#Manovra Governo 2025
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Manovra Governo 2025: Gli Obiettivi di Crescita a Rischio secondo la Banca d'Italia
Le previsioni della Banca d'Italia sulla manovra del governo 2025 evidenziano preoccupazioni sulla crescita economica e sui principali obiettivi fissati.
Le previsioni della Banca d’Italia sulla manovra del governo 2025 evidenziano preoccupazioni sulla crescita economica e sui principali obiettivi fissati. La manovra economica del Governo per il 2025 ha sollevato discussioni e preoccupazioni, soprattutto alla luce delle recenti dichiarazioni della Banca d’Italia. In un quadro economico globale in continua evoluzione, la banca centrale italiana ha…
#Alessandria today#Banca d&039;Italia#bilancio statale#Competitività#concorrenza globale#consumi interni#Conti Pubblici.#Crescita economica#crescita sostenibile#Debito pubblico#deficit Italia#disoccupazione giovanile#economia italiana#Formazione professionale#formazione tecnica#futuro economico#giovani lavoratori#Google News#impatto economico#incentivi per le imprese#Inflazione#Innovazione#Investimenti#investimenti pubblici#italianewsmedia.com#Manovra Governo 2025#Mercato del lavoro#ministero dell’economia#Pier Carlo Lava#PIL Italia
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Un conto sarebbe stato prevedere sgravi fiscali per le famiglie (anche coppie non sposate) con figli piccoli, un conto è tassare i single. Con quest'ultimo provvedimento lo Stato penalizza chi fa la scelta di vita di non sposarsi e di non avere figli, ed anche chi, pur volendoli, non li ha potuti avere. Più che una manovra di bilancio questo provvedimento mi ricorda la tassa sul celibato introdotta dal fu Benito Mussolini.
Inoltre, se vuoi fare le cose per bene e garantire un supporto economico alle giovani coppie, non devi dare loro un bonus una tantum, ma un introito continuativo per anni , perché i figli costano, e costano molto.
Ciò puoi farlo solo in due modi: o stanziando per ciascun bambino una cifra mensile fino alla sua maggiore età, oppure garantire ai genitori un lavoro ben pagato e la possibilità di occuparsi del proprio figlio, soprattutto quando è piccolo, percependo una percentuale alta dello stipendio, senza perdere il lavoro.
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Manovra avara con sanità e pensioni, ma il governo gonfia la spesa per la difesa: 3,8 miliardi in più per missioni e armamenti
Signore e signori:
Le risorse complessive dedicate a sicurezza e difesa del territorio saliranno nel 2025 a 30,8 miliardi
Dio cane!
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Voleva fare chiarezza, la premier Giorgia Meloni. Per ricondurre a verità, ovviamente via Social, le “molte falsità” che starebbero mettendo in discussione, a suo avviso, il “record della storia d’Italia” di fondi stanziati per la Sanità. Un tentativo, però, che ha finito per confondere ulteriormente le acque nel balletto di cifre che, ormai da 48 ore, sta andando in scena sui numeri della Manovra e, in particolare, su quelli relativi al capitolo salute. La confusione, secondo il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, è presto spiegata: “Lei somma le risorse assegnate alla sanità in due Leggi di Bilancio: 2024 e 2025. In attesa del testo della manovra, stando al Dpb i numeri sono: +0,86 miliardi di euro nel 2025 ; +3,1 miliardi nel 2026; +0,17 miliardi nel 2027” (leggi articolo a pagina 2). Cifre accompagnate da un invito rivolto alla premier: “Lasci stare i record, quelli appartengono allo sport – conclude Cartabellotta -. Altrimenti citiamo come triste primato i 4,5 milioni di persone che non si curano più, di cui 2,5 milioni per ragioni economiche”. Ma in fatto di record, a ben vedere, ce n’è sicuramente uno che il governo Meloni può vantare senza timore di smentite. Ed è il numero di minori e di famiglie di operai in povertà assoluta registrati nel 2023. I primi hanno toccato la cifra di 1,29 milioni, vale a dire il 13,8% del totale dei minorenni italiani. Le seconde, invece, hanno fatto registrare una crescita consistente passando dal 14,7 al 16,5% (leggi articolo a pagina 3). I numeri non mentono. E anche quando si prova a mischiare le carte scambiando l’ordine degli addendi, il totale non cambia. Mai.
