#Croce Rossa Alessandria
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Alessandria Ricorda la "Grande Alluvione" del 1994: Il Volontariato si Racconta
Un evento dedicato ai ricordi e alle emozioni dei volontari che hanno affrontato l'emergenza alluvione di 30 anni fa
Un evento dedicato ai ricordi e alle emozioni dei volontari che hanno affrontato l’emergenza alluvione di 30 anni fa. Il Comune di Alessandria organizza un evento commemorativo dedicato ai volontari che, con grande coraggio e impegno, hanno affrontato la devastante alluvione del 1994. Con il titolo “Il Volontariato della ‘grande alluvione’ del 1994 si racconta – Una carrellata di ricordi ed…
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Tortona ospita il Giro d’Italia 2023
Mercoledì 17 maggio 2023 la 106ª edizione del Giro d’Italia arriverà a Tortona. Infatti la gara, iniziata il 6 maggio in Abruzzo e che finirà il 28 maggio a Roma, vedrà all’undicesima tappa i corridori affrontare il percorso Camaiore - Tortona, su 218 km risalendo dalla Toscana per attraversare la Liguria affrontando il passo della Castagnola e raggiungendo, nel territorio della provincia di Alessandria, Voltaggio, Gavi, Serravalle Scrivia, Cassano Spinola e Villalvernia per raggiungere il traguardo a Tortona, in corso Cavour, già teatro dell’ultimo arrivo del Giro in città, nel 2017. Molte le iniziative previste per l’occasione, che riguarderanno lo sport, lo spettacolo, la cultura, l’ambiente e l’enogastronomia. Dal 6 al 17 maggio il concorso Vetrine in Rosa darà la possibilità di votare la vetrina più bella dei negozi della città sulla pagina Facebok di Confcommercio Tortona, grazie ad un iniziativa della Confcommercio Alessandria sede di Tortona Il Palazzo Municipale di Tortona dal 6 al 21 maggio ospiterà Ruote e Campioni del nostro territorio nelle collezioni tortonesi, una mostra ideate per commemorare i campioni del territorio, dai fratelli Coppi, a Cuniolo, a Girardengo, a Carrea, a Malabrocca e altri, a cura di Fausto Galli, che presenterà una raccolta di cartoline d’epoca dedicate, maglie originali dei Campioni del tortonese, biciclette originali, distintivi, firme autografe ed altri oggetti. Sabato 13 maggio la piazza Duomo dalle 15 vedrà l’evento Sport & Music, con i gazebo delle società sportive cittadine, attività, animazione, intrattenimento musicale, alle 17 l sfilata dello sport con partenza dal Comune, passaggio in via Emilia e arrivò in piazza Duomo, verso le 17:30 le premiazione dei campioni dello sport under 18 e alle 21 la premiazione dei campioni dello sport. Dalle 18 alle 23 presso tutti i bar della città ci sarà Apericena in rosa, un iniziativa della Confcommercio Alessandria sede di Tortona. Carbonara Scrivia dalle 12:30 alle 17 vedrà Aspettando la Corsa Rosa, con il 6° Trofeo Città di Carbonara Scrivia e l’ 8ª Coppa Bar Fiorentina Memorial Renzo e Stefano Bagnasco Domenica 14 maggio in piazza Duomo ci sarà l’esposizione e tour delle Auto d’Epoca dell’Arma, con destinazione Castellania Coppi, ideato dall’Arma dei Carabinieri. Il Teatro Civico alle 12 di lunedì 15 maggio proporrà Concerto per un Campionissimo, con Blue Dolls e i solisti dell’Orchestra Classica di Alessandria e la partecipazione di Faustino Coppi. Martedì 16 maggio dalle 18 alla 24 piazza Malaspina vedrà Cri in Rosa e Deejay in Tour, con stand informativi e per screening, oltre al dj set con Giovati e Pensa, a cura della Croce Rossa Italiana Comitato di Tortona Nel cortile del Palazzo Comunale mercoledì 17 maggio ci sarà l’esposizione di Auto d’Epoca e l’Elicottero dell’Arma a cura dell’Arma dei Carabinieri, e dalle 9:30 l’evento Promuoviamo il Ciclismo aspettando il Giro a cura della Federazione Ciclistica Italiana, in collaborazione di Enjoy The Trail e Non Solo Bike Infine sabato 20 maggio ci sarà la 42ª edizione di Due Ruote per Due Campanili - Memorial Luigi Mariani, un raduno ciclosturistico mediofondo non competitivo di 120 km , che attraverserà Tortona, Pontecurone e Seregno, organizzato dal BikeTeam di Seregno. Read the full article
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Arturo Schwarz, viene voglia di cominciare il racconto della sua vita con l'incipit di Cent' anni di solitudine di Gabriel García Márquez: «Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato...». Cosa pensava lei, in quella primavera del 1949, prima di salire sul patibolo in Egitto?
«Patibolo, esatto. Non mi aspettava un plotone, ma il nodo scorsoio: mi avevano condannato all' impiccagione lasciandomi tutto il tempo per riflettere sugli anni vissuti fino ad allora, 25, pochi ma intensi. Da tempo sapevo in cosa credevo e cosa volevo dalla vita. Come disse lo scultore Constantin Brancusi: "Tutte le mie opere sono databili dall'età di quindici anni". Per me, forse, da prima ancora».
Riavvolgiamo il nastro: com'era finito un italiano, quasi settant' anni fa, in una galera egiziana con la pena capitale pendente sulla testa? E com' è che oggi, a 94 anni, è qui, di fronte a noi, nella sua casa di Milano, zeppa di capolavori e libri, con una moglie giovane e bella, Linda, a raccontarcelo?
«Sono nato ad Alessandria d'Egitto da padre tedesco di Düsseldorf e da madre milanese, Margherita Vitta, figlia di un colonnello dell' esercito italiano. Entrambi ebrei. Si conobbero lì e si sposarono. Avevo la doppia cittadinanza ma nel 1933, con l'ascesa di Hitler al potere, rinunciammo a quella tedesca e mio padre, separatosi da mia madre e trasferitosi al Cairo, mi vietò di rivolgermi a lui nella sua lingua madre.
Non feci fatica: mi sentivo italiano, studiavo in scuole prima inglesi e poi francesi, e avevo una naturale repulsione per la Germania. Mio padre era influente in Egitto: aveva inventato la formula per disidratare le uova e le cipolle, dando un grande impulso alle esportazioni di un Paese esclusivamente agricolo.
Nel '38, a 14 anni, ero già trotskista. Con un paio di amici copti e uno musulmano, io, ateo, fondai la sezione egiziana della Quarta internazionale, voluta da Lev Trotskij da poco riparato in Messico. Aspetti, le mostro una reliquia che ha segnato tutta la mia lunga esistenza...».
(Si alza, stacca dalla parete un quadretto e me lo mostra) Ma questo è il biglietto da visita di Trotskij. Lo ha incontrato?
«Me lo fece avere dal poeta Benjamin Péret. Doveva essere il lasciapassare per il mio viaggio in Messico. Due mesi prima della partenza, però, i sicari di Stalin lo assassinarono e io decisi di dedicare la mia esistenza ad affermare le sue idee. Nel frattempo era scoppiata la Seconda guerra mondiale ed entrai, come volontario, nella Croce Rossa. Ero ad El Alamein a caricare i feriti sulle ambulanze, italiani o inglesi che fossero, e mi presi qualche scheggia nel polpaccio.
