#chilometro 19
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 3 months ago
Text
Violento scontro tra due autovetture sulla S.S. 30 a Cassine. Conducenti e passeggeri trasportati in ospedale per accertamenti
Un violento scontro si è verificato lungo la Strada Statale 30 a Cassine, in provincia di Alessandria, all’altezza del km 19. L’incidente, avvenuto nella giornata di oggi,
Un violento scontro si è verificato lungo la Strada Statale 30 a Cassine, in provincia di Alessandria, all’altezza del km 19. L’incidente, avvenuto nella giornata di oggi, ha coinvolto due autovetture che si sono urtate in circostanze ancora da chiarire. Sul posto sono immediatamente intervenuti i Carabinieri, i Vigili del Fuoco e diverse ambulanze del servizio di emergenza sanitaria. I dettagli…
0 notes
stralci · 6 months ago
Text
Fame di volti. Ho 19 anni, guardia di frontiera al confine bulgaro-greco. Starò lì un anno intero, nella terra di nessuno dove, se vedi un volto umano, gli devi sparare. Nessuno ha il diritto di attraversarla. Al posto di frontiera ci sono altri dodici soldati e un comandante, gli unici volti che hai davanti agli occhi, mattina, mezzogiorno e sera. E non è nemmeno una prigione. Una volta al mese hai diritto a un giorno di congedo. I più utilizzano questo giorno per dormire a sufficienza. Il sonno è tra le cose più importanti per il soldato, come pure il cibo. Il sesso è un valore irraggiungibile. Utilizzo questa giornata per arrivare alla vicina città di provincia, che conta a stento tremila anime. Lì non conosco nessuno. Mi alzo con il buio, faccio qualche chilometro a piedi, se incontro un carro lungo la strada faccio l'autostop, qui le macchine passano di rado. Ci metto due ore ad arrivare in città, proprio mentre stanno aprendo l'unico caffè del centro, mi siedo fuori, ordino qualcosa, limonata o Schweppes e guardo i volti. Questa è l'unica cosa che mi dà soddisfazione e pace. Da qualche parte in questo mondo, fuori da questo posto di frontiera, ci sono persone che conducono una vita normale. Mi sembra così lontana e ho paura di non poterci tornare "con capacità integre", come c'è scritto in un libro che tengo nascosto nella borsa con la maschera antigas. Una rassicurante consapevolezza che ci sono volti umani diversi, e la paura in arrivo che il tuo non faccia parte di questi. Che potrebbe non esistere.
Cronorifugio, Georgi Gospodinov.
1 note · View note
alessandro54-plus · 11 months ago
Text
Agg. : Incidente sulla A1, morto passeggero 19enne di un pullman Flixbus: le immagini dall'autostrada
articolo: https://video.repubblica.it/cronaca/incidente-sulla-a1-passeggero-19enne-di-un-pullman-flixbus-le-immagini-dall-autrostrada/465601/466557?ref=RHEX-BG-P1-S1-T1&rpl=1 lunedì 25 marzo 2024 Un incidente che ha coinvolto un pullman Flixbus si è verificato nella notte in A1, tra Modena Sud e Valsamoggia, al chilometro 174 in direzione sud: un passeggero di 19 anni che viaggiava sul bus è…
View On WordPress
0 notes
delectablywaywardbeard-blog · 11 months ago
Text
Pullman Flixbus coinvolto in un incidente sulla A1, morto un passeggero di 19 anni
Un incidente che ha coinvolto un pullman Flixbus si è verificato nella notte in A1, tra Modena Sud e Valsamoggia, al chilometro 174 in direzione sud e un passeggero di 19 anni è morto. Sei persone sono rimaste feriti: due in condizioni di media gravità e altri quattro con lesioni valutate come lievi. Pullman Flixbus coinvolto in incidente, muore un 19enne: le immagini dalla A1 Il tratto della…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
personal-reporter · 1 year ago
Text
Maratona di New York 2023
Domenica 5 novembre è il momento della Maratona di New York 2023, sesta e ultima Major della stagione, giunta alla 52ma edizione, con più di 50 mila runners attesi per l’evento provenienti da 150 Paesi diversi. In campo maschile tra i professionisti ci saranno gli etiopi Tamirat Tola, Shura Kitata e Amedework Walelegn, oltre a Abdi Nageeye, Cam Levins, Maru Teferi e Koen Naert. Parteciperà anche il primatista italiano sulla distanza Iliass Aouani, per attestarsi nella top10 cercando di avvicinare o migliorare il personale. I podisti si apprestano ad affrontare un percorso abbastanza impegnativo e sicuramente non tra i più scorrevoli, a causa dei ponti e di alcune salite che portano a quota 253 metri il dislivello verticale da superare nell’arco della competizione. La partenza è prevista a di Staten Island all’inizio del Ponte di Verrazzano, che porterà gli atleti nel quartiere di Brooklyn. Dal 3° al 24° km c’è il tratto più scorrevole di tutto il tracciato, mentre a seguire lo scenario  è più complicato a partire dal Ponte di Queensboro, che collega il Queens con Manhattan. Il percorso prosegue con la First Avenue, un rettilineo di 5 chilometri caratterizzato da un saliscendi non eccessivo, per poi attraversare il quartiere del Bronx e le strade di Haarlem fino a raggiungere l’arrivo di Centra Park in centro a Manhattan. La prima edizione della Maratona di New York, oggi la maratona più famosa al mondo si tenne il 13 settembre 1970, organizzata dai presidenti del New York Road Runners Club Vincent Chiappetta e Fred Lebow, con 127 concorrenti che, al prezzo di un dollaro, percorsero sei giri lungo il Park Drive di Central Park. Solo 55 arrivarono in fondo, dove un centinaio di spettatori si fermò ad assistere alla vittoria di Gary Muhrcke in 2 ore 31 minuti e 38 secondi, i premi all’epoca erano orologi di poco valore e trofei di competizioni di baseball e bowling. Da allora sono oltre settecentomila le persone che hanno preso parte alla più importante delle sei maratone che fanno parte delle World Marathon Majors, una gara entrata nell’immaginario collettivo anche grazie alle foto delle migliaia di runner affollati sul ponte di Verrazzano a Staten Island pronti a partire, come ogni anno, alle 10.10 della prima domenica di novembre. Dalla prima edizione della Maratona di New York, le cose sono cambiate a cominciare dal percorso. Nel 1976, infatti, per celebrare il bicentenario della nascita degli Stati Uniti, si decise di modificare il tracciato per attraversare tutti i cinque distretti della città, in un circuito che, dopo la partenza dal ponte di Verrazzano di Staten Island, attraversa Brooklyn per circa 19 chilometri prima di entrare a circa metà gara nel Queens dal ponte Pulaski, superare l’East River sul ponte di Queensboro, raggiungere Manhattan, passare brevemente per il Bronx e ritornare infine sempre a Manhattan, prima ad Harlem lungo la Fifth avenue e poi a Central Park South dove migliaia di spettatori si radunano per l’ultimo miglio. A Columbus Circle la corsa rientra nel parco per poi concludersi davanti al ristorante Tavern on the Green. Un percorso difficile, ma un’esperienza da provare assolutamente, tra momenti curiosi e inaspettati come quello al quattordicesimo chilometro dove la Bishop Loughlin High School Band suona ininterrottamente Gonna Fly Now dalla colonna sonora di Rocky, accompagnando il passaggio dal primo all’ultimo concorrente. L’edizione del 1976, con il nuovo tracciato, vede la consacrazione della gara e fu vinta da Bill Rodgers, che si ripetè anche nelle tre edizioni successive, poi la gara vide trionfare per tre anni consecutivi Alberto Salazar, atleta di origini cubane e coach del grande Mo Farah. La prima vittoria di un atleta straniero, il neozelandese Rod Dixon, fu del 1983, seguita l’anno dopo dall’italiano Orlando Pizzolato. L’Italia trionfò nuovamente nei due anni successivi, prima dell’egemonia africana degli ultimi decenni con il Kenya con 24 successi e i due migliori tempi: il 2 ore 22 minuti e 31 secondi della keniota Margareth Okayo e il 2 ore 5 minuti e sei secondi del suo connazionale Geoffrey Mutai. Inoltre la New York City Marathon rimane uno dei simboli mondiali di parità di genere, dato che nel 1970, la Amateur Athletic Union, la federazione sportiva degli Stati Uniti, non permetteva infatti alle donne di partecipare alle maratone, ma Fred Lebow e Vince Chiappetta permisero fin da subito anche alle atlete di potersi iscrivere. E fu proprio una donna, la norvegese Grete Waitz, a conquistare nel 1978 il record mondiale, concludendo la gara con il tempo di 2 ore 32 minuti e 30 secondi, regalando alla manifestazione una grandissima popolarità, che non è più venuta meno. Read the full article
