#Futuro del Lavoro
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Intelligenza Artificiale e Finanza: Le Grandi Banche di Wall Street Pronte a Tagliare 200.000 Posti di Lavoro
L’impatto dell’automazione sul futuro dell’occupazione nel settore bancario
L’impatto dell’automazione sul futuro dell’occupazione nel settore bancario. Un cambiamento epocale per Wall Street Le principali banche di Wall Street si preparano a una rivoluzione nel mondo del lavoro. Secondo una ricerca condotta da Bloomberg, l’intelligenza artificiale (IA) potrebbe portare al taglio di circa 200.000 posti di lavoro nei prossimi 3-5 anni. Questa riduzione rappresenta circa…
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Nella mia vita ho incontrato molti uomini col desiderio più o meno inconscio di volere essere degli eroi. In larga misura non è tutta colpa loro, visto che sono cresciuti col mito di dover salvare qualche cristiana in pericolo.
Tuttavia dopo i 20 anni dovresti perlomeno entrare nella strada del "chi sei tu per te stesso" prima di occuparti di altre persone, ma di solito non accade.
Così "gli eroi" sono diventati incoscienti di sé, ma bisognosi privi di responsabilità, e la loro esigenza di salvare qualcuno è in realtà innescata da una forma di controllo e presunzione fuori dal normale.
Un ego sano ovviamente cerca autostima, riconoscimento e valore, ma lo fa secondo prospettive del tutto diverse.
Questo anche per richiamare l'imminente festa del papà, che come altre ricorrenze è una semina di ipocrisia.
Tantissimi padri sono indegni e convinti anche di essere un esempio. Sono cresciuti sentendosi importanti mentre lo sono soltanto nella loro testa.
Le maschere stanno crollando, diverse condizioni stanno portando le persone a rivelare la loro vera natura. Compresi tutti gli uomini che faranno i conti con la solitudine e diversi calci nel sedere da parte di chi fino a poco prima li ha tollerati.
Ogni singola cellula ovviamente si riversa nella società e dunque ci sarà un crollo generico anche del concetto stesso di famiglia. Per chi ha visto in questo nucleo la massima espressione di un legame affettivo, dovrà considerarlo per ciò che davvero ha causato (almeno nella maggioranza dei casi). *Aumenteranno i divorzi, molti figli si allontaneranno da usi e culture di nascita e tutti faranno i conti con quello che hanno causato agli altri.
Ciò comporta la "costrizione" alla responsabilità e il dovere di essere autentici.
* intendo dinamiche consapevoli, non il lasciare una situazione perché è arrivato altro, ma perché ci si rende conto che la condivisione di tossicità è da terminare.
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T.me
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Previsioni Economiche per il 2025: Cosa Aspettarsi per il Futuro dell’Economia
Scopri le previsioni economiche per il 2025: dalle stime di crescita globale, alle tendenze dell’inflazione e del mercato del lavoro, e alle prospettive per investitori e aziende. Introduzione Con l’avvicinarsi del 2025, gli analisti economici e finanziari si interrogano su quali saranno le dinamiche principali che influenzeranno l’economia globale. Dopo anni di turbolenze, tra crisi sanitarie,…
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Al Summit del Futuro del 22-23 settembre, l’ONU chiede azioni rapide per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030. Sull'uguaglianza di genere le Nazioni Unite hanno focalizzato sei aree d’intervento per promuovere l'emancipazione e i diritti delle donne e delle ragazze.
#Agenda 2030#Clima e biodiversità#Cristina Montagni#diritti delle donne#gap retributivo#istruzione#Lavoro#Obiettivi di sviluppo sostenibile#ONU#protezione sociale#Sistemi alimentari#Summit del futuro#The Gender Snapshot 2024#uguaglianza di genere#Violenza di genere#women for women Italy
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L'innocente
Era l'espressione del viso di lei che mi faceva impazzire. Potevi chiaramente scorgere un'assoluta, altera e acerba giovinezza. E poi ombre di sfida, bellezza pura ed erotismo. Racchiusi in uno sguardo spudorato, solo apparentemente senza alcuna malizia. Solo io sapevo quello che erano capaci di combinare sul mio corpo quelle labbra.
Soltanto io avevo avuto il privilegio di sentirmi sussurrare all’orecchio richieste assolutamente sconvenienti e oscene: “dominami, fammi godere, voglio di più, dammene ancora, lascia che ti faccia provare il paradiso.” Solo io avevo avuto il privilegio di godere dei suoi seni appena accennati, freschissimi, delle sue bellissime natiche e del tesoro dolce che proteggevano. Che adoravo e che mi accoglieva grato, elastico e avido.
