del presidente Biden. Il suo libro, The Hill We Climb, su precise direttive della casa editrice americana, non fu tradotto in Spagna da Victor Obiols, ritenuto inadatto dall’editore americano in quanto uomo, non nero, non attivista. Ma casi analoghi sono avvenuti in altri paesi sulle generalità dei traduttori e traduttrici.
È l'apoteosi di un assunto, che ormai impera nella nostra società contemporanea (direi per colpa dell'assuefazione al loro pensiero dominante): non importa mai cosa e come dici le cose, le sostieni o le fai, ma solo chi le dice, chi le sostiene e chi le fa. Oggi Chiara Valerio ha scritto: "Non discutiamo più, rispondiamo a sondaggi e a incitamenti di una curva, il cui principio e la fine è la riduzione a macchietta dell'altro e della sua posizione che si suppone parimenti basata su sondaggio e tifo (...) Indossare una casacca è, mi pare, la fine della cultura intesa come esercizio dell'altro che abbiamo sempre praticato" (la Repubblica, Zerocalcare, Lucca e il ruba bandiera, pag. 37 del giornale del 3/11/2023).
L'esempio di Audubon è calzante poichè la decisione di cancellare il suo nome per la berta si deve al fatto che, come molti uomini del suo tempo, aveva degli schiavi, e aveva posizioni che oggi definiremmo "contraddittorie" sullo schiavismo. Tipico del sistema della Cancel Culture è di fare il più classico degli errori: prendere solo il pezzo di Storia che ci interessa, relazionarlo al nostro modo attuale di pensare, e condannare l'altro che, nella maggior parte dei casi, non può manco difendersi essendo morto da centinaia di anni. Tra l'altro in nome di Audubon fu fondata nel 1905 la National Audubon Society che è ancora oggi negli USA una delle più grandi e battagliere associazioni per la salvaguardia della Natura.
Quello che mi chiedo è che effetto avrà sulla berta, sul suo habitat, sulle politiche in favore della sua conservazione, studio e ricerca, il fatto di non chiamarsi più di Audubon. E se qualcuno ha mai avuto difficoltà a studiarla, a proteggerla perchè il suo nome era dedicato ad un uomo unanimemente considerato come uno dei padri della ornitologia mondiale (cosa che non viene smentita nel comunicato della Società di ornitologia americana).
Victor Obiols disse dopo che gli fu impedito di tradurre la Gorman:"Se non posso tradurre una poetessa perché donna, giovane e afroamericana nel mio medesimo secolo, non posso neanche tradurre Omero giacché non sono un greco dell’ottavo secolo a.C. E nemmeno Shakespeare non essendo un inglese del 16esimo secolo".
Gli proporrei di tradurre un libro di ornitologia. Possibilmente non scritto negli Stati Uniti.
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Recensione di La lingua segreta degli Dei di Barbara Frale. A cura di Alessandria today
Un viaggio archeologico tra i misteri del Sahara, i segreti dell’antico Egitto e l’ombra delle forze oscure del XX secolo.
Un viaggio archeologico tra i misteri del Sahara, i segreti dell’antico Egitto e l’ombra delle forze oscure del XX secolo. Titolo: La lingua segreta degli DeiAutrice: Barbara FraleGenere: Thriller storicoCasa editrice: MondadoriAnno di pubblicazione: 2021 (prima edizione) Breve riassunto della trama:La lingua segreta degli Dei porta il lettore nell’ambiente aspro e misterioso del Sahara, dove…
#Ambiente desertico#antiche civiltà#Archeologia#avventura archeologica#Barbara Frale#codici antichi#Cultura del passato#cultura egizia#Delitti e misteri#Documenti nascosti#enigmi da risolvere#Epoca contemporanea#Identità celate#Intrigo archeologico#intrigo internazionale#La lingua segreta degli Dei#Manuscritti segreti#Misteri dell’antico Egitto#miti e leggende#Mondadori#Nazismo#potere e conoscenza#poteri occulti#Poteri soprannaturali#protagonisti coraggiosi#Recensione libro#ricerche storiche#Ricostruzione storica#Romanzo storico#Sahara
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Partire da un mondo inviolato e dalla mente bambina delle prime generazioni storiche di uomini che lo percorsero e battezzarono con le loro sensazioni corporee e il loro stupore esistenziale, è ciò che fa Pavese nei Dialoghi con Leucò. In essi è il frutto delle sue ricerche e riflessioni antropologiche, psicologiche, religiose.
