#investimenti pubblici
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pier-carlo-universe · 2 days ago
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La Giunta Cirio dice no all’aumento degli oneri estrattivi e rinuncia a 4 milioni di euro
La Giunta Cirio dice no a 4 milioni di euro in 3 anni. In un bilancio caratterizzato dai tagli su tutti i capitoli ci saremmo aspettati maggiore senso di responsabilità.
La Giunta Cirio dice no a 4 milioni di euro in 3 anni. In un bilancio caratterizzato dai tagli su tutti i capitoli ci saremmo aspettati maggiore senso di responsabilità. È stata, infatti, bocciata la nostra proposta di aumentare gli oneri delle attività estrattive del primo comparto (sabbia e ghiaia) da 0,51 centesimi a 0,80 per ogni metro cubo estratto, come già avviene in Regione Lombardia. Non…
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ilpianistasultetto · 5 months ago
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In un Paese, unico al mondo dove ci sono 4 associazioni mafiose ( mafia - ndrangheta - camorra- sacra corona unita), dove ci sono migliaia di persone affiliate a logge massoniche piu' o meno segrete..In un paese dove '80% degli investimenti finanziari sono fatti con soldi di provenienza sconosciuta, il problema qual'e'?
CHI FA BLOCCHI STRADALI, CHI OCCUPA CASE ILLEGALMENTE e CHI RUBA UN PORTAFOGLIO AVENDO UN FIGLIO IN PANCIA.
Questo dice l'urgente decreto sicurezza varato da questo governo. Carcere per tutti.
Insomma, bastera' prendere per le orecchie e sbattere in galera una decina di ragazzotti che adesso si sdraiano sull'asfalto, qualche centinaio di malandrini che nottetempo si intrufolano dentro case pubbliche assegnate ad altri e una decina di "donne col pancione" che viaggiano a scrocco sui nostri mezzi pubblici rubacchiando soldi, catenine, orologi, telefonini e l'Italia potra' vantarsi di essere tra le oasi felici dell'intero globo terracqueo. @ilpianistasultetto
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gregor-samsung · 7 months ago
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" Chi sono gli uomini, i quali, senza che noi ce ne accorgiamo, ci suggeriscono cosa pensare, ci dicono chi dobbiamo ammirare e chi disprezzare, oppure come dobbiamo considerare la proprietà dei servizi pubblici, le tariffe doganali, il prezzo del caucciù, il piano Dawes* o l’immigrazione? Sono sempre loro che ci consigliano l’arredamento della nostra casa, il menu quotidiano, il modello di camicia più elegante, gli sport da praticare, gli spettacoli da vedere, le iniziative benefiche meritevoli di aiuto, i quadri degni di ammirazione, e perfino i termini gergali da inserire durante una conversazione e le battute di spirito che ci dovrebbero far sbellicare dalle risate. Se volessimo compilare l’elenco degli uomini e delle donne che per la loro posizione sociale devono essere considerati come opinion maker, avremmo una lunga lista di nomi recensiti nel Who’s Who. […] Una simile lista comprenderebbe migliaia di persone. Tuttavia sappiamo che molte di esse sono a loro volta sotto l’influenza di individui, spesso noti solo a una cerchia molto ristretta. "
*Piano Dawes: definito da una commissione di esperti finanzieri appartenenti alle potenze vincitrici della I Guerra mondiale presieduta dall’americano Charles G. Dawes, contribuì molto alla ripresa del marco e degli investimenti Usa in Germania. [NdT]
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Edward Louis Bernays, Propaganda. Della manipolazione dell’opinione pubblica in democrazia, traduzione di Augusto Zuliani, Fausto Lupetti Editore, 2008.
[Edizione originale: Propaganda, New York: Horace Liveright publisher, 1928]
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falcemartello · 2 years ago
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Un barile di petrolio, 140 kg, oggi  vale di 68$, contiene l'energia equivalente di 10.000 kg di batterie della Tesla, che valgono  200.000$.
Lo sapevate?  
Solo un gruppo politicamente ingenuo, come la classe media occidentale, può credere che i banchieri internazionali globalisti e gli amministratori delle aziende che implementano l'agenda 2030, agiscono per salvare il pianeta.
Salvare il pianeta o dividersi la torta? I finanziamenti per le politiche green degli ultimi anni sono dell'ordine di grandezza dei trilioni di dollari nei pesi occidentali. Tra chi viene divisa la torta di questi finanziamenti e con quale meccanismo?
Tutti questi finanziamenti pubblici vanni a società private selezionate dalle tecnocrazie internazionali proprio a questo scopo, in conformità degli obiettivi di “sviluppo sostenibile” delle Nazioni Unite.
Questo è un elenco di “obiettivi umanitari” che vanno dall’abolizione della fame alla pace nel mondo, alla giustizia e all’uguaglianza di genere adottati dalle NU nel 2015 nell’ambito dell’agenda 2030.
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In realtà, e in pratica, gli obiettivi di sviluppo sostenibile assegnano il flusso di investimenti globali e di prestiti bancari con trattamenti preferenziali ai governi e alle società in base alla loro conformità ai criteri ambientali, sociali e di governo (ESG).
Ora nonostante il marchio delle NU,  questi sono formulati e imposti dai gestori patrimoniali più potenti e ricchi al mondo: Blackrock, Vanguard e State Street.
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Questi gruppi detengono insieme il 20% delle azioni, e quindi il potere e il governo, sulle 500 più grandi società della Borsa di NY. Nati per salvare il pianeta dallo sfruttamento da società predatorie, gli obiettivi di sviluppo sostenibile  sono progettati pe aumentare il monopolio delle ricche economie occidentali e le multinazionali in grado di soddisfare i loro criteri. Nel farlo, gli obiettivi di sviluppo sostenibile hanno creato il quadro finanziario per l’acquisto della quota di emissioni  assegnata dalle NU in crediti di carbonio che è uno dei meccanismi basati sul mercato scritti nel protocollo pratico di Kyoto. In pratica questo significa che, al fine di compensare i loro obblighi di raggiungere gli obiettivi sulle emissioni dei paese più ricchi,  le aziende, e persino gli individui, possono acquistare e vendere crediti di C dei paesi più poveri.
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Poiché le emissioni di CO2 sono ovviamente il risultato di una maggiore produzione, il mercato dei crediti è un meccanismo per  aumentare la disuguaglianza tra aziende-nazioni ricche e quelle povere. I paesi in via di sviluppo sono così carichi di debiti nei confronti di organizzazioni finanziarie come la Banca mondiale e il Fondo Monetario Internazionale,  al fine di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Coloro che non sono in grado di restituire i prestiti, attraverso tasse e tagli alla spesa pubblica, saranno costretti a cedere le loro risorse naturali ai loro creditori.