Approfittavo largamente di quelle sue doti, per la soddisfazione dei sensi di entrambi. Non mi era infatti consentito violare la virtù vaginale di quell'angelo: lei voleva arrivare illibata all'altare. E io la rispettavo. Dopo gli incontri si rivestiva, usciva da casa mia e tornava la brava ragazza che tutti conoscevano. Studentessa modello dell'ultimo anno di liceo e promessa sposa ancora vergine del brillante - giovanissimo anche lui - futuro erede delle fortune di una delle famiglie più facoltose e note in città.
Innamorato cotto al punto di volerla sposare subito dopo il diploma. Lo capivo benissimo. Nessuno sospettò mai di nulla. Io, trentacinquenne travet con un lavoro modesto, non avrei mai potuto darle nulla di quello che avrebbe avuto da quella famiglia e che meritava. Lo sposò l'anno dopo, come da copione. Ma il pomeriggio del venerdì prima del sacro rito mi fece passare due ore da sogno. Ripassammo tutto il repertorio.
Quando finimmo, mi diede un lunghissimo bacio d’addio e pianse. A dirotto. Titubava, aveva dei ripensamenti. Tardivi, ormai. Per troncare tutto e spingerla verso il futuro benessere, fui sarcastico, addirittura cattivo. La trattai da puttanella egoista e viziata, un'opportunista in cerca soltanto del sesso con un uomo maturo, altro che amore. Capivo che dovevo farlo. E lei mi guardò per la prima volta con occhi carichi d’odio. Solo allora capii che l’amavo da morire. Adesso sono passati più di quindici anni. Possibilmente è ancora più bella.
È calda e sensuale. Il potere di attrazione di una donna nella piena maturità è più sottile e pervasivo di quello della gioventù. Lei, consciamente o no, entra nel tuo cervello non appena la vedi. Nei sensi il desiderio di lei ti arriva subito dopo, in automatico. E io la osservavo tutti i giorni. Non se n'è mai accorta. Era il mio hobby, osservare la sua evoluzione nel tempo. Universitaria sposata dapprima, madre amorevole poi. Grazia pura. Amore mio nascosto e sofferto.
Ha saputo da poco che lui la tradisce. L’unico a cui avrebbe potuto confessarlo, per trovare un po’ di consolazione e calore, ero io. E infatti me l'ha scritto. Nessuno scrive più lettere, ormai: lei si. Ho aperto la busta. Dapprima ho baciato il foglio e subito dopo ho letto le sue parole. Col tempo e l’esperienza lei ha capito che avevo sacrificato il mio grande amore per lei allo scopo di spingerla verso una vita agiata. Ed era grata, ma allo stesso tempo me ne faceva gran colpa. Aggiungeva il suo numero di telefono.
Ci siamo sentiti. Il mio cuore era pazzo di gioia. Oggi pomeriggio ci vedremo. Prima volta dopo tantissimo tempo. Eoni. Lui è fuori città per lavoro. Lei invece è assolutamente sicura che stasera la passerà con l’altra. Chissenefrega, di lui. Non so cosa succederà, tra noi. Ma lo so benissimo, invece. Ho l'anima in subbuglio. Pulisco il mio piccolo appartamento da scapolo come non ho mai fatto prima in vita mia. Il vino bianco è in frigo e ho comperato il gelato che le piaceva.
I gusti fondamentali raramente cambiano. Almeno lo spero. Si torna sempre con la mente e inevitabilmente dalle persone con cui stavamo bene, o ripercorriamo le situazioni in cui eravamo felici. A volte portiamo appresso anche il corpo. Come lei oggi. Oddio, non ragiono più: la amo. Più di prima. Questa è l’unica cosa che so. E ormai è l’unica che conta, per me. Vieni, amore mio: qui troverai un cuore che batte da sempre solo per te. Pochi mezzi economici, ma tanto calore. Per tutto il resto poi vedremo insieme…
RDA
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Questo governo fascista e' riuscito a farmi sentire un truffaldino. Sento gli occhi di tanta gente addosso, occhi che parlano: " Comunista balordo, hai ristrutturato le tue case facendole pagare a tutti noi. Ladro, ci hai rubato il presente e stai rubando il futuro ai nostri figli. Te e quelli come te, voi radical-chic, voi fancazzisti, voi della ZTL, ci avete messo sulle spalle miliardi di debito pubblico per ristrutturare le vostre case, ville e i vostri castelli. ." Ormai esco guardomi intorno, un po' con il bavero alzato e nelle ore dove in giro c'e' pochissima gente. Per la maggioranza di questo Paese sono io ad aver messo in ginocchio una delle piu' grandi potenze economiche del mondo. Io che in dieci anni riprendo dal fisco 80mila euro. Io che in vita mia non ho mai chiesto nemmeno un bonus-gelato. Io che in 30 anni di lavoro ho versato al fisco almeno 350mila euro senza mai un certificato di malattia all'Inps, pagando per mia figlia la mensa scolastica del nido pubblico 300 euro al mese e 5000 euro per ogni anno di universita' mentre quasi tutto il Paese ne pagava poco o niente. Mi puntano il dito contro milioni di falsi invalidi da una vita che prendono dallo Stato 500 euro al mese, di baby pensionati, di lavoratori pubblici che hanno piu' carriera di aspettativa che di lavoro, di evasori fiscali, di costruttori abusivi, di alluvionati o terremotati a cui sono state ricostruite case a suon di migliaia e migliaia di euro. Di banche e industriali che succhiano miliardi pubblici come idrovore per poi vendere o chiudere tutto appena sciupano i profitti. Ho anche pensato di contattare il mio amico Alfonso, chirurgo plastico a Milano per una nuova identità '. Poi ci ho pensato e mi sono detto: "Ma andate tutti a fanculo, fascisti di merda".. @ilpianistasultetto
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E con Donald Trump se ne va la nostra democrazia.