I numeri non mentono - A. Pitoni su La Notizia
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(...) Il governo Meloni dovrà concordare con la Commissione Europea un piano di riduzione della spesa, da presentare entro il 20 settembre. Questo piano prevede tagli annuali tra i 10 e i 12 miliardi per i prossimi sette anni. (...) la situazione attuale costringe il governo Meloni a decisioni poco popolari. Con una crescita del PIL prevista allo 0,8% per quest’anno, inferiore all’1% stimato dal governo, e ulteriori differenze di previsione per il biennio 2025-2026, il percorso non sarà semplice.(...)
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+Europa...
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Manovra, Tenerini: Sostegno Imprese, Crescita Occupazionale
Manovra, la deputata toscana di Forza Italia Chiara Tenerini: "Sostegno Imprese per Crescita Occupazionale" La manovra finanziaria che sta attualmente avanzando alla Camera rappresenta un passo cruciale verso il sostegno alle imprese italiane, con un'attenzione particolare alla crescita occupazionale. L'onorevole Chiara Tenerini, rappresentante di Forza Italia, ha sottolineato come il partito abbia da sempre promosso politiche a favore del mondo imprenditoriale attraverso sgravi fiscali e incentivi volti ad aumentare l'occupazione, migliorare il turnover aziendale e favorire l'assunzione delle categorie svantaggiate. Sgravi Fiscali e Incentivi all'Assunzione Una delle misure cardine della manovra è la conferma della super deduzione del 120% del costo del lavoro per le nuove assunzioni, che sarà valida dal 2025 al 2027. "Questo provvedimento, che si fonda sul principio 'più assumi e meno paghi', è un chiaro segnale che il governo intende incentivare le assunzioni," ha dichiarato Tenerini. Questo incentivo non solo stimola la creazione di nuovi posti di lavoro ma anche la stabilizzazione di quelli esistenti, favorendo una crescita economica sostenibile. Attenzione alle Categorie Vulnerabili La manovra non dimentica le categorie più a rischio di esclusione dal mercato del lavoro. Gli stanziamenti per gli incentivi occupazionali sono volti particolarmente all'assunzione di giovani e donne, nonché allo sviluppo dell'occupazione nelle ZES Uniche del Sud. "Gli incentivi per l'assunzione di giovani e donne sono essenziali," ha affermato Tenerini, "perché rappresentano un investimento nel futuro del nostro paese, garantendo non solo lavoro ma anche un'equità sociale." Supporto alle PMI con la Nuova Sabatini Il rifinanziamento della nuova Sabatini è un altro pilastro della manovra, destinato a sostenere gli investimenti delle micro, piccole e medie imprese. Tenerini ha evidenziato che "portare il fondo a ben 607 milioni nel 2025 e aumentare le risorse fino al 2029 è un segnale di fiducia verso il nostro tessuto imprenditoriale." Le PMI rappresentano il cuore pulsante dell'economia italiana, e questo supporto finanziario è cruciale per la loro innovazione e competitività. Credito d'Imposta per le ZES Uniche Un ulteriore incentivo è rappresentato dai 1,6 miliardi stanziati per il credito d'imposta per le imprese che investono nelle ZES Uniche nel 2025. "Questi fondi non solo stimolano la crescita economica ma anche l'innovazione nelle regioni che più ne hanno bisogno," ha aggiunto Tenerini. Questo provvedimento mira a colmare il divario economico tra il Nord e il Sud del Paese, promuovendo sviluppo e occupazione dove sono più necessari. Conclusioni e Prospettive Future L'onorevole Tenerini ha concluso il suo intervento con una nota di ottimismo: "Siamo convinti che queste misure contribuiranno a creare un ambiente favorevole per le imprese e a garantire un futuro migliore per tutti i cittadini." Forza Italia continua a impegnarsi per un'Italia che cresce e si sviluppa, sostenendo ogni iniziativa che promuove l'occupazione e il benessere sociale. Edoardo Fabbri Nitti Coordinamento regionale Forza Italia Toscana Follow @FI_ToscanaTweet to @FI_Toscana