La terra, il sangue, il fuoco, la grotta, il mare, la selva, sono elementi primigeni, enti concreti diventati simboli condivisi che non perdono del tutto la materialità, come ad esempio la spiga e la vite, Cerere e Bacco, pane e vino, tornati terra (corpo) e sangue nel sacrificio di Cristo (non a caso, egli annota che la spiritualità estrema coincide con il materialismo).
Sebbene il sacro (o almeno la sua percezione) abbia origine umana, sorto dai bisogni fisici e psicologici dell'uomo, esso non è spodestato dalla sua funzione di conferire senso, attraverso la narrazione, all'esistenza. Questo libro è infatti l'autobiografia allegorica del narratore, attraverso la storia delle origini della narrazione: così come il narratore singolo rielabora il sacro del proprio passato, dovuto alla conoscenza del mondo nell'infanzia, così l'umanità rielabora la propria infanzia storica dando origine ai miti religiosi.
Le note estetiche più piacevoli di questo libro sono le tinte sanguigne e ferine degli slanci vitali (mortali) e la poesia attonita e quasi indicibile della seduzione divina e immortale: la quiete, la stabilità imperturbabile, il silenzio di fondo dal quale sorgono e al quale vanno tutte le cose.
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Un Grazie di cuore all'amico blogger e YouTuber Mario Lorenzini per questa bellissima intervista sui miei due romanzi ANELLI MANCANTI - Capire chi siamo attraverso la vita di chi ci ha preceduti (Autobiografico-storico-genealogico) e OCEANO di SENSI (Fiction-storico-erotico), quest'ultimo ambientato parte in Italia e parte nella Libia pre-Gheddafi.
Un Grazie di cuore anche all'amico Dr. Edmondo Marra per avermi consentito la ricostruzione di una parte del ramo paterno grazie alle sue accurate ricerche storiche e genealogiche.
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#mario lorenzini#maria teresa de donato#anelli mancanti#oceano di sensi#edmondo marra#romanzi#storia#intervista#Youtube
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Israele uguale nazismo? Cosa succede quando l’uso politico della storia si incontra con l’ignoranza della storia? L’uso politico della storia non è certo una novità. È sempre stato praticato. Si ricorre strumentalmente all’uno o all’altro esempio storico scegliendo l’interpretazione che si ritiene più conveniente al fine di dare sostegno, di fornire legittimità, alla posizione politica che si sta difendendo. A chi ne fa un uso politico, della storia in sé, di che cosa sia realmente accaduto in passato, non importa un bel nulla: si usa la storia come una clava, è solo un mezzo utile per fare propaganda, per conquistare proseliti, per sconfiggere le posizioni avversarie. Ma se la novità non sta certo nell’uso politico della storia, è nuovo il contesto in cui vi si fa ricorso. (...)
Le ricerche condotte dagli specialisti della comunicazione danno al riguardo indicazioni chiare: una grande quantità di persone che vive immersa nel presente ha perduto la capacità di capire che il presente è influenzato dal passato. A queste persone sfugge la profondità storica di qualunque evento di cui sia testimone. E poiché il passato non conta nulla, non è considerato un mezzo per comprendere il presente, non ha nemmeno senso dotarsi di un minimo di conoscenze storiche. Un tempo l’uso politico della storia, la storia usata come clava, incontrava un limite, ovvero esistevano degli anticorpi. Una parte almeno dei ceti istruiti era dotata di sufficienti nozioni storiche,e disponeva di sufficiente senso storico, da non farsi imbrogliare. Adesso non è più così, gli anticorpi sono svaniti o si sono assai indeboliti. A qualcuno è stato detto che un tempo (il quando, nonché il contesto, ovviamente, sono irrilevanti) è esistita una cosa denominata nazismo e di cui null’altro importa sapere se non che si trattava del male assoluto. Inoltre, quel qualcuno ha sviluppato nel tempo un odio viscerale nei confronti di Israele, Stato percepito come più potente dei suoi vicini e colpevole di essere appoggiato dall’Occidente. L’accostamento diventa automatico: Israele uguale nazismo. Non c’è alcun bisogno di sapere qualcosa né della storia del nazismo né di quella di Israele per stabilire l’associazione. E poiché ignoranza della storia significa anche ignoranza di cosa sia e di quanto abbia storicamente pesato l’antisemitismo, non sorprende che una quantità così elevata di studenti universitari, da Harvard alle università europee, non abbia problemi a fare un simile accostamento. (...)