Prepariamoci a limitazioni dei nostri diritti, tipo non andare a lavoro o in alcuni luoghi se non si ha un lasciapassare digitale, non poter mandare al nido e materne i nostri bambini se non sono stati sottoposti ad un determinato trattamento sanitario, non poter accendere il riscaldamento prima di una determinata data, non poter far grigliate in giardino in determinati periodi.
Prepariamoci ad un regime totalitario che imporrà ristrutturazioni per le nostre case entro un certo anno e renderà impossibile assicurarle se non conformi alle nuove regole imposte.
Prepariamoci ad un’economia centralizzata, dove burocrati non eletti imporranno ad aziende automobilistiche cosa produrre e cosa non produrre, non in base alla domanda dei consumatori, ma alle nuove regole e se gli alti costi faranno aumentare i prezzi delle auto meglio ancora, sarà ambizioso per il nuovo regime veder ridurre la circolazione di autovetture private in favore dei prestanti e sempre puntuali mezzi pubblici.
Prepariamoci a banconi alimentari in cui la carne e la verdura saranno costosissime e prodotte da pochi sopravvissuti a politiche economiche folli in cui sarà vietato coltivare più di TOT ettari e sarà ipertassato ogni capo di bestiame.
Prepariamoci ad un regime in cui la violenza nelle strade sarà talmente aumentata a causa di delinquenti importati e lasciati delinquere dalla magistratura che sarà da folli uscire la sera da soli, a maggior ragione se donne.
Prepariamoci ad una demonizzazione prima e rimozione poi dei social network più “liberi”, l’anonimato non sarà più permesso, ogni account potrà esistere solo se collegato a nome e cognome di una persona vera.
Ogni notizia considerata falsa verrà censurata.
A decidere cosa sia falso e cosa non lo sia non sarà più l’utente con le proprie valutazioni, e nemmeno le note della comunità del social: a deciderlo sarà un’autorità con determinati permessi, possibilmente eletti dal partito in carica.
Ci aspetta un futuro buio.
(post ironico)
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SCOPERTO IL METODO PER ELIMINARE LE MICROPLASTICHE DALL’ACQUA
Un gruppo di ricercatori ha sviluppato un materiale in grado di rimuovere fino al 99,9% dei minuscoli frammenti di plastica dispersi nell’acqua, le cosiddette microplastiche.
Gli scienziati, guidati da un team dell’Università di Wuhan in Cina, hanno combinato la cellulosa e la chitina, due dei polisaccaridi più abbondanti in natura, creando un particolare filtro in schiuma che riesce a bonificare tutti i tipi di acqua dalle pericolose particelle. La scoperta rappresenta un significativo progresso in un campo in cui, finora, sono poche le tecnologie disponibili per la rimozione efficiente ed estesa delle microplastiche, specialmente per quelle più piccole di 10 μm. Tutti i sistemi esistenti richiedono grandi investimenti e l’uso di materiali poco sostenibili.
Il materiale creato dai ricercatori sfrutta la sua struttura fibrosa di biomassa per creare “interazioni intermolecolari multiple” e può adattarsi quando incontra diversi tipi di plastica e regolare il modo in cui “afferra” ciascuno di essi. I test di impiego mostrano eccellenti prestazioni di assorbimento sulle acque di irrigazione agricole, sulle acque dei laghi, sulle acque ferme e sulle acque costiere, per polistirene, polimetilmetacrilato, polipropilene e polietilene tereftalato. Anche quando riutilizzato, la sua efficienza di rimozione rimane superiori al 95%, dopo la 5 volta.
“La bonifica universale delle microplastiche nei corpi acquatici è essenziale per il futuro dell’intero ecosistema e questa scoperta potrebbe aprire nuove prospettive per materiali di biomassa funzionali per la bonifica economica delle microplastiche in ambienti acquatici complessi” spiega lo studio pubblicato su Science Advances, una delle riviste scientifiche più autorevoli al mondo.
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Fonte: Science Advances; foto di Pollinations
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La gomma chiese alla matita: – Come stai, amico mio?
