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chiavedivoltatorino · 6 months ago
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ANNAMARIA AIMONE
  ANNAMARIA AIMONE   Nazionalità: Italiana Luogo e data di nascita: Mugnano di Napoli, il 5 giugno 1972 Comune di residenza: Torino   Laurea in Lettere e Filosofia con indirizzo Storico-Artistico presso Facoltà di Torino   Esperienza lavorativa: Dipendente del Ministero della Cultura dal 2004, Funzionario Storico  dell’Arte con esperienza di conservatore e direttore di strutture.   Con espressa…
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giancarlonicoli · 5 months ago
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22 apr 2024 10:32
“LA STORIA DELLA SINISTRA ITALIANA TERMINÒ NEL 1980” – FAUSTO BERTINOTTI RICORDA I 35 GIORNI DI LOTTA AI CANCELLI DI MIRAFIORI, LA MARCIA DEI 40MILA E LA SCONFITTA SINDACALE: “MOLTI ANNI DOPO ROMITI MI RACCONTÒ CHE DURANTE QUEI 35 GIORNI SI FACEVA PORTARE CON UN’AUTO AI CANCELLI, SOPRATTUTTO DI NOTTE. MI DISSE: ‘SPESSO HO PENSATO CHE AVREMMO POTUTO PERDERE’” – “POCHI MESI DOPO LA NOMINA DI D’ALEMA A PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, QUANDO INIZIÒ L’ATTACCO DELLA NATO CONTRO BELGRADO, FRANCESCO COSSIGA MI CONFIDÒ CHE ‘SERVIVA UN POSTCOMUNISTA PER FARE LA GUERRA...’” -
Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
D’un tratto la sua voce si incrina e le parole si fanno confuse. Prova a tenere il filo del racconto ma è costretto a fermarsi. «Chiedo scusa», dice Fausto Bertinotti mentre trattiene le lacrime e tenta di riprendersi. Non sono stati i trascorsi politici da leader di Rifondazione e da presidente della Camera ad averlo emozionato, «non c’era più pathos allora».
Sono stati i ricordi della sua vita sindacale ad averlo sopraffatto: le stagioni da segretario regionale della Cgil in Piemonte e la durissima vertenza sindacale con la Fiat del 1980: «Lì sì che ci fu pathos. Lì terminò la storia della sinistra italiana del dopoguerra, il 14 ottobre del 1980».
Anche se 18 anni più tardi la sinistra sarebbe arrivata a Palazzo Chigi con Massimo D’Alema?
«Ma quella è tutta un’altra storia. Ricordo che pochi mesi dopo la nomina di D’Alema a presidente del Consiglio, quando iniziò l’attacco della Nato contro Belgrado, Francesco Cossiga mi confidò che “serviva un postcomunista per fare la guerra...”».
Cosa vuol dire?
«Voglio dire che a seguito della sconfitta del movimento operaio negli anni Ottanta, il capitalismo non solo si liberò del suo avversario storico ma inglobò anche coloro i quali sarebbero dovuti diventare i suoi nuovi avversari, portandoli al governo. E infatti in Germania, in Francia, in Gran Bretagna e ovviamente in Italia, si affermarono i leader del centrosinistra, cioè quelli che avevano accettato la sconfitta del 1980 come una liberazione» […]
Sta dipingendo un centrosinistra succube di un sistema di potere che si muoveva come una Spectre.
«Nel 1980 il capitalismo si convinse che era l’ora dell’aut-aut in tutto l’Occidente. E decise di mettere fine al ciclo storico che negli anni Settanta aveva prodotto un forte avanzamento dei diritti sociali e civili. Nel 1980 in Inghilterra il sindacato dei minatori fu posto di fronte a licenziamenti di massa. E perse.
Rammento ancora la scena terribile dei lavoratori che rientrano nei fori delle miniere con le bandiere rosse ripiegate. Negli Stati Uniti i controllori di volo che facevano una rivendicazione salariale vennero piegati duramente. E in Italia la Fiat annunciò quattordicimila licenziamenti. La Fiat, che era stata madre e matrigna, luogo di repressione anti-operaia e di sicurezza del posto di lavoro, aveva pronunciato la parola indicibile».
Era l’11 settembre.