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Addio alla ricetta bianca: dal 2025 prescrizioni via email e whatsapp
Addio alla ricetta bianca: dal 2025 prescrizioni via email e whatsapp
A partire dal 2025, la tradizionale ricetta bianca cartacea sarà sostituita da prescrizioni telematiche in tutta Italia. Un provvedimento – spiega l’edizione odierna di Repubblica – inserito dal governo in un articolo (n. 57) della Manovra. I farmaci di fascia C, che richiedono la prescrizione medica e sono a carico del cittadino, verranno gestiti digitalmente tramite email o WhatsApp. Invece…
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PORTA (PD): LA MANOVRA 2025 DEL GOVERNO SI ACCANISCE CONTRO GLI ITALIANI ALL'ESTERO
Una Legge di Bilancio per il 2025 che sorprendentemente e ingiustificatamente si accanisce contro gli italiani residenti all’estero. Da una prima lettura della Manovra arrivata ieri alla Camera dei Deputati risulta infatti che sono stati presi di mira da questo Governo con misure punitive i nostri pensionati e i nostri lavoratori emigrati. Gli articoli 27 e 29 prevedono rispettivamente…
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Aumenta la tassazione sugli asset digitali
Bitcoin e criptovalute, la stangata del governo. Sorpresa amara in manovra: la tassazione sulle plusvalenze passa dal 26% al 42%. Il governo si muove perché, come certifica Oam, da alcuni mesi gli italiani hanno iniziato a vendere le monete digitali. Brutte sorprese in arrivo per chi possiede bitcoin e criptovalute. Nel progetto di manovra finanziaria 2025, il governo ha annunciato di voler alzare al 42% la ritenuta da pagare sulla plusvalenza generata dalla vendita di bitcoin e token vari. Una vera stangata: l’aliquota attuale da versare in caso di plusvalenze superiori ai 2mila euro è del 26%, l’aumento che scatta dal primo gennaio 2025 per l’imposta sostitutiva è quindi del 61%. Probabilmente un record per il regime fiscale italiano. A scagliare il fulmine a cielo relativamente sereno è stato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo: “Un tema importante riguarda le plusvalenze da bitcoin” per cui "prevediamo un aumento della ritenuta dal 26% al 42%”, ha detto il numero due di via XX Settembre presentando la manovra in conferenza stampa. Cosa cambia Quello delle criptovalute non era affatto un regime fiscale di vantaggio. Da quando con la legge di bilancio del 2023 si è deciso di mettere le cripto nel mirino del fisco, le plusvalenze sono state tassate al 26% come le altre rendite finanziarie (a partire dai sempre più ricchi dividendi delle società quotate o dalle obbligazioni emesse dai privati). Unica eccezione nel panorama fiscale italiano sono i titoli di Stato che beneficiano - e continueranno a beneficiare - di una fiscalità di assoluto vantaggio: si paga solo il 12,5% per i rendimenti incassati dai bond pubblici, per la sola ragione che investendo in titoli di Stato si sostiene la spesa governativa. La disparità di trattamento è evidente, con le criptovalute che diventano l'asset più caro sul panorama finanziario italiano. “L’imposta sostitutiva al 42% prevista per il 2025 sarebbe fiscalmente discriminatoria e quindi iniqua, probabilmente anche incostituzionale”, ha tuonato Ferdinando Ametrano, amministratore delegato di CheckSig e tra i più grandi esperti italiani di valute digitali.
