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Recensione di La torre maledetta dei Templari di Barbara Frale. A cura di Alessandria today
Un viaggio nel cuore di segreti templari, intrighi medievali e misteri nascosti tra le mura di un’antica fortezza.
Un viaggio nel cuore di segreti templari, intrighi medievali e misteri nascosti tra le mura di un’antica fortezza. Titolo: La torre maledetta dei TemplariAutrice: Barbara FraleGenere: Thriller storicoCasa editrice: Newton Compton EditoriAnno di pubblicazione: 2023 (prima edizione) Breve riassunto della trama:La torre maledetta dei Templari ci conduce nel cuore del Medioevo, in un’Europa…
#ambientazione storica#Antichi codici#archeologia medievale#Atmosfere Cupe#Barbara Frale#Cavalieri Templari#complotti#Conflitti religiosi#Conoscenze proibite#Conventi e monasteri#Crociate#Documenti segreti#enigmi da risolvere#Fortezza medievale#indagine storica#intrighi religiosi#intrigo internazionale#La torre maledetta dei Templari#leggende medievali#Medioevo#Misteri Antichi#narrazione avvincente#Newton Compton Editori#Ordini cavallereschi#Ordini monastico-cavallereschi#Personaggi storici#potere e conoscenza#Recensione libro#Ricostruzione storica#rituali antichi
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Ho tantissime cose per la testa e vorrei tanto esprimervele qui perché penso che siano di una tale importanza relativamente alla mia persona che saperle potrebbe dare un quadro molto realistico di chi sono, cosa penso e ciò in cui credo. Ma nella mia testa sono ancora troppo raggomitolate e quindi per il momento continuerò a covarle dentro di me.
#però se mi date un tema vi sciorino mille parole esprimendo la mia opinione#sì perché dopo lungo tempo ho deciso che finalmente ho abbastanza conoscenza e esperienza per poter avere una opinione valida e concreta
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Lettere a uno sconosciuto: un salto nel buio a occhi bendati
Le lettere a un interlocutore reale rappresentano un potente strumento di espressione autobiografica alla ricerca di risposte e di guarigione. Nella scrittura terapeutica, l’atto di scrivere lettere nello specifico a uno sconosciuto emerge come una forma molto potente di espressione autobiografica, intrapresa in un viaggio alla ricerca di risposte e guarigione, offrendo un rifugio sicuro per…
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Pare che Vannacci abbia fatto arrivare in casa degli italiani 250000 copie dei suoi libri.
Un libro di Vespa vende dalle 30000 alle 100000 copie. Chi ci sta nell'altro 35%?
Dal canto mio, leggere dall'inizio alla fine un libro mi capita veramente di rado. Se leggere un libro dalla prima all'ultima pagina fosse un requisito per dire di aver letto un libro, per la maggior parte degli anni che mi separano dall'Uni ad oggi finirei tra la maggiornanza dei non lettori.
Se uno ha come scopo quello di imparare, leggere non è facile. Se uno vuole solo divertirsi, si guarda una serie.
La riduzione del numero di lettori va di pari passo con l'offerta di altro. Il rapporto tra epoche e qualità della roba scritta non è così banale dal rifugiarsi nel "si leggeva meglio quando si stava peggio".
L'anno scorso ho fatto un'incredibile eccezione e mi sono letto tutti i libri di Cixin Liu su cui sono riuscito a mettere mano. Sarà per ignoranza ma non mi pare ci siano autori cinesi ben integrati nel sistema cinese e popolari che vengono tradotti, tanto meno di fantascienza. Three-body problem urlava "sono una finestra sulla Cina e come si vede".
La letteratura in genere non ha questo rapporto chiaro tra numero di pagine lette e cosa impari. Specialmente tenendo conto di quanta poca gente legga, ma mica solo da noi, ormai ha anche un rapporto "distaccato" con la società.
È un po' come avere la pretesa di capire cosa succedeva nel 1600 leggendo i Promessi Sposi. Ma pure cosa succedeva nel 1800. Se volevi capire la società italiana degli anni '90 era più utille guardare Mediaset che non leggere Baricco. Barrico è la mosc ciliegina sulla torta.
Se sei uno storico di mestiere, ti attacchi a tutto per avere un'idea più completa e coerente. Se non lo sei... ti cerchi un "bigino".
Ma scegliersi un "bigino" non è mica banale.