«E fu un trauma. Utilizzando un’improvvisa crisi di governo, l’azienda aveva tramutato i 14 mila licenziamenti in 24 mila casse integrazioni a zero ore per 18 mesi. E mentre il sindacato si interrogava sulla risposta da adottare, come reazione immediata i lavoratori decisero di presidiare la fabbrica. Nacque quel giorno il popolo dei cancelli.
Gli operai furono invitati a bloccare l’entrata e l’uscita di uomini e mezzi per bloccare la produzione. Questa scelta durò trentacinque giorni, caso senza precedenti nella storia europea. Allora maturò la convinzione che ci stavamo giocando tutto. O passavamo noi, salvando le riforme degli anni Settanta, o passavano loro che puntavano alla rivincita di classe».
E «loro» erano rappresentati da Cesare Romiti, amministratore delegato della Fiat e capofila della linea dura con il sindacato.
«La Fiat aveva deciso di rompere con la tradizione del negoziato. Non trattava. Fu una contesa di una drammaticità senza pari, uno scontro di classe allo stato puro. Molti anni dopo Romiti mi raccontò che durante quei trentacinque giorni si faceva portare con un’auto nei pressi dei cancelli. Ci andava soprattutto di notte. “Spesso — mi disse — ho pensato che avremmo potuto perdere. Ho avuto paura di perdere”. Mentre i padroni lottavano contro i lavoratori, il popolo dei cancelli issava all’ingresso di Mirafiori una grandissima tela con l’effigie di Marx».
Quel «popolo» poteva davvero contare sulla solidarietà esterna?
«La solidarietà manifesta era totale ma all’interno del sindacato e ai vertici del Partito comunista c’era chi pensava che, in fondo, la Fiat stesse operando una necessaria ristrutturazione aziendale».
Eppure Enrico Berlinguer venne ai cancelli.
«Ma Berlinguer era un’eccezione».
Un’eccezione?
«Berlinguer non era il Pci, era Berlinguer. Lui era in minoranza. E quando venne a Torino a parlare al Lingotto, Tonino Tatò, il suo più prezioso collaboratore, mi chiamò da parte: “Fausto, visto il contesto così drammatico, chiamate qualche volta. Tu lo sai che Enrico è su una posizione isolata rispetto alla vertenza Fiat. Ed è qui contro il parere prevalente della direzione. Perciò fatevi vivi”».
E lei chiamò Berlinguer?
«Qualche giorno dopo. Perché nel partito sotto un certo aspetto c’era grande libertà. Una volta ricordo di averlo contattato ripetutamente per un suo intervento alla Camera contro un provvedimento sulla mobilità. Chiedevo che tenesse una posizione intransigente. Ma in una di queste telefonate accadde un incidente.
Credendo di parlare con Tatò fui, come dire, piuttosto esplicito: “Tonino — esordii — puoi dire per favore ad Enrico di non fare come fa sempre lui? Stavolta deve essere netto. Lo so che non è nelle sue corde, ma per favore...”. Dall’altro capo del telefono una voce con chiara inflessione sarda rispose: “Ho capito benissimo. Se vuoi ti leggo il testo che ho preparato”».
Era Berlinguer?
«Sì. E mentre io provavo a scusarmi, a dirgli che non pensavo di parlargli in quel modo, lui imperterrito mi leggeva il discorso. Confesso di non aver compreso il contenuto tanto ero in imbarazzo. Non ero più in condizione di ascoltare».
E con Luciano Lama? Com’era il suo rapporto con il segretario della Cgil?
«Ammetto di aver apprezzato Lama con il passare del tempo. Ma la sua autorevolezza non era in discussione. Lo si intuiva anche dal modo in cui gestiva le assemblee».
Perché, come le gestiva?
«A Torino era stata organizzata una conferenza operaia del Pci. Allora c’era un contrasto tra il sindacato piemontese e il sindacato nazionale sul ruolo nelle industrie dei capi fabbrica, che avevano un peso significativo alle catene di montaggio. Ecco, per noi piemontesi i quadri intermedi erano “la frusta dei padroni”. Per il vertice nazionale erano invece “lavoratori come gli altri”. Il confronto era già iniziato a pranzo, dove c’era anche Berlinguer. A tavola la discussione si era un po’ scaldata quando Berlinguer alzò la testa dal piatto e chiese: “Ma quanti sono questi quadri?”. Risposi: “Quindicimila”. E lui: “Troppi”. E tornò a mangiare».
Dalla chiosa non sembrava sulle posizioni di Lama.
