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Warren Buffett aumenta gli investimenti in Giappone. Berkshire Hathaway ha incrementato le partecipazioni nei cinque maggiori conglomerati quotati in borsa in Giappone, Mitsubishi, Marubeni, Mitsui, Itochu e Sumitomo. È quanto emerge dai documenti depositati dal gruppo guidato dal ceo Warren Buffett al ministero delle Finanze giapponese, da cui si evince che la quota nelle cinque società commerciali giapponesi di Berkshire si avvicina ora al 10%. In particolare, le quote in Mitsubishi salgono al 9,67% dal 8,31%, quelle in Marubeni al 9,3% dal precedente 8,3%, la partecipazione in Mitsui passa al 9,82% dal precedente 8,09%, quella in Itochu sale all'8,53% dal 7,47% e quella in Sumitomo passa al 9,29% dall'8,23%. Il mese scorso, nella consueta lettera ai soci, Buffett aveva anticipato l'intenzione della sua azienda di aumentare la proprietà nelle case di trading giapponesi, dopo l'emissione di un'obbligazione multi-tranche da 281,8 miliardi di yen a ottobre. Secondo quanto indicato da Buffett nella lettera del mese scorso, alla fine del 2024 il valore di mercato delle partecipazioni giapponesi di Berkshire aveva raggiunto i 23,5 miliardi di dollari. (riproduzione riservata) Read the full article
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Il titolo Brembo crolla in borsa a causa della pubblicazione dei conti 2024, anche se l’azienda che produce impianti frenanti lo scorso anno ha retto alla crisi del settore. «In un quadro di grande incertezza e alla luce dell’andamento dei primi mesi del 2025», si legge nel comunicato, a parità di perimetro, Brembo ha previsto un calo del fatturato del 5% rispetto al 2024, quando ha registrato ricavi pari a 3,840 miliardi di euro, in linea con quelli dell’anno precedente (-0,2%, +0,1% a cambi costanti) e con la stima dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo (rating buy e target price a 12,2 euro sul titolo) a 3,841 miliardi. Tuttavia, ha precisato il gruppo, con il consolidamento di Öhlins e se lo scenario geopolitico e le tensioni commerciali si stabilizzassero nella seconda metà dell'anno, ha previsto un fatturato in linea con quello del 2024. Mentre attualmente il consenso Bloomberg si aspetta per fine 2025 ricavi in aumento a 4,057 miliardi, un ebitda a 700 milioni, un ebit a 423 milioni e un utile netto a 296 milioni. Il settore auto cresce solo dell’1,4% nel 2024 Nel 2024 il settore auto del gruppo è cresciuto ma solo dell’1,4%, anche grazie al buon andamento del segmento dei ricambi (aftermarket), che rappresenta il 12,1% dei ricavi totali. Le applicazioni per motocicli sono risultate sostanzialmente stabili (+0,4%) rispetto all’anno precedente,mentre la società ha registrato un calo del 12% per i veicoli commerciali e del 2,4% per il settore delle competizioni. Inoltre, a livello geografico, le vendite sono calate in Italia del 6,5% e in Francia del 2%. Sono rimaste pressoché stabili in Germania (-0,2%) e sono cresciute nel Regno Unito del 13,3% (+12,1% a cambi costanti). Giù, inoltre, del 3,9% il mercato nordamericano (Stati Uniti, Messico e Canada), meglio quello sudamericano (-1,7%) e ancora di più l’India +10,9%, la Cina +7,7% e il Giappone +37,9%. Redditività in calo L’ebitda è sceso a 661,1 milioni (662 milioni la stima dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo) dai 665,8 milioni dell’esercizio 2023 e l’ebit a 393,3 milioni (da 414,1 milioni; 402 milioni la stima di Intesa Sanpaolo). Con un tax rate in aumento al 27,2% dal 21,6% dell’anno precedente, l’esercizio si è chiuso con un utile netto anch’esso in contrazione del 13,9% a 262,6 milioni (305 milioni nel 2023), sotto le attese dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo a 270 milioni. Il debito netto scende meno del previsto Inoltre, dopo investimenti per 497,51 milioni, in accelerazione a causa dell’anticipo di alcuni investimenti in capacità produttiva, della sottoscrizione del contratto di affitto del terreno e fabbricato in Thailandia e dell’opzione di acquisto di un edificio facente parte del polo direzionale di Stezzano (BG), detenuto in leasing, l’indebitamento finanziario è sceso meno del previsto a 360,4 milioni (295 milioni la stima di Intesa Sanpaolo), 94,4 milioni in meno rispetto a fine 2023. Read the full article
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Tutti gli studenti che avevano presentato domanda per la borsa di studio ed erano risultati idonei nella graduatoria sono stati dichiarati vincitori. Lo fanno sapere la Regione e DiscoLazio, l’ente regionale per il diritto allo studio. Nuove risorse per gli idonei Per lo scorrimento di graduatoria sono state assegnate risorse che ammontano a circa 25 milioni di euro, cifra che si aggiunge agli oltre 155 milioni già impiegati per le 30 mila borse di studio, concesse alla data del 31 gennaio 2025, per un totale di 180 milioni di euro. Con questo ulteriore scorrimento sono stati dichiarati vincitori tutti i 5.258 studenti idonei in attesa di rientrare nella graduatoria del bando “Diritto allo studio 2024/2025”, portando il totale delle borse di studio a oltre 35 mila, “a conferma della centralità del diritto allo studio nelle politiche regionali” fanno sapere dalla Regione. Un risultato che è stato possibile anche grazie alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, messe a disposizione dal ministero dell'Università in accordo con la Conferenza delle Regioni, destinate a garantire l'accesso all'istruzione universitaria. Le borse di studio sono il principale sostegno economico istituito per aiutare gli studenti che si iscrivono all'università. “Oltre alle borse – spiegano ancora dalla Regione -. Disco offre sostegno agli studenti aiutandoli a trovare un alloggio nei pressi degli atenei e garantendogli un accesso agevolato alle mense studentesche. Regimenti: “Garantiamo agli studenti meritevoli, ma privi di mezzi, l’accesso allo studio” Soddisfatta dell’intervento l’assessora regionale all’Università, Luisa Regimenti: “Ampliare la platea dei beneficiari degli strumenti di diritto allo studio nel Lazio – sottolinea - arrivando a dare risposte a tutti i richiedenti, è un risultato importante che certifica il grande impegno di Regione Lazio e DiscoLazio in questa direzione”. E poi: “Stiamo dando attuazione al principio costituzionale che assicura ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, l'accesso ai gradi più alti dell'istruzione. Ma siamo anche consapevoli che il diritto allo studio è un fattore determinante per l'attrattività del sistema universitario, in costante crescita negli ultimi anni. Continueremo a lavorare per essere al fianco degli studenti e aiutarli a perseguire le loro aspirazioni formative e professionali negli atenei del Lazio”. Foglio (DiscoLazio): “Investire nei giovani vuol dire investire sul futuro” “La nostra missione – sottolinea Simone Foglio, presidente di Disco Lazio - è garantire a ogni studente e studentessa, indipendentemente dalla propria situazione economica, la possibilità di accedere all'istruzione. Cerchiamo di ampliare il più possibile l’accessibilità alle fasce di reddito più basse, per garantire a tutti l’opportunità di realizzare il proprio sogno. Investire nei nostri giovani vuol dire investire nel futuro”. La protesta degli studenti: “Borse di studio in ritardo” Proprio a poche ore dall’annuncio della Regione, lunedì 17 marzo, gli attivisti di Cambiare Rotta si erano ritrovati davanti alla mensa universitaria in via De Lollis per chiedere a Disco Lazio un incontro e per denunciare “ritardi nel pagamento di borse di studio, contributo alloggi e rimborsi per chi ne ha diritto – sottolineano -. Abbiamo chiesto un incontro a Disco Lazio in cui assieme ai casi di studenti a cui il diritto allo studio sta venendo negato, porteremo anche le nostre rivendicazioni: pagamento immediato delle borse di studio, trasparenza sui fondi assegnati e comunicazioni chiare agli studenti”. Read the full article
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Un'altra giornata di disagi si annuncia domani per chi viaggia in treno. Resta confermato lo sciopero nazionale proclamato dalle organizzazioni sindacali Ugl Ferrovieri, Slm Fast Confsal e Orsa Ferrovie dalle ore 9 alle ore 17 di domani, mercoledì 19 marzo 2025. Lo sciopero di 8 ore dei ferrovieri annunciato da Fast-Confsal, Orsa Ferrovie e Ugl Ferrovieri ci sarà, a differenza di quello di Usb (che invece era di 24 ore) e che è stato revocato. La protesta si è articolata in un primo sit-in oggi davanti al Mit, per proseguire domani con lo sciopero nazionale di 8 ore con una manifestazione a Roma in Piazza di Porta Pia. "I provvedimenti adottati dalla Commissione di Garanzia penalizzano l'utenza, alimentando una moltiplicazione degli scioperi nei giorni lavorativi a danno dei pendolari e al contempo compromettono gravemente l'efficacia dello sciopero - ha spiegato giorni fa all'ANSA Daniele Povegliano di Orsa Ferrovie -. Il tutto avviene mentre si discute il rinnovo del contratto dei ferrovieri, scaduto da un anno e mezzo e ancora lontano da una soluzione tra le parti. Il diritto di sciopero è il più restrittivo d'Europa, i modelli francesi e tedeschi sono un riferimento solo quando a rimetterci sono i lavoratori. Ribadiamo la nostra disponibilità a rivedere le norme che regolano l'esercizio del diritto di sciopero in tutto il comparto ferroviario, non solo nel gruppo Fsi come fa comodo al ministro e a qualche azienda". Read the full article
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Il colosso tecnologico statunitense Google ha siglato un accordo definitivo per l’acquisizione di Wiz, azienda specializzata in sicurezza informatica . Lo ha annunciato la società in una nota. L’operazione, la più grande acquisizione nella storia di Google, mira a rafforzare la sicurezza dei servizi cloud in un contesto caratterizzato da minacce informatiche sempre più avanzate, anche legate allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Wiz entrerà a far parte della divisione cloud di Google, che prevede di completare l’acquisizione nel 2026. “Google Cloud è leader nell’infrastruttura cloud, con una profonda competenza nell’intelligenza artificiale e un’esperienza consolidata nell’innovazione della sicurezza”, si legge nella nota. “L’integrazione con Wiz migliorerà ulteriormente le sue soluzioni, rendendole più vantaggiose per clienti e partner su tutte le principali piattaforme cloud”. L’acquisizione arriva dopo che lo scorso luglio Wiz aveva rinunciato a una precedente offerta di Google da 23 miliardi di dollari, optando invece per la quotazione in borsa. Secondo l’emittente “Cnbc”, la decisione fu motivata da preoccupazioni legate alle normative antitrust e agli investitori. Fondata nel 2020 e guidata dal co-fondatore Assaf Rappaport, Wiz è cresciuta rapidamente, raggiungendo 100 milioni di dollari di ricavi annui dopo soli 18 mesi. La società offre soluzioni di prevenzione, rilevamento attivo e risposta alle minacce informatiche, un settore in cui compete con Microsoft. Google ha assicurato che i prodotti di Wiz continueranno a funzionare anche su piattaforme concorrenti, tra cui Amazon Web Services, Microsoft Azure e Oracle Cloud. L’intesa era stata anticipata ieri dal “Wall Street Journal”. Read the full article
