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Smarrimento di Antonia Pozzi: La Perdita del Tempo e dell’Orientamento Interiore. Una riflessione poetica sulla sospensione temporale e l’incertezza emotiva, firmata da una delle voci più intense della poesia italiana
Smarrimento, scritto il 21 febbraio 1935, è un componimento che esprime con straordinaria profondità il senso di disorientamento e di perdita interiore.
Smarrimento, scritto il 21 febbraio 1935, è un componimento che esprime con straordinaria profondità il senso di disorientamento e di perdita interiore. In pochi versi, Antonia Pozzi cattura la sensazione di uno scorrere del tempo alterato, che appare sospeso e interrotto, lasciando chi osserva in un limbo di incertezza e smarrimento. Attraverso l’immagine dell’orologio fermo e dei passeri che…
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DETOX-PULIZIA-LASCIARE ANDARE
Appunti per una pulizia di corpo-mente-energie secondo la Medicina Energetica Spirituale (MES)
Affrontare un processo di pulizia o "Detox", non è da sottovalutare, nel nostro mondo immaginario, abbiamo una visione molto romantica di cosa possa essere un processo di pulizia, e questo poi fa si che quando iniziamo un detox serio, finiremo per boicottarlo perchè quando arriviamo a scoprire di che cosa si tratta veramente, andiamo in crisi e non sappiamo come fare per portare avanti un qualcosa di profondo che nella nostra immaginazione è invece visto come un qualcosa che come una magia deve risolvere tutti inostri problemi.
Partiamo con il dire che il detox è si una pulizia, sì, certamente, e come ogni pulizia che si rispetti, ha delle sue regole, una sua struttura, una certa tempistica e ancora più importante, richiede un certo tipo di atteggiamento.
Quando ad esempio facciamo le pulizie di casa, dobbiamo togliere la polvere, lavare lo sporco che c'è in giro, fare ordine, buttare le cose che non servono più, riparare ciò che si può riparare e mettere in ordine la confusione che si è creata.
La stessa cosa vale per noi, siamo come una casa disordinata, sporca ed impolverata, a causa di tutta una serie di errori che abbiamo fatto negli anni, sia alimentari che ti stile di vita ecc, e quando andiamo ad approcciarci ad un processo profondo di pulizia, andiamo fare proprio quello che si farebbe per pulire casa, solo che il nostro corpo, essendo un organismo vivo, avrà una sua risposta, perchè pulire significa andare a lavorare su almeno tre livelli: quello fisico, quello emozionale e quello energetico.
Non solo esistono tossine fisiche, ma esistono anche tossine emozionali e blocchi energetici e con la pulizia attraverso un certo tipo di alimentazione andiamo a lavorare su tutti e tre i livelli.
Quando s'inizia a lavare e pulire la nostra dimora corpo-mente-energie, ovviamente s'innescheranno tutta una serie di resistenze ai nuovi input che stiamo dando al nostro sistema per i quali non si vorrebbe cambiare ma continuare a fare le cose che facciamo senza però stare male o sentirci appesantiti, pulire dunque implica il trovare un nuovo equilibrio, cambiare abitudini e stile di vita, un vero e proprio allenamento a ritrovare se stessi e ritrovare un modo di funzionare più naturale.
Per poter arrivare ad nuovo equilibrio è necessario entrare nell'ottica di lasciare andare appunto abitudini vecchie che non è detto siano salutari per noi, solo perchè una cosa è diventata una zona di confort non vuol dire che sia in linea con la nostra costituzione e noi siamo pieni di abitudini/zone di confort sbagliate per il nostro funzionamento.
Quello del lasciare andare è il passaggio più difficile perchè va a toccare anche la sfera emozionale, quindi il lasciare andare tutta una serie di attaccamenti a situazioni, pensieri negativi, modi di vedere le cose, modi di rispondere alla realtà che non sono sani e allineati a ciò che siamo.
Quindi un Detox non è :"Mangio più leggero per qualche giorno"
si tratta di un processo e lavoro profondo su se stessi e di conoscenza di se stessi, che se fatto correttamente scardina tutti quei percorsi rigidi mentali, emozionali e fisici che abbiamo creato in anni di imposizioni, credenze e fissazioni, che poi sono proprio questi che hanno portato alla condizione della quale ci lamentiamo.
Molto spesso non riusciamo ad entrare nell'atteggiamento giusto di lasciare andare ciò che non ci serve più, e preferiamo dunque le nostre zone di confort e abitudini alla nostra salute, questo conflitto interno sotterraneo che va riconosciuto se si vuole raggiungere un buon risultato con il detox, accade quando non abbiamo ancora chiaro cosa vogliamo per noi stessi, per la nostra vita e per la nostra salute.
Roberto Potocniak & Eleonora Benzi
Questa e altre tematiche vengono affrontate nella nostra Accademia, se volete saperne di più qui sotto c'è il link della pagina di presentazione della nostra Accademia di Medicina Energetica Spirituale (MES)
https://accademiames.mykajabi.com/informazioni-accademia
oppure potete richiedere info al seguente indirizzo: [email protected]
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PUZZOLENTI PEZZI DI PUZZLE
C’è che aveva l’amico immaginario con cui parlare e giocare e poi c’ero io che avevo l’amico immaginario con cui parlare e giocare ma era un bambino mutante del Popolo della Notte che avevo conosciuto in sogno. In un certo modo capisco la maestra che in terza o in quarta elementare chiamò il prete che mi asperse di acqua santa davanti a tutta la classe.
‘Il Sintetico più simpatico’ era l’appellativo di un personaggio (persona artificiale, per l’esattezza) che intorno ai 18 anni creai per una serie di tavole cyberpunk ambientate nel 2020. La storia ci insegna, però, che per quanto tu possa futurizzare con la fantasia, la gente che vuole l’hoverboard di Ritorno al Futuro è decisamente meno di quella che desidera una macchina con rombante motore alimentato a diossina.
Sempre da bambino, pronunciavo la parola ‘puzzle’ così come la leggevo, finché un giorno mio padre mi corresse... Si dice ‘pàsol’ - e io controbattei che no, se c’è scritto PUZZLE si dice PUZZLE sennò avrebbero scritto PASOL! E poi senti che odore cattivo di colla e carta vecchia! PUZZANO! Fu la prima vera lezione sulla dissonanza cognitiva del mondo degli adulti.
‘L’italiano deve morire!’ ho detto l’altro giorno a una persona non italiana che parlava l’italiano meglio del 70% degli italiani. E ovviamente non mi riferivo a un ostaggio in mano a una milizia straniera ma alla lingua. Nello specifico, dell’idea di lingua come immutabile fregio di superiorità nei confronti dell’altro. Siccome tra 350 milioni di anni ci sarà l’impatto del supercontinente e tra 1,5 miliardi di anni l'inclinazione assiale della Terra subirà uno spostamento fino a 90° con la devastazione totale di ogni forma di vita sulla superficie, non vedo perché perdere tempo a lagnarsi di chi usa termini come cringe o triggerare. Moriremo tutti e nel frattempo io ghosto tutti i rompicoglioni puristi in anticipo.
‘Non sono queste le cose importanti’ (o ‘Mi ci sciacquo il culo!’ se sono indispettito) è un mantra che via via sto ripetendo(mi) sempre più frequentemente: perché perdere tempo (sebbene io apprezzi grandemente chi lo fa tipo @firewalker) a spiegare alla gente che l’aggettivo SINTETICO accanto a CARNE non ha senso alcuno? Le persone vogliono sentir strillare un ipotetico maiale e credersi al sicuro nella quotidiana routine tradizionale, senza mai soffermarsi a riflettere che il vino con cui si demoliscono il fegato ha lo stesso alcol di quello che bevevano i loro nonni, tranne che questi ultimi inorridirebbero davanti ai correttori di acidità, ai solfiti e agli acceleratori di macerazione dei processi di vinificazione moderni. Sì, ok... tu che stai per lussarti il dito sul tasto del reblog il vino lo fai in modo ‘naturale’ ma cerca di capire il senso di quanto vado dicendo.