“Come tutte le idee mal concepite, avrebbe l'effetto dannoso di far fuggire i capitali cripto dall'Italia, creando distorsioni di mercato e inducendo gli investitori a realizzare il capital gain entro la fine del 2024”, con un “danno per l'industria italiana che fornisce servizi in ambito cripto enorme”, ha aggiunto. “Forte preoccupazione” anche da Gianluca Sommariva, amministratore delegato e co-fondatore di Hodlie, piattaforma italiana di gestione attiva di criptovalute tramite intelligenza artificiale. “Un aumento della tassazione al 42% sulle plusvalenze rappresenterebbe un duro colpo, specialmente per i piccoli investitori, che si troverebbero a dover affrontare una delle tassazioni più alte a livello globale”, ha detto il manager. Sommariva ha poi evidenziato che chi compra criptovalute attraverso gli Etf che replicano l'andamento di bitcoin e ethereum, sempre più popolari anche in Italia, potrebbe “eludere il problema” visto che “continuerebbero ad essere tassati al 26%”. Perché il governo alza ora l'aliquota La scelta del governo di colpire i possessori di criptovalute non arriva in un momento casuale: dopo il rally delle cripto degli ultimi mesi, con il bitcoin che ha aggiornato i suoi massimi oltre i 73mila dollari, anche gli investitori italiani hanno cominciato a monetizzare i loro investimenti e a vendere gli asset digitali. Lo conferma l’Oam, l’organismo agenti e mediatori che tiene conto dei broker attivi nel Paese: alla fine del secondo trimestre del 2024, ha spiegato l'organismo solo pochi giorni fa, sono 1,3 milioni gli italiani che possiedono token nei loro portafogli digitali, per un controvalore complessivo degli asset di 2,2 miliardi di euro, in calo del 22% rispetto al trimestre precedente (quando si era a 2,7 miliardi). L’organismo dettaglia anche le operazioni effettuate nel corso dell'anno: sommando i dati trimestrali emerge che fino a giugno sono state comprate valute digitali per 1,76 miliardi di euro, mentre sono state vendute criptovalute per più di 3,5 miliardi di euro. Da qualche mese, insomma, in Italia si vendono più cripto di quante ne vengono acquistate e, anche se non per ogni operazione scatta la plusvalenza, il governo ha pensato bene di piazzare la sua scommessa. Del resto, Consob ha rivelato che il 38% degli investitori in criptovalute mantiene i propri asset per 3-5 anni: se chi ha comprato bitcoin nel 2022, nel pieno del crypto winter, dovesse decidere di vendere il prossimo anno (tre anni dopo, in effetti) la plusvalenza non sarebbe affatto male. Un cittadino italiano che ha comprato un intero bitcoin a gennaio 2022 a 33mila euro lo potrebbe vendere ora a più di 61mila euro: se lo facesse entro dicembre pagherebbe 7.280 euro, mentre già il primo gennaio il conto salirebbe vertiginosamente a 11.760 euro. Se si vuole uscire dal mercato forse meglio accelerare i tempi e chiudere ogni operazione entro il 31 dicembre per beneficiare del vecchio regime fiscale. Read the full article
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Tra le varie novità della Manovra 2025 ci sarà la detassazione dei fringe benefit
La Manovra 2025 si concentrerà su una serie di interventi strutturali per migliorare le condizioni dei lavoratori. Tra le ipotesi un pacchetto di sgravi fiscali e previdenziali che potrebbe arrivare a 15 miliardi di euro. Tra le misure principali, la conferma del taglio del cuneo fiscale, ma anche nuove detrazioni Irpef, oltre a interventi specifici per le partite Iva e i dipendenti pubblici. Ipotesi di misure in Manovra: quali sono Ecco le principali misure ipotizzate nella Manovra 2025 per lavoratori dipendenti, autonomi e pubblici troviamo: - taglio del cuneo contributivo, che potrebbe confermare il taglio di 7 punti percentuali per i redditi fino a 25.000 euro e di 6 punti fino a 35.000 euro; - detrazione Irpef, con un nuova detrazione per i redditi oltre i 35.000 euro, con meccanismo progressivo fino a 40.000 euro; - flat