#Inflazione e crescita economica 2025
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guadagnoconcreto · 16 days ago
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Previsioni Economiche per il 2025: Cosa Aspettarsi per il Futuro dell’Economia
Scopri le previsioni economiche per il 2025: dalle stime di crescita globale, alle tendenze dell’inflazione e del mercato del lavoro, e alle prospettive per investitori e aziende. Introduzione Con l’avvicinarsi del 2025, gli analisti economici e finanziari si interrogano su quali saranno le dinamiche principali che influenzeranno l’economia globale. Dopo anni di turbolenze, tra crisi sanitarie,…
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londranotizie24 · 6 months ago
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Sunak indice le elezioni anticipate: cosa succede in UK?
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Di Simone Platania Il Primo Ministro Rishi Sunak indice le elezioni anticipate, a luglio anziché in autunno. Cosa succede ora in UK?  Sunak indice le elezioni anticipate: si vota il 4 luglio A sei mesi dallo scadere del proprio mandato, il Primo Ministro Rishi Sunak ha indetto le elezioni anticipate. E in un'estate che si preannuncia bollente, i cittadini britannici sono chiamati alle urne il 4 luglio, per le General Elections con cui rinnovare la composizione della House of Commons, che a sua volta determina la composizione del Government of the United Kingdom. Questa volta, il voto avverrà con alcune sostanziali modifiche rispetto al sistema elettorale del 2010, che riguardano soprattutto la mappa dei collegi elettorali ridisegnata nel 2023. Inoltre per la prima volta saranno introdotte forme di identificazione fisica degli elettori prima dell'accesso al seggio elettorale. Con il voto, dunque, gli elettori dovranno decidere se proseguire con la guida dei Tories - il Partito Conservatore inglese in carica ormai da oltre 10 anni - oppure affidarsi al leader dei laburisti Keir Starmer. Ma la domanda che viene posta da molti osservatori è: perchè proprio adesso? Il Premier infatti ha indetto queste elezioni in anticipo rispetto alla fine naturale della legislatura a gennaio 2025, dopo che per mesi i sondaggi hanno collocato il Partito Conservatore di Sunak molto indietro rispetto al Partito laburista dell'opposizione. Specialmente dopo le ultime elezioni amministrative relative al sindaco di Londra, dove il partito Tory ha subito una cocente batosta dagli avversari labour. Lo stesso vincitore e Mayor della City Khan aveva esortato il Ministro ad indire elezioni anticipate. Richiesta che a quanto pare è stata colta. Ma perchè? Crisi economica, scandali e fallimenti: le possibili motivazioni Molti analisti e osservatori si continuano a interrogare riguardo questa notizia piovuta a ciel sereno e alcune possibili motivazioni riguardo la scelta di Sunak potrebbero essere legate al momento che sta vivento il Premier e il suo partito. Negli ultimi anni il Partito Conservatore dei Tory, al potere dal 2010, ha disatteso numerose promesse fatte ai propri elettori. Inflazione ai massimi storici, mancata crescita economica, migrazione e problemi di sicurezza, questi sono solo alcuni dei problemi che i vari leader conservatori, tra cui proprio Sunak, non sono riusciti ad arginare completamente. Senza contare le dimissioni lampo di Liz Truss, salita in carica dopo gli scandali legati a BoJo e il governo precedente, e ricordata più per i danni causati che altro. Il canto del cigno? Eppure, come riporta la CNN, non c'è momento più propizio: nell'ultima settimana l'economia ha mostrato segni di ripresa, con il Fondo monetario internazionale (FMI) che ha aggiornato le previsioni di crescita del Regno Unito e l'inflazione è finalmente tornata ad abbassarsi. Questo è, per alcuni se non per molti, il periodo più "stabile" da quando Sunak è in carica. E quest'ultimo pare essere conscio che difficilmente nei prossimi sei mesi vi saranno altre opportunità del genere. Inoltre è da tenere d'occhio il partito Reform UK, in continua ascesa nei sondaggi alle spalle dei Tory (con i primi che mostrano un 11% di preferenze destinato a salire nei prossimi mesi). Sunak non ha sicuramente ereditato una situazione facile da gestire e alcune scelte fallimentari come la politica riguardo l'immigrazione e i rimpatri in Ruanda (annunciata da Boris Johnson e portata avanti dall'attuale premier) non hanno aiutato a rafforzare la sua posizione di leader di governo. I due partiti dovranno mostrare i muscoli nei loro programmi elettorali in questo brevissimo lasso di tempo che ci separa dalle elezioni. Potrebbe essere il tramonto dell'era Tory ma potrebbero esserci anche delle sorprese inattese. ... Continua a leggere su
