#allerta sanitaria
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 16 days ago
Text
Intossicazione da monossido di carbonio a Motta de’ Conti: coinvolte 18 persone
Intervento del 118 di Alessandria e Novara presso l’Agriturismo Tenuta Vecchio Mulino
Intervento del 118 di Alessandria e Novara presso l’Agriturismo Tenuta Vecchio Mulino Un grave episodio di intossicazione da monossido di carbonio si è verificato nella notte presso l’Agriturismo Tenuta Vecchio Mulino, a Motta de’ Conti, in provincia di Vercelli. L’evento ha richiesto l’intervento immediato dei soccorritori del 118 di Alessandria, gestiti dalla centrale operativa del 118 di…
0 notes
arcobalengo · 3 months ago
Text
Ancora allarme POLIO, facciamo chiarezza
Il servizio del GR1 delle 8 di oggi 16.12.2024 annuncia il ritrovamento di virus polio nelle fognature. Il GR approfitta dell’occasione per dire una serie di fesserie anzi menzogne costruite a tavolino e tace la cosa principale, con la collaborazione di Fabrizio Pregliasco che ovviamente raccomandava il vaccino.
Ritengo che la notizia faccia parte da una parte del meccanismo per tenere in allerta la popolazione, far credere che le autorità (e i massmedia) vigilino, dall’altra per tener vivo l’interesse agli intrugli lorenziniani iniettati col ricatto scolastico ai più piccoli, non si sa mai che a qualcuno venga in mente di protestare. Proprio per questo alcune precisazioni sono utili. By the way, faccio notare, modestamente, che di vaccini lorenziniani sono molto più esperto io di Pregliasco, se non altro perché ho pubblicato molti articoli e libri sull’argomento, mentre Pregliasco ha scritto qualcosa su Influenza e Covid.
Numero 1. La notizia del ritrovamento del virus nelle fognature di grandi città è vecchia di anni e anni, torna fuori ogni tanto. Il virus si trova lì perché è stato emesso dalle feci di persone infettate o vaccinate col virus vivo. Sono ritrovamenti sporadici e non vi è prova che abbia provocato qualche caso polio in Italia, né vi è il minimo rischio di una epidemia. Quindi ALLARMI INFONDATI. L’Italia è stata dichiarata polio-free nel 2002, così come tutta la Regione europea dell’OMS.
Numero 2. La cosa principale che non dicono. Qualche caso di polio da virus “selvaggio” si trova ancora in Pakistan, ma in Africa quasi tutti i casi (qualche centinaio) sono derivati dal vaccino orale tipo “Sabin” che in teoria doveva essere attenuato, ma in realtà ha subito delle mutazioni (cVDVP) e si diffonde provocando paralisi flaccida. Nel 2024 a Gaza si sono registrati 17 casi di paralisi da cVDPV, il contagio essendo venuto dall’Egitto.
Numero 3. Si sente ripetere che la polio esiste ancora perché ci sono troppo poche persone vaccinate. NO: La vaccinazione “Sabin” è diffusa capillarmente in tutti i Paesi del mondo “grazie” alle campagne di Bill Gates e OMS. Da noi è stata sostituita con il vaccino iniettivo IPV (presente nella esavalente) dopo che si accorsero che il vaccino Sabin fa più malattie della polio stessa. Al Condav ne sanno qualcosa. Secondo UNICEF, l’85% dei bambini colpiti dalla polio nel 2023 viveva in paesi fragili e colpiti da conflitto. Vedi Africa e anche Gaza. Sono quelli i veri motivi delle malattie infettive, non la carenza di vaccini.
Numero 4. Si sente ripetere che bisogna vaccinare di più perché non si è ancora raggiunta l’immunità di gregge, o addirittura per arrivare alla “eradicazione” della malattia, come ha detto Pregliasco. Questa è probabilmente la balla più grande, benché anche le precedenti non siano da poco. La vaccinazione che si fa in Italia NON PUO’ IN ALCUN MODO far raggiungere l’immunità di gregge, per il semplice motivo che non impedisce l’attecchimento del virus nell’intestino e la sua eventuale trasmissione per via orofecale. Anzi, possiamo dire di più: non vi è alcuna prova valida persino che la IPV sia efficace nel proteggere dalla malattia. Quanto alla “eradicazione”, nemmeno la Sabin può ottenerla, come dimostra in pratica l’aumento dei casi cVDVP nel mondo, nonostante la capillare diffusione del vaccino.
Quindi: BASTA BUGIE per favore! BASTA ALLARMISMI provax! Oppure dovremo chiedere a qualche autorità sanitaria e giudiziaria onesta (se esiste) di indagare seriamente se qualcuno paga la propaganda ingannevole.
P. Bellavite
24 notes · View notes
m2024a · 7 months ago
Video
L’epidemia di vaiolo delle scimmie accelera in Africa. Attenzione sulle nuove varianti Il conteggio dell'Africa Cdc aggiunge che sono stati segnalati 3.101 casi confermati, 15.636 sospetti e 541 decessi in 12 Paesi del continente, precisando che sono state identificate diverse varianti del virus. Dall'inizio del 2024 sono stati segnalati più casi che in tutto il 2023 (14.838), secondo l'Africa Cdc. La Repubblica Democratica del Congo, epicentro dell'epidemia, rappresenta quasi tutti i casi segnalati, 16.800 tra quelli sospetti o confermati, secondo la stessa fonte. Dall'inizio del 2024 sono stati censiti più di 500 decessi. I casi sono stati segnalati in tutte le 26 province del Paese, che ha una popolazione di circa 100 milioni di abitanti. Il Burundi, che confina con la Rdc, ha invece riportato 173 casi (39 confermati, 134 sospetti), con un aumento del 75% in una settimana. L'Africa sta affrontando la diffusione di un nuovo ceppo del virus, individuato in Congo nel settembre 2023 e soprannominato "Clade Ib", più letale e più trasmissibile dei ceppi precedenti. La scheda: come si trasmette il contagio Questa settimana sono stati segnalati i primi casi di Mpox al di fuori dell'Africa, in Svezia e Pakistan. La recrudescenza del virus Mpox ha spinto l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) a dichiarare un'emergenza sanitaria di portata internazionale, il livello di allerta più alto. Due giorni prima, anche l'Unione africana aveva decretato il vaiolo delle scimmie "emergenza sanitaria continentale", il livello di allerta piu' alto.
