#scelte politiche
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Le illusioni dei millennials
Fino alla discesa in campo di Silvio Berlusconi, la realtà positiva prospettata era esattamente questa: un millennial avrebbe dovuto ereditare le stesse generali sicurezze sociali e civili delle generazioni precedenti; poi, le stesse generazioni precedenti hanno volutamente distrutto il futuro dei più giovani per continuare a garantire le proprie sicurezze consolidate in una realtà sociale mutata da una politica di destra senza più diritti per i lavoratori e nemmeno la certezza che nessuno potesse toccare i soldi depositati in banca.
Esiste una colpa di tutto questo (e precisi colpevoli): risiede nelle errate scelte politiche di una generazione anziana profondamente egoista, che da un lato ti aiuta quando sei in difficoltà all'interno della tua famiglia, ma pubblicamente considera i più giovani solo il motore attraverso il quale garantire i propri privilegi acquisiti in passato.
#silvio berlusconi#realtà#millennial#sicurezze sociali#futuro#giovani#politica di destra#diritti#scelte politiche#privilegi#berlusconismo#diritti civili#diritti sociali
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Ho visto una compilation di performance snobbata agli Oscar 2023, una vera, non ironica. Comprendeva una nomination per miglior attore protagonista ad Harry Styles.
Basta dirlo se volete essere mandati a fanculo.
#Perchè ci sono e come se non ce sono di altri film altri attori che potevano essere candidati#e anzi bisognorebbe parlare di alcuni film e performance snobbate#perchè le scelte dei film agli Oscar sono spesso apparentemente inclusive quanto basta per sembrare politiche#insomma ce ne stavano di film che potevano essere candidati ma forse erano fin troppo scomodi#e ci sono anche ottime performance che senza ragioni politiche sono state snobbate#(Sì volevo la nomination di Paul Dano denunciatemi)#ma Harry Styles no#Harry Styles no cazzo
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Il green è uno stratagemma globale per bruciare una massa monetaria ormai fuori controllo.
(Boni Castellane)
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Verrebbe quasi da pensare alla più grande operazione di lobbying della storia ma invece no, Greta è sicuramente spinta da motivazioni alte e nobili. Certo, come no...
L'auto elettrica sarà tenuta artificialmente in vita ancora a lungo con aiuti di stato.
Lo scopo del gioco è chiudere le fabbriche in Europa.
Ha iniziato Stellantis, VW/Audi segue, altri seguiranno. Vinceranno gli asiatici.
Sono scelte politiche per impoverire le società più floride.
Impedendo di lasciare troppo patrimonio ai figli e portandoli a lavorare accettando stipendi da fame.
La mancanza di fame impedisce la dinamica della società.
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Ho finito il mese e mezzo come animatore in un campo estivo, coi bimbi di seconda elementare. In ordine sparso, ho imparato che:
la posizione di aprifila, così come i posti a tavola a pranzo, sono decisioni politiche. Quale che sia la tua scelta, sarà sbagliata. Scelte sbagliate portano a disastri, scelte giuste portano comunque a disastri ma un po' più piccoli.
sei l'arbitro di ogni disputa, da "chi è più forte tra Messi e Ronaldo" a "gli alieni esistono?". Niente, e dico niente, fa incazzare gli ottenni quanto le posizioni moderate o democristiane.
i bimbi ti chiederanno sempre perché sei così alto/basso/magro/grasso/biondo/moro, spesso tutte e sei le cose nella stessa frase. Se hai una bassa autostima non penso sia facile sopravvivere.
i bimbi hanno un sacco bisogno di contatto fisico, ma solo se ci sono 45° all'ombra, hai appena mangiato, e possono esprimerlo tirandoti testate sulla pancia.
se un bimbo vuole parlare con te, improvvisamente tutti i bimbi vorranno farlo, possibilmente allo stesso tempo e cercando di distrarre il più possibile il bimbo iniziale, idealmente cercando di infilzarlo con le matite. Ho sentito l'inizio di 3 milioni di storie e la conclusione di tipo sedici.
quando devi recarti dal punto A al punto B e la tua classe insiste per venire con te, sei come mamma chioccia con un codazzo di gnomi urlanti. E puoi essere cinico quanto vuoi ma è una sensazione davvero soddisfacente.
ultimo pensiero, che è più un consiglio, quando ti dicono "tieni!" e ti danno qualcosa in mano, non prenderlo M-A-I. Se va bene è un fazzoletto usato, se va male è un ragno morto, se va davvero male è un ragno vivo.
La verità è che i bimbi sono contemporaneamente la peggior rottura di cazzo al mondo e delle creaturine meravigliose, e fare questa esperienza è stato davvero tosto ma anche tanto soddisfacente.
Alla prossima estate, piccole pustole.
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❗EMERGENZE E NUOVO PIANO PANDEMICO
Le emergenze costituiscono uno strumento formidabile per il potere che voglia comprimere le libertà democratiche e depotenziare le forze di dissidenza interne.
L'Italia della strategia della tensione dovrebbe aver insegnato molto, così come il post 11 Settembre statunitense.