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Un’opera fondamentale verrà inaugurata domani per potenziare il sistema idrico della regione Campania e garantire una maggiore sicurezza nell’approvvigionamento dell’acqua. Sarà inaugurato mercoledì 19 marzo 2025 alle ore 10:00 il campo pozzi di San Salvatore Telesino. Si proseguirà alle 10:30 con un incontro presso l’Abbazia Benedettina di San Salvatore, durante il quale verranno illustrati nel dettaglio gli interventi realizzati. All’evento, organizzato da Acquedotto Campano Scarl – gestore del sistema acquedottistico – parteciperanno il sindaco di San Salvatore Telesino, Fabio Romano, il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, il presidente dell’Ente Idrico Campano, Luca Mascolo, e il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. L’opera, realizzata grazie a un investimento di 5,2 milioni di euro da parte della Regione Campania attraverso Acqua Campania Spa, ha permesso di recuperare e attivare un impianto progettato negli anni ’80 ma mai entrato in funzione. La sua piena operatività rappresenta un passo decisivo per la gestione delle risorse idriche, offrendo una riserva strategica per fronteggiare situazioni di emergen-za e ottimizzare la distribuzione dell’acqua nei Comuni della Valle Telesina e nella città di Bene-vento. Il campo è composto da 11 pozzi, di cui 8 operativi, con una capacità di erogazione fino a 350 litri al secondo. L’acqua estratta viene convogliata nel sistema di adduzione Curti-Benevento, contri-buendo alla stabilità dell’approvvigionamento in un’area che in passato ha risentito di carenze nei periodi di maggiore richiesta. L’intervento ha previsto anche il potenziamento degli impianti di sol-levamento, l’installazione di nuove elettropompe, la messa in sicurezza dell’area e l’introduzione di un sistema di telecontrollo per il monitoraggio in tempo reale. L’inaugurazione del campo pozzi di San Salvatore Telesino segna un importante traguardo nella ge-stione delle risorse idriche in sinergia tra Ente Idrico Campano, Regione Campania e amministra-zioni locali, rafforzando la capacità della rete di far fronte alle criticità legate ai cambiamenti clima-tici e garantendo un servizio più efficiente e sostenibile per i cittadini. Read the full article
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I dati sulle esportazioni in Basilicata, sono ampiamente falsati dalla presenza dell’industria automobilistica nella regione, oltre che da quella petrolifera. Così sostiene il Presidente di Confapi Matera, Massimo De Salvo, nel commentare i dati dell’Istituto nazionale di statistica, che registra un calo dell'export del 42%; ricorda che la Carta degli aiuti di Stato a finalità regionale per il periodo 2022-2027 penalizza Basilicata, Molise e Sardegna rispetto a Puglia, Calabria, Campania e Sicilia, riconoscendo alle prime 10 punti percentuali in meno negli aiuti rispetto alle seconde. Ciò in quanto il PIL pro capite della Basilicata è superiore a quello della vicina Puglia – in realtà molto più performante dal punto di vista economico e imprenditoriale – a causa della ricchezza prodotta dai settori automotive ed estrattivo sul territorio lucano, senza considerare se realmente quella ricchezza resti in Basilicata. Auto e petrolio ci facevano apparire come l’Eldorado del Sud – dichiara il Presidente De Salvo. Niente di più falso e fuorviante; è bastato che il settore automotive andasse in crisi perché l’export crollasse in maniera esorbitante, pesando molto di più del petrolio nel valore delle esportazioni. Nonostante ciò – prosegue il Presidente di Confapi Matera – fino al 2027 le imprese lucane saranno penalizzate nelle percentuali degli aiuti di Stato, proprio adesso che la Regione finalmente si accinge fare partire la spesa dei fondi comunitari. Per questo motivo anni fa abbiamo chiesto alla Regione Basilicata di attivarsi nei confronti dell’Unione Europea per correggere questa evidente stortura; mi risulta che il Presidente Bardi abbia aperto un canale di comunicazione con Bruxelles su questa tematica; speriamo si rimedi al più presto. I dati dell’export dell’industria automobilistica, dunque, possono condizionare in positivo o in negativo l’economia della Basilicata; il paradosso, tuttavia, è che questi dati sono fuorvianti rispetto alla realtà. In Basilicata, infatti, ci sono settori che esportano, come per esempio l’agroalimentare o la meccanica, e che creano vera ricchezza sul territorio. Come al solito sono le piccole e medie imprese a farsi carico, anche dal punto di vista occupazionale, delle esigenze di un territorio che ancora una volta paga l’andamento fluttuante della grande industria, che ha la testa pensante fuori regione, se non fuori Paese. La Carta degli aiuti – conclude il Presidente De Salvo – crea un’enorme disparità di trattamento e innesca una competizione tra territori limitrofi che contrasta con la finalità dell’Unione Europea di ridurre le disuguaglianze, combattere lo spopolamento, contribuire alla transizione verde e digitale. Il PIL pro capite della Basilicata è palesemente “falsato” dalle performance esogene di alcuni grandi gruppi, per cui occorre chiedere a Bruxelles una deroga in merito. Read the full article