«Più tardi all’assemblea il segretario della Cgil affrontò quel tema con un breve inciso del suo discorso: “E siccome i quadri, che sono naturalmente lavoratori come voi...”. La sala esplose con i fischi. Lui fece un passo indietro dal leggio, guardò la platea, tornò davanti al microfono e stavolta scandì: “I quadri, che sono lavoratori come voi...”. La sala a quel punto si divise, tra fischi e applausi. Lui ripetè i suoi movimenti. Andò indietro, tornò al leggio. E mentre si avvicinava al microfono sferrò un pugno sulla tavoletta e urlò: “I quadri sono lavoratori come voi, dico io”. Scattò l’applauso generale. Era il segno del carisma del ruolo».
Ma quel carisma venne meno il 14 ottobre del 1980, quando veniste sconfitti dalla manifestazione dei dipendenti Fiat che volevano tornare a lavorare.
«La marcia dei Quarantamila non fu la nostra sconfitta, registrò la nostra sconfitta. La lotta si era fatta molto difficile e intanto si era incrinata l’unità del gruppo dirigente. Il segretario della Cgil però, durante quei 35 giorni, non espresse mai una critica alla lotta. E non contestò mai, né allora né dopo, la conduzione della vertenza. Al contrario di altri dirigenti autorevoli, come Bruno Trentin e Sergio Garavini, da Lama non sentii mai dire: “Non potete continuare con il blocco dei cancelli”. La sua fu una grande figura, drammatica, senza alcuna traccia di banalità. Lo dimostrò subito dopo la fine del presidio davanti alla Fiat, quando andammo a Roma al dicastero del Lavoro».
Dove incontraste Romiti.
«Romiti era il capo della delegazione Fiat. A guidare la delegazione del sindacato c’erano i segretari di Cgil, Cisl e Uil. C’era un’atmosfera funerea. Entrando nella sala ci accolse il ministro del Lavoro, che dopo un breve confronto disse: “Mi sembra che si siano determinate le condizioni per un comunicato conclusivo. Propongo che a redigerlo siano il dottor Romiti e il dottor Lama”. Lama compì un gesto semplice quanto solenne, che ho custodito per anni. Si alzò e disse: “Chiedo scusa. Io, noi, abbiamo perso. Che sia il dottor Romiti a scrivere il comunicato. Io lo firmerò”. Silenzio glaciale e fine. La nostra storia finisce così... Non potevamo non batterci... Accettare la resa... Tradire i nostri ideali...». ( Bertinotti si commuove ).
Se vuole riprendiamo dopo.
«Chiedo scusa. No, finiamo pure. Perdemmo e da allora c’è stata una progressiva dissintonia tra la sinistra e il suo popolo. Ma, come spiegò anni dopo con cinismo e lucidità il finanziere Warren Buffet, “Non è vero che la lotta di classe non c’è più. È vero che abbiamo vinto noi”. Cioè hanno vinto i padroni».
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italiavivadelchierese · 6 months ago
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Il Corriere di Chieri in edicola evidenzia la candidatura di ANCONA al Consiglio regionale del Piemonte.