0 notes
newsnoshonline · 1 year ago
Text
La meningite potrebbe essere la causa delle segnalazioni di “malattie misteriose” in Nigeria La meningite potrebbe essere dietro le segnalazioni di malattie sconosciute in Nigeria Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le segnalazioni di una presunta malattia sconosciuta che ha causato 30 morti nello stato di Gombe, in Nigeria, potrebbero essere associate a casi di meningite. L’agenzia Natura ha scoperto che la situazione riguardava tre casi confermati di meningite, e non una nuova malattia sconosciuta come si ipotizzava inizialmente. Il Centro nigeriano per il controllo e la prevenzione delle malattie e i Centri regionali africani non hanno confermato né smentito l’ipotesi di un’epidemia di una malattia misteriosa in Gombe. Allerta sanitaria in Nigeria La
0 notes
Text
Dengue, dal Brasile giudizio positivo sulle scelte dell'Italia
L’Italia ha “fatto bene” ad elevare livello di allerta alle frontiere e ad aver “adottato tutte misure” per evitare di importare la zanzara responsabile della trasmissione della dengue. Sono misure “giustificate”.     Così la sottosegretaria alla vigilanza sanitaria e ambientale del ministero della Salute del Brasile, Ethel Maciel, in un’intervista all’ANSA.     Il Brasile, con oltre un milione…
View On WordPress
0 notes
montecorriere · 4 years ago
Text
Le Marche in zona gialla anche la prossima settimana
Le Marche in zona gialla anche la prossima settimana
Il presidente della regione Francesco Acquaroli, anticipando il Ministero della Salute, ha ufficialmente comunicato che le Marche saranno in zona gialla anche la prossima settimana. Ciò in quanto l’indice Rt della nostra regione attualmente è attestato a 0,95, quindi ancora sotto la soglia di allerta 1. Riguardo alle altre regioni, secondo le indiscrezioni: Puglia, Umbria e Provincia autonoma di…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
corallorosso · 4 years ago
Photo
Tumblr media
“Arresti, violenze, acqua avvelenata: io, birmana in Italia, vi racconto cosa sta succedendo in Myanmar” Di Tin Ni Ni Htet Mi chiamo Tin Ni Ni Htet, vivo a Genova da 13 anni. Sono laureata alla facoltà di lingue di Genova, organizzo viaggi e lavoro come accompagnatore turistico ufficiale sia per i turisti birmani nei paesi europei che per gli italiani che visitano il mio paese, il Myanmar. Sono cresciuta sotto la giunta militare fino a 24 anni, sono cosciente di quanto sono disumani ed egoisti e vorrei tanto che la nuova generazione potesse vivere con dignità godendo dei diritti umani e dell’istruzione che ognuno di noi merita. Per queste ragioni ho deciso di descrivere quello che sta succedendo in Myanmar. Il 1 febbraio 2021, in concomitanza con l’insediamento del nuovo governo eletto dal popolo, la giunta militare guidata dal generale Min Aung Hlaing ha arrestato il presidente Win Myint, il consigliere di Stato Aung San Suu Kyi e molti membri del governo, con il pretesto di supposte frodi nelle elezioni democratiche di novembre 2020. (...) A partire dalla prima settimana di febbraio, sono iniziate grandi proteste da parte di tutte le classi sociali della popolazione, guidate soprattutto dai giovani della cosiddetta Generazione Zeta, contro la dittatura militare. Le manifestazioni sono pacifiche, senza violenza da parte dei cittadini, e sono sempre proseguite fino ad oggi nonostante gli arresti, le continue e crescenti violenze e soprusi di ogni genere da parte dei militari. (...) Già in questa prima fase, i militari andavano nei quartieri ad arrestare attivisti, politici e giornalisti. Nonostante queste notizie volte a intimorire le persone e scoraggiare le azioni di protesta, ogni giorno sempre più manifestanti in tutte le città del Myanmar si riuniscono e scendono in strada. Per questo dall’8 di febbraio, il governo golpista ha proibito di uscire e radunarsi in più di 5 persone, vietando qualsiasi assembramento tra le 20 e le 4 di mattina. Ogni sera e durante gli orari del coprifuoco i militari entrano nelle case, rompendo anche le serrature con la forza ed eseguono arresti senza motivo. La violenza verso il popolo si è intensificata a partire dal 12 febbraio, quando sono stati liberati dalle carceri del Myanmar 23mila criminali. A partire dal pomeriggio di quel giorno si registrano violenze, rapine, incendi e disordini ogni giorno e notte. La popolazione non dorme per paura di subire soprusi. Ogni quartiere ha istituito una squadra di vigilanza per difendersi dalla polizia o dai delinquenti portati dalla polizia o dall’esercito tramite ambulanze o mezzi di Ong. Ogni giorno sono stati fermati bambini e ragazzini pagati dall’esercito con taniche di benzina per incendiare case ed avvelenare i contenitori d’acqua nei quartieri. Nonostante controlli ed allerta da parte della popolazione, purtroppo alcune fabbriche ed alcune case sono state bruciate e ci sono molti incendi dolosi. La polizia locale ha sostituito i capi di quartiere con altri assunti dai militari golpisti, per tenere ogni singola zona sotto il comando diretto dell’esercito, soprattutto per il controllo e l’arresto dei manifestanti. Quasi tutti i quartieri non accettano questa imposizione e protestano durante il giorno, alle 20 tutti battono le pentole facendo rumore. Dappertutto ci sono tensioni e violenze da parte del governo golpista che manda persone in divisa o senza a colpire persone e famiglie che protestano suonando le pentole: secondo la tradizione birmana, ogni fine anno del calendario buddhista, in ogni famiglia si suonano i coperchi delle pentole per scacciare i demoni nascosti nelle case. Oltre agli spari con proiettili veri, con proiettili di gomma, alle violenze verso il popolo picchiato con spranghe di ferro, i manifestanti hanno anche scoperto che