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Nel nostro continente si vivono tempi incerti. Tra riarmo, dazi e conflitti, i cittadini italiani, ed europei, si sentono disorientati, cercano risposte, chiedono azioni decise, unitarie: che si faccia qualcosa insieme. Questo senso di smarrimento generale, come spesso capita nei periodi di difficoltà, ha trasformato l’appello di un singolo in qualcosa di più grande, una manifestazione per l’unità e la libertà dell’Unione europea. Sabato 15 marzo si terrà a Piazza del Popolo a Roma, e in decine di altre città italiane, l’evento “Una piazza per l’Europa“, una manifestazione apartitica, con sole bandiere europee, rivolta a tutti i cittadini che desiderano dire di sì all’Ue. L’iniziativa, che è cresciuta rapidamente col passare dei giorni, è partita da un’appello lanciato dal giornalista Michele Serra sulle pagine di Repubblica, in un’amaca del 22 febbraio intitolata “Dite qualcosa di europeo”. “Mi sono domandato perché non si organizza una grande manifestazione di cittadini per l’Europa, la sua unità e la sua libertà. Con zero bandiere di partito, solo bandiere europee. Qualcosa che dica, con la sintesi a volte implacabile degli slogan: ‘Qui si fa l’Europa o si muore‘”, ha spiegato in seguito Serra. La proposta è stata subito accolta dai sindaci italiani, con Roberto Gualtieri che si è messo a disposizione per ospitarla nella Capitale. Il presidente nazionale Anci e sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, ha rilanciato proponendo di allargare la manifestazione a tutti i comuni italiani, raccogliendo la sottoscrizione di quindici sindaci di diversi schieramenti, tra cui Beppe Sala (Milano), Stefano Lo Russo (Torino), Matteo Lepore (Bologna), Sara Funaro (Firenze), Roberto Lagalla (Palermo), Massimo Zedda (Cagliari), Vito Leccese (Bari) e Luigi Brugnaro (Venezia). L’evento vedrà manifestazioni parallele anche aBruxelles a Place da l’Albertine, dove alle 15.30 si riuniranno realtà politiche, sindacali, e civiche, tra cui il circolo del Partito Democratico (Pd) e associazioni europeiste come Tutti Europa 2030 e Associazione Giuseppe Mazzini. Matteo Renzi di Italia Viva, Carlo Calenda di Azione, Elly Schlein del Pd, Giorgio Mulè di Forza Italia e Pier Ferdinando Casini di Centristi per l’Europa sono stati tra i primi a far sapere che ci saranno, acconsentendo a non sfoggiare bandiere e simboli di partito. A Piazza del Popolo ci saranno Legambiente, Agesci, Legacoop e la Comunità di Sant’Egidio, ma anche +Europa, le associazioni Lgbtq+ e, con non poche proteste da parte della base, i sindacati Cgil, Cisl e Uil, che ribadiranno “l’importanza di difendere il progetto comune europeo e le basi democratiche su cui si fonda”. l’Anpi ribadirà il suo sostegno ad un’Europa pacifica e il rifiuto del piano Rearm Europe mobilitando le sue delegazioni su tutto il territorio nazionale. Nonostante le numerose adesioni, emergono fratture all’interno del centrosinistra riguardo alla partecipazione alla manifestazione. Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) ha espresso il suo sostegno all’iniziativa, ma con alcune precisazioni. Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni hanno dichiarato di aderire all’appello per la piazza, sottolineando però la necessità di rimarcare la loro posizione: no a spendere in armi, sì alla spesa sociale. Giuseppe Conte, durante la protesta di ieri (12 marzo) a Strasburgo, si è scagliato contro l’iniziativa, facendo sapere che il Movimento 5 stelle non scenderà in piazza: “Oggi manifestare per questa Europa significa manifestare per questo piano di riarmo, i cittadini non possono essere sottoposti all’ ambiguità di una piazza dove tanti esponenti porteranno le bandiere dell’economia di guerra”. Il centrodestra è stato più critico. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani (Forza Italia) ha dichiarato che “l’Europa va sostenuta, ma con riforme concrete, non con eventi simbolici”. Più netta la posizione di alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, che vedono l’iniziativa come una risposta tardiva e superficiale alle sfide che l’Ue deve affrontare. Il ministro Guido Crosetto ha commentato: “Non basta sventolare una bandiera per rendere l’Europa più forte. Servono politiche serie su difesa comune, energia e industria”. Matteo Salvini, segretario della Lega, ha invece scelto una linea più polemica: “Mentre qualcuno fa le manifestazioni con le bandierine, noi lavoriamo per cambiare questa Europa, che oggi schiaccia lavoratori, agricoltori e imprenditori con regole assurde”. Tra i più critici anche il collettivo Potere al Popolo, che ha fatto sapere che “contro i guerrafondai” organizzerà sabato una contro-manifestazione a Roma, a piazza Barberini: “L’effetto ‘Serra’ nuoce alla pace”, questo lo slogan dell’evento. Read the full article