Per dire, ho studiato fisica, dello stato solido. Per altro il mio breve stint con la ricerca mi ha portato a fare altro. Dopo ho fatto altro ancora. Perchè sono una persona curiosa ho comunque continuato a leggere di fisica e matematica (che comunque finisce per darmi strumenti pragmaticamente utili).
Volessi interessarmi di storia medioevale, la prima cosa che farei, sarebbe cercarmi quali sono i libri di testo che scelgono alla facoltà di storia. E poi?
Per quello che mi riguarda, sono già oltre "quali libri di testo si scelgono a fisica". Ma se ho un interesse per la teoria dei gruppi e vado su stackexchange a chiedere consiglio, sembra incredibile ma chi ha competenza di teoria dei gruppi, mi guarderebbe come un bimbo delle elementari. Perchè chi ha proseguito il suo percorso di studi in quell'ambito si è già visto assegnare dei libri, ha seguito delle lezioni e si presuppone un livello di conoscenze più alto di quello che un cialtrone hobbista come me possa avere.
Poi c'è gente che forse ha studiato economia... forse... che fa cherry picking su ArXiv per sostenere che il cambiamento climatico è una bufala.
Trovare da leggere per certi versi oggi con internet è MOOOOLTO più facile. Ma c'è anche TROPPA roba e tanto rumore.
Ho diverse migliaia di libri, alcuni li comincio e li pianto li perchè capisco che non sono ancora pronto, altri li pianto li perchè mi accorgo che sono scritti male, altri ci impiego molto a leggerli. Perchè 1400 pagine di Guerra e pace non sono 400 pagine di An introduction to manifolds. Altri li consulto.
Lasciamo perdere poi come e cosa si legga per lavoro... che non è magari un libro, ma 10 pagine qua, 10 pagine la, un articolo di giornale, 3 email... ma a seconda di cosa e come lo si legga può essere più educativo di un libro di Vespa o può essere solo roba da travet. E gran parte del lavoro di contadini e operai non consiste nel leggere, ma la fetta di terziario non è più quella di una volta.Se da un lato sono d'accordo che l'istruzione non debba essere finalizzata esclusivamente al lavoro, a me piacciono poco i discorsi elitisti per cui si studia perchè è una roba "nobile". Per altro secondo me si sopravvaluta anche quanto l'istruzione nella nostra società sia finalizzata al lavoro e invece quanto sia finalizzata al mantenimento di una struttura di potere, lo si vede da quanto in realtà non si punti anche sui posti di lavoro alla massima produttività ed efficienza (pure nel privato eh), ma appunto ci sia una buona fetta di energie dedicata alle "social relationship".
Leggere per imparare è FATICOSO. Leggere per divertirsi è sopravvalutato, specialmente oggi con così tante alternative.
Dopo anni di Drive In, veline, calciatori, influencer leggere per imparare non ha più questo grande appeal nei confronti di gente che non sa quando e come andrà in pensione.
Per certi versi smettere di leggere è una scelta più razionale che non continuare a leggere senza dargli un fine se non quello di poter dire che si è "meglio" degli altri.
Poi... siamo sempre li... smettere di leggere è "meno peggio" di leggere con le stesse finalità con cui si compera una borsa di Prada.
Aspettarsi che la gente si rimetta a leggere libri e investire li le proprie risorse è tempo buttato al cesso. Per chi cercasse di aumentare il numero di lettori e per la platea a cui ci si rivolge avrebbe un ROI molto basso e la gente è purtroppo rimbambita, ma NON così tanto. E se quello che gli viene offerto è una versione "intellettuale" della borsa di Prada, forse i più scemi sarebbero quelli che glie lo offrono.
P.S. quello che scrive la gente nel 1800 andrebbe anche attualizzato. Non è che Miguel de Unamuno così come von Hayek avessero torto, ma alla fine non si può fare a meno che aggiustare un po' il tiro.
Siamo agli ultimi posti per libri letti in Europa [...].
Di questo passo il numero di lettori forti sarà più esiguo del numero di coloro che scrivono e pubblicano libri; con la conseguenza che ogni anno verranno sfornati decine di migliaia di testi destinati a fare le belle statuine sugli scaffali o ad andare al macero.
A pensarci bene, si tratta di statistiche da cui si capiscono molti fatti, che non mi pare nemmeno il caso di illustrare.
"El fascismo se cura leyendo y el racismo se cura viajando", diceva Miguel de Unamuno. [...]
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Siamo il secondo paese industriale europeo, subito dopo la Germania. Ma gli italiani non lo sanno.
In alcuni settori d’eccellenza (la meccatronica e la robotica, la chimica fine, la farmaceutica d’alta specialità, le componentistica auto, la cantieristica navale da diporto, etc.) abbiamo posizioni da primato internazionale, ma per gran parte della nostra opinione pubblica è innanzitutto il turismo ad assicurare la ricchezza dei territori.
Siamo tra i cinque maggiori paesi esportatori del mondo, proprio grazie all’industria e a quella meccanica in prima linea, ma i cittadini per il futuro confidano negli alberghi e nelle opportunità del commercio, nello shopping.
“Dissonanza cognitiva” è il nome di questo fenomeno, un’opinione che fa a pugni con la realtà di fatti e dati. Detta in altri termini, l’Italia non sa bene chi è e come si produce la sua ricchezza e dunque non ha una fondata idea di dove andare.
L’industria scivola ai margini dell’immaginario collettivo, occupa un ruolo periferico nella rappresentazione sociale dello sviluppo. (...)
Ecco il punto: l’Europa può continuare a restare ancorata ai suoi valori e alla sua cultura civile se mantiene una forza industriale di peso e respiro globale. (...) E se dunque investe sulle nuove tecnologie (infrastrutture, ricerca, processi di conoscenza e formazione) e sull’impiego ben strutturato e guidato dell’Intelligenza Artificiale (...).
Serve insistere sull’industria, insomma, (per) evitare il precipizio indicato alcune settimane fa dal “Financial Times”: perdere la sfida competitiva con Usa e Cina e ridursi a essere “il Grand Hotel dei ricchi e potenti del mondo”. Un luogo di storica eleganza. Ma privo di peso e potere. Incapace di decidere sul suo futuro. (...)
Viene da lontano, questo fenomeno di sottovalutazione del peso industriale. Da una diffusa cultura anti-impresa, ostile al mercato, alla fabbrica ma anche alla tecnologia e alla scienza (...). Da una disattenzione culturale verso i fenomeni del lavoro industriale, (...) da un’opinione pubblica incline ai luoghi comuni anti-industriali e segnata da un evidente deficit informativo. E da una tendenza, ben radicata in ambienti economici ed accademici, a insistere sul tramonto dell’industria alla fine del Novecento, per cedere il passo al “terziario avanzato” e alla finanza.
Dati e fatti, soprattutto dopo la Grande Crisi finanziaria del 2008, hanno smentito queste false costruzioni di un immaginario distorto e ridato invece importanza all’economia reale. E l’Italia è cresciuta, più e meglio di altre aree europee, negli anni post Covid, proprio grazie al suo “orgoglio industriale”, investendo, innovando, (...) facendone un asset di competitività e di qualità sui mercati.
Eccola, dunque, la realtà dell’Italia industriale ad alta tecnologia e sofisticata qualità (...), per evitare che la mancata conoscenza dell’Italia industriale alimenti quelle disattenzioni, quelle false percezioni della realtà che contribuirebbero ai rischi di declino economico e dunque sociale e civile del nostro Paese.
Se ne accorge finalmente anche l'informazione dei finti sapientoni (e fa autocritica pur senza dirlo): https://www.huffingtonpost.it/blog/2024/11/18/news/litalia_e_un_grande_paese_industriale_ma_gli_italiani_non_lo_sanno_e_preferiscono_pensare_al_turismo-17751079/
In realtà manco l'Huff Post dei sapientoni sa che in quanto a export stiamo gareggiando col Giappone e, tolta l'Olanda che non esporta quasi nulla di suo ma lucra sull'in-out di Rotterdam da e verso la Cermania, saremmo sul podio MONDIALE delle bilance commerciali attive. Grazie alle industrie citate ma non solo, grazie anche alle altre eccellenze italiane: MODA & LUSSO, FOOD&BEVERAGE.
Ovviamente l'articolo è stato qui depurato , solita profilassi antibatterica, da false devianze riguardo "svolte green necessarie", no non lo sono anzi rappresentano un freno a mano tirato, verso "grazie alle politiche europee di Draghi", no è un liquidatore fallimentare, e tutti quei "ci vuole più politica per guidare" da dirigisti socialisti: non servono affatto, tutto questo è successo proprio GRAZIE alla distrazione della politica dirigista pre e post covid.
Ah e manca anche l'indicazione fondamentale: ma quale Trump, ma basta con 'ste ridicole scuse - btw, se riaprisse il mercato russo facendo finire la guerra dei Biden, decolleremmo ancora di più e dei dazi ce ne fregieremmo alla grande..
Per evitare che il declino si accompagni al degrado sociale in atto per via dei migranti (la manodopera dequalificata e a basso costo fa calare i salari quindi i consumi, oltre a far soppravvivere aziende decotte e terziario arretrato), la spada di Damocle per l'industria italiana è evitare il crollo economico della Cermania, nostro primo mercato. Ma quale Draghi, è necessario la facciano immediatamente finita con tutto 'sto verde elettrico.
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Il mercato ha fiutato nel nostro bisogno disperato di amore l'opportunità di enormi profitti. E ci alletta con la promessa di poter avere tutto senza fatica: soddisfazione senza lavoro, guadagno senza sacrificio, risultati senza sforzo, conoscenza senza un processo di apprendimento.
Basta pensare al cambiamento di valore della parola amico tra ieri e oggi in internet per capire come i rapporti siano diventati facili e superficiali. I nuovi rapporti vivono di monologo e non di dialogo, si creano e si cancellano con un clic del mouse, accolti come un momento di libertà rispetto a tutte le occasioni che offre la vita e il mondo.
In realtà, tanta mancanza d'impegno e la selezione delle persone come merci in un negozio è solo la ricetta per l'infelicità reciproca. L'amore invece richiede tempo ed energia. Ma oggi ascoltare chi amiamo, dedicare il nostro tempo ad aiutare l'altro nei momenti difficili, andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai nostri, è diventato superfluo: comprare regali in un negozio è più che sufficiente a ricompensare la nostra mancanza di compassione, amicizia e attenzione. Ma possiamo comprare tutto, non l'amore. Non troveremo l'amore in un negozio. L'amore è una fabbrica che lavora senza sosta, ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana, ha bisogno di essere ri-generato, ri-creato e resuscitato ogni giorno.
Zygmunt Bauman, Amore liquido
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Non esiste un punto di arrivo. In questo Sistema siamo tutti apprendisti da correggere.
La superbia è uno dei punti di lavoro più difficili da smaltire. Ed è tipica dell'ego distorto o iper alimentato.
La conoscenza non aiuta la superbia. Da sottolineare più volte, perché sapere non significa evolvere.
Non abbiamo nessun controllo e nessun potere sulla Vita. Solo la personalità può insistere e convincersi dell'illusione di controllo, perché ha paura.
#video#controllo#personalità#illusioni#crescita personale#crescita spirituale#consapevolezza#conosci chi sei#discernimento#volontà#responsabilità#se o sè#conosci te stesso#lavoro su di sè#verità#zombie#sistema#aprite gli occhi#svegliatevi#società#società malata#manipolazioni#giorgia sitta
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TECNOLOGIE PERSUASIVE
Possono le tecnologie modificare le nostre abitudini? Possono certe tecnologie spingerci a modificare le nostre abitudini, le nostre necessità, i nostri bisogni?
Si possono, possono farlo in maniera pervasiva. Le tecnologie non sono “neutre” chi le progetta sa benissimo quali modificazioni le tecnologie producono nella vita degli esseri umani.
Adesso grazie alle neuroscienze chi progetta tecnologie sa come manipolare le persone attraverso stimoli percettivi, emozionali, sensoriali con comprovata efficacia.
Grazie alla neuropsicobiologia tramite le tecnologie digitali e le loro interfacce chi detiene il sapere e la conoscenza di tali artefatti e li produce più se vuole stravolgere le nostre esistenze, spingerci a prendere determinate decisioni, ad assumere certi stili di vita ed anche a conformarci a determinate regole.
Non è che fosse necessario il digitale e la neuropsicobiologia per progettare tecnologie persuasive: pensiamo al Pan Opticon di Jeremy Bentham.
Spiega Focault : “Egli proclama una reale invenzione della quale dice ch’è «l’uovo di Colombo». E, in effetti, Bentham propone ai medici, ai penalisti, agli industriali, agli educatori proprio ciò che essi cercavano: egli ha trovato una tecnologia di potere capace di risolvere i problemi di sorveglianza.”
Focault descrive la struttura, la tecnologia architettonica teorizzata da Bentham:
”Poiché il principio era: alla periferia, un edificio a forma di anello; al centro, una torre; nella torre sono aperte larghe finestre che danno sulla facciata interna dell’anello. L’edificio periferico è diviso in celle, ciascuna delle quali ne attraversa l’intero spessore. Queste celle hanno due finestre: una aperta verso l’interno, che corrisponde alle finestre della torre; l’altra, che da verso l’esterno, permette alla luce riattraversare la cella da parte a parte.”
A questo punto, con tale struttura panottica è “sufficiente allora mettere un sorvegliante nella torre centrale, e in ogni cella rinchiudere un folle, un malato, un condannato, un operaio, o uno scolaro. Per un effetto di controluce, si possono vedere dalla torre le piccole sagome prigioniere nelle celle della periferia, che si stagliano nella luce. Insomma si inverte il principio della segreta; la piena luce e la sorveglianza captano meglio dell’ombra, che in ultima analisi proteggeva.”
Non è importante che il sorvegliante sia al suo posto è sufficiente che il malato, il prigioniero, il lavoratore sappia di poter essere continuamente sotto osservazione in maniera da essere indotto, spinto ad assumere comportamenti “conformi” a quelli che chiede il “padrone”.
Ma con l’avvento del digitale, delle tecnologie a schermo, con l’arrivo dei social network, dei robot e dei bot, dei sexbot umanoidi e delle voci suadenti degli assistenti artificiali il gioco della persuasione ormai è prassi e l’inganno e la manipolazione sono le armi con cui drogare ed indottrinare la società dei burattini di carne umana.
La manipolazione dolce che fa leva sulle nostre debolezze è molto più potente del manganello. Ma al giorno d'oggi il Potere non si accontenta più, perciò le usa entrambe. Gli uomini non sono mai stati così controllati e controllabili nella storia dell'umanità. Scordiamoci la favola della democrazia, mai e poi mai siamo stati sudditi a tal maniera senza neanche averne contezza.
Francesco Centineo
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"Fermare la diffusione del sapere è uno strumento di controllo per il potere perché conoscere è saper leggere, interpretare, verificare di persona e non fidarsi di quello che ti dicono. La conoscenza ti fa dubitare. Soprattutto del potere. Di ogni potere.”
Dario Fo
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“Ma tu cancelli le persone dalla tua vita così, senza dare una spiegazione?”
Si.
La risposta è un semplicissimo e freddissimo “Si”.
Perché se le cancello vuol dire che loro, prima, hanno cancellato me.
Con la cattiveria, con la falsità, con l’ipocrisia, con il falso perbenismo, con le lame conficcate tra le scapole della fiducia.
Perché ho un carattere strano, è vero, ma non riserva sorprese: se amo, lo dimostro, se disprezzo anche.
Può piacere o meno, ma è pulito.
Con me non ci si sporca.
Non tradisco. Non lo so fare, non voglio imparare a farlo.
E non perché sono santa tra i peccatori.
Non tradisco perché mi rispetto: dopo aver tradito qualcuno, che sia un amore o un amico o una semplice conoscenza, smetti di essere un essere umano e il solo pensiero mi fa venire la nausea.
Non perdono chi mi tradisce.
Non lo odio.
Ma lo sposto nell’oblìo della mia vita: non esiste, non fa male, diventa suppellettile inutile destinato alla discarica del passato.
Per e con le persone che amo io combatto, mi arrabbio, cerco confronti, assillo, annullo l’orgoglio, stringo la presa...a volte anche troppo...rispetto, ma non mollo.
Non ho mai imposto la mia presenza, ma ho preteso coerenza da chi voleva condividere il mio viaggio.
Io cancello senza spiegazioni, è vero: lo faccio nella vita quando l’indifferenza lascia spazio al disgusto.
E lo faccio sui social che per me sono solo un mezzo e non l’essenziale.
La critica se è costruttiva diventa acqua tra le dune arse della superficialità.
La critica diventa fumo tra le parole vuote di chi non guarda mai in faccia nessuno, nemmeno se stesso.
Ho imparato che il tempo è più caro dei diamanti, ed anche il silenzio ha un potere che prima non conoscevo: mi concedo il lusso di viverli, non di buttarli via con chi attribuisce un prezzo a tutto, ma non da valore a niente.
Sono considerazioni di un giorno di pioggia, quando tutto sembra surreale e ti accorgi di essere ormai dipendente solo dall’essenziale...
...come il cuore, come il mare.
Natascja Di Berardino
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L’allarme nel 58esimo Rapporto annuale: «Rischio di frammentazioni nella spirale della costruzione di rigidi confini identitari». Profondi buchi di conoscenza in tutte le fasce d’età. Il 15 per cento della popolazione crede che l’omosessualità sia una patologia con origini genetiche. Quasi un italiano su due si sente minacciato dai migranti. E molti pensano che per essere italiani «occorra esibire determinati tratti somatici»
Quasi il 40 per cento della popolazione italiana si sente minacciata da chi vuole facilitare l’ingresso in Italia dei migranti, mentre un cittadino ogni cinque avverte ostilità nelle persone che professano un’altra religione, hanno un’etnia diversa, un colore della pelle differente.
E ancora: il 30 per cento delle donne o degli uomini italiani considerano come proprio nemico chi è portatore di una concezione della famiglia divergente da quella tradizionale, invece un italiano ogni dieci dimostra inimicizia nei confronti di chi ha un orientamento sessuale diverso.
I dati diffusi dal 58esimo Rapporto annuale sulla situazione sociale da parte del Censis «rivelano il pericolo che il corpo sociale finisca per frammentarsi dentro la spirale attivata dalla costruzione di rigidi confini identitari, in cui le differenze si trasformano in fratture e potrebbero degenerare in un aperto conflitto».
A complicare il quadro è l’indebolimento del ceto medio, «che rende oggi il paese non più immune al rischio delle trappole identitarie».
La «fabbrica degli ignoranti»
È l’allarme lanciato dal più prestigioso istituto di ricerca economica e sociale del paese, fondato nel 1964 da Giuseppe De Rita, Gino Levi Martinoli e Pietro Longo, ma non è l’unico. Anzi. Nella fotografia scattata dal Censis c’è grande spazio per quella che viene definita “La fabbrica degli ignoranti”.
Si tratta della descrizione di una società in cui una buona parte della popolazione che la compone pensa che per essere italiani «occorra poter esibire determinati tratti somatici, dove la cittadinanza è pensata come una identità cristallizzata e immutabile, con inconfondibili radici primigenie, che tra i suoi fattori costitutivi comprenderebbe la diretta discendenza da italiani e anche l’essere di fede cattolica», si legge nel rapporto.
Nello stesso documento, però, viene fuori che è anche quella stessa società che non riconosce più le proprie origini storiche e culturali: «Si palesano profondi buchi di conoscenza in tutte le fasce di età anche in relazione a nozioni che si sarebbe tentati di dare per scontate».
E qui il titolo di studio o la condizione sociale non c’entra. Perlomeno non direttamente. Ma è un fatto che la metà della popolazione ignori che Benito Mussolini sia stato arrestato nel 1943 e che un italiano su quattro pensi che Giuseppe Mazzini sia stato un personaggio politico della prima Repubblica. D’altronde, uno su tre non conosce l’anno dell’Unità d’Italia, mentre il 28,8 per cento tra gli intervistati dal Censis ignora quando sia entrata in vigore la Costituzione.
Fotografia
E poi il quadro impietoso tratteggiato dall’istituto di ricerca si aggrava, man mano che si considerano altre nozioni basilari, dalla letteratura italiana alla grande storia mondiale: la metà della popolazione italiana non conosce l’anno in cui è scoppiata la rivoluzione francese o quando l’uomo è sbarcato sulla Luna. E, per molti di loro, Richard Nixon è stato un grande calciatore inglese e Mao Zedong è conosciuto come l’uomo più anziano al mondo.
Si ignorano poi in percentuali altissime: Dante Alighieri, Gabriele D’Annunzio, Giovanni Pascoli, Giuseppe Verdi, Giacomo Leopardi, Eugenio Montale (per il 35 per cento è stato un autorevole presidente del Consiglio dei ministri degli anni ’50), il capoluogo della Basilicata, la capitale della Norvegia, le tabelline e la differenza tra potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Ma in quest’ultimo caso, forse, siamo oltre le conoscenze basilari necessarie, in considerazione del fatto che oltre la maggioranza degli aventi diritto non si reca più alle urne.
E, tuttavia, «sono dati che per molti italiani pongono il problema di una cittadinanza culturale ancora di là da venire che lasciano prevedere una condizione di ignoranza diffusa anche nel prossimo futuro, quando le attuali giovani generazioni entreranno nella vita adulta e dovranno occupare posizioni di rilievo e responsabilità», scrive il Censis. Citando ancora, tra le risposte fornite dagli intervistati, pregiudizi antiscientifici e stereotipi culturali di questo tipo: «Attraverso la finanza gli ebrei dominano il mondo»; «L’omosessualità è una patologia con origini genetiche»; «Islam e jihadismo sono la stessa cosa».
D’altronde, ordini di discorso che capita di ascoltare, talvolta, anche in alcuni salotti televisivi e talk show, e perfino, sempre più spesso, in alcune sedi istituzionali.
L’altra indagine con Coldiretti
«Braccia rubate all’agricoltura», avrebbe recitato a tal proposito un vecchio adagio, se non fosse che, proprio da un’altra recente indagine condotta dal Censis insieme a Coldiretti, è emerso che in «un’epoca di crollo della fiducia nel sapere, nelle competenze, nelle capacità professionali e nell’operato degli attori dei vari settori economici, gli agricoltori sono riusciti a costruire un proprio specifico capitale di riconoscimento capovolgendo una pericolosa tendenza socioculturale che voleva imporgli un marchio di passatismo, di antico, di desueto».Dunque, se un tempo l’agricoltura veniva culturalmente tacciata di essere il passato, cioè un mondo destinato a sparire, oggi è sulla frontiera più avanzata dell’innovazione sociale. Peccato soltanto che la maggioranza degli italiani, invece, guardi indietro e, con essa, la gran parte della classe dirigente che detiene oggi il potere, politico ed economico.
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Recensione di La lingua segreta degli Dei di Barbara Frale. A cura di Alessandria today
Un viaggio archeologico tra i misteri del Sahara, i segreti dell’antico Egitto e l’ombra delle forze oscure del XX secolo.
Un viaggio archeologico tra i misteri del Sahara, i segreti dell’antico Egitto e l’ombra delle forze oscure del XX secolo. Titolo: La lingua segreta degli DeiAutrice: Barbara FraleGenere: Thriller storicoCasa editrice: MondadoriAnno di pubblicazione: 2021 (prima edizione) Breve riassunto della trama:La lingua segreta degli Dei porta il lettore nell’ambiente aspro e misterioso del Sahara, dove…
#Ambiente desertico#antiche civiltà#Archeologia#avventura archeologica#Barbara Frale#codici antichi#Cultura del passato#cultura egizia#Delitti e misteri#Documenti nascosti#enigmi da risolvere#Epoca contemporanea#Identità celate#Intrigo archeologico#intrigo internazionale#La lingua segreta degli Dei#Manuscritti segreti#Misteri dell’antico Egitto#miti e leggende#Mondadori#Nazismo#potere e conoscenza#poteri occulti#Poteri soprannaturali#protagonisti coraggiosi#Recensione libro#ricerche storiche#Ricostruzione storica#Romanzo storico#Sahara
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“Talvolta dobbiamo riposarci da noi stessi, guardando in profondità dentro di noi, da una distanza artistica; dobbiamo saper ridere e piangere di noi;
dobbiamo scoprire l’eroe e anche il buffone che si nasconde nella nostra passione di conoscenza. Dobbiamo ogni tanto essere contenti della nostra pazzia,
se vogliamo poter essere ancora contenti della nostra saggezza."
— F. Nietzsche, La gaia scienza
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Talvolta dobbiamo riposarci da noi stessi,
guardare in profondità dentro di noi,
da una distanza artistica;
dobbiamo saper ridere e piangere di noi;
dobbiamo scoprire l’eroe e anche il buffone
che si nasconde nella nostra passione di conoscenza;
dobbiamo ogni tanto essere contenti della nostra pazzia,
se vogliamo poter essere ancora contenti della nostra saggezza.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
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Recentemente a una del mio dipartimento (quello dei visti) non hanno rinnovato il contratto e quindi alla fine di Novembre se ne andrà.
Non ci ho mai parlato granché quindi non la conosco nemmeno, so solo che è un tipo che si lamenta spesso anche delle cose più banali (sempre a ragione, per carità, però Madonna bella...).
Non vi sto a dire quanto stanno a inciuciare per questa cosa...
Mi è stato chiaro fin da subito che il mio dipartimento e il direttore non si possono proprio vedere, a vicenda. Non ho capito ancora bene le motivazioni ma non si credono nelle cose che dicono e non su fidano l'uno dell'altro.
Dalla mia parte, posso dire che il direttore sin dal colloquio mi ha sempre fatto una buona impressione: mi ha detto chiaramente al colloquio quali sarebbero stati i contro dell'entrare in azienda (chi lo avrebbe fatto? Okay che lì fuori è pieno di gente/schiavi da poter assumere, but still), quando mi sono presentata in cannottiera per il meeting improvviso non se n'è proprio fottuto (questa cosa non è assolutamente normale in Giappone e fosse stato qualcun altro in un altro posto, avrei potuto avere un richiamo bello pesante)... vabbè insomma mi ha sempre fatto l'impressione di uno con una visione abbastanza aperta. Poi, anche se ammetto che non dovrei perché i capi si meritano solo bestemmie, devo dire che una parte di me gli è grata: se lui non mi avesse assunta, starei ancora in quell'azienda IT giapponese con 10 giorni di ferie di merda e altre regole del cazzo. Non posso non sentirmi almeno un minimo grata per avermi tirato fuori da quella situazione che non mi piaceva.
Dall'altra parte, come membro del dipartimento vorrei condividere (?) in parte il loro astio nei suoi confronti, anche se mi è difficile e quindi adesso mi sento in mezzo a due fuochi, sebbene fortunatamente non sono chiamata mai a dire niente o a esprimere un'opinione (infatti non è per niente comune farlo in questo paese).
Non so, non è niente eppure è una cosa che influenza il mio umore: non è piacevole stare in mezzo a quell'aura di astio non appena qualcuno nomina qualche superiore.
Stasera, infatti, sono stata alla mia prima cena aziendale e del mio dipartimento non c'era NESSUNO (solo uno che è venuto per magnà gratis come me perché è palesemente goloso). Negli altri team sono tutti giovani e stranieri, tra di loro già hanno fatto amicizia oltre il lavoro e spesso li vedo chiacchierare nella sala pranzo. Nel mio invece io sono la più giovane e l'unica straniera, quindi mi si parla poco e c'è sempre quella distanza da "siamo solo colleghi di lavoro" + distanza giapponese/straniero. Stasera almeno 2/3 persone mi hanno chiesto:"Ma perché sei andata nel team dei visti?" e io ero tipo:"Non ho scelto nulla, al colloquio mi hanno detto che sarei stata inserita lì e basta".
Insomma, è un dipartimento che viene visto in maniera strana da tutti, che fa un lavoro completamente diverso da tutti (più pesante in tutti i sensi, anche se nessuno se ne frega) e che non è "amato". Non voglio dire che vorrei cambiare dipartimento perché comunque ho fatto la conoscenza di alcuni colleghi e mi stanno simpatici, però non nego che a volte sarei contenta se mi spostassero...
#la sfigata sempre io devo essere#non per qualcosa però ja sì#uno oggi ha detto che ha fatto UNA SETTIMANA INTERA di smart#e io mi sento in colpa se lo faccio 2 o 3 MATTINE alla settimana l#che amma fà#lavoro#my life in tokyo#bcd journey#HTB-BCD
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L'amore non è solo sesso, è: una continua voglia di capire
i desideri che albergano nella mente di chi ci sta vicino.
Non esiste una regola o un codice, il capirsi senza
giudicare, l'unica regola certa per non cadere nella noia .
Quando una donna si china al cospetto del proprio Uomo è tutto già deciso .
Può sembrare strano ma in entrambi i ruoli ognuno attinge il proprio piacere dal ruolo.
Ognuno dona piacere reciprocamente stravolgendo ogni
logica di potere .
IL dominante diventa schiavo del piacere mentale che la
slave gli dona .
Sviluppare i propri sensi è il miglior modo per conoscere noi stessi,più grande è la conoscenza di noi stessi , più grande è il dono della nostra libertà interiore .
Per vivere serenamente "faccio solo ciò che mi emoziona .
Evito il negativo e prediligo il positivo .
Per essere sereni con tutti bisogna essere sereni con se stessi .
V Campidoglio
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