migliaia di bottigliette d’acqua donate durante le manifestazioni da alcuni donatori sono state manipolate (presentano un forellino sul fondo poi richiuso) ed alcune persone sono state ricoverate per avvelenamento. Alle manifestazioni sono presenti anche piccoli gruppi di persone schierate a favore del governo militare, siamo certi che siano detenuti liberati dai militari per il loro atteggiamento violento. Al loro passaggio vengono protetti e accompagnati da polizia e militari. Dal momento in cui arrivano al centro delle manifestazioni popolari di protesta iniziano a creare il caos sparando con le fionde, rompendo le macchine dei passanti, picchiando i giornalisti. (...) Nel quartiere delle ferrovie a Mandalay vivono operai e impiegati della ferrovia che partecipano al movimento di disobbedienza civile e hanno manifestato disarmati bloccando il transito dei treni: la sera stessa sono arrivati i militari a sparare sulla folla lanciando anche bombe lacrimogene nelle case. Durante la notte i militari girano nei quartieri distruggendo macchine e moto parcheggiate. Il livello di violenza è aumentato dopo l’annuncio dell’ambasciatore birmano all’Onu Kyaw Moe Tun, che di fronte all’assemblea internazionale negli Usa il 26 febbraio, si è ufficialmente dichiarato a favore del popolo birmano invitando le Nazioni Unite ad agire per porre fine al colpo di stato. Dal giorno successivo le violenze si sono intensificate, la polizia ha iniziato a sparare ad altezza uomo e la prima vittima è stata una ragazza di 19 anni, colpita mortalmente alla testa da un proiettile il 29 febbraio a Nay Pyi Daw. In questi ultimi giorni i cittadini hanno iniziato a usare caschi e scudi fatti a mano, e maschere per proteggersi dalle bombe lacrimogene. Il 28 febbraio in un’unica giornata sono morte oltre 20 persone che manifestavano in pace, tanti di loro colpiti da proiettili alla testa. La seconda giornata più tragica è stata quella del 3 marzo dove nel quartiere di North Okkalapa a Yangon sono rimaste uccise dai militari più di venti persone attraverso uso di armi da guerra, lancio di bombe lacrimogene dal cielo con aerei, mentre la polizia ha aggredito anche i volontari impegnati nell’assistenza sanitaria e rotto i vetri dell’ambulanza. In un solo giorno, secondo le fonti dei media interni, in tutto il Myanmar le città hanno registrato quasi 60 morti uccisi dalla polizia. (...) Il popolo birmano è molto pacifico, non ama la violenza e anche per questo da più di un mese ogni giorno continua a fare manifestazioni per avere giustizia, senza reagire con la violenza e chiedendo aiuto attraverso i social media per avere un efficace aiuto diplomatico internazionale. Viviamo giorno e notte con la paura e siamo trattati in modo disumano: non sappiamo quando finiranno sia la forza di non reagire con la violenza sia l’energia per resistere in questa situazione, che si somma a tutte le altre difficoltà della popolazione per procurarsi il cibo e avere una esistenza dignitosa.
11 notes · View notes
kon-igi · 5 years ago
Text
POLMONI TAMPONATI POLMONITICI
Mi sa che qua (qua-->ovunque) la gente faccia un po’ di confusione su quando e perché si faccia (o non si faccia) il tampone per la ricerca del Covid-19 e su come e quanto sia pericolosa la polmonite (causata dal Covid-19 o meno).
Tampone --> un cotton fioc lunghissimo che a volte ti infilano nel culo, a volte nella passera, a volte persin laggiù in fondo nell’utero e qualche volta persin’anche addirittura guarda te nell’uccello, dove natura insegna che di solito non ci va proprio nulla. Serve a prelevare del materiale cellulare per studiarlo mediante tantissime metodiche di laboratorio diverse, volte ora a rilevare cellule tumorali, ora batteri, ora virus, ora miceti, ora se qualcuno fa cosacce contronatura col cioccolato fondente. Quando te lo infilano nella bocca e nel naso, prende il nome di tampone oro-faringeo o rino-faringeo e la sua punta intinta nel vostro moccio salivoso viene poi studiata tramite una tecnica magica di laboratorio chiamata PCR (Polymerase Chain Reaction), in cui la macchina magica fa la parte dello sbirro inquisitorio che chiede i documenti al virus (se c’è) e poi li trasmette in centrale. Esistono tecniche più nuove e più veloci (RT-PCR, real-time PCR) ma non ci interessano ai fini di quanto sto per dirvi.
Poche ore dallo stupro oro-nasale con cotton-fioc per orecchie maggiorate e saprete se avete o no il Covid-19.
E, ditemi, a voi che cazzo ve ne frega se ce l’avete o no?
La domanda sembra stupida, forse retorica ma senza dubbio offensiva come un colpo di phon su un prezioso e unico fiocco di neve (cioè l’italiano medio CHE VUOLE SAPERE COSA GLI TENGONO NASCOSTO!) eppure la questione, hic et nunc, è proprio questa.
Non ha più senso fare i tamponi di ricerca per il Covid-19.
Ci arrivo ma prima fatemivi dire cosa sia una polmonite.
La polmonite --> immaginate di avere una spugna nel petto che si imbeve d’acqua quando tirate dentro il respiro e che schizza fuori l’acqua quando tirate fuori il respiro. La polmonite è un’infiammazione che rovina e strappa così tanto la trama di quella spugna che questa non è più capace di assorbire acqua o ne assorbe pochissima, spesso non in modo sufficiente. La trama della spugna sono gli alveoli polmonari - immaginateli come dei piccoli chicchi d’uva, ognuno collegato col picciolo ai bronchi - e l’acqua, ovviamente, l’ossigeno.
La polmonite viene per svariate cause - tipo anche a respirare farina, cemento o polvere di cioccolato fond... ok, avete capito - ma quella virale, per esempio, è causata molto spesso dal Rhinovirus, i virus del raffreddore. La polmonite è, in genere, motivo di allerta sanitaria e quella virale a maggior ragione poiché non può essere debellata con antibiotici.