Di notte scrivevo poesie, come ho fatto per tutta la vita. Mandai le prime ad André Breton. Avevo letto il Manifesto del surrealismo ed avevo chiesto all' ambasciata di Francia al Cairo chi fosse questo Breton. Dissero che faceva lo speaker di Radio France Libre a New York. La risposta mi giunse sei mesi dopo, sfidando l'Atlantico infestato dagli U-Boot nazisti. Cominciò allora a trattarmi come fosse un padre. Mi incoraggiava, mi coccolava quasi. Finita la guerra mi iscrissi a medicina ma non dimenticai Trotskij».
Fu per causa sua che venne arrestato?
«Sì, aprii una libreria e cominciai a pubblicare i suoi libri in Egitto. All'alba di una mattina del gennaio 1947, la polizia irruppe in casa mia. Ero accusato di sovversione. Regnava Re Farouk. Da giovane sembrava potesse diventare un governante illuminato ma si rivelò un despota crudele.
Aveva abbandonato persino le buone maniere, a tavola mangiava come un animale, per dimostrare che a lui tutto era concesso. Mi trascinarono nella prigione di Hadra e mi rinchiusero nei sotterranei, in una cella piccola, senz' aria, solo con topi e scarafaggi. Dopo qualche settimana cominciarono le torture, mi strapparono le unghie dei piedi, causandomi la cancrena e la perdita di un dito, ma non parlai. Non era comunque necessario, perché l' amico musulmano spifferò tutto, raccontò della cellula trotskista, della nostra visione del mondo, dei contatti internazionali.
Mi trasferirono al campo di internamento di Abukir, dove venni a sapere della condanna a morte. Non la eseguirono subito perché servivo loro come ostaggio. Era scoppiata la guerra arabo-israeliana, e io ero ebreo. Dopo due anni di prigionia, l' impiccagione venne fissata per il 15 maggio, ma poche settimane prima Egitto e Israele firmarono l'armistizio. Negli accordi era prevista la liberazione dei prigionieri ebrei detenuti in Egitto.
Una mattina mi rasarono, lasciandomi credere che di lì a poco sarei salito sul patibolo. Invece mi accompagnarono al porto e mi imbarcarono su una nave diretta a Genova con il foglio di via e stampato, su tutte le pagine del passaporto, "Pericoloso sovversivo - espulso dall' Egitto". Così com' ero, senza poter rivedere i miei genitori, né procurarmi un ricambio d' abito».
Come le apparve l'Italia, quando sbarcò a Genova?
«Il paradiso terrestre. Raggiunsi Milano e trovai lavoro da un ebreo, Marcus, che aveva un ufficio d' import-export dietro al Duomo. Allora nessuno conosceva bene l'inglese e il francese. Appena possibile, una notte presi il treno per Parigi. Alle sei del mattino salii su un taxi, lasciai la valigia in un albergo di quart' ordine, e bussai alla porta di 42 rue Fontaine, a Montmartre. Aprì Breton, lo vedevo per la prima volta, ma mi abbracciò come fossi un vecchio amico.
L'appartamento era piccolo, il letto in un angolo e ogni spazio occupato da oggetti e opere d' arte. Sul muro, in fondo, occhieggiava una raccolta di bambole Hopi. Nello studio, straordinarie sculture africane e, sotto la finestra, La boule suspendue di Alberto Giacometti. Alle pareti, Giorgio De Chirico, Marcel Duchamp, Yves Tanguy, Max Ernst, Man Ray, Dalí... Salvador Dalí non mi è mai piaciuto, non era dei nostri, era Dalí e basta. Come, da trotskista, non ho mai accettato l' approccio commerciale di Pablo Picasso».
Quando decise di tornare a fare il libraio, l'editore e poi il gallerista?
«Un fratello di mia mamma, direttore di una filiale della Comit, mi fece avere un piccolo fido. Pubblicavo libri difficilmente commerciabili, giovani poeti e saggistica: Breton, Einstein e, soprattutto, Trotskij. Mandai in stampa La Rivoluzione tradita con una fascetta gialla: "Stalin passerà alla storia come il boia della classe operaia". Sa cosa accadde? Me lo confidò, tempo dopo, Raffaele Mattioli, amministratore della Comit e uomo di grande cultura.
Lo chiamò personalmente Palmiro Togliatti, chiedendogli di togliere il fido "alla iena trotsko-fascista di Schwarz". Così finì la mia prima esperienza di editore: per rientrare dovetti vendere tutto il magazzino a meno del 10% del prezzo di copertina e anche la libreria rischiò di chiudere. Per sopravvivere, cominciai a organizzare mostre di incisioni, acqueforti e libri illustrati dagli artisti.
Mi aiutarono molto Carlo Bo, Raffaele Carrieri, Elio Vittorini, Salvatore Quasimodo e molti altri amici. Non potendomi permettere l' arte contemporanea che andava per la maggiore (e nemmeno m' interessava), decisi di sfidare la legge capitalistica della domanda e dell' offerta: recuperai il Dadaismo e il Surrealismo che nessuno voleva. Feci uscire dalle soffitte le opere di Marcel Duchamp, che da tempo si era ritirato e non era più interessato ad esprimersi artisticamente. Con lui il rapporto fu meraviglioso: presi lezioni di scacchi dal maestro Guido Capello per un anno intero per poter giocare contro di lui. Rimase imbattibile, ma qualche soddisfazione riuscii a togliermela».
Poi, una mattina del 1974, senza avvisare nessuno, chiuse la sua galleria, ormai divenuta mitica, per dedicarsi agli studi di arte, di alchimia, di kabbalah. Cominciò a collocare (spesso donandole), in giro per il mondo, le sue collezioni. Sentiva il bisogno di prendere le distanze dal passato?
«No. E poi non le chiami collezioni, è una parola che non mi piace. Sentivo il bisogno di trasmettere un patrimonio senza smembrarlo. Resto trotskista e surrealista, ho venduto opere d' arte, ma ne ho anche donate moltissime, chiedendo in cambio che fossero trattate in maniera scientifica: catalogate, documentate, fatte sopravvivere, insomma. Del denaro non ho mai fatto una necessità, ho sempre cercato di sfuggire alla logica del suo dominio. Tutto questo ha a che fare anche con gli studi alchemici e cabalistici. Mica andavo cercando l' oro materiale, cercavo quello spirituale».
L' Italia, come ha detto lei, è stata il suo «paradiso terrestre», però molte delle sue opere sono finite in musei all' estero. Come mai?
«Un migliaio sono in quattro grandi musei internazionali, però un consistente nucleo di opere surrealiste e dada sono alla Galleria d' Arte Moderna di Roma. Non ha idea di quanto sia stato difficile. La burocrazia italiana è un nemico spietato: devi giustificarti per il tuo atto di liberalità, vissuto quasi con sospetto, mentre lo Stato non fornisce garanzie di corretta gestione. Mi sono anche visto rifiutare la donazione dei testi dada e surrealisti. Qualcuno pare li abbia definiti "robaccia pornografica". Li ho così regalati a Israele»
Per cosa combatte ora il trotskista Arturo Schwarz?
