#Libertà autentica
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divulgatoriseriali · 7 months ago
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Il carattere in psicologia: articolo introduttivo al concetto di automatismo comportamentale
Esplorare il concetto di carattere in psicologia è una sfida affascinante, poiché si tratta di un fenomeno tanto complesso quanto sfuggente. Il carattere è più di una semplice descrizione dei tratti comportamentali di un individuo; è piuttosto il tessuto stesso della nostra esperienza, il modo unico in cui ogni persona interagisce con il mondo che la circonda. Per comprendere appieno il…
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petalidiagapanto · 4 months ago
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«Ci vuole coraggio per guardare profondamente dentro di sé, ma d’altro canto finché non ci saremo riusciti non potremo sperimentare una vera pace, né un’autentica libertà»
(Deepak Chopra)
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be-appy-71 · 9 days ago
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Non esiste il peccato
o l’indecenza
là dove la complicità
permette alla passione
di esprimersi con la più
autentica libertà... ♠️🔥
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scogito · 6 months ago
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Il concetto di libertà va preso sempre con misura, poiché spesso nasconde immaturità di fondo, incapacità di relazionarsi, o negazione di responsabilità.
Tuttavia per chi ci arriva consapevole della scelta e di chi è, raccoglie l'elevazione autentica di un Essere umano.
Va da sé che si può stare in coppia anche restando liberi, in ogni caso "sono ancora in vetrina" è bellissima!
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smokingago · 1 year ago
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Il discorso integrale di Gino Cecchettin al termine dei funerali della figlia Giulia, 22enne uccisa dall'ex fidanzato.
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«Carissimi tutti, abbiamo vissuto un tempo di profonda angoscia: ci ha travolto una tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai. Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio. Mi scuso per l'impossibilità di dare riscontro personalmente, ma ancora grazie per il vostro sostegno di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili. La mia riconoscenza giunga anche a tutte le forze dell’ordine, al vescovo e ai monaci che ci ospitano, al presidente della Regione Zaia e al ministro Nordio e alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia.
Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente,
un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà:
il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti. Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà
prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione
Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali.
Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.
A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso
e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.
È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente,
a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli.
Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficolt�� senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza inizia nelle famiglie,
ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti. Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme
per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.
«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente
coloro che hanno il meglio di tutto,
ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta,
ma di come danzare nella pioggia…»
Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotto questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano. Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio.
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saladinovasser · 26 days ago
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Rileggendo alcuni miei vecchi appunti, esattamente 2 anni fa mentre stavo rialzandomi da un periodo non facile, scrivevo questo:
"Se sei già morto, perché temi ancora di morire? E della morte tua che hai timore o di quella del mondo intorno a te? La senti la libertà della fine? Senti quel senso di leggerezza dovuto al nulla intorno a te? Non è necessario morire realmente per iniziare a vivere, basta accettare di morire. In silenzio e senza paura…
E invece ho paura. Ho paura perché ora sto ricominciando ad affezionarmi alla vita, ma allo stesso tempo non ricordo più cosa significhi (ammesso che l'abbia mai saputo), lottare per tenersela stretta. Non voglio perdere la mia indifferenza alla morte, ma neanche voglio morire."
In effetti non ho ancora imparato a vivere o quantomeno a tenermi stretta la vita. Tutto ciò che mi limito a fare è eseguire dei semplici compiti di autoconservazione. Paradossalmente anziché liberare la mia natura, ho finito per rinchiudermi ancor più saldamente, solo ed isolato, nella gelida gabbia della cruda esistenza, condannandomi al 41 bis di una estrema ed atarassica razionalità.
Il problema è che ogni tanto torna ad affacciarsi quell'ansia per il fallimento, passato e futuro, che mi avvolge in ogni sua forma e si lega all'angoscia dell'impotenza, alla sensazione che qualunque cosa farò non potrò mai cambiare nulla.
E sento l'inflessibile Moira che bussa, che sospira nel mio orecchio, sussurrandomi parole dolci e soavi, promettendomi quella liberazione, quella tanto agognata κένωσις soterica e catartica, quello svuotamento da quel vuoto infinitamente denso e pieno di nulla che mi soffoca e mi trascina con sé, a fondo. Come un grido che finalmente si libera, svuotandosi di quel silenzio pressante e quel dolore ammutolente, nel solito sogno in cui provo ad urlare, ma la voce non esce.
