#Libertà autentica
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divulgatoriseriali · 8 months ago
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Il carattere in psicologia: articolo introduttivo al concetto di automatismo comportamentale
Esplorare il concetto di carattere in psicologia è una sfida affascinante, poiché si tratta di un fenomeno tanto complesso quanto sfuggente. Il carattere è più di una semplice descrizione dei tratti comportamentali di un individuo; è piuttosto il tessuto stesso della nostra esperienza, il modo unico in cui ogni persona interagisce con il mondo che la circonda. Per comprendere appieno il…
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petalidiagapanto · 5 months ago
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«Ci vuole coraggio per guardare profondamente dentro di sé, ma d’altro canto finché non ci saremo riusciti non potremo sperimentare una vera pace, né un’autentica libertà»
(Deepak Chopra)
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pier-carlo-universe · 5 days ago
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L’amore adulto non si cerca: la riflessione poetica di Alejandro Jodorowsky sull’amore maturo. Recensione di Alessandria today
Un viaggio tra il rispetto reciproco e l’autenticità dell’amore adulto
Un viaggio tra il rispetto reciproco e l’autenticità dell’amore adulto Biografia dell’autore. Alejandro Jodorowsky, nato a Tocopilla, in Cile, nel 1929, è uno scrittore, poeta, regista, e filosofo di fama internazionale. Conosciuto per le sue opere visionarie e il suo approccio multidisciplinare, Jodorowsky esplora temi profondi come l’amore, la spiritualità e la psiche umana. La sua produzione…
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be-appy-71 · 2 months ago
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Non esiste il peccato
o l’indecenza
là dove la complicità
permette alla passione
di esprimersi con la più
autentica libertà... ♠️🔥
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scogito · 7 months ago
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Il concetto di libertà va preso sempre con misura, poiché spesso nasconde immaturità di fondo, incapacità di relazionarsi, o negazione di responsabilità.
Tuttavia per chi ci arriva consapevole della scelta e di chi è, raccoglie l'elevazione autentica di un Essere umano.
Va da sé che si può stare in coppia anche restando liberi, in ogni caso "sono ancora in vetrina" è bellissima!
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smokingago · 1 year ago
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Il discorso integrale di Gino Cecchettin al termine dei funerali della figlia Giulia, 22enne uccisa dall'ex fidanzato.
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«Carissimi tutti, abbiamo vissuto un tempo di profonda angoscia: ci ha travolto una tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai. Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio. Mi scuso per l'impossibilità di dare riscontro personalmente, ma ancora grazie per il vostro sostegno di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili. La mia riconoscenza giunga anche a tutte le forze dell’ordine, al vescovo e ai monaci che ci ospitano, al presidente della Regione Zaia e al ministro Nordio e alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia.
Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente,
un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà:
il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti. Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà
prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione
Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali.
Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.
A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso
e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.
È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente,
a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli.
Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza inizia nelle famiglie,
ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti. Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme
per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.
«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente
coloro che hanno il meglio di tutto,
ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta,
ma di come danzare nella pioggia…»
Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotto questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano. Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio.
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tizianacerralovetrainer · 1 year ago
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Risuonano forti le parole lette in chiesa durante l’ultimo saluto a Giulia dal suo papà, Gino Cecchettin.
“Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria.
Allegra, vivace, mai sazia di imparare.
Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti.
Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita.
Come può accadere tutto questo?
Come è potuto accadere a Giulia?
Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione
Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere.
Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali.
Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.
A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possessoe all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.
È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro.
La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli.
Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza.
La prevenzione della violenza di gene e inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti.
Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere.
Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento.
La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne.
Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.
«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia…»
Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma.
Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia.
Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotta questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano.
Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare.
E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio”.
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susieporta · 24 days ago
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Il Papa.
"Il principio di Coerenza"
La Coerenza tra "Sentito e Azione" sarà alla base delle "sperimentazioni di campo" del 2025.