Persino Adolf Hitler acquisì i pieni poteri in modo democratico a seguito dell'episodio dell'incendio del Parlamento e grazie all'articolo 48 della Costutuzione di Weimar che consentiva di "adottare ogni misura appropriata per rimediare ai pericoli per la sicurezza pubblica".
Fu per evitare simili derive che i nostri Padri costituenti decisero di non inserire lo stato di emergenza nella Costituzione del '48, prevedendo solo lo strumento del decreto legge (ex art.77 Cost.) per le decisioni che avessero carattere di urgenza e necessità.
Ma i principi ispiratori della Costituzione non sono i medesimi che ispirano gli agenti politici e le libertà civili, politiche e sociali risultano essere costantemente minacciate.
➡️ Col NUOVO PIANO PANDEMICO, la cui bozza è stata anticipata sul quotidiano Sanità, ci riprovano.
L'OMS è certa che un nuovo virus sia pronto a minacciare la nostra sopravvivenza e gli Stati prescrivono gli strumenti per fronteggiarla o, almeno, così la raccontano.
Ricordiamo che la fondazione di Bill e Melinda Gates, che si occupa in modo peculiare di vaccini, è il primo finanziatore dell'Oms. E Bill Gates questa settimana ha fatto visita a palazzo Chigi.
SI STABILISCE CHE:
1. In caso di pandemie i vaccini sono le misure di prevenzione più efficaci (così, a prescindere dai virus e dai vaccini neanche studiati);
2. Può diventare necessario imporre limitazioni alle libertà dei singoli individui al fine di tutelare la salute della collettività.
RESTRIZIONI, TRACCIAMENTI E VACCINI SONO ANCORA LE PAROLE D'ORDINE.
Nessun accenno al diritto dei pazienti ad essere visitati e curati (ma al diritto dei sanitari di essere tutelati, sì), alla ricerca di Stato su farmaci ed eventuali vaccini, all'organizzazione della sanità territoriale.
A dimostrazione, semmai ce ne fosse bisogno, che la salute è un pretesto e uno strumento per imporre scelte politiche e soddisfare gli interessi dei più grandi capitalisti mondiali.
Nessuna distinzione sussiste tra i diversi schieramenti politici: la mangiatoia e i padroni sono gli stessi.
Difatti, il ministro della Salute del governo Meloni, Orazio Schillaci,
nel 2020, in piena era Covid, era stato nominato da Speranza come tecnico all'ISS.
Fiorangela
Giorgio Bianchi
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Se ci sono delle speranze per l'Europa stanno, come al solito, negli Stati Uniti. (...) la crisi europea è figlia e diretta conseguenza della crisi che stanno attraversando gli USA dai tempi di Obama e delle scellerate politiche inaugurate dal suo Dipartimento di Stato. Per noi quella crisi ha voluto dire Libia e guerra sotto casa. Per altri ha voluto dire molto peggio.
Meglio sarebbe stato se prima si fosse dovuto votare in USA e poi in Europa. Purtroppo(...) le scadenze sono invertite. Il rischio è la riedizione del rapporto Trump-UE tra il 2016 e il 2020, dove l’Europa è stato il luogo in cui la parte perdente delle elezioni USA del 2016 si è arroccata per fare opposizione a Trump e rilanciare, usando una figura spenta come Biden per tornare al potere. La speranza d’Europa è tutta lì. Temo un altro 2020 prima di allora.
Se (Draghi) gode ancora di un immutato prestigio dopo il “Volete la pace o i condizionatori accesi”, il “Chi non si vaccina muore e fa morire”, e dopo avere ideato le sanzioni che avrebbero dovuto piegare l’economia russa, è solo perché la “buona stampa” e i suoi disinteressati commentatori continuano a costruire la figura del Cromwell europeo. Non abbiamo avuto la pace; la Russia, oltre ad aver già vinto in Ucraina, non è mai stata meglio in termini economici, e noi siamo diventati un Continente senza energia, senza materie prime, e presto senza industria per scelte sbagliate di politica industriale fatte in Germania e a Bruxelles. Ha probabilmente gestito la storia dei contratti segreti di fornitura dei vaccini per tutta Europa, firmati non si sa bene da chi nell’interesse di chi. E guardi che questa non è questione di vaccini (ma) di contratti. (...)
Negli USA stanno facendo molto per fare luce sui vaccini.
È vero. E in Italia non se ne dà notizia. Ma guardi che, alla fine, dipenderà tutto dalla vittoria o meno di Trump in USA.
E poi?
Poi, se Trump vincerà, si aprirà il Vaso di Pandora. E la gente in Italia inizierà a leggere sui giornali quello che sa già per esperienza personale.
Che cosa intende dire?
Intendo dire che la gente impazzisce tutta assieme, ma si rinsavisce uno per uno. Se questo succederà, per molti, anche dalle nostre parti, sarà solo questione di tempo.
In caso contrario?
In caso contrario, le società europee entreranno nella “condizione di guerra” di cui parlava Bismarck, che, se non altro, aveva il pregio dell’onestà. Non sarà un’economia di guerra temporanea come si sussurra oggi con sussiego. Sarà una società diversa.