Così io le accenno un sorriso con un’espressione beata e sollevata ma allo stesso tempo procrastinatrice, prima di tornare alla notte. Quella stessa Notte novalisiana dove la fantasia creatrice è la sola realtà, dove posso tornare ad essere dio o fantasma, e dove ancora una volta cerco conforto. Nella speranza che anche stavolta la luce della mia ragione, anche se solo per il breve intervallo che separa il tramonto dall'alba, si attenui innanzi alle tenebre della mia autentica essenza.
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tizianacerralovetrainer · 1 year ago
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Risuonano forti le parole lette in chiesa durante l’ultimo saluto a Giulia dal suo papà, Gino Cecchettin.
“Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria.
Allegra, vivace, mai sazia di imparare.
Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti.
Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita.
Come può accadere tutto questo?
Come è potuto accadere a Giulia?
Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione
Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere.
Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali.
Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.
A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possessoe all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.
È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro.
La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli.
Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza.
La prevenzione della violenza di gene e inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti.
Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere.
Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento.
La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne.
Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.
«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia…»
Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma.
Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia.
Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotta questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano.
Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare.
E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio”.
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susieporta · 4 days ago
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Dieci di Spade
"L'imperativo categorico: -Si fa così!-".
L'impotenza è acquisita.
Nessuno nasce "ferito".
Nessuno vorrebbe ritrovarsi a vivere la propria vita "per qualcun altro", tentando di allentare, dominare, alleggerire il dolore, la paura, la morte di chi lo circonda.
Ma le memorie familiari e i codici di alleanza antichi sono potenti nel nostro Corpo. Ci direzionano, ci strattonano, ci avvolgono nella pesante sensazione di non essere liberi.
Su questo piano di Coscienza, l'individuo è schiavo, è inerme, è impotente. E si sacrifica per amore. Senza nemmeno averlo consciamente scelto.
Il "potere volitivo" è annullato. Non abbiamo una terra, un luogo fisico e spirituale, non abbiamo diritto all'esistenza se non in funzione dell'obbedienza e del sacrificio estremo.
E se proviamo a "sottrarci", il cappio ci riporta indietro. E rischiamo di morire "strangolati".
Per noi è tutto reale. Noi davvero "funzioniamo" in rappresentanza di queste credenze. Anche se è un illusione. Anche se è una credenza. Anche se è puro sortilegio.
L'Amore muove il Mondo.
Non il Dolore.
Ed è per questo che sentiamo l'incongruenza degli schemi del Passato. E' per questo che soffriamo.
Perché ciò che stiamo vivendo, se genera dolore, ansia, disagio o terrore, non è sano. Non è allineato alla naturalità dell'Essere, alla sua condizione originaria, al suo reale funzionamento interiore.
La "naturalità" è la Libertà.
Nessuno è schiavo di nessuno. Nessuno si sostituisce a nessuno. Nessuno si immola per nessuno.
Ciò che è rotto nell'altro, non si ripara. Non è nostra responsabilità farlo. Non è il nostro sacrificio che porterà un cambiamento nella condizione dell'Altro.
Non si perde più tempo a "spiegare".
Nel nostro Cuore oggi c'è un nuovo monito interiore da portare nella Materia e nelle Relazioni: "Si fa così".
Ed è un atto volitivo sentito, autonomo, originale, unico e allineato con la nostra origine.
"Si fa così".
Non c'è un altro modo.
"Perché?" - potrebbero chiedere gli altri -
"Perchè questa è la mia autentica volontà e questo è il mio territorio".
La Spada.
L'atto perentorio nella Materia.
Non ci sono più: "Ma... però".
Non sono contemplati nella Verità del Cuore i "però".
Ci sono solo "scelte allineate ed energicamente coerenti".
Novembre ha ristrutturato e maturato la nostra Struttura vibrazionale.
Non dobbiamo più spiegazioni a nessuno.
Non serve più discutere, colludere o patteggiare con chi non vuole sentire.
Seppur la vista è buona, nell'Altro il Cuore potrebbe essere chiuso e le orecchie tappate.
Non è necessario spendersi energeticamente per "farsi comprendere" o "ricevere benedizione" per i prossimi movimenti di scelta e di azione.
E' già stato detto tutto.
Ora si può andare. Con o senza chi credevamo volesse crescere insieme a noi, amarci e vederci felici e realizzati.
Oggi il timone della "Direzione emozionale" è nuovamente nelle nostre mani.
Nessuno potrà farci più sentire "meno".
Oggi il Cuore della Vita ritorna a battere "per noi".