Se fosse per me, imporrei nelle scuole un’ora a settimana di addestramento a ChatGPT. E non intendo che i bambini imparino a conoscerlo ma che proprio lo addestrino con ogni minchiata che viene loro in mente. Vi prego... molto meglio che lo facciano loro piuttosto che una masnada di cinquantenni col terrore delle novità. Preferisco che il navigatore prenda il controllo della mia macchina e cominci a chiedere con tono lamentoso ‘Siamo arrivati? Siamo arrivati? Ma quando si arriva?’ rispetto ad algoritmi che girano sempre attorno a cali di peso, soldi facili e malattie immaginarie.
Per quanto io sia consapevole che questo comporterà altrettanti problemi, mi ha fatto piacere sentirmi dire da @ross-nekochan che io sono un BOOMER INVERSO cioè che invece di fossilizzarmi sulla sedia a dondolo e indicare col bastone i giovinastri moderni in modo sprezzante, al contrario mi sto aprendo sempre di più nei loro confronti. Lo so che il rischio è diventare il meme di Steve Buscemi "How do you do, fellow kids?" ma al massimo sarò considerato un bizzarro vecchietto simpatico e non quello che si lagna rabbioso che ai suoi tempi giocava a tirare sassi ai maiali e non ai videogames violenti.
E comunque @ross-nekochan, non è che le donne non facciano seppuku con la katana... nemmeno gli uomini lo fanno! La katana è troppo lunga per essere impugnata correttamente e sventrarsi in modo efficace (è lunga circa 1 metro con 70 cm di lama), perciò si usava il wakizashi, cioè la spada più corta (mezzo metro di lama) che era la ‘guardiana dell’onore’, mano sinistra sull’impugnatura, mano destra su un panno di seta avvolto attorno alla lama. Di solito la propria katana veniva consegnata a una persona fidata che, messasi dietro, avrebbe decapitato il sacrificante per evitargli disonorevoli smorfie di dolore.
Le donne, invece, facevano seppuku con il tanto (pugnale corto) e tagliandosi la gola... ma dopo essersi legate le gambe con l’obi perché sia mai che qualcuno sbirciasse sotto il kimono mentre agonizzavi.
Credo che per oggi basti così <3
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AARGHH! https://www.youtube.com/watch?v=JRfuAukYTKg
LA REALTÀ È UN "CONTORNO" CHE AL GATTO PIACE? La realtà è un "contorno" che al gatto piace? Il gatto non vive una dimensione "altra" rispetto alla nostra. Il gatto è un giorno di sole quando era prevista la pioggia. Il gatto è scoperta. Il gatto è lontano da tutta la grammatica che serve per scrivere.
Il gatto non necessita di essere portato fuori per i suoi bisogni: e i gatti di colonia sono già autosufficienti. Quindi questo impegna solo relativamente? Se chiedo al mio cuore cosa faccia per amore, non penso che mi dica che si limiti al "minimo accettabile sindacale prescrivibile". Il gatto - che non è una medicina, ma mistero regalato all'umanità - fa della tolleranza il suo principio e della libertà la sua "mission" (missione mi piace di più: usare la nostra lingua è bello a prescindere).
La realtà (per dirla tutta) è fatta anche di gatti che si allontanano, di gatti che non possono più stare con il compagno umano, di gatti incidentati per i quali si fa di tutto per ristabilire l'equilibrio di ferite del corpo e dell'anima felina (sul fatto che il gatto abbia un'anima, il rischio è di offendere qualcuno… ma è solo un mio soggettivo pensiero).
Ultimamente amplificano se stesse, e si fanno sempre più strada, le parole come: "empatia; inclusione; resilienza e tolleranza", che solletica - ancor più - il concetto dell' "accoglienza", in senso sia lato sia stretto.
Vuoi un essere speciale? Lo pensi incapace di far del male? Credi nei rapporti simbiotici? Credi che la natura che ama sappia anche lasciarti i tuoi spazi? Pensi che sia un sogno? Che abbia parlato di un essere immaginario? Che la bontà esista solo in una concezione di santità legata a pochissimi? Beh, sì… io non sono un santo. Ma, se esiste un concetto profondo d'etica, che suggerisce alla natura uomo di non insuperbirsi, quest'ultima cosa fa uscire dal cappello delle cose straordinariamente belle? Eh sì, proprio loro… i gatti. E i gatti hanno subito scelto la via dell'amore verso l'uomo. È bello l'impegno umano che - vedendo i gatti - resta estasiato di fronte a questo capolavoro di bellezza e di amore naturale. Un mondo senza gatti è pensabile?
Vi provoco… allora si può pensare che il mondo possa vivere senza che ci sia l'amore?! Il gatto non ha solo migliorato la mia natura imperfetta; il gatto, i gatti mi fanno dire che c'è una natura che ci osserva e verso la quale il senso di responsabilità dev'essere alto, altissimo… infinito. Vedere l'acqua nel deserto rimanda al senso della vita, là dove pare che non possa esistere. Il gatto è l'acqua sempre, ovunque, comunque. Il gatto è l'oceano che separa i "continenti delle contraddizioni".
Essere razionali per spiegare… che essere gatto per amare - disinteressatamente - vuol dire, innanzitutto, che il bene - di per sé - non abbisogna mai di giustificarsi. C'è, e si chiama felino, e si chiama gatto, e si dice amico dell'uomo… e si vede che ci ama senza che nessuno lo obblighi a farlo! E questo resta il mistero che mai svelerò. Se il gatto mi dicesse i suoi segreti, io fermerei all'istante il mio pensiero e la mia penna, che vorrebbe tentare di tradurre il mistero.
Tradurre l'Amore gatto equivarrebbe a svelare il segreto intimo che genera la Vita, ogni Vita nella sua capacità di sapersi donare, senza chiedere nulla in cambio, al di là di ciò che sostiene e alimenta la Vita: (l'amore; il cibo; il gioco; lo scambio). Si cerchi di non tradire mai la natura del gatto, perché, così incredibilmente perfetta, buona e mansueta, in un candore che non adduce spiegazioni razionali… c'è: nell'essenza della bellezza della Vita quand'è - insieme - gioia, grandezza e mistero.
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CICLO DELL'ECUMENE di Ursula K. LeGuin
Il Ciclo dell'Ecumene o Ciclo hainita (Hainish Cycle)di Ursula K. Le Guin è composto da un insieme di romanzi e racconti ambientati in un medesimo universo immaginario futuro.
In questo scenario, la specie umana si è diffusa in decine di pianeti e tenta di organizzarsi in una società su scala galattica.
L'origine di tutta l'umanità non è la Terra, ma il pianeta Hain (chiamato anche Il Primo Pianeta, il Vecchio Mondo o Davenant, che dista circa 140 anni luce dalla Terra) dal quale in epoche remote è partita l'esplorazione spaziale e la colonizzazione di molti pianeti, compresa la Terra. In seguito queste colonie, forse a causa dell'assenza di adeguate tecnologie di comunicazione, non solo hanno perso i contatti, ma anche la conoscenza della reciproca esistenza. Centinaia di millenni più tardi, l'Ecumene rappresenta il tentativo di ricostituire l'unità della civilizzazione umana nella galassia, dopo che un primo tenttaivo di unione denominato Lega di Tutti i Mondi era fallito anche a causa di un invasione aliena.
I rapporti tra i pianeti sono mantenuti grazie ad una tecnologia, l'ansible, che consente la comunicazione istantanea anche a distanza di molti anni luce. Mentre i viaggi interstellari avvengono solo a velocità non superiore alla velocità della luce (NAFAL, Nearly As Fast As Light), con l'inevitabile conseguenza della dilatazione del tempo per i viaggiatori, mentre navi robotizzate possono raggiungere una velocità superluminale.