Alessandro Mangia, ordinario di diritto costituzionale nell’Università Cattolica di Milano, via https://www.ilsussidiario.net/news/scenario-ue-la-sorte-di-draghi-e-nostra-si-decide-negli-usa-a-novembre/2692362/
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DEBOLI COI FORTI, FORTI COI DEBOLI
L’amministrazione comunale prosegue la guerra contro le categorie di persone già marginalizzate. In 4 anni nessun progetto o proposta che non fosse finalizzata alla repressione verso migranti, antifascistx, femministx e chiunque non rientri in quella che la destra definisce “normalità”. La nuova ordinanza firmata dal sindaco Zattini ha colpito due minimarket etnici del centro storico con obbligo di chiusura alle 19:30. Il Resto del Carlino la racconta come “una bella notizia per gli abitanti della zona” e cita un imprecisato agente di polizia: “le persone che bighellonano potrebbero trovare rifugio nei bar accanto” dimostrando così di non aver risolto ciò che loro definiscono problema, ma semplicemente spostandolo. Un’operazione tipica della destra, spostare l’attenzione su altro, chiudendosi dietro a slogan elettorali. “La rivendita ha chiuso la saracinesca alle 19:35, cinque minuti oltre l’orario” scrive il giornalista ricordando anche il divieto di sedersi sui gradini dei palazzi del centro: “l’inizio è apparso incoraggiante”. Una volta si diceva servi dei servi, ora siamo all’orgoglio razzista. Il vicesindaco esulta e come in ogni post ringrazia polizia, carabinieri e guardia di finanza. Oltre alle decine di dichiarazioni e scelte politiche volte a reprimere i più deboli, un gruppo di cittadini ha organizzato un comitato dal nome “Orgogliosi forlivesi” per segnalare situazioni da loro definite di degrado, come pericolosissime scritte sui muri e violenti cestini pieni di rifiuti. Intanto, mentre le persone colpite dall’alluvione contestavano la gestione dell’emergenza, Zattini regalava piadine a Meloni e Von der Leyen e il vicesindaco si esaltava per l’entrata in servizio di Saetta, il cane-robot utile per rilevare esplosivi e agenti chimici nella sovversiva Forlì. Ah, sui social dell’assessora Cintorino è sparito il post dove sventolava la bandiera di Israele definendola “unica democrazia del medio oriente”, ma sappiamo che l’assessora non brilla come le luminarie di Natale. A Forlì funziona così, deboli coi forti e forti coi deboli. I nomi cambiano, ma le colpe sono sempre degli altri. Come diceva una vecchia canzone: cambiare tutto per non cambiare niente.
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THIS LAND IS MINE
@sirkaj ha detto:
Non so se posso riuscire a portare argomentazioni diverse ma ho visto molti video su YouTube e studiato diverse mappe. Non è un genocidio, secondo me, ma un conflitto fra popoli che si odiano. Le risposte ai post non possono essere lunghe. Invito ad aprire YouTube e dare un occhiata ai molti reportage che danno una immagine più precisa, anche se sempre asettica, insapore e inodore. Certo il governo attuale di Israele non è il mio ideale, ma è stato eletto e di elezioni ne hanno avuto diverse negli ultimi anni. È un paese con dinamiche di popolazione complesse ma resta un paese democratico. Come lo è il nostro, anche se il governo attuale non mi piace, o l'Ungheria, che sceglie Orban perché non c'è una opposizione. È vendetta? Invito a vedere le immagini. L'orrore è che parliamo di uomini, donne, bambini, che non hanno scampo. Israele ed Egitto non li vogliono, e il mare è bloccato. E lo era prima del sette ottobre. Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere», sentenziava Ludwig Wittgenstein. E questo mi hanno insegnato da ragazzo. Sono posti lontani...orrori lontani. Dal nostro paese abbiamo mandato una nave ospedale che non ha modo di operare. Tutto inutile. Cerchiamo di fare bene a chi è il nostro prossimo e chissà... Magari è un onda, altrimenti solo ipocrisia.
Perdonami ma qua non dobbiamo valutare se Israele sia uno stato democratico o meno (se vogliamo toglierci subito di torno la reductio ad Hitlerum, anche la Germania nazista tecnicamente lo era, con un parlamento e un cancelliere eletto dal popolo)...
La democrazia è un qualcosa che riguarda i cittadini, mentre noi stiamo discutendo di scelte politiche nei confronti di una minoranza.
Perché Pisani e Livornesi si odiano, da centinaia d'anni, ma possono farlo in modo libero e paritario... Ebrei e Arabi si odiano da migliaia di anni ma ora assistiamo a una contrapposizione sproporzionata tra uno stato armato dalla più grande potenza bellica mondiale e due milioni di poveracci senza cibo, acqua e medicine intrappolati in una striscia di terra larga come Milano e provincia.
Poi, sinceramente, non ho capito se tu concordi o meno oppure il tuo sia solo un flusso di coscienza pieno di dubbi.
Il fatto che siano posti e orrori lontani vale anche per le decine di conflitti MOLTO più sanguinosi, di cui infatti si parla poco o nulla ma la questione è proprio quella: qua tutti non solo ne parlano ma partecipano attivamente al conflitto, anche solo impedendo - letteralmente - che sia promossa una qualsivoglia voce discordante con la narrazione comune.
O urli Bene! Bravo! Bis, Israele! oppure stupri e bruci vive le ebree nei kibbutz.