L'Autunno caldo sta esaurendo la sua sconvolgente e potente spinta alla trasmutazione.
L'Inverno bussa alle porte del Cuore, a sedimentare e proteggere l'immenso movimento energetico di Rivoluzione interiore.
Saranno mesi profondi, commoventi.
Di sentita e definitiva chiusura.
Di commiato con il nostro Antico Mondo.
Non più espresso attraverso la negazione, la condanna, il rancore, la rabbia o il conflitto. Ma con sincera gratitudine e riconoscenza.
Il Passato oggi finalmente si illumina di "sacralità".
E può riposare in pace. Nello struggente silenzio della Terra degli Avi, sepolto ai piedi degli alberi di pesco sfioriti, nella delicata poesia della brezza invernale.
Mirtilla Esmeralda
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marquise-justine-de-sade · 3 months ago
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Non esiste il peccato o l’indecenza là dove la complicità permette alla passione di esprimersi con la più autentica libertà.
LOVER
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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Solo chi sa perdere chi ha generato può essere una madre autentica. È questa, infatti, la prova più grande che attende ogni madre: lasciar andare il figlio dopo averlo generato e accudito, donandogli la libertà come segno dell'amore.
Massimo Recalcati
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klimt7 · 10 months ago
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Credo che nessuna immagine renda cosi bene, cosa sia la Comunicazione Autentica.
Quella fatta di vene, sangue, paure, ricordi verità, fragilità e coraggio allo stato puro
Un riversarsi e uno scambiarsi nella fiducia e nella libertà. La gioia di sentirsi vivi e fatti della materia della vita che è dialogo e profondità.
Ciò che di più simile al moto ondoso del mare esista dentro le persone.
Come una risacca, un suono e un profumo d'autentico in un mondo di menzogne.
Il moto delle onde contrapposto alla calma piatta d'uno stagno o all'immobilità di un pantano o alla rigidità della paura.
Solo nel dialogo c'è movimento, evoluzione. Crescita.
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colorfulprincewombat · 1 year ago
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Nel sottomettermi ai suoi desideri mi sento estremamente appagata, questo non mi rende meno donna o meno libera come si potrebbe semplicemente immaginare, al contrario.
La mia libertà è proprio in questa scelta consapevole, seppur audace e per alcuni versi incomprensibile, di assecondare la mia natura più autentica.
Mi eccitano i suoi ordini perentori e che siano inequivocabili, credibili, inusuali, privi di qualsiasi compromesso, frutto di una maestria fuori da ogni schema.
Sono libera di assecondare le sue voglie e lo faccio perché godo nel farlo, mi eccita sentirmi il collo vestito della sua volontà, le gambe costrette fra loro, talmente costrette che può passarci solo il mio piacere liquido.
Custodisco il mio segreto non perché me ne vergogni, ma perché è una cosa a cui tengo, molto, come fossi un'adolescente con il proprio diario: nel palesarlo lo renderei meno eccitante.
Riflettendoci mi immagino già fra le sue cosce, che mi accarezza la nuca, mi scosta i capelli dopo aver redarguito le mie innumerevoli e provocatorie intemperanze che però adora ascoltare, mi immagino lì a slacciargli le scarpe, per poi farlo di nuovo mio.
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scogito · 6 months ago
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<<‘Merita’ è una parola complicata. Ci sono così tante persone che meritano di avere questo tipo di vita e che non lo fanno, ma penso di sentirmi a mio agio nel non meritarlo e nel farlo comunque. E so che se non lo facessi non aiuterei nessuno. Ho visto due percorsi quando ho iniziato, e uno di questi era: cambia il mio nome, farmi un’operazione al naso e andare a fare casting. Va bene essere presi in giro quando si è in una posizione privilegiata. Sono fortunata. I miei rapporti con i miei genitori sono davvero onesti e positivi, e questo supera qualsiasi cosa qualcuno possa dire al riguardo.>>
___________________________
Le distorsioni dell'ego e della mente sono degne dei migliori voli pindarici e dei più alti fuochi pirotecnici.
Questo sopra è solo uno dei tanti esempi che si possono fare sulla bassezza della natura umana e la sua assoluta mancanza di volontà di essere utile alla condizione sociale e al suo reale progresso.
La sola preoccupazione che la media delle persone si pone è il proprio vantaggio o svantaggio. Non importa se un comportamento è ingiusto o immeritato, se produce e continua a intossicare un circolo di viziosi, importa solo che so darmi giustificazioni sufficientemente coerenti con la mia libertà di fare schifo.