0 notes
jacopocioni · 2 years ago
Text
Tutti gli UFO sopra Firenze dalla guerra ad oggi: 1977 prima parte
Tumblr media Tumblr media
Ci credete? Non ci credete? Poco importa. Il fenomeno ufologico è vecchio quanto il mondo. Gli avvistamenti, reali, finti, "costruiti" nel mondo sono innumerevoli e su Firenze e provincia non mancano. Questa è un piccola rubrica per citare gli avvistamenti registrati su Firenze e provincia dal 1946 al 1980, se poi qualcuno ha a disposizione anche quelli successivi, e ce li fornisce, potremmo pubblicare anche quelli dal 1980 in poi. Questo l'articolo precedente: Tutti gli UFO sopra Firenze dalla guerra ad oggi: 1976 Il 18 aprile 1977 nel cielo di Firenze alle 22:00 fu vista una palla infuocata, lo riporta La Nazione e Il Roma 19-04-1977; La Gazzetta del Popolo del 20-04-1977 Alcuni cittadini videro solcare il cielo da una palla infuocata descritta come "una lampada incandescente", oppure come "una luce improvvisa che s'andata lentamente spegnendosi". Anche alcuni poliziotti, che erano presenti, descrissero l'oggetto sul "Mattinale" della questura di Firenze così: "Una palla di fuoco è stata vista scendere dal cielo e poi abbattere sulla zona del Valdarno". Anche in molte altre località della Toscana fu visto il fenomeno. Lo stesso giorno 18 aprile 1977 sopra Vinci alle 22:00 fu visto una palla gialla, lo riporta Testimonianza raccolta dall'E. U. Etruria di Montespertoli (FI) Ferrali Fabrizio, di anni 18, studente e residente in via Ferrale 57/B in Vinci, mentre si trovava in piazza Leonardo da Vinci poco dopo essere uscito da un bar, osservò verso il monte Albano un oggetto di colore giallo intenso, simile ad una palla (non tanto tonda), di grandezza simile alle 50 lire. La palla appariva bassa sul monte e si muoveva a velocità elevata e con direzione da est ad ovest. Al suo passaggio lasciava una scia impercettibile e breve di colore rosso, che scompariva quasi subito. Dopo aver disegnato all'orizzonte una traiettoria ad arco, la palla scomparve in pochi secondi verso Fucecchio (FI). La quota della palla si aggirava attorno ad un chilometro. Il cielo era stellato. Sempre il 18 aprile 1977 nel cielo del La Querce, frazione di Fucecchio, alle 22:00 videro un bagliore bianco, lo riporta Testimonianza raccolta dall'E. U. Etruria di Montespertoli (FI) Grazzini Paolo di anni 19 (via Delle Chiese 195) e Peri Lorenzo (via Malemerenda) entrambi residenti a La Querce, frazione di Fucecchio, mentre stavano rincasando in auto ed ormai prossimi a La Querce, videro un bagliore bianco che illuminò fortemente la zona circostante. Immediatamente videro poi apparire una palla dalle dimensioni forse superiori alle 10 lire. Al Grazzini sembrò che la palla fosse di colore bianco e che stesse facendo un percorso rettilineo da est ad ovest, mentre il Peri (che guidava l'auto), sostenne che la palla era di colore giallo ed era immobile nel cielo; quest'ultimo seguì meglio il fenomeno, in quanto la palla era comparsa dal suo lato. Comunque, dopo 5/6 secondi che la palla fu avvistata, il bagliore bianco poco prima avvistato si attenuò, mentre la palla diventò di colore rosso ed esplose in piccoli frammenti, anch'essi di colore rosso, che caddero ad arco verso terra, lasciandosi nella loro caduta una scia dello stesso colore. I pezzi poi si spensero prima di toccare terra nel Valdarno, in una zona posta fra S. Croce S/A e Fucecchio. Il cielo era stellato ed il fenomeno complessivamente durò 15/20 secondi. I due testimoni durante lo svolgersi del fenomeno non si sono fermati ma hanno continuato a guidare e, inoltre, non è stato possibile sapere se la strana palla provocasse qualche rumore, perch‚ nella macchina vi era la radio accesa. Read the full article
0 notes
convitto-celletti-formia · 2 years ago
Text
Itinerari nei dintorni del Convitto di Formia
Il centro storico di Formia è un vero e proprio scrigno di monumenti e luoghi d'interesse: è quindi consigliato iniziare la visita da qui.
Mattina: Dopo aver fatto colazione presso la pasticceria Susette, ci si può dirigere verso la prima tappa del tour, ovvero la chiesa di Sant'Erasmo, vicinissima ad altri due luoghi d'interesse storico. Finita la visita, in circa tre minuti a piedi si raggiunge il primo di questi: la Torre di Castellone e il famoso Rione Castellone, che ha conservato le sue caratteristiche medievali di borgo difensivo. A pochi passi, circa 2 minuti, troviamo il Cisternone Romano, ben visibile anche da lontano. Ricordiamo che la visita si svolge principalmente nel sottosuolo, ed è quindi consigliato portare con se degli indumenti che aiutino a contrastare l'umidità. Terminata la visita, prima di fermarsi a pranzo da Magie dei Sapori Bistrot, per assaggiare dei piatti a base di pesce a prezzi convenienti, si può fare un salto veloce alla Porta degli Spagnoli li vicina, dove si potrà ammirare la Torre dell'Orologio.
Pomeriggio: Terminato il pranzo è il momento di fare qualche passo indietro per dirigersi verso il Teatro Romano, anch'esso vicinissimo: circa 130 metri, percorribili in 2-3 minuti a piedi, ed inglobato nelle moderne costruzioni. Da qui ci si muove verso la Parrocchia Santi Lorenzo e Giovanni Battista, le famose chiese gemelle, approfittando per fare una passeggiata sul lungomare, per poi spostarsi verso Torre di Mola, altra testimonianza dell'antica cinta muraria del Castello.
Sera: A circa 1 minuto di distanza, neanche cento metri, è situato il ristorante Civico 57, specializzato in cucina a base di pesce a chilometro 0
Itinerario in sintesi
Colazione presso pasticceria Susette - Ottieni indicazioni
Sant'Erasmo - orari: tutti i giorni dalle 7:00 alle 19:00 - costo biglietto: gratis
Torre di Castellone - orari: soggetta a prenotazione, che può essere effettuata a questo numero 3392217202. Il costo del biglietto: sarà comunicato durante la prenotazione
Cisternone Romano - orari: da settembre ad aprile, sabato, domenica, giorni festivi dalle ore 16:30 alle ore 19:30; da maggio a giugno, sabato, domenica e giorni festivi dalle 17:30 alle 20:30; da luglio ad agosto, da martedì alla domenica (chiuso lunedì), dalle 17:30 alle 20:30 - costo biglietto: €2,00 adulti, €1,00 per ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 18 anni, gratis per i bambini al di sotto dei 10 anni
Porta degli Spagnoli - orari: sempre raggiungibile - costo biglietto: gratis
Pranzo presso Magie dei Sapori Bistrot - Ottieni indicazioni
Teatro Romano - orari: sempre accessibile - costo biglietto: gratis
Parrocchia Santi Lorenzo e Giovanni Battista - orari: dal lun al ven dalle 8:00 alle 20:00 - costo biglietto: gratis
Torre di Mola - al momento il sito è in fase di riallestimento, e potrebbe non essere visitabile all'interno. Resta comunque una particolare testimonianza del passato di Formia, da vedere assolutamente
Cena presso ristorante Civico 57 - Ottieni indicazioni
Dove mangiare a Formia
Ristorante Civico 57: specializzato in cucina mediterranea e di pesce, a km 0
Prezzo medio a persona: da €25,00 a €100,00
Indirizzo e contatti: via Abate Tosti 55/57 Ottieni indicazioni / tel: 0771902919
Magie dei Sapori Bistrot: cucina tradizionale e a base di pesce
Prezzo medio a persona: €7,00 a €23,00
Indirizzo e contatti: via Angelo Rubino, 10 Ottieni indicazioni / tel: 3201871584
Ristorante Bellablu: ristorante specializzato in piatti di pesce e cucina mediterranea
Prezzo medio a persona: €7,00 a €40,00
Indirizzo e contatti: via Caposele,1 (Ottieni indicazioni) / tel: 0771269526
Cosa fare la sera: zone della movida e migliori locali
Formia è tutto sommato una città tranquilla, votata al relax e alla cultura: quindi non vi aspettate di trovare discoteche aperte tutta la notte in zona. Però, sul lungomare, con precisione tra i due porticcioli, è presente una grande concentrazione di pub, discopub, birrerie e altri locali, che garantiscono una vasta scelta sul come passare la serata.