Una polarizzazione così enorme e univoca negli ultimi anni l'ho vista solo nel conflitto Russo-Ucraino, con la differenza che in quel caso ce la prendevamo con gli oppressori e non con gli oppressi.
Per concludere, vi prego di non continuare a massacrare Wittgenstein citando e ricitando quella sua affermazione senza mai aver letto il suo Tractatus logico-philosophicus... se tu lo avessi fatto avresti capito che il suo tacere si riferisce alle leggi della natura che sfuggono alla comprensione umana e che quindi non possono essere spiegate tramite il verbo logico filosofico, meramente descrittivo pur in modo attivo.
Io, per non far rigirare personaggi illustri nella tomba uso questo:
P.S.
La nave ospedale che abbiamo mandato è un'onda... anzi, uno tsunami. Di ipocrisia.
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...ministro Salvini, sta affrontando un inverosimile processo solo per aver difeso i confini italiani. Assistiamo ad un episodio surreale, perché colpevolizzare e perseguire giudiziariamente delle legittime scelte politiche, costituisce un precedente pericoloso, che dovrebbe far ragionare tutta la politica, indipendentemente dallo schieramento.
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La Metà Di Niente*
Il fatto che ormai per qualsiasi cosa si tiri in ballo "quelli che non vanno a votare" credo sia l'apoteosi del "metodo ultras" che ha impregnato il nostro costume sociale. che si riassume in: Se non fai come la penso io, sei inferiore (e sono stato elegante). Ribadito che è un segnale negativo, preoccupante e ormai consolidato la bassa affluenza, e ribadito che il diritto\dovere del voto è principio ambiguo, pochissimi si chiedono il perchè ci sia disaffezione al voto. Moltissimi tuttavia immaginano questa quota di non votanti di volta in volta: un enorme bacino per qualsiasi formazione politica, una quota maggiore di popolazione su cui fare i conti elettorali (che è un assurdità, dato che le elezioni si vincono appunto sui votanti effettivi e non sugli aventi diritto, ci vorrebbe un nuovo Trilussa per spiegarlo), ma soprattutto la causa della vittoria o sconfitta della parte avversa. A volte è "il partito vincente", e diventa un monolite. Altre volte è il partito dei delusi, probabilmente aspetto importante nella questione.
Il significato della rappresentanza dei partiti politici è proprio nel "mirare a una piena comprensione delle domande dell’elettorato e alla migliore rappresentanza possibile". (I problemi della rappresentanza politica di G. Pasquino, Enciclopedia Treccani). Ci si dovrebbe chiedere cosa fanno i partiti, e cosa vogliamo chiedere loro, per attivare la comprensione che citava il professor Pasquino. E qui che si dovrebbe discutere: sui modi, sulle persone, sui candidati, sui metodi per sceglierli e così via.
Detto che è ampiamente condivisibile la volontà di non esprimere un voto qualora non vi siano espressioni delle proprie idee politiche, mi chiedo come sia possibile criticare chi non vota quando è pratica comune, e spesso espressione di giubilo, denigrare giornalmente i partiti (soprattutto un paio) per la quasi totalità delle scelte che fanno. Tra l'altro tutte le formazioni, spesso improvvisate, fatte per "catturare gli spazi liberi" lasciati dai partiti di cui sopra alle elezioni prendono decimali di preferenze, che ovviamente hanno il mio totale rispetto, ma che contributo danno a portare le persone al voto?
Ho preso il titolo di questo post dal libro, sensazionale, che Catherine Dunne scrisse nel 1998 (che in inglese si intitola In The Beginning). In esso c'è questo passaggio, che mi sembra azzeccato:
Gli uomini e le donne sono come tanti laghetti. Esternamente sono molto simili, nel punto di partenza e nella destinazione. La tragedia è che mentre uno è ancora impegnato nel tragitto di andata, l'altro ha appena iniziato quello di ritorno.
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La novità degli ultimi anni è quella della proliferazione di un nuovo modello di leadership che non ha più alcun riferimento all’appartenenza ideologica.
I nuovi leader politici sembrano avere adesso come modello gli influencer, i quali esercitano un potere di condizionamento su milioni di persone che però non riguarda più le grandi scelte sociali, le opzioni politiche o il conflitto tra diverse concezioni del mondo, ma che investono invece le forme collettive del consumo, ivi compreso quello elettorale.
È il punto di massima convergenza tra le nuove leadership politiche e gli influencer: la ricerca spasmodica del consenso e la cura della propria immagine, il culto individualistico della personalità che sostituisce il riferimento più ampio ai valori collettivi, l’ammiccamento seduttivo ai contenuti e alle idee.
Si tratta di una leadership disossata, evanescente che non ha più alcun rapporto etico con la parola poiché ne cambia la sostanza seguendo ogni volta la direzione del vento prevalente.
