#gap retributivo
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womenforwomenitaly · 29 days ago
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Al Summit del Futuro del 22-23 settembre, l’ONU chiede azioni rapide per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030. Sull'uguaglianza di genere le Nazioni Unite hanno focalizzato sei aree d’intervento per promuovere l'emancipazione e i diritti delle donne e delle ragazze.
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notiziariofinanziario · 8 months ago
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Partnership strategica tra il Gruppo Barilla e Lead Network
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Barilla intende promuovere l'inclusione e la parità di genere anche al di fuori della propria organizzazione. Nasce una partnership strategica tra il Gruppo Barilla e Lead Network (Leading Executives Advancing Diversity), organizzazione no profit che sostiene l'avanzamento delle donne nel settore della vendita al dettaglio e dei beni di consumo in Europa.    "Ci è venuto naturale unire le forze con LEAD Network, organizzazione di punta nella promozione della diversità, che, come noi, considera la parità di genere un pilastro strategico - ha dichiarato Gianluca Di Tondo, amministratore delegato del Gruppo Barilla -. L'impegno di LEAD Network per l'eccellenza si allinea perfettamente con i nostri valori".    "Il percorso di Barilla per promuovere la diversità e la parità di genere si arricchisce di un'altra tappa fondamentale - afferma Floriana Notarangelo, Chief Diversity & Inclusion Officer del Gruppo Barilla -. Questa nuova alleanza si propone di alzare l'asticella per la promozione di diversità e inclusione nel nostro settore".    La partnership con LEAD Network è solo l'ultimo passo di un percorso pluriennale intrapreso dal Gruppo Barilla per garantire la parità di genere e valorizzare il talento femminile. Pochi mesi fa - ricorda Barilla in prossimità dell'8 marzo - l'annuncio di una nuova global policy per il congedo di paternità e maternità, che valorizza la genitorialità e riduce il gender gap sul luogo di lavoro, garantendo a tutti i genitori del Gruppo un minimo di 12 settimane di congedo retribuito al 100%, indipendentemente dal genere, dallo stato maritale e dall'orientamento sessuale". "Nel 2020, il raggiungimento della parità retributiva di genere per tutti i dipendenti - sottolinea il Gruppo - elimina ogni divario retributivo ingiustificato.    Inoltre, il 38% degli executive e manager in Barilla nel mondo sono donne e il 47% delle dipendenti lavora a diretto riporto del Global Leadership Team. Per esempio, in Italia, un team di donne guida tre degli stabilimenti produttivi più strategici del gruppo, a Castiglione delle Stiviere, Novara e Melfi". Read the full article
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lamilanomagazine · 8 months ago
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Veneto, l'assessore Regionale Elena Donazzan presenta il programma per sostenere il mondo femminile: 40 milioni di euro fino al 2030
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Veneto, l'assessore Regionale Elena Donazzan presenta il programma per sostenere il mondo femminile: 40 milioni di euro fino al 2030. "Un impegno costante con azioni concrete per rimuovere le discriminazioni legate alle differenze di genere e promuovere progetti per la piena realizzazione della donna in campo lavorativo, sociale e culturale. In occasione dell'8 marzo, festa internazionale della donna, vogliamo che a parlare siano i fatti, per restituire con dati concreti l'attività portata avanti in questi anni dalla Regione Veneto. Perché se è vero, come raccontano i dati, che la parità tra uomo e donna è ancora un obiettivo fondamentale da perseguire, non si possono non vedere i traguardi raggiunti per dare avvio e sostanza al processo culturale necessario all'affermazione del ruolo delle donne nella società e alla diffusione di una cultura antidiscriminatoria delle pari opportunità, come previsto dall'Obiettivo 5 dell'Agenda 2030 dell'Unione europea e ribadito dalla legge regionale 3/2022". Con queste parole l'assessore Regionale Elena Donazzan, con delega al lavoro, istruzione, formazione e pari opportunità ha voluto presentare il sostanzioso programma avviato dalla Regione del Veneto per sostenere il mondo femminile, nelle diverse fasce d'età: dalle giovani generazioni alle donne in età lavorativa. Un ricco programma di iniziative, contributi, bandi, attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori che governano il sistema: dalle parti economiche e sociali agli organismi della società civile, di promozione e inclusione sociale. Come evidenziano i report di Veneto Lavoro (vedi allegati), nonostante il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro veneto nel 2023 abbia raggiunto i suoi livelli massimi (67% nel secondo trimestre e 66,2% nel terzo), con circa 10 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale, il divario di genere resta elevato, con una differenza di 17,2 punti percentuali tra il tasso di occupazione femminile e quello maschile e differenze marcate anche in altri aspetti della vita economica e sociale: resta elevata l'incidenza del part time e si confermano le disuguaglianze nelle opportunità di accesso al mondo del lavoro o in quelle di avanzamento di carriera. Il Gender Employment Gap, indicatore del divario tra tasso di occupazione maschile e femminile, pone l'Italia al penultimo posto nell'UE, con una differenza di 19,7 punti percentuali a fronte di una media europea di 10,7, mentre in Veneto si attesta a 17,2. "Per contribuire a colmare i divari di genere nel mondo del lavoro – ha spiegato l'assessore – sono state individuate tre dimensioni d'azione: culturale di lotta contro gli stereotipi e la discriminazione basati sul genere; di conciliazione vita-lavoro attraverso formule di lavoro flessibile, welfare innovativo, voucher di conciliazione; di partecipazione delle donne anche nei processi decisionali, sostenendo percorsi di autoimprenditorialità. Il nuovo programma regionale, cofinanziato dal FSE+, che accompagnerà il Veneto verso il 2030 prevede a tale scopo il raddoppio delle risorse a disposizione, arrivando a oltre 40 milioni di euro, rispetto ai 20 milioni delle annualità 2014-2020. Con in bando P.A.R.I., sono stati approvati 24 progetti, di cui 5 insistono sul tema della diversità di genere nell'ambito delle organizzazioni di lavoro sia private che pubbliche, 4 sulla sensibilizzazione delle donne alle opportunità lavorative offerte dalle professioni tecniche /scientifiche e poi ancora 4 sul divario retributivo, 4 sull'occupazione di giovani donne, 7 su leadership femminile e ruoli apicali nella società. Il finanziamento complessivo è di quasi 10 milioni di euro. È stata poi avviata la campagna informativa "Equamente al Lavoro - Cambia Prospettiva", con convegni territoriali e formazione mirata nelle scuole (oltre 350 studenti saranno coinvolti), per un impegno complessivo di 80mila euro, che hanno coinvolto ordini professionali, Inps, Ispettorato del lavoro, Consigliera di Parità per contribuire a sensibilizzare alla cultura della non discriminazione, agendo su inclinazioni, pregiudizi inconsci, approcci culturali, comportamenti e linguaggi. La campagna, che sta attraversando tutte le province del Veneto, è illustrata con tutti i dettagli sul sito www.cliclavoroveneto/equamente-al-lavoro. "Una campagna – ha concluso l'assessore - a supporto di alcune attività promosse dalla Regione del Veneto per l'applicazione della Legge n. 3 del 15 febbraio 2022 'Disposizioni per la promozione della parità retributiva tra donne e uomini e il sostegno all'occupazione femminile stabile e di qualità', che ha tra i suoi principali obiettivi la promozione del registro delle imprese virtuose in materia retributiva di genere, in fase di perfezionamento, e lo sportello donna, che verrà presentato entro i primi di aprile".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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delectablywaywardbeard-blog · 10 months ago
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Occupazione donne: Italia ultima Ue, 1 su 5 esce dopo parto
Dossier Camera. “Gap retributivo complessivo del 43%”source
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Le aziende italiane e l'inclusione: tra il dire e il fare