La Giustizia va al di là di sé. È volontà di essere superiori alla melma di ruffiani, invidie, tornaconti e di egoriferiti di cui questo mondo trabocca.
Ha a che fare con l'evoluzione autentica ed è praticata solo da autentici essi umani.
Cosa molto rara visto che la maggioranza non è in grado di discernere tra vanità e bravura, anzi brama la prima e aspira a imitarla nei modi e nelle scorciatoie.
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crazy-so-na-sega · 2 years ago
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«Chi dice umanità cerca di ingannarti» recita una famosa citazione di Carl Schmitt. I tempi in cui viviamo sono forse la conferma più nitida di tale perentoria affermazione. Avete mai ascoltato una persona sensata predicare qualche cosa che appartenga autenticamente all’umanità?
Se proviamo ad attribuire un senso alle espressioni: «l’umanità è colta» o «l’umanità è analfabeta» o «l’umanità è pacifica» o «l’umanità è guerrafondaia» vedremo immediatamente come tali preposizioni non solo risultino inesatte se confrontate con la realtà ma anche ingannevoli, come già aveva intuito Schmitt. L’umanità, invece, altro non è che una parola che designa l’insieme dei soggetti o meglio dei popoli che vivono sulla terra, un termine per definizione inesatto in quanto non esperibile nemmeno come somma.
È una concezione astratta, nel cui nome si sono commessi (e si continuano a perpetrare) grandi delitti lungo il corso della storia. L’umanità non è un soggetto della storia, non agisce, non subisce azioni, non si trova in una o altra situazione, dell’umanità non si può predicare nulla, l’umanità non si può né amare né ammirare eppure è evocata quotidianamente a piè sospinto dalle grandi potenze che regolano il mondo, cartina di tornasole utile ai dominanti per trascrivere mappe concettuali predeterminate a detrimento dei dominati, abbagliati dal candore di tale termine apparentemente universale.
Si delinea quindi nuovamente un antico conflitto che vede frapposti da un lato l’esistenza autentica dell’uomo, dall’altra l’essenza di questo, inautentica e astratta.
La tradizione del pensiero occidentale, incalzata dalle filosofie di Platone e Aristotele, ha sempre cercato di cogliere la natura delle cose individuandone le essenze; ad esempio, per essenza del cavallo ciò che unifica tutti i cavalli empirici che possono presentarsi in natura in tutta la loro varietà (grandi, piccoli, di colori diversi, etc), quindi tutti accomunati da un’essenza che è quella del cavallo. Il problema che i pensatori esistenzialisti si pongono, ora più che mai tornato attuale, è che l’uomo non è sufficientemente definito se lo si archivia mediante un’essenza. Uomo come essenza, alla stregua di umanità, è un termine generico che non ci dice nulla che esaurisca autenticamente la sua natura, la sua essenza.
Un pensatore rinascimentale, Pico della Mirandola, aveva teorizzato che l’uomo ha per essenza quella di non avere un’essenza, quindi il doversi determinare da se, squalificando qualsiasi concezione generalizzante. Il discorso esistenzialista, per certi versi, partendo da questa “assenza di essenza”, riprende un discorso che può essere riassunto in questi termini: ciò che definisce autenticamente l’uomo è la sua concreta, storica, esistenziale individualità e non il fatto di corrispondere ad un’astratta definizione quale può essere umanità.
Prendiamo ad esempio la preposizione «l’uomo è un animale ragionevole»: chi di noi si sente sufficientemente definito per compiere tale generalizzazione attorno all’uomo? Quando si parla di ragione, quali e quanti criteri vanno fissati perché questa venga reputata tale? Certo, noi possiamo definirci uomini ragionevoli perché agiamo in un orizzonte cognitivo, così come possiamo definirci bianchi e neri, europei e africani, autoctoni come immigrati; eppure queste categorie funzionali a definire l’essenza uomo non ci dicono qualcosa di più sulla nostra reale condizione di uomini. Questo “di più” mancante è la concretezza esistenziale di ogni individuo sulla quale il pensiero contemporaneo dovrebbe tornare a porre l’accento.
Di tale concretezza fa parte essenzialmente il tema della libertà ed è per questo che tale esistenzialismo deve tornare ad essere una filosofia incentrata sulla problematica dell’individualità, dell'essere agenti della propria storicità e della singolarità irripetibile di ciascun individuo. La riscoperta di tale autenticità della natura umana deve però passare obbligatoriamente dall’abolizione di termini pass-partout come “umanità”, oggi consunto dall'uso vago e retorico che se ne fa.