- Massimo Recalcati
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Da vari mesi sembra che il terreno di conflitto principale rispetto a questo governo e alle sue scelte politiche sia quello della libertà di espressione, di manifestazione, di dissenso. Questo piano ovviamente va difeso (e la solidarietà di amici e compagni e gli avvocati sono oro), ma se riduciamo le nostre critiche e le nostre lotte a questo piano, il rischio è di ridurle a una resistenza difensiva. La libertà di opinione, di insegnamento, di manifestazione, di dissenso, sono il minimo sindacale. Le lotte importanti da fare sono quelle per la giustizia, per allargare i diritti. E in questo momento la lotta più importante da fare è quella contro il neonazionalismo di questo governo. Nella scuola e fuori dalla scuola in questo momento l'ingiustizia più grande contro cui combattere è quella per cui in classe abbiamo studenti nati in Italia, che studiano da anni in Italia, che non hanno la cittadinanza italiana. La scuola italiana è in questo momento de facto un'educazione al razzismo. Quella per lo ius soli, o lo ius scholae sono le lotte fondamentali, come quella contro i respingimenti in mare. Per questa ragione per me va criticato il ministro Valditara. Per le nuove linee di educazione civica, per le classi di italiano potenziato, l'idea di integrazione come assimilazione, per il suo sostegno a Salvini nel processo di Palermo. Non solo in nome della libertà di espressione, ma in nome di un'idea diversa di società, di mondo, di giustizia, in cui tra essere italiani, singalesi, austriaci, peruviani, ghanesi, estoni, eritrei, non c'è nessuna differenza. Il nostro compito è educare a questo riconoscimento, educare a questa giustizia, alla realtà che impariamo nelle classi tutti i giorni da persone di otto o quindici anni. Christian Raimo, Facebook
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È bene che le persone aprano gli occhi sulla direzione che ha preso questo Governo di Destra.
Riprendo due articoli comparsi sulle pagine di Repubblica negli ultimi cinque giorni.
Più disturbi alimentari e meno fondi dal governo: “Lasciano sole le Regioni”
LA TESTIMONIANZA
“Io, madre di un’anoressica, vi dico che questo governo se ne frega dei più deboli”
di Caterina Giusberti
Niente più fondi per i disturbi alimentari che riguardano 4 milioni di italiani: “E’ la seconda causa di morte tra i ragazzi, senza sostegno sono perduti”
«Queste non sono devianze, sono malattie psichiatriche gravi. Queste ragazze e questi ragazzi non hanno più voglia di vivere, si trasformano. Senza la rete sui disturbi alimentari dell’Emilia-Romagna la mia famiglia sarebbe stata persa. Ma a questo governo dei fragili, dei deboli, non importa nulla: si vede dalle scelte che fanno». Claudia è mamma di una ragazza di 17 anni che si ammalata di anoressia a luglio 2020, in piena pandemia. All’improvviso al mare non voleva più mangiare il gelato, a cena litigava con la forchetta, sminuzzava tutto, ha iniziato a pesare sempre meno.
La situazione è precipita in pochi mesi, a ottobre 2020 ha vissuto il primo di una serie di ricoveri salva-vita. «E ne stiamo uscendo, faticosamente, adesso», dice Claudia.
Per un periodo sua figlia è stata seguita anche dal centro Gruber. «Ma i posti in residenza erano pieni - racconta - quindi ci avevano prese in day hospital: io la portavo tutti i giorni alla mattina e la andavo a prendere la sera. Dopo un po’ però ci dissero che non era il posto per lei, perché era troppo grave, stava perdendo troppo peso. Così alla fine abbiamo trovato posto a Parma, in una struttura residenziale che si chiama Il Volo». Sua figlia c’è rimasta nove mesi. «Quando è arrivata lì non mangiava niente, pesava 37 chili. Poi lentamente, piano piano, hanno iniziato a farle riprendere un pochettino di peso. Col tempo ha iniziato a potere uscire un po’ e alla fine è tornata a casa». Ma ancora adesso è seguita da uno psicologo, un dietista e un neuropsichiatra. In casa, a ogni pasto, misuriamo quello che mangia con la bilancia o con un mestolo. La rassicura sapere che lo facciamo», spiega Claudia
Sapere del taglio del fondo nazionale sui disturbi alimentari l’ha molto allarmata. «Penso a mia figlia che ha ancora bisogno di essere seguita - prosegue - Ma penso anche chi ha un ragazzo o una ragazza che precipita in questo problema oggi. Senza una rete di sostegno sei perso. Il rischio al quale esponi i tuoi figli è elevatissimo. È la seconda causa di morte per i ragazzi in Italia, dopo gli incidenti stradali. Servono risorse strutturali, stabili, sicure».
Disturbi alimentari, rete di cura più fragile
di Jessica Muller Castagliuolo
Le strutture dedicate alla cura dei disturbi alimentari e della nutrizione in Italia sono 126, frammentate a livello regionale. Senza il finanziamento molte rischiano la chiusura
Negoziare una tregua. Fermarsi prima che sia troppo tardi.
È complesso quando teatro di battaglia politiche è il proprio corpo che, chilo dopo chilo, finisce per identificarsi con la malattia che lo divora. Un percorso feroce, che svuota o sedimenta troppo. A camminare su questo filo sospeso sono sempre più ragazze e ragazzi che dai disturbi alimentari stanno cercando di uscire. Un grido collettivo che proviene da corpi silenziosi, la cui traccia evapora davanti a uno specchio.
Nel riflesso, l’immagine di un’epidemia: i disturbi alimentari sono la seconda causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali.