Ma alla fine le polmoniti virali VENGONO TRATTATE TUTTE ALLA STESSA MANIERA: si aspetta che passino se sono lievi, si somministra ossigeno e corticosteroidi se sono serie e si intuba il paziente se sono molto gravi. 
E quando dico tutte intendo pure QUELLE CAUSATE DAL COVID-19, che ha l’unica colpa di essere un po’ più aggressivo per il tessuto polmonare rispetto ad altri patogeni. Un po’... non mortalissimo di morte certa. 
Se vi ricoverano non è perché lì vi somministrano il farmaco ammazza Covid-19 che a casa non vi danno (al massimo, se siete gravi provano con qualche antivirale) ma perché lì c’è ossigeno, respiratori e medici che vi possono soccorrere qualora il calzino dovesse cominciare a tirare.
Quindi, il tampone aveva un proprio senso ALL’INIZIO dell’epidemia, quando c’era la necessita di circoscrivere il contagio ed eventualmente rintracciare i vettori errabondi (gli involontari untori che andavano a ballare per il Nord Italia) ma ora che IL COVID-19 E’ DA CONSIDERARSI UBIQUITARIO PRATICAMENTE SU TUTTO IL TERRITORIO ITALIANO IL TAMPONE NON SERVE PIU’ A NULLA.
Quindi,
Se avete il raffreddore state a casa.
Se avete la tosse state a casa e lo dite al medico per telefono.
Se avete febbre alta e tosse lo dite al medico e lui, eventualmente, vi verrà ad auscultare o lo dirà ai servizi preposti.
Se fate davvero fatica a respirare chiamate il medico e il 118 e sarete soccorsi come anche prima del coronavirus.
Se avete la polmonite - non importa se da Covid-19 o da inalazione di polvere di cioccolato fondente - se è lieve VI RIMANDANO A CASA e vi dicono di stare in isolamento controllato, se è seria VI RICOVERANO come se fosse da Covid-19 e se è grave vi intubano.
Basta parlare di tamponi negati, tamponi mancanti, tamponi per i ricchi e se non hanno i tamponi mangino le brioches.
I TAMPONI PER LA RICERCA DEL COVID-19 HANNO UN VALORE DIAGNOSTICO COMPLETAMENTE DIFFERENTE DA QUELLO CHE GLI VIENE COMUNEMENTE DATO.
Se vi può far stare tranquilli infilatevi un cottonfioc nel naso e speditemelo per posta... vi prometto che vi riscrivo indietro una lettera contenente un pensiero o una poesia che vi allieteranno l’attesa mentre non potrete rompere il cazzo a nessuno con le vostre paranoie perché rinchiusi in quarantena dentro casa vostra.
E non lo dico con cattiveria o senso di superiorità... solo che davvero vi state preoccupando per la cosa sbagliata. <3
109 notes · View notes
ma-pi-ma · 5 years ago
Photo
Tumblr media
ALLARME CROMOSOMA
Allora, seguimi, è  corto, se non ti distrai si fa presto:
Siccome l'epidemia,  semmai ci fosse stata, è comunque finita (perché le epidemie non durano quanto un mutuo, ti debilitano magari uguale ma lo fanno in massimo due mesi solari), allora, per tenere alta l'emergenza, si cercano i portatori sani.
Siccome i portatori sani non fanno nessuna emergenza sanitaria (perché appunto sono sani) sono stati chiamati "ASINTOMATICI", per vedere se chi non ha mai sentito questa parola e non ne conosce il significato magari la scambia con un "SERIO TERMINE MEDICO" e quindi gli "ASINTOMATICI", cambiando il significato alla parola, diventano "INFETTI TREMENDI".
Mi seguì ancora? Sei ancora qui con me? Vado avanti allora, ho quasi finito.
Siccome allora questi, che con la parola travisata si sono trasformati in "INFETTI", di fatto comunque non lo sono, stanno bene e vi salutano, e non infettano nessuno neanche sforzandosi, manco così ci fanno emergenza sanitaria tanto agognata.
Allora, via col GENIO: se esaminiamo tutti quei tamponi con parametri minimi IMPOSSIBILI per un essere vivente, oh, li tamponiamo tutti, tamponiamo anche il cancello di casa, la tazza del cesso e il culo del gatto di ogni singolo cittadino vedrai che un bel po' di "POSITIVI SANI ASINTOMATICI INFETTI LI RACCATTIAMO".
E, e ho finito seguimi bene ora, se non dovesse bastare neanche tutto questo genio a costruire le prove INCONFUTABILI di questo dannato morbo che maledetticinesi non son buoni neanche a fare i virus mortali VERI CHE DURINO almeno una cazzo di stagione, tocca allora passare al livello successivo.
Esaminare il DNA  di tutti per trovarci il  "GENE C1P8 sul cromosoma AREA51" che sicuramente ce lo abbiamo tutti per forza, anzi alcuni anche 2 o 3.., e far dire a giornali e TV che "CHI HA IL GENE C1P8" deve stare a casa, vendere la macchina, versare il ricavato alla chiesa di Roma e alla protezione civile e aspettare responsabilmente di morire in un sottoscala appositamente studiato ve lo vendiamo noi col "Bonus Allerta Cromosoma Area51 malatissimo".:.
Potrebbe funzionare.
Arrivati!
Ombretta Cerro
18 notes · View notes
pier-carlo-universe · 3 months ago
Text
Violento scontro tra due autovetture sulla S.S. 30 a Cassine. Conducenti e passeggeri trasportati in ospedale per accertamenti
Un violento scontro si è verificato lungo la Strada Statale 30 a Cassine, in provincia di Alessandria, all’altezza del km 19. L’incidente, avvenuto nella giornata di oggi,
Un violento scontro si è verificato lungo la Strada Statale 30 a Cassine, in provincia di Alessandria, all’altezza del km 19. L’incidente, avvenuto nella giornata di oggi, ha coinvolto due autovetture che si sono urtate in circostanze ancora da chiarire. Sul posto sono immediatamente intervenuti i Carabinieri, i Vigili del Fuoco e diverse ambulanze del servizio di emergenza sanitaria. I dettagli…
0 notes
telodogratis · 3 years ago
Text
L'Oms dichiara il vaiolo delle scimmie "emergenza sanitaria globale"
L’Oms dichiara il vaiolo delle scimmie “emergenza sanitaria globale”
Il direttore ha deciso di passare al massimo livello di allerta, nonostante il parere contrario del comitato di esperti, a… L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato il vaiolo delle scimmie “emergenza sanitaria globale”, il massimo dell’allerta sanitaria. Lo ha annunciato in una conferenza stampa, il direttore dell’… Read MoreAttualità, MondoToday
View On WordPress
0 notes
true-trauma · 3 years ago
Text
9 marzo 2020-9 marzo 2022.