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delectablywaywardbeard-blog · 8 months ago
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Inchiesta a Torino, Gallo jr ritira sua candidatura dopo le indagini sul padre Salvatore
Nuova tegola per il Pd. Dopo il ‘caso Bari’ che ha portato allo strappo tra Giuseppe Conte ed Elly Schlein, in Piemonte si dimette il capogruppo regionale Dem, Raffaelle Gallo, figlio di Salvatore Gallo, ex manager di Sitaf indagato per estorsione, peculato e violazione della normativa elettorale. Gallo jr lascia il suo incarico in Consiglio regionale e ritira la propria candidatura per le…
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lamilanomagazine · 9 months ago
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Antonello Aurigemma nuovo coordinatore della Conferenza dei presidenti delle Regioni e Province autonome
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Antonello Aurigemma nuovo coordinatore della Conferenza dei presidenti delle Regioni e Province autonome. Il presidente del Consiglio regionale del Lazio, Antonello Aurigemma, è stato eletto oggi Coordinatore della Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome. Il voto è arrivato dall'Assemblea plenaria dei presidenti riunita presso il Consiglio regionale della Toscana. «È un ruolo importante che penso debba essere scevro da influenze politiche – ha commentato Aurigemma – e dobbiamo ribadire con forza la centralità della Assemblee legislative e il diritto di poter rappresentare i nostri territori. Voglio ringraziare il Coordinatore uscente Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto: la mia intenzione è continuare la strada da lui intrapresa in questi anni. La nostra squadra può avere un peso se possiamo essere uniti nel rappresentare al meglio i nostri cittadini». Il nuovo Comitato di Coordinamento sarà composto dai vicecoordinatori Filippo Mancuso (Calabria) ed Emma Petitti (Emilia-Romagna, riconfermata) e da altri sette presidenti di assemblee regionali: il Coordinatore uscente Roberto Ciambetti (Veneto), Antonio Mazzeo (Toscana), Stefano Allasia (Piemonte), Roberto Paccher (Trentino-Alto Adige), Marco Squarta (Umbria), Quintino Pallante (Molise) e Claudio Soini (Provincia autonoma di Trento). Questa, invece, la nuova attribuzione delle deleghe ai coordinamenti: - Affari europei: Roberto Ciambetti (Veneto); - Valutazione delle Politiche pubbliche: Alberto Bertin (Valle d'Aosta); - Commissioni e osservatori sul contrasto della criminalità organizzata e promozione della legalità: Carmine Cicala (Basilicata); - Regioni a statuto speciale e delle Province autonome: Roberto Paccher (Trentino-Alto Adige); - Rapporti con i Co.Re.Com.: Quintino Pallante (Molise); - Difesa civica e Organi di garanzia: Gennaro Oliviero (Campania); - Commissioni salute: Gianmarco Medusei (Liguria); - Pari opportunità e rappresentanza di genere: Emma Petitti (Emilia-Romagna); - Lavoro e sicurezza: Antonio Mazzeo (Toscana).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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vercelliwebtv · 9 months ago
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personal-reporter · 9 months ago
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Drapò, 600 anni d’amore a Torino
Il Drapò del Piemonte, simbolo di grandissimo valore, compie quest’anno 600 anni e, per celebrare questo importante anniversario, l’Associasion Festa del Piemont al Còl ëd l’Assieta, il Museo nazionale del Risorgimento di Torino e l’associazione culturale Linguadoc, in collaborazione con il Consiglio regionale del Piemonte ha lanciato la campagna Drapò 600 anni d’amore. Nato il 15 agosto 1424, il…
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Pnrr, Csel: "Progetti Tpl per 8,8 miliardi ma per quasi 2 miliardi si attingerà a risorse alternative"
(Adnkronos) - Il valore complessivo dei progetti che riguardano il trasporto pubblico locale e che sono beneficiari di risorse Pnrr è, alla data dell’11 ottobre 2023, pari a circa 8,8 miliardi. Questo ammontare non sarà però coperto interamente dalle risorse derivanti dal Next generation Eu. Pnrr e i progetti tpl Ai quasi 6,9 miliardi di costi ammessi a valere sul Pnnr dovranno infatti essere aggiunti poco meno di due miliardi di euro per realizzare effettivamente quanto prospettato. Come emerge da una ricerca del Centro Studi Enti Locali (Csel) elaborata per l'Adnkronos e basata sull’elaborazione di dati della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Mef-RgS (aggiornati al 12 ottobre 2023), la percentuale di cofinanziamento varia molto in relazione a una serie di elementi.  