Oltre 3 milioni le persone prese attualmente in carico in Italia.
“Oggi il disturbo prevalente è la bulimia nervosa. I disturbi mutano rapidamente perché sono collegati a contesti culturali e sociali del nostro tempo. Sono sofferenze profonde, c’è un desiderio di morte dentro”. Laura Dalla Ragione, direttrice della Rete disturbi alimentari Usl 1 dell’Umbria, ci racconta che negli ultimi anni la situazione è cambiata, non solo per l’aumento dei casi, che dai 680.456 del 2019 sono cresciuti di un milione nel 2023, per arrivare a 1.680.456, “a cambiare è la psicopatologia: in questo momento i quadri dei disturbi alimentari puri sono il 40%, il 60% sono invece quadri di comorbilità con altre patologie. Ad esempio, l’autolesionismo, un fenomeno che è aumentato moltissimo”.
Vale anche per le malattie del nostro tempo: anoressia, bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata, sono sempre più presenti nell’immaginario collettivo, ma i connotati clinici faticano ancora a trovare residenza stabile e un “paesaggio" concreto.
Susan Sontag scriveva che “è quasi impossibile prendere residenza nel regno dei malati senza lasciarsi influenzare dalle sinistre metafore architettate per descriverne il paesaggio”. Vale anche per le malattie del nostro tempo: anoressia, bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata, sono sempre più presenti nell’immaginario collettivo, ma i connotati clinici faticano ancora a trovare residenza stabile e un “paesaggio" concreto.
Il Fondo cancellato
Tuttavia, l’emendamento votato dal Senato il 21 dicembre 2021 sanciva un passo in avanti con l’istituzione di un Fondo presso il Ministero della Salute di 25 milioni di euro (15 milioni di euro per il 2022 e 10 milioni per il 2023) dedicato all’apertura di centri specializzati e alla creazione di una rete di sostegno per pazienti e famiglie. Ma la Legge di Bilancio 2024 taglia il finanziamento e i centri di assistenza, già pochi e frammentati a livello regionale, rischiano la chiusura il 31 ottobre prossimo.
Le strutture sul territorio nazionale, secondo l’ultimo censimento al 2023, sono 126 di cui 112 pubbliche 14 appartenenti al settore del privato accreditato. 63 i centri al Nord (20 in Emilia-Romagna e 15 in Lombardia), 23 al Centro (di cui 8 nel Lazio e 6 in Umbria), 40 quelli distribuiti tra il Sud e le Isole (12 in Campania e 7 in Sicilia). “Ci sono regioni che hanno attivato degli ambulatori con questi fondi perché non avevano nulla: il Molise, l’Abruzzo, le Marche, la Campania, la Puglia. È stato assunto personale a termine che non potrà essere rinnovato”, commenta Dalla Ragione.
Ma cosa implica per una persona affetta da un disturbo alimentare interrompere le cure?
“L’interruzione delle cure è un elemento di aggravamento del quadro e significa lasciare i pazienti in balia di sé stessi. Quando si inizia un trattamento si instaura un rapporto di fiducia.
Non puoi dire a un paziente, dopo averlo a fatica convinto che questo sia il percorso giusto, che l’ambulatorio ora chiude.
Ci sono pazienti delicati che possono anche rapidamente avere un’evoluzione negativa”
Stefano Tavilla, co-fondatore della Fondazione Fiocchetto Lilla, spiega: “Le liste d’attesa si allungheranno e purtroppo si inizierà a pensare a una risoluzione della cura verso il basso. In quel contempo, la malattia va avanti. A quel punto la condizione di salute del paziente si aggrava e quando si è finalmente presi in carico la malattia non sarà più certificata da un percorso di guarigione, ma di raggiungimento di minimi obiettivi, che possono essere un particolare peso o la scomparsa di sintomi. Questo vuol dire che andiamo a creare una generazione di malati a lungo termine”.
I livelli essenziali di assistenza [L.E.A.]
È intanto in corso la revisione dei Lea (livelli essenziali di assistenza), ferma al 2017, e sono state fatte proposte dalle società scientifiche e dalle associazioni dei familiari, per inserire finanziamenti vincolati e permanenti per i Disturbi dell’alimentazione e della nutrizione e di allargare le prestazioni gratuite necessarie al monitoraggio della patologia, vista la complessità e la durata delle patologie.
“La nostra istanza è nata già con una manifestazione di piazza ad ottobre 2021, in pieno Covid – continua Tavilla - Attualmente su 21 regioni solo 9 hanno una rete completa.
Si finisce per peregrinare in Italia alla ricerca di un sistema di cura e si creano lunghe liste d’attesa.
L’inserimento nei L.e.a. permetterebbe a tutte le regioni di avere le risorse dedicate per creare una rete minima di cura che va dall’intercettazione del paziente in ambulatorio, alla comunità residenziale o all’ospedale”. Laura Dalla Ragione aggiunge: “Ci devono essere dei fondi vincolati per i disturbi alimentari, esattamente come per l’autismo.
Sono patologie dove il tasso di mortalità e molto alto e dove, essendoci una componente psichica e medica, la mortalità non è solo legata al suicidio (come avviene per le salute mentale), ma anche a conseguenze organiche”.