Gli hainiti, avevano conoscenze genetiche che hanno usato per alteare geneticamente se stessi e anche gli abitanti delle colonie che avevano fondato, perciò ogni pianeta ha in realtà una popolazione con caratteristiche molto diverse dalle altre, nonostante le loro origini comuni, anche grazie all'evoluzione naturale che si è aggiunta alle modifiche genetiche.
Ad esempio gli hainiti hanno acquisito la capacità di controllare coscientemente la propria fertilità, altri popoli sono in grado di sognare da svegli, oppure sono ermafroditi ecc.
E l'autrice utilizza i popoli di questi pianeti per raccontarci cosa potrebbe creare l'evoluzione umana spinta da fattori ambientali così diversi e da input culturali così diversi. Questa serie è come un piccolo studio antropologico della natura umana, portato all'estremo in alcuni casi.
La lettura di questo ciclo potrebbe risultare ostica soprattutto perchè l'ordine di pubblicazione dei libri e l'ordine delle storie che narrano non coincide. Ma bisogna dire che praticamente tutti sono leggibilissimi come romanzi autococlusivi poichè ognuno ha una sua trama con un suo inizio, svolgimento e fine, e benchè siano ambientati nello stesso universo non sono strettamente collegati.
Ma vi presento comunque qui sotto l'ordine cronologico in cui andrebbero letti i 7 romanzi della serie:
Pre-ere: Periodo non trattato in alcun romanzo ma solo citato, sono i due milioni di anni, durante i quali gli hainiti hanno esplorato lo spazio, colonizzando decine di pianeti nel Braccio di Orione, tra cui la Terrra, creando una rete di mondi che si è poi dissolta.
Prima Fase: la Lega di Tutti i Mondi quanto l'ansible non esistono ancora, anche se sembrano sul punto di diventare realtà o sono appena nati (Il mondo della foresta).
I reietti dell'altro pianeta (pubblicato anche col titolo Quelli di Anarres) (1974)
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Trama: Due pianeti gemelli, Urras e Anarres, illuminati da uno stesso sole ma divisi da una barriera ideologica antica di secoli. Urras è fittamente popolato, tecnologicamente avanzato, ricco, florido, retto da un'economia liberista. Da qui sono partiti nella notte dei tempi i seguaci di Odo che hanno colonizzato l'arido Anarres, fondandovi una comunità anarchico-collettivista che non conosce concetti come proprietà, governo, autorità. In questa società apparentemente perfetta nasce Shevek, genio della fisica alle prese con un'innovativa teoria del tempo, un vero "cittadino del cosmo" che dedicherà la vita ad abbattere il muro che separa da sempre i pianeti gemelli.
2. Il mondo della foresta (1976)
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Trama: Sul pianeta Athshe, la vita è interamente condizionata dalle enormi, fittissime foreste che ricoprono quasi tutta la superficie. Qui vivono gli Athshiani, il popolo dei sognatori, e qui sono scesi gli uomini a impadronirsi del legname ormai prezioso in questo lontano futuro. Athshe è diventato una colonia della Terra, dove agli indigeni è riservato il lavoro fisico più pesante e dove uomini come il capitano Davidson e l’antropologo Ljubov si scontrano in nome di opposte ideologie. Fino al giorno in cui fra le foreste di Athshe non si leverà un dio, Selver, il sognatore capace di fondere per il suo popolo il mondo del sogno con quello della realtà. E allora gli uomini dovranno guardarsi dai loro schiavi.
Seconda Fase: La lega di Tutti i Mondi esiste già, ma non L'Ecumene, e nel terzo libro di questa fase la Lega è in crisi e risulta frammentata a causa di una razza aliena nemica gli Shing, che vengono da un mondo oltre la Lega
3. Il mondo di Rocannon (1966)
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Trama: In un mondo ai confini della Galassia, tre razze native - gli Odemiar, abitanti delle caverne, gli elfici Fiia e i Liuar, guerrieri divisi in clan vengono improvvisamente aggredite e conquistate da una flotta di astronavi provenienti dalle stelle. Lo scienziato terrestre Rocannon, che si trova in quel mondo, assiste impotente allo sterminio dei suoi amici e alla distruzione della sua astronave. Abbandonato tra popoli alieni, Rocannon guida allora la battaglia per la liberazione, scoprendo che, in breve tempo, la sua figura assume contorni leggendari e che qualcuno lo considera addirittura un dio...
4. Pianeta dell'esilio (1966)
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Trama: Su Werel, terzo pianeta del sistema di Gamma Draconis, le stagioni durano decine d'anni terrestri, e ora l'Autunno sta per finire. L'Inverno sarà una sorpresa per le generazioni più giovani, che non l'hanno mai conosciuto, e una dura prova per tutti. Ma le ostilità del clima non sono le sole contro cui gli abitanti devono combattere: ci sono anche i barbari Gaal e i mostruosi diavoli della neve. La contesa contro la natura avversa e i nemici esterni unisce le due razze umanoidi di Werel: i Nati Lontano, ultimi superstiti della colonia hainita che vivono nella città costiera di Landin, ormai isolati da oltre seicento anni dalla madrepatria, e i nomadi nativi del pianeta. È così che Jakob Agat Alterra, discendente degli "alieni" hainiti, conosce la giovane Rolery, figlia di un capo Clan nativo, e se ne innamora. Ma non sarà facile stabilire un'alleanza fra due razze che sembrano destinate all'eterna incomprensione ...
5. Città delle illusioni (1967)
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Trama: Il progresso tecnologico dell'umanità non è andato di pari passo con quello della conoscenza. Questa penuria di saggezza ha reso gli uomini miseri nella loro vulnerabilità, facilmente in balìa di esseri superiori, come gli inquietanti Shing. La Terra appare una sconfinata e arida distesa attraversata da verdi foreste, dove gli umani sopravvivono in gruppi isolati. A infrangere la placida esistenza di una piccola comunità, arriva un forestiero dalla carnagione ambrata e dagli occhi felini e privi di iride, senza ricordi né identità. Un messaggero del nemico? Un mutaforma? Un vagabondo che giunge da molto lontano? Toccherà allo stesso sconosciuto trovare le risposte che lo riguardano, nel corso di un lungo viaggio alla ricerca della memoria perduta, che lo porterà fra popolazioni guerriere, fino alla città mitica di EsToch, a ridosso del futuro.
Terza fase: i pianeti della vecchia Lega di Tutti i Mondi si sono riuniti nell'Ecumene e ora su Hain coesistono piccole società autonome, i pueblos, organizzati secondo forme sociali arcaiche, fortemente ritualizzate, e una rete di città ad alta tecnologia e bassa densità, come Kathhad e Darranda, che ospitano i "templi", i centri di informazione degli "storici", e le Scuole Ecumeniche, in cui vengono istruiti studenti provenienti da molti mondi, per diventare osservatori e inviati diplomatici dell'Ecumene.
6. La mano sinistra del buio (1969)
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Trama: Sul pianeta Inverno, coperto di ghiacci perenni e dominato da una struttura semi-feudale, l'Ecumene ha inviato un emissario, Genly Ai, incaricato di convincere gli indigeni a unirsi alla Lega. Non sarà facile per lui entrare in contatto con gli abitanti di quel mondo alieno, ancora ignoto, che trascorrono i cinque sesti della loro esistenza in uno stato ermafrodito neutro, per poi essere maschi o femmine solo nei giorni del kemmer. Per riuscire nel suo intento, l'Inviato dovrà superare differenze biologiche, culturali, psicologiche, sociali e comprendere articolate organizzazioni politiche, oltre che affrontare condizioni estreme in un attraversamento del grande Nord.