Nel caso dei progetti approvati nelle graduatorie relative all’investimento M2C24.1, che punta a rafforzare la mobilità ciclistica, ad esempio, la quota parte coperta dal Pnrr è risultata pari all’89% contro il 92% di quelli riconducibili all’investimento M2C2I4.4 che riguarda il rinnovo del parco autobus e treni regionale per il trasporto pubblico locale attraverso mezzi con il minor impatto ambientale possibile. E ancora, guardando ai risultati delle elaborazioni di Centro Studi Enti Locali, che tengono conto della regione di appartenenza dei soggetti attuatori e sono state presentate a Bologna in occasione del Forum Fuels Mobility, è emerso che tendenzialmente la quota di risorse aggiuntive necessarie per completare i progetti che riguardano la mobilità urbana e simili, aumenta via via che si sale nella penisola passando dal 9% del sud (dove quindi i fondi Pnrr hanno coperto il 91% dell’ammontare dei costi previsti) al 25% del centro Italia e al 33% del nord.   Nuovi progetti Tradotto in termini economici significa che, per mettere a terra i progetti in cantiere volti a migliorare la qualità e la sostenibilità dei trasporti pubblici locali nel sud Italia e nelle isole, serviranno complessivamente più di 3,1 miliardi e quasi 2,9 sono la quota parte che arriva tramite finanziamenti da Bruxelles e sono quindi rimasti “scoperti” poco meno di 290 milioni di euro. Al centro, per realizzare investimenti per circa 1,6 miliardi, occorreranno cofinanziamenti per quasi 419 milioni di euro. Al nord i finanziamenti europei si sono fermati a poco meno di 2,5 miliardi sui quasi 3,7 miliardi di investimenti totali ed è stato quindi necessario individuare forme di copertura alternativa per 1,2 miliardi di euro. Dove non sono necessari finanziamenti aggiuntivi? Calabria, Piemonte e Marche sono le uniche regioni in cui, allo stato attuale, non è emersa la necessità di ricorrere a finanziamenti aggiuntivi rispetto a quelli già previsti dalle graduatorie di assegnazione delle risorse Pnrr in tema di trasporto pubblico locale. E' quanto emerge dalla del Csel. Diametralmente opposta la situazione della Valle d’Aosta e della Liguria, dove invece i cofinanziamenti hanno superato la quota parte coperta dalle risorse comunitarie. Nello specifico, nel primo caso, questi hanno pesato per il 69% del totale (poco meno di 8,7 milioni di euro sui 12,5 milioni totali). Nel secondo, per il 53% del totale: circa 350 milioni di euro sugli oltre 660 totali. [email protected] (Web Info) Read the full article
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aldebaran66 · 1 year ago
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BLOCCO DEGLI EURO 5 IN PIEMONTE – FACCIAMO CHIAREZZA
Nel Comune di Torino ed in 76 comuni circostanti dal 15 settembre al 15 aprile sarà vietata la circolazione dei veicoli in categoria Euro 5 e inferiori. Automobili perfettamente funzionanti, dotate di sistemi all’avanguardia quanto alla limitazione delle emissioni inquinanti, e spesso ancora da pagare non potranno più essere utilizzate.
Un esproprio proletario in salsa ambientalista. Oltre che una violazione del diritto alla libera circolazione nel territorio della repubblica previsto dall’art. 16 della costituzione.
Perché si è arrivati a tanto? Dalla Regione Piemonte fanno spallucce e rispondono con il più classico dei “ce lo chiede l’Europa”. Vediamo come e perché e verifichiamo se ci sono delle alternative.
La questione è stata, da ultimo, oggetto della procedura di infrazione n. 2015/2043 aperta dalla Commissione Europea per la violazione dei vincoli concernenti la salubrità dell’aria, con particolare riferimento al biossido di azoto, previsti da una serie di direttive UE, 96/62/CE, 1999/30/CE, e 2008/50. Dopo una fase precontenziosa la vicenda è finita alla Corte di Giustizia UE nel procedimento C-573/19, deciso con sentenza del 12 maggio 2022 che ha dato torto all’Italia ed ha accertato la violazione delle famigerate direttive. Una precedente procedura di infrazione con oggetto analogo era stata decisa con una sentenza del 10 novembre 2020 sempre con lo stesso esito. Le due procedure di infrazione riguardavano, tra le altre zone della penisola, i 76 comuni degli agglomerati IT0118 (Torino), IT0119 (Piemonte pianura) e IT0120 (Piemonte collina).
Il presidente della giunta regionale piemontese Cirio (smettiamola di chiamarli governatori) ha recitato il solito siparietto dell’inevitabilità delle misure adottate motivando la necessità del blocco con le imperiose richieste di Bruxelles, alle quali, così sembra, è impossibile resistere. Tuttavia, a guardare meglio, ci si accorge che alcune cose non tornano.
Anzitutto va detto che la nostra repubblica delle banane è in buona compagnia per quanto riguarda la violazione degli standard di inquinamento dell’aria stabiliti dall’ineffabile Unione Europea. La stessa, per intenderci, che ha ritenuto opportuno nel 1994 dedicare un regolamento della Commissione al tema bruciante che riguardava le dimensioni e la curvatura delle banane. Sono molti i paesi cui sono state fatte le stesse contestazioni.