tax per autonomi, ovvero l’estensione della flat tax al 15% fino a 100.000 euro di ricavi per le partite Iva; - fondi per i contratti pubblici, con nuovi stanziamenti per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e rifinanziamento dell’indennità di vacanza contrattuale; - welfare aziendale, per una proroga della tassazione agevolata al 5% per il welfare aziendale e detassazione dei fringe benefit fino a 2.000 euro; - taglio delle detrazioni fiscali, con l’introduzione di un tetto alle detrazioni in base al reddito e stop ai bonus per le seconde case; - bonus mamme lavoratrici, con l’estensione delle agevolazioni anche alle lavoratrici autonome e partite Iva. Taglio del cuneo fiscale e contributivo: verso una misura strutturale Il taglio del cuneo fiscale, introdotto temporaneamente nel 2023, diventerà strutturale nella Manovra 2025. La riduzione, che riguarda i contributi previdenziali, mira a colmare il divario tra il costo del lavoro per i datori e il netto percepito dai lavoratori. Attualmente, il cuneo fiscale in Italia è tra i più alti nei Paesi dell’OCSE, attestandosi al 45,9%. Ciò significa che un’azienda spende oltre il doppio del netto erogato al dipendente. In termini pratici, uno stipendio netto di 1.500 euro costa all’azienda circa 3.150 euro. Con la nuova Manovra, il governo prevede di confermare il taglio del cuneo contributivo di 7 punti percentuali per i redditi fino a 25.000 euro e di 6 punti per quelli fino a 35.000 euro. Questa misura dovrebbe aumentare di circa 100 euro al mese la busta paga di milioni di lavoratori dipendenti, che vedranno un incremento stabile e strutturale delle loro retribuzioni. Fondi per i contratti pubblici e il welfare aziendale Il governo ha previsto fondi per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, con l’obiettivo di garantire una continuità contrattuale per il triennio 2025-27. Se non si troveranno sufficienti risorse per i rinnovi, sarà rifinanziata l’indennità di vacanza contrattuale, che richiede almeno 800 milioni di euro. Inoltre, la Manovra prevede la proroga delle misure di welfare aziendale, che includono la tassazione agevolata al 5% fino a 3.000 euro annui e la detassazione dei fringe benefit fino a 2.000 euro. Queste misure, già applicate nel 2024, saranno rese strutturali per incentivare le aziende a offrire benefit ai propri dipendenti. Partite Iva e flat tax: le richieste della Lega Uno dei temi centrali nella discussione della Manovra è l’estensione della flat tax per le partite Iva. Attualmente, la tassa piatta al 15% è applicabile ai ricavi fino a 85.000 euro, con una deroga temporanea che consente l’accesso fino a 100.000 euro di ricavi per un anno. La Lega spinge per stabilizzare la soglia a 100.000 euro, rendendola una misura permanente. Questa operazione potrebbe costare tra 500 milioni e 1 miliardo di euro, a seconda del numero di adesioni. Per gli autonomi, inoltre, si chiuderà a fine mese il concordato biennale, uno strumento che ha permesso di regolarizzare le posizioni fiscali con agevolazioni e sconti, portando nuove entrate nelle casse dello Stato. Read the full article
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Pensioni, cosa accadrà nel 2025: la notizia spaventa gli italiani
[[{“value”:” Il governo è al lavoro sulla manovra pensioni 2025 e ha diverse opzioni per il prossimo anno…. L’articolo Pensioni, cosa accadrà nel 2025: la notizia spaventa gli italiani proviene da Notizie 24 ore. “}]] Read More [[{“value”:”Il governo è al lavoro sulla manovra pensioni 2025 e ha diverse opzioni per il prossimo anno…. L’articolo Pensioni, cosa accadrà nel 2025: la notizia…
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Privatizzazione Poste italiane e Ferrovie