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La storia di oggi parla di aziende italiane ed inclusione. Un binomio che spesso non riceve le giuste considerazioni ma la domanda da porsi è una: quanto ancora c'è da fare? Qual è la situazione in Italia sotto questo importante punto di vista? Aziende italiane e inclusione: cosa significa gender pay gap? Il gender pay gap, o divario retributivo di genere, indica la differenza di retribuzione tra uomini e donne che svolgono lo stesso lavoro o lavori di uguale valore all'interno di un'azienda o di un settore lavorativo. Il gender pay gap è uno dei problemi più diffusi e persistente nel mondo del lavoro, nonostante siano stati fatti progressi per ridurlo negli ultimi anni. Il divario retributivo di genere ha conseguenze negative sia per le donne che per l'economia nel suo complesso. Per le donne, rappresenta una forma di discriminazione che impedisce loro di ottenere la giusta remunerazione per il lavoro svolto e di raggiungere la parità economica con gli uomini. Per l'economia, invece, il gender pay gap implica una perdita di talenti e di potenziale produttività delle donne, con conseguenze negative sulla crescita economica e sullo sviluppo sociale. Le parole di Linda Gilli, Cavaliere del Lavoro, presidente e AD di Inaz Una chiara fotografia della situazione in Italia è stata "scattata" da Inaz. Con Linda Gilli, Cavaliere del Lavoro, presidente e AD di Inaz andremo a parlare proprio del loro ultimo studio e della loro molto interessante storia: Cos'è Inaz? Da oltre settant’anni è il punto di riferimento per l’organizzazione aziendale e per il mondo degli uffici del personale, con i suoi software e servizi per l’amministrazione e la gestione delle risorse umane. Con una rete commerciale presente in tutta Italia, Inaz offre le sue soluzioni a più di diecimila clienti fra aziende, pubblica amministrazione, studi professionali, consulenti del lavoro e associazioni di categoria. Inaz, con il suo Centro Studi, è anche punto di riferimento per imprese e professionisti in tema di aggiornamento, consulenza e formazione. Quali sono le sensazioni che mergono dal vostro ultimo studio? L’indagine – commenta il Prof. Lepri in chiusura del report – restituisce nell’insieme un’immagine di vivacità delle aziende italiane sui temi Diversity & Inclusion ma, al tempo stesso, mostra che siamo ancora lontani da una condizione generalizzata di maturità sul piano dell’ampiezza e della profondità delle azioni messe in atto. Se volgiamo lo sguardo anche fuori dal mondo del lavoro, si può intuire che in uno scenario sociale, politico e geostrategico come quello attuale, in cui i temi della diversità e dell’inclusione sono interpretati in modo altalenante, controverso e talvolta regressivo, la spinta di cui le imprese hanno ancora bisogno, per una più completa assunzione di responsabilità e chiarezza di prospettive, sembra poter venire nei prossimi anni dalla graduale crescita di protagonismo delle nuove generazioni. Quindi, a che punto è l'Italia per quanto riguarda il gender pay gap? La ricerca Future of Work 2022 conferma quanto da anni viene indicato dalle classifiche internazionali investigando per prima cosa sulle ragioni che spingono i vertici aziendali italiani a occuparsi di D&I: spicca la grande importanza che al tema viene attribuita sul piano etico (84% delle risposte), ma sono poco compresi i suoi risvolti in termini pratici, cioè di business (50% delle risposte) e fiducia della comunità finanziaria (42%). D’altra parte, una percentuale interessante di risposte è però raccolta dalla voce “Engagement, attraction e retention” (64%): questo significa che sta crescendo nelle aziende l’attenzione alle generazioni più giovani, che sono più sensibili alle tematiche D&I. Per quanto riguarda poi le differenti aree di diversity, emerge che la maggiore attenzione è posta su disabilità (78% delle risposte) e genere (76%), seguite dalle differenze generazionali (62%) e poi, a maggiore distanza, da orientamento sessuale, origine geografica e religione. Cosa stanno facendo le aziende italiane in questo senso? Fra le azioni messe in campo dalle aziende spiccano quelle dedicate a contrastare la disparità di genere (76% delle preferenze), disparità che si manifesta principalmente nello sbilanciamento di responsabilità e retribuzioni fra uomini e donne. In questo ambito salta all’occhio però che solo il 44% delle aziende intervistate monitora in modo sistematico il gender pay gap e solo il 38% fa effettivamente qualcosa per ridurlo; per contro, le aziende dichiarano di concentrarsi di più nell’incrementare il numero di donne in ruoli manageriali (il 60% ha azioni in corso in questo senso). Foto di Gerd Altmann da Pixabay Read the full article
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lavoripubblici · 2 years ago
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👩‍💼 Ingegneria italiana: sempre più donne scelgono la professione
👌 La conferma nel report del CNI
💶 Resta però il gap retributivo rispetto agli uomini
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ifattinews · 3 years ago
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Lazio, prima Regione contro differenze salariali di genere. Ecco la legge