Secondo, le sentenze della Corte nulla dicono in merito alle concrete misure da adottare e, in particolare, non prevedono l’allucinante sistema Mo-Ve-In delle quote chilometriche annuali. È una simpatica invenzione dei soloni piemontesi.
Cosa succede se uno stato non adempie le direttive dell’Unione Europea?
La risposta, in sintesi, è che non succede niente. Fino ad ora nessuno stato membro dell’UE è stato mai sanzionato per la violazione delle direttive sulla qualità dell’aria. Si è parlato per il Belgio di una sanzione giornaliera di ben 300 euro, nel caso della Francia vi fu la minaccia di applicare una sanzione di 32 milioni di euro l’anno. Il Dipartimento delle Politiche Europee della Presidenza del Consiglio chiarisce che la sanzione minima per l’Italia è di Euro 8.505,11 giornalieri. Di fatto ad oggi nessuno stato ha mai pagato un euro.
Ora, ipotizziamo il caso peggiore e cioè che in un futuro non lontano i cari amici dell’UE decidano di sanzionarci come la Francia. Ben 32 milioni l’anno. In Italia ci sono 40 milioni di veicoli. Se dividessimo la spesa annua per sanzioni tra tutti gli automezzi verrebbe un costo annuo di 80 centesimi. Ipotizziamo che i mezzi inquinanti siano solo un decimo del parco circolante. Il costo sarebbe di 8 euro l’anno: una spesa che chiunque affronterebbe a cuor leggero pur di non subire l’esproprio del suo autoveicolo.
O meglio: sarebbero dei soldi che si potrebbero prendere facilmente da quanto pagato annualmente dai malcapitati automobilisti per il bollo auto.
Alessandro Fusillo
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kritere · 1 year ago
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Veneto discuterà proposta di legge sul suicidio assistito dell’Ass. Coscioni: Lega e Fdi si dividono
DIRETTA TV 30 Giugno 2023 Depositate al Consiglio regionale del Veneto le oltre 9mila firme raccolte dall’Associazione Coscioni per la proposta di legge sul suicidio assistito, ‘Liberi Subito’. Oltre al Veneto, anche Piemonte, Abruzzo, Emilia-Romagna hanno raggiunto la soglia di firme necessarie per il deposito. 18 CONDIVISIONI Il Veneto è la seconda Regione d’Italia, dopo l’Abruzzo, in cui…
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pier-carlo-universe · 16 days ago
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Beni Confiscati in Piemonte: Sostenere i Piccoli Comuni per Facilitare i Percorsi di Riutilizzo Sociale
La Regione Piemonte e il Consiglio Regionale si impegnano per migliorare il riutilizzo sociale dei beni confiscati, puntando sul sostegno ai piccoli comuni
La Regione Piemonte e il Consiglio Regionale si impegnano per migliorare il riutilizzo sociale dei beni confiscati, puntando sul sostegno ai piccoli comuni. Il riutilizzo sociale dei beni confiscati in Piemonte rappresenta una sfida significativa, soprattutto nei piccoli comuni, dove le risorse limitate e la complessità burocratica ostacolano spesso l’attuazione di progetti di recupero e…
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chiavedivoltatorino · 7 months ago
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“Il Patrimonio culturale del Piemonte è la ricchezza d’Europa”
La Signoria Vostra Illustrissima è invitata   domenica 12 maggio 2024 alle ore 15,30 al Meeting: “Il Patrimonio culturale del Piemonte è la ricchezza d’Europa” Relatrici Fteita F. Cherima  Candidata Parlamento Europeo  Annamaria Aimone   Candidata Consiglio Regionale Piemonte 
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giancarlonicoli · 1 year ago
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19 nov 2023 10:30
“SE HA DAVVERO DETTO QUESTO NON CAPISCE NULLA DI POLITICA” – PAOLO QUADROZZI, CONSIGLIERE DI GIORGIA MELONI, NELLA CHAT “MONITORAGGIO CHIGI”, RIFILA UN CEFFONE A GIOVANBATTISTA FAZZOLARI CHE SPINGE PER AVERE ZELENSKY OSPITE AD “ATREJU” - L'IPOTESI DI INVITARE IL PRESIDENTE UCRAINO ALLA KERMESSE NON PIACE A TUTTI IN FRATELLI D’ITALIA, DOVE ANCORA VIVE UN’ALA FILO-RUSSA – CHI HA MOSTRATO A “LA STAMPA” LO SCREENSHOT CON IL COMMENTO DI QUADROZZI CONTRO FAZZOLARI? E’ PARTITA LA SPUTTANESCION NEL CERCHIO MAGICO DELLA SORA GIORGIA? -
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “la Stampa”
Immaginano un grande schermo, il volto di Volodymyr Zelensky che appare, come sempre in mimetica, gli applausi e Giorgia Meloni che sorride fiera sul palco. Qualcuno, magari di nascosto, applaudirà un po' meno, se davvero alla fine il presidente ucraino sarà tra gli ospiti d'onore di Atreju, la festa di Fratelli d'Italia, che a metà dicembre sarà all'insegna della celebrazione di un anno di governo.