La privatizzazione di Poste Italiane e Ferrovie dello Stato torna al vaglio del governo. A dichiararlo è stata la stessa premier Giorgia Meloni nell'ambito della conferenza stampa di inizio anno. Una scelta che si impone per motivi economici in un quadro di crescita sempre più lenta e che riprende la grande stagione delle privatizzazioni iniziata negli anni Novanta. Privatizzazione Poste Italiane e Ferrovie per evitare ulteriori tassazioni Per capire il senso delle privatizzazioni annunciate, bisogna allungare lo sguardo sul futuro. Lo scenario economico previsto per il 2025 è alquanto incerto. Le stime del NADEF (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza) sono state, infatti, più volte riviste al ribasso. L'ultima manovra approvata, poi, ha fatto dell'extra deficit il suo punto di forza. La manovra da 20 miliardi, infatti, sarà coperta fino a 12 miliardi con l'indebitamento. Dal prossimo anno non si potrà seguire lo stesso principio. La premier Meloni, in sede di conferenza stampa di inizio anno, ha prospettato due soluzioni alternative per il prosieguo: il taglio delle spese o l'aumento delle tasse. La prima ipotesi è la strada che si vuole seguire attraverso, come illustrato dalla stessa Meloni, una riduzione della presenza dello Stato dove non è necessaria. Le due realtà a cui si è pensato sono Poste Italiane e Ferrovie dello Stato. Il piano di privatizzazione Attualmente lo Stato detiene, attraverso il Ministero dell'Economia e Cassa Depositi e Prestiti, il 65% delle quote di Poste Italiane e il 100% delle quote di Trenitalia. Il piano del governo prevederebbe la cessione di una quota inferiore al 30% di Poste Italiane e una non superiore al 49% di Ferrovie dello Stato. Percentuali che gli consentirebbero di no perdere il controllo sui due enti. Secondo le stime degli analisti, l'operazione dovrebbe portare un introito per le casse dello Stato tra i 4,7 e i 6,7 miliardi di euro. Continua l'era delle privatizzazioni La privatizzazione di Poste Italiane è iniziata nel 2015. Oltre vent'anni dopo l'inizio della stagione delle privatizzazioni che avevano coinvolto le maggiori aziende statali. L'offerta da parte del Ministero dell'Economia e delle Finanze, di azioni corrispondenti a poco meno del 40% del capitale sociale fu rivolta a risparmiatori italiani, dipendenti del Gruppo Poste Italiane, investitori italiani e internazionali. Il piano seguiva il modello di privatizzazione definito dal DPCM del 16 maggio 2014. Era volto ad assicurare la stabilità dell'assetto azionario, tutelare un servizio di pubblica utilità e sostenere piani di sviluppo e innovazione dell'azienda attraverso la presenza di un azionariato diffuso. Strada diversa seguita per Ferrovie dello Stato. Nel 1992 la società fu quotata in borsa con il nome di "Ferrovie dello Stato - Società di Trasporti e Servizi per azioni". Nel 2000, in risposta alle direttive europee che imponevano lo scorporo del settore gestione viaggi dal settore infrastrutture, nacquero due società: Trenitalia Spa e Rete Ferroviaria Italiana Spa. La prima si sarebbe occupata del trasporto merci e passeggeri, la seconda della gestione della rete ferroviaria. La società ferroviaria divenne così una holding che controllava una serie di società più piccole. Nel 2015 si avviò il processo di privatizzazione di Ferrovie dello Stato che non fu mai completato. In copertina foto di Mood101 da Pixabay Read the full article
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20 dic 2023 10:58
EMENDAMENTI BARBARI, ANZI BARBARESCHI! - LA REGIONE LAZIO COMPRA IL TEATRO ELISEO DI ROMA PER 24 MILIONI DI EURO E SALVA LUCA BARBARESCHI - DOPO LA CONTESTATA GESTIONE DELL'ATTORE, CHE NEL 2014 SBORSO’ 7 MILIONI DI EURO PER RILEVARE IL TEATRO, IL GOVERNATORE DEL LAZIO SALDA I DEBITI DI BARBARESCHI USANDO I SOLDI PUBBLICI E ACQUISTANDO LA STRUTTURA AL TRIPLO DEL SUO VALORE: MAI VISTA UNA ROBA DEL GENERE… -
Gabriella Cerami per roma.repubblica.it
Un nuovo “salva Eliseo”. Il terzo in ordine cronologico. Ma qualcuno, nei corridoi della Regione Lazio, lo chiama già “salva Luca Barbareschi”, che da quasi due anni vorrebbe disfarsi del teatro ma non riesce.