Dai disturbi alimentari si può però guarire. Ma, come conclude Laura Dalla Ragione: “Non c’è in letteratura un caso di remissione spontanea da queste patologie: non si guarisce senza cure.
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Quante volte, nel corso di una conversazione, ci siamo ritrovati a interpretare le parole degli altri attraverso la lente delle nostre esperienze e delle nostre aspettative? Attribuiamo ai loro discorsi intenti che potrebbero non esserci, generando malintesi e incomprensioni. Questo fenomeno è particolarmente evidente quando si affrontano temi delicati, come quelli legati alla crescita personale, alla spiritualità o alle convinzioni politiche. Spesso tendiamo a valutare le idee altrui in base a quanto si allineano con le nostre, piuttosto che cercare di comprenderne le ragioni profonde. Ci chiediamo se ciò che l'altro dice sia "giusto" o "sbagliato", trascurando il fatto che ogni individuo ha un proprio percorso e una propria visione del mondo.
Proiettare le nostre convinzioni sugli altri spesso innesca dibattiti infruttuosi e ci impedisce di cogliere le opportunità di crescita che nascono dal confronto. Immaginiamo, ad esempio, che un amico ci racconti di aver deciso di intraprendere un lungo viaggio zaino in spalla. Potremmo essere tentati di giudicare la sua scelta in base alle nostre esperienze: se amiamo i viaggi avventurosi, potremmo incoraggiarlo e condividere le nostre emozioni; se, al contrario, preferiamo vacanze più tranquille, potremmo esprimere perplessità o preoccupazione.
Invece di focalizzarci sulla nostra personale reazione, dovremmo cercare di comprendere le motivazioni che hanno spinto il nostro amico a prendere questa decisione. Forse desidera uscire dalla sua zona di comfort, alla ricerca di nuove esperienze e di una maggiore consapevolezza di sé. Forse sente il bisogno di staccare dalla routine quotidiana e di connettersi con altre culture.
Ogni individuo ha un percorso unico e ha il diritto di sbagliare, di cambiare idea e di crescere a modo suo. Quando giudichiamo gli altri, stiamo in realtà cercando di controllare il loro percorso, di plasmarlo secondo i nostri desideri. Imponiamo così un limite alle loro possibilità, costringendole a muoversi all'interno di un perimetro prestabilito da noi. È un’azione pericolosa che può minacciare la loro autonomia e la loro integrità.
È fondamentale fermarsi un momento e riflettere sulle conseguenze dei nostri giudizi. Quando etichettiamo le scelte degli altri, stiamo in realtà esercitando un potere sottile, spesso incosciente, che può avere un impatto profondo sulla vita delle persone. I nostri giudizi affrettati possono spegnere entusiasmi, soffocare la creatività e spingere gli altri a conformarsi alle nostre aspettative, rinunciando ai propri sogni e desideri.
Pertanto, è fondamentale coltivare una maggiore consapevolezza dei nostri giudizi e delle loro potenziali conseguenze. Prima di esprimere un'opinione, dovremmo fermarci a riflettere: stiamo davvero cercando di comprendere l'altro o stiamo semplicemente cercando di affermare la nostra superiorità? Le nostre parole stanno costruendo o distruggendo?
Quando ci troviamo di fronte a scelte diverse dalle nostre, è fondamentale sospendere il giudizio e cercare di metterci nei panni dell'altro. Solo in questo modo possiamo apprezzare la ricchezza e la diversità delle esperienze umane e costruire relazioni più profonde e significative. Questo approccio non significa rinunciare alle proprie convinzioni o fingere di essere d'accordo con tutto ciò che gli altri dicono. Significa semplicemente riconoscere che esistono molteplici prospettive valide e che ciascuna di esse ha il diritto di essere ascoltata e rispettata. Quando riusciamo a superare le nostre proiezioni e a comprendere le ragioni profonde che motivano le azioni degli altri, apriamo le porte a un dialogo autentico e costruttivo. Un dialogo che ci permette di crescere insieme, imparando gli uni dagli altri e arricchendo la nostra visione del mondo.
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare
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L’IPCC è gli SCENARI spacciati per scienza esatta.
Sicuramente conoscete la parola SCENARIO, ma forse non sapete cosa sono gli scenari dell’IPCC, quelli che i media utilizzano per avvalorare l’apocalisse dei cambiamenti climatici.
Nel 2014, l’IPCC fornisce questa definizione.
Quello che è da sottolineare, è “una plausibile rappresentazione dello sviluppo futuro” Plausibile = che appare possibile crederci.
Gli scenari possono avere diversi sviluppi potenziali che hanno conclusione in una delle categorie rappresentate in figura.
Ma chi decide a quale categoria appartiene lo scenario? Pare che per gli scenari climatici nessuno si prenda la responsabilità.
Un gruppo di ricercatori dell’Università del Colorado, ha preso in considerazione 1.1884 scenari presenti nella relazione IPCC AR5 del 2014.
Nella figura sono rappresentate i 4 esiti: 8.5, 6.0, 4.5 e 2.6
Tutti gli scenari sono considerati “Plausibili” dall’IPCC. Da cosa si capisce che sono plausibili?