Fortunato Nardelli
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ginogirolimoni · 4 months ago
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Il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato è proprietario del 10% della clinica Therapia srl, volete gridare al conflitto d’interessi? Nel paese in cui Silvio Berlusconi ha spadroneggiato per trent’anni grazie ad un impero mediatico senza precedenti, queste sono bazzecole, quisquilie, noccioline americane.
Girano un po’ di più le sfere quando la reclame di questa clinica recita testualmente che potrete avere accertamenti diagnostici “senza dover attendere i tempi lunghi del sistema sanitario pubblico”. 
Si, avete capito bene mr. Marcello Gemmato, deputato barese di FdI (e chi altri?) è sia il sistema sanitario pubblico, sia il sistema sanitario privato, uno e bino, con una mano cancella investimenti pubblici nella sanità, e con l’altra vi chiede l’obolo privatamente per curarvi nel suo privato.
In passato aveva già dato segni che non era l’uomo giusto al posto giusto quando disse che non c’è alcuna prova che senza vaccini saremmo stati peggio (e notate la finezza della frase costruita su due negazioni che si annullano e che si tradurrebbe automaticamente con: niente prova l’efficacia dei vaccini).
Volete che il suddetto Marcello Gemmato ne renda conto al Parlamento? Quando anche John Elkan lo diserta come se si trattasse della lezione di violino.
Volete che dia le dimissioni? Quando più nessuno si sogna di darle, qualunque sia la cosa fatta o la cosa detta, e tutti restano aggrappati al carro o al carroccio del vincitore.
Io suggerisco sommessamente l’atavico e sempre funzionante “argumentum baculinum”, per chi non mastica latino è l’uso calibrato di un bastone ben nodoso per infondere la moralità, il senso dell’opportunità e del pudore in alcuni cialtroni che stanno assurgendo come asparagi, dall’oggi al domani, a cariche di responsabilità a cui non sono minimamente degni.
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abr · 2 years ago
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Perepepé Pnrr: altro "pasto gratis" per fessi furnuto - come RdC e 110%. Grazie gov. Meloni per il brusco risveglio dai sogni tipo terno al lotto come questi.
"L’Italia (ha un sistema burocratico) capace di mettere a terra al massimo una ventina di miliardi di investimenti pubblici all’anno, quindi passare da 20 a 50-60 miliardi l'anno era “ridicolo e irragionevole”, afferma Bernabé (manager pubblico di lungo corso).
(I governanti italici eccitati invece si sono tuffati nell'opportunità, portando a casa 209 miliardi tra gli osanna dei fessi e dei furbacchioni, mentre gli altri Paesi meno straccioni si limitavano a riscuotere solo le somme a fondo perduto, non quelle a prestito oneroso).
“L’idea 4 anni fa era sventolare tanti soldi, dire che noi eravamo i grandi beneficiari, ecc. (...)” è l’attacco frontale del dirigente all’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. (Quanto a) Mario Draghi: “(...) Si è fatto carico di quanto promesso da Conte e non lo ha smentito” (come vi sentite ora, tessitori di lodi per questo vile buro- affarista solo chiacchiere e distintivo ?). 
(...) L’ex presidente di Acciaierie Italia ha concluso con un consiglio a Giorgia Meloni: “Non deve preoccuparsi di raccontare (...) la realtà. Il Paese ha enormi difficoltà a (far partire) progetti (...)".
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leparoledelmondo · 1 year ago
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Carbon pricing
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Il finanziamento per la lotta al cambiamento climatico lo stiamo sostenendo a suon di incentivi e sussidi ma ciò rischia di mettere in crisi i bilanci degli Stati, soprattutto quelli che già hanno un debito alto. Per un Paese mediamente rappresentativo e con alte emissioni, affidarsi in modo preponderante a investimenti pubblici diventerà sempre più costoso con la conseguenza di aumentare il debito. Un percorso non sostenibile considerando anche gli alti tassi di interesse e le prospettive di crescita molto deboli. C’è chi dice (Fmi) che affiancare ai sussidi una “tassa sull’inquinamento” allevierebbe il peso dei conti pubblici. Ma chi la pagherebbe questa tassa? Beh, chi inquina paga, come ad esempio le imprese che emettono CO2. La chiamano carbon pricing e alcuni Paesi l’hanno già adottata e il prezzo medio è di 20 dollari a tonnellata di CO2, molto al disotto dei livelli necessari. Con i soldi ricavati dal carbon pricing si potrebbero finanziare sostegni per le famiglie, lavoratori e le comunità più colpite, in nome di una transizione equa.
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enkeynetwork · 4 days ago
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b0ringasfuck · 4 months ago
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China trade surplus with US
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ora lo so che come le mosche pensate che visto che Trump ha vinto, la merda è buona ma... non basta dire riportiamo la produzione a casa per avere un'economia di successo.
E se riporti la produzione a casa, porti pure l'inquinamento. Al limite ci sarebbe da chiedersi come mai se così tanta produzione si è spostata in Cina, in US si è ridotto così poco l'inquinamento, specialmente perchè la fetta di economia di servizi e soprattutto finanziaria degli States è grossina.
E se pure rompete i coglioni con "no all'auto elettrica", no al "green deal" e non vi va di consumare MEGLIO, allora c'è solo l'alternativa pauperista di consumare meno.
Sul "riportare la produzione a casa", non è una bruttissima idea, ma a parte che richiede decenni, non può essere fatto a suon di sussidi e nemmeno a scapito degli investimenti nei settori strategici.
E questo non lo puoi fare mentre fai anche una guerra commerciale e strategica contro i paesi emergenti.
E visto che non si possono pagare gli operai americani come gli operai cinesi, perchè con il costo della vita in US NON CI CAMPANO, qualcuno i soldi dovrà metterceli... e se non è lo SHTATO... perchè ho come il sospetto che di sicuro non sarà Elon Musk o Jeff Bezos quando al governo hai un fascista?
Vi do la soluzione... un governo fascista che farà consumare meno i suoi lavoratori e finanzierà i capitalisti con soldi pubblici.
OH è quello che fino a ieri aborrivate (ma che già succedeva[*])... ma eh signora mia lo fa anche la Cina di finanziare le sue aziende (STATALI) con soldi pubblici, e da domani chiamerete "make america great again".
Ma è perchè ancora non avete capito cosa sia il capitalismo.
[*] basta vedere la carrettata di soldi pubblici che s'è pappato Musk proprio con Tesla eh ma la CO2... eh ma le auto elettriche sono una sola... eh.... eh...