E quindi nei meandri della legge di bilancio regionale, di soppiatto, viene infilato un emendamento che ha un peso di 24 milioni. Perché sono 24 i milioni che l’assessore al Bilancio Giancarlo Righini, firmatario del testo, vuole aggiungere in manovra per acquistare nel 2025 il teatro Eliseo di proprietà dell’attore romano.
Eletto nel 2008 deputato del Popolo della Libertà, Barbareschi ha poi seguito Gianfranco Fini in Futuro e libertà per poi approdare nel gruppo Misto. Da sempre, insomma, un esponente vicino al mondo della destra, ma anche un attore che nel 2014 ha deciso di comprare il complesso teatrale che si trova su via Nazionale, nel cuore di Roma.
Il costo era di sette milioni, come riepilogava lo stesso Barbareschi quando nel gennaio 2022 decise di venderlo. Il prezzo? Esattamente 24 milioni, quelli che oggi offre la Regione Lazio di Francesco Rocca per acquistarlo.
Tuttavia come riferiva l’attore sui social, ai sette milioni si sono aggiunti altri sette milioni per il restauro e quasi tre per coprire le perdite, per un totale di 17 milioni di euro. Ciononostante (e nonostante i 2,2 milioni percepiti dal Fondo unico per lo spettacolo in tre anni) il teatro nel 2017 aveva ancora il bilancio in rosso e rischiava di chiudere per fallimento.
Ed ecco che è sceso in campo il governo guidato da Paolo Gentiloni.
Con la manovra bis del 2017 sono stati assegnati al Teatro Eliseo quattro milioni di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018 «per spese ordinarie e straordinarie, al fine di garantire la continuità delle sue attività in occasione del centenario della sua fondazione».
Un contributo cosiddetto extra-Fus, perché le risorse sono attinte da fondi diversi da quello che ordinariamente sostiene il comparto dello spettacolo.
Anni dopo i giudici della Corte Costituzionale hanno ritenuto illegittimo questo finanziamento che poneva «un problema di differenziazione delle condizioni» tra operatori del mercato. Di questi soldi, comunque, non è mai tornato indietro nulla e malgrado ciò il complesso teatrale non ha navigato in buone acque, fino all’annuncio della vendita a cui però non hanno fatto seguito offerte.
(...)
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Giorgetti: "basta con le misure straordinarie, a cominciare dai bonus casa"
Giorgetti: "basta con le misure straordinarie, a cominciare dai bonus casa" “Basta con le misure straordinarie, a cominciare dai bonus casa. E, sul Pnrr, rivedere e poi accelerare sulle misure”. Lo scrive il ministro dell'Economia Giorgetti nelle premesse del Def. "L'avvio del Pnrr ha risentito della complessità e dell'innovatività di alcuni progetti, dei rincari e della scarsità di componenti e materiali, nonché di lentezze burocratiche", scrive Giorgetti, spiegando che "la normalizzazione della politica di bilancio passa anche attraverso la revisione di incentivi come Superbonus e bonus facciate, che hanno avuto un tiraggio nettamente superiore alle stime". Giorgetti sottolinea - infatti- che "il primo obiettivo è superare gradualmente alcune delle misure straordinarie attuate negli ultimi tre anni e individuare nuovi interventi sia per il sostegno ai soggetti più vulnerabili che per il rilancio dell'economia". " Una volta revisionate alcune linee progettuali si può accelerare l'attuazione di riforme". Le previsioni di crescita inserite nel Def sono "di natura estremamente prudenziale, essendo finalizzate all'elaborazione di proiezioni di bilancio ispirate a cautela e affidabilità", chiarisce il ministro dell'Economia. Tuttavia è "del tutto realistico puntare per i prossimi anni a un aumento del tasso di crescita del Pil e dell'occupazione che vada ben oltre le previsioni del Documento, lungo un sentiero di innovazione e investimento all'insegna della transizione