La matita rispose arrabbiata: – Non sono tuo amico, ti odio.
La gomma, sorpresa e triste, replicò: – Perché?
La matita rispose: – Perché cancelli quello che scrivo.
E lei rispose: – Io cancello solo gli errori.
– E perché lo fai? – domandò la matita.
– Sono una gomma, e questo è il mio lavoro.
– Questo non è un lavoro – ribatté la matita.
La gomma rispose: – Il mio lavoro è utile tanto quanto il tuo.
La matita, con tono duro, disse: – Ti sbagli e sei arrogante, perché chi scrive è migliore di chi cancella.
La gomma replicò: – Rimuovere ciò che è sbagliato equivale a scrivere ciò che è giusto.
La matita rimase in silenzio per un po', poi, con un velo di tristezza, disse: – Ma ti vedo ogni giorno più piccola.
La gomma rispose: – Perché sacrifico un po' di me ogni volta che cancello un errore.
La matita, con voce rauca, disse: – Anche io mi sento più corta di prima.
La gomma lo consolò dicendo: – Non possiamo fare del bene agli altri, se non siamo pronti a sacrificare qualcosa di noi stessi.
Poi guardò la matita con affetto e chiese: – Mi odi ancora?
La matita sorrise e rispose: – Come potrei odiarti, quando ti sacrifichi così tanto?
Ogni giorno ti risvegli, e ti rimane un giorno in meno.
Se non puoi essere una matita per scrivere la felicità degli altri, sii una buona gomma che cancella i loro dolori e semina speranza e ottimismo nelle loro anime, ricordando loro che il futuro è più bello.
Sii sempre grato.
- Curiosando si impara
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Fate figli (sani)
Da quando siamo diventati genitori e dalla pandemia abbiamo annullato diversi viaggi senza possibilità di recuperare un centesimo. Alcune volte è successo perché il futuro erede stesse male. È una realtà a cui mi sono dovuto abituare non avendo mai in precedenza in tutta la mia vita adulta annullato o perso un mezzo di trasporto per un viaggio. Ma più che il giramento di maroni economico, ciò che fa più incazzare è prendere consapevolezza che lo Stato che vuole che si facciano figli (non vorrete mica abortire eh? che il Papa poi piange) li vuole anche sani. Perché se devono avere qualche problema deve essere un problema grave con cui FORSE vi riconoscono qualche spicciolo e servizio - la variabile è in che parte d'Italia viviate. Se invece si tratta di qualcosa non particolarmente grave sono cazzi vostri. Sono cazzi vostri le visite d'urgenza, le giornate di lavoro perse, le baby sitter se non avete parenti a disposizione, i medicinali non mutuabili. Magari siete in due genitori a far fronte alla situazione, ma foste separati/divorziati/vedovi? Sono - nuovamente - come avrete intuito ulteriori cazzi vostri. Qui la giornata è iniziata alle 6:30 con malanni ed è finita alle 19:30 quando il futuro erede si è addormentato. Nel frattempo un non stop di mail di lavoro, necessità del pupo, attenzioni, cure, medicinali, faccende domestiche, giochi e libri per tenerlo impegnato e su di morale, videochiamate con la mamma. Della lista delle cose "da fare" che mi ero segnato ne ho fatte due di cui una era UNA DOCCIA.
Questo post non è un invito a non fare figli, non è un elogio della eugenetica, è un granitico dito medio all'ipocrisia di uno Stato che ti dice di fare figli e a quanti non avendo figli dicono che essere genitori è una cosa facile/bella/naturale etc.
Sì, stocazzo.
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Morti sul lavoro
Cadono come foglie, ma l’autunno non c’entra, assumono pose innaturali quei corpi inanimati. Corpi di esseri umani che volano giù da impalcature ma non hanno le ali, spinti dal dio denaro di gentaglia senza umanità e rispetto. Corpi che gemono o urlano per i dolori strazianti e senza difesa.
Non muoiono di lavoro, ma li uccide il lavoro,
Quel lavoro brutale, senza regole che piega, che costringe, a un vivere che non da sicurezza, che somiglia a una tortura mascherata che toglie una vita al giorno e rimane solo una striscia nei telegiornali.
Com’è difficile vivere lavorando, superare giornate estenuanti piene di speranza,sudare per pane e salario, per dare un futuro dignitoso, mentre a loro spese c'è chi si ingrassa con la maschera del benefattore e sfruttando chi si espone ogni giorno alla morte per mangiare.
Brutta razza i padroni, brutta razza chi li dà loro la facoltà di far scendere la ghigliottina su persone che loro considerano solo un numero sul cartellino...timbrato all'entrata e forse ....forse anche all'uscita.