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🧐🧐
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crimetimes24 · 3 years ago
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Ufficio studi FdI: Dossier Mangiatoia Covid
In tempo di lockdown, mentre il Paese si fermava, mentre nelle terapie intensive si decideva chi salvare e chi no, veniva nominato dal governo un commissario straordinario per l’emergenza, uomo di fiducia dell’ex Premier Giuseppe Conte: Domenico Arcuri.
Da allora, il dottor Arcuri, già amministratore delegato dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa (Invitalia) Spa ha assunto un ruolo cruciale nella gestione degli approvvigionamenti e delle operazioni relativi alla pandemia potendo disporre di poteri decisionali e di spesa mai sperimentati in passato e ricoprendo una pluralità di incarichi che alla fine non hanno però portato ai risultati sperati, ma si sono troppo spesso rivelati dei veri e propri flop, a partire dalle mascherine, per passare ai ventilatori, la app Immuni, la scuola e persino i vaccini.
Un operato che ha dimostrato numerose criticità a causa delle scelte discutibili adottate in materia di approvvigionamenti, caratterizzate da costi elevati e da scarsa trasparenza. Il nostro Ufficio Studi aveva già elaborato nel gennaio scorso (gennaio 2021) un dossier che ripercorreva tutte le criticità della gestione commissariale “Arcuri”, che oltre ad aver contribuito a sperperare una montagna di soldi, non aveva neppure generato risultati apprezzabili, macchiandosi della responsabilità di aver maldestramente guidato per un anno il paese nelle decisioni più importanti riguardanti l’emergenza sanitaria e gestendo il tutto anche in maniera abbastanza opaca.
Il nostro documento, consegnato anche al Premier Draghi, racchiudeva tutti gli errori e le inadempienze compiute dal presidente di Invitalia a cui il governo Conte-bis aveva affidato il compito di lavorare per il contrasto all’emergenza Covid-19, ribattendo particolarmente sull’affidamento poco chiaro di alcuni bandi. Il dossier veniva pubblicato in un periodo nel quale i grandi media osannavano all’unisono l’operato del commissario straordinario, eppure erano già molte le anomalie. Ora, a distanza di mesi, arriva la notizia che l’ex commissario all’emergenza sanitaria Arcuri è indagato dalla Procura di Roma per peculato e abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta relativa alla prima fornitura di mascherine provenienti dalla Cina.
All’indomani di questa notizia, pubblichiamo un nuovo dossier dove riprendiamo tappa per tappa tutte le “missioni” fallite da Arcuri nel contrasto alla pandemia fino a ricostruire, in base a quello che per ora emerge dalle indagini della Procura di Roma, quel sistema torbido di intermediari, società fantasma e appalti a società che sarebbero nate solo alcuni giorni prima dell’affidamento dei bandi e che sarebbero collegate a vario titolo con personaggi vicini a Pd e Cinque Stelle. Un lavoro che, in attesa di quelli che saranno gli esiti delle indagini in atto, dimostra come il Covid potrebbe aver rappresentato un gigantesco affare per i soliti noti.
Dal 31 gennaio 2020 al 14 settembre 2021 per contrastare l’emergenza Covid sono stati indetti bandi per complessivi 19,1 miliardi di euro e più della metà degli importi messi a gara dall’inizio della pandemia (quasi il 60%) sono stati aperti dal commissario per l’emergenza, che ha indetto bandi per importi complessivi pari a 8,9 miliardi di euro, (FONTE: Openpolis – osservatorio bandi Covid)[1].
In gran parte (5,2 miliardi secondo i numeri resi pubblici da Palazzo Chigi e ripresi nell’inchiesta dell’Espresso [2]) avviati con il sistema della procedura negoziata senza previa comunicazione. Soltanto il 7,4% di questi 19 miliardi (e cioè 1,4 miliardi) è stato speso attraverso procedure aperte.
L’obiettivo è stato quello di velocizzare i tempi in un momento di emergenza, e ottenere le forniture e i servizi rapidamente, ma Openpolis mette in guardia: “È importante equilibrare l’esigenza di rapidità nelle procedure con la trasparenza, considerando che parliamo di miliardi di euro provenienti dalle casse pubbliche”.
Le inchieste sono ancora aperte e per adesso non ci è dato sapere come si concluderanno, ma già incrociando i dati a nostra disposizione emerge un quadro decisamente inquietante sul monitoraggio dei soldi pubblici messi a disposizione per gli acquisti di dispositivi utili al contrasto dell’epidemia, soprattutto perché, come abbiamo appena visto Arcuri, ha indetto Bandi per la stragrande maggioranza attraverso procedure semplificate, che lasciano ben poco spazio alla trasparenza.
[1] https://www.openpolis.it/per-lemergenza-covid-sono-stati-indetti-bandi-per-piu-di-19-miliardi-di-euro/
[2] https://pdf.extrapola.com/utilitaliaV/1816766.pdf
Tutte le criticità della “gestione Arcuri”
Marzo 2020: nomina di Arcuri Commissario Straordinario Era il marzo scorso quando il Presidente del Consiglio Conte nominava Domenico Arcuri, l’amministratore delegato di Invitalia, commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure per il contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid 2019.
Ben presto però Arcuri dimostrerà la sua maestria nel complicare qualsiasi incarico, combinando a tratti dei veri e propri disastri.
Tra i primi compiti affidati al Commissario straordinario vi è stato quello di reperire materiale sanitario e dispositivi di protezione individuale, principalmente attraverso approvvigionamenti da canali esteri e, in subordine, attraverso l’avvio di una produzione industriale nazionale di tali prodotti, quasi del tutto assente all’esordio della situazione emergenziale.
Le mascherine:
Il primo compito fu ovviamente quello di dotare gli italiani delle mascherine. Un compito certamente abbastanza complicato visto che la nostra nazione non ne è mai stata produttrice, avendole sempre importate dagli altri Paesi. Ma di certo un incarico non impossibile. Ma ecco che già il primo incarico si traduce in un vero pasticcio (e anche in guai giudiziari come vedremo dopo).
Il Commissario straordinario aveva fissato un prezzo calmierato per l’acquisto di mascherine, senza tenere in considerazione i grossisti e i rivenditori al dettaglio, come le farmacie, i quali nel frattempo ne avevano acquistato grandi quantitativi a prezzi di mercato, sensibilmente superiori a quelli imposti. Come era prevedibile, tale situazione antieconomica ha provocato una significativa scarsità di mascherine, costringendo la struttura commissariale ad approvvigionarsi nei mercati esteri, principalmente la Cina, e a ricorrere ad affidamenti diretti o a procedure negoziate.