«Per l' amore di Linda. Così come ho amato la mia prima moglie, Vera, strappatami vent' anni fa da un tumore. E per un soffio d' aria fresca e pulita, un bisogno lasciatomi da quei mesi passati nei sotterranei di una prigione egiziana»
[Pier Luigi Vercesi]
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Alessandria, arrestato 23enne per l'omicidio Norma Megardi
Alessandria, arrestato 23enne per l'omicidio Norma Megardi. Nelle giornata di ieri, 27 giugno 2022, il GIP del Tribunale di Alessandria ha convalidato il fermo disposto dalla Procura della Repubblica di Alessandria del 23enne imprenditore agricolo di Sale (AL), già tradotto in carcere nelle prime ore della mattina del 25 giugno 2022. L’uomo è ritenuto responsabile dell’omicidio di Norma Megardi e della distruzione del cadavere della stessa mediante incendio. Nella serata del 20 giugno 2022 i Vigili del Fuoco e i Carabinieri della Stazione di Sale erano intervenuti nel comune di Isola Sant’Antonio (AL) dove era stato segnalato un incendio all’interno di un campo. Tra la fitta vegetazione veniva individuata un’autovettura avvolta dalle fiamme. L’incendio veniva domato e nel veicolo ormai completamente distrutto dalle fiamme veniva rinvenuto un cadavere carbonizzato. Le serrate ed approfondite indagini del Carabinieri del Nucleo Investigativo di Alessandria supportati dai militari della Compagnia Carabinieri di Tortona procedevano con grande difficoltà a causa dell’assenza di tracce utili sul luogo del macabro rinvenimento, tuttavia consentivano di raccogliere molteplici indizi in grado di ricostruire la dinamica dell’omicidio, poi confermata in sede di confessione. Il 20 giugno 2022 alle ore 18.00 circa, Norma Megardi si allontanava dalla sua abitazione di Sale (AL) alla guida dell’autovettura a lei in uso Opel Crossland per raggiungere il vicino capannone in un terreno di sua proprietà insistente nel medesimo comune. Dopo un breve tratto sulla SS211 la donna imboccava via Rosselli, una strada di campagna che costeggia la cascina Croce Rossa di proprietà della famiglia del 23enne e che procede fino al predetto capannone. Giunta a destinazione, dopo aver parcheggiato il veicolo ed esserne scesa, la donna avrebbe avuto un diverbio con il 23enne, probabilmente riconducibile alla conduzione da parte del giovane di alcuni terreni di proprietà della donna. Il 23enne si sarebbe allontanato per ricomparire subito dopo alla guida della Fiat Panda a lui in uso e, procedendo a grande velocità, avrebbe puntato di proposito in direzione della signora Megardi, che in quel momento era in piedi sulla strada, investendola violentemente. Successivamente il giovane avrebbe riposto la sua l’auto gravemente danneggiata dall’incidente nel garage della sua abitazione, e, ritornato sul luogo dell’investimento, avrebbe caricato il corpo della vittima sulla Opel e avrebbe riposto nel portabagagli dell’auto due taniche di carburante agricolo. Messosi poi alla guida della suddetta autovettura, avrebbe raggiunto il comune di Isola Sant’Antonio dove, addentratosi per circa 200 metri tra gli alberi di un campo incolto, avrebbe cosparso di carburante l’abitacolo dell’auto e appiccato il fuoco con un accendino. Successivamente avrebbe raggiunto a piedi la sua abitazione, avrebbe rimosso con un flessibile il parabrezza danneggiato della Fiat Panda, lo avrebbe riposto in un sacco di plastica nero e con un’altra autovettura di sua proprietà lo avrebbe abbandonato a bordo strada in una località a circa dieci chilometri di distanza dal luogo del delitto. Durante la confessione indicava ai Carabinieri il luogo di abbandono del parabrezza consentendo agli stessi di rinvenirlo. La sera stessa poi avrebbe raccontato ai genitori che i danni riportati dalla Fiat Panda erano dovuti alla caduta di alcuni cassoni. La mattina successiva, ovvero il 21 giugno 2022, unitamente alla madre, avrebbe affidato la Fiat Panda - già rinvenuta dai Carabinieri nel corso dell’indagine - presso un carrozziere della zona a cui veniva riferito che quei danni erano dovuti all’investimento di un animale.... Read the full article
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⚠️🇬🇷🇦🇿🇮🇪 ⚠️ Siamo un team.. Siamo un team dal cuore grande. 💜 Con immenso piacere ed emozione, posso dirvi che ad oggi abbiamo raggiunto tante realtà diverse. Abbiamo dato il nostro appoggio e mostrato la nostra riconoscenza a varie strutture. ❤ Cuneo ❤ Alessandria ❤ Orvieto ❤ Roma (Il Gemelli) ❤ Vicenza ❤ Viterbo ❤ Santorso (Alto Vicentino) ❤ Milano (al posto di Pavia) ❤ Siamo soddisfatti e felici di quello che INSIEME abbiamo realizzato. Vi chiediamo un ultimo sforzo, un ultimo appoggio e supporto in questa nostra iniziativa, per raggiungere ancora altre due strutture ospedaliere: Barletta (centro regionale Covid di riferimento) e Bergamo/Brescia. Si, stiamo provando a raggiungere pure queste città blindate. Aiutiamo chi ci sta aiutando. 𝔾𝕣𝕒𝕫𝕚𝕖 𝕡𝕖𝕣 𝕝𝕒 𝕧𝕠𝕤𝕥𝕣𝕒 𝕘𝕖𝕟𝕖𝕣𝕠𝕤𝕚𝕥𝕒̀. Vi ricordiamo che su queste raccolte non ci sarà guadagno alcuno, in quanto abbiamo deciso di 𝐃𝐞𝐯𝐨𝐥𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐠𝐥𝐢 𝐢𝐧𝐭𝐫𝐨𝐢𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐞𝐠𝐮𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐥𝐚 𝐫𝐚𝐜𝐜𝐨𝐥𝐭𝐚, alla Protezione Civile o alla Croce Rossa. Vi abbraccio tutti, debitamente a distanza ❤💜 #yvesrocheritalia #teamscurti #teamscurtigreen #solidarietà #generosità #covid_19 #covid19italia #quarantena #iltempoperme #coronavirus #iorestoacasa (presso Orvieto) https://www.instagram.com/p/B-Sz0qeiQPH/?igshid=nyjkhmrike7f
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Coronavirus, i dati italiani dalla provincia più colpita alla meno colpita alle 17 del 19 marzo