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Smart Working: preferenze diverse tra genitori e non, un’analisi per fasce d’età
Uno studio rivela come la scelta del lavoro agile varia in base a età, figli e ambizioni professionali
Uno studio rivela come la scelta del lavoro agile varia in base a età, figli e ambizioni professionali Lavoro agile: chi lo sceglie di più? Una recente ricerca mette in luce le differenze nelle preferenze per lo smart working tra le diverse fasce d’età e in base alla presenza di figli. Nella fascia 30-34 anni, i dati mostrano che il lavoro da remoto è scelto tre volte più frequentemente da chi…
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Sono ormai cinque anni che sono nel campo sanitario, l'ho scelto per imparare certe cose pratiche che mi sarebbero potute servire in futuro, ma credo di stare imparando anche altre cose, sia non pratiche sia di me stessa.
L'empatia è una delle principali. Ti metti nei panni dell'altro e soddisfi i suoi bisogni primari, ma non solo quelli. Io sono un semplice OSS, ma fare questa parte del lavoro ti permette di conoscere bene le persone, che in quel momento sono anche pazienti.
Prima in RSA, adesso in ospedale. Vedi continuamente malattie, sofferenze ed anche morte. Io non ho mai avuto problemi a vedere, pulire, parlare di vomito, scariche, urina, sangue, escreato, lesioni da decubito, tanto che dopo un po' ti abitui a parlarne anche mentre mangi, riesci a scollegare le due cose, diventa tutto routine.
E poi c'è il fine vita, ti abitui in un certo senso anche alla morte.
Prima accudivo una persona per farle finire la sua vita nel migliore modo possibile, adesso i pazienti che mi passano davanti sono tutti diversi. Chi sta un giorno e mezzo, chi rimane settimane. Chi torna a casa sulle sue gambe, chi dopo giorni, leggi in consegna: attende hospice. E ti chiedi in qualche modo perché.
Hai già visto infarti che non si riescono a recuperare. Hai già visto chi non si cura e dopo due settimane a casa torna in ospedale un mese. Hai già visto tante persone, tanti caratteri, tante storie di vita, ma poi arriva quella che ti lascia con i pensieri. Quella che non è anziana, quella che deve fare tante cose ancora, quella che entra per un dolore, ma il problema non è lì. Quella che fino ad un minuto prima è in piedi, autonoma, e poi le dicono che deve restare a letto, che arriva il medico a parlarle. Quella che cambia la luce degli occhi dopo che forse non le hanno neanche detto tutto davvero, ma che ha capito tutto lo stesso.
E rifletti che forse non vedrà il Natale. Che avrà mille cose da sistemare. Che non sta reagendo, non si sta arrabbiando, non sta piangendo. E ti chiedi come reagiresti tu. Perché io so benissimo cosa vorrei, lo dico sempre alle persone intorno a me, ma ti devi trovare nelle situazioni prima di sapere veramente come reagirai. E pensi al "dopo di noi", a tutto quello che sarà dopo di me...
E pensi a come la vita ti cambia, quello che ti succede ti cambia, quello che vedi negli altri ti cambia. Di quanto la vita sia breve, imprevedibile, a volte bastarda.
E l'empatia ogni tanto ti molla ed hai bisogno di raccontare come stai, per buttare fuori quello che stavolta non è uscito a fine turno, uscendo semplicemente dalla porta del reparto. E ringrazi chi ti ascolta. E chiedi scusa perché ti senti un po' in colpa perché stavolta hai dovuto raccontare e ti sembra di aver lasciato un pezzo di dolore in chi ti ha ascoltato.
Boh, anche questo mio sfogo è un modo per buttare fuori, e quindi chiedo scusa anche a voi se mi avete letto fino qui. Grazie.
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Siamo il secondo paese industriale europeo, subito dopo la Germania. Ma gli italiani non lo sanno.
In alcuni settori d’eccellenza (la meccatronica e la robotica, la chimica fine, la farmaceutica d’alta specialità, le componentistica auto, la cantieristica navale da diporto, etc.) abbiamo posizioni da primato internazionale, ma per gran parte della nostra opinione pubblica è innanzitutto il turismo ad assicurare la ricchezza dei territori.
Siamo tra i cinque maggiori paesi esportatori del mondo, proprio grazie all’industria e a quella meccanica in prima linea, ma i cittadini per il futuro confidano negli alberghi e nelle opportunità del commercio, nello shopping.
“Dissonanza cognitiva” è il nome di questo fenomeno, un’opinione che fa a pugni con la realtà di fatti e dati. Detta in altri termini, l’Italia non sa bene chi è e come si produce la sua ricchezza e dunque non ha una fondata idea di dove andare.
L’industria scivola ai margini dell’immaginario collettivo, occupa un ruolo periferico nella rappresentazione sociale dello sviluppo. (...)
Ecco il punto: l’Europa può continuare a restare ancorata ai suoi valori e alla sua cultura civile se mantiene una forza industriale di peso e respiro globale. (...) E se dunque investe sulle nuove tecnologie (infrastrutture, ricerca, processi di conoscenza e formazione) e sull’impiego ben strutturato e guidato dell’Intelligenza Artificiale (...).