Cook pub Formia: pub con vasta selezione di birre
Indirizzo: Via Pietra Erta, 50 (Ottieni indicazioni) / Pagina facebook
Morgana birreria: birreria aperta fino a tardi, con musica dal vivo e possibilità di ordinare da mangiare
Indirizzo: via Abate Tosti, 105 (Ottieni indicazioni) / Pagina facebook
Apotheke farmacia alcolica: locale specializzato in drink, aperto fino a tardi
Indirizzo: via Tullia 11, (Ottieni indicazioni) / Pagina facebook
Organizza il tuo soggiorno a Formia: info e consigli utili
Come arrivare: in auto tramite l'autostrada A1. In treno, fermata Formia - Gaeta, la stazione dista circa 10 minuti a piedi dal centro città
Come muoversi: il modo migliore è a piedi, vista la vicinanza dei monumenti, i più distanti si raggiungono comunque con una piacevole passeggiata che non pesa più di tanto. Per raggiungere alcune attrazioni, tra cui la Tomba di Cicerone, potrebbe essere necessario affittare un auto.
Dove parcheggiare: sono presenti numerosi parcheggi a pagamento. I parcheggi più vicini alle zone di interesse indicati sono Mamurra parcheggio (Ottieni indicazioni), Formia parcheggio (Ottieni indicazioni), Parcheggio Julia (Ottieni indicazioni) e Parcheggio Degli Aranci (Ottieni indicazioni) con parcheggi sia su strada che al coperto.
Dove dormire: Hotel e b&b a partire da €30,00 a camera - guarda le offerte
Cosa vedere nei dintorni: sono presenti numerosissime località di interesse storico e turistico tra cui la vicina Gaeta (Ottieni indicazioni), Sperlonga (Ottieni indicazioni), Lenola (da andare a trovare l’educatore Pannozzo che farà da Cicerone tra i boschi e le vallate dei Monti Aurunci (Ottieni indicazioni).
Itinerario di Formia
Il centro storico di Formia è un vero e proprio scrigno di monumenti e luoghi d'interesse: è quindi consigliato iniziare la visita da qui.
Mattina: Dopo aver fatto colazione presso la pasticceria Susette, ci si può dirigere verso la prima tappa del tour, ovvero la chiesa di Sant'Erasmo, vicinissima ad altri due luoghi d'interesse storico. Finita la visita, in circa tre minuti a piedi si raggiunge il primo di questi: la Torre di Castellone e il famoso Rione Castellone, che ha conservato le sue caratteristiche medievali di borgo difensivo. A pochi passi, circa 2 minuti, troviamo il Cisternone Romano, ben visibile anche da lontano. Ricordiamo che la visita si svolge principalmente nel sottosuolo, ed è quindi consigliato portare con se degli indumenti che aiutino a contrastare l'umidità. Terminata la visita, prima di fermarsi a pranzo da Magie dei Sapori Bistrot, per assaggiare dei piatti a base di pesce a prezzi convenienti, si può fare un salto veloce alla Porta degli Spagnoli li vicina, dove si potrà ammirare la Torre dell'Orologio.
Pomeriggio: Terminato il pranzo è il momento di fare qualche passo indietro per dirigersi verso il Teatro Romano, anch'esso vicinissimo: circa 130 metri, percorribili in 2-3 minuti a piedi, ed inglobato nelle moderne costruzioni. Da qui ci si muove verso la Parrocchia Santi Lorenzo e Giovanni Battista, le famose chiese gemelle, approfittando per fare una passeggiata sul lungomare, per poi spostarsi verso Torre di Mola, altra testimonianza dell'antica cinta muraria del Castello.
Sera: A circa 1 minuto di distanza, neanche cento metri, è situato il ristorante Civico 57, specializzato in cucina a base di pesce a chilometro 0
Itinerario in sintesi
Colazione presso pasticceria Susette - Ottieni indicazioni
Sant'Erasmo - orari: tutti i giorni dalle 7:00 alle 19:00 - costo biglietto: gratis
Torre di Castellone - orari: soggetta a prenotazione, che può essere effettuata a questo numero 3392217202. Il costo del biglietto: sarà comunicato durante la prenotazione
Cisternone Romano - orari: da settembre ad aprile, sabato, domenica, giorni festivi dalle ore 16:30 alle ore 19:30; da maggio a giugno, sabato, domenica e giorni festivi dalle 17:30 alle 20:30; da luglio ad agosto, da martedì alla domenica (chiuso lunedì), dalle 17:30 alle 20:30 - costo biglietto: €2,00 adulti, €1,00 per ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 18 anni, gratis per i bambini al di sotto dei 10 anni
Porta degli Spagnoli - orari: sempre raggiungibile - costo biglietto: gratis
Pranzo presso Magie dei Sapori Bistrot - Ottieni indicazioni
Teatro Romano - orari: sempre accessibile - costo biglietto: gratis
Parrocchia Santi Lorenzo e Giovanni Battista - orari: dal lun al ven dalle 8:00 alle 20:00 - costo biglietto: gratis
Torre di Mola - al momento il sito è in fase di riallestimento, e potrebbe non essere visitabile all'interno. Resta comunque una particolare testimonianza del passato di Formia, da vedere assolutamente
Cena presso ristorante Civico 57 - Ottieni indicazioni
Dove mangiare a Formia
Ristorante Civico 57: specializzato in cucina mediterranea e di pesce, a km 0
Prezzo medio a persona: da €25,00 a €100,00
Indirizzo e contatti: via Abate Tosti 55/57 Ottieni indicazioni / tel: 0771902919
Magie dei Sapori Bistrot: cucina tradizionale e a base di pesce
Prezzo medio a persona: €7,00 a €23,00
Indirizzo e contatti: via Angelo Rubino, 10 Ottieni indicazioni / tel: 3201871584
Ristorante Bellablu: ristorante specializzato in piatti di pesce e cucina mediterranea
Prezzo medio a persona: €7,00 a €40,00
Indirizzo e contatti: via Caposele,1 (Ottieni indicazioni) / tel: 0771269526
Cosa fare la sera: zone della movida e migliori locali
Formia è tutto sommato una città tranquilla, votata al relax e alla cultura: quindi non vi aspettate di trovare discoteche aperte tutta la notte in zona. Però, sul lungomare, con precisione tra i due porticcioli, è presente una grande concentrazione di pub, discopub, birrerie e altri locali, che garantiscono una vasta scelta sul come passare la serata.
Cook pub Formia: pub con vasta selezione di birre
Indirizzo: Via Pietra Erta, 50 (Ottieni indicazioni) / Pagina facebook
Morgana birreria: birreria aperta fino a tardi, con musica dal vivo e possibilità di ordinare da mangiare
Indirizzo: via Abate Tosti, 105 (Ottieni indicazioni) / Pagina facebook
Apotheke farmacia alcolica: locale specializzato in drink, aperto fino a tardi
Indirizzo: via Tullia 11, (Ottieni indicazioni) / Pagina facebook
Organizza il tuo soggiorno a Formia: info e consigli utili
Come arrivare: in auto tramite l'autostrada A1. In treno, fermata Formia - Gaeta, la stazione dista circa 10 minuti a piedi dal centro città
Come muoversi: il modo migliore è a piedi, vista la vicinanza dei monumenti, i più distanti si raggiungono comunque con una piacevole passeggiata che non pesa più di tanto. Per raggiungere alcune attrazioni, tra cui la Tomba di Cicerone, potrebbe essere necessario affittare un auto.
Dove parcheggiare: sono presenti numerosi parcheggi a pagamento. I parcheggi più vicini alle zone di interesse indicati sono Mamurra parcheggio (Ottieni indicazioni), Formia parcheggio (Ottieni indicazioni), Parcheggio Julia (Ottieni indicazioni) e Parcheggio Degli Aranci (Ottieni indicazioni) con parcheggi sia su strada che al coperto.
Dove dormire: Hotel e b&b a partire da €30,00 a camera - guarda le offerte
Cosa vedere nei dintorni: sono presenti numerosissime località di interesse storico e turistico tra cui la vicina Gaeta (Ottieni indicazioni), Sperlonga (Ottieni indicazioni), Lenola (da andare a trovare l’educatore Pannozzo che farà da Cicerone tra i boschi e le vallate dei Monti Aurunci (Ottieni indicazioni).
Il CISTERNONE ROMANO: Il “Cisternone Romano”, datato al I sec. a.C., è un’imponente struttura ipogea scandita in senso longitudinale da file di pilastri che suddividono l’ambiente in 4 navate coperte da volte a pseudo-crociera. Ubicato sulla sommità dell’arce, corrispondente all’attuale borgo medievale di Castellone, era alimentato dalle sorgenti della zona collinare di S. Maria la Noce per garantire il rifornimento idrico dell’antica città di Formiae. Presenta forti affinità tipologiche con due delle più importanti cisterne del mondo antico, quali la “Piscina Mirabilis” di Miseno e la celebre “Yerbatan Saray” di Istanbul, e può essere considerato un importante tassello nel recupero archeologico delle principali testimonianze dell’ingegneria idraulica romana.