9 marzo 2020-9 marzo 2022.
Sono passati esattamente due anni dallo storico annuncio di Giuseppe Conte, all’epoca presidente del consiglio in carica. Sebbene siano passati solamente due anni, questa data è destinata a passare alla storia, poiché emergenze simili nel “mondo moderno” non si erano mai viste.
“Le nostre abitudini vanno cambiate ora, dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa. Lo dobbiamo fare subito e ci riusciremo solo se ci adatteremo a queste norme più stringenti”. Furono queste le parole usate da Giuseppe Conte, che rimbalzarono in ogni dove.
Quello che fino ad allora era stato percepito come una semplice influenza stagionale o poco più, da allora ha iniziato a fare un po’ più paura: supermercati presi d’assalto, gel e mascherine per contrastare l’avanzata del virus che scarseggiavano, o costavano molto più di quanto costassero fino a poco prima.
I primi due casi di covid in Italia furono una coppia di cinesi, di 66 e 67 anni, provenienti proprio dalla zona dell’Hubei, una delle zone della Cina che di più ha subito la stretta del virus.
I due coniugi han messo in allerta in molti, e furono solo i primi di una lunghissima serie di casi. Già da metà febbraio, infatti, la nazione era alle prese con numerosi focolai, distribuiti principalmente nelle regioni settentrionali (la Lombardia è stata la regione tra tutte che nella prima fase di pandemia ha sofferto maggiormente, si ricorderà il comune di Codogno, in provincia di Lodi, che per prima si blindò, non permettendo l’uscita o l’accesso di nessuno, se non per comprovate esigenze).
Quelle che dovevano essere due settimane di quarantena, si sono trasformate, gradualmente, in quasi due mesi. Infatti le prime riaperture hanno iniziato ad esserci solo a partire dal 4 maggio, e venivano concessi spostamenti solo all’interno della propria regione per andare a fare visita agli “affetti stabili”.
Per far fronte all’emergenza sanitaria, da nord a sud si sono moltiplicate le iniziative che avevano come scopo ultimo la beneficenza, da quella lanciata dai “ferragnez” fino ai numerosi aiuti delle piccole realtà, come quella della spesa sospesa, che ha aiutato le persone più in difficoltà alla crisi economica scaturita dalla pandemia.
L’emergenza covid ha finito, come tutte le pandemie e tutti gli eventi che avvengono su larga scala, per influenzare la nostra quotidianità, e anche se si tratta di una storia recente, già molti libri son stati pubblicati in materia. Anche nell’immaginario cinematografico ci sono non pochi rimandi alla pandemia: nel 2020, ad esempio, Enrico Vanzina ha diretto il film Lockdown all’italiana rilasciato il 15 ottobre 2020.
Sebbene il covid-19 fosse un virus nuovo, la comunità scientifica non ha perso tempo sulla realizzazione dei vaccini, e le maggiori cause farmaceutiche hanno portato avanti i loro studi, consentendo le prime vaccinazioni già a fine 2020: la prima persona a vaccinarsi contro il covid è stata la 91enne Margaret Keenan, di Coventry (Inghilterra), mentre in Italia si stratta dell’infermiera 29enne Claudia Alivernini, che ha ricevuto la prima somministrazione in data 27 dicembre 2020.
La domanda che tutti ancora ci poniamo però è come sarà l’Italia del post-pandemia. Una domanda cui, purtroppo, nessuno può riuscire a dare risposte. Con un numero di vaccinazioni abbastanza alto da permettere alle attività di rimanere aperte, a fare paura attualmente è la crescita dei prezzi dei prodotti di prima necessità, dal grano all’acqua, dalla benzina al gasolio (è notizia di poco che la benzina è arrivata a costare ben 2 euro). Prezzi che non aiutano certamente la fascia più debole (economicamente parlando) della società, e che rischiano di acuire ulteriormente tutta una serie di disparità sociali su cui la situazione sanitaria ed epidemiologica da quasi due anni tiene accesi e ben puntati i riflettori.
Sono tante, inoltre, le realtà che continuano a vivere in un clima di totale incertezza: sebbene i locali e le sale da concerto stiano riaprendo, ancora molti sono i tour e gli spettacoli che vengono rimandati perché non si riuscirebbero a rispettare le norme anticovid a causa della elevata capienza dei palazzetti o degli stadi, che vedono ancora un ingresso contingentato.
Attualmente fare previsioni sull’andamento dei contagi è pressoché impossibile, e lo dimostrano ampiamente anche tutte le sparate fatte da politici, conduttori, virologi da tastiera e medici dell’ultima ora: già numerose volte siam caduti nella trappola dell’ottimismo, di cui certamente abbiam bisogno, con annunci che volevano il covid ora “clinicamente morto”, ora sconfitto dai vaccini. Tuttavia, i dati di oggi ci dicono che, dopo numerosi giorni di discesa dei contagi, pare che il numero dei nuovi positivi sia nuovamente in rialzo, seppur di poco: tutto prevedibile, quando si allentano le restrizioni anticovid, una cosa accaduta anche nelle altre nazioni. Al di là della questione vaccini, rimane comunque d’obbligo segnalare che anche con le centinaia di migliaia di nuovi positivi al giorno, ci sia stato un impatto sugli ospedali (e sui cimiteri) decisamente meno gravoso rispetto alle prime ondate, prima della copertura vaccinale con almeno due dosi.
Attualmente fare un bilancio definitivo di questi due anni e della pandemia in generale è ancora troppo presto, né si può dire che il peggio sia ancora passato del tutto. Ma come dice il detto di Khalil Gibran, “per arrivare all’alba, non c’è altra via che la notte”. E l’unica cosa che tutti noi si può fare è lavorare individualmente per un miglioramento graduale e progressivo della società che ci circonda e in cui, un po’ volenti un po’ nolenti, siamo immersi, e sfruttare un periodo non roseo e coglierlo come uno sprono per il cambiamento e per il progresso.
0 notes
m2024a · 9 months ago
Video
Terremoto, fuga di massa in 72 ore: tutto pronto per l’allerta rossa Il piano dettagliato di evacuazione per quasi mezzo milione di persone dai Campi Flegrei in caso di allerta rossa. Allerta rossa, la regione dei Campi Flegrei si prepara per una possibile evacuazione di massa che coinvolgerebbe quasi mezzo milione di persone. Il piano d’emergenza, concepito per far fronte a un evento catastrofico, prevede un’operazione di evacuazione in 72 ore, utilizzando treni, autobus e navi per trasportare i residenti verso regioni sicure. Piano di evacuazione Secondo il piano stabilito, la popolazione sarà trasferita in diverse regioni gemellate. I cittadini di Pozzuoli saranno destinati alla Lombardia, quelli di Bacoli verranno accolti tra Umbria e Marche, mentre gli abitanti di Monte di Procida saranno distribuiti tra Abruzzo e Molise. Gli abitanti del quartiere napoletano di Fuorigrotta troveranno rifugio nel Lazio. Questo piano dettagliato è stato progettato per garantire un’evacuazione ordinata e sicura, riducendo al minimo il rischio per i cittadini. Nonostante la minaccia vulcanica sembri lontana, gli esperti sottolineano la necessità di una preparazione scrupolosa. Il bradisismo, fenomeno naturale della zona, è diverso da un’eruzione vulcanica, ma il piano d’emergenza nazionale rimane una misura precauzionale essenziale. Misure di sicurezza e preparazione all’allerta rossa Il sindaco di Bacoli, Gerardo Josi Della Ragione, ha spiegato l’importanza di distinguere tra la crisi bradisismica attuale e una potenziale eruzione vulcanica. “Stiamo vivendo una crisi bradisismica che non prevede un’evacuazione di massa, ma la possibilità di implementare processi di resilienza,” ha dichiarato come ripreso da liberoquotidiano.it. Tuttavia, per il rischio vulcanico, le autorità stanno collaborando con le regioni e altre istituzioni per migliorare le vie di fuga e sperano di ricevere risorse adeguate dal governo. Attualmente, il livello di allerta del vulcano dei Campi Flegrei è giallo. Se si passasse all’allerta arancione, gli ospedali sarebbero evacuati, mentre l’allerta rossa, attivata da “fenomeni che indicano una dinamica pre-eruttiva,” darebbe avvio all’evacuazione delle 481.000 persone entro 72 ore. Il piano nazionale di evacuazione sarà messo alla prova in una grande esercitazione prevista per ottobre, organizzata dalla protezione civile. Questa esercitazione coinvolgerà le aree di Pozzuoli, Quarto, Monte di Procida, Bacoli, alcuni quartieri di Napoli e parte dei Comuni di Marano e Giugliano. Ogni area è associata a una regione italiana, incaricata di redigere un piano specifico che includa punti di prima accoglienza, alloggi, assistenza sanitaria e continuità amministrativa e scolastica. Questa preparazione è fondamentale per garantire la sicurezza e il benessere della popolazione in caso di un’emergenza vulcanica, dimostrando l’importanza della pianificazione e della collaborazione tra istituzioni locali e nazionali.
0 notes
emanuelebottiroli · 3 years ago
Text
Il settore immobiliare ha resistito alla pandemia, è boom di vendite
Tumblr media
ROMA (ITALPRESS) – Il settore immobiliare ha raggiunto livelli di vendita che non si vedevano dal boom dei primi anni del Duemila. I prezzi delle abitazioni, tuttavia, sono pressochè stabili dallo scoppio della pandemia attestandosi, alla fine del 2021, a 1.692 euro/m 2 per quanto riguarda le case in vendita, a 11 euro/m 2 per l’affitto, le cui quotazioni si sono stabilizzate, nonostante gli andamenti anomali della fase acuta dell’allerta sanitaria. A dirlo è il report annuale di idealista/data, che fa un’analisi a 360 gradi del mercato residenziale nel 2021, offrendo una panoramica completa su prezzi di vendita, canoni di affitto, offerta e domanda abitativa. A due anni esatti dall’inizio della pandemia un dato emerge con particolare evidenza: l’aumento dell’interesse degli utenti italiani per il mattone. Un aumento caratterizzato dalla pressione crescente della domanda relativa nell’ultimo trimestre 2021, rispetto alla media dello stesso periodo del precedente biennio. Secondo Vincenzo de Tommaso, responsabile del Centro Studi di idealista “due anni fa, improvvisamente, tutto è cambiato. Nei primi mesi della pandemia molti esperti avevano previsto uno scenario catastrofico per compravendite e prezzi, ma ciò non si è mai verificato, anzi. Con l’allentamento delle restrizioni, la domanda si è risvegliata con forza favorita da prezzi storicamente bassi, mutui a condizioni ancora molto vantaggiosi e nuove esigenze abitative degli italiani dettate dalla crisi sanitaria. A cambiare profondamente – prosegue – sono proprio le caratteristiche della domanda abitativa che oggi risulta trasformata, all’insegna di maggior comfort e convenienza dal momento che il lavoro a distanza è entrato a far parte della quotidianità di molte aziende, cambiando la fisionomia delle nostre abitazioni”. L’andamento delle compravendite sente gli effetti della pressione della domanda, aumentata in misura maggiore nei capoluoghi di provincia che nei comuni con meno di 5.000 abitanti. In Italia l’interesse degli utenti per le abitazioni in vendita a livello provinciale è cresciuto solo nell’ultimo anno dell’82,9% rispetto al 2020, indice che sale al 167% se confrontato al periodo pre-pandemico (ultimo trimestre del 2019), mentre nei capoluoghi la crescita si attesta al 91,9% nell’anno appena trascorso, salendo al 175% rispetto al 2019. Nei comuni sotto i 5.000 abitanti, nel 2020, periodo di massima allerta sanitaria, si era registrato un incremento dei contatti per annuncio pari all’86,1% che, nel corso del 2021, si è “fermato” al 63%. Si tratta comunque di una crescita esponenziale se paragonata al 2019, che certifica un maggiore interesse degli utenti per il mercato immobiliare nei piccoli centri. Il mercato degli affitti ha registrato un rimbalzo record delle richieste nell’anno appena trascorso, aumentate del 168,3%, rispetto all’ultimo trimestre del 2020. L’anno del lockdown si era chiuso con un incremento dei contatti molto più contenuto (13,4%). Dopo un 2020 tragico per gli affitti, soprattutto nei grandi capoluoghi, le richieste hanno ripreso vigore schizzando del 216,7%, un aumento di oltre 3 volte rispetto al periodo pre-Covid 2019 che attesta l’uscita dei capoluoghi italiani dal vortice degli effetti negativi dovuti alla pandemia. Anche nei comuni con meno di 5.000 abitanti, la richiesta è aumentata sensibilmente nel 2021, del 128,8% rispetto al 2020, mentre la pressione della domanda accumulata rispetto al 2019 sale del 225%, pari a oltre tre volte il periodo pre-pandemia. “Il mercato degli affitti è stato ancora più sensibile all’anomalia della crisi economica innescata dal Covid-19 – continua De Tommaso -. La cassa integrazione, l’attuazione dello smart working, le restrizioni per il turismo e l’istruzione universitaria online hanno riversato una valanga di abitazioni nel mercato, soprattutto nelle grandi città dove l’offerta di alloggi in affitto è arrivata a triplicare rispetto a prima della pandemia e i prezzi hanno iniziato a diminuire drasticamente, calando di oltre il 10% su base annua in mercati trainanti come, ad esempio, Milano e Venezia. Non avevamo mai assistito a un calo così repentino dei prezzi degli affitti in queste città così come rapido è stato il loro recupero, con il graduale ritorno alla normalità dall’estate del 2021. Chi cerca casa a Milano ora troverà il 6% di offerta in meno rispetto a prima della pandemia e prezzi di nuovo in aumento (3,2% nel quarto trimestre 2021)”. “Per finire – conclude De Tommaso – la modalità di lavoro agile ha improvvisamente aperto nuove prospettive per chi cerca casa. Chi ha avuto esigenza di trovare alloggi più grandi a prezzi più accessibili ha spostato il proprio interesse verso i quartieri periferici delle città o in luoghi lontani dal luogo di lavoro, ma la temuta fuga di massa dalle città non si è materializzata e i dati confermano un fenomeno in rapido riassorbimento. Infatti, con il venir meno degli stati di allarme e delle successive restrizioni, l’interesse per la domanda è tornato al punto di partenza: le grandi città”. (ITALPRESS). Read the full article
0 notes
Text
Brasile in allerta per l'aumento dei casi di Dengue. Contagi aumentati del 587% a Rio de Janeiro
Il numero di contagi di dengue nello stato brasiliano di Rio de Janeiro è cresciuto del 587% nelle prime tre settimane di gennaio. Lo riferiscono le autorità sanitarie dello stato evidenziando che nel periodo sono stati registrati 9.963 casi. La rete sanitaria privata ha registrato invece un aumento medio del 778% di diagnosi. La malattia, causata da un arbovirus, viene trasmessa attraverso la…
View On WordPress
0 notes
editorialstaff2020 · 4 years ago
Photo
Tumblr media
Sostenibilità d’impresa, la ricetta vincente di Saipem Al centro la creazione di valore sostenibile, con un impegno che tocca impatto ambientale, clima e attenzione al lato sociale I business leader devono mettere al primo posto la sostenibilità d’impresa se vogliamo realizzare “società più resilienti, sane ed inclusive” post COVID-19. La pandemia d’altronde ha agito da evidenziatore di criticità e da acceleratore di cambiamento: da un lato sta moltiplicando gravi impatti economici e sociali e dall’altro sta rafforzando processi già in atto e facendo emergere con più chiarezza le vere priorità. A tutti i livelli, compreso quello delle grandi aziende multinazionali. Per le Nazioni Unite , l’emergenza sanitaria in cui siamo immersi da 1 anno rivela la necessità urgente di avere leader e dirigenti d’azienda “trasformativi”, che guardino oltre i profitti a breve termine per rendere la sostenibilità e la resilienza a lungo termine una priorità aziendale. E’ il nocciolo dell’ultimo rapporto sul Global Compact, la più condivisa iniziativa internazionale per la sostenibilità d’impresa. In altri termini, esiste un binario “corporate” nella via per una transizione giusta – per l’ambiente, per l’economia, per la società. E ha un ruolo altrettanto importante di quello riservato ai governi. In questo ambito, un posto di assoluto rilievo spetta a chi opera nel settore energetico, pilastro centrale di qualsiasi scenario di transizione. E’ sulla base di questa consapevolezza e dentro le coordinate di una just transition che si muove e sviluppa la strategia per la sostenibilità d’impresa di un’azienda come Saipem, attiva in un settore ad alto impatto come quello energetico e oggi chiamato a rinnovarsi ed evolvere per guidare il cambiamento. Dal 2016, Saipem fa ufficialmente parte del Global Compact delle Nazioni Unite e ha rinnovato il suo impegno nel continuare ad allineare la propria strategia, le attività operative e la cultura aziendale ai Sustainable Development Goals, parte dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Al cuore della strategia per la sostenibilità di Saipem, uno dei leader mondiali nei servizi di ingegneria, approvvigionamento, perforazione , costruzione e installazione di condotte e grandi impianti nel settore energetico a mare e a terra e nelle infrastrutture, c’è la creazione di valore sostenibile. Per guardare in questa direzione, l’azienda lavora su scenari in evoluzione e caratterizzati da elementi di incertezza ma anche su una visione a lungo termine (2050). L’analisi degli scenari è uno degli elementi che permettono di guidare il cambiamento verso una società low carbon e socialmente più equa. Il primo caposaldo quindi è il contrasto del cambiamento climatico perché esso modifica i paradigmi del settore più importante nel quale l’azienda è storicamente impegnata. Saipem ha sviluppato una specifica strategia di gestione e riduzione delle proprie emissioni inquinanti che permette di integrare la tutela del clima a più livelli, dall’efficienza energetica delle proprie operazioni ai modelli di decarbonizzazione delle operazioni dei propri clienti, con tecnologie che vanno dalla CO2 sequestration, all’utilizzo dell’idrogeno, a una progettazione e design a basso impatto ambientale, lungo tutta la sua filiera, ad esempio nell’utilizzo del gas naturale. In termini pratici e sotto il profilo dell’efficienza energetica, dal 2018 Saipem ha introdotto un Piano Strategico quadriennale di Gruppo per la riduzione dei GHG (gas climalteranti), a seguito di una fase preliminare in cui è stato analizzato il quadro energetico complessivo dell’azienda attraverso una raccolta dati e valutazioni energetiche che sono state condotte per diversi asset e progetti. Il Piano definisce gli obiettivi di riduzione e le azioni da attuare per raggiungerli. Un esempio è l’iniziativa per ottimizzare le rotte marittime della flotta, uno dei settori di più complessa decarbonizzazione. Il tutto inserito in una politica di trasparenza, come testimonia l’adesione al “Carbon Disclosure Project” che risale al 2009. Questa strategia climatica si ramifica poi in un ambito a maggiore valenza e cioè quello di cogliere le opportunità che offre la transizione energetica anche nello sviluppo di fonti energetiche rinnovabili quali ad esempio i progetti realizzati dalla divisione XSIGHT di Saipem, quelli di installazione di parchi eolici offshore, e lo sviluppo di tecnologie per produrre energia a partire da rifiuti o materie prime di scarto. “La graduale riduzione della dipendenza aziendale di Saipem dal mercato dei combustibili fossili”, si legge nel Bilancio di sostenibilità 2019, “è già dimostrata dal fatto che oggi il 68% del portafoglio ordini dell’azienda non è strettamente legato al petrolio”. Poiché gli idrocarburi continueranno, anche negli scenari più ottimistici, ad avere un peso nel mix energetico globale, operare nel campo dell’estrazione, sia a terra che offshore, comporta necessariamente un rischio elevato sul fronte dell’impatto ambientale. Sotto questo profilo, l’accento è posto verso la prevenzione. Saipem sta sviluppando una soluzione innovativa per monitorare il processo e gestire al meglio eventuali emergenze. Si chiama Early Warning Integrated System (EWIS) e consiste in una piattaforma di raccolta dati ad ampio raggio. Lo strumento riunisce e soprattutto integra tra loro dati e informazioni provenienti da sorgenti e ambiti differenti, ad esempio satelliti, radar o altre strutture d’osservazione fisse. Il tutto viene elaborato dall’EWIS che restituisce le informazioni in modo funzionale a velocizzare il processo decisionale e la gestione, ad esempio, di uno sversamento di petrolio in atto. In combinazione con questo sistema di allerta precoce, Saipem mette in campo l’Offset Installation Equipment (OIE), l’unica tecnologia esistente al mondo per intervenire rapidamente in un giacimento di gas o petrolio offshore che ha subito uno sversamento, anche quando l’accesso diretto presenta problematiche di rischio. Tramite dei robot sottomarini a controllo remoto, è possibile installare il cosiddetto “capping stack” e bloccare la fuoriuscita di idrocarburi. L’OIE, testato nell’Alto Adriatico e trasferibile dalla sua base di Trieste via mare o aria là dove necessario, complementa quindi tecnologie già esistenti per il capping e il containment. Lo sguardo di Saipem all’impatto ambientale si allarga poi ad altri ambiti, altrettanto rilevanti. Come quello dell’uso sostenibile delle risorse idriche, attraverso policy di riduzione degli sprechi e di riutilizzo delle acque di scarico (nel 2019 il gruppo ha riutilizzato ¼ dell’acqua consumata). O, ancora, l’attenzione per la tutela della biodiversità, con l’applicazione di normativa e standard internazionali e l’integrazione in fase di planning di misure volte a conservare la biodiversità e gli ecosistemi in cui opera. La pandemia ci ha insegnato a caro prezzo quanto siano legati in termini di conseguenze per la salute umana, gli impatti sugli ecosistemi sensibili. A certificare i risultati raggiunti dal Gruppo sul fronte della sostenibilità e grazie a politiche ad ampio spettro, restano alcuni importanti riconoscimenti. Da oltre 10 anni è inserita nell’indice azionario FTSE4Good, che valuta le performance delle società su aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG). Per il 4° anno di fila, inoltre, Saipem è entrata nel Dow Jones Sustainability World e Europe Index (DJSI), risultando al primo posto tra le società del settore Energy Equipment & Services. I criteri scandagliano il modello di business e valutano se è sostenibile in base a una serie di criteri che spaziano dal rispetto dei diritti umani e del lavoro alla gestione attenta della supply chain, dalla gestione ambientale alla trasparenza nella condotta di business. A questo proposito, la bussola del Global Compact torna ancora una volta. Il Codice Etico e la Politica di Sostenibilità si basano anche sui princìpi del Global Compact e dedicano particolare attenzione al rispetto dei diritti umani e del lavoro nella gestione dei fornitori. Il processo di verifica prevede un capitolo dedicato ai diritti umani, nel quale vengono valutate le performance di ogni potenziale fornitore in materia di lavoro minorile, lavoro forzato, libertà di associazione e di contrattazione collettiva (la libertà di manovra dei sindacati), la discriminazione, il monte ore lavorative e i livelli di remunerazione. Link: https://www.rinnovabili.it/energia/politiche-energetiche/sostenibilita-dimpresa-ricetta-vincente-saipem/
0 notes