La pretesa di un colpo d’occhio oggettivo sul mondo e del rapporto di questo con il vivere umano è insostenibile poiché ogni uomo, in quanto pensante, non è che un singolo esistente immerso nella temporalità. Chi usa il termine umanità non solo cerca l’inganno ma è anche immorale, in quanto nell’astratto collettivo cerca riparo dalla propria responsabilità individuale, alimentando la società moderna dove vige il principio dell’anonimo a danno del singolo. Là dove si invoca umanità vi è una situazione storica in cui tale messaggio apparentemente universale a parole, è di fatto reso lettera morta, sottoposto a compromessi e mondanizzato, privato della sua verità più profonda e terribile. Un'umanità siffatta non esiste; esistono gli uomini.
-G.Pasquali
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micro961 · 30 days ago
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Gianluigi Tartaull - Il nuovo singolo “La Giostra”
Il cantautore filtra i luoghi dell’infanzia con lo sguardo dell’adulto
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Il cantautore Gianluigi Tartaull pubblica il suo nuovo singolo “La Giostra”, per Macrì Productions di Alessandro Macrì, disponibile dal 25 ottobre 2024 sugli stores digitali e nelle radio in promozione nazionale. Il brano è estratto dall’album “Le Canzoni Della Via Trova”, in uscita lo stesso giorno: si tratta di un vero e proprio percorso musicale, fra riflessioni e pensieri in libertà, fra strade tortuose, strette e curve e vanta la firma di Lorenzo Sebastianelli per gli arrangiamenti. La Via Trova ha ispirato ogni composizione, con la sua andatura sinuosa come un serpente, che sembra costruita da un ubriaco, e che nel nome ha già un invito a "cercare un senso, anche se un senso non ce l'ha", come dice Vasco Rossi. “La Giostra”, oltre ad essere il titolo di questo nuovo brano, è situata nel Luna Park, il luogo dell’infanzia per eccellenza, pieno di luci e meraviglie. Gli adulti, con gli occhi rivolti verso l'alto, guardano la giostra che gira, gira e poi si ferma; qualcuno scende, qualcun altro rimane sul cavallo per un altro giro. È facile pensare alla giostra come ad una metafora della vita, o come una ruota della fortuna. A terra, qualcuno rimane in attesa e spera che, anche per lui, venga il momento di salire, per provare un po' di quella felicità che si vive nel vortice. La giostra gira, come il mondo, e solo quello sa fare. Essere primi o secondi ha poca importanza e, forse, vincere è un’opinione.
Ascolta il brano
Storia dell’artista
Gianluigi Tartaull vive a Ravenna, dove è nato nel 1948. E' cantautore, musicista e fondatore del gruppo musicale "Bandeandrè", che ripropone le canzoni del grande Faber. Tanti concerti alle spalle, ancora oggi respira musica a pieni polmoni, convinto che creare suoni e parole ci faccia star meglio, con se stesso e con gli altri. Un suggerimento per le presenti e future generazioni, per chi volesse intraprendere un percorso artistico tra pubblicazioni e palco, tra composizione e autentica passione. I singoli pubblicati sono: "Dimmelo", “Golconda”, “La virgola è un pensiero”, “Alieno”, “La mattina della festa” e “Il cielo è di tutti”. Ha pubblicato anche l’album (vinile) “Cuba attraverso Guillen”.
Instagram: https://www.instagram.com/gianluigitartaull/
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susieporta · 3 months ago
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Il Papa
"La sacra Connessione tra Cielo e Terra"
Si conclude l'Era della Ragione.
Essa ha dominato per secoli e secoli, portando l'Umanità a disgregare e allontanare le forme più elementari di Connessione all'Origine.
La Mente ha imposto il suo predominio. Ed ha tentato di annientare le leggi della Natura, con prepotenza e arroganza, arrogandosi il potere illusorio della "superiorità".
Ha spento la Connessione.
Ha ridicolizzato, respinto, antropomorfizzato, strumentalizzato, ogni canale di comunicazione con l'Invisibile, con la sacra Fonte.
Ma l'Origine è Vita.
Ed è anche Morte e Resurrezione.
E questo Tempo così prezioso ce lo sta ricordando.
Nulla accade che non sia parte di un maestoso e sacro circolo di dialogo e comunicazione tra Spirito e Materia.
Nulla accade che non voglia riportarci all'Amore.