Per aiutare a comprendere quanto sta accadendo in Medio Oriente occorrerebbe spiegare che si tratta di una vicenda complessa che inizia nel 1948 con la nascita dello Stato di Israele e il conseguente «rifiuto arabo». Nessuna comprensione di quanto è accaduto e accade è possibile se non si parte da lì. Gli stessi errori di Israele (le colonie in Cisgiordania, l’illusione di potere difendere all’infinito lo status quo, ossia i precarissimi rapporti fra due popoli reciprocamente ostili) non si spiegano se non ricostruendo quel quadro generale. Ma, appunto, ciò presuppone che l’interlocutore sia disposto a riconoscere il peso e l’importanza della storia per comprendere il presente. Il che però è impedito o quanto meno reso assai difficoltoso dal clima e dalle tendenze dominanti. La sopra citata ricerca del Cattaneo lascia aperto uno spiraglio. Risulta che gli atteggiamenti negativi verso gli ebrei sono più accentuati fra gli studenti con alle spalle un basso rendimento scolastico. In altri termini, anche nell’epoca dei social, la scuola può fare, almeno in parte, la differenza. Se essa tornasse al rigore di un tempo forse si potrebbero ricostituire gli anticorpi necessari per contenere la diffusione delle credenze più aberranti. L’incontro fra uso politico della storia e ignoranza della storia genera mostri. Ciò, di sicuro, non fa bene alla democrazia.
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L'Egitto mantiene la sua posizione di prima destinazione per i viaggiatori basati nella regione MENA nel secondo trimestre del 2018: Wego
L'Egitto ha mantenuto la sua posizione di prima destinazione per i viaggiatori provenienti dall'area MENA nel secondo trimestre (Q2) del 2018, secondo una ricerca pubblicata lunedì da Wego, il mercato di viaggi online per l'area MENA.
La ricerca evidenzia la popolarità di diverse località turistiche tra i visitatori della regione MENA. La classifica delle destinazioni si basa sulle ricerche di voli e alloggi effettuate da milioni di utenti dell'app e del sito web di Wego nel secondo trimestre del 2018.
Secondo l'indagine, l'Egitto continua a essere la prima destinazione, grazie al continuo sostegno dei turisti regionali, sia per il tempo libero che per gli affari.
Il sondaggio prosegue affermando che i turisti non riescono a stare lontani da questa misteriosa nazione, nota per le sue attrazioni storiche, le splendide crociere fluviali, le vivaci piazze di mercato e il rapporto qualità-prezzo complessivo.
L'India, nel frattempo, è avanzata significativamente di due posizioni, conquistando il secondo posto nel secondo trimestre del 2018 dal quarto posto dello stesso trimestre del 2017.
Secondo il sondaggio, questo grande aumento è dovuto principalmente al mese sacro del Ramadan, che inizia a metà maggio, e al gran numero di espatriati indiani che vivono nel Golfo e che scelgono di tornare a casa durante questo periodo (o subito dopo).
Allo stesso modo, il Pakistan è salito di due posizioni, passando dall'11° al 9° posto, per lo stesso motivo.
Nel frattempo, il rapporto rivela che l'Arabia Saudita ha perso terreno.
Secondo la ricerca, nel secondo trimestre del 2018 l'Arabia Saudita era al secondo posto, ma ora è scesa al terzo.
L'indagine ha rilevato che i turisti nazionali e stranieri che viaggiano per affari, piacere e Umrah (pellegrinaggio minore) hanno continuato a trovare l'Arabia Saudita una destinazione popolare nel secondo trimestre.
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