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Nel 2026 dall’aeroporto internazionale Vincenzo Bellini partirà la nuova tratta Catania- Wrotca, che collegherà con due voli a settimana la Sicilia con la Polonia. Lo annuncia la Sac, la società di gestione dello scalo etneo. "La nuova tratta rappresenta un’importante tappa per lo sviluppo del nostro aeroporto e per l’intera Sicilia. Il collegamento diretto con la Polonia avrà un impatto positivo sull’economia locale, attirando visitatori interessati a scoprire le bellezze della nostra isola. Questa operazione conferma dunque lo scalo etneo come punto di riferimento per i collegamenti internazionali, capace di adattarsi a un mercato in continua evoluzione e di sostenere la crescita della Sicilia. La solida collaborazione con WizzAirpermetterà alla Sicilia di aprire la strada a nuove sinergie tra paesi. Il nostro obiettivo resta quello di garantire un'esperienza di viaggio di alta qualità per tutti i passeggeri”, afferma l'amministratore delegato della Sac, Nico Torrisi. Read the full article
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Il consiglio di amministrazione di Autostrade per l'Italia ha approvato i dati di bilancio. Il consiglio di amministrazione di Aspi ha approvato di destinare un dividendo complessivo per l'esercizio 2024 pari a circa 790 milioni. Il 17 aprile saranno corrisposti 648 milioni di euro: 568 milioni di euro, pari al 60% dell'utile della gestione caratteristica della Società, e 80 milioni, pari ai proventi derivanti dalle operazioni straordinarie e dai dividendi delle Società del Gruppo. I restanti 142 milioni saranno distribuiti dopo l'ok alla semestrale 2025. Read the full article
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L’Amministrazione comunale di Rignano ha effettuato un sopralluogo al cantiere della nuova Galleria San Donato, parte del progetto di ampliamento dell’autostrada A1 tra Firenze Sud e Incisa. L’intervento, suddiviso in due fasi, prevede la realizzazione di un tratto autostradale più ampio e moderno. La prima fase, completata nel luglio 2021, ha già permesso l’apertura al traffico di 6 chilometri. La seconda fase, attualmente in corso, include l’ampliamento del tratto per ulteriori 12,5 chilometri e la costruzione della nuova galleria insieme ai viadotti Ribuio e Massone. La conclusione di questa fase è prevista per il 2026. Il cantiere, che in questa fase si estende sul territorio rignanese, si trova precisamente sotto San Donato in Collina. Durante la visita, il Sindaco di Rignano Giacomo Certosi e i rappresentanti dell’Amministrazione hanno incontrato i responsabili di Autostrade per l’Italia per ricevere aggiornamenti sullo stato degli interventi. Successivamente, si sono spostati nell’area di scavo sul lato sud, dove sono già stati completati oltre 230 metri di tunnel. Un elemento importante del progetto è l’attenzione all’ambiente: il materiale di scavo viene infatti riutilizzato direttamente all’interno del cantiere, garantendo un impatto minimo e un bilancio zero in termini di dispersione.“Abbiamo voluto verificare di persona lo stato di avanzamento dei lavori – ha dichiarato il Sindaco Certosi – e le modalità con cui vengono eseguiti. Ci è stato assicurato che il cronoprogramma viene rispettato. Inoltre, alcuni cittadini ci avevano segnalato disagi legati al rumore del cantiere, per questo abbiamo voluto approfondire la questione con i tecnici di Autostrade, che ringrazio per la disponibilità e le risposte fornite”. Read the full article
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L’ingegnere Francesco Caporaso, attuale responsabile della Struttura Territoriale Calabria di ANAS, è stato nominato Commissario Straordinario per la “Riqualificazione della Strada Statale 106 Jonica” con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Questa nomina è avvenuta in sostituzione dell’ingegnere Massimo Simonini, con l’obiettivo di rafforzare il coordinamento delle attività commissariali sul territorio e assicurare un maggiore contatto con le istituzioni locali, al fine di accelerare la realizzazione degli interventi programmati. La Strada Statale 106 Jonica è un’arteria fondamentale per la Calabria, ma ha registrato ritardi significativi nella sua riqualificazione. La nomina di Caporaso è stata accolta positivamente da esponenti politici locali, come il consigliere regionale Ernesto Alecci, che da tempo sollecitava la designazione di un commissario dedicato esclusivamente a questa infrastruttura. Il curriculum dell’ingegnere Caporaso evidenzia una lunga esperienza nel settore delle infrastrutture stradali. Laureato con lode in Ingegneria Civile presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” nel 1992, ha conseguito un dottorato di ricerca in Ingegneria dei Trasporti. Dal 1996 lavora in ANAS, ricoprendo ruoli di crescente responsabilità, tra cui capo compartimento per le regioni Molise, Campania e Basilicata. Dal 2019 è responsabile della Struttura Territoriale Calabria, con competenza sull’Autostrada A2 del Mediterraneo e sulla rete stradale statale calabrese. Read the full article