In questo luogo suggestivo il visitatore si trasforma in un viaggiatore-protagonista immerso in uno spazio dinamico, coinvolto da un moto che lo invita ad avanzare verso il “centro focale” dell’ambiente: l’originario ingresso all’antica cisterna. Suoni, colori, giochi di luci e di ombre movimentano questo spazio, svelando particolari e nuove prospettive, e da ogni angolo il visitatore-protagonista è in grado di percepire sensazioni antiche.
1 note · View note
abr · 3 years ago
Quote
(N)el 1968, la Ddr, o Repubblica democratica tedesca, inserì l’obiettivo della protezione dell’ambiente nella sua costituzione. Poi, nel 1972 – battendo la Repubblica federale di 15 anni – istituì un proprio ministero dell’Ambiente. La propaganda della Ddr sosteneva costantemente che il capitalismo era da incolpare per la distruzione dell’ambiente e che solo il socialismo, con la sua economia statale pianificata, poteva assicurare un ambiente pulito. Ma come sono andate realmente le cose?  (...) I dati sulle condizioni ambientali divennero «informazioni classificate» nella Ddr dal 19 marzo 1974 (....).  Molti cittadini appresero tutta la verità sullo stato catastrofico dell’ambiente nella Ddr solo dopo la riunificazione. Ecco alcuni fatti, a scopo di confronto: Minaccia climatica: Lo storico Hubertus Knabe, esperto di storia della Ddr, ha affermato: «Uno dei più grandi killer climatici del mondo era, infatti, un paese che aveva abolito il capitalismo: la Ddr».  Nel 1989, emetteva CO2 più di tre volte per ogni unità di Pil rispetto alla Repubblica federale; Inquinamento atmosferico, anidride solforosa: Nel 1988, la Ddr emetteva 10 volte più anidride solforosa per chilometro quadrato della Repubblica federale (48,1 tonnellate/mq contro 4,6 tonnellate/mq); Inquinamento atmosferico, particelle trasportate dall’aria: Il valore medio di 20,3 tonnellate per metro quadrato nella Ddr era più di dieci volte superiore a quello della Repubblica federale (1,8 tonnellate per metro quadrato); Stufe a carbone: Nelle case private, al momento della riunificazione, quasi due terzi degli appartamenti nella Ddr erano riscaldati con combustibili solidi come i bricchetti di lignite; Inquinamento dei fiumi: Quasi la metà dei principali fiumi della Ddr erano “biologicamente morti” nel 1989 e il 70% non poteva più essere usato per l’acqua potabile; Quasi la metà dei residenti della Ddr non riceveva acqua potabile pulita, temporaneamente o permanentemente, quando apriva il rubinetto. Questo era dovuto all’alta immissione di azoto, fosforo, metalli pesanti e altri inquinanti nelle acque. Lo storico Knabe ha affermato che: «Come molti attivisti per il clima oggi, la leadership della Ddr riteneva che solo abolendo il capitalismo si potessero risolvere i problemi ambientali. Credevano che fosse l’avidità delle imprese private a portare a una spietata distruzione della natura. E (...) questo era possibile solo sotto il socialismo». Tuttavia, come dimostrano i fatti sopra descritti, le economie pianificate centralmente sono responsabili di grandi catastrofi ambientali. È quindi ancora più assurdo che gli attivisti del clima di oggi cerchino di convincerci (...) a riporre la nostra fede in una maggiore regolamentazione statale dell’economia per risolvere i problemi ambientali e climatici. Perché la cura rischia di essere peggiore del male.
via https://www.linkiesta.it/2021/11/ambiente-ddr-economia-pianificata-storia/
IL BENECOMUNISMO AVVELENA, DA SEMPRE, COMUNQUE. 
E la prima cosa che fanno i benecomunisti al potere è sempre SECRETARE le informazioni e far circolare solo quelle “CONTROLLATE” - ricorda nulla?
11 notes · View notes
goodbearblind · 5 years ago
Text
Tumblr media
Correva, ma nella sua vita non si limitò a correre. Correva male, la testa chinata di lato, le spalle contratte, ansimando forte. Una questione di stile; ma era uomo di sostanza, non di forma. Quando i carri armati russi giunsero a Praga non fecero sconti, né lui ne volle. Teneva sì un poster di Stalin in camera, ma era solo l’immagine di un ideale. Uno abituato a correre ripetute da 200 metri con la moglie sul groppone sa cos’è la fatica. E quando la fatica piega il corpo, spesso raddrizza lo spirito. Sul suo groppone doveva decidere lui chi e quando potesse salire, e disse no. Disse no a Stalin e una miniera d’uranio fu il suo confino.
La sua è una storia di sport, d’amore e di vita. Faceva l’operaio per un calzolaio. Un giorno il calzolaio organizzò una gara podistica, un paio di scarpe per ogni partecipante. Una defezione lasciò liberi due scarpini. Fu così che il garzone sedicenne venne convocato dal calzolaio “Corri tu”. Le scarpe non erano della sua misura e lui non aveva mai corso in vita sua. Arrivò secondo. E da quel giorno iniziò ad allenarsi. Di notte, perché allora non c’era pausa pranzo, il lavoro iniziava all’alba per terminare al tramonto. E anche se ci fosse stata, non sarebbe bastata: correva per ore, anche quattro di fila.
Poi la guerra mise in pausa il mondo. Spezzo vite di amici e familiari, ma non spezzò le gambe di un prodigio. Capita spesso che un giovane abbia un talento straordinario: un cuore enorme, arti erculei o polmoni infiniti, ma manchi di testa, di determinazione. O viceversa. Quando invece i talenti fisici e di carattere si sposano nasce qualcosa di straordinario. Lui era così: un cavallo da corsa con l’istinto di un mulo.
Rimase imbattuto per anni, stabilì record del mondo a ripetizione. Vinse mi pare la sua gara per più di 40 volte di fila. Un campione assoluto. Ma la differenza tra un campione e una leggenda sta nel gesto epico.
Era il 1952, olimpiadi di Helsinki. Nessuno pensava che potesse non vincere sia i 5.000 metri che i 10.000 e allora gli organizzatori inserirono le due gare nella stessa settimana, a distanza di pochi giorni. Gli altri atleti scelsero a quale gara partecipare, era difficile farle entrambi. Lui no ovviamente. E le vinse entrambi, ovviamente, e la cosa non stupì molto. La “cosa”, il “come” invece sì. Fece per due volte il record del mondo, e nella gara più lunga doppiando tutti gli avversari.
La Cecoslovacchia si preparò ad accogliere il suo eroe, ma dovette attendere. Mancavano infatti due giorni al termine delle gare di atletica e sua moglie, o meglio la sua futura moglie, avrebbe disputato la finale del giavellotto femminile proprio l’ultimo giorno delle gare. Dana si chiamava la moglie e il destino volle che un’altra volta i due innamorati dovessero condividere una data: erano infatti nati il medesimo giorno, il 19 settembre 1922. Il 27 luglio di trent’anni dopo avrebbero scritto una pagina memorabile della storia dello sport.
Non aveva mai corso una maratona in vita sua e forse non aveva mai neanche pensato di correrla. Ma la notte precedente tornò a visitarlo il calzolaio: “Corri tu”. La mattina della gara, tra lo stupore e l’incredulità si fece assegnare un pettorale. Per chi non ha mai corso, la differenza principale tra una gara di fondo e una maratona sta nei rifornimenti. Nel fondo si parte e si arriva con le proprie energie, mentre per correre oltre 42 km filati occorre integrare, soprattutto bere. Non lo sapeva, o forse se ne dimenticò. Sta di fatto che si fece solo segnalare il probabile vincitore, e decise di corrergli dietro. La sua però era una macchina da pista e conosceva solo quei ritmi. La cadenza in strada gli parve lenta, e così al 19esimo chilometro, distanziati ormai tutti fuorché il favorito, chiese in inglese approssimativo se non fosse il caso di accelerare un po’. In quel momento la leggenda si compì. Dana aveva appena lanciato il suo giavellotto oltre il limite olimpico: medaglia d’oro. Il vento di quel lancio arrivò al marito. Il mulo lasciò spazio al cavallo e prese a galoppare. Arrivò da solo nello stadio proprio mentre stavano premiando la moglie e risuonava l’inno ceco. Vinse, ma non si limitò a vincere: record del mondo. Quando arrivò il secondo, lui si era già cambiato e mangiato una mela.