Eroe e popstar per alcuni, un peso o ormai una seccatura per altri: Zelensky suscita emozioni contrastanti. L'opinione pubblica si divide, interrogandosi sul sostegno alla resistenza ucraina, e i meloniani fanno altrettanto. I dubbi sono arrivati fin dentro Palazzo Chigi, spaccando il cerchio magico di Meloni, i collaboratori che abitano gli uffici vicini alla stanza della leader e non sempre sono in armonia l'uno con l'altro.
Tra le chat a convergenze variabili ce n'è una, intitolata "Monitoraggio Chigi", usata per commentare gli articoli usciti su giornali e siti. Una rassegna stampa ragionata che serve anche a rivendicare posizioni, idee, proposte, e a marcare differenze tra chi sussurra all'orecchio della presidente del Consiglio.
Alla chat partecipano tra gli altri Patrizia Scurti, capo della segreteria e ombra di Meloni, e Paolo Quadrozzi, per anni nell'ufficio stampa della leader, cognato della portavoce storica Giovanna Ianniello, e oggi inquadrato a Palazzo Chigi con un posto a diretta collaborazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.
Due giorni fa in quella chat, mentre Meloni è a Zagabria, si sta discutendo di Atreju. Sotto l'immagine di un articolo, Quadrozzi scrive: «Se ha davvero detto questo non capisce nulla di politica». Di chi parla? Nello screenshot a cui è riferito il commento si legge che l'altro sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, sta lavorando per portare Zelensky alla kermesse. Fazzolari è il teorico del sostegno incondizionato a Kiev […]
Fazzolari è l'artefice della svolta di Meloni, che un tempo non troppo lontano da oggi era invece simpatizzante dell'autocrate del Cremlino e si contendeva con Matteo Salvini le simpatie sovraniste per Mosca. Il sottosegretario da qualche mese ha in mano la regia della comunicazione del partito […] Quadrozzi, appassionato di esteri, aiuta Meloni nella composizione dei discorsi. Tra i due c'è la tipica competizione di chi si disputa il privilegio di consigliare il principe.
Nelle file di Fratelli d'Italia c'è ancora chi, come l'assessore regionale del Piemonte Maurizio Marrone, non ha rinnegato la propria anima filo-russa e considera legittime le rivendicazioni territoriali nel Donbass ucraino. […] nel partito si vive con disagio il fatto che l'appoggio a Zelensky potrebbe avere un prezzo elevato in termini di consenso. Soprattutto se si esce dalla cornice istituzionale del governo di un Paese membro della Nato, e il sostegno si rende esplicito in una festa di partito.
Molti elettori di destra […] pensano che Zelensky debba trovare una via d'uscita dal conflitto. D'altronde è evidente che è anche a loro che pensava Meloni quando, nella famosa telefonata beffa del comico russo, ha confessato una certa «stanchezza nell'opinione pubblica» verso la guerra e verso le ragioni degli ucraini. […]
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ticonsiglio · 1 year ago
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Concorsi Consiglio regionale del Piemonte per 3 esperti, vari settori
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delectablywaywardbeard-blog · 10 months ago
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Augusto Rollandin si dimette da consigliere regionale
Augusto Rollandin si è dimesso da consigliere regionale della Valle d’Aosta. L’ex presidente della Regione, classe 1949, da alcune settimane è ricoverato in una struttura riabilitativa in Piemonte a seguito di alcuni problemi di salute. La lettera di dimissioni, scritta già alcune settimane fa, è stata presentata questa mattina alla presidenza del Consiglio regionale per la sua…
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Torino: intitolata “Piazza Piemonte” l’area davanti al grattacielo sede della regione.