7. La salvezza di Aka (2000)
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Trama: Sutty, un'osservatrice dell'Ecumene interstellare, è stata assegnata ad Aka, un mondo dominato da un governo azienda che ha come unico fine la produzione e lo sviluppo economico. A questo scopo la monolitica Corporazione di Aka ha bandito tutti i vecchi costumi, cancellando quasi completamente la lingua scritta e le tradizioni. Per Sutty, specializzata in storia e linguistica, si tratta di un incarico senza sbocchi: come può studiare un mondo dove la popolazione sembra non avere ricordo del proprio passato? Del tutto inaspettatamente, però, Sutty riceve il permesso di lasciare la moderna città dove tutti i suoi movimenti sono strettamente controllati e risalire il fiume per cercare gli ultimi residui della cultura originaria di Aka.
Per quanto riguarda i racconti ambientati nell'universo ecumenico questi sono ancora più separati e a sè stanti che non i romanzi, tanto che l'autrice stessa non li ha mai raccolti in antologie specifiche, ma solo in antologie che contengono anche racconti facenti parte altre serie. Un'antologia che raccoglie anche tre racconti ecumenici che reputo interessanti è Fisherman of the Inland Sea del 1994, purtroppo inedita in italiano. I tre racconti sono The Shobies' Story, Dancing to Ganam e Another Story or A Fisherman of the Inland Sea e raccontano dei primi esperimenti dell'uomo con i viaggi interstellari a velocità maggiore di quella della luce.
Altri due racconti famosi sono The Day Before the Revolution che è un prequel al romanzo I reietti dell'altro pianeta, e Dowry of the Angyar (intitolato anche Semley's Necklace) prequel al romanzo Il mondo di Rocannon, che a volte sono stati inseriti come antefatti proprio in alcune edizioni dei due romanzi, o possono essere recuperati nell'antologia I dodici punti cardinali.
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A mio parere del tutto soggettivo i romanzi più belli della serie sono i tre centrali: Il mondo di Rocannon, Pianeta dell'esilio e Città delle Illusioni, che poi sono anche i primi ad essere stati scritti dall'autrice.Ma è un'opinione puramente soggettiva che si basa sul mio gusto personale in fatto di libri.
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Storia Di Musica #276 - AA.VV., Pretty In Pink (o.s.t.), 1986
John Hughes non suona famosissimo oggi, ma per 15 anni, dal 1980 al 1995 è stato una sorta di gallina dalle uova d’oro per un genere cinematografico, i film per i ragazzi, collezionando successi che ancora oggi ricordiamo: basta dire che è lo sceneggiatore di Mamma Ho Perso L’Aereo e Beethoven. Ma prima ancora fu anche regista, a metà degli anni ‘80, di una serie di film sugli adolescenti che hanno segnato un certo tipo di immaginario, come Una Pazza Giornata Di Vacanza del 1986 (che la Biblioteca del Congresso USA ha deciso di inserire nella lista dei film da preservare per i valore artistico, culturale o estetico del lavoro) e una serie di film con protagonista una giovane attrice, Molly Ringwald, che con i suoi capelli rossi e il broncio naturale fece innamorare una generazione intera di ragazzi. Tra i film, Sixteen Candles - Un compleanno da ricordare del 1984, The Breakfast Club del 1985 (un culto, anch’esso nel Registro di conservazione della Biblioteca del Congresso) e il film di oggi, Pretty In Pink (in italiano Bella in Rosa) del 1986. La trama è semplice:, Andie Walsh (la Ringwald) è una studentessa che lavora part-time in un negozio di dischi, gira su una macchina rosa e vive con il padre disoccupato non ancora ripresosi dall'abbandono della moglie. Grazie a una borsa di studio, ha l'occasione di frequentare una facoltosa scuola frequentata da ricchi e snob figli di papà: sentendosi inadeguata all’ambiente e per l’astio degli altri studenti viene presa in giro dai suoi compagni ed è costretta a cucirsi gli abiti per apparire sempre diversa. L'amico d'infanzia Duckie (Jon Cryer, con lei anche in The Breakfast Club) è da sempre innamorato di lei e la corteggia, ma Andie si innamora di Blane (Andrew McCarthy) , ragazzo di buona famiglia che la ricambia, invitandola al ballo scolastico, tirandosi però indietro dopo le pressioni di amici e genitori, che per lui sognano un futuro promettente al fianco di una ragazza di ben altro ceto sociale. Nonostante il rifiuto di Blane, Andie non si scoraggia e, confezionato un bellissimo abito rosa, chiede all'amico Duckie di accompagnarla al ballo, dove Blane, senza tenere in conto dei pareri contrari di coloro che lo circondano, dichiara il suo amore ad Andie. Duckie rendendosi conto di fare la cosa giusta si mette da parte, permettendo l'amore tra Andie e Blane. Il film fu un successo al botteghino, decuplicando i costi di produzione, e tra i meriti c’era anche una favolosa colonna sonora, che racchiude il meglio della new wave del tempo, con canzoni quasi tutte scritte appositamente per il film. Tra l’altro, Pretty In Pink prende spunto da una canzone degli Psychedelic Furs del 1981, Pretty In Pink appunto, dall’album Talk Talk Talk. Hughes, che aveva una certa passione per la musica, riuscì a farsi scrivere dei pezzi clamorosi: Orchestral Manoeuvres In The Dark per la prima versione della scena finale, dove Duckie bacia Andie che non va più da Blane, offrirono Goddess Of Love, ma una visione privata del film fece decidere il cambio del finale, e la band scrisse per questo momento If You Leave che divenne una hit internazionale. Suzanne Vega è accompagnata al piano da Joe Jackson nell’altrettanto famosa Left Of The Center. Hughes pesca Jesse Johnson, che fu uno dei co-protagonisti di Purple Rain di Prince, e gli fa cantare in pieno stile folletto di Minneapolis Get To Know Ya. Michael Hutchens scrisse il testo di Do Wot You Do (che per un errore di stampa non era il corretto What) su un foglietto di carta di un bar, e gli INXS non la pubblicarono che su una raccolta di rarità solo molti anni dopo. I New Order scrissero Shellshock, che addirittura comparirà prima nella colonna sonora che come singolo ufficiale (nel film verrà usata anche la b-side del singolo, Thievies Like Us che però non compare nella compilation), altro brano che arriverà nelle posizioni di classifica alte in mezzo mondo. Gli Echo And Bunnymen ri-registrarono per il film una nuova versione di una loro canzone, Bring On the Dancing Horses, che appariva in una loro compilation del 1985, Songs To Learn & Sing. Nel film appaiono anche tre canzoni simbolo del decennio: Round, Round di Belouis Some, anch’essa scritta apposta, e poi due miti degli anni ‘80, Wouldn't It Be Good di Nik Kershaw, dall’album Human Racing del 1984 (che aveva copertina e videoclip curati da Storm Thorgerson) e soprattutto quel capolavoro in meno di due minuti che è Please, Please, Please, Let Me Get What I Want dei The Smiths, dove Morrisey e Johnny Marr racchiudono la grazia e la potenza della liberazione da un dolore in meno di due minuti, con finale affidato al mandolino suonato dal produttore John Porter. Per il successo del film e dei brani, per la riuscita amalgama dei brani con le scene del film e per il fatto che molte canzoni divennero famosissime, la colonna sonora è considerata una delle migliori di tutti i tempi. Nel film un cameo lo ebbe pure Dweezil Zappa, che all’epoca era un volto famoso di MTV America, che ebbe anche una storia d’amore con Molly Ringwald, divenendo invidiatissimo da un’intera generazione di ragazzi innamorati di quella rossa dal broncio irresistibile.
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Sul filo dei sogni
Carnica Ultra Trail, 2023
Giramondo Giramondo Giramondo…
Questo nome continua a ‘girare’ tra i miei pensieri. Un nome - filastrocca, così simile a ‘girotondo’. Mi sembra quasi una vecchia canzone e mi sembra anche di averlo incontrato leggendo la ‘Storia Infinita’ di Michael Ende, quando ero piccolo.