Correva, correva male ansimando forte. Per questo fu soprannominato “la locomotiva umana”.
Non so se Emil Zatopek sia stato il più grande atleta di sempre, so che nessuno fece mai quello che riuscì a lui. E come un teorema matematico gode immortalità di dimostrazione, così credo nessuno potrà mai eguagliarlo.
Morì a Praga, impoverito dall’uranio in un letto di ospedale pubblico nell’autunno del 2000. Dana era ancora al suo fianco e un’intera nazione pianse il suo eroe. Se passate a Losanna fate un giro nel parco olimpico, c’è la statua di un atleta che corre scomposto con una smorfia di fatica sul volto. In silenzio la sentirete ansimare forte.
Buona olimpiade a tutti.
-Massimo Clara-
21 notes · View notes
paoloxl · 5 years ago
Link
Verifichiamo se davvero il «modello Italia» sia «imitato in tutto il mondo». Jogging, uscite coi figli e uso degli spazi pubblici negli altri paesi.
In questi giorni di emergenza coronavirus, molti organi d’informazione, uomini politici ed «esperti» italiani ci ripetono che «in tutto il mondo l’Italia è un esempio», che tutti i governi – chi prima e chi poi – ci stanno seguendo sulla strada del lockdown con chiusura di scuole, fabbriche, uffici, luoghi pubblici e norme severe di distanziamento sociale.
Ogni volta che un paese entra nella grande famiglia dei «chiusi per Covid-19», parte una specie di ola, di applauso mediatico, a dargli il benvenuto dalla parte giusta del fronte. «Anche la Russia chiude bar e ristoranti!», «Coprifuoco in Ungheria», evviva!
Al contrario, i paesi non-all(in)eati vengono additati come folli, indifferenti alla salute dei cittadini, e ci si prepara a recitare un «noi ve l’avevamo detto», per quando finalmente si renderanno conto di avere sbagliato tutto.
A noi sembra che questa sete di conferme internazionali dimostri in realtà una certa insicurezza, o quantomeno il bisogno di mezzo gaudio nel mal comune.
In realtà, le situazioni dei vari paesi non sono davvero paragonabili, perché sono diversi i sistemi sanitari, le risorse, la demografia, le fonti giuridiche, i territori e i numeri del contagio.
Tuttavia, crediamo sia interessante verificare più da vicino se davvero il «modello Italia» sia stato «imitato in tutto il mondo» e quali siano le principali differenze, specie rispetto alle attività all’aria aperta, alle uscite con i figli e all’utilizzo degli spazi pubblici.
Questo perché certe regole non dipendono tanto – o non solo – dai livelli di contagio o dalle abitudini di un paese, quanto piuttosto da una diversa interpretazione di ciò che è salubre e ciò che non lo è in presenza del virus Sars-Cov2.
Ecco una carrellata, senza pretese di scientificità ma utile a farsi un’idea.
■ Cominciamo dalla Germania, dove le misure di contenimento sono scattate il 16 marzo.
Nel presentarle, la cancelliera Angela Merkel ha dichiarato che:
«Frequentare gli spazi pubblici è permesso da soli, o in compagnia di un’altra persona soltanto, oppure insieme ai propri conviventi. Andare al lavoro, fare la spesa per beni di prima necessità, curarsi, partecipare a esami e incontri essenziali, assistere gli altri e fare sport o attività individuali all’aperto è ovviamente [selbstverständlich] sempre possibile» purché ci si mantenga a un metro e mezzo di distanza.
Restano aperti i mercati settimanali.
Non ci sono autocertificazioni o documenti da presentare quando si esce.
■ In Francia le misure di contenimento del contagio sono entrate in vigore dal 17 marzo e per almeno 15 giorni.
Di tutti i paesi che abbiamo preso in esame, la Francia è l’unico dove ci siamo imbattuti in un documento simile all’autocertificazione italiana. Il modulo però non è mai cambiato, è lo stesso dall’inizio dell’emergenza. [Correzione: è cambiato una volta, il 25 marzo scorso, come spiegato nei commenti qui sotto.]
Le uscite da casa sono permesse per i soliti bisogni necessari, per il lavoro, oltreché per passeggiate e attività fisica, purché da soli o in compagnia del proprio nucleo familiare, per un’ora al giorno, in un raggio di un chilometro, cioè un’area di 3,14 km quadrati e un perimetro di 6,28 km.
Se trasgredisci le regole, rischi 135 euro di multa. In caso di recidiva (2 violazioni in 15 giorni), diventano 1500. 3 volte in un mese diventa infrazione penale, con 6 mesi di carcere e 3750 euro di multa.
■ Il Coronavirus Act è una legge del Regno Unito dal 23 marzo e resterà in vigore almeno per tre settimane.
È vietato incontrarsi in luoghi pubblici in più di due persone, a meno che non si sia conviventi. Ai funerali possono assistere i parenti più prossimi.
Bisogna stare a casa, se non per: acquisti necessari; motivi di cura o di lavoro; una forma di esercizio fisico al giorno – corsa, bici, passeggiata – da soli o con i propri conviventi;
Bisogna sempre mantenere due metri di distanza dai non-conviventi e limitare il più possibile il tempo passato fuori.
Se non rispetti queste regole, la polizia può farti rientrare a casa; disperdere un assembramento; arrestarti se non segui le indicazioni e opponi resistenza. Può multarti per 60 sterline, ridotte a 30 se paghi entro 14 giorni. Ogni volta che sei recidivo, la multa raddoppia.
Non ci sono moduli da compilare e portare con sé.
■ In Svezia il governo sta prendendo misure relative all’economia e alla gestione della salute. Il Primo Ministro ha parlato alla nazione il 22 marzo. Non ci sono però leggi o decreti che regolino il distanziamento sociale.
Chi non sta bene o presenta sintomi, è invitato a restare a casa e a non recarsi a scuola o sul posto di lavoro.
Vengono dati consigli specifici agli over 70, come stare a casa, evitare i mezzi pubblici, ecc.
Scuole superiori e università sono invitate a implementare la didattica on-line.
Per quanto riguarda le attività fisiche, ecco cosa dice l’Agenzia di Sanità Pubblica di Svezia (Folkhälsomyndigheten) nella sua pagina di FAQ sul Covid-19:
«Esercizio fisico e pratica sportiva sono benefici per la salute pubblica, queste attività devono continuare. Non vi è necessità di annullare allenamenti, partite e tornei locali, palestre e centri sportivi possono restare aperti. Tuttavia, queste attività devono essere regolate per ridurre al minimo il rischio di contagio, seguendo le indicazioni per gli eventi con meno di 500 persone [testo in svedese].»
■ Dal 17 marzo in Belgio sono state rinforzate le misure di contenimento, con la raccomandazione di non uscire se non per andare al lavoro, in banca, alle poste, nei negozi di alimentari, dal medico, dal benzinaio e per aiutare persone bisognose.
L’esercizio all’aperto è permesso e raccomandato, insieme ai propri conviventi o al massimo con un’altra persona. Le uscite con la famiglia sono permesse.
■ In Olanda misure restrittive sono entrate in vigore dal 23 marzo.
I funerali, i matrimoni, le riunioni religiose o politiche sono permesse, con al massimo 30 persone e purché i partecipanti mantengano una distanza di 1,5 metri. Sono vietate riunioni in luoghi pubblici con più di tre persone non conviventi.
Passeggiate e attività all’aperto sono consentite. Parchi, giardini e spiagge restano aperti purché possano garantire gli standard igienici previsti e le persone possano mantenere un metro e mezzo di distanza tra loro.
I bambini di meno di 12 anni possono giocare insieme, purché sotto la supervisione di adulti che stiano ad almeno un metro e mezzo di distanza gli uni dagli altri.
■ Nello Stato Spagnolo dal 14 marzo c’è lo «stato di allarme, eccezione o assedio» su tutto il territorio.
Ci sono provvedimenti diversi per ciascuna comunità autonoma.
Il Real Decreto 463/2020 del 14 marzo dichiara che si può uscire per acquistare alimenti e farmaci, per motivi di cura, lavoro, assistenza ad anziani, minori, disabili e vulnerabili, per cause di forza maggiore, situazioni di necessità e qualunque altra attività di natura simile. Tutte queste attività devono svolgersi individualmente, salvo che si accompagnino minori, anziani, o per altre cause ben motivate.
Le trasgressioni sono punite ai sensi della Legge Organica 4/1981 sullo «stato di allarme, d’eccezione o di assedio». Per i casi meno gravi, multe da 100 a 600 euro.
Il governo nazionale ha specificato che le attività all’aperto e dei bambini al parco sono proibite. Si può portare il cane a pisciare.