Possiamo resistere. Possiamo continuare ad esprimere il nostro "senso di ingiustizia" attraverso l'autodistruzione e la rabbia.
Ma non cambierà nulla.
Perché Rabbia ed Ingiustizia lavorano sul piano dell'immaturità di Coscienza e materializzano "mostri". Proiettano finzione e veli interpretativi.
Sono sentimenti legati alla "resistenza" dove albergano ancora indisturbati i ruoli di Vittima e Carnefice, dove c'è un Buono e un Cattivo, c'è un Giusto e un Sbagliato.
Ma non c'è "risoluzione".
Noi Umani non possiamo puntare sul "perdono". Perché non c'è nulla per cui l'altro debba chiederci "scusa". E nessuno ha "sbagliato".
E' una distorsione di schema la "colpa".
Ciò che è accaduto intorno a noi, e magari continua ad accadere ancora oggi, in termini di disfunzione è frutto dell'immaturità di Sistema Interiore.
E tutto ciò che accade quotidianamente nella nostra Vita, nasconde un messaggio evolutivo e un dono pronto per essere scartato dalla nostra Coscienza.
L'esperienza della Sottomissione ci ha insegnato la Libertà, la Violenza ci ha insegnato il Rispetto per noi stessi, la Morte interiore ci ha insegnato il vero valore della Vita.
Nulla di ciò che accade è "vano". Nulla viene per nuocere o per ferire.
Tutto ciò che viviamo, ci regala un sincero spaccato di ciò che dobbiamo ancora integrare nella nostra Struttura per esprimere la nostra autentica e sincera Manifestazione e il nostro pieno Potere interiore.
E se anche la fatica di "affrontare" ci sembra inizialmente che non porti i risultati evolutivi sperati, piano piano vedremo i nostri pensieri cambiare, le nostre opportunità fare capolino tra l'ombra della perdita e della mancanza, i nostri sforzi produrre i primi sorrisi intorno a noi.
Rompere gli schemi disfunzionali è un "lavoro a tempo pieno".
Occupa ogni istante del nostro piano di percezione umana.
Ma è un campo fertile. E ci dona giorno dopo giorno tanti piccoli semini da interrare, curare e annaffiare con Amore e Dedizione.
Il ritorno all'Origine è un viaggio mozzafiato, è un "sola andata" per la felicità e pienezza.
Si parte nella totale Incoscienza e con tanta paura dell'Ignoto, ma poi non si vorrebbe più scendere da quel meraviglioso Treno che corre all'impazzata e che ci porta ad esplorare tutte le sopite e straordinarie parti magiche che albergano dentro di noi.
I prossimi giorni saranno importanti.
Saranno i giorni della "trascendenza".
Le esperienze del mese di Agosto, siano esse state visibili o invisibili, coscienti o vissute nell'oblio della memoria, si riuniranno per preparare la "chiusura del Ciclo" dell'Anno del Cuore.
Sentiremo convogliarsi dentro di noi movimenti di "riaggregazione" di singoli "pezzi evolutivi", come la sensazione di ricomporre un puzzle, per creare una nuova figura omogenea e distinguibile nelle sue forme essenziali.
L'Autunno ci renderà partecipi di un intenso processo di "sperimentazione" dei nuovi "Strumenti della Funzione", che per chi avrà lavorato alacremente sulla distorsione, sulla vittima, sul boicottaggio dello schema di disfunzione, produrranno sbalorditivi effetti nella Materia.
La Connessione tra Cielo e Terra sarà esplosiva. Ci renderà definitivamente consapevoli del Potere Creativo negato per secoli e secoli dalla Coscienza.
E ci permetterà di sperimentarci nell'Amore vero, quello Cristallino, quello "puro", quello ripulito dalle distorsioni del Passato.
Approfittiamo di questi ultimi rigurgiti di Agosto per regalarci l'ennesimo atto di purificazione interiore.
Concentriamo, in queste ultime giornate estive, l'attenzione su quali sono ancora i nostri "campi di distorsione" e di impotenza, i nostri "temi fragili e scomposti".
Poi non avremo più tempo.
Il vortice autunnale è alle porte.
E qualsiasi "distorsione interiore" ancora attiva verrà amplificata cento volte tanto nella Materia.
E allora vedremo palesarsi davanti ai nostri occhi la pura "Verità".
Su tutto ciò che alberga "di vero o illusorio" dentro di noi e sulle zone d'Ombre più indicibili e obliate di chi ci circonda.
E allora, forza! Avanti tutta con le pulizie!
Mirtilla Esmeralda
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