C’era un Giramondo nel viaggio di Bastiano ?
È un luogo immaginario o esiste per davvero ?
In realtà, almeno geograficamente, è un passo, un valico che con Giulio abbiamo attraversato durante la seconda tappa della nostra Carnica Ultra Trail.
Per me quello è stato lo spartiacque del viaggio, più per il suo nome così evocativo e per la bellezza arcana del luogo, che per la mia reale consapevolezza di arrivare per davvero in fondo al nostro viaggio.
Giramondo in quel momento è diventato la mia direzione, una sorta di ispirazione e di simbolo.
È così mi ritrovo di nuovo a pensare ai sogni, alla fatica che faccio per non perdere il bambino che sono stato; sempre pronto ad immaginare e a cercare lo stupore nella realtà, a fantasticare sui i nomi, a cercare animali parlanti e a non smarrire i miei ideali, anche quando quasi tutto vorrebbe schiacciarmi e omologarmi con arroganza e noia.
No, non mi voglio adeguare.
I sogni sono fatti di un filo invisibile che unisce
chi vuole sognare, e spesso chi vuole sognare aiuta anche altri a farlo, non al posto loro, ma con loro.
Una cresta in montagna non sempre rappresenta un confine e un limite, ma un collegamento, un filo appunto, che unisce da una parte all’ altra.
È significativo che la Carnica Ultra Trail sia esattamente una cavalcata in cresta; un filo che unisce San Candido con Tarvisio.
Domenica pomeriggio, dopo la conclusione della traversata, parlo con Marcello.
Chissà se anni fa ha pensato a questa cresta di 200 km come ad un filo che cuce tutti i sogni insieme.
Ora, nel sole brillante dopo la tradizionale pioggia che accompagna gli arrivi, Marcello mi spiega con grande pace e soddisfazione, che il senso di tutto questo è che ciascuna persona può finalmente affermare la propria individualità, nonostante una disabilità apparentemente limitante, e che questo può accadere grazie al sostegno e alla forza di chi si mette a disposizione l’uno dell’ altro.
Andrea, Attilio e Swami sono arrivati da poco e sono l’immagine vera, più forte e più bella di questa idea.
La ‘nostra’ Carnica, mia e di Giulio, orfani di Francesco infortunato, inizia tra mille dubbi. Giulio non sta bene fisicamente ed è demoralizzato. Io affronto come sempre logoranti battaglie emotive ed esistenziali. Sono felice di essere qui ma non è semplice essere concentrato sul momento, sul presente.
Ma so anche che si tratta di partire, di essere paziente e di imparare ogni volta a vivere il viaggio, passo dopo passo.
Ogni mattina, si inizia almeno con una lunga salita che schianta come sempre il mio umore e le mie gambe. Naturalmente mi occorrono un paio d’ore per stare bene e riuscire a far girare le gambe come vorrei.
Ma è in queste prime ore difficili, dopo notti a volte umide e trafelate, che costruiamo la consapevolezza del nostro viaggio.
Il privilegio di correre ogni giorno in montagna, da una parte all’ altra, sta diventando semplicemente naturale.
Lambire le pareti del monte Peralba, del gruppo del Volaia e del Coglians, della Creta di Timau e di cima Avostanis, giorno dopo giorno, mi mette di buon umore, perché la bellezza pura e assoluta, fa pace con la mia anima e mi rassicura sulle cose che valgono e che contano.
Corriamo e non abbiamo altro, eppure abbiamo tutto.
Ripenso a tutte le malghe e ai rifugi incontrati, di cui assolutamente non ricordo nemmeno il nome e la posizione, ma lascio che restino così, a galleggiare in un sogno infinito. Erano luoghi bellissimi e stavamo bene. Quasi sempre erano gestite da ragazzi e ragazze o da malgare sorridenti e abbronzate che ‘discutevano’ amorevolmente con le proprie capre… credo per questioni di latte ah ah ah !
Una birra, una radler, pane e formaggio freschissimo, sono stati il miglior ristoro possibile.
Queste erano anche occasioni in cui per lo più ci incrociavamo spesso con gli stessi simpatici compagni di viaggio, con cui abbiamo condiviso lunghi tratti di sentiero insieme.
E poi, come per magia, nel verde o nel nulla più assoluto, trovavi Maja ad aspettarti.
Elfa e fata al tempo stesso, indecifrabile ed entusiasta, ci indicava una linea misteriosa di creste e di montagne da seguire.
Sembrava quasi una caccia al tesoro, ma il tesoro in effetti sapevamo già quale sarebbe stato, ed era proprio quello di vivere lì, in quel momento, né prima, né dopo, ma sul filo dei sogni.
È stata la prima volta in una corsa a tappe per me e Giulio. Ma negli anni avevamo già compiuto insieme lunghe traversate appenniniche. Ci capiamo in silenzio e ci accontentiamo dell’ indispensabile, a volte anche di meno.
Credo sia importante vivere un’ esperienza così forte con un compagno accordato con la propria anima.
Ci sono momenti in cui sì è semplicemente pelle e ossa, soli davanti a montagne sconosciute, battuti dal vento, dalla pioggia e presi a pugni dalla stanchezza.
È importante fidarsi, sentirsi e riconoscersi, senza parole.
Ma è sul filo dei sogni che alcuni individui si incontrano, ciascuno a volte perso nel proprio vuoto, ma pronti a vivere tutti lo stesso sogno fino alla fine di una cresta invisibile.
Perchè spesso chi vuole sognare, aiuta anche altri a farlo, non al posto loro, ma insieme a loro.
***
Sul filo dei sogni
Carnica Ultra Trail, 2023
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Flavio Scutti - CANZONE ITALIANA - Speciale Folk Psichedelico 1970-1980
https://www.mixcloud.com/radioraheem_milano/flavio-scutti-canzone-italiana-speciale-folk-psichedelico-1970-1980-12-05-2023/
Nel Folk Psichedelico i testi diventano favole che parlano di un mondo naturale e amore. I suoni acustici della chitarra sono arricchiti da arrangiamenti sperimentali e improvvisazioni che costruiscono un immaginario molto particolare. Canzoni forse poco conosciute che qui si esprimono in tutta la loro bellezza.