Serve insistere sull’industria, insomma, (per) evitare il precipizio indicato alcune settimane fa dal “Financial Times”: perdere la sfida competitiva con Usa e Cina e ridursi a essere “il Grand Hotel dei ricchi e potenti del mondo”. Un luogo di storica eleganza. Ma privo di peso e potere. Incapace di decidere sul suo futuro. (...)
Viene da lontano, questo fenomeno di sottovalutazione del peso industriale. Da una diffusa cultura anti-impresa, ostile al mercato, alla fabbrica ma anche alla tecnologia e alla scienza (...). Da una disattenzione culturale verso i fenomeni del lavoro industriale, (...) da un’opinione pubblica incline ai luoghi comuni anti-industriali e segnata da un evidente deficit informativo. E da una tendenza, ben radicata in ambienti economici ed accademici, a insistere sul tramonto dell’industria alla fine del Novecento, per cedere il passo al “terziario avanzato” e alla finanza.
Dati e fatti, soprattutto dopo la Grande Crisi finanziaria del 2008, hanno smentito queste false costruzioni di un immaginario distorto e ridato invece importanza all’economia reale. E l’Italia è cresciuta, più e meglio di altre aree europee, negli anni post Covid, proprio grazie al suo “orgoglio industriale”, investendo, innovando, (...) facendone un asset di competitività e di qualità sui mercati.
Eccola, dunque, la realtà dell’Italia industriale ad alta tecnologia e sofisticata qualità (...), per evitare che la mancata conoscenza dell’Italia industriale alimenti quelle disattenzioni, quelle false percezioni della realtà che contribuirebbero ai rischi di declino economico e dunque sociale e civile del nostro Paese.
Se ne accorge finalmente anche l'informazione dei finti sapientoni (e fa autocritica pur senza dirlo): https://www.huffingtonpost.it/blog/2024/11/18/news/litalia_e_un_grande_paese_industriale_ma_gli_italiani_non_lo_sanno_e_preferiscono_pensare_al_turismo-17751079/
In realtà manco l'Huff Post dei sapientoni sa che in quanto a export stiamo gareggiando col Giappone e, tolta l'Olanda che non esporta quasi nulla di suo ma lucra sull'in-out di Rotterdam da e verso la Cermania, saremmo sul podio MONDIALE delle bilance commerciali attive. Grazie alle industrie citate ma non solo, grazie anche alle altre eccellenze italiane: MODA & LUSSO, FOOD&BEVERAGE.
Ovviamente l'articolo è stato qui depurato , solita profilassi antibatterica, da false devianze riguardo "svolte green necessarie", no non lo sono anzi rappresentano un freno a mano tirato, verso "grazie alle politiche europee di Draghi", no è un liquidatore fallimentare, e tutti quei "ci vuole più politica per guidare" da dirigisti socialisti: non servono affatto, tutto questo è successo proprio GRAZIE alla distrazione della politica dirigista pre e post covid.
Ah e manca anche l'indicazione fondamentale: ma quale Trump, ma basta con 'ste ridicole scuse - btw, se riaprisse il mercato russo facendo finire la guerra dei Biden, decolleremmo ancora di più e dei dazi ce ne fregieremmo alla grande..
Per evitare che il declino si accompagni al degrado sociale in atto per via dei migranti (la manodopera dequalificata e a basso costo fa calare i salari quindi i consumi, oltre a far soppravvivere aziende decotte e terziario arretrato), la spada di Damocle per l'industria italiana è evitare il crollo economico della Cermania, nostro primo mercato. Ma quale Draghi, è necessario la facciano immediatamente finita con tutto 'sto verde elettrico.
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" Secondo un dato riferito nel rapporto annuale del Censis (dicembre del 2019), gli italiani sono affetti da una sindrome inquietante: la scomparsa del futuro. E questo provoca una sorta di “stress post-traumatico” collettivo. Assenza di futuro significa cose molto precise. La grande maggioranza vede che la mobilità sociale è bloccata, che l’ascensore sociale è rotto, che l’offerta di lavoro è scarsa; gli operai non sperano in avanzamenti; imprenditori e professionisti temono perfino una brusca scivolata in basso. Grave appare specialmente la condizione dei giovani in età lavorativa. Qui secondo una statistica del 2017 abbiamo il record europeo della cosiddetta generazione «neet» («neither in employment nor in education or training»): giovani tra i 18 e i 24 anni che non studiano, non hanno un lavoro e non lo cercano*. La perdita della memoria e l’ignoranza della storia si sommano all'assenza di futuro. O forse è proprio l’assenza di futuro che provoca una distorsione profonda nel senso del passato. La memoria sociale, detta anche memoria storica, è frutto di una continua rielaborazione di fatti e idee. Ed è qui che ci si imbatte nel ritorno d’attualità di relitti di nazismo e fascismo nelle idee e nei comportamenti collettivi. Ma intanto bisognerà tenere presente il nesso tra memoria del passato e speranza di futuro. "
*La ricerca Il silenzio dei NEET. Giovani in bilico tra rinuncia e desiderio è stata redatta da Annarita Sacco e rivista dallo staff del Comitato Italiano dell'Unicef.