In particolare, desta criticità una fornitura di 801 milioni di mascherine FFP3, per la quale lo Stato ha corrisposto 1,25 miliardi di euro, che il Commissario straordinario ha acquisito mediante l’intervento di due piccole società cinesi, Wenzhou light industrial products art & crafts import export co. Ltd e Luokai trade co. Ltd, di cui una apparentemente costituita solo cinque giorni prima della firma dei contratti di acquisto, le quali avrebbero fornito all’Italia dispositivi di protezione individuale di cui non si conoscevano i produttori anziché reperire prodotti già affermati sul mercato.
Eppure già nella fase iniziale della pandemia, la più difficile, quando il Paese era disorganizzato, la Farnesina trasmetteva quotidianamente una lista di fornitori da contattare (dalla A dell’Austria alla T della Tailandia). Obiettivo ed interesse delle strutture diplomatiche italiane era quello di non incappare in società improvvisate o in speculatori e, soprattutto, di non ricorrere a importatori e mediatori che avrebbero fatto lievitare alle stelle il prezzo finale. Come invece grazie ad Arcuri è accaduto.
In particolare a far da tramite ad Arcuri per la fornitura di 801 milioni di mascherine per un importo di 1.250 milioni di euro, scende in campo un’eterogenea compagnia di giro guidata dal giornalista Mario Benotti. La società Luokai trade co. Ltd è stata aggiudicataria delle gare con identificativo Cig 827463901F e 8274638F47, entrambe assegnate con procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando, per la fornitura di oltre 571 milioni di pezzi a un prezzo di poco inferiore a 634 milioni di euro. La società Wenzhou light industrial products, invece, è stata aggiudicataria delle gare con identificativo Cig 8275123ED, 82611325C9, 826853314A, 8257472974 (quest’ultima affidata alla Wenzhou moon-ray import & export co. Ltd), alcune assegnate con procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando e altre mediante affidamento diretto, per un totale di 230 milioni di pezzi acquistati a un prezzo di 617,5 milioni di euro.
In particolare, secondo la ricostruzione dettagliata della vicenda in questione pubblicata dal quotidiano «La Verità» il 19 novembre 2020 due imprenditori avrebbero utilizzato i propri contatti con il Commissario straordinario Domenico Arcuri e con il suo vice Antonio Fabbrocini per promuovere la conclusione di contratti di fornitura con la promessa di farsi riconoscere il pagamento di 72 milioni di euro a titolo di provvigione. L’ingente flusso di denaro ha insospettito i funzionari di un istituto bancario che hanno segnalato presunte anomalie alla Banca d’Italia. Gli stessi funzionari hanno evidenziato che la società Sunsky srl, posseduta al 99 per cento da Andrea Vincenzo Tommasi, ha avuto un fatturato inferiore a 1 milione di euro nel 2017 e 2018. Tommasi, di fronte alla richiesta di chiarimenti, avrebbe dichiarato che « a seguito dell’emergenza Covid avrebbe deciso di sfruttare le sue relazioni in Cina, per mettere in contatto la presidenza del Consiglio con produttori di mascherine », aggiungendo che, « conoscendo il commissario Arcuri e ancora meglio il suo vice preposto Fabbrocini, avrebbe avuto la possibilità di proporre società cinesi che potessero procurare i dispositivi anti-Covid a prezzi ritenuti accessibili e nella tempistica richiesta dalla Protezione civile e dal Governo italiano ». 72 milioni in provvigioni non dovute ad un giro di intermediari con a capo Mario Benotti: La Procura di Roma apre un’inchiesta ipotizzando i reati di traffico di influenze, perché Benotti, sfruttando la sua personale conoscenza di Arcuri, si sarebbe fatto retribuire dalle controparti cinesi, senza che il commissario lo sapesse, (ma la recente notizia di Arcuri indagato per peculato ed abuso di ufficio portano a pensare che Arcuri fosse in qualche maniera coinvolto). Tra l’altro le mascherine arrivate in Italia per fronteggiare l’emergenza si rivelano un affare solo per gli intermediari che hanno ricevuto ricche provvigioni, ma inutili al contrasto della pandemia dal momento che risultano poi essere inadeguate e pericolose per gli operatori sanitari che le hanno indossate durante il picco dell’emergenza Covid.
17 febbraio 2021: Sequestrati da finanza i 72 milioni di euro, si indaga sui rapporti tra Benotti e Arcuri
Il 17 febbraio arriva il sequestro dei 72 milioni di euro pagati dalle due società cinesi agli intermediari per l’acquisto di oltre 800 milioni di mascherine. E se ne sta occupando in questo momento il Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza. L’operazione è legata all’inchiesta sull’affidamento da 1,25 miliardi fatto dal Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri a tre consorzi cinesi. Tutto era avvenuto durante la prima ondata della pandemia da Covid-19. Arcuri ha sempre dichiarato di essere estraneo alla vicenda e di non conoscere neppure Benotti, eppure più volte Benotti, intervistato, ha sostenuto che Arcuri stava mentendo.
E dopo il sequestro dei 72 milioni di euro sembra che la Procura stia indagando sui rapporti tra Benotti e Arcuri. Oggi apprendiamo che i legali di Benotti avevano chiesto al Gip di «acquisire le dichiarazioni del commissario all’emergenza, Domenico Arcuri, e del responsabile unico dei procedimenti, Antonio Fabbrocini». L’obiettivo è quello di dimostrare «che in epoca di emergenza pandemica fu proprio il Commissario per l’emergenza Covid 19 a chiedere a Benotti di interessarsi, nella qualità di presidente del Consorzio Optel, di ricercare sul mercato una fornitura di mascherine che fosse in grado di fronteggiare il bisogno impellente di tali presidi sanitari in un momento drammatico per il Paese».
In attesa di quelli che saranno i risultati delle indagini, possiamo decisamente affermare che già questa vicenda illumina un sistema, “il sistema Arcuri”, che ha finito per moltiplicare i costi a carico dello Stato. Lo dicono i numeri: le mascherine chirurgiche importate con la mediazione di Benotti e soci sono costate molto di più, fino al 90% dei prodotti analoghi forniti nello stesso periodo (marzo-aprile) dal gruppo cinese Byd industry individuato dalla Protezione Civile di Angelo Borrelli, grazie all’aiuto del ministero degli Esteri e l’ambasciata di Pechino.
Il confronto che smaschera l’incapacità di Arcuri Il 25 settembre l’azienda ospedaliera «Ospedali riuniti Marche Nord» di Pesaro aggiudica una procedura negoziata da 756 mila euro per l’acquisto di 2 milioni di Ffp2, prezzo: 37 centesimi l’una. La gara d’appalto è divisa in tre lotti. Uno degli aggiudicatari è la Polonord Adeste, importatore italiano di mascherine cinesi. La qualità è la stessa, la certificazione è equivalente (come mostrano i documenti esaminati da Dataroom), la differenza però non è banale: su 100 milioni di pezzi il commissario ha pagato 65 milioni in più. Anche la centrale acquisti della Regione Veneto, che per non rischiare di trovarsi scoperta ha acquistato un piccolo lotto, ha speso meno: 90 centesimi; mentre quella del Gruppo San Donato, il principale operatore della Sanità privata accreditata, ai primi di settembre se le aggiudica a 0,91 centesimi da un’azienda produttrice italiana. In sostanza si compra dalla Cina, si paga in Olanda, e si paga caro.