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La riscossione delle entrate statali del Costa Rica, potenziata dalla riforma del 2018, ha subito un rallentamento, per cui il Paese potrebbe aumentare le entrate attraverso sette cambiamenti chiave. Le modifiche includono l'eliminazione delle aliquote Iva ridotte sull'istruzione e sull'assistenza sanitaria private, l'eliminazione dell'esenzione dall'imposta sul reddito per le cooperative e la riduzione degli oneri a carico dei datori di lavoro sulle assunzioni, al fine di aumentare il numero di lavoratori nel mondo del lavoro formale. Inoltre, l'Ocse propone modifiche all'imposta sulla proprietà per aumentare la riscossione delle entrate, la riduzione della frammentazione nei pagamenti delle imposte e nel sistema di riscossione, l'eliminazione delle eccezioni all'imposta sul reddito delle persone fisiche e creare un sistema di fissazione del prezzo del carbonio. L'organizzazione stima che, se queste riforme fossero approvate, le entrate pubbliche aumenterebbero del 2,1% del prodotto interno lordo. Read the full article
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Uno dei pilastri della riforma fiscale è la revisione delle aliquote fiscali per le persone fisiche, con l’obiettivo di semplificare il sistema e alleggerire il carico sul ceto medio. Attualmente, l’Irpef è strutturata su quattro scaglioni di reddito, con aliquote che variano dal 23% al 43%. La proposta prevede la riduzione a tre aliquote, con scaglioni più vantaggiosi per i contribuenti. In particolare, si discute dell’abolizione dell’aliquota del 23% sui redditi più bassi, al fine di aumentare il potere d’acquisto delle fasce meno abbienti.Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha sottolineato l’importanza di questa misura per stimolare la crescita economica e favorire la competitività del Paese. Tuttavia, ha evidenziato la necessità di individuare le coperture finanziarie adeguate per sostenere la riduzione fiscale, dichiarando: “Vediamo le risorse e come si può fare”. La preoccupazione principale rimane quella di non intaccare il deficit pubblico, già sotto la lente di Bruxelles per le difficoltà nel rispettare i parametri di bilancio.Parallelamente, il governo sta valutando misure compensative per sostenere le finanze pubbliche. Tra le ipotesi in discussione ci sono un possibile aumento selettivo delle accise su prodotti di lusso, una revisione delle detrazioni fiscali e un’accelerazione della lotta all’evasione fiscale, con un rafforzamento delle misure di controllo e tracciabilità dei pagamenti. Nuova rottamazione delle cartelle esattorialiParallelamente, il governo sta lavorando a una nuova edizione della “pace fiscale”, denominata rottamazione quinquies, per affrontare l’enorme accumulo di cartelle esattoriali non riscosse, che ammonta a circa 1.100 miliardi di euro. Questa misura mira a facilitare il pagamento dei debiti fiscali da parte dei contribuenti in difficoltà, offrendo la possibilità di saldare le somme dovute senza sanzioni e interessi, attraverso un piano di rateizzazione fino a 120 rate mensili, equivalenti a dieci anni.Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha aggiornato sulla tempistica della misura, affermando: “Adesso abbiamo il presidente Benedetti che sta facendo tutta una ricognizione e all’esito di quello che ci dirà faremo tutte le opportune valutazioni. Penso che entro fine mese, sicuramente, ci daranno dei riscontri”.L’opposizione, tuttavia, ha già espresso forti critiche nei confronti di questa misura. Esponenti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle hanno accusato il governo di favorire i contribuenti morosi a scapito di chi ha sempre pagato regolarmente le tasse. “Non possiamo continuare a incentivare comportamenti scorretti con rottamazioni su rottamazioni. È necessario un sistema fiscale più equo e stabile, non misure temporanee che generano incertezza”, ha dichiarato il deputato dem Antonio Misiani. Dibattito politico sulle priorità fiscaliAll’interno della maggioranza di governo, il dibattito sulle priorità fiscali è acceso. La Lega, guidata da Matteo Salvini, spinge con forza per l’introduzione della rottamazione delle cartelle esattoriali, considerandola una misura fondamentale per aiutare milioni di italiani in difficoltà. Salvini ha dichiarato: “Pace fiscale e rottamazione di tutte le cartelle esattoriali: 120 rate tutte uguali in dieci anni, senza sanzioni e interessi, per aiutare milioni di italiani onesti in difficoltà”.Dall’altro lato, Forza Italia pone l’accento sulla necessità di ridurre l’Irpef per i redditi medio-bassi.Il responsabile economico del partito, Maurizio Casasco, ha evidenziato che untaglio dell’aliquota dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro comporterebbe un risparmio annuo di circa 440 euro per i contribuenti interessati. Casasco ha sottolineato che tale misura non rappresenta una “mancetta”, ma un intervento strutturale per sostenere il ceto medio.Le pressioni dell’Unione EuropeaUn elemento chiave nella discussione sulla riforma fiscale è il confronto con l’Unione Europea. Bruxelles sta monitorando attentamente le politiche fiscali italiane, esortando il governo a mantenere la disciplina di bilancio e a non ricorrere a misure che possano compromettere la sostenibilità del debito pubblico. L’Italia è già tra i Paesi