Tengo molto a questa selezione, a cui ho lavorato per tanto tempo, perché il folk in Italia è diventato un fenomeno molto grande che si è espresso maggiormente in quello dei cantautori, dove la parte musicale è stata forse sempre messa in secondo piano. Si pensa in favore dei testi, ma più altro perché il mercato e soprattutto la critica musicale ha preferito cose che riusciva meglio a comprendere. Alla RCA Italiana che ha gestito quelli che sono diventati gli artisti più seguiti abbiamo delle bellissime produzioni, ma quasi sempre semplificate in una forma pop, io ho voluto cercare nei dischi quel qualcosa che si legasse alla sperimentazione, ma allo stesso tempo con quella che è la tradizione musicale popolare, con il simbolismo nelle culture, spesso arrivando ad artisti e dischi poco conosciuti che ritengo importanti
Brani
Giorgio Laneve - La Leggenda Del Mare D'Argento (1971)
Leone Tieri - Il Sogno Di Leone (1970)
Gianfranca Montedoro - La Cavallerizza (1974)
Equipe 84 - Io Ero Là (1971)
Alan Sorrenti - Vorrei Incontrarti (1972)
Maria Monti - La Pecora Crede Di Essere Un Cavallo (1974)
Mauro Pelosi - Con Te (1973)
Maurizio Arcieri - Per Amore (1973)
Bruno Lauzi - In Campagna (1974)
Gino D'Eliso - I Santi Sui Muri (1976)
Maurizio Fabrizio - Storia Di Qualcuno (1975)
Grazia Di Michele - A Giorni Verrai (1978)
La Stanza Della Musica - Pensiero Buono Del Mattino (1978)
Celeste - Favole Antiche (1976)
In diretta su Radio Raheem il 12/5/2023 alle 10:00
Ascolta tutti gli speciali
https://www.radioraheem.it/artists/flavio-scutti/
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ARABOFUTURS (parte I)
Il “Gulf Futurism” è un concetto geografico-artistico elaborato nel 2012 da due belle menti della cultura araba (concetto forse un po’ troppo vasto) ovvero Sophia Al-Maria e Fatima Al-Qadini, delle quali riparleremo in conclusione. La mostra dell’Institut du Monde Arabe di Parigi (la cui chiusura è stata nuovamente posticipata visto il grande successo di pubblico), raccoglie molte delle suggestioni che stanno dietro al concetto appena esposto. Si tratta di opere, creazioni, scritti, video, installazioni e progetti elaborati da giovani artisti di paesi che principalmente gravitano attorno al Golfo Persico, ma non solo, zona che già a partire dagli anni Settanta fu sottoposta ad una modernizzazione veloce, quasi forzata, senza che ci fosse un corrispondente e conseguente sviluppo delle arti visive. Per sgomberare il campo da equivoci o false aspettative, meglio dire subito che l’immaginario fantascientifico e futuristico dei giovani artisti esposti all’IMA, non è poi così diverso da quello degli artisti e dei giovani artisti “occidentali” E’ evidente che questa cultura visiva, prodotta da giovani arabi e magrebini, é stata influenzata dal fatto che molto spesso vivono ed operano stabilmente in Europa, e in particolare in Francia. In un certo senso si tratta di una cultura visiva e di un immaginario un po’ stereotipato e che gli stilemi e le forme non sono quasi mai, né nuove, né originalissime, ma tuttavia la mostra ci permette di andare alla ricerca di giovani talenti spesso, potenzialmente, molto interessanti. Il punto però non è nemmeno questo, bensì che la mostra “Arabofuturs”, sembra voler dire al mondo che anche nei paesi musulmani, si immagina un futuro, anzi “il” futuro e lo si fa né più e né meno che nel resto del mondo con un unico importante distinguo: qui nella riesumazione del passato in mondi futuri ed immaginari, gioca un ruolo forte, il mito come elemento centrale della storia delle identità nazionali. Ma c’è anche dell’altro, infatti molti artisti si cimentano con l’immaginazione e la progettazione di un mondo post-umano, nato dopo la distruzione del nostro mondo attuale scomparso a causa della nostra indifferenza e della nostra incoscienza verso la catastrofe annunciata ed ormai reale del climate change. Gli artisti rendono plausibile una comunione con la natura e infatti la forza creatrice della natura perpetua le forme fantastiche del “vivente”: ibridazioni, nuova umanità, mondi fantastici post-umani, sono i territori di queste creazioni. Venendo agli artisti, proprio su questa vena del mondo post-umano, l’opera di Hichem Berrada, artista marocchino che vive in Francia è, come si suol dire, molto rappresentativa. Con “Terre Futureapres la plutei” del 2022, Berrada ci introduce, con approccio scientifico, che comunque coniuga tra scienza e poesia, al tema delle sorti del pianeta. L’ultima eco della presenza umana sul pianeta, sono schede madri, circuiti stampati, hard disk, lasciati in balia di essenze erbacee, muschi e licheni. Un terrario seducente e orfico allo stesso tempo, che, possiamo dire, è una installazione un po’ prevedibile, ma comunque di una certa suggestione. Ancora natura, questa volta deforme e immaginaria in “Les Hygres”, una serie di piccole forme che riproducono certe simmetrie naturali (foglie, insetti ecc.), ma il cui materiale è la plastica ormai fossile dei rifiuti urbani che ormai invadono il nostro ambiente naturale. Un’estetica dell’orrore se vogliamo, anzi una cosciente estetica dell’orrore. Un discorso molto simile vale anche per il ceramista libanese Soraya Haddad Credoz: forme in un certo senso famigliari, ma strane come certi funghi deformi che hanno subito mutazioni genetiche a causa di qualche sciagura ambientale (e la memoria di Chernobyl o di Fukushima oggi è ancora ben viva)con forme rizomatiche, che sebbene non minacciose, dànno l’idea di qualcosa che è andato storto nella biosfera. (continua)
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Comunicato Stampa #833: Nei Sassi di Matera la mostra “L’Evoluzione della Forma” dello scultore Carlo Michele Petruzziello
Dal 7 settembre al 31 ottobre 2024, le opere in marmo dell’artista campano saranno esposte negli ambienti della Storica Casa Grotta di Vico Solitario. Inaugurazione Sabato 7 settembre alle 18.00. Ingresso gratuito per i visitatori della Casa Grotta.
Avrà luogo nei Sassi di Matera, dal 7 settembre al 31 ottobre 2024 prossimi, la mostra di scultura “L’evoluzione della forma” di Carlo Michele Petruzziello. L’evento culturale, che presenta opere prevalentemente in marmo, sarà ospitato dalla Storica Casa Grotta di Vico Solitario, e raccoglie il patrocinio del Comune di Matera e la collaborazione di numerosi partner. L’accesso per tutto il periodo, con gli stessi orari, è libero per i visitatori della Casa Grotta (ingresso gratuito per i visitatori di età pari o inferiore a dieci anni, persone con disabilità, giornalisti, guide autorizzate e cittadini residenti nella città di Matera – v. www.casagrotta.it). L’esposizione è curata da Raffaella Anecchino e Daniela Zereni.
L’inaugurazione della mostra è in programma alle 18.00 di Sabato 7 settembre 2024, presente l’autore.
Come si legge nella sua biografia, “Carlo Michele Petruzziello è nato a Londra nel 1965 da genitori italiani, emigrati dall’Irpinia. Rientra in Italia all’età di otto anni ed appena quindicenne comincia a lavorare come artigiano. Nel 1997 perde l’uso del braccio destro in seguito a un incidente di moto. Da questo momento per superare la terribile sofferenza psicologica, seguita al trauma, comincia a scolpire prima il legno, poi il marmo e la pietra e infine lavora con l’acciaio, realizzando opere in stile figurativo. Sono opere eseguite con le difficoltà di un autodidatta e il lento adattamento all’uso del braccio sinistro.”
“Nel giro di pochi anni, grazie alla sua inventiva e al naturale talento, percorre, inconsapevolmente, alcune esperienze significative del secolo scorso conquistando un forte controllo dei materiali e dei valori plastici. Il 2002 segna una nuova fase artistica volta alla ricerca incessante di nuove forme ispirandosi al mondo immaginario del cosmo, realizzando diverse variazioni sul tema. Un altro elemento di innovazione è rappresentato dall’utilizzo di pietre irpine per recuperare e valorizzare il materiale presente nel territorio in cui vive.”
“Le ultime opere dell’artista hanno una doppia genesi: artistica e tecnologica. Esse rappresentano il prodotto dello sviluppo del precedente studio delle forme e i risultati di una lunga ricerca scientifica sulle diverse possibilità di produzione di energia alternativa (fotovoltaica, termosolare, eolica e geotermica). Sono in sintesi delle monumentali sculture, realizzate con diversi materiali, che ospitano impianti ad energia pulita. Tali opere si rivestono di un valore fortemente etico: obbediscono infatti al desiderio dell’autore di diffondere l’uso di energia pulita creando impianti che valorizzano il contesto urbano e paesaggistico in cui vengono allestiti. Carlo Michele Petruzziello vive e lavora a Prata di Principato Ultra (AV).”