La donna che lavora nel Lazio da oggi avrà maggiori tutele in ambito retributivo. L’obiettivo raggiunto ieri, è l’abbattimento delle differenze di trattamento salariale di genere. Nel Lazio la parità retributiva tra i sessi adesso è legge. Il Consiglio Regionale ha approvato all’unanimità la proposta di legge contro il gender pay gap e per il sostegno dell’occupazione e dell’imprenditoria…
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corallorosso · 5 years ago
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Parlamento UE chiede parità di salario per uomini e donne, ma la Lega vota No di Gloria Bagnariol Cosa faresti se ti imponessero di lavorare gratis per due mesi mentre i tuoi colleghi continuano a guadagnare? Non è fantascienza, ma quello che accade alle donne in Europa, colpa del cosiddetto gender pay gap, il "divario salariale di genere". Per questo il Parlamento europeo ha votato oggi una risoluzione che chiede alla Commissione misure vincolanti per contrastarlo. La proposta ha raccolto il consenso bipartisan di tutte le forze, a eccezione della Lega e alcuni eurodeputati dell’est Europa che l’hanno bocciata. Secondo l’Eurostat il divario retributivo in Europa è in media del 16 per cento, aumenta nel caso delle pensioni (37 per cento) e sale ancora se si prende in considerazione il tasso d’occupazione (40 per cento). Il dato italiano si ferma al 4 per cento, ma è un numero che non deve farci sorridere. La percentuale deve essere letta in controluce con l’accesso al mondo del lavoro, dove registriamo uno dei tassi più bassi d’Europa, con il nostro 53% ci fermiamo ben 15  punti sotto la media europea. Peggio di noi fa solamente la Grecia con il 49 per cento. Statistiche che dimostrano che il divario salariale deve essere affrontato alla radice, migliorando il welfare e le politiche sull'istruzione. La Commissione europea al momento del suo insediamento ha promesso che avrebbe presentato un piano per affrontare la disuguaglianza di genere entro marzo 2020. Gli eurodeputati chiedono che sia "ambizioso" e nel testo approvato denunciano “l’urgente necessità di promuovere la parità tra uomini e donne a tutti i livelli del processo decisionale” insieme a sottolineare i legami tra la retribuzione e la violenza sulle donne: “Il rischio di povertà e la minore autonomia finanziaria rende più difficile sottrarsi a una relazione violenta”. Motivi che non sono stati sufficienti a incontrare il favore della Lega, secondo la parlamentare europea Elena Lizzi “L’uguaglianza tra uomini e donne è un valore fondamentale dell’Unione europea, secondo solo ai diritti umani, ma non può essere certo risolto con l’intervento della Commissione europea sui salari”. (...) Pina Picierno, eurodeputata del Pd – ci sono partiti politici che nelle parole si uniscono alle nostre richieste, che hanno leader donne, pensiamo a Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni, ma poi quando bisogna votare non li troviamo mai dalla parte delle donne”. Picierno, firmataria della risoluzione, si dice non pienamente soddisfatta del testo che doveva essere più stringente: “Oggi sono 75 anni da quando è stato riconosciuto il diritto di voto alle donne. Abbiamo fatto tanta strada, ma in Italia, e in Europa, c’è ancora una cultura fortemente maschilista e discriminatoria. Le donne devono poter essere protagoniste della vita pubblica, della vita nelle aziende, dobbiamo guadagnare quanto i nostri colleghi maschi, non è una richiesta assurda, è semplicemente un nostro diritto. Servono norme obbligatorie, concrete, non bastano promesse e parole". https://www.fanpage.it/
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grifo80 · 2 years ago
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⭐ PARITÀ SALARIALE Il gender pay gap, ossia il divario retributivo di genere, continua a rappresentare un problema per il nostro Paese. Pur laureandosi prima e meglio degli uomini, le donne continuano a guadagnare il 20% in meno dei colleghi maschi. In questa legislatura, grazie al Movimento 5 Stelle, sono stati fatti dei passi avanti per ridurre tale divario, ma non basta. Rendere effettiva la parità salariale e garantire la piena partecipazione delle donne al mondo del lavoro sono per noi obiettivi imprescindibili. Defiscalizzazione e incentivi per le imprese che assumono donne, estendendo a più fasce d’età quanto già disposto dal governo Conte II con la legge di Bilancio 2021; sgravio contributivo al 100% per 3 anni per l’assunzione di donne nel corso o dopo una gravidanza e per le donne al rientro in azienda dopo una gravidanza, e adozione di sistemi di misurazione della parità di retribuzione a livello aziendale sono solo alcune delle nostre proposte per un Paese più equo e giusto. #DallaParteGiusta (presso Italy) https://www.instagram.com/p/Ch8AbQirZVS/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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notiziariofinanziario · 1 year ago