I dati sul coronavirus in Italia del 19 marzo: dalla provincia italiana più colpita alla meno colpita e le schede diverse per regioni italiane da scaricare. I documenti sono forniti dal ministero della salute Superati i 41mila contagi e i 3400 morti: 41035 persone colpite dal virus e 3405 decessi, 427 in più rispetto a ieri. Il dato viene tenuto alto dalla Lombardia e dall’Emilia, dove il coronavirus sembra agire come un killer. I guariti sono 4440. L’unica città che ad oggi abbia l’identica mortalità dei lombardi è Madrid (dove l’epidemia è indietro di 9 giorni) il cui Paziente 1 era un italiano proveniente dal nord Italia. In Cina, dove il coronavirus è nato, per la prima volta non si registrano contagi. La Croce Rossa cinese al Governatore lombardo Attilio Fontana: «Troppa gente in giro senza mascherine, bisogna chiudere le attività economiche e tutti devono stare a casa». Ovvero ciò che sosteniamo da tempo leggendo gli studi cinesi, e che il Governo non ha mai fatto. Alla Regione Lombardia è mancato il coraggio di fare zone rosse autonomamente: avrebbe dovuto fare come l’Emilia, che invece, per il Comune di Medicina, stanca dei silenzi di Roma, si è arrangiata da sola. Da notare il secondo monito della Croce Rossa cinese, ossia «troppa gente senza mascherine». Quelle mascherine che per quasi un mese il Governo e il suo comitato scientifico ritenevano utili solo a chi sapeva di essere contagiato. All’ultimo consiglio dei ministri Giuseppe Conte aveva la mascherina e perfino i guanti. (Dati forniti dal Ministero della Salute) *** I contagi in Italia per provincia, dalla più colpita alla meno colpita al 19 marzo: (Dati forniti dal Ministero della Salute) Bergamo (Lombardia): 4.645 Brescia (Lombardia): 4.247 Milano (Lombardia): 3.278 Cremona (Lombardia): 2.286 Lodi (Lombardia): 1.528 Piacenza (Emilia Romagna): 1.428 Torino (Piemonte): 1.042 Pavia (Lombardia): 1.011 Pesaro e Urbino (Marche): 983 Padova (Veneto): 924 Parma (Emilia Romagna): 869 In fase di definizione/aggiornamento (Piemonte): 747 Rimini (Emilia Romagna): 691 Verona (Veneto): 686 Roma (Lazio): 678 Modena (Emilia Romagna): 663 Treviso (Veneto): 637 Mantova (Lombardia): 636 Reggio nell'Emilia (Emilia Romagna): 608 Lecco (Lombardia): 530 Trento (P.A.Trento): 523 Monza e della Brianza (Lombardia): 495 Genova (Liguria): 488 Venezia (Veneto): 475 Bologna (Emilia Romagna): 465 Ancona (Marche): 447 Bolzano (P.A. Bolzano): 436 In fase di definizione/aggiornamento (Lombardia): 425 Vicenza (Veneto): 424 Alessandria (Piemonte): 374 Napoli (Campania): 358 Firenze (Toscana): 349 Como (Lombardia): 338 Varese (Lombardia): 310 Udine (Friuli Venezia Giulia): 266 Perugia (Umbria): 236 In fase di definizione/aggiornamento (Liguria): 235 Lucca (Toscana): 230 Forlì-Cesena (Emilia Romagna): 227 Pescara (Abruzzo): 223 Aosta (Valle d'Aosta): 215 Trieste (Friuli Venezia Giulia): 208 Massa Carrara (Toscana): 200 Novara (Piemonte): 190 Macerata (Marche): 186 Ravenna (Emilia Romagna): 185 Sondrio (Lombardia): 155 Catania (Sicilia): 151 Belluno (Veneto): 150 Cuneo (Piemonte): 149 Pisa (Toscana): 146 Pistoia (Toscana): 145 Bari (Puglia): 137 In fase di definizione/aggiornamento (Veneto): 136 Foggia (Puglia): 134 Sassari (Sardegna): 134 Savona (Liguria): 131 Vercelli (Piemonte): 131 Imperia (Liguria): 117 Arezzo (Toscana): 113 Biella (Piemonte): 109 Asti (Piemonte): 101 Pordenone (Friuli Venezia Giulia): 97 Caserta (Campania): 94 Salerno (Campania): 92 Verbano-Cusio-Ossola (Piemonte): 89 Grosseto (Toscana): 89 Avellino (Campania): 88 La Spezia (Liguria): 88 Terni (Umbria): 84 Ferrara (Emilia Romagna): 78 Siena (Toscana): 78 Brindisi (Puglia): 75 Lecce (Puglia): 71 Prato (Toscana): 70 Chieti (Abruzzo): 69 Teramo (Abruzzo): 68 Fermo (Marche): 68 Livorno (Toscana): 62 Reggio di Calabria (Calabria): 57 Palermo (Sicilia): 52 Rovigo (Veneto): 52 Viterbo (Lazio): 50 Frosinone (Lazio): 48 Cagliari (Sardegna): 41 Crotone (Calabria): 39 Cosenza (Calabria): 38 Campobasso (Molise): 33 Siracusa (Sicilia): 33 Potenza (Basilicata): 30 Gorizia (Friuli Venezia Giulia): 28 Catanzaro (Calabria): 27 Ascoli Piceno (Marche): 27 Agrigento (Sicilia): 27 In fase di definizione/aggiornamento (Marche): 26 Barletta-Andria-Trani (Puglia): 26 L'Aquila (Abruzzo): 25 Latina (Lazio): 23 Taranto (Puglia): 23 Nuoro (Sardegna): 21 Enna (Sicilia): 21 Trapani (Sicilia): 21 Rieti (Lazio): 18 Messina (Sicilia): 16 In fase di definizione/aggiornamento (Umbria): 14 In fase di definizione/aggiornamento (Campania): 12 In fase di definizione/aggiornamento (Puglia): 12 Caltanissetta (Sicilia): 12 In fase di definizione/aggiornamento (Molise): 9 Vibo Valentia (Calabria): 8 Benevento (Campania): 8 Matera (Basilicata): 7 Sud Sardegna (Sardegna): 7 Ragusa (Sicilia): 7 In fase di definizione/aggiornamento (Lazio): 6 Isernia (Molise): 4 Oristano (Sardegna): 3 ** I contagi in Italia per regione, dalla più colpita alla meno colpita al 19 marzo: (Dati forniti dal Ministero della Salute) Lombardia: 19.884 (attuali: 13.938) Emilia Romagna: 5.214 (attuali: 4.506) Veneto: 3.484 (attuali: 3.169) Piemonte: 2.932 (attuali: 2.754) Marche: 1.737 (attuali: 1.622) Toscana: 1.482 (attuali: 1.422) Liguria: 1.059 (attuali: 883) Lazio: 823 (attuali: 741) Campania: 652 (attuali: 605) Friuli Venezia Giulia : 599 (attuali: 522) P.A. Trento: 523 (attuali: 491) Puglia: 478 (attuali: 449) P.A. Bolzano: 436 (attuali: 421) Abruzzo: 385 (attuali: 366) Sicilia: 340 (attuali: 321) Umbria: 334 (attuali: 328) Valle d'Aosta: 215 (attuali: 209) Sardegna: 206 (attuali: 204) Calabria: 169 (attuali: 164) Molise: 46 (attuali: 38) Basilicata: 37 (attuali: 37) Read the full article
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CORONAVIRUS, OLTRE 100.000 EURO DONATI DAI LIONS DI GENOVA, LA SPEZIA E ALESSANDRIA
Un aiuto, in denaro o attrezzature, che i Lions del Distretto 108IA2 hanno rivolto ad aziende ospedaliere, Croce Rossa e altre associazioni di volontariato impegnate nell’assistenza agli ammalati di Covid-19
Genova, La Spezia, Alessandria – Superano i 100.000 euro gli interventi, in denaro o attrezzature, che i Lions del Distretto 108IA2, hanno effettuato per sostenere l’impegno delle strutture sanitarie nella cura dei malati colpiti dal Coronavirus Covid-19.
Un impegno importante dei Club nelle tre province del Distretto, Alessandria, Genova e La Spezia, che è stato rivolto principalmente alle aziende ospedaliere ma anche alla Croce Rossa e alle altre associazioni di volontariato impegnate nell’assistenza agli ammalati. Un aiuto ancora in corso in denaro o attrezzatura che, a oggi, ha superato il valore di 100.000 euro. Numerose sono anche le altre iniziative in corso, che vengono realizzate in stretta collaborazione con i dirigenti sanitari delle strutture pubbliche per assicurare il miglior utilizzo dei fondi raccolti.