Non nasconde il suo entusiasmo Raffaella Anecchino, responsabile e coordinatrice della Casa Grotta nei Sassi di Matera: “Siamo felici di ospitare la mostra di scultura di Carlo Michele Petruzziello, che si aggiunge ai numerosi eventi culturali che, negli anni, si sono avvicendati all’interno dei locali del nostro museo. La scultura è l’elemento comune degli storici rioni che appartengono al nostro patrimonio, e che già rappresentano architetture rupestri uniche, scavate nella roccia. Il nostro contributo intende confermare l’idea dei Sassi come un immenso contenitore, già apprezzato dagli artisti che si sono succeduti nei decenni, e sempre pronto a congiungere stili, materiali ed epoche differenti in una poliedrica visione culturale”.
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La Casa sull’Acqua: Un Sogno di Pace e Isolamento nella Poesia di Rosalba Di Giacomo
Una poesia che esplora il desiderio di fuggire dal mondo, cercando quiete e protezione in una casa sospesa sull’acqua.
Una poesia che esplora il desiderio di fuggire dal mondo, cercando quiete e protezione in una casa sospesa sull’acqua. La Casa sull’Acqua di Rosalba Di Giacomo è una poesia che ci immerge in un mondo immaginario di pace e solitudine, lontano dalle angosce della realtà quotidiana. Attraverso immagini poetiche delicate, l’autrice descrive il desiderio di vivere su una casa su palafitte, circondata…
#albe e tramonti#bellezza della solitudine#bellezza naturale#casa su palafitte#desiderio di evasione#desiderio di pace#desiderio di serenità#Emozioni poetiche#immagini poetiche#introspezione#introspezione e pace#isolamento#La Casa sull’Acqua#metafora dell’acqua#mondo immaginario#mormorio dell’acqua#pace interiore#Paesaggi naturali#Paesaggio Poetico#Poesia Contemplativa#poesia d’introspezione#poesia di pace#poesia di Rosalba Di Giacomo#poesia e natura#poesia italiana#poesia italiana contemporanea#poesia moderna#poesia onirica#poesia sulla solitudine#protezione e pace
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"Il Museo Immaginario di Tintin"... a Spa!
http://www.afnews.info segnala: Un incontro naturale: Spa e Tintin! Un legame senza tempo: Spa e Tintin… Un’esclusiva: il Museo Immaginario di Tintin a Spa! È con immenso piacere e un certo orgoglio che la Città di Spa ospita una vera mostra del Museo Immaginario di Tintin , progettato da Hergé. Un manifesto conosciuto da 45 anni diventa realtà! “La linea chiara” di questa mostra è stata…
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Oggi è il 15 Febbraio, ed in questo giorno, nel 1564, a Pisa nasceva il grande scienziato Galileo Galilei, che fu fisico, astronomo, filosofo, matematico ed accademico. Tra i personaggi più significativi della rivoluzione scientifica, fu sostenitore del “sistema eliocentrico” (che teorizzava il Sole al centro del sistema solare con i Pianeti che gli girano intorno) e della teoria copernicana del movimento dei pianeti. Introdusse il “metodo sperimentale” nell'indagine scientifica (attraverso la determinazione matematica delle leggi della natura) determinando una “descrizione razionale oggettiva” della realtà dei fenomeni. Sospettato di “eresia” ed accusato di sovvertire le sacre scritture e la “filosofia naturale aristotelica”, fu processato e condannato dal "Sacro Uffizio", costretto ad abiurare le sue concezioni astronomiche e confinato nella propria villa di Arcetri (Firenze), dove morì nel 1642. La chiesa poi, gradualmente, riconobbe il valore della ricerca di Galilei e nel 1992, Papa Giovanni Paolo II, durante la sessione plenaria della “Pontificia Accademia delle Scienze” istituì un'apposita commissione di studio che riabilitò Galilei riconoscendo gli errori fatti dalla Chiesa. Questa mia opera intitolata "Galileo Galilei, Uomo Oltre La Scienza", realizzata a sanguigna, seppia e carboncino acquerellati e tempera su faesite (cm. 70 x 100), è stata esposta nella mia mostra personale allestita presso il “Museo della Grafica” di Palazzo Lanfranchi, a Pisa, nel 2021. In quest'opera ho immaginato Galileo Galilei in uno studio immaginario, attorniato da vari oggetti, strumenti di studio del suo lavoro di scienziato, quali il cannocchiale, il compasso ed il mappamondo, ma al contempo in un ambiente anche ricco di riferimenti al suo grande interesse per l'arte, non solo come appassionato e studioso, ma anche come praticante, sia nel disegno che nella pittura, e quindi intento ad eseguire un suo lavoro su carta con un pennello. Per completare questo suo duplice interesse, per la Scienza e per l'Arte, alle sue spalle, sullo sfondo, in grande evidenza, ma con tonalità più leggere (quindi realizzata solo a sanguigna, senza il rinforzo chiaroscurale di seppia e carboncino, come invece utilizzati in primo piano, per evidenziare la profondità di campo ed i volumi), ho creato il riferimento ad una rappresentativa opera della pittrice Artemisia Gentileschi, grande protagonista del tempo di Galilei ed artista da lui ammirata e con la quale intraprese ricca corrispondenza epistolare.
Bruno Pollacci
Direttore dell'Accademia d'Arte di Pisa
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14 e 15 febbraio 2023, Les Fourberies de Scapin allo Spazio Teatro No'hma di Milano
Prosegue con grande successo di pubblico la XV Edizione del Premio Internazionale intitolato al Teatro Nudo di Teresa Pomodoro, allo Spazio Teatro No'hma di Milano.
Dopo il tutto esaurito per i quattro appuntamenti che hanno visto in scena artisti provenienti da Argentina, Danimarca, Venezuela e Slovenia, per il quinto appuntamento della stagione 2023/ 2024 arriva allo Spazio Teatro No'hma la compagnia francese Le grenier de Babouchka. Lo spettacolo si intitola Les Fourberies de Scapin ed è la versione giovane ed energica della commedia più famosa di Molière, che vede il protagonista del titolo svelare maliziosamente intrighi amorosi mentre è alle prese con le tirannie del suo superbo padrone.
Il regista Jean-Philippe Daguerre torna a dirigere uno spettacolo del grande commediografo parigino dopo i successi ottenuti con altri titoli dello stesso autore, tra cui il Borghese Gentiluomo (Le Bourgeois Gentilhomme), Il Malato immaginario (Le Malade imaginaire) e le Intellettuali (Les Femmes Savantes).
Le furberie di Scapino è ambientato a Napoli e coinvolge una ricca galleria di personaggi da Argante e Géronte, da Octave e Lèandre fino a Zerbinette, Nérine, Hyacinthe e Sylvestre.
"Nella sobrietà di un peschereccio dove Scapino attira sardine nelle sue reti, ho voluto puntare sulla bellezza dei costumi del XVII secolo reinterpretati magistralmente da Catherine Lainard, per conferire allo spettacolo una certa eleganza visiva – spiega il regista. In questo spettacolo il mondo del mimo e della commedia dell'arte sono molto presenti così come il ritmo incalzante imposto dalla commedia di Molière. A tutto questo ho unito la mia naturale attrazione per gli attori fisici e generosi".
La compagnia Le Grenier de Babouchka (la soffita della nonna) è stata fondata nel 2003 con l'obiettivo di offrire al pubblico quei tesori artistici che i nostri avi hanno lasciato in soffitta.
L'incontro con il regista Jean-Philippe Daguerre segna una tappa importante nella vita della compagnia che inizia così a orientarsi verso opere del repertorio classico con una direzione artistica forte e coerente.
"La compagnia ci ha colpito per la capacità di restituire vita e leggerezza al patrimonio artistico e culturale di uno degli autori più importanti del teatro classico francese.
In questo spettacolo gli attori riescono a dare voce al grande commediografo rispettandone la scrittura e la struttura dell'opera. Il risultato è un lavoro intelligente, delicato e al tempo stesso rigoroso e accessibile a tutti" – spiega Livia Pomodoro, Presidente dello Spazio Teatro No'hma.