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Torino: intitolata “Piazza Piemonte” l’area davanti al grattacielo sede della regione. Si è svolta nel pomeriggio del 4 ottobre la cerimonia di intitolazione dell'area antistante il grattacielo sede della Regione Piemonte. Da ieri, la nuova denominazione di piazza Piemonte sostituisce il vecchio numero civico 330 di via Nizza. Alla cerimonia erano presenti il Sindaco Stefano Lo Russo, la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo e il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, il prefetto di Torino Donato Cafagna e numerose autorità civili e militari. Prima dello scoprimento della targa si sono tenuti i saluti istituzionali. Nel suo intervento, Maria Grazia Grippo, ricordando la genesi che ha portato all'intitolazione, ha ricordato come, nel rivolgersi alla Città per rappresentare la sua proposta, condivisa da tutta la Giunta regionale, il presidente Cirio avesse voluto sottolineare il desiderio che la nuova piazza diventasse un vero e proprio spazio di riferimento per il territorio piemontese e di Torino, che ne è il capoluogo, un nobile desiderio che l'Amministrazione comunale si è sentita di condividere attraverso il voto unanime espresso dalla commissione Toponomastica. "Oggi - ha concluso la presidente del Consiglio comunale - mi sembra che questo desiderio possa trovare incoraggiamento nel messaggio che solo tre giorni fa il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha portato a Torino in occasione del festival delle Regioni e delle Province autonome, quando, richiamando gli elementi portanti della nostra Repubblica, ha invocato una crescita non gerarchica ma territoriale". L'intitolazione di un nuovo spazio, per Stefano Lo Russo, è sempre un bel momento per la città e ne testimonia la vitalità. Una piazza è un punto di aggregazione, di incontro. Anche per questo oggi viviamo un momento dal forte valore simbolico. Per questo ha espresso "un doveroso ringraziamento alla commissione Toponomastica per avere raccolto all'unanimità l'istanza che proponeva l'intitolazione di questo spazio che deve diventare la piazza del Piemonte e dei piemontesi. Siamo una realtà articolata e plurale ha continuato il Sindaco - capace di fare diventare le differenze un sistema integrato per cogliere le sfide della competitività". Il Sindaco ha poi dichiarato la sua soddisfazione per il quartiere, strategico per la città, che dopo avere sofferto decenni di cantieri, si trova oggi ad avere grandi prospettive. Per questo, ha invitato la Giunta regionale a rendersi partecipe del completamento della grande trasformazione urbanistica del Lingotto, che può diventare un'eccellenza non solo per i residenti ma per l'intera città e per la regione. Infine Alberto Cirio che, dopo avere ricordato le modalità che hanno portato gli uffici regionali nella nuova sede del grattacielo e come questo nuovo insediamento abbia giovato alla riqualificazione dell'area, scherzando sull'impegno profuso per trovare un nome adeguato alla piazza, ha sottolineato come fosse inevitabile chiamarla Piemonte. Una piazza che dovrà essere dei piemontesi, facile da identificare e da collegare al palazzo sede della Regione. "Questo luogo - ha concluso il presidente della Regione - non è solo l'ingresso al grattacielo che raccoglie tutti gli uffici dell'ente, ma è anche un luogo di aggregazione e socialità per il quartiere che, dopo molti anni, finalmente ha visto questo palazzo popolarsi di persone, con ricadute positive per le attività commerciali". Dopo i saluti, lo scoprimento della targa è stato accompagnato dalle note dell'inno di Mameli suonato da quattro studenti del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino: Micaela Stroffolino sax soprano, Alberto Cavazzini sax tenore, Eugenio Enria sax baritono e Domenico Gugliotta sax contralto. A margine della cerimonia, il presidente Cirio ha scoperto un'installazione artistica, dono di Nicola Russo, il Toh, che si ispira al Toretto, la classica fontanella di Torino. Quella di piazza Piemonte si aggiunge ad altre sei, già presenti in città. È un'opera in vetroresina, la base in metallo verniciato e l'interno in armatura per essere in linea con le normative dell'arredo urbano. E' alta circa 2 metri e pesa circa 250 chilogrammi. Giova ricordare che la proposta di rinominare piazza Piemonte l'area antistante il grattacielo omonimo, era stata votata all'unanimità durante una seduta della commissione Toponomastica, il 2 maggio di quest'anno.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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