Dal fatto che li hanno messi nel database; questo è quanto! I ricercatori si sono chiesti: questi scenari sono stati sviluppati nel 2005. Ora abbiamo i dati reali fino al 2020.
Possiamo vedere se quegli scenari cosa hanno previsto per il 2020 e confrontarli con i dati reali?
Ecco cosa è venuto fuori: Gli scenari 6.5, 7.0 e 8.0 risultano implasubili.
Gli scenari 4.5 e 3.4 sono decisamente più plausibili.
Ora, considerando che l’analisi fatta nel 2020 è più attendibile di quella fatta nel 2005, a governare le scelte politiche dovrebbero essere gli scenari 3.4 e 4.5.
Invece no. Gli scenari apocalittici sembrano gli unici da prendere in considerazione.
Le menzioni dello scenario 8.5, il più estremo del gruppo, aumenta attualmente negli ultimi due report.
Nel 2022 ha il 60% delle menzioni sullo scenario più implausibile.
Sui giornali, infine, quello che viene pubblicato richiamato dei report IPCC sono ESCLUSIVAMENTE le istantanee più estreme dello scenario più implausibile.
Ora decidete voi se gli scenari catastrofici pubblicati sui media vi ricordano la scienza o la fantascienza.
Fortunato Nardelli
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Come risponderesti alle accuse per cui la top surgery è diventata più una body modification piuttosto che una gender affirming surgery? Questa accusa deriva dal fatto che è diventata una operazione chirurgica cui si sottopongono anche donne che non sperimentano disforia di genere e non hanno intenzione di intraprendere un percorso di transizione. Ti mando il link del video in questione, spero non ti triggeri o altro
https://youtu.be/pCc-W8F-qZ0?si=7_Ic4xneDbX4STFR
Ciao! Non guarderò il video in questione perdonami, l'ho aperto e mi è bastato vedere un estratto di un video di Sarah Kate Smigiel ripreso (in modo credo illegale) per contestare ciò che dice. SK è una persona che seguo e stimo, al contrario di chi ha fatto il video, Arielle Scarcella e Buck Angel. Entrambi molto conservatori, che per il solo fatto di essere una persona lesbica e una persona trans si sentono legittimati a difendere posizioni à la Salvini. (Del tipo che secondo loro le persone non binarie non esistono, quindi ti comunico che al momento stai parlando con un fantasma). Loro due sono la dimostrazione che non conta "chi sei", ma come ti posizioni.
Fatta questa premessa, perché dovrebbe essere un'accusa? Cosa ci sarebbe di male se una persona volesse operarsi per motivi esclusivamente estetici e non di affermazione di genere? Ci rifacciamo il naso per affermazione di genere? No, eppure nessuno si sognerebbe di criticare tale scelta. C'è chi si rifà il corpo in toto, chi si tinge e taglia i capelli, chi si ricopre interamente di tatuaggi etc... ma queste scelte non vengono stigmatizzate a livello sociale. Il problema per me qui sta nella visione patologizzante: non gli sta bene che le persone possano fare qualcosa semplicemente perché vogliono e non perché soffrono. Secondo questo schema di comprensione, se sei trans, tutto ciò che fai si riconduce a disagio, tentativo disperato di allineamento mente-corpo, affermazione di genere. Per molte persone sarà anche così, ma perché fa così tanto scalpore che una decisione come la mastectomia possa essere presa da chiunque in serenità, senza per forza voler affermare il proprio genere ma semplicemente la propria identità?
Le persone fanno la qualunque per stare bene con sé stesse e vedersi riflesse come si piacciono. Lo stesso confine tra affermazione di genere e scelta estetica per me è più sfumato di quanto crediamo. Anche per me individualmente è così, io non mi sto operando per affermarmi "più maschio" o perché sto così male da non uscire di casa, lo faccio per piacermi di più e vedere allo specchio ciò che desidero: affermazione di genere sì, ma anche scelta estetica per essere fisicamente più vicino a quel "come voglio essere da grande". Ognun* è responsabile del proprio corpo, ne fa ciò che preferisce, e difficilmente si arriva fino in fondo a un'operazione chirurgica senza volerlo davvero (prima ci sono incontri, pagamenti, esami etc...). Cosa importa chi la vuole e perché la vuole? Se una donna cis si piace di più senza tette, nessun* si deve permettere di dirle che non va bene. Jess T. Dugan è una persona che continua a usare il pronome she/her che ha deciso di fare la top surgery, ne ha fatto una parte bellissima della propria carriera fotografica e dopo anni anche una mostra, perciò direi che esiste anche questa felice possibilità.
Sogno un mondo in cui non dobbiamo rompere il cazzo alle persone, ma piuttosto accompagnarle ed essere loro di supporto nelle varie scelte che prendono. Rispondere ai dubbi, informare, fare in modo che siano scelte consapevoli, ma senza porre paletti o confini su chi può fare cosa. Io poi non sò per le politiche identitarie regà, studio Butler Foucault e la teoria queer per me pure tutti sti confini hanno senso fintanto che li usiamo per giocarci, per ritrovarci tra noi, per lottare politicamente, costruire fronti, farci riconoscere e darci nomi che ci facciano sentire bene... Però mica pensiamo che la profondità umana si risolva così, no?!
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