Per quanto riguarda i divieti, dunque, la situazione spagnola è la più vicina a quella italiana. Con la differenza che là non ci sono documenti o autocertificazioni da portare con sé. [Aggiornamento: la Generalitat de Catalunya richiede un’autocertificazione.]
■ A Malta sono state annunciate oggi, 27 marzo, restrizioni per ultrasessantenni, donne incinte e persone con particolari patologie, come il diabete. Non sono consentiti assembramenti oltre le 5 persone. Chi ha sintomi di Covid-19 deve lasciare il lavoro e stare in quarantena retribuita.
Da nessuna parte abbiamo trovato riferimenti a divieti di passeggiare o fare attività fisica, né a un’autocertificazione.
■ Negli Stati Uniti d’America ogni stato membro ha preso provvedimenti normativi diversi.
L’ordine del governatore della California è di stare a casa, fatta eccezione per i lavoratori di 16 settori-chiave dell’economia.
Tuttavia, sul sito del governo statale è spiegato chiaramente che si può fare attività all’aperto, purché si resti a due metri di distanza da chi non è un proprio convivente.
Sempre mantenendo la distanza di due metri si può portare fuori il cane, passeggiare, correre, andare in bicicletta e frequentare i parchi nazionali.
In Illinois sono chiusi i playground per bambini, ma si può comunque fare attività all’aperto di qualunque tipo, purché a distanza di due metri dai non-conviventi.
In Louisiana, è consentito l’esercizio fisico e si può uscire per andare a trovare un parente o frequentare un luogo di culto. Sono consentiti gli incontri e le riunioni con meno di dieci persone.
Lo stato di New York ha limitato le attività esterne a quelle che permettono di mantenere la distanza di due metri e di evitare assembramenti. Ci sono regole specifiche per gli anziani e i soggetti a rischio, i quali comunque possono uscire per fare attività all’aperto, purché solitarie.
Il sito del Dipartimento per la Conservazione dell’Ambiente invita esplicitamente a visitare i parchi nazionali per mantenere il proprio benessere psicofisico. Gli ingressi a pagamento sono stati sospesi, per evitare code in entrata.
Non ci sono moduli da compilare e portare con sé.
■ In Canada a livello nazionale, ci sono solo una serie di consigli e suggerimenti per le comunità locali, e solo relativi agli assembramenti. Nessuna restrizione alla circolazione degli individui.
Ad esempio, in Alberta, l’isolamento in casa è previsto solo per chi arriva dall’estero (14 gg) e per chi ha sintomi (10 gg).
Il distanziamento sociale è richiesto, ma non obbligatorio.
Si possono tenere riunioni fino a 50 persone, purché si svolgano in luoghi adatti sotto l’aspetto dell’igiene e non vi siano partecipanti giunti dall’estero, medici o personale sanitario strategico, ultrasessantenni o soggetti a rischio.
La regola non vale per i supermercati e simili. Sono chiusi molti luoghi pubblici. Ristoranti e caffè devono ridurre la loro capacità del 50% e non superare le 50 persone nel locale.
■ Anche in India, paese per il quale si parla del «più grande lockdown del mondo» e del quale abbiamo visto solo bastonate inferte da poliziotti a malcapitati passanti, lo stato federale rimanda alle decisioni dei vari membri dell’Unione. Ad esempo, in Maharashtra, la regione di Mumbai:
Il trasporto pubblico è sospeso; sono consentite riunioni pubbliche solo se non superano le 5 persone; sono aperti solo i negozi che offrono servizi essenziali; I luoghi di culto sono chiusi; i cantieri edili anche; Si deve restare a casa, salvo uscire per le attività permesse e mantenendo la distanza. Nessuno verrà legalmente perseguito «per aver infranto in buona fede queste restrizioni».
In generale, nei vari stati, non c’è una casistica elaborata per definire quando si possa uscire e quando no. È permesso per le attività essenziali, purché si mantenga la distanza di un metro, senza creare assembramenti di più di 5 persone.
Non sono necessarie autocertificazioni né documenti specifici.
Al termine di questa rapida carrellata, alcune impressioni:
Al momento non pare che il «modello Italia» stia spopolando nel mondo, come  invece sembrerebbe leggendo i nostri giornali e guardando la nostra tv. Lo sta seguendo, a grandi linee, soltanto la Spagna, dove però non sono stati introdotti documenti specifici da esibire all’autorità. Niente autocertificazione.
Quest’ultima, tra i paesi presi in esame, ce l’ha solo la Francia, dove però c’è molto più margine per passeggiate e attività all’aperto, anche insieme alla famiglia.
Il divieto di passeggiata e jogging come è stato imposto in Italia non si riscontra quasi da nessuna parte. Del resto, ricordiamolo: la stessa OMS dice che passeggiare e muoversi all’aperto aiuta a combattere l’epidemia. Men che meno sembra diffuso lo stigma di stato per chiunque prenda una boccata d’aria.
Ovviamente, la situazione è fluida, e quei paesi col tempo potrebbero decidere di muoversi nella stessa direzione dell’Italia.
Resta il fatto che, sebbene da settimane i nostri cronisti e opinionisti dicano che «tutti ci imitano», allo stato attuale non è affatto così.
E noi, ripetiamo, ci siamo concentrati solo su alcuni aspetti: attività all’aria aperta, uscite con i figli (da noi non previste in alcun modo), utilizzo degli spazi pubblici. È plausibile che lo stesso possa dirsi per gli altri aspetti del presunto «Modello Italia», come le tipologie di fabbriche chiuse o i sostegni per chi non lavora.
Serviranno, insomma, altre carrellate.
Wu Ming
da https://www.wumingfoundation.com/giap/2020/03/modello-italia-coronavirus/
1 note · View note
gaetaniu · 2 years ago
Text
Il lago rosa non è più così rosa
Il lago rosa non è più così rosa
19 maggio 2022. 16 settembre 2022. Lungo la costa del Senegal, in Africa occidentale, solo un chilometro di spiaggia separa le acque rosa brillante del lago Retba da quelle blu-verdi scure dell’Oceano Atlantico. Ma le condizioni del lago (chiamato anche Lac Rose) non sono sempre così rosee. Situato a circa 40 chilometri a nord-est di Dakar, il lago Retba attira visitatori che vogliono vedere…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
pier-carlo-universe · 3 months ago
Text
Manutenzione sulla Statale 299 "di Alagna" a Novara: senso unico alternato per i lavori sul cavalcaferrovia
Anas annuncia gli interventi dal 18 al 19 dicembre 2024 per garantire sicurezza e migliorare l’infrastruttura.
Anas annuncia gli interventi dal 18 al 19 dicembre 2024 per garantire sicurezza e migliorare l’infrastruttura. Anas, società del Gruppo FS Italiane, ha annunciato il completamento dei lavori di manutenzione dei parapetti sul cavalcaferrovia al chilometro 1,350 della strada statale 299 “di Alagna”, a Novara. L’intervento riguarda un’infrastruttura fondamentale che attraversa la linea ferroviaria…
0 notes
levysoft · 6 years ago
Link
La NASA è sempre vigile circa possibili collisioni con asteroidi. Il telescopio Pan-STARRS scansiona il cielo ogni notte. Ogni mattina lo staff di Pan-STARRS esamina le potenziali minacce per poi scoprire che non sono nulla di preoccupante. Ma il 19 ottobre 2017, Pan-STARRS ha individuato un oggetto in rapido movimento tra le stelle e i successivi calcoli di posizione e velocità hanno rivelato qualcosa di totalmente diverso. Il 22 ottobre avevamo già abbastanza dati da capire che quest'oggetto non proveniva dal nostro sistema solare.
00:51 Accidenti! Fu allora che ricevetti la chiamata che tutti gli studiosi del sistema solare aspettano. Lasciatemi dire quanto è stato emozionante.
01:01 (Risate)
01:02 È dagli anni '70 che la NASA aspetta di vedere una cometa interstellare attraversare il sistema solare, ma fino ad allora, non avevamo visto niente. Il nostro sistema solare è enorme. Persino per ricevere un pacco dal sistema stellare più vicino, a 4,4 anni luce di distanza, ci vorrebbero più di 50.000 anni. Il che complica le cose. Il nostro visitatore è entrato nel sistema solare da sopra il piano dei pianeti, venendo dalla direzione della costellazione Lira, si è avvicinato di più al Sole il 9 settembre, entrando nell'orbita di Mercurio. Non è un particolare avvicinamento, né una distanza insolita, ma osservare gli oggetti da vicino è molto più facile. Il 14 ottobre, prima della nostra scoperta, ha compiuto il maggior accostamento alla Terra, a circa 24 milioni di chilometri. Il che è molto vicino in termini astronomici.