con il più alto rapporto debito/PIL dell’Eurozona e qualsiasi manovra che implichi minori entrate deve essere attentamente bilanciata da misure compensative.Secondo fonti vicine alla Commissione Europea, l’Italia potrebbe essere chiamata a dimostrare con numeri concreti come intende finanziare le nuove misure fiscali. “È fondamentale che l’Italia mantenga un approccio responsabile e non espanda il deficit in modo insostenibile” ha dichiarato un portavoce della Commissione a Bruxelles. Una sfida cruciale per il Governo La riforma fiscale in cantiere rappresenta una sfida cruciale per il governo, chiamato a bilanciare le diverse esigenze politiche e sociali, garantendo al contempo la sostenibilità dei conti pubblici. Le prossime settimane saranno decisive per definire le misure da adottare e le relative coperture finanziarie, con l’obiettivo di rilanciare l’economia e migliorare il rapporto tra fisco e contribuenti. Con un’opposizione pronta a dare battaglia e un’Europa in attesa di rassicurazioni, il governo Meloni dovrà trovare un delicato equilibrio tra le esigenze interne e gli impegni internazionali. Read the full article
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Deliveroo sembra essersi rimessa in carreggiata. L’ex startup britannica fondata e tuttora guidata da Will Shu ha comunicato che nel 2024 il Gross transaction value è risultato in aumento del 6% mentre il fatturato è cresciuto del 3%, con ordini lievitati del 2%. Il 2024 di Deliveroo Balzo per l’EBITDA rettificato, in aumento del 52% a 130 milioni di sterline sugli 85 milioni del 2023 mentre il margine ante imposte rettificato risulta aumentato all’1,7% contro l’1,2% di due anni fa. Utile per l’anno di 3 milioni di sterline, rispetto a una perdita di 32 milioni di nel 2023. Free cash flow di 86 milioni di sterline, che include un deflusso di 48 milioni per eccezioni di cassa e un afflusso di 77 milioni di capitale circolante dovuto principalmente alla tempistica di fine anno, escludendo 27 milioni di interessi attivi. Le prospettive per il 2025 sono una crescita di GTV a un tasso high-single digits in valuta costante e un EBITDA rettificato compreso tra 170 e 190 milioni di sterline. Read the full article
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Il tema delle accise sui carburanti in Italia è un argomento spinoso che impatta direttamente le tasche di milioni di automobilisti. Con il recente annuncio del governo di uniformare le accise tra benzina e diesel, si è riacceso il dibattito su chi realmente ci guadagni e chi ci rimetta in questa operazione di ristrutturazione fiscale. L’idea principale dietro questa mossa è quella di raccogliere risorse necessarie per rinnovare il contratto del trasporto pubblico locale, ma le implicazioni di questo cambiamento si estendono ben oltre le semplici cifre. A una prima analisi, l’uniformazione delle accise sembra essere una manovra pensata per equilibrare il carico fiscale tra i diversi tipi di carburante. Infatti, il diesel ha visto un incremento delle vendite rispetto alla benzina, e un piccolo ritocco delle tasse potrebbe fornire un significativo aiuto alle finanze statali. Tuttavia, il mondo dei carburanti è caratterizzato da una volatilità dei prezzi che rende difficile per i consumatori comprendere appieno le reali conseguenze economiche di queste decisioni. Nel 2024, gli italiani hanno speso circa 70 miliardi di euro per il rifornimento, una cifra che, sebbene in calo rispetto all’anno precedente, ha visto un incremento dei consumi del 2,2%. Questo paradosso si spiega con la diminuzione dei prezzi medi: - La benzina è scesa da 1,86 a 1,82 euro al litro. - Il gasolio ha registrato un calo da 1,79 a 1,72 euro. Tuttavia, nonostante il minor costo al litro, il gettito fiscale dello Stato è aumentato, toccando i 38,5 miliardi di euro tra accise e IVA, con un incremento dell’1,4% rispetto al 2023. Questo dimostra come, in ultima analisi, l’abbassamento dei prezzi non si traduca necessariamente in un risparmio per i consumatori, ma piuttosto in un aumento delle entrate fiscali per lo Stato. Evoluzione dei consumi di carburante Un’analisi retrospettiva dei consumi di carburante in Italia rivela tendenze interessanti. Dal 2002 a oggi, i consumi di benzina sono dimezzati, mentre quelli di gasolio sono aumentati di oltre il 10%. Questa evoluzione potrebbe essere attribuita a diversi fattori, tra cui l’aumento della domanda di veicoli diesel, noti per la loro maggiore efficienza nei consumi. Tuttavia, la spesa totale per il diesel è più che raddoppiata nel tempo, evidenziando un cambiamento strutturale nella preferenza dei consumatori. Nel 2024, i prezzi hanno mostrato un andamento altalenante. La benzina è partita da 1,77 euro al litro, è salita a 1,92 euro in primavera per poi chiudere a 1,76 euro. Anche il diesel ha seguito un percorso simile, partendo da 1,73 euro, toccando 1,83 euro e chiudendo a 1,67 euro. Questo continuo saliscendi dei prezzi genera un’ansia nei consumatori, i quali si ritrovano a fare i conti con un pieno che continua a pesare sul loro portafoglio, senza che si intravedano miglioramenti concreti. La questione delle accise uniformate porta con sé anche una riflessione più ampia sulla sostenibilità e sulla transizione energetica. Con l’aumento della consapevolezza