Alla solidarietà di tutti i Lions italiani si è unita la Fondazione Internazionale dei Lions – LCIF che ha messo a disposizione un primo contributo di 350.000 dollari per interventi di emergenza a livello nazionale, che saranno utilizzati per acquistare ventilatori polmonari, da destinare agli ospedali delle aree maggiormente colpite dall’epidemia, seguendo le indicazioni delle Autorità Sanitarie del territorio italiano. Per acquistare ulteriori ventilatori polmonari il Consiglio dei Governatori, che rappresenta 40.000 Lions riuniti in 1.350 club distribuiti su tutto il territorio nazionale, promuove una raccolta fondi aperta ai contributi volontari di tutti i cittadini, che verseranno un importo sul conto corrente del Multidistretto Lions Italia IBAN IT03T0521603222000000000945 con la causale “Progetto ventilatori polmonari”.
La Lions Clubs International Foundation, nata nel 1968, ha l’obiettivo di sostenere l’impegno dei Lions Club al servizio delle Comunità, sia a livello locale che globale. Nell’arco dei suoi 52 anni di attività la fondazione ha erogato contributi per oltre 1 miliardo di dollari, finanziando più di 15.000 progetti in tutto il mondo. L’impegno dei Lions italiani, tradizionalmente attenti ai bisogni delle Comunità locali, proseguirà con determinazione e generosità, per sostenere il lavoro dei medici e di tutti gli operatori della sanità che sono in prima linea nella cura delle persone vittime del COVID-19.
Cooperativa Battelieri del Porto di Genova
NetParade.it
Quezzi.it
AlfaRecovery.com
Comuni-italiani.it
Il Secolo XIX
CentroRicambiCucine.it
Contatti
Stefano Brizzante
Impianti Elettrici
Informatica Servizi
Edilizia
Il Secolo XIX
MusicforPeace Che Festival
MusicforPeace Programma 29 maggio
Programma eventi Genova Celebra Colombo
Genova Celebra Colombo
CORONAVIRUS, OLTRE 100.000 EURO DONATI DAI LIONS DI GENOVA, LA SPEZIA E ALESSANDRIA CORONAVIRUS, OLTRE 100.000 EURO DONATI DAI LIONS DI GENOVA, LA SPEZIA E ALESSANDRIA Un aiuto, in denaro o attrezzature, che i Lions del Distretto 108IA2 hanno rivolto ad aziende ospedaliere, Croce Rossa e altre associazioni di volontariato impegnate nell’assistenza agli ammalati di Covid-19…
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Un’altra edizione di successo per il
Raduno Multiepocale di Gruppi Storici
Sono giunti in 350 da tutta Italia solo per poter vivere due giorni in Cittadella
Si parla anche quest’anno di un successo, il
Raduno Multiepocale di Gruppi Storici, organizzato per il 7° anno consecutivo dalla Associazione Aleramica Alessandria.
Domenica scorsa, 30 settembre, circa 350 rievocatori di tutte le epoche
hanno invaso la Cittadella di Alessandria e offerto spettacoli di qualità, per l’intera giornata, al numerosissimo pubblico presente.
Un’iniziativa che rappresenta ogni anno un’occasione unica per poter vivere la Storia in
prima persona, con una vera e propria passeggiata nel tempo, dall’epoca Romano-Celtica ai primi del Novecento. 26 gruppi storici in costume hanno accolto i visitatori nei loro
curatissimi accampamenti, illustrando e permettendo di sperimentare in prima persona la vita reale nelle diverse epoche rappresentate.
Gli organizzatori dell’Associazione Aleramica raccontano che lo scopo con cui nacque
questo evento, nel 2012, fu innanzitutto quello di dar vita ad un raduno di “addetti ai lavori della rievocazione”, offrendo a tutti i rievocatori del Centro-Nord Italia la possibilità di fare rete tra loro e promuovendo un momento di incontro che coinvolgesse epoche differenti
(occasione assai raramente possibile in altri tipi di manifestazione). Il secondo scopo era
quello di raccogliere, insieme al FAI – Delegazione di Alessandria, le firme necessarie ad
eleggere la Cittadella di Alessandria “Luogo del cuore”: oggi, anche grazie a quell’evento,
la meravigliosa fortezza piemontese si è aggiudicata addirittura il primo posto nazionale in tale classifica, accendendo di fatto la speranza sul suo graduale recupero.
Mentre il Raduno Multiepocale di Alessandria è divenuto addirittura il più grande raduno multi-epoca d’Italia!
Dopo la sequenza di spari di fucile e il colpo di cannone, domenica 30 settembre u.s. la
manifestazione ha preso ufficialmente il via alle 10.00, con una scenografica cerimonia di apertura che ha visto entrare in Cittadella gli sbandieratori e musici dell’Onda Sforzesca di Vigevano. Appena dopo hanno preso il via le attività dimostrative e formative presso gli accampamenti, nonché le attività per i bambini organizzate da ASM Costruire Insieme, con un’appassionante caccia al tesoro alla ricerca di indizi negli accampamenti e la battaglia dei bambini proposta dal gruppo storico Teuta Vertamocori. Nel frattempo, in mattinata, un imponente e suggestivo corteo storico multiepoca, composto da una piccola delegazione di ciascun gruppo presente al Raduno, ha percorso le vie del centro cittadino, attraversando a piedi il ponte Meyer. Indimenticabile l’immenso e spettacolare corteo storico multiepoca che ha sfilato invece all’interno della Cittadella nel pomeriggio, al termine del quale è avvenuta la consegna di un omaggio a ciascun gruppo storico partecipante per mano del Sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco e dell’Assessore alle Politiche Giovanili,Manifestazioni ed Eventi, Cherima Firial Fteita. Molto apprezzato dal pubblico l’emozionante spettacolo con i rapaci del tardo pomeriggio, offerto dal gruppo storico I Compagni di Viaggio.
A chiusura dell’evento, un’esibizione dell’Associazione Aleramica insieme al gruppo
sbandieratori e musici dell’Onda sforzesca di Vigevano.
Nel corso della giornata, inoltre, è stato possibile effettuare visite guidate gratuite tra i
campi dei gruppi storici, mentre i più piccoli sono stati intrattenuti dalla caccia al tesoro
organizzata da ASM Costruire Insieme, che prevedeva l’utilizzo del cellulare e dell’app
messaggistica; il gioco conteneva indizi relativi ai musei alessandrini, da ricercare tra gli
accampamenti nella Piazza d’Arme. Ai vincitori sono stati dati in omaggio biglietti
d’ingresso ai musei cittadini e altri gadget. Inoltre, il gruppo storico Teuta Vertamocori di
Novara, ha proposto una battaglia dei bambini, con simulazioni di duelli celtici.
Un grande successo l’iniziativa proposta dagli organizzatori in cui veniva data la possibilità
alla cittadinanza di vivere l’esperienza del rievocatore per un giorno. La blogger Stefania
Cava, il giornalista Danilo Poggio, direttore di “Grp Tv”, lo speaker Stefano Venneri e alcuni privati cittadini hanno vissuto il raduno multiepocale tra le fila di alcuni gruppi storici che a loro volta hanno aderito all’iniziativa: Stefania Cava è stata una napoleonica con il gruppo storico 59eme demi brigade d’infanterie de ligne di Marengo, poi una dama con il gruppo Sestrese di Sestri Ponente e infine una spadaccina con il gruppo di Incisa 1514 di Incisa Scapaccino (AT).