Sta di fatto che la presenza di più soggetti che acquistano gli stessi materiali crea un cortocircuito di concorrenza che rende ancora più difficile portare a casa la merce. «La gestione degli acquisti sanitari durante l’emergenza Covid evidenzia i problemi profondi della macchina amministrativa del Paese – spiegano Francesco Longo, Niccolò Cusumano e Veronica Vecchi dell’Osservatorio MaSan Cergas-Bocconi –. Quando si affidano compiti speciali a strutture commissariali raramente si tiene conto delle competenze specialistiche necessarie, soprattutto in Sanità. Le strutture ordinarie dovrebbero, ben coordinate, potersi occupare anche di emergenze: il Servizio sanitario, le Regioni, le loro centrali di acquisto, le aziende sanitarie avrebbero dovuto occuparsi anche di Covid. E, in ogni caso, lo hanno fatto, ma ognuno per conto proprio e cercando di mettere “pezze” alle falle del sistema commissariale».
++++ È notizia del 18 ottobre 2021 Arcuri indagato per peculato e abuso d’ufficio. Sequestrate oltre 800 milioni di mascherine L’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, è indagato dalla Procura di Roma nell’ambito della fornitura di mascherine provenienti dalla Cina e finite al centro dell’inchiesta in cui sono indagati tra gli altri il giornalista Rai in aspettativa, Mario Benotti (accusato di accusa di frode nelle pubbliche forniture), Andrea Vincenzo Tommasi ed Edisson Jorge San Andres Solis. Per Arcuri le accuse sono peculato e abuso d’ufficio.
E sono oltre 800 milioni le mascherine provenienti dalla Cina risultate ��non regolari» e sequestrate dalla Guardia di Finanza su ordine della procura. L’attività di sequestro è stata svolta, tra l’altro, nella struttura commissariale nazionale e alcune di quelle regionali.
Ora la Finanza è a caccia di 800 milioni di pezzi pericolosi È il più grande sequestro di mascherine messo a segno in Italia. Per questo motivo i finanzieri del Nucleo valutario hanno bussato alla porta della Protezione civile nazionale, di una serie di strutture locali e continuano a dare la caccia ai corrieri che ancora oggi custodiscono parte della fornitura da oltre 800 milioni di mascherine costata alle casse dello Stato più di 1,2 miliardi di euro. Praticamente quasi la metà dei dispositivi di protezione individuale arrivati nel periodo caldo dell’emergenza Covid non erano conformi alla legge, o peggio ancora, erano dannosi per la salute. (Repubblica Roma)
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newstimesmx · 3 years ago
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Ufficio studi FdI: Dossier Mangiatoia Covid
In tempo di lockdown, mentre il Paese si fermava, mentre nelle terapie intensive si decideva chi salvare e chi no, veniva nominato dal governo un commissario straordinario per l’emergenza, uomo di fiducia dell’ex Premier Giuseppe Conte: Domenico Arcuri.
Da allora, il dottor Arcuri, già amministratore delegato dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa (Invitalia) Spa ha assunto un ruolo cruciale nella gestione degli approvvigionamenti e delle operazioni relativi alla pandemia potendo disporre di poteri decisionali e di spesa mai sperimentati in passato e ricoprendo una pluralità di incarichi che alla fine non hanno però portato ai risultati sperati, ma si sono troppo spesso rivelati dei veri e propri flop, a partire dalle mascherine, per passare ai ventilatori, la app Immuni, la scuola e persino i vaccini.
Un operato che ha dimostrato numerose criticità a causa delle scelte discutibili adottate in materia di approvvigionamenti, caratterizzate da costi elevati e da scarsa trasparenza. Il nostro Ufficio Studi aveva già elaborato nel gennaio scorso (gennaio 2021) un dossier che ripercorreva tutte le criticità della gestione commissariale “Arcuri”, che oltre ad aver contribuito a sperperare una montagna di soldi, non aveva neppure generato risultati apprezzabili, macchiandosi della responsabilità di aver maldestramente guidato per un anno il paese nelle decisioni più importanti riguardanti l’emergenza sanitaria e gestendo il tutto anche in maniera abbastanza opaca.
Il nostro documento, consegnato anche al Premier Draghi, racchiudeva tutti gli errori e le inadempienze compiute dal presidente di Invitalia a cui il governo Conte-bis aveva affidato il compito di lavorare per il contrasto all’emergenza Covid-19, ribattendo particolarmente sull’affidamento poco chiaro di alcuni bandi. Il dossier veniva pubblicato in un periodo nel quale i grandi media osannavano all’unisono l’operato del commissario straordinario, eppure erano già molte le anomalie. Ora, a distanza di mesi, arriva la notizia che l’ex commissario all’emergenza sanitaria Arcuri è indagato dalla Procura di Roma per peculato e abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta relativa alla prima fornitura di mascherine provenienti dalla Cina.
All’indomani di questa notizia, pubblichiamo un nuovo dossier dove riprendiamo tappa per tappa tutte le “missioni” fallite da Arcuri nel contrasto alla pandemia fino a ricostruire, in base a quello che per ora emerge dalle indagini della Procura di Roma, quel sistema torbido di intermediari, società fantasma e appalti a società che sarebbero nate solo alcuni giorni prima dell’affidamento dei bandi e che sarebbero collegate a vario titolo con personaggi vicini a Pd e Cinque Stelle. Un lavoro che, in attesa di quelli che saranno gli esiti delle indagini in atto, dimostra come il Covid potrebbe aver rappresentato un gigantesco affare per i soliti noti.
Dal 31 gennaio 2020 al 14 settembre 2021 per contrastare l’emergenza Covid sono stati indetti bandi per complessivi 19,1 miliardi di euro e più della metà degli importi messi a gara dall’inizio della pandemia (quasi il 60%) sono stati aperti dal commissario per l’emergenza, che ha indetto bandi per importi complessivi pari a 8,9 miliardi di euro, (FONTE: Openpolis – osservatorio bandi Covid)[1].
In gran parte (5,2 miliardi secondo i numeri resi pubblici da Palazzo Chigi e ripresi nell’inchiesta dell’Espresso [2]) avviati con il sistema della procedura negoziata senza previa comunicazione. Soltanto il 7,4% di questi 19 miliardi (e cioè 1,4 miliardi) è stato speso attraverso procedure aperte.