01:59 Invece di chiamarlo con il suo interminabile nome scientifico, l'abbiamo chiamato semplicemente "Rama", come l'astronave cilindrica che attraversa il sistema solare nel classico fantascientifico di Athur C. Clarke del 1973. Ma non sarebbe stato giusto, perciò, dato che è stato scoperto da un telescopio delle Hawaii, abbiamo chiesto a due esperti di cultura hawaiana, un navigatore e un linguista, di proporre un nome. Ci hanno proposto "'Oumuamua", che significa esploratore o messaggero proveniente da un lontano passato.
02:37 Questa scoperta è importante per molte ragioni, ma per me la più significativa è ciò che 'Oumuamua può dirci riguardo al passato del nostro sistema solare. La nascita di un nuovo sistema solare e la crescita dei pianeti possono essere dei processi violenti e caotici. I detriti ghiacciati e rocciosi vengono espulsi dal nuovo sistema solare mentre i pianeti si muovono attraverso il disco di polveri dal quale si sono formati.
03:06 Ora, avete mai sentito un brivido emotivo? Qualcosa di così eccitante che un tremolio percorre su e giù la vostra spina dorsale? O qualcosa di molto toccante? Beh, per me è stato così. Sono rimasta a bocca aperta. Finalmente avevamo qualcosa proveniente da un altro sistema solare abbastanza vicino da permetterci di osservarlo.
03:31 Dunque, cosa vorreste sapere riguardo a 'Oumuamua, il primo visitatore proveniente da un altro sistema stellare? Beh, mi vengono in mente tante cose, ma non sempre si può avere ciò che si desidera. 'Oumuamua si stava allontanando e svaniva molto velocemente. Nel giro di circa una settimana, la sua luminosità era calata di 100 volte. Avremmo avuto poco tempo per studiarlo facilmente. Quindi dovevamo velocizzare le procedure per ottenere l'utilizzo del telescopio. In genere c'è molta competizione e si è soggetti alla revisione paritaria, è un processo che può durare mesi, ma noi dovevamo condensare tutto in pochi giorni. Fu l'inizio di una "amichevole" competizione per le risorse. Ok, sarò diretta. È stata una lotta spietata. Abbiamo abbandonato tutto il resto, lavoravamo giorno e notte cercando di stilare una proposta scritta ad arte da mandare ai direttori dell'osservatorio. Buone notizie. Ce l'abbiamo fatta.
04:34 Ora, da un punto di vista prettamente egoistico, la prima cosa che vorremmo sapere è quanto è massiccio 'Oumuamua. Dopotutto è passato molto vicino alla Terra e l'abbiamo saputo solo dopo. Quali sarebbero state le conseguenze nel caso in cui avesse colpito la Terra? Beh, l'energia d'impatto dipende dalla velocità al quadrato per la massa e la massa dipende dalle dimensioni e da cosa è fatto. Quanto è grande 'Oumuamua e che forma ha? Beh, possiamo capirlo dalla sua luminosità. Se non mi credete, immaginate di confrontare la luminosità di una lucciola con quella delle luci di posizione di un aereo lontano. Sapete che l'aereo è molto più luminoso. Appare fioco solo perché è molto lontano. Ci servirà anche sapere quanto è riflettente la superficie di 'Oumuamua, e non ne abbiamo la più pallida idea, ma è plausibile che la sua riflettanza sia simile a quella dei piccoli asteroidi e delle comete del nostro sistema solare, o, in termini tecnici, una via di mezzo tra il carboncino e la sabbia bagnata.
05:44 Oggi la maggioranza dei grandi telescopi viene usata in modalità di servizio, il che significa che dobbiamo mettere a punto tutte le istruzioni, inviarle all'operatore del telescopio, e poi aspettare con ansia che i dati tornino indietro, pregando gli dei del clima. Scommetto che la maggior parte di voi non ha un lavoro strettamente legato alle previsioni del tempo. Ma noi non avremmo avuto una seconda possibilità. Dato che il cielo era sereno, 'Oumuamua aveva deciso di fare i capricci. La sua luminosità non era costante. Qui vediamo 'Oumuamua che sfreccia tra le stelle. È indicato al centro. Le stelle si spostano perché il telescopio segue il suo movimento. All'inizio era fioco, poi è diventato luminoso, poi di nuovo fioco e così via, come fa la luce quando viene riflessa dai quattro lati di un oggetto oblungo.
06:39 Questo estremo cambiamento di luminosità ci ha portati a trarre un'incredibile conclusione sulla sua forma. Come viene mostrato in questa stampa, si direbbe che 'Oumuamua è molto lungo e stretto, con un rapporto assiale di circa 10 a 1. Se fosse di colore scuro, sarebbe lungo quasi un chilometro. Nel nostro sistema solare non c'è niente di simile. Abbiamo pochissimi oggetti con un rapporto assiale maggiore di 5 a 1. Quindi non sappiamo come si sia formato, forse durante la nascita del proprio sistema solare.
07:17 La luminosità di 'Oumuamua variava ogni 7,34 ore, o così pensavamo. Gli altri team ci fornivano nuovi dati, che non coincidevano. Perché più informazioni raccogliamo, più diventa difficile interpretarle? Capimmo che 'Oumuamua non ruota nel solito modo. Oscilla come una trottola. Quindi mentre ruota intorno all'asse minore, ruota anche intorno all'asse maggiore, oscillando su e giù. Un movimento così energetico è quasi sicuramente il risultato di una violenta spinta subita nel sistema solare di origine. Ora, il modo in cui deduciamo la forma dalla luminosità dipende strettamente dalla rotazione, quindi ora dobbiamo ripensare a quale forma possa avere e, come mostra questo bel dipinto di Bill Hartmann, crediamo che 'Oumuamua potrebbe essere simile a un ovale appiattito.
08:15 Ma torniamo all'energetica. Di cosa è fatto? Beh, l'ideale sarebbe avere un pezzo di 'Oumuamua in laboratorio, così da poterlo studiare nel dettaglio. Ma siccome neanche un'industria privata riuscirebbe a lanciare una sonda in una settimana su una cosa del genere, gli astronomi devono accontentarsi di osservarlo da lontano. Gli astronomi hanno osservato come la luce interagisce con la superficie. Alcuni colori possono essere assorbiti, dando un'impronta digitale chimica, mentre altri no. Alcune sostanze possono riflettere solo la luce blu o rossa. Nel nostro caso, 'Oumuamua rifletteva più luce rossa, dandogli un aspetto simile alla superficie ricca di composti organici della cometa visitata recentemente dalla sonda Rosetta. Ma non tutto ciò che appare rossastro ha la stessa composizione. Anche i minerali che hanno piccoli pezzi di ferro sulla superficie possono apparire rossi, così come il lato oscuro di Giapeto, la luna di Saturno, mostrata nelle foto della sonda Cassini. Anche i meteoriti di ferro e nichel, possono apparire rossi. Quindi non sappiamo ciò che si trova sulla superficie, e ancora meno ciò che si trova all'interno. Tuttavia sappiamo che deve essere abbastanza compatto da non disgregarsi mentre ruota, quindi probabilmente ha una densità simile a quella degli asteroidi rocciosi, o forse anche maggiore, come il metallo.
09:45 Vorrei almeno mostrarvi le bellissime immagini che abbiamo ottenuto da uno dei telescopi terrestri. Va bene, lo ammetto, non è poi così spettacolare.
09:55 (Risate)
09:56 Non abbiamo una buona risoluzione. Persino il telescopio spaziale Hubble non offre una vista migliore. Ma l'importanza dei dati di Hubble non sta nelle immagini, ma nel fatto che ha prolungato le nostre osservazioni di due mesi e mezzo dalla scoperta, quindi possiamo ottenere più posizioni lungo l'orbita, sperando che ciò ci permetta di capire da dove viene 'Oumuamua.
10:21 Cos'è quindi 'Oumuamua? Noi crediamo fermamente che si tratti di uno scarto archeologico originatosi dal processo di formazione di un altro sistema planetario, una sorta di residuo spaziale alla deriva. Alcuni scienziati credono che 'Oumuamua potrebbe essersi formato in prossimità di una stella molto più densa della nostra, la cui forza di marea avrebbe frammentato la materia planetaria nella prima fase di vita del sistema solare. Altri invece sostengono che si sia formato durante la morte di una stella, forse durante l'esplosione di una supernova, con la frantumazione della materia planetaria.
11:02 Qualunque cosa sia, crediamo che sia naturale, ma non possiamo provare che non sia artificiale. Il colore, la strana forma e il movimento rotante potrebbero avere un'altra spiegazione. Ora, anche se non crediamo che si tratti di tecnologia aliena, perché non fare un esperimento e cercare un segnale radio? Il programma Breakthrough Listen è servito proprio a questo. Ma fino ad ora 'Oumuamua è rimasto in silenzio.