Danilo Poggio è stato uno spadaccino tra le fila della Compagnia dell’Artiglio del Drago di
Monticello d’Alba e un soldato del 1942 con il gruppo Engineer Special Brigade Italy di
Bollate.
Infine Stefano Venneri è diventato un falconiere con il gruppo I Compagni di Viaggio di
Balzola.
Visite guidate della fortezza sono state organizzate, come sempre, dai volontari del FAI –
Delegazione di Alessandria.
Dalle stime dell’organizzazione sono stati circa 4000 i visitatori.
L’Associazione Aleramica di Alessandria desidera ringraziare il Comune di Alessandria per la collaborazione (in particolare il Sindaco di Alessandria, l’Ufficio Manifestazioni, l’Ufficio Servizio Prevenzione e Protezione, l’Assessorato alle Politiche Giovanili, Manifestazioni ed Eventi, l’Ufficio Stampa). Un sentito ringraziamento è dovuto inoltre agli sponsor, che con la loro solidarietà e il loro prezioso e ineguagliabile contributo hanno reso possibile l’organizzazione dell’evento:
Centrale del Latte di Alessandria e Asti, Luigi Lavazza S.p.A., MFstudios, Viticoltori Associati Vinchio-Vaglio Serra, EdilSerramenti, Gruppo Amag, Euromaster – Gomme e Motori srl, Agenzia Immobiliare Habitat,Croce Rossa di Cassine, Proloco di Fiondi, Tecnoluce, ASM Costruire Insieme.
L’evento è stato patrocinato da
: Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, Comune di
Alessandria, Consiglio Regionale del Piemonte, Regione Piemonte.
Ulteriori informazioni e foto sul Raduno Multiepocale di Gruppi Storici e sull’Associazione
Aleramica ai seguenti indirizzi:
http://www.facebook.com/RadunoMultiepocaleAlessandria
#multiepocalealessandria
http://www.aleramica.it
ALESSANRDRIA. GRANDE SUCCESSO DEL RADUNO MULTIEPOCALE DI GRUPPI STORICI. Un’altra edizione di successo per il Raduno Multiepocale di Gruppi Storici Sono giunti in 350 da tutta Italia solo per poter vivere due giorni in Cittadella…
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Il Comandante Diavolo, Amedeo Guillet, raccontato nel 1955 da Indro Montanelli
Due anni orsono il nuovo ambasciatore d’Italia al Cairo, Jannelli, che, per un di quei malintesi geografici in cui la nostra politica estera cade di sovente, ha il compito di Presentarci anche nello Yemen, partì per Taiz, accompagnato dal primo segretario dell’ambasciata, per presentare all’Imam le sue credenziali. Gli ospiti vennero accolti con la consueta sontuosa ospitalità, e la cerimonia fu solenne. Ma l’Imam, mentre Jannelli in feluca e spadino gli volgeva il discorsetto di prammatica, teneva gli occhi fissi sul segretario, che invece teneva i suoi un po’ codardamente rivolti a terra. E fu a lui che, terminata l’allocuzione ufficiale dell’ambasciatore, disse, al di fuori di ogni formula protocollare e sul tono indulgente d’un babbo che abbia deciso di perdonare una scappatella al suo figliuolo: «Alla fine, Ahmed Abdallah Al Redai, sei tornato a casa, eh?».
Ahmed Abdallah Al Redai, nell’annuario della nostra diplomazia, porta il bel nome savoiardo di Amedeo Guillet, che è anche quello con cui venne iscritto nei registri dello stato civile quando nacque, quarantasei anni orsono. Ma esso non gli rimase addosso che fino al 1935, quando i cavalleggeri libici che militavano nel suo squadrone decisero di ribattezzarlo e, al termine di una carica in cui per due volte lo videro schizzar via di groppa al cavallo ucciso e sempre risalire su un altro pur con una gamba spappolata da una pallottola, lo chiamarono Communtàr-As-Sciaetàn che vuoi dire Comandante Diavolo.
Questa seconda incarnazione durò sei anni, durante i quali Comandante Diavolo collezionò altre quattro medaglie d’argento, prima in Abissinia, poi in Spagna, poi di nuovo in Abissinia. Finché la sua divisa di maggiore fu ripescata, lorda di sangue, su un campo di battaglia, dove i pochissimi che non morirono furono tutti fatti prigionieri.
Delle guerre che hanno la disgrazia di perdere, i popoli di scarso carattere preferiscono cercare di dimenticarsi al più presto, seppellendo nella stessa bara eroi e traditori; casi di fellonia e gesti di eroismo. E così noi italiani, se vogliamo sapere qualcosa dell’episodio di Cherù, dobbiamo sfogliare gli annali dello stato maggiore britannico dov’esso è definito, da un nemico che ogni tanto si ricorda di essere stato il più sportivo del mondo, the most gallant affair of this war, la più cavalleresca impresa di questa guerra.
Cherù sta, sulle pendici che dall’acrocoro eritreo digradano verso il bassopiano occidentale, poco oltre Cheren dove il povero generale Lorenzini veniva ammassando, per l’ultima disperata difesa dell’Africa orientale, le poche truppe che aveva a disposizione. Aveva bisogno di ventiquattr’ore di tempo per sistemare alla meglio, contro i mezzi corazzati e le artiglierie britanniche che irrompevano dal Sudan, le sue sparpagliate ed eterogenee fanterie. Ma non aveva sottomano, per ritardare l’urto, che gli ottocento cavalieri amhara, eritrei e arabi, di Comandante Diavolo. Fu la penultima carica della storia militare europea prima quella del Savoia in Russia, che fu l’ultima. E non me l’ha raccontata il protagonista, che d’altronde non racconta mai nulla. Me la raccontò un ufficiale britannico, che quel giorno comandò il fuoco di una batteria di cannoni con alzo a zero contro quell’orda irrompente di uomini che urlando come ossessi a bordo di cavalli dalle froge bianche di bava e dagli occhi iniettati di sangue, travolsero ogni. cosa. Egli non è mai riuscito a capire come andò quell’affair, di dove fossero sbucati quei dannati e come facessero ad arrivare sui pezzi che avventavano su di loro un uragano di granate.
Ci rimasero quasi tutti, bipedi e quadrupedi, ed era obbligatorio ritenere che ci fosse rimasto anche Communtàr-As-Sciaetàn. Ma, nonostante le diligenti ricerche che ne fecero i britannici, i quali volevano assicurarsi che quel tipo fosse proprio morto, il suo corpo non fu mai trovato. Per la semplicissima ragione che in quel momento, ebbene arricchito di una quinta pallottola in aggiunta alle quattro già a zonzo tra le sue frattaglie, esso navigava, avvolto in una futa araba, tra le ambe e le forre dell’altopiano.
Cheren caduta, dopo quaranta giorni di battaglia in cui rimasero sul terreno l’ottanta per cento dei nostri col loro comandante Lorenzini, arresa l’Amba Alagi, gl’inglesi ricercavano ancora Comandante Diavolo. Lo ricercavano dappertutto, salvo che tra le pieghe della futa di Ahmed Abdallah Al Redai, povero yemenita che, in compagnia di alcuni suoi compatrioti, ex gregari di Communtàr-As-Sciaetàn, conduceva una peripatetica vita di disoccupato in cerca di lavoro. Bruno e segaligno, conoscitore perfetto della lingua e dei costumi arabi, Ahmed in fondo se la sarebbe cavata benissimo, se si fosse deciso a chiedere aiuto e ospitalità ai molti amici che aveva fra i concessionari italiani che i nuovi padroni avevano lasciato a piede libero. Ma egli non voleva aver nulla a che fare con loro. All’opposto di molti partigiani di nostra conoscenza, tanto bravi a lanciar bombe quanto pronti a pagarne il prezzo con la pelle altrui, Ahmed aveva detto ai suoi compagni: «Mangeremo solo alle spalle del nemico» e ne dava l’esempio per primo.