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Adriano Prosperi, Un tempo senza storia. La distruzione del passato, Giulio Einaudi editore (collana Vele); prima edizione: 19 gennaio 2021. [Libro elettronico]
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Discorso tenuto da Daniele Leppe davanti al papa nella Basilica San Giovanni in Laterano, in data 25 ottobre 2024.
Ringrazio Sua Santità e ringrazio il Vicariato di Roma per questa opportunità unica. Nel ringraziarLa Le rappresento una realtà invisibile, quella di una trincea dove anche Dio ha abbandonato tutti.
Credo di essere la persona meno adatta a raccontare il disagio che vivono le nostre periferie.
Nella vita di tutti i giorni faccio l’avvocato. Sono nato in un quartiere popolare di Roma, figlio di un impiegato e di una casalinga, una famiglia semplice che mi ha dato la possibilità, con molto sacrificio, di studiare. Per questo ho deciso di restituire ai quartieri dove sono nato e cresciuto un po’ della fortuna che ho avuto. Ho messo a disposizione la mia professionalità per aiutare le persone più semplici, gli ultimi quei dannati che non sanno di esserlo, gli abitanti dei quartieri popolari di questa città, troppo spesso dimenticati, che troppo spesso tornano ad essere cittadini come gli altri solo in occasione delle campagne elettorali.
Al di fuori della mia attività lavorativa, esercito il mio volontariato professionale in due quartieri difficili di Roma: Tor bella monaca e il Quarticciolo.
Il primo, nato nei primi anni ‘80, rappresenta l’ultimo intervento di edilizia pubblica fatto nella capitale, che doveva essere un quartiere modello e che, invece, è diventato il terzo carcere a cielo aperto della capitale: ci vivono ben 800 persone agli arresti domiciliari.
Il secondo, il Quarticciolo, anch’esso ultimo quartiere popolare edificato, ma questa volta durante il fascismo, negli anni 40, che è rimasto tale e quale a 80 anni fa.
A Tor bella monaca collaboro con l’associazione Tor Più Bella di Tiziana Ronzio; una donna che da sola combatte una lotta senza sconti, e per questo paga lo scotto dell’isolamento umano, contro gli spacciatori, che dispensano la vita e la morte in quel quartiere. Tiziana è riuscita, da sola, a liberare dal controllo della criminalità organizzata il suo palazzo, in via santa Rita da Cascia, con un effetto domino su tutto il comprensorio di case che costeggiano la via.
Ha lottato per i suoi figli e per le persone che vivono nel suo palazzo, e per questo paga un prezzo altissimo.
Vive sotto scorta ogni ora della sua giornata perché la sua vita è in pericolo. Non può uscire da sola nel quartiere. Riceve continue minacce da parte della criminalità organizzata mentre le Istituzioni non riescono ad andare al di là di una solidarietà formale.
Non sappiamo nemmeno quante persone abitino in quel quartiere.
Le statistiche parlano di 28000 persone, ma poiché molti degli immobili pubblici sono occupati, i dati non corrispondono alla situazione reale. Nel quartiere ci sono 14 piazze di spaccio. Gli spacciatori, il primo datore di lavoro del quartiere, pagano le vedette, i pusher; le famiglie che nascondono la droga nel proprio appartamento, corrompono l’anima dei giovani e privano le persone di un futuro dignitoso.
C’è una presenza altissima di ragazze madri con figli nati da relazioni diverse, con mariti ristretti in carcere. Di anziani disabili. Di povertà, educativa e alimentare. Accanto a un tessuto sociale straordinario colpisce, nell’anno giubilare, l’assenza delle Istituzioni, che intervengono nel quartiere solo come forza repressiva e per questo sono viste come nemiche, incapaci di comprendere il disagio e le difficoltà di chi vive nella povertà.
Sembra di assistere ad una sorta di tacito patto sociale in questa città.
Nei quartieri poveri della capitale viene lasciata vita facile alla criminalità organizzata più invadente, per consentire agli abitanti della Roma bene di vivere in tranquillità.
La mia attività, in realtà, non è tanto giuridica: il più delle volte mi occupo di collegare i fili immaginari fra i poveri diseredati e le Istituzioni, per risolvere problemi che altrove sarebbero semplici, ma che in condizioni di povertà diventano insormontabili.
Le condizioni di degrado umano, abiezione, povertà, sono indicibili.