ecologica e digitale e dello sviluppo delle infrastrutture per la trasmissione dell'energia pulita e la mobilità sostenibile". Includendo le nuove misure per il contrasto al caro-energia anche nel secondo trimestre, "l'entità degli interventi di contrasto al caro energia per il 2023 risulta pari all'1,2 per cento del Pil", scrive il ministro dell'Economia. Aggiunge: "Oltre metà di tale importo è indirizzato a favore delle fasce più deboli della popolazione e delle imprese più esposte agli alti prezzi dell'energia, in linea con la raccomandazione del Consiglio europeo di privilegiare misure 'targeted'". In arrivo un nuovo ciclo di spending review. Nel Def il Governo indica il target di ulteriori "concorsi alla prossima manovra di finanza pubblica" da parte dei ministeri "con risparmi di spesa in termini di indebitamento netto pari a 300 milioni nel 2024, 500 milioni nel 2025 e 700 milioni dal 2026". Le riduzioni "si aggiungono a quanto già previsto con la precedente legge di bilancio, portando la riduzione complessiva a 1,5 miliardi nel 2024, 2 miliardi nel 2025 e 2,2 miliardi a partire dal 2026". La ripartizione tra i ministeri sarà stabilita con Dpcm, "con deliberazione del Consiglio dei ministri, entro il 31 maggio".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Via libera del Consiglio dei ministri al ddl per il riordino degli incentivi alle imprese
Via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge delega per la revisione del sistema degli incentivi alle imprese. Lo si apprende da fonti di Governo. Si tratta di un disegno di legge “collegato” alla Manovra 2023-2025, in coerenza con le indicazioni del Def e con il Pnrr. Il disegno di legge, viene spiegato, opera su più fronti: sul fronte del riordino e della razionalizzazione delle…
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(Da sola) Tsmc, azienda taiwanese, controlla circa l’84 per cento del mercato globale dei chip sotto i dieci nanometri – i più avanzati – secondo i dati dell’Istituto europeo degli studi asiatici. (...) (E') probabilmente la più importante azienda del pianeta.
(...) A Pechino non hanno preso bene la notizia – annunciata nel giugno del 2021 – di un maxi-investimento di Tsmc negli Stati Uniti. Cifre da capogiro: 12 miliardi di dollari. L’impianto nascerà in Arizona e inizierà a fabbricare i microchip da 5 nanometri – i più ricercati (...) – a partire dal 2024. (...) Di qui la furia del governo cinese contro l’azienda di Taiwan. (...)
Le mire cinesi su Tsmc non sono certo una novità. Rimasto nella penombra fino al 2020, oggi il gigante taiwanese è diventato l’epicentro del mercato globale dei microchip (...). Per la Cina accelerare sui semiconduttori è una priorità assoluta. Scritta nero su bianco nel piano di Xi “Made in China 2025” dove è fissato un traguardo: arrivare a produrre in Cina il 70% dei microchip utilizzati. Obiettivo ambizioso, forse troppo: le sanzioni del governo americano imposte dall’amministrazione Trump e poi confermate da Biden stanno piegando il settore cinese, intralciando i piani di crescita di colossi nazionali come a Hi-Silicon (gruppo Huawei) e Smic.
Carpire i segreti industriali di Tsmc è allora una missione vitale per Pechino, tanto che Taipei ha attivato una squadra di contro-spionaggio proprio per fermare sul nascere il furto di proprietà intellettuale cinese. Taiwan non è solo un obiettivo strategico-militare, è soprattutto il più grande bottino tecnologico in palio nella competizione con gli Stati Uniti. E l’auspicio di un “sequestro” del suo gioiello industriale suona come un’accelerazione nella manovra cinese per reclamare a sé l’isola.
via https://formiche.net/2022/06/sequestrare-taiwan-e-i-chip-di-tsmc-la-cina-getta-la-maschera/
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