C’era una grossa taglia sulla sua testa e la minaccia di fucilazione a chiunque gli desse aiuto. Ahmed non ne chiese mai a nessuno. Non era convinto della disfatta, o meglio era convinto che fosse soltanto locale. Il giorno, pensava, in cui Rommel fosse entrato ad Alessandria e gli inglesi in Eritrea fossero rimasti isolati, con quegl’italiani a piede libero e con i depositi di armi nascosti qua e là, si poteva riaprire il capitolo momentaneamente interrotto ad Amba Alagi. Si trattava di resistere. E per resistere, con quella gamba cionca e col fegato roso dall’ameba e dalla malaria, qualche volta si abbassava all’infame mestiere di delatore, andando, a denunziare agl’inglesi Comandante Diavolo, che giurava, di aver visto qua o là, per riscuotere il premio. Ogni tanto offriva loro anche i suoi servigi. E fu così che un giorno cosse due uova al capitano Reich ch’era il più spietato dei suoi persecutori.
Nove mesi durò questa vita senza che Rommel si decidesse a isolare gl’inglesi in Eritrea. E Ahmed Abdallah Al Redai, con gli ultimi due compagni yemeniti rimastigli, si era ridotto a far l’acquaiolo a Massaua, dove si era rotta la conduttura e i rifornimenti bisognava farli ai pozzi in quella che si è sempre chiamata ��la piana della morte» per vi dei colpi di sole e di calore che ci si busca. Ahmed si aggirava di tucul in tucul con i suoi otri di pelle penduli alla schiena di un asino, urlando: «Donne!… La mia acqua è fresca come caldo è il vostro cuore!…». E son discorsi che anche sulle negre fanno sempre il loro effetto.
Finalmente ebbero, lui e il suo ultimo compagno, di che pagarsi un passaggio su una barca che faceva la spola con Aden. Ma era una fusta di pirati che, intascato il denaro dopo due giorni di navigazione li buttarono in mare, fronte alla costa dancala, dove alcuni nomadi pastori, segno di benvenuto, li derubarono del poco che restava loro e li lasciarono sulla spiaggia tramortiti di botte. Anni orsono, Amedeo Guillet, rientrato nei suoi panni, ripreso il proprio nome d’origine, tornò con l’ambasciatore Conti in quello squallido deserto alla ricerca della solitaria zeriba, un centinaio di chilometri a sud di Massaua dove tuttora vive Ibrahim, colui che quella sera raccolse svenuti i due relitti umani e li salvò masticando un po’ di burgutta e ficcandogliela a forza fra i denti. Ora è contento, Ibrahim, perché Guillet gli ha fatto costruire un pozzo in muratura, ch’era il suo gran sogno. Però rimpiange ancora che Ahmed quella volta abbia rifiutato di sposare sua figlia, che pure è una gran bella ragazza. E Guillet riconosce lealmente che, nella sua spericolatissima vita, il pericolo più grosso effettivamente lo corse allora e che a salvarlo dalla tentazione di finire lì, in quella perduta zeriba, fu solo il ricordo di una bionda cugina di nome Bice…
Il secondo imbarco, di lì a qualche settimana, fu più fortunato. E l’Imam dello Yemen non si mostrò affatto scontento di annoverare fra i suoi sudditi quell’Ahmed Abdal-lah Al Redai che, per quanto di aspetto piuttosto patibolare, oltre a saper raccontare in perfetto arabo meravigliose storie di emiri e di califfi, riusciva a incantare, non si sa come, i cavalli, tramutando i più riottosi ippogrifi nei più placidi brocchi. E infatti si ebbe molto a male che Ahmed, un certo punto, volesse tornare sui suoi passi e discendere a Hodeidah per imbarcarsi clandestinamente su una nave della Croce Rossa che andava a ripescare i civili italiani dell’Africa orientale. Per questo lo accolse con aria affettuosa, sì, ma anche imbronciata, due anni fa, quando se lo vide ricapitare a Corte in feluca di diplomatico, quell’ingrato di Ahmed Abdallah Al Redai.
Il fatto è che anche Stalingrado, anche la caduta della Libia e della Tunisia sembravano, a Comandante Diavolo, disfatte soltanto locali. E quando, dopo settanta giorni di navigazione, egli poté riprendere il suo vero nome nel porto di Napoli (dove trovò ad aspettarlo un Ordine Militare di Savoia e quella bionda cugina che si era sempre rifiutata di capire cosa significassero le parole «disperso in combattimento» con cui il superiore ministero aveva creduto in un primo tempo di averle partecipato la notizia della morte di Amedeo), la prima cosa che fece fu di precipitarsi a Roma per chiedervi di essere paracadutato nuovamente Abissinia coi mezzi necessari a prepararvi la riscossa. Ma vi arrivò contemporaneamente al comunicato che annunziava l’armistizio. Comandante Diavolo curvò la testa e seguì il suo re. Qualche settimana dopo, a Brindisi, incontrò a una mensa alleata due degli ufficiali britannici che gli avevano dato la caccia in Eritrea. «Che fortuna non avervi incontrato allora!» dissero cavallerescamente alzando il bicchiere alla sua salute. «Che fortuna per voi, forse. Che disgrazia per me, di certo!» rispose con amarezza il tenente colonnello Guillet.
E ora eccolo qui, questo gran ragazzo quasi cinquantenne, con Bice e due bambini, primo segretario della nostra ambasciata al Cairo con mansioni di incaricato d’affari nello Yemen. Entrò in diplomazia non per «meriti speciali», ma in seguito a regolare concorso, quando dovette convincersi (ma quanto gli costò…) che, per Comandanti Diavolo, nell’esercito italiano non c’era più posto. Se lo incontrate, evitate di parlargli delle sue avventure. Vi troncherebbe la parola in bocca con un frettoloso: «Ma no, ma no… Esagerazioni…». E anche alle pallottole che lo hanno ridotto un colabrodo, cercate di alludere con discrezione.
«La gamba?» mi fa tastandosi quella che si trascina dietro, cionca e balbuziente. «La curo con lo yoga e sta benissimo, guarda…» Posa il bicchiere, guizza in aria a corpo intelito come un misirizzi, vi si rovescia, e ricasca nello stesso punto.
Ieri, su una cavalla di nome Brigitte, ha vinto il suo ennesímo concorso ippico.
Amedeo Guillet raccontato da Indro Montanelli Il Comandante Diavolo, Amedeo Guillet, raccontato nel 1955 da Indro Montanelli Due anni orsono il nuovo ambasciatore d'Italia al Cairo, Jannelli, che, per un di quei malintesi geografici in cui la nostra politica estera cade di sovente, ha il compito di Presentarci anche nello Yemen, partì per Taiz, accompagnato dal primo segretario dell'ambasciata, per presentare all'Imam le sue credenziali.
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Vite da salvare in montagna, al Rifugio del Parco Antola due giorni di corso Pubblicato il 10 aprile 2017 Il 22 e 23 aprile organizzato dal centro di formazione New Life Resuscitation con Croce Rossa di Vignole Borbera, Vigili del Fuoco di Alessandria, il supporto del Parco Antola e Cai e i patrocini di Regione, Città metropolitana, GITIC, enti e associazioni.