11:33 Potremmo mandare una sonda su 'Oumuamua e rispondere a questa domanda una volta per tutte? In realtà abbiamo la tecnologia per farlo, ma sarebbe un viaggio lungo e costoso, e lo raggiungeremmo in un punto così lontano dal Sole, che la traiettoria finale di avvicinamento sarebbe molto complicata.
11:49 Quindi credo che 'Oumuamua abbia molte altre cose da insegnarci, e potrebbero esserci ulteriori sorprese in serbo, dato che gli scienziati, me inclusa, continuano a lavorare sui dati. Ma soprattutto credo che questo visitatore ci ha fatto capire che il nostro sistema solare non è isolato. Siamo parte di un ambiente molto più vasto, e, in realtà, potremmo persino essere circondati da visitatori interstellari senza neanche saperlo. Forse questo regalo inaspettato ha fatto sorgere più domande, che dato risposte, ma siamo stati i primi ad accogliere un visitatore di un altro sistema solare.
12:32 Grazie.
12:33 (Applausi)
12:42 Jedidah Isler: Grazie, Karen. È stato molto interessante. Grazie. Se mi ricordo bene, l'abbiamo identificato piuttosto tardi. Le future tecnologie, come il Large Synoptic Survey Telescope, ci aiuteranno a rilevare cose simili in anticipo?
12:56 Karen Meech: Sì. Speriamo di iniziare a vedere molte cose simili. L'ideale sarebbe trovarne una mentre si avvicina al Sole, perché avremmo il tempo di fare tutte le ricerche, o sarebbe ancora meglio avere una sonda pronta a partire ferma nei punti L4 o L5, vicino alla Terra, così quando passa qualcosa, possiamo inseguirla.
2 notes · View notes
aneddoticamagazinestuff · 4 years ago
Text
Scomparsi
New Post has been published on https://www.aneddoticamagazine.com/it/scomparsi/
Scomparsi
Tumblr media
La scomparsa di persone non è un fenomeno recente ma, come ben si può comprendere, affonda le sue origini fin dagli albori dell’umanità.
Incontri con animali predatori, operato di assassini e maniaci, tutti casi che, purtroppo, sono sempre capitati e continuano a verificarsi.
Così come vi sono anche persone che, stufe della propria esistenza, decidono di far perdere le proprie tracce e ricostruirsi un futuro altrove, per quanto oggigiorno risulti più difficile, con i vari mezzi di controllo e di verifica delle identità.
Ecco, in questo articolo non intendo occuparmi di questi casi, bensì di tutta una serie di scomparse in cui le forze dell’ordine, gli esperti di indagini forensi, i coroner e i team di ricerca hanno ritenuto che non si potesse ipotizzare, per i motivi che vedremo, di essere di fronte a scomparse “standard” bensì a qualcosa di differente che rifuggiva le spiegazioni più comuni.
Vi sono specifici elementi che caratterizzano una scomparsa “anomala” da una scomparsa potenzialmente provocata da cause comuni (animali, rapitori, assassini).
Questi aspetti emergono dall’attento esame di centinaia e centinaia di casi, tutti accomunati da specificità che portano a inquadrare l’evento all’interno di una tipologia ben definita.
Il primo ad aver notato questi elementi ricorrenti è lo studioso statunitense David Paulides, ex membro della polizia di San Jose in California.
Per consentire di comprendere fin da subito quali siano questi elementi e di individuarli nell’esposizione dei singoli casi, procediamo a un elenco.
1) I cani molecolari dei team di ricerca non riescono a trovare alcuna traccia olfattiva, come se le persone fossero scomparse nel nulla.
2) Le vittime vengono ritrovate in un’area che era stata precedentemente esaminata con accuratezza.
3) Perdita di memoria. Sono rari i casi in cui le persone vengano ritrovate, così come sono ancora più rare le volte in cui vengano ritrovate vive. In questi casi, la gran maggioranza non ricorda come si sia persa e che cosa sia accaduto durante le ore o i giorni in cui era sparita, un vero e proprio missing time.
4) Malfunzionamento di bussole e di altro equipaggiamento. Nel corso delle ricerche di persone scomparse, spesso vengono utilizzati mezzi aerei quali elicotteri o aeroplani per cercare di cogliere tracce di calore all’infrarosso oppure di avere un contatto visivo. Molti sono i casi in cui i piloti hanno lamentato problemi con la bussola, malfunzionamenti, indicazioni errate del nord magnetico. Problemi che, a volte, interessano anche coloro che poi scompariranno, i quali, prima di far perdere le proprie tracce, hanno dichiarato di avere problemi nello stabilire l’orientamento, oppure in casi in cui vi sono gruppi di più persone e una di esse scompare, mentre le altre testimoniano di aver avuto queste problematiche.
5) Zone “calde”. Le si possono definire “zone calde”, oppure “raggruppamenti”: con questa definizione si intende indicare come vi siano aree ben precise in cui i tassi di scomparsa aumentano in maniera impressionante.
6) Riferimenti anomali nella toponomastica. Un alto numero di persone scompare in zone che la toponomastica ha caratterizzato in una precisa maniera negativa, quasi che queste aree fossero storicamente conosciute come luoghi in cui era meglio che i viandanti non si avventurassero, pena l’alta probabilità di non tornare più: ponte del diavolo, montagna delle streghe, Devil’s Peak, Devil’s Den, Satan Hill, ecc., tutte connotazioni che rimandano a voci antiche su cosa avvenisse in quelle specifiche zone.
7) In un alto numero di casi, coloro che vanno a raccogliere frutti di bosco tendono a sparire. Questo aspetto può sembrare ancor più strano di altri e potrebbe persino indurre a sorridere, ritenendolo una mera coincidenza, non fosse che rappresenta un dato comune a molte vicende di persone scomparse mentre erano all’aperto a raccogliere frutti di bosco.
Su questo aspetto torneremo più avanti perché consente un collegamento diretto con storie del folklore e permette di rilevare un filo rosso che si dipana nei secoli.
Vediamo alcuni casi eclatanti:
– Nathan Madsen, 1989, Oregon, Deschutes National Forest
22 ottobre 1989, la famiglia Madsen e alcuni loro amici si trovavano nei pressi del fiume Little Deschutes come ogni anno per effettuare la transumanza del bestiame prima dell’arrivo dell’inverno. Si trattava di un evento importante che coinvolgeva sempre un certo numero di persone.
Erano le 14, quando il piccolo Nathan Madsen, figlio di 9 anni di Jerry Madsen, si affiancò con il proprio pony al padre e gli spiegò che aveva freddo, ragion per cui voleva tornare al campo dove stavano accampati tutti. Jerry acconsentì, dicendo al figlio che poteva tornare indietro, consapevole che avrebbe seguito la stessa strada percorsa all’andata.
Verso sera, Jerry tornò al campo ma sua moglie Sarah disse che Nathan non era mai rientrato. Preoccupatissimo, Jerry percorse in lungo e in largo insieme ad altre persone l’area tra il campo e il punto in cui si erano divisi con Nathan. Le ricerche durarono tutta la notte ma nessuna traccia di Nathan.
Venne subito dato l’allarme e le ricerche videro l’arrivo di riservisti dell’aeronautica, di funzionari dell’ufficio dello sceriffo della contea di Klamath, della Guardia Nazionale dell’Oregon e di numerosi volontari. Le ricerche vennero confinate inizialmente a un’area di 18 km2, per poi essere estese a 90 km2.
“Ora come ora sembra che sia scomparso dalla faccia della terra”, queste le parole dello sceriffo Carl Burkhardt il 26 ottobre.
Tre giorni dopo, il 29, lo sceriffo chiamò il detective Mark Hannigan, esperto di omicidi, per intervistare tutti coloro presenti quel giorno all’accampamento e durante la transumanza.
Nei primi 10 giorni di indagini, oltre 350 persone percorsero la zona alla ricerca di Nathan Madsen. A malincuore, dopo che nessun risultato fosse emerso, lo sceriffo Burkhardt fu costretto a dichiarare che avevano esaurito i posti in cui cercare.
Ciononostante, il padre Jerry continuò la ricerca del figlio, percorrendo le vallate sul suo cavallo alla ricerca di indizi.
Il 19 novembre 1989, un barlume di speranza balenò nell’animo di Jerry. In una vasta radura vicino alle sorgenti del fiume Little Deschutes, Jerry trovò il pony di suo figlio. Era molto dimagrito e privo di sella. Quattro giorni dopo, un signore del posto prestò il proprio elicottero per oltre quattro ore per volare sopra l’area in cui era stato trovato il pony, nella speranza di trovare Nathan. Purtroppo, non venne ritrovato.
Il 30 novembre lