#Lettere Sconosciuto
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Lettere a uno sconosciuto: un salto nel buio a occhi bendati
Le lettere a un interlocutore reale rappresentano un potente strumento di espressione autobiografica alla ricerca di risposte e di guarigione. Nella scrittura terapeutica, l’atto di scrivere lettere nello specifico a uno sconosciuto emerge come una forma molto potente di espressione autobiografica, intrapresa in un viaggio alla ricerca di risposte e guarigione, offrendo un rifugio sicuro per…
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Ci chiamano "Gli Anziani" o "Boomer".
Siamo nati negli anni 40-50-60.
Siamo cresciuti negli anni 50-60-70.
Abbiamo studiato negli anni 60-70-80.
Uscivamo insieme negli anni 70-80-90.
Ci siamo sposati e abbiamo scoperto il mondo negli anni 70-80-90.
Ci avventuriamo negli anni 80-90.
Ci stabilizziamo negli anni 2000.
Siamo diventati più saggi negli anni 2010.
E stiamo andando fermamente oltre il 2020.
A quanto pare abbiamo vissuto otto decenni diversi... DUE secoli diversi... DUE millenni diversi...
Siamo passati dal telefono con un operatore per chiamate interurbane alle videochiamate in qualsiasi parte del mondo.
Siamo passati dalle slide a YouTube, dai dischi in vinile alla musica online, dalle lettere scritte a mano alla mail e Whats App. Dalle partite in diretta radio, alla TV in bianco e nero, alla TV a colori e poi alla TV 3D HD. Siamo andati al Video store e ora guardiamo Netflix.
Abbiamo conosciuto i primi computer, schede perforate, floppy disk e ora abbiamo gigabyte e megabyte sui nostri smartphone.
Abbiamo indossato pantaloncini per tutta la nostra infanzia e poi pantaloni lunghi, Oxford, razzi, completi conchiglie e blue jeans.
Abbiamo schivato paralisi infantile, meningite, poliomielite, tubercolosi, influenza suina e ora COVID-19.
Andavamo su pattini, tricicli, biciclette, ciclomotori, auto a benzina o diesel e ora guidiamo ibridi o elettriche.
Sì, ne abbiamo passate tante
ma che bella vita che abbiamo avuto!
Potrebbero descriverci come "esemplari", persone nate in quel mondo degli anni cinquanta, che hanno avuto un'infanzia analogica e un'età adulta digitale.
Abbiamo tipo "Visto tutto"! La nostra generazione ha letteralmente vissuto e assistito più di ogni altra in ogni dimensione della vita. È la nostra generazione che si è letteralmente adattata al "cambiamento".
Un grande applauso a tutti i componenti di una generazione davvero speciale, che sarà UNICA!
- Autore sconosciuto
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Nel cassetto delle piccole cose
Metterei il fiore che ieri ho piantato in giardino,
Le stagioni che hanno il valore di una vita intera
E torte di compleanno grandi come la solitudine
Nel cassetto dei minimi particolari
Ci sono la goccia di rugiada che si è depositata
Sul fiore del balcone del vicino
E la stretta di mano che ho donato a uno sconosciuto
Del quale non ricordo il nome
Ci sono gli antichi sapori del pane appena sfornato
Come a volerci annunciare una fragranza che nasce dal cuore
Poi l’albero di ciliegie che rimane ancora li
A ricordarmi la mia infanzia anni dopo anni
Colorandosi di mille colori ogni primavera,
Ci sono la mia prima pagella in prima elementare
E l’orsetto che mi fa compagnia da ormai una vita
Ci sono il biglietto del treno che ho preso
La prima volta che sono partito da Lei
E le lettere di mille notti insonni
Passate a scrivere e poi abbandonate in un angolo
Per paura di soffrire più di quanto non facessi
E poi c’è l’alfabeto del dolore
appreso con lezioni di vita mai dimenticate
Nel cassetto del dolore
Ripongo i miei ricordi più belli
I volti di persone mai dimenticate
E la voglia di realizzare ogni giorno I sogni
che tanto conservo dentro di me...
Ishak Alioui
scelto in tumblr da https://www.tumblr.com/maripersempre-21
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Credo di averti visto davvero, l’ultima volta quando sei partito. Poi non ti ho visto più.
Ho continuato ad amarti, certo, ma non ho mai realizzato che quel dolce, tanto premuroso e gentile ragazzo che mi aveva fatta innamorare di lui, non esisteva più in quel corpo.
Sei andato via nell’esatto momento in cui hai preso quella decisione di andare a Bari. Sei andato via, e non sei più tornato.
Al tuo posto è tornato un ragazzo spento, freddo, buio. Un ragazzo che è riuscito a tradirmi e guardarmi ancora negli occhi, a fare l’amore, ad abbracciarmi, a dirmi “Ti amo”.
Al tuo posto, amore mio, è tornato un ragazzo che non ho mai conosciuto e non avrei mai voluto conoscere. Uno sconosciuto. Un mostro.
Me ne rendo conto davvero solo adesso, adesso che sei stato capace di abbandonarmi di nuovo. Si, va bene. Ho capito. Non sei più tu e anche da tanto tempo. Chiedo scusa a me stessa per essermelo negato, per non aver voluto vedere la realtà.
Maledetta me, sono tutta cuore e quando mi hai detto “guarda la realtà”, hai ragione. Ma il mio cuore prevale su tutto e mi ha nascosto che tu amore non ci sei più. Perchè sapeva che mi avrebbe uccisa.
Perciò ho continuato ad amarti, sempre. Il problema è che tu amore mio mi hai sempre riempita di amore, di occhioni, di carezze, tantissime. Le tue carezze che erano casa per me. Di tanti bacini sulla fronte, di abbracci, di rose e lettere.
Quest’altro ragazzo invece, freddo e distaccato, da se stesso e dalla vita, mi ha fatta pian piano spegnere. Io continuavo ad aspettarmi quell’amore con lo stesso entusiasmo di un cagnolino che aspetta il suo padrone. Ma non arrivava. A volte sono arrivata a chiederlo e arrivavano briciole di ciò che era, ma non sarà mai più.
E pian piano.. pian piano quel fuocherello si è spento. Ti amo. Mi manchi, mio amore grande.
Questo ragazzo non so più chi sia, è una tua ombra e non ha senso che continuo a sperare cosa? Non ci sei più, è così.
Ti amerò sempre, voglio che tu sappia che saresti stato l’amore della mia vita perchè la gentilezza del tuo amore non la dimenticherò mai.
Ti amo,
Asia, Piccolina, Pulce.
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La solitudine si cura in un solo modo, andando verso la gente e “donando” invece di “ricevere”. Si tratta di un problema morale prima che sociale e bisogna imparare a lavorare, a esistere, non solo per sé ma anche per qualche altro, per gli altri. Finché uno dice “sono solo”, sono “estraneo e sconosciuto”, “sento il gelo”, starà sempre peggio. E’ solo chi vuole esserlo. Per vivere una vita piena e ricca bisogna andare verso gli altri. E questo è tutto.
Cesare Pavese - "Lettere"
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La solitudine si cura in un solo modo, andando verso la gente e “donando” invece di “ricevere”. Si tratta di un problema morale prima che sociale e bisogna imparare a lavorare, a esistere, non solo per sé ma anche per qualche altro, per gli altri. Finché uno dice “sono solo”, sono “estraneo e sconosciuto”, “sento il gelo”, starà sempre peggio. E’ solo chi vuole esserlo. Per vivere una vita piena e ricca bisogna andare verso gli altri. E questo è tutto.
Cesare Pavese - "Lettere"
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Nel cassetto delle piccole cose / metterei il fiore che ieri ho piantato in giardino, / le stagioni che hanno il valore di una vita intera / e torte di compleanno grandi come la solitudine / Nel cassetto dei minimi particolari / ci sono la goccia di rugiada che si è depositata / sul fiore del balcone del vicino / e la stretta di mano che ho donato a uno sconosciuto / del quale non ricordo il nome / Ci sono gli antichi sapori del pane appena sfornato / come a volerci annunciare una fragranza che nasce dal cuore / Poi l’albero di ciliegie che rimane ancora li / a ricordarmi la mia infanzia anni dopo anni / colorandosi di mille colori ogni primavera, / Ci sono la mia prima pagella in prima elementare / e l’orsetto che mi fa compagnia da ormai una vita / Ci sono il biglietto del treno che ho preso / la prima volta che sono partito da Lei / e le lettere di mille notti insonni / passate a scrivere e poi abbandonate in un angolo / per paura di soffrire più di quanto non facessi / E poi c’è l’alfabeto del dolore / appreso con lezioni di vita mai dimenticate / Nel cassetto del dolore / ripongo i miei ricordi più belli / i volti di persone mai dimenticate / e la voglia di realizzare ogni giorno i sogni / che tanto conservo dentro di me. Ishak Alioui art _by_bonniehaynes_ ******************** In the drawer of little things / I would put the flower that I planted in the garden yesterday, / the seasons that have the value of a whole life / and birthday cakes as big as loneliness / In the drawer of the smallest details / there is the drop of dew that it settled / on the flower on the neighbor's balcony / and the handshake I gave to a stranger / whose name I can't remember / There are the ancient flavors of freshly baked bread / as if to announce a fragrance that comes from the heart / Then the cherry tree that still remains there / to remind me of my childhood years after years / coloring itself in a thousand colors every spring, / There is my first report card in first grade / and the teddy bear that has been keeping me company for a life / There are the train ticket I took / the first time I left you / and the letters of a thousand sleepless nights / spent writing and then abandoned in a corner / for fear of suffering more than I used to / And then there is the alphabet of pain / learned with never forgotten life lessons / in the drawer of pain / I put my best memories / the faces of never forgotten people / and the desire to make dreams come true every day / that I cherish so much inside me. Ishak Alioui art _by_bonniehaynes_
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Non ci siamo mai incontrati, ma sono sicuro che devi leggerlo, anche se è di uno sconosciuto. So che a volte tutto può essere molto complicato, e che ci sono momenti in cui vorresti arrenderti in questa battaglia chiamata vita, ma ti chiedo per favore: resisti ancora un po', combatti ancora un po', perché proprio come c'è l'oscurità dentro questa vita, c'è anche la luce, e può venire da te quando meno te lo aspetti.E se nessuno te l'ha detto prima, allora qui attraverso le mie lettere ti farò sapere:Sono orgoglioso di te, perché nonostante quanto possa essere caotica la tua vita, decidi comunque di alzarti dal letto ogni mattina, quando so benissimo che tutto ciò che vuoi è restare lì tutto il giorno.Sono orgoglioso di te, perché sei ancora qui con il cuore che batte, mentre leggi questo testo, e probabilmente con un groppo in gola. Lo so, lo so che fa male, l'ho vissuto proprio come te, ma lo sai? non sei solo, perché io sono qui per te.
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Sotto il letto ho un baule, un baule pieno di lettere che mia nonna e mio nonno si sono scambiati in otto anni di relazione distanti. Mio nonno girava per l’Italia per il suo lavoro e lei gestiva l’osteria di famiglia nel suo piccolo paese della Basilicata. Accadde che un giorno lui capitò in servizio nel suo piccolo paesino sconosciuto in mezzo ai monti, vide una sua foto e si innamorò perdurante di lei. Fece di tutto per conoscerla, la corteggiò a lungo per tutta la durata del suo stanziamento lì e alla fine la fece innamorare di lui. Si sono amati per più di sessant’anni.
Lei era gelosissima delle loro lettere, me le lasciò solo quando era sul punto di andarsene, dicendomi testuali parole che ancora mi porto dentro: “facevamo l’amore con le lettere, noi, vorrei che questo amore lo custodissi tu.”
Io non ho mai aperto quel baule, non ho mai avuto l’idea di voler curiosare tra le righe della loro storia, ma mi piace pensare di tenere con me un tesoro prezioso, il loro amore, come un simbolo che da qualche parte esiste anche per me.
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Ho passato più o meno 150 giorni a smaltire e catalogare (grazie di avermi donato una sorella con cui condividere l’esperienza) tutto quello che c’era, tutto ciò che rimaneva di una vita, anzi due. Succedono cose strane quando dietro di te non hai più un muro dove appoggiarti. Mi sono accorto che la mia attenzione in corso d’opera andava maggiormente a foto e documenti che riguardavano la loro vita di persone, non di genitori. Ho trovato centinaia di lettere d’amore inviate dalla caserma dove papà faceva il servizio di leva (perdonami papà se non ho resistito dal leggerne qualche stralcio), fotografie da fidanzati, documentazioni di viaggi. Ho scoperto un lato sconosciuto, infinite dolcezze, sogni sconosciuti, passioni che il tempo ed il ruolo di educatori avevano sfumato. Ho sentito rifiorire in me una stima rinnovata e un immenso senso di gratitudine a coloro che mi hanno dato una vita e fornito un esempio. A me figlio, ruolo che ahimè non posso più esercitare, dico che mi sarebbe piaciuto tanto conoscere molto di più di quelle due persone, dei loro sogni, aspettative, rinunce e passioni che forse non ho mai colto. A chiunque, che figlio può ancora essere, dico di non dimenticarsi che i genitori sono prima di tutto uomini.
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"Molti sono morti, e quelli che sono ancora qui vengono chiamati ""gli anziani. ""
Siamo nati negli anni 40-50-60.
Siamo cresciuti negli anni 50-60-70
Abbiamo studiato negli anni 60-70-80.
Eravamo insieme negli anni 70-80-90.
Ci siamo sposati o no e abbiamo scoperto il mondo negli anni 70-80-90.
Avventure negli anni 80-90.
Ci stiamo ambientando negli anni 2000.
Siamo diventati più saggi negli anni 2010.
E andiamo forte fino al 2020 e oltre.
A quanto pare abbiamo attraversato OTTO decenni diversi...
DUE secoli diversi...
DUE millennial diversi...
Siamo passati dal telefono con l'operatore per chiamate interurbane, cabine a pagamento, videochiamate in tutto il mondo.
Siamo passati dalle slide a YouTube, dai vinili alla musica online, dalle lettere scritte a mano alle mail e Whats App.
Giochi in diretta radio, TV in bianco e nero, TV a colori, poi TV 3D HD.
Siamo andati al videonoleggio e ora guardiamo Netflix.
Abbiamo conosciuto i primi computer, schede perforate, dischi e ora abbiamo gigabyte e megabyte sui nostri smartphone.
Abbiamo indossato pantaloncini per tutta la nostra infanzia, poi pantaloni, pantaloni ep o minigonne, Oxford, Clarks, sciarpe palestinesi, tute e jeans blu.
Abbiamo evitato paralisi infantile, meningite, poliomielite, tubercolosi, influenza suina e ora COVID-19.
Abbiamo fatto pattinaggio a rotelle, pattinaggio a rotelle, triciclo, bicicletta, motorino, benzina o diesel e ora guidiamo ibridi o elettrico.
Abbiamo giocato con i piccoli
cavalli e dama, struzzi e biglie, soglia 1000 e monopoli, ora c'è Candy Crush sui nostri smartphone
E leggiamo... molto
E la religione dei nostri compagni di scuola non era una materia...
Bevevamo acqua di rubinetto e limonata in bottiglie di vetro, e le verdure nel nostro piatto erano sempre fresche, oggi ci arrivano i pasti a domicilio
Sì, ne abbiamo passate tante ma che bella vita che abbiamo avuto!
Potrebbero descriverci come "ex-annuali"; persone nate in questo mondo anni '50, che hanno avuto un'infanzia analogica e un'età adulta digitale.
Dovremmo aggiungere la Rivoluzione Biologica a cui abbiamo assistito. Nel 1960, la biologia era molto descrittiva. Abbiamo assistito all'evento della Biologia Molecolare: scoperte le molecole della Vita: DNA, RNA ecc. Quando vedi tutto quello che ne è uscito: terapia genica, impronte genetiche, e altri i progressi sono considerevoli.
Abbiamo tipo "visto tutto"!
La nostra generazione ha letteralmente vissuto e assistito più di ogni altra in ogni dimensione della vita.
Questa è la nostra generazione che si è letteralmente adattata al "CAMBIAMENTO".
Un grande augurio a tutti i componenti di una generazione davvero speciale, che sarà UNICA.. "
In gran parte ispirato da un autore sconosciuto
Woodstock 1969
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Data, ora mi sfugge.
Ho ritrovato gli oggetti che amavi, ho ritrovato i ricordi nascosti, ho ritrovato le tue parole.
Alla fine della corsa il dolore maggiore è sempre arrivato dalle tue parole, gli oggetti, quei deliziosi gioielli, mi hanno donato quel piacere a me sconosciuto, un tempo.
Non so perché mi sei tornato in mente, saranno state quelle lettere ritrovate, quei brevi pensieri scritti tra le lacrime o quel desiderio di riguardarmi e ascoltarmi godere. Sei un ricordo.
I miei orgasmi no.
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Always on the crest of the wave, even at 93 years old
I like, in fact, I have always liked, because it is an actor who has only two displayed expressions: one with the hat and the other without a hat ". It's been more than 60 years from the statement that he made Sergio Leone Clint Eastwood. From the Italian director's favorite actor in the famous 'Trilogy of the dollar' planetary star able to stock up on Oscar Awards, the American actor and director - but also a film producer and composer - has come a long way, becoming one of the landmarks Hollywood. Today Clint Eastwood celebrates 93 years.
It was 1964 when a stranger Clint Eastwood - who had assets of a handful of films not exactly memorable, but he had made the center on television with the series westerns 'Rawhide' ( 'Rawhide') - was chosen by Sergio Leone to interpret the bounty killer unnamed 'for a Few dollars More'. The success was immediate, so much so that Eastwood starred also in two other Leone's films - 'For a Few Dollars More' (1965) and 'The Good, the Bad and the Ugly' (1966) - which would then formed the 'Trilogy dollar'.
Besides Leone, another director "cult" was important in Eastwood's career: Don Siegel, considered one of the masters of the detective film and action. With American filmmaker Eastwood all very well he turned five films, success: 'Coogan's Bluff' (1969), 'Mules for Sister Sara' (1969), 'The long night of the soldier Jonathan' (1971), ' Dirty Harry: the case Scorpio is yours! '(1971) and' Escape from Alcatraz '(1979).
A lot of the acclaimed masterpieces by critics and audiences - 'The Outlaw Josey Wales' (1976),' Bird '(1988),' A Perfect World '(1993),' The Bridges of Madison County '(1995),' Power absolute '(1997),' Mystic River '(2003),' Million Dollar Baby '(2004),' Flags of Our Fathers '(2006),' Letters from Iwo Jima '(2006),' Changeling '(2008)' Gran Torino '(2008),' Invictus - invincible '(2009),' J. Edgar '(2011),' American Sniper '(2014),' Sully '(2016),' The Courier - The Mule '(2018),' Richard Jewell '(2019) - won many awards. Four Academy Awards - two for 'Unforgiven' (1992, Best Film and Best Director), same for 'Million Dollar Baby' (2004, Best Film and Best Director) - plus one memory to the Irving G. Thalberg assigned in 1995. Eastwood also he won six Golden Globe.
Sempre sulla cresta dell'onda, anche a 93 anni.
Mi piace , anzi , mi è da sempre piaciuto, perché è un attore che ha solo due espressoni: una con il cappello e l’altra senza cappello“. Sono passati più di 60 anni dall’affermazione che Sergio Leone fece di Clint Eastwood. Da attore feticcio del regista italiano nella celebre ‘Trilogia del dollaro‘ a star planetaria capace di fare incetta di Premi Oscar, l’attore e regista americano – ma anche produttore cinematografico e compositore – ha fatto moltissima strada, diventando uno dei punti di riferimento di Hollywood. Oggi Clint Eastwood festeggia 93 anni.
Era il 1964 quando uno sconosciuto Clint Eastwood – che aveva all’attivo una manciata di film non proprio indimenticabili, ma che aveva fatto centro in tv con la serie western ‘Rawhide‘ (‘Gli uomini della prateria’) – fu scelto da Sergio Leone per interpretare il bounty killer senza nome in ‘Per un pugno di dollari‘. Il successo fu immediato, tanto che Eastwood recitò anche in altri due film di Leone – ‘Per qualche dollaro in più‘ (1965) e ‘Il buono, il brutto e il cattivo‘ (1966) – che avrebbero poi formato la ‘Trilogia del dollaro’.
Oltre a Leone, un altro regista “cult” fu importante per la carriera di Eastwood: Don Siegel, considerato uno dei maestri del cinema poliziesco e d’azione. Col cineasta americano Eastwood girò ben cinque film, tutti di grande successo: ‘L’uomo dalla cravatta di cuoio‘ (1969), ‘Gli avvoltoi hanno fame‘ (1969), ‘La notte brava del soldato Jonathan‘ (1971), ‘Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!‘ (1971) e ‘Fuga da Alcatraz‘ (1979).
Tantissimi i capolavori acclamati da pubblico e critica – ‘Il texano dagli occhi di ghiaccio‘ (1976), ‘Bird‘ (1988), ‘Un mondo perfetto‘ (1993), ‘I ponti di Madison County‘ (1995), ‘Potere assoluto‘ (1997), ‘Mystic River‘ (2003), ‘Million Dollar Baby‘ (2004), ‘Flags of Our Fathers‘ (2006), ‘Lettere da Iwo Jima‘ (2006), ‘Changeling‘ (2008) ‘Gran Torino‘ (2008), ‘Invictus – L’invincibile‘ (2009), ‘J. Edgar‘ (2011), ‘American Sniper‘ (2014), ‘Sully‘ (2016), ‘Il corriere – The Mule‘ (2018), ‘Richard Jewell‘ (2019) – molti i premi conquistati. Quattro Premi Oscar – due per ‘Gli spietati‘ (1992, miglior film e miglior regia), altrettanti per ‘Million Dollar Baby‘ (2004, miglior film e miglior regia) – più uno alla memoria Irving G. Thalberg assegnatogli nel 1995. Eastwood ha anche vinto sei Golden Globe.
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L'indovinello pietracupese
Risulta davvero arduo poter trovare un qualche significato univoco, nella piccola epigrafe posta nello spigolo destro del portale trecentesco di San Gregorio Magno, chiesa ex-parrocchiale nell'agro antistante il centro abitato di Pietracupa.
" R • I • TR • I - TR • C^ • G "
Le lettere, leggibili ancor oggi, annerite dalla patina del tempo, parrebbero recitare, come si era già detto mesi fa, due acrostici con una unica affermazione, che, se contestualizzata al tipo di opera, una commissione, mostrerebbe l'uso comune di rimembrare illustri figure del potere laico ed ecclesiastico, esistite al tempo dell'esecuzione.
Di solito si tratta di pontefici, oppure di Regnanti e di Conti, ed in questo caso, potremmo già trovare una mezza soluzione.
Questo perché, essendo il cantiere stato commissionato dal feudatario Roberto di Pietracupa, al magister Riccardo, per il quale già si era ipotizzata l'appartenenza degli stemmi ai lati dell'Agnus Dei, viene da sé, volontariamente od involontariamente, il collegamento delle lettere nel suo nome, con quelle della prima frase.
Potrebbero infatti voler recitare la parola:
"R(obertus) (comit)I (pe)TR(acupensi) (fieri) (fec)I(t)".
Prendendo per buona questa via identificativa, seppure ipotetica, il collegamento alla frase successiva dovrebbe mantenere il medesimo senso, e di solito in queste epigrafi, la dedica, come già si era detta, avrebbe riguardato delle alte cariche, sotto la cui reggenza, o mandato, venne posto in essere il cantiere.
Con ciò, si potrebbe postulare la lettura della parola " T(empo)R(e) ", o "pro Tempore", seguita dalle iniziali del nome rimembrato dallo scalpellino.
Credevo di aver trovato una strada meno tortuosa, ed invece sono spuntate le radici delle sequoie, perché problematiche sono proprio quelle lettere C^ e G, divise da un punto, perciò parti di due parole, e con un trattino verso l'alto, a destra della C, che potrebbe attestare l'importanza che rivestiva questo individuo sconosciuto.
Dopo alcune chiacchierate con l'amico don Domenico Fazioli a Trivento, proprio nei riguardi del contesto diocesano, ci ha voluto rendere noto un suo parere, per cui il l'architrave potrebbe essere più antico della data trascritta dal Riccardo, oppure l'epigrafe stessa, successiva a tutto il resto, con l'idea che volesse pronunciare le iniziali di C(arolus) (re)G(ie), ipoteticamente Carlo II d'Angiò o Carlo III di Durazzo.
Naturalmente è impossibile se non insensato tutto ciò, perché l'asimmetria del frammento, le caratteristiche dell'epigrafe e il senso del testo, non lasciano dubbi sul fatto che si tratti solo e soltanto di un individuo vissuto al tempo di Roberto e Riccardo, ed in carica nel 1360.
Non è da escludere una importantissima informazione tratta, come molte altre, dal saggio storico; "Quelli della Pietra Cupa, mille anni di una comunità molisana", pubblicato dalla storiografa locale Aurora Delmonaco nel 1989, un testo essenziale, che nei confronti del signore Roberto, parla di un documento davvero molto importante.
Una bolla episcopale, dell'anno 1361, conservata nel fondo dei Caracciolo di Torchiarolo, Archivio di Stato di Napoli, e dove si elevava alla carica di abate di Sant'Alessandro in Pietracupa, il napoletano Giannotto Coppola, tutto rogato in presenza del feudatario Roberto.
Fino ad ora, il nome di questo esponente del clero locale, parrebbe essere l'unico che più si avvicina alle lettere abbreviate, però solo se questi fosse stato, per qualche svariato caso, inciso all'inverso, come C(oppola) G(iannotto), ed è una prospettiva davvero inusuale.
La possibilità è comunque da scansare in quanto, l'architrave venne ultimata nel 1360, ed il Coppola venne nominato abate solo nell'anno seguente.
Da questo punto partono solo dei vicoli ciechi, poiché nessuna signoria od alta carica di quel tempo a noi pervenuta, possiedono dette iniziali.
Tra i rappresentanti del potere secolare vi era il papa di origine francese, Innocenzo VI, mentre il vescovado di Trivento, era presieduto ancora da monsignor Pietro dell'Aquila, dell'ordine minorita.
Resta un'altra ipotesi, seppure molto forzata, che vedrebbe la dedica, non ad un personaggio singolo, ma ad una istituzione, religiosa per esempio, come un Capitolo (Capitolo Diocesano e Capitolo Abbaziale di S.Alessandro), per cui le iniziali, potrebbero completare le parole "C(apitulo) G(eneralis).
Una prospettiva insolita, che resta per altro sospesa nell'assenza di ulteriori dettagli, sul tipo di Capitolo, sulla direzione stessa di questo, di un pontificato, di un episcopato, e così via.
#arte#italia#medioevo#storia#archeologia#cultura#storia dell'arte#molise#pietracupa#architettura#Arte#Riccardo di Simone#Roberto di Pietracupa#Papa Innocenzo VI#Diocesi di Trivento
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Non ti amo. E ancora lo ripeterò: Non ti amo. Solo questo. Non ti amo.
1
Ti avrei scritto molto tempo fa ma prima ho atteso
di essere fuori dalla solitudine
ovvero fuori da quella contrada dove gli alberi
stanno in posizione orante,
in se stessi inginocchiati,
e i fiumi scorrono in se stessi,
essendo a un tempo corpo e anima,
impossibili da distinguere; ho atteso
che se ne andasse anche il ragno che
con una punta d’argento si era disegnato sulla spalla
e ora eccomi pronta a dirti
che non ti amo.
2
Sto su un tetto obliquo di lamiera verde,
in pieno sole; potrei scivolare
ma il cuneo del sole mi inchioda
e il cielo stesso dispone le nuvole perpendicolari a me,
tanto da incastonarmi nel suo ordine, e sono come un idolo
di oro verde, con un occhio più grande dell’altro
e un orecchio lungo – quelli che mi concepirono
erano asimmetrici – sto sul tetto inclinato
e ricordo la striscia obliqua dei capelli
sulla tua fronte, l’intera tua natura obliqua
in rapporto all’universo e a me,
l’angolo del tuo corpo che indicava un punto cardinale misterioso
– e dico che non ti amo.
3
Sul tuo silenzio avrei potuto costruire una città.
Nulla si smuoveva, edificavo a vuoto,
un vuoto scintillante di fulmini ispirati.
Una volta costruii perfino un pianeta
dai monti sericei, a forma di uccelli dormienti,
con tre cascate e in ognuna avevo confitto
sette pesci viola e da qualche parte, ricordo,
avevo sepolto in quel suolo inventato un oggetto
per noi, soltanto nostro,
ch’era l’essenza stessa del pianeta, la sua fonte di uranio. Oh
il tuo silenzio – ma forse ero io a non sentire,
forse in quel mentre tu cantavi o ridevi o urlavi
e il silenzio non era che una forma speciale
del tuo canto, del tuo riso, delle tue urla,
forse il tuo silenzio era in realtà quel pianeta sconosciuto, popoloso,
e io non costruivo in un vuoto scintillante
ma cercavo solo di proteggere qualcosa di esistente,
come si protegge un malato di malaria
con una coperta, con un’altra ancora, con il cappotto,
con quattro cuscini finché non scompare
– ma non ti amo.
4
Ti scrivo questa quarta lettere
in una stanza di legno, a un tavolo di legno,
legno dappertutto, incredibilmente tanto legno,
e dappertutto scritte, con l’inchiostro,
la matita chimica, la punta del coltello,
nomi, date, usignoli, treni,
chiavi. (Puoi aprire un
treno con la chiave e calpestare l’usignolo
intirizzito sui binari e apporre la tua firma con
tanto di data). Ho paura.
Oltre la cornice di legno della finestra
palpita la manica scura dell’abete
notturno; una notte
mi aspettavi, era estate, sul letto avevi messo i miei libri.
Quando entrai, vidi me stessa,
forse non dovevo rimpiazzare
il mio corpo di libri, di carta, di legno,
il mio corpo effimero, così la penso ora,
ora che non ti amo.
5
Se tu cercassi di tirarmi addosso
il lunedì, il martedì, il mercoledì,
lunedì, martedì e mercoledì rimbalzerebbero
cadendo a terra senza suono,
giovedì e venerdì
non possono più ferirmi,
non possono lasciarmi neanche il segno
di un minuscolo ombrello giapponese, del vaccino,
giovedì e venerdì non hanno forze,
sabato non ha forze,
domenica – non so che cosa voglia dir domenica
– non ti amo.
6
Ora sto qui e mi guardo allo specchio.
Posso ringiovanire e invecchiare a piacimento.
Se voglio, posso assomigliare a un animale
o a una pianta, o persino
al progetto di una macchina volante.
Sopra le mie sembianze come lava
vulcanica colasti tu una volta, ma io no, io non divenni pietra,
la prova è quanto accade nello specchio,
le sue stagioni in connubio,
le mutazioni, e soprattutto la mia mano
che sorreggeva un tempo i tuoi occhi
perché non cadessero dalle orbite, come due gocce immense,
quella stessa mano scrive ora che,
ecco, non ti amo.
7
La settima lettera te la scrivo appoggiata a un muro grigio.
Ricordo la tua bocca obliqua,
il tuo abbraccio che mi soffocava,
tutto il fasto di quella sala da ballo
dove gli errori miei si innamorarono
a prima vista l’uno dell’altro,
il fatto che lasciasti cadere la clessidra e che, di colpo,
il tempo mi abbandonò,
e ricordo il gesto con il quale mi mandasti a morte.
Sono appoggiata al muro di un tribunale
ma dirò soltanto questo:
Non ti amo.
E ancora lo ripeterò: Non ti amo.
Solo questo. Non ti amo.
Non ti amo.
Nina Cassian, Tr. Anita Natascia Bernacchia, Ottavio Fatica, Lettere da C'è modo e modo di sparire poesie 1945-2007 -
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Mi è tornata indietro una delle lettere che avevo spedito, causale destinatario sconosciuto?? Di grazia è scritto sul fronte della busta?? Almeno è salva. Le poste proprio 🤡 se le prossime non arrivano la considero omofobia
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