Donne che vendono il proprio corpo per comprare la droga, genitori in mano ad usurai per pagare i debiti contratti dai figli, bambini che crescono con i nonni, famiglie distrutte dalla droga e dalla povertà.
Quattro mesi fa ho partecipato ad una messa tenutasi in ricordo di un bimbo morto nel quartiere a causa dei ritardi nei soccorsi provocati dalla rottura di un ascensore e di una ragazza morta investita lungo via di Torbellamonaca.
La messa si teneva di domenica mattina, dietro la famigerata R5, un complesso popolare situato in via dell’Archeologia attualmente in ristrutturazione. Per entrare nel complesso ho contato 4 ingressi. Ognuno di questi ingressi era presidiato da spacciatori che, come in una sorta di confine immaginario, segnano l’ingresso fra il dentro e il fuori. Questo accadeva in pieno giorno, senza alcun imbarazzo, a pochi chilometri da qui.
Quando iniziai a lavorare nel quartiere ho conosciuto una donna che viveva prigioniera degli spacciatori. Il figlio aveva contratto un debito con uno di essi. Non riuscendo a pagarlo, è fuggito. Alla madre hanno bruciato l’attività imprenditoriale per vendetta. Non sa dove è andato a vivere il figlio e non vuole saperlo. Lo fa per proteggerlo. Lo sente solo con telefoni usa e getta. Lei continua a vivere nello stesso quartiere dove è cresciuto il figlio e dove riceve le minacce dei criminali per il debito contratto del figlio. Sembra un altro mondo. Siamo a 10 km da San Giovanni. Non sembra di essere in un paese ricco, in una democrazia liberale.
Il Quarticciolo, invece, è l’esempio dell’abbandono pubblico - né più né meno come Tor bella monaca - e della capacità delle persone di reagire, costruendo una speranza concreta per i più poveri.
Li collaboro con un’associazione; Quarticciolo ribelle, composta da ragazzi e ragazze che, finita l’università, hanno deciso di andare a vivere in quel quartiere, cui si dedicano giorno e notte.
Anche il Quarticciolo è una nota piazza di spaccio di Roma.
Come tutti i quartieri di edilizia popolare, la povertà economica e sociale e l’abbandono del patrimonio pubblico da parte delle Istituzioni costituiscono l’humus ideale per la proliferazione della criminalità.
In quel quartiere gli spacciatori smerciano la loro roba seduti su comode sedie agli angoli delle strade, in particolare vendono crack, che trasforma i ragazzi che ne fanno uso, in zombie che girano come morti per il quartiere. È un quartiere dove la polizia di Roma capitale ha paura ad entrare e ha bisogno di un parcheggio privato per i propri poliziotti per evitare che le macchine siano vandalizzate, dove gli spacciatori minacciano gli operai delle ditte dell’Ater in occasione dei interventi per la manutenzione degli stabili, e tanto altro ancora.
I ragazzi di Quarticciolo Ribelle costruiscono, invece, giorno per giorno, un’alternativa possibile, con il loro esempio e con le loro attività.
Nel quartiere hanno realizzato una palestra popolare dove i bambini e le bambine sono seguiti, direi accuditi, e tenuti fuori da ambienti malsani.
I familiari i che non possono permetterselo, non pagano rette. Questi ragazzi, che come detto si sono soprannominati Quarticciolo Ribelle, hanno organizzato il doposcuola per i bambini.
Hanno creato, nel deserto, un ambulatorio sociale che interviene laddove lo Stato arretra.
Cercano di creare lavori, fornendo un’alternativa concreta, con un birrificio, una stamperia.
Come dicono loro, dove tutto chiude, noi apriamo.
Supportano le famiglie nei colloqui con i servizi sociali e nei colloqui scolastici.
Collaborano con l’università nell’immaginare un possibile alternativa.
Coprono buchi.
Danno ovviamente fastidio. Innanzitutto alla criminalità, che prospera laddove è maggiore il bisogno. Ma anche alle Istituzioni. Sono sentinelle attive che denunciano, senza sconti, le loro mancanze, le loro lacune.
Raccontano di come i prezzi delle case, sempre più insostenibili, allontano i poveri dalla loro città, trasformata in una Disneyland per ricchi e turisti.
Collaboro con associazioni scomode con problematiche insostenibili.
Perché la povertà e l’abbandono sono scomode.
È più facile costruire una cancellata, un recinto, un ghetto, per occultare la realtà che dare risposte concrete ai bisogni dei poveri.
Con tristezza infinita sono costretto a constatare che gran parte degli interventi pubblici delle Istituzioni per onorare il giubileo, nato anche per la promozione della dignità di ogni persona e per il rispetto del creato, non siano stati investiti e utilizzati per dare dignità agli abitanti più sfortunati della nostra città ma per rendere più comodi, belli e sicuri i quartieri bene della Città Santa che santa non può essere se non apre gli occhi sulle povertà diffuse che la popolano.
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