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Amazon.it ha sostiene con forza il cambiamento attraverso la promozione dell’uguaglianza di genere
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Amazon ha conseguito la Certificazione di Parità di Genere, un riconoscimento importante formalizzato solo alcuni giorni fa. Margherita Repetto, senior diversity, equity and inclusion (dei) business partner di Amazon per Italia e Spagna ha così sottolineato l’importanza della certificazione di parità di genere: “In Amazon crediamo fortemente nel ruolo attivo che può assumere un’azienda a sostegno della diffusione dei valori di equità, inclusione e diversità. Il raggiungimento della certificazione di parità di genere per tutte le linee di business nel nostro Paese dimostra quale sia da sempre la nostra visione. La nostra responsabilità come datori di lavoro è fornire a ciascuno gli strumenti commisurati alle diverse necessità, così che tutti siano messi in condizione di cogliere al massimo le possibilità e le opportunità offerte dall’azienda. Il primo passo per essere messi tutti nella stessa condizione è sicuramente il tema retributivo. Si è da poco celebrato l’Equal pay day, giornata in cui purtroppo sono emerse le ancora troppe disparità tra uomo e donne in termini salariali. Sono quindi molto orgogliosa che tra i numerosi elementi positivi riscontrati durante il processo di audit, l’ente certificatore abbia riconosciuto la validità della modalità di gestione delle retribuzioni, che in Amazon si basa su linee guida trasparenti e fasce retributive per ciascuna famiglia professionale. Il pay gap riscontrato è inferiore al 5% come previsto dalla recente Direttiva (Ue) 2023/970 volta a rafforzare l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne”. Read the full article
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paoloxl · 7 years ago
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Si è aperto oggi a Davos il Word Economic Forum. Ieri Lagarde, presidente dell’FMI, il Fondo monetario internazionale, nell’aggiornamento del World Economic Outlook, commentando le previsioni di crescita dell’economia sino al 2019, ha nei fatti alluso ad una possibile fine del ciclo espansivo e ad una nuova crisi finanziaria. Inutile dire che le ricette dell’FMI sono sempre le stesse: riduzione del debito pubblico e privatizzazioni, come lievito per l’economia. Sempre ieri è stato diffuso il nuovo rapporto dell’ONG britannica Oxfam. Ne emerge un pianeta dove i poveri sono sempre più poveri ed i ricchi sempre più ricchi. Il dossier per il quarto anno, restituisce la fotografia di un mondo in cui le disuguaglianze socio-economiche allargano sempre di più la forbice sociale. I dati chiave del rapporto: L’82% dell’incremento della ricchezza globale registrato nel 2017 è stato appannaggio dell’1% della popolazione più ricco, mentre il 50% più povero della popolazione mondiale non ha beneficiato di alcuna porzione di tale incremento. L’1% più ricco della popolazione continua a detenere più ricchezza del restante 99%. A metà del 2017 in Italia, l’1% più ricco possedeva il 21,5% della ricchezza nazionale netta. Una quota che sale a quasi il 40% per il 5% più ricco dei nostri connazionali. Due terzi della ricchezza dei più facoltosi miliardari del mondo sono ereditati o frutto di rendita monopolistica ovvero il risultato di rapporti clientelari. Nei prossimi 20 anni le 500 persone più ricche del pianeta lasceranno ai propri eredi oltre 2.400 miliardi di dollari, un ammontare superiore al Pil dell’India uno dei Paesi più popolosi del pianeta con 1,3 miliardi di abitanti. Tra il 1995 e il 2016 il numero di persone che vivevano in estrema povertà con meno di 1,90 dollari al giorno si è dimezzato, eppure ancora oggi più di metà della popolazione mondiale vive con un reddito insufficiente che oscilla tra i 2 e i 10 dollari al giorno. 7 cittadini su 10 vivono in un Paese in cui la disuguaglianza di reddito è aumentata negli ultimi 30 anni. Nel 2016 l’Italia occupava la ventesima posizione (su 28) in UE per il livello di disuguaglianza nei redditi individuali. Nel 2015 il 20% più povero (in termini di reddito) dei nostri connazionali disponeva solo del 6,3% del reddito nazionale equivalente contro il 40% posseduto dal 20% più ricco. Nel 2016 erano 40 milioni le persone “schiavizzate” nel mercato del lavoro, tra cui 4 milioni di bambini. Solo nel 2016, le 50 più grandi corporation mondiali hanno impiegato lungo le proprie filiere produttive una ‘forza lavoro di 116 milioni di invisibili’, il 94% della loro forza lavoro complessiva. A livello globale si stima che nel 2017 erano 1,4 miliardi le persone impiegate in lavori precari, oltre il 40% degli occupati totali. Quasi il 43% dei giovani in età lavorativa a livello globale risulta disoccupato o occupato ma a rischio di povertà. In Italia il tasso di disoccupazione giovanile (18-24 anni) a novembre 2017 era del 32,7%. A livello globale le donne subiscono in media un divario retributivo del 23% ed hanno un tasso di partecipazione al mercato del lavoro del 26% più basso rispetto agli uomini. Persino tra i ricchi si registra una sostanziale disparità di genere, 9 su 10 miliardari sono uomini. L’Italia si è collocata all’82 posto su 144 Paesi esaminati dal World Economic Forum per il suo Global Gender Gap Index 2017. Per l’uguaglianza retributiva di genere (a parità di mansione) l’Italia si è collocata in 126esima posizione. Nel 2016 tra i lavoratori dipendenti in Italia le donne prevalevano solo nel profilo di impiegato. Le donne rappresentavano appena il 28,4% dei profili dirigenziali nazionali. Un AD di una delle 5 principali compagnie del settore dell’abbigliamento guadagna in 4 giorni ciò che una lavoratrice della filiera di produzione in Bangladesh guadagna nella sua intera vita lavorativa. Questi dati rivelano che equità fiscale e aumento dei salari, le ricette indicate da Barbieri, il direttore di Oxfam italia, pur migliorando la condizione di chi lavora, non sono certo risolutive. Non esiste alcun margine per un’ipotesi riformista. Le insorgenze sociali vengono affrontate affinando i dispositivi securitari di controllo sociale. La stessa industria 4.0 è al servizio di chi preferisce le macchine a lavoratori potenzialmente riottosi, specie in settori, come la logistica, dove le lotte sono in grado di mettere in difficoltà vera i padroni, facendo loro del male. Ascolta la diretta dell’info di Blackout con Andrea Fumagalli, docente di economia all’università di Pavia, collaboratore di Effimera.
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delectablywaywardbeard-blog · 10 months ago
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Occupazione donne, Italia ultima Ue, 1 su 5 esce dopo parto
Fanalino di coda in Europa per tasso di occupazione femminile e con un forte divario nel rapporto tra popolazione maschile e femminile nel mondo del lavoro, cui si aggiunge un “accentuato” gap retributivo e del tipo di lavoro svolto. Inoltre, una donna su 5 esce dal mercato del lavoro a seguito della maternità. Sono alcuni dei profili critici che caratterizzano l’Italia sul fronte…
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cinquecolonnemagazine · 3 years ago
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Gender gap in Italia: le pensioni
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Entro fine anno, il governo dovrà varare una nuova riforma delle pensioni. Scade, infatti, il triennio di sperimentazione del sistema Quota 100 e, se non si avranno nuove regole, si tornerà alla legge Fornero del 2012. La domanda è: nel pensare a una nuova riforma del sistema pensionistico in Italia, si provvederà ad azzerare il gender gap? Il gender gap delle pensioni in Italia Il XX Rapporto Annuale dell'Inps non lascia dubbi: in Italia il reddito pensionistico delle donne è inferiore a quello degli uomini. Dal 2001 al 2020, la differenza tra uomini e donne nella corresponsione della pensione è andata sempre aumentando: si è registrata una significativa accelerazione a partire dal 2012 per i trattamenti di anzianità e dal 2017 per quelli di vecchiaia. Il risultato è che oggi riscontriamo una disparità di trattamento tra uomini e donne quantificato in un range che va dai 400 ai 550 euro per le pensioni di anzianità. Per le pensioni di vecchiaia fino al 2017 la differenza tra uomini e donne si aggirava tra i 200 e i 250 euro, dal 2018 a oggi il divario è arrivato a 400 euro. Foto di StockSnap da Pixabay Stipendi più bassi = pensioni più basse Pensioni e previdenza sono solo gli approdi finali della disparità di genere nel mondo del lavoro italiano. E' questione ormai nota che le donne hanno molta difficoltà a raggiungere ruoli apicali nelle aziende. Quando li raggiungono, poi, devono "accontentarsi" di una retribuzione più bassa rispetto ai loro omologhi uomini. Questo inevitabilmente si riflette sul trattamento pensionistico. Che sia di tipo contributivo, retributivo o misto, il sistema previdenziale porta inevitabilmente a trattamenti economici più bassi per le donne rispetto agli uomini. Senza considerare che molte donne si trovano ancora, negli anni Duemila, a dover scegliere tra lavoro e famiglia o, per conciliare entrambe le esigenze, a lavorare part time. Vecchi refrain Sulle donne, infatti, grava il peso della cura familiare, della casa e degli anziani molto spesso senza alcuna forma di aiuto né dall'esterno, a causa della mancanza di adeguati servizi, né dall'interno per una questione culturale. Un peso che si è ulteriormente aggravato in questo anno e mezzo di pandemia. Queste, a dire il vero, sono cose che già sappiamo, tanto che parlarne sembra quasi scontato o, peggio ancora, una lamentela. Intanto i dati degli ultimi vent'anni parlano chiaro. In copertina foto di pasja1000 da Pixabay Read the full article
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nicapu · 5 years ago
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#EuNewsForYou #N005 Eccoci con la quinta EuNews, l’appuntamento settimanale con le notizie dall’Europa. Nel primo giorno dell’uscita del Regno Unito dall’UE non vi parlo della #Brexit e delle sue conseguenze ( su cui ovviamente torneremo) ma vi parlo di una buona notizia. La nuova Presidente della Commissione #VonDerLeyen, ha assunto l’impegno di fare della "parità di retribuzione a parità di lavoro" il principio fondante della nuova #strategiaeuropea di genere che sarà presentata a marzo. Con una risoluzione approvata giovedì scorso, il Parlamento europeo ha richiesto l’inclusione delle disposizioni vincolanti sulla trasparenza delle retribuzioni e sul divario retributivo tra i generi, sia per il settore pubblico che per quello privato, nonché degli obiettivi chiari e un monitoraggio più efficace dei progressi compiuti. Secondo la Commissione, il divario retributivo tra i sessi nell'UE in termini di retribuzione oraria è del 16%, anche se varia notevolmente da uno Stato membro all'altro, mentre il divario tra i sessi in termini di reddito pensionistico è del 37%. Ulteriori istanze della risoluzione, infatti, sono disposizioni adeguate per le donne più anziane, come crediti per i periodi di cura, pensioni minime adeguate e prestazioni di reversibilità. Una revisione entro il 2020 del Piano d'azione per colmare il gap salariale è prevista per rafforzare gli obiettivi a cinque anni degli Stati membri. Buon Sabato amici. #PiùSudPiùEuropa #saturdayeunews https://www.instagram.com/p/B8BMFvRoEix/?igshid=1xax23x2prxi6
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lavoroconstile · 5 years ago
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Donne a lavoro in Veneto
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Le differenze di genere nel mondo del lavoro
L'occupazione femminile migliora in Veneto e arriva a raggiungere il 57,1% nel 2017, e aumenta la presenza femminile nei ruoli apicali e nelle posizioni quadro, rispettivamente del 3,7% e del 10,6%. Permane, ugualmente, il divario retributivo tra i due generi. Un uomo con incarico dirigenziale guadagna in media il 50 % in più di una donna con la stessa qualifica.Solo i primi dati e considerazioni derivabili dalla lettura de “L’occupazione maschile e femminile in Veneto”, rapporto sulla situazione del personale e le pari opportunità. Una ricerca che prende le mosse da un campione di 1047 aziende con oltre cento dipendenti presenti in Veneto. Progetto curato e patrocinato dalla consigliera regionale di parità ed edito dalla Regione Veneto. Il rapporto è stato presentato e discusso lunedì 22 luglio a Padova, nell’archivio Antico del Bo (ore 14.30), in occasione del pubblico confronto tra Università, Regione, Ispettorato interregionale del lavoro e rappresentanti del Ministero del lavoro. Hanno preso parte le principali cariche istituzionali e i rappresentati locali. La ricerca, che monitora con cadenza biennale assunzioni, licenziamenti, passaggi di livello o di categoria, formazione e retribuzione nelle grandi aziende, consente di definire un benchmark statistico per intervenire sulle disparità di trattamento nel mondo del lavoro e per promuovere in maniera puntuale e concreta il principio delle pari opportunità.