ambientale e la crescente spinta verso forme di mobilità più sostenibili, molti si chiedono se questa sia la direzione giusta per il futuro. Le accise sui carburanti, in un contesto di crisi climatica, possono apparire come una misura temporanea che non affronta le radici del problema. La transizione verso veicoli elettrici e fonti di energia rinnovabile richiede investimenti e politiche lungimiranti che potrebbero risultare più efficaci nel lungo termine rispetto a semplici modifiche fiscali. In questo contesto, il dibattito su chi ci guadagna e chi ci perde si fa più complesso. Mentre lo Stato può trarre vantaggio immediato dall’incremento delle entrate fiscali, gli automobilisti si trovano a dover fronteggiare costi sempre più elevati per il rifornimento, senza certezze sul futuro della mobilità. Read the full article
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In un calcio sempre più condizionato dai bilanci delle squadre, diventa molto importante capire a quanto ammontino premi Champions League 2024-2025, se non altro per capire quanto intascheranno le italiane che hanno partecipato alla massima competizione europea. Con tutto quello che ne consegue in vista della prossima sessione di calciomercato in estate. Senza dimenticare la corsa per la conquista del quarto posto consentirà la partecipazione a partire dal mese di settembre. Il recente cambiamento nel formato della Champions League, come riportato da "Calcio e Finanza", ha portato a un significativo incremento nella distribuzione dei fondi ai club partecipanti. L'UEFA ora stanzia oltre 2,4 miliardi di euro, modificando sostanzialmente i criteri di ripartizione rispetto al passato. Modifiche ai criteri di distribuzione sui premi Champions League 2024-2025 Alla base dei premi della Champions di questo anno, come avremo modo di constatare oggi, c’è una piccola rivoluzione connessa alla formula introdotta durante la stagione in corso. Non è un caso che anche piattaforme gaming del calibro di Betway Sports abbiano iniziato a dare più importanza a tematiche del genere. Fondamentalmente, i nuovi criteri che hanno rivisto la distribuzione dei premi Champions League 2024-2025 si basano su maggiori riconoscimenti per i risultati. Infatti, i premi legati alle prestazioni delle squadre sono stati rivisti, con un'enfasi maggiore sul rendimento in campo. C’è poi il tema del Market Pool e Ranking Storico. Le quote relative al market pool e al ranking storico dei club hanno subito variazioni, influenzando la distribuzione finale dei proventi. Inoltre, una delle novità principali è l'introduzione di una classifica unica, che assegna premi in base al piazzamento finale di ciascuna squadra. I premi variano da un minimo di 275.000 euro per l'ultima classificata, incrementando progressivamente. Struttura dei premi Champions League 2024-2025 Con queste premesse, è importante capire nello specifico come siano strutturati i premi Champions League 2024-2025. Si parte dal bonus di Partecipazione. Ogni squadra riceve un bonus di partenza di 18,62 milioni di euro. Non meno importanti i premi per il piazzamento, ovvero i premi derivanti dalla posizione in classifica. Ad esempio, l'Inter, classificandosi quarta, ha ottenuto 9,7 milioni di euro solo da questa voce. Infine, come sempre avvenuto, abbiamo anche i premi per le vittorie e per il progredire nella competizione, che consentono di dare un senso anche alle partite di fine girone, quando scendono in campo squadre ormai eliminate. Ovviamente, più una squadra vince partite e avanza nel torneo, maggiori saranno i suoi guadagni. Fermo restando che queste quote in realtà pare siano calate con la nuova formula, visto che dalla stagione in corso i successi valgono 2,1 milioni e non più 2,8, mentre i pareggi risultano scesi da 930mila euro a 700mila euro. Gli effetti dei nuovi premi Champions League 2024-2025 Questo nuovo sistema premia maggiormente le prestazioni sportive, incentivando le squadre a competere al massimo livello. L'incremento dei fondi distribuiti rappresenta un'importante fonte di introiti per i club, che possono reinvestirli nel miglioramento delle infrastrutture, nell'acquisto di nuovi giocatori e nello sviluppo del settore giovanile. Come sempre, più si va avanti, più si intasca. L'UEFA ha stabilito un sistema di premi progressivi per incentivare le squadre a raggiungere le fasi più avanzate della Champions League. Questi premi si aggiungono ai guadagni derivanti dalla partecipazione e dal piazzamento nella classifica generale. Il raggiungimento dei playoff, ad esempio ha garantito a Milan e Juventus 1 milione di euro. Andando avanti, il discorso diventa decisamente più interessante: Ottavi di finale: La qualificazione agli ottavi di finale garantisce a ciascun club 11 milioni di euro. Quarti di finale: Le squadre che raggiungono i quarti di finale ottengono 12,5 milioni di euro. Semifinali: L'accesso alle semifinali vale 15 milioni di euro per squadra. Finalista: La squadra che arriva in finale, ma non vince, riceve 18,5 milioni di euro. Vincitore: Il vincitore della Champions League si aggiudica 25 milioni di euro, a cui si sommano 4 milioni di euro per la qualificazione automatica all’edizione successiva della Supercoppa Europea. Read the full article
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