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Prevenzione Sanitaria Lions ad Alessandria: consulenze mediche gratuite per la salute di tutti
Una giornata dedicata alla prevenzione dei tumori, diabete, ipertensione e controllo della vista, promossa dai Lions e Leo Club di Alessandria.
Una giornata dedicata alla prevenzione dei tumori, diabete, ipertensione e controllo della vista, promossa dai Lions e Leo Club di Alessandria. Il 26 ottobre 2024, dalle ore 9:00 alle 17:00, si terrà ad Alessandria, in Corso Roma, un’importante giornata di prevenzione sanitaria organizzata dagli otto Lions Club di Alessandria e dal Club Leo. L’evento, che gode del patrocinio della Città di…
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Alessandria e San Pio V tra storia e memoria
Anche una classe della Scuola Secondaria di I Grado “Manzoni” di Alessandria (gli studenti della seconda – sez. Archimede) ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione del libro di Giulio Legnaro “Alessandria e San Pio V tra storia e memoria” svoltasi presso la Sala del Consiglio a Palazzo Comunale di Alessandria. Oltre all’autore del libro, erano presenti Maria Teresa Gotta (Assessore comunale al Sistema Educativo Integrato), Enrico Mazzoni (Presidente del Consiglio comunale di Alessandria), Martino Valdenassi (Sindaco di Frugarolo) e Gianfranco Cazzaniga (Sindaco di Bosco Marengo). E anche il Sindaco della Città di Alessandria, Maria Rita Rossa, ha desiderato, con la propria presenza, sottolineare la rilevanza culturale di questo significativo apporto letterario di Giulio Legnaro. Se già il titolo dato all’opera fornisce una precisa indicazione circa gli ambiti tematici che l’autore ha inteso approfondire — con quella sottolineatura evidenziata dal binomio “storia e memoria” che, nel caso del rapporto tra Alessandria e l’unico Papa alessandrino, costituisce anche un eloquente invito a trasformare ciò che è “memoria” in elementi di interesse e attrattività turistico-culturale per il presente del territorio locale — altrettanto suggestiva è la scelta del sottotitolo data da Giulio Legnaro. “Alessandria sorse sulle terre dei Marchesi del Bosco… e a Bosco nacque l’illustre Papa alessandrino”: questo è infatti il sottotitolo del libro e questa è la seconda indicazione di una chiave di lettura che realmente completa e arricchisce il quadro degli argomenti trattati, con un gioco di rimando molto efficace tra aspetti di storia locale (la fondazione di Alessandria), elementi della Storia dell’Occidente (la Lega Santa, Lepanto…), peculiarità del complesso monumentale di Santa Croce a Bosco Marengo (definito “eccellenza del territorio”), fino al ricordo del ritorno pro tempore nelle terre alessandrine delle spoglie di San Pio V nel 1985. Giulio Legnaro, 25 anni, giornalista pubblicista nativo della “Fraschetta” alessandrina, ha conseguito nell’ottobre 2016 la Laurea magistrale al Dipartimento di Comunicazione e Didattica dell’Arte, dopo essersi laureato (laurea di primo livello) in Comunicazione e valorizzazione del patrimonio artistico contemporaneo all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. È direttamente Giulio Legnaro a spiegare le ragioni alla base di questo suo pregevole lavoro, pubblicato con i Patrocini conferiti dall’Amministrazione Comunale di Alessandria, di Bosco Marengo, di Frugarolo nonché dall’Amministrazione Provinciale di Alessandria e con il sostegno di molti autorevoli sponsor locali. Le motivazioni sono contenute nel capitolo intitolato “L’idea e il piacere di scrivere” di cui si riporta integralmente il testo. «Perché questo titolo e quell’immagine in copertina? Perché abbinare la città di Alessandria la cui data di fondazione è stata stabilita solo nel 2001 con San Pio V, un papa col carattere intransigente che fu eletto nel 1566 e che è ricordato per essere stato un riformatore della Chiesa ed aver dato fama al nostro territorio? Scrivendo la tesi di laurea magistrale ho cercato di approfondire una parte storica nella quale la terra alessandrina assume un valore fondamentale e verte su alcune vicende di un personaggio unico, il papa alessandrino eletto 450 anni fa, che ha suscitato il mio interesse e la mia curiosità. La copertina della pubblicazione riporta un mosaico che si trova nella chiesa dedicata a San Pio V a Roma e che rappresenta tre figure simboliche, il pontefice con il mano il rosario, un soldato pronto a partire per fermare l’espansione turca e dietro, in segno di protezione, la Madonna col Bambino e le fasi della battaglia navale di Lepanto combattuta nel Mediterraneo. Le nostre origini, la storia e la memoria, un binomio inscindibile che accompagna l’esistenza di ogni individuo, lo contraddistingue, lo qualifica come imperituro per il segno temporale che ha lasciato. La storia però, non sempre ha un inizio preciso e Alessandria ne è il tipico esempio, con l’unione di terre e di un insieme di genti diverse insediate da tempo intorno a Rovereto, l’antico borgo regio. Le date sono indicazioni importanti perché ci permettono di collegare gli avvenimenti, ci danno il senso materiale del tempo, ci riportano al passato, al seminario di Alessandria che venne aperto proprio nel 1566 per volontà del vescovo Girolamo Gallarati e che grazie all’opera dei gesuiti assunse importanza come centro formativo. I gesuiti, l’ordine religioso della Compagnia di Gesù alla quale appartiene Francesco, il primo papa sudamericano di origini piemontesi. Anche i giorni sono importanti, come il 7 gennaio, che ricorda l’elezione di Pio V nel 1566 e due secoli dopo, nel 1797, la nascita a Reggio Emilia del nostro Tricolore, quel drappo verde, bianco e rosso che il 10 marzo 1821 per la prima volta, Santorre di Santarosa fece sventolare dai bastioni della cittadella di Alessandria». http://dlvr.it/NnhWH8
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Pasquale Fierro: La Storia di un Militare Scrittore che Conquista il Pubblico. Un uomo tra servizio militare e passione letteraria: la storia di Pasquale Fierro, autore impegnato e premiato
Pasquale Fierro nasce a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, il 16 maggio 1986. Secondogenito di tre figli, sin da giovane ha dimostrato una profonda passione per la solidarietà e l'aiuto al prossimo
Pasquale Fierro nasce a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, il 16 maggio 1986. Secondogenito di tre figli, sin da giovane ha dimostrato una profonda passione per la solidarietà e l’aiuto al prossimo. Questa inclinazione l’ha portato a impegnarsi attivamente in varie attività di volontariato, tra cui il servizio presso la Croce Rossa Italiana. Per circa otto anni, Fierro ha collaborato con…
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Alessandria Commemora le Ricorrenze di Novembre con Celebrazioni e Cerimonie Ufficiali
Dalla Giornata dell’Unità Nazionale alle vittime dell’alluvione: quattro giorni di celebrazioni ad Alessandria
Dalla Giornata dell’Unità Nazionale alle vittime dell’alluvione: quattro giorni di celebrazioni ad Alessandria. La città di Alessandria si appresta a onorare importanti ricorrenze nazionali e locali con una serie di celebrazioni e commemorazioni che si terranno nei giorni 1°, 2, 4 e 6 novembre 2024. Le cerimonie, organizzate in collaborazione con le Autorità Civili, Militari e le Associazioni…
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