Le date di mercoledì 14 e giovedì 15 febbraio saranno trasmesse in streaming sui canali del teatro.
L'ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria.
Per informazioni consultare il sito www.nohma.org o scrivere a [email protected].
Spazio Teatro No'hma
Stagione 2023/2024 – In Viaggio
XV Edizione Premio Internazionale Il Teatro Nudo di Teresa Pomodoro
Les Fourberies de Scapin
di Molière
compagnia Le Grenier de Babouchka
regia di Jean-Philippe Daguerre
con: Agathe Sanchez, Manoulia Jeanne, Geoffrey Palisse, Henri Jonquères D'Oriola, Clement Lefrais, David Mallet, Stéphane Rousseau
Patrick Clausse
scenografia Deborah Duran
Costumi Catherine Lainard
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14 e 15 febbraio 2023, Les Fourberies de Scapin allo Spazio Teatro No'hma di Milano
Prosegue con grande successo di pubblico la XV Edizione del Premio Internazionale intitolato al Teatro Nudo di Teresa Pomodoro, allo Spazio Teatro No'hma di Milano.
Dopo il tutto esaurito per i quattro appuntamenti che hanno visto in scena artisti provenienti da Argentina, Danimarca, Venezuela e Slovenia, per il quinto appuntamento della stagione 2023/ 2024 arriva allo Spazio Teatro No'hma la compagnia francese Le grenier de Babouchka. Lo spettacolo si intitola Les Fourberies de Scapin ed è la versione giovane ed energica della commedia più famosa di Molière, che vede il protagonista del titolo svelare maliziosamente intrighi amorosi mentre è alle prese con le tirannie del suo superbo padrone.
Il regista Jean-Philippe Daguerre torna a dirigere uno spettacolo del grande commediografo parigino dopo i successi ottenuti con altri titoli dello stesso autore, tra cui il Borghese Gentiluomo (Le Bourgeois Gentilhomme), Il Malato immaginario (Le Malade imaginaire) e le Intellettuali (Les Femmes Savantes).
Le furberie di Scapino è ambientato a Napoli e coinvolge una ricca galleria di personaggi da Argante e Géronte, da Octave e Lèandre fino a Zerbinette, Nérine, Hyacinthe e Sylvestre.
"Nella sobrietà di un peschereccio dove Scapino attira sardine nelle sue reti, ho voluto puntare sulla bellezza dei costumi del XVII secolo reinterpretati magistralmente da Catherine Lainard, per conferire allo spettacolo una certa eleganza visiva – spiega il regista. In questo spettacolo il mondo del mimo e della commedia dell'arte sono molto presenti così come il ritmo incalzante imposto dalla commedia di Molière. A tutto questo ho unito la mia naturale attrazione per gli attori fisici e generosi".
La compagnia Le Grenier de Babouchka (la soffita della nonna) è stata fondata nel 2003 con l'obiettivo di offrire al pubblico quei tesori artistici che i nostri avi hanno lasciato in soffitta.
L'incontro con il regista Jean-Philippe Daguerre segna una tappa importante nella vita della compagnia che inizia così a orientarsi verso opere del repertorio classico con una direzione artistica forte e coerente.
"La compagnia ci ha colpito per la capacità di restituire vita e leggerezza al patrimonio artistico e culturale di uno degli autori più importanti del teatro classico francese.
In questo spettacolo gli attori riescono a dare voce al grande commediografo rispettandone la scrittura e la struttura dell'opera. Il risultato è un lavoro intelligente, delicato e al tempo stesso rigoroso e accessibile a tutti" – spiega Livia Pomodoro, Presidente dello Spazio Teatro No'hma.
Le date di mercoledì 14 e giovedì 15 febbraio saranno trasmesse in streaming sui canali del teatro.
L'ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria.
Per informazioni consultare il sito www.nohma.org o scrivere a [email protected].
Spazio Teatro No'hma
Stagione 2023/2024 – In Viaggio
XV Edizione Premio Internazionale Il Teatro Nudo di Teresa Pomodoro
Les Fourberies de Scapin
di Molière
compagnia Le Grenier de Babouchka
regia di Jean-Philippe Daguerre
con: Agathe Sanchez, Manoulia Jeanne, Geoffrey Palisse, Henri Jonquères D'Oriola, Clement Lefrais, David Mallet, Stéphane Rousseau
Patrick Clausse
scenografia Deborah Duran
Costumi Catherine Lainard
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14 e 15 febbraio 2023, Les Fourberies de Scapin allo Spazio Teatro No'hma di Milano
Prosegue con grande successo di pubblico la XV Edizione del Premio Internazionale intitolato al Teatro Nudo di Teresa Pomodoro, allo Spazio Teatro No'hma di Milano.
Dopo il tutto esaurito per i quattro appuntamenti che hanno visto in scena artisti provenienti da Argentina, Danimarca, Venezuela e Slovenia, per il quinto appuntamento della stagione 2023/ 2024 arriva allo Spazio Teatro No'hma la compagnia francese Le grenier de Babouchka. Lo spettacolo si intitola Les Fourberies de Scapin ed è la versione giovane ed energica della commedia più famosa di Molière, che vede il protagonista del titolo svelare maliziosamente intrighi amorosi mentre è alle prese con le tirannie del suo superbo padrone.
Il regista Jean-Philippe Daguerre torna a dirigere uno spettacolo del grande commediografo parigino dopo i successi ottenuti con altri titoli dello stesso autore, tra cui il Borghese Gentiluomo (Le Bourgeois Gentilhomme), Il Malato immaginario (Le Malade imaginaire) e le Intellettuali (Les Femmes Savantes).
Le furberie di Scapino è ambientato a Napoli e coinvolge una ricca galleria di personaggi da Argante e Géronte, da Octave e Lèandre fino a Zerbinette, Nérine, Hyacinthe e Sylvestre.
"Nella sobrietà di un peschereccio dove Scapino attira sardine nelle sue reti, ho voluto puntare sulla bellezza dei costumi del XVII secolo reinterpretati magistralmente da Catherine Lainard, per conferire allo spettacolo una certa eleganza visiva – spiega il regista. In questo spettacolo il mondo del mimo e della commedia dell'arte sono molto presenti così come il ritmo incalzante imposto dalla commedia di Molière. A tutto questo ho unito la mia naturale attrazione per gli attori fisici e generosi".
La compagnia Le Grenier de Babouchka (la soffita della nonna) è stata fondata nel 2003 con l'obiettivo di offrire al pubblico quei tesori artistici che i nostri avi hanno lasciato in soffitta.
L'incontro con il regista Jean-Philippe Daguerre segna una tappa importante nella vita della compagnia che inizia così a orientarsi verso opere del repertorio classico con una direzione artistica forte e coerente.
"La compagnia ci ha colpito per la capacità di restituire vita e leggerezza al patrimonio artistico e culturale di uno degli autori più importanti del teatro classico francese.
In questo spettacolo gli attori riescono a dare voce al grande commediografo rispettandone la scrittura e la struttura dell'opera. Il risultato è un lavoro intelligente, delicato e al tempo stesso rigoroso e accessibile a tutti" – spiega Livia Pomodoro, Presidente dello Spazio Teatro No'hma.
Le date di mercoledì 14 e giovedì 15 febbraio saranno trasmesse in streaming sui canali del teatro.
L'ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria.
Per informazioni consultare il sito www.nohma.org o scrivere a [email protected].
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Stagione 2023/2024 – In Viaggio
XV Edizione Premio Internazionale Il Teatro Nudo di Teresa Pomodoro
Les Fourberies de Scapin
di Molière
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regia di Jean-Philippe Daguerre
con: Agathe Sanchez, Manoulia Jeanne, Geoffrey Palisse, Henri Jonquères D'Oriola, Clement Lefrais, David Mallet, Stéphane Rousseau
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