La nostra capacità di accordarci al nostro nuovo Strumento Cristallino, ci permetterà di destituire le ultime reticenze e situazioni conflittuali interiori e partire per il nostro Nuovo Viaggio.
Esso è stato coltivato a lungo tra le pieghe del nostro Destino. Attendeva "noi" per potersi materializzare nella piena libertà di manifestazione.
Presto ci muoveremo nei nostri spazi interiori con più disinvoltura, magia e malleabilità di atto generativo.
"La spontaneità di movimento" e la "volontà di azione" diverranno fonte di profondi cambiamenti nel nostro palcoscenico di Vita.
Il "Cuore risanato" sarà la "lancia" che perforerà i residui di un Mondo interiore (il nostro) che già oggi "non ci assomiglia più". Sarà quell'anelito di potere onesto e determinato che animerà i nostri futuri agiti nella Materia.
Per qualche tempo regnerà ancora sovrana la "confusione".
Dentro di noi all'oggi è ancora complesso formulare scelte consapevoli e guidate.
Ma non per "inadempienza" ai passaggi evolutivi, ma per modulazione dello Strumento Cristallino: Mente e Cuore non sono ancora settati sullo stesso linguaggio e faticano a trovare punti di incontro, di simultanea traduzione e di "raccordo energetico".
Ma non è grave. E' temporaneo.
Le novità apportate dall'attivazione dei nuovi "sensori incarnazionali" sono ancora sottoposte a studio analitico da parte del nostro sistema neuronale.
Le "qualità energetiche" del nostro Corpo, nonostante si siano ulteriormente sbloccate negli ultimi impattanti movimenti vibratori, sono davvero complesse da convertire e assimilare da parte delle nostre Strutture Umane.
Nei precedenti giorni, abbiamo più volte constatato che molto è stato trasformato dentro. Che non siamo la versione di Ottobre, di Novembre, ... siamo diversi. Siamo cambiati. Di nuovo.
Con una velocità così ampia e corposa di "rivoluzione di sistema", a breve dovremmo giungere all'installazione dell'ultimo passaggio fisico fondamentale.
Accadrà un po' come con le lucine dell'Albero di Natale: non sarà possibile assistere al risultato finale dell'addobbo, fino al solenne momento in cui "qualcuno" avvicinerà la spina alla presa della corrente elettrica.
All'oggi non siamo ancora nelle condizioni di sapere se le decorazioni siano state posizionate con la regolare forma a spirale, se le palline complessivamente risultino distribuite equamente e con "senso estetico", se ci saranno dei "buchi" di Luce in qualche angolo del nostro Albero. E neppure se, quando le lucine verranno attivate, il sistema andrà in default, se "salterà" o meno l'intera illuminazione.
Sarà davvero incredibile scoprire quanto saremo riusciti ad "immaginarci" anticipatamente "l'effetto finale". Quanto visionari e creativi saremmo stati nel "disporre ogni prospettiva al punto giusto". Se ci sarà omogeneità, misura, eleganza e colore. Se brillerà come un cielo stellato. Se avremo aderito con originalità, onestà d'intento e principio di unicità alla qualità del risultato atteso.
Ma dovremo attendere un paio di mesi per saperlo.
All'oggi ancora un numero limitato di Anime incarnate sono attivate nella "Proporzione di stimolo" e nella "Propriocezione sensoriale".
La capacità di percepire e riconoscere la "posizione" del nostro Corpo energetico e lo stato di contrazione dei nostri sensori, senza il supporto antico della veggenza e della vista anticipatoria, è una qualità del Nuovo ancora in fase di "assestamento".
Ma le promesse di funzionalità sono buone e i "test" energetici iniziano a fruttare delle interessanti novità sensitive e sensoriali.
Nel frattempo è sano continuare a lavorare sugli "addobbi" in maniera attenta, precisa e "autentica".
Infarcire un Albero di Natale di "effetti" e "affetti" che non ci corrispondono più, equivale a ottenere un caos conflittuale dentro di noi.
Scegliete con cura i vostri addobbi. Teneteli tra le mani, osservateli e ascoltatevi con attenzione: quanto rappresentano la vostra nuova Immagine interiore? Quanto vi corrispondono? Quanto i loro colori animano la vostra gioia e il vostro melodioso suono di base?
Il vostro Albero sarà la vostra nuova realtà esterna di manifestazione.
Voi sarete l'Albero e l'Albero sarà voi.
Buon ascolto. Buona magia visionaria.
Mirtilla Esmeralda
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marquise-justine-de-sade · 5 months ago
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Non esiste il peccato o l’indecenza là dove la complicità permette alla passione di esprimersi con la più autentica libertà.
LOVER
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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Solo chi sa perdere chi ha generato può essere una madre autentica. È questa, infatti, la prova più grande che attende ogni madre: lasciar andare il figlio dopo averlo generato e accudito, donandogli la libertà come segno dell'amore.
Massimo Recalcati
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klimt7 · 11 months ago
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Credo che nessuna immagine renda cosi bene, cosa sia la Comunicazione Autentica.
Quella fatta di vene, sangue, paure, ricordi verità, fragilità e coraggio allo stato puro
Un riversarsi e uno scambiarsi nella fiducia e nella libertà. La gioia di sentirsi vivi e fatti della materia della vita che è dialogo e profondità.
Ciò che di più simile al moto ondoso del mare esista dentro le persone.
Come una risacca, un suono e un profumo d'autentico in un mondo di menzogne.
Il moto delle onde contrapposto alla calma piatta d'uno stagno o all'immobilità di un pantano o alla rigidità della paura.
Solo nel dialogo c'è movimento, evoluzione. Crescita.
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colorfulprincewombat · 1 year ago
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Nel sottomettermi ai suoi desideri mi sento estremamente appagata, questo non mi rende meno donna o meno libera come si potrebbe semplicemente immaginare, al contrario.
La mia libertà è proprio in questa scelta consapevole, seppur audace e per alcuni versi incomprensibile, di assecondare la mia natura più autentica.
Mi eccitano i suoi ordini perentori e che siano inequivocabili, credibili, inusuali, privi di qualsiasi compromesso, frutto di una maestria fuori da ogni schema.
Sono libera di assecondare le sue voglie e lo faccio perché godo nel farlo, mi eccita sentirmi il collo vestito della sua volontà, le gambe costrette fra loro, talmente costrette che può passarci solo il mio piacere liquido.
Custodisco il mio segreto non perché me ne vergogni, ma perché è una cosa a cui tengo, molto, come fossi un'adolescente con il proprio diario: nel palesarlo lo renderei meno eccitante.
Riflettendoci mi immagino già fra le sue cosce, che mi accarezza la nuca, mi scosta i capelli dopo aver redarguito le mie innumerevoli e provocatorie intemperanze che però adora ascoltare, mi immagino lì a slacciargli le scarpe, per poi farlo di nuovo mio.
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scogito · 7 months ago
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<<‘Merita’ è una parola complicata. Ci sono così tante persone che meritano di avere questo tipo di vita e che non lo fanno, ma penso di sentirmi a mio agio nel non meritarlo e nel farlo comunque. E so che se non lo facessi non aiuterei nessuno. Ho visto due percorsi quando ho iniziato, e uno di questi era: cambia il mio nome, farmi un’operazione al naso e andare a fare casting. Va bene essere presi in giro quando si è in una posizione privilegiata. Sono fortunata. I miei rapporti con i miei genitori sono davvero onesti e positivi, e questo supera qualsiasi cosa qualcuno possa dire al riguardo.>>
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Le distorsioni dell'ego e della mente sono degne dei migliori voli pindarici e dei più alti fuochi pirotecnici.
Questo sopra è solo uno dei tanti esempi che si possono fare sulla bassezza della natura umana e la sua assoluta mancanza di volontà di essere utile alla condizione sociale e al suo reale progresso.
La sola preoccupazione che la media delle persone si pone è il proprio vantaggio o svantaggio. Non importa se un comportamento è ingiusto o immeritato, se produce e continua a intossicare un circolo di viziosi, importa solo che so darmi giustificazioni sufficientemente coerenti con la mia libertà di fare schifo.
La Giustizia va al di là di sé. È volontà di essere superiori alla melma di ruffiani, invidie, tornaconti e di egoriferiti di cui questo mondo trabocca.
Ha a che fare con l'evoluzione autentica ed è praticata solo da autentici essi umani.
Cosa molto rara visto che la maggioranza non è in grado di discernere tra vanità e bravura, anzi brama la prima e aspira a imitarla nei modi e nelle scorciatoie.
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crazy-so-na-sega · 2 years ago
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«Chi dice umanità cerca di ingannarti» recita una famosa citazione di Carl Schmitt. I tempi in cui viviamo sono forse la conferma più nitida di tale perentoria affermazione. Avete mai ascoltato una persona sensata predicare qualche cosa che appartenga autenticamente all’umanità?
Se proviamo ad attribuire un senso alle espressioni: «l’umanità è colta» o «l’umanità è analfabeta» o «l’umanità è pacifica» o «l’umanità è guerrafondaia» vedremo immediatamente come tali preposizioni non solo risultino inesatte se confrontate con la realtà ma anche ingannevoli, come già aveva intuito Schmitt. L’umanità, invece, altro non è che una parola che designa l’insieme dei soggetti o meglio dei popoli che vivono sulla terra, un termine per definizione inesatto in quanto non esperibile nemmeno come somma.
È una concezione astratta, nel cui nome si sono commessi (e si continuano a perpetrare) grandi delitti lungo il corso della storia. L’umanità non è un soggetto della storia, non agisce, non subisce azioni, non si trova in una o altra situazione, dell’umanità non si può predicare nulla, l’umanità non si può né amare né ammirare eppure è evocata quotidianamente a piè sospinto dalle grandi potenze che regolano il mondo, cartina di tornasole utile ai dominanti per trascrivere mappe concettuali predeterminate a detrimento dei dominati, abbagliati dal candore di tale termine apparentemente universale.
Si delinea quindi nuovamente un antico conflitto che vede frapposti da un lato l’esistenza autentica dell’uomo, dall’altra l’essenza di questo, inautentica e astratta.
La tradizione del pensiero occidentale, incalzata dalle filosofie di Platone e Aristotele, ha sempre cercato di cogliere la natura delle cose individuandone le essenze; ad esempio, per essenza del cavallo ciò che unifica tutti i cavalli empirici che possono presentarsi in natura in tutta la loro varietà (grandi, piccoli, di colori diversi, etc), quindi tutti accomunati da un’essenza che è quella del cavallo. Il problema che i pensatori esistenzialisti si pongono, ora più che mai tornato attuale, è che l’uomo non è sufficientemente definito se lo si archivia mediante un’essenza. Uomo come essenza, alla stregua di umanità, è un termine generico che non ci dice nulla che esaurisca autenticamente la sua natura, la sua essenza.
Un pensatore rinascimentale, Pico della Mirandola, aveva teorizzato che l’uomo ha per essenza quella di non avere un’essenza, quindi il doversi determinare da se, squalificando qualsiasi concezione generalizzante. Il discorso esistenzialista, per certi versi, partendo da questa “assenza di essenza”, riprende un discorso che può essere riassunto in questi termini: ciò che definisce autenticamente l’uomo è la sua concreta, storica, esistenziale individualità e non il fatto di corrispondere ad un’astratta definizione quale può essere umanità.
Prendiamo ad esempio la preposizione «l’uomo è un animale ragionevole»: chi di noi si sente sufficientemente definito per compiere tale generalizzazione attorno all’uomo? Quando si parla di ragione, quali e quanti criteri vanno fissati perché questa venga reputata tale? Certo, noi possiamo definirci uomini ragionevoli perché agiamo in un orizzonte cognitivo, così come possiamo definirci bianchi e neri, europei e africani, autoctoni come immigrati; eppure queste categorie funzionali a definire l’essenza uomo non ci dicono qualcosa di più sulla nostra reale condizione di uomini. Questo “di più” mancante è la concretezza esistenziale di ogni individuo sulla quale il pensiero contemporaneo dovrebbe tornare a porre l’accento.
Di tale concretezza fa parte essenzialmente il tema della libertà ed è per questo che tale esistenzialismo deve tornare ad essere una filosofia incentrata sulla problematica dell’individualità, dell'essere agenti della propria storicità e della singolarità irripetibile di ciascun individuo. La riscoperta di tale autenticità della natura umana deve però passare obbligatoriamente dall’abolizione di termini pass-partout come “umanità”, oggi consunto dall'uso vago e retorico che se ne fa.
La pretesa di un colpo d’occhio oggettivo sul mondo e del rapporto di questo con il vivere umano è insostenibile poiché ogni uomo, in quanto pensante, non è che un singolo esistente immerso nella temporalità. Chi usa il termine umanità non solo cerca l’inganno ma è anche immorale, in quanto nell’astratto collettivo cerca riparo dalla propria responsabilità individuale, alimentando la società moderna dove vige il principio dell’anonimo a danno del singolo. Là dove si invoca umanità vi è una situazione storica in cui tale messaggio apparentemente universale a parole, è di fatto reso lettera morta, sottoposto a compromessi e mondanizzato, privato della sua verità più profonda e terribile. Un'umanità siffatta non esiste; esistono gli uomini.
-G.Pasquali
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enkeynetwork · 5 days ago
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vogliotuttomanonhonulla · 5 days ago
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Ti auguro di avere il coraggio di tradire tutto ciò che ti incatena a una vita che non ti appartiene. Tradire non è un atto vile, ma un atto sacro quando ciò che tradisci è una menzogna. Tradisci la paura che ti dice chi devi essere, tradisci le aspettative di chi non ha mai guardato davvero nei tuoi occhi, tradisci il copione che ti hanno messo in mano senza chiederti se fosse il tuo.
Ti auguro di essere fedele. Fedele solo a ciò che senti vibrare nelle ossa, a ciò che ti scuote nel profondo. Non ti auguro di essere felice: la felicità è una maschera che ti vendono come scopo, ma è vuota se non nasce dalla fedeltà alla tua essenza. Ti auguro, piuttosto, di essere vivo. Vivo davvero, senza compromessi, senza anestesie.
Ti auguro di guardare in faccia il tuo dolore, perché è lì che troverai le chiavi della tua libertà. Scava dove fa più male, e scoprirai che quel dolore non è tuo nemico, ma un maestro feroce e amorevole. Non temere di distruggere: a volte, per costruire una vita autentica, devi prima demolire le mura della prigione che ti sei costruito per sentirti al sicuro.
Ti auguro di smettere di cercare conferme, di smettere di chiedere permesso, di smettere di aspettare. Non c’è un momento giusto per essere te stesso: o lo fai adesso o non lo farai mai. Nessuno verrà a salvarti, perché nessuno può salvarsi da ciò che non è disposto a lasciare andare.
Ti auguro di ricordare chi sei, al di là delle etichette, dei ruoli e delle storie che ti racconti. Quando tutto il resto crolla, resta solo la tua verità. Aggrappati a quella, e lascia che sia lei a guidarti. Non sarà facile, ma sarà vero. E la verità, anche quando fa paura, è l’unica strada verso la libertà.
Ti auguro di non accontentarti mai, di non fermarti mai, di non abbassare mai lo sguardo davanti alla tua grandezza. Sei qui per vivere, non per sopravvivere.
Maria Rayka
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