L’obiettivo è stato quello di velocizzare i tempi in un momento di emergenza, e ottenere le forniture e i servizi rapidamente, ma Openpolis mette in guardia: “È importante equilibrare l’esigenza di rapidità nelle procedure con la trasparenza, considerando che parliamo di miliardi di euro provenienti dalle casse pubbliche”.
Le inchieste sono ancora aperte e per adesso non ci è dato sapere come si concluderanno, ma già incrociando i dati a nostra disposizione emerge un quadro decisamente inquietante sul monitoraggio dei soldi pubblici messi a disposizione per gli acquisti di dispositivi utili al contrasto dell’epidemia, soprattutto perché, come abbiamo appena visto Arcuri, ha indetto Bandi per la stragrande maggioranza attraverso procedure semplificate, che lasciano ben poco spazio alla trasparenza.
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pier-carlo-universe · 8 days ago
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Casale Monferrato: la replica di Gabriele Farello (PD) all'assessore Novelli sulla destinazione dei terreni di San Bernardino e Oltreponte
L'intervento dell’assessore Novelli in merito alla destinazione dei terreni di San Bernardino e Oltreponte ha suscitato la pronta replica di Gabriele Farello, esponente del Partito Democratico – Circolo di Casale Monferrato, che critica l'operato dell'amministrazione comunale e sottolinea le mancate scelte strategiche negli ultimi sei anni di governo cittadino.
L’intervento dell’assessore Novelli in merito alla destinazione dei terreni di San Bernardino e Oltreponte ha suscitato la pronta replica di Gabriele Farello, esponente del Partito Democratico – Circolo di Casale Monferrato, che critica l’operato dell’amministrazione comunale e sottolinea le mancate scelte strategiche negli ultimi sei anni di governo cittadino. Sei anni di amministrazione senza…
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europeansafetycouncill · 1 month ago
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L'impatto delle infrastrutture sostenibili sulla società moderna
Le infrastrutture sono il pilastro del tessuto sociale ed economico di ogni paese. Strade, ponti, reti di trasporto pubblico e sistemi energetici non solo influenzano la vita quotidiana, ma definiscono anche il futuro delle comunità.
Mantenersi aggiornati sulle ultime innovazioni e tendenze nel campo delle infrastrutture sostenibili è fondamentale per comprendere come progetti avanzati e tecnologie emergenti possano migliorare l'economia e salvaguardare l'ambiente.
Per scoprire le novità più rilevanti, stradenuove.net rappresenta una risorsa affidabile e aggiornata, ideale per cittadini e aziende che vogliono essere protagonisti di un futuro più sostenibile.
Gli aggiornamenti più importanti sulle infrastrutture sostenibili
Le notizie sulle infrastrutture sostenibili forniscono preziose informazioni sui progressi in atto, come reti di trasporto ecologiche, energie rinnovabili e progetti urbanistici verdi.
Questi aggiornamenti spesso includono dettagli su nuovi progetti, innovazioni tecnologiche e cambiamenti normativi che guidano la transizione ecologica.
Comprendere tali cambiamenti è essenziale per chiunque voglia contribuire attivamente alla costruzione di un futuro più sostenibile. Fonti di informazione come stradenuove.net offrono approfondimenti utili per orientarsi in questo scenario in continua evoluzione.
Tecnologia e innovazione nei progetti infrastrutturali
La tecnologia ha un ruolo chiave nel trasformare il settore delle infrastrutture. Strumenti avanzati, come sensori intelligenti e sistemi basati sull'intelligenza artificiale, stanno rivoluzionando la progettazione e la gestione delle città moderne.
Tra i progressi più interessanti ci sono i sistemi di trasporto automatizzati, il monitoraggio ambientale in tempo reale e le tecniche di costruzione ecologica. Queste innovazioni non solo migliorano la sostenibilità, ma rendono le infrastrutture più efficienti e resilienti.
Se vuoi approfondire come la tecnologia stia rivoluzionando le infrastrutture sostenibili, visita stradenuove.net, dove troverai articoli e analisi su questi temi.
Benefici economici e ambientali delle infrastrutture sostenibili
Gli investimenti nelle infrastrutture sostenibili portano vantaggi significativi sia all'economia che all'ambiente. Progetti innovativi favoriscono la crescita economica attraverso la creazione di posti di lavoro nel settore verde e l'ottimizzazione della gestione delle risorse.
Inoltre, l'uso di materiali ecologici e tecniche di costruzione sostenibile contribuisce a ridurre le emissioni di carbonio e a minimizzare l'impatto ambientale, allineandosi agli obiettivi globali di tutela ambientale.
Questi temi, trattati in modo approfondito da stradenuove.net, mostrano come l'adozione di infrastrutture sostenibili possa rappresentare una risposta efficace alle sfide ambientali ed economiche del nostro tempo.
Politiche pubbliche e sviluppo delle infrastrutture
Le politiche governative giocano un ruolo determinante nel guidare lo sviluppo delle infrastrutture sostenibili. Finanziamenti mirati e normative più stringenti sono alla base di programmi pubblici che puntano alla modernizzazione e alla transizione ecologica.
Monitorare i cambiamenti legislativi e i nuovi progetti pubblici è essenziale per comprendere il futuro delle infrastrutture e il loro impatto sulla società. Su stradenuove.net, è possibile trovare aggiornamenti regolari sulle politiche più rilevanti e sulle opportunità di sviluppo sostenibile.
Per maggiori informazioni:-
Notizie sul turismo in Italia
Infrastrutture notizie
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guadagnare-click · 2 months ago
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BOT e BTP: Cosa Sono e Come Investire nei Buoni del Tesoro
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Introduzione alle Obbligazioni
Le obbligazioni, note anche come bond, sono strumenti finanziari che rappresentano una porzione del debito contratto da chi le emette per raccogliere fondi. In sostanza, chi emette obbligazioni chiede un prestito, mentre chi le acquista investe il proprio denaro in cambio di un rendimento economico.
Le obbligazioni possono essere emesse da diverse entità come aziende, banche, Stati, enti sovranazionali (es. Unione Europea) o enti pubblici (es. Regioni). Quando l'emittente è uno Stato, le obbligazioni vengono chiamate titoli di Stato. L'Italia, come molti altri paesi, emette titoli di Stato per finanziare la spesa pubblica, sostenere servizi come sanità e istruzione e realizzare investimenti a beneficio della collettività.
Come Funzionano i Titoli di Stato
Acquistando un titolo di Stato, si presta denaro all'emittente, diventando creditori di una frazione del debito pubblico. L'emittente paga interessi periodici e, alla scadenza, restituisce il capitale iniziale. Tra i titoli di Stato più conosciuti in Italia troviamo i BOT (Buoni Ordinari del Tesoro) e i BTP (Buoni del Tesoro Poliennali).
Emissione dei Buoni del Tesoro
I buoni del tesoro in Italia sono emessi dal Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e collocati sul mercato dalla Banca d’Italia tramite aste, generalmente rivolte agli investitori istituzionali. La vendita iniziale avviene sul mercato primario, mentre la negoziazione successiva avviene sul mercato secondario, come il MOT (Mercato Telematico delle Obbligazioni) gestito da Borsa Italiana.
Durata e Vendita dei Buoni del Tesoro
BOT e BTP hanno scadenze che variano dal breve al lungo termine. Alla scadenza, l'emittente rimborsa il capitale. Gli investitori possono scegliere di mantenere i titoli fino alla scadenza o venderli prima sul mercato secondario.
Interessi e Rendimento
L'interesse, o cedola, rappresenta il costo del denaro prestato e può essere fisso o variabile. Esistono anche obbligazioni senza cedola, chiamate zero coupon. Il rendimento complessivo dei buoni del tesoro comprende l'interesse e l'eventuale guadagno in conto capitale (capital gain), decurtato di commissioni bancarie e tasse (12,5% sui titoli di Stato).
Rischi dei Titoli di Stato
I titoli di Stato sono generalmente considerati meno rischiosi rispetto ad altre obbligazioni, dato che è improbabile che uno Stato non possa pagare gli interessi o rimborsare il capitale. Tuttavia, esistono altri rischi, come il rischio di interesse e il rischio di liquidità. Il primo è legato alle variazioni dei tassi d'interesse che influenzano il valore dei titoli a tasso fisso. Il secondo riguarda la facilità con cui un titolo può essere venduto prima della scadenza senza perdite significative.
Caratteristiche dei BOT e dei BTP
BOT (Buoni Ordinari del Tesoro)
I BOT sono titoli di Stato italiani a breve termine con scadenze di 3, 6 e 12 mesi, caratterizzati da una minore rischiosità.
BTP (Buoni del Tesoro Poliennali)
I BTP sono titoli di Stato a medio-lungo termine, con scadenze variabili, che offrono cedole periodiche a tasso fisso.
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scienza-magia · 3 months ago
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430 milioni per il quantum computing a servizio di imprese e ricerca
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Arriva la prima AI Factory, a Bologna il più grande investimento Ue. Delle sette AI factory deliberate ieri dalla Commissione Ue, «questa è la prima in Europa per dimensioni, per capacità di calcolo e per investimento (430 milioni di euro). L’infrastruttura di supercalcolo che sarà operativa entro il 2026 al Tecnopolo di Bologna sarà la bandiera del modello strategico che l’Europa ha scelto per la sfida del digitale e dell’intelligenza artificiale: una rete pubblica a disposizione di tutti, dalle start-up e i piccoli imprenditori ai ricercatori pubblici e privati». Così l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Emilia-Romagna, Vincenzo Colla, commenta la notizia arrivata dalla Commissione europea, che ha selezionato anche l’Italia, tra i sette Paesi che contribuiranno a raddoppiare la potenza di calcolo della rete Euro HPC (l'impresa comune europea per il calcolo ad alte prestazioni), con le prime sette fabbriche di AI e un investimento di 1,5 miliardi di euro, tra fondi UE (programmi Digital Europe e Horizon Europe) e cofinanziamenti nazionali e regionali. I sette “cervelloni” a rete in Europa Il via alle “fabbriche di intelligenza artificiale” rappresenta una pietra miliare per l’Europa nella costruzione di un ecosistema efficiente per l'addestramento di modelli avanzati di AI a servizio del mondo imprenditoriale e accademico, una scommessa su una rete pubblica a uso collettivo, che si contrappone al paradigma della Silicon valley in mano ai grandi capitali privati e, all’estremo opposto, all’egemonia del Governo centrale in Cina.
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Il nuovo supercomputer avanzato, ottimizzato per l’AI in arrivo nella data valley emiliana, è il cuore del progetto IT4LIA AI Factory (cofinanziato dal Mur che coinvolge diversi istituti di ricerca) e sarà gestito dal Cineca (il Consorzio interuniversitario nato nel 1967 proprio per mettere a fattor comune la capacità di calcolo degli atenei) e sfrutterà il calcolo quantistico per accelerare innovazione e competitività di tutto il Paese. Gli altri sei progetti cofinanziati sono in Spagna (“BSC AIF” presso il Centro di supercalcolo di Barcellona), in Finlandia “LUMI AIF” preso il CSCn a Kajaani, in Lussemburgo (“Meluxina-AI” presso LuxProvide a Bissen, in Svezia (“MIMER” presso l'Università di Linköping), in Germania (“HammerHAI” presso l'Università di Stoccarda) e in Grecia (“Pharos” presso GRNET ad Atene).  Investimento senza precedenti sul quantum computing tricolore La AI Factory in arrivo nella data valley - lì dove negli ultimi otto anni ha preso forma la più grande concentrazione di supercalcolo del Paese, tra il data center del Centro meteo europeo ECMWF e il supercomputer Leonardo da 250 miliardi di operazioni al secondo - consolida definitivamente il ruolo di Bologna come crocevia non solo geografico ma digitale del Paese. La nuova infrastruttura «porta a circa un miliardo di euro la cifra complessiva che il nostro Paese ha stanziato negli ultimi anni per l’acquisizione e sviluppo di risorse di calcolo all’avanguardia, investimenti che non hanno precedenti nella nostra storia recente. Ed è un riconoscimento anche del lavoro finora svolto dal Centro Nazionale ICSC, artefice della creazione di un ecosistema di supercalcolo competitivo e attrattivo, che risponderà alle esigenze della ricerca, del settore produttivo e della pubblica amministrazione», sottolinea Antonio Zoccoli, presidente INFN (Istituto nazionale fisica nucleare) e Fondazione ICSC (il Centro nazionale di ricerca in High Performance Computing, Big Data e Quantum Computing, uno dei cinque Centri nazionali istituiti dal Pnrr dedicati a settori strategici per lo sviluppo del Paese). Gli fa eco Fabio Pammolli, presidente AI4I (l’Istituito italiano per l’intelligenza artificiale per l’industria, fondato in autunno dal Governo per accelerare la ricerca applicata e trasformativa nel campo dell’AI), il soggetto attuatore della AI Factory : «La sfida è mettere rapidamente a sistema i diversi attori della filiera, creando un collegamento virtuoso e veloce tra le Pmi del manifatturiero italiano, le start-up e le aziende che sviluppano soluzioni AI, le nostre unità di R&S e la nuova Infrastruttura di super calcolo». In arrivo a Bologna anche il primo supercalcolatore industriale