Le principali criticità dell'occupazione femminile
- Gap occupazionale di genere; - Difficile conciliazione tra i tempi della famiglia e l’organizzazione lavorativa; - Scarsa disponibilità da parte dei datori di lavoro a concedere l’orario part-time.
Gender Gap Index
Il Gender Equality Index, introdotto nel 2006, continua a rappresentare un punto di riferimento. Una realtà che emerge specificamente nel Veneto è di asimmetria del lavoro familiare. Sia, nel caso di coppie in cui lavora solo l’uomo, la donna svolge l’80% del lavoro familiare che se entrambi i partner lavorano.  In quest’ultima condizione lo squilibrio diminuisce non di molto. Ed è così che il tasso di occupazione delle donne con figli è, per tutte le età, più basso di quello delle donne senza figli, lasciando in evidenza quanto ancora bisogna lavorare anche per la creazione di politiche efficaci sulla conciliazione tra i tempi di lavoro e la vita familiare e non ultimi i servizi a supporto della gestione del menage familiare. Read the full article
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purpleavenuecupcake · 7 years ago
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Ventottesima edizione indagine qualità della vita: Belluno prima, tante le sorprese  
L’indagine annuale del Sole 24 Ore, giunta alla 28ma edizione, offre uno spaccato molto interessante dell’Italia, dove numeri alla mano, il centro nord si conferma luogo migliore in cui vivere. Belluno si aggiudica l'edizione dell'indagine, a seguire tra cime e tornanti attraverso Aosta, Sondrio, Bolzano, Trento fino ad arrivare a Verbano-Cusio-Ossola in Piemonte. Nei primi sette posti della classifica che misura il benessere, non solo economico, delle province italiane ci sono ben sei province alpine, a cui si aggiunge Trieste. Sei macro aree e 42 indicatori, tra cui quest'anno entrano anche gli acquisti online, il gap retributivo di genere, la spesa per i farmaci, il consumo del suolo, gli anni di studio degli over 25 e l'indice di litigiosità nei tribunali, sono l'elemento portante dell'analisi che Il Sole 24 Ore realizza per stilare la classifica della Qualità della Vita nelle 110 province Italiane. Arretrano alcune grandi città: Milano che, nella classifica generale perde 6 posizioni e scivola all'ottavo posto; Roma, che scende al 24°rispetto al 13° del 2016, e Torino, che retrocede al 40°posto. Nelle vittorie di tappa per singola macro area, Milano è sempre al top nell'ambito Ricchezza e consumi, conquistando il primato nel Pil pro-capite, nell'importo medio delle pensioni e nei depositi bancari. I voti migliori per il consumo di suolo e l'emigrazione ospedaliera vanno invece a Sondrio, che guadagna il podio dell'area ambiente e servizi. Aosta sale sul podio nella densità abitativa e nelle acquisizioni di cittadinanza, mentre per giustizia e sicurezza è la provincia di Verbano Cusio Ossola a guadagnare la prima posizione. Firenze, invece, supera Roma e si aggiudica il primo posto per cultura e tempo Libero. Ma la grande sorpresa del 2017 è Ascoli Piceno, che vince la medaglia d'oro nella categoria Lavoro e Innovazione. In coda alla graduatoria complessiva, invece, finiscono soprattutto le aree di Campania e Puglia: ben otto nelle ultime dieci posizioni, con Caserta maglia nera 2017 e Taranto al penultimo posto. Al terz'ultimo c'è Reggio Calabria. A sancire il verdetto è il trend di fondo, che mostra, attraverso i risultati dei singoli indicatori, come il divario tra Nord e Sud del Paese tenda sempre più ad ampliarsi, tanto che per trovare la prima provincia del Sud e Isole bisogna scendere fino al 52°posto di Oristano. Le aree centro-settentrionali, infatti, non solo ribadiscono i loro primati storici negli indicatori economici (dalla ricchezza al lavoro), ma guadagnano spazio anche nei ranking - come demografia e tempo libero - un tempo appannaggio dei territori del Sud. Non mancano comunque le buone prestazioni: la stessa Oristano conquista il terzo posto nella macro-area Giustizia e sicurezza, Matera sale al 6°posto nella categoria Ambiente e servizi e le province del Mezzogiorno occupano in blocco i primi 14 posti nell'indicatore legato alla diffusione della banda larga. Read the full article
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