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scienza-magia · 1 year ago
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Debito pubblico italiano verso quota 3000 miliardi di Euro
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L’(in)sostenibilità del debito pubblico. Il debito pubblico italiano resta su livelli elevati ed è destinato a crescere ancora. Numeri che tornano a preoccupare anche gli investitori internazionali. C’è chi lo definisce un fardello, chi un macigno. Qualunque sia l’etichetta che gli venga attaccata la crescita inarrestabile del debito pubblico italiano, tra i più alti d’Europa e del mondo, è proiettata verso quota 3.000 miliardi di euro. A impensierire gli osservatori è la sua sostenibilità nel lungo periodo. La temono i mercati, ma anche le organizzazioni internazionali come l’Fmi che ha esortato il Governo ad intervenire visto che il rapporto debito-Pil dell’Italia potrebbe restare ancora al di sopra della soglia del 140%, almeno fino al 2028. Dalle pagine del Financial Times anche il governatore uscente dalla Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha sollecitato il premier Giorgia Meloni ad affrontare i timori crescenti degli investitori.Appelli che si sono intensificati dopo la pubblicazione a fine settembre dei numeri della NaDef (Nota di aggiornamento del Def, la cornice economica della Legge di Bilancio). Le indicazioni sul futuro dei conti pubblici hanno riportato agli occhi degli investitori internazionali il ‘caso/rischio Italia’. In particolare, è stata mal digerita l’intenzione di fare più deficit. Nella nota di Palazzo Chigi si legge che “nello scenario programmatico il deficit è del 5,3% nel 2023 (stimato al 4,5% lo scorso aprile) e del 4,3% nel 2024”. Debito proiettato verso quota 3mila miliardi. L’esecutivo stima per il 2023 un debito pubblico pari a 2.874 miliardi, con un aumento di 116 miliardi rispetto a fine 2022. Le prospettive non appaiono rosee. Anzi, l’escalation è destinata a proseguire: partito lo scorso gennaio da quota 2.757 miliardi ha raggiunto a luglio 2.859 miliardi. “Da qui in avanti la dinamica sarà più regolare, con oscillazioni verso l’alto e verso il basso, per terminare in una fascia compresa tra 2.839 e 2.875 miliardi”, segnala Mazziero Research nell’ultima pubblicazione dedicata ai conti pubblici italiani. In termini assoluti, però, il debito continuerà a crescere con una dinamica accentuata che porterà, secondo le stime della NaDef, a sfiorare i 3.000 miliardi di euro il prossimo anno, per poi superare stabilmente questa soglia dal 2025. Il debito, una storia che ha radici lontane. Il problema debito non è una novità per l’Italia, ma una questione che ha radici lontane. Certo, gli ultimi anni, tra la crisi finanziaria, quella del debito Ue e lo scoppio della pandemia quando il rapporto debito/Pil è volato oltre il 150%, hanno complicato lo scenario. Osservando l’analisi della dinamica del debito, Bankitalia ricorda come questa rifletta “essenzialmente il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche e l’andamento dell’economia”. Una dinamica che si è distorta sempre più negli anni con la spesa pubblica in aumento costante ed entrate fiscali in calo. Ora, la situazione resta difficile se si considera l’elevata inflazione e gli alti tassi di interesse. Tanto che nella NaDef si legge che nel prossimo triennio ci saranno diversi fattori a esercitare una maggiore pressione sul rapporto debito/Pil. “L’incertezza del contesto internazionale influirà negativamente sulla crescita economica che vedrà un rallentamento, almeno fino al 2024. Inoltre, una maggiore quota dei titoli di debito recepirà i maggiori tassi di rendimento derivanti dall’aumento dei tassi Bce, spingendo al rialzo la spesa per interessi”. Per le casse dello Stato, si legge nella NaDef, il quadro potrebbe ulteriormente peggiorare nei prossimi anni fino al 2026 con la spesa per interessi verso la soglia dei 100 miliardi. Chi ha in mano il debito pubblico italiano? Secondo i dati diffusi a ottobre da Palazzo Koch, la quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia è lieve calo al 25,1%, mentre a luglio (ultimo mese per cui questo dato è disponibile) quella nelle mani dei non residenti e dagli altri residenti (famiglie e imprese non finanziarie) si attestano rispettivamente al 27% e al 12%. Per far fronte al proprio debito, il Governo continua a macinare emissioni, rivolgendosi sempre più ai risparmiatori italiani come nel caso del BTP Valore. Un modus operandi che continuerà: secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio nel 2024 le emissioni lorde dei titoli di Stato sono stimate a 479 miliardi rispetto ai 316 del 2022 e ai 437 miliardi di quest’anno. Read the full article
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