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Solo pochi giorni fa è arrivata un’altra notizia che premia il Tecnopolo di Bologna: il consorzio italiano Innovate si è aggiudicato il primo supercalcolatore industry-grade promosso sempre dall’impresa comune EuroHPC, frutto del gioco di squadra tra il Cineca, Almawave (Gruppo Almaviva), Autostrade per l’Italia, BI-REX, Fondazione ICSC, Fondazione IFAB, Snam, UnipolSai. Un progetto da16,9 milioni di euro, coperto per il 35% dall'EuroHPC Joint Undertaking e per il 65% dai partner del consorzio per creare un supercomputer dedicato e disegnato a misura dell’industria, combinando potenza di calcolo e cloud. Supporterà applicazioni come manutenzione predittiva, ottimizzazione dei processi industriali, simulazioni ingegneristiche, sviluppo di algoritmi. «Innovate allarga per la prima volta l’infrastruttura di supercalcolo europea al sistema industriale, grazie allo sforzo congiunto di alcune imprese – rimarca Francesco Ubertini, presidente di Cineca - promuovendo l'accesso a tecnologie avanzate anche per le Pmi. Il futuro dipenderà dalla capacità delle nostre imprese di adottare tecnologie digitali avanzate e Innovate è un esempio che spero apra la strada a molti altri casi in futuro». Un bel biglietto da visita per la via Emilia che si prepara a ospitare, oggi e domani, la seconda edizione della S3 Conference 2024, l'evento di punta sulle Smart Specialisation Strategies che raccoglierà a Rimini rappresentanti, politici e tecnici di tutte le regioni degli Stati membri dell’UE per riflettere di innovazione e competitività europea.  Read the full article
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questsphere-nexus · 3 months ago
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L’Europa tra bunker e difesa nucleare: I piani di Germania e Polonia
Le ultime notizie evidenziano un’inquietante tendenza in Europa, dove diversi Paesi si preparano a fronteggiare una potenziale minaccia russa con piani di difesa che spaziano dalla costruzione di rifugi nucleari alla strategia militare. La Francia, ad esempio, ha deciso di fornire all’Ucraina i missili SCALP, potendo giustificarne l’uso contro obiettivi militari russi in base alla logica della legittima difesa. Le dichiarazioni francesi sottolineano che attaccare sul territorio russo viene visto come una difesa preventiva contro minacce future.
Questa decisione arriva dopo le rivelazioni sul coinvolgimento diretto della Francia nel conflitto, tra cui l’invio di istruttori militari e l’uso delle forze francesi in scenari di guerra, per non parlare dei possibili coinvolgimenti della Gran Bretagna, che, pur non confermando l'invio di truppe di terra, è sempre più implicata nel conflitto. In questo contesto, l’attenzione si è focalizzata anche sulla Germania, dove recenti piani di protezione civile suggeriscono una preparazione a scenari di guerra nucleare.
Secondo il quotidiano tedesco *Bild*, il governo tedesco sta sviluppando un piano per mappare e sistematizzare i rifugi antiatomici in tutto il Paese, in risposta alla crescente minaccia di attacchi da parte di Mosca. In ottobre, il capo dell'intelligence tedesca, Bruno Kahl, ha avvertito che la Russia potrebbe attaccare la NATO entro il 2030. Questo piano, tuttavia, non è tanto una previsione di un’imminente invasione russa quanto un esercizio di prudenza, con l’obiettivo di preparare l’infrastruttura di protezione in caso di emergenza.
Attualmente, la Germania dispone di 579 rifugi pubblici in grado di ospitare circa 480.000 persone, ma la sua popolazione supera gli 85 milioni. L’espansione dei rifugi richiederebbe enormi investimenti: si parla di circa 210.000 bunker necessari, con un costo stimato di 140 miliardi di euro in 25 anni. Una cifra proibitiva, considerando la situazione economica di recessione dal 2023 e la leadership debole del cancelliere Olaf Scholz.
Le autorità tedesche stanno concentrando gli sforzi sul miglioramento delle strutture esistenti, risalenti alla Guerra Fredda. L’Associazione dei Comunisti tedeschi ha chiesto di investire 10 miliardi di euro per restaurare circa 2.000 bunker dismessi. Tuttavia, la minaccia nucleare potrebbe rendere inutili questi rifugi, poiché l’efficacia dei rifugi antiatomici è tutta da verificare, e la possibilità di adattare rapidamente spazi privati come cantine o garage è impraticabile. Un’altra ipotesi è la creazione di un registro digitale delle strutture già esistenti, che consentirebbe ai cittadini di individuare rapidamente i rifugi disponibili.
Mentre la Germania punta sulla preparazione a scenari nucleari, anche la Polonia, Paese più direttamente coinvolto nel conflitto, sta aumentando la sua difesa. La Polonia ha investito 28 milioni di euro per la costruzione di rifugi anti-aerei, destinati a diventare operativi entro 2-3 anni. La Polonia, più vulnerabile rispetto alla Germania, ha anche rafforzato il proprio impegno nella guerra contro la Russia, anche se la sua posizione economica è ben distante da quella delle potenze come gli Stati Uniti o la Germania.
La paura di una Russia che attacca direttamente la NATO è ben viva anche tra i politici tedeschi. La decisione di Olaf Scholz di ridurre i finanziamenti militari all’Ucraina, ufficialmente per ragioni economiche, riflette la crescente difficoltà della Germania nell’assumere una posizione chiara nel conflitto. Non è un caso che la Germania sia stata la prima a cercare di negoziare con la Russia riguardo al gas, un passo che segna una distanza crescente tra Berlino e Kiev.
In termini di aiuti militari, la Germania è il secondo Paese che ha fornito più finanziamenti all’Ucraina, con 7 miliardi di euro in finanziamenti militari. Rispetto alla Polonia, che ha speso solo una frazione di questa somma, la Germania è stata fondamentale anche nelle discussioni sulla ricostruzione post-bellica. Tuttavia, con l’aumento della tensione, Berlino potrebbe diventare un obiettivo privilegiato per la Russia, che considera le basi americane in Germania, e gli Stati Uniti in generale, come potenziali bersagli.
In conclusione, nonostante le misure di difesa e la preparazione per eventuali attacchi, la Germania si trova in una posizione complessa, alle prese con una guerra che minaccia di sconvolgere l’Europa. La diplomazia potrebbe essere l’unico scudo, ma la realtà geopolitica è sempre più incerta, e la preparazione al peggio è diventata una priorità. La questione dei bunker e delle difese nucleari è solo una parte di un quadro che continua a evolversi, con molteplici scenari che si intrecciano in un contesto internazionale sempre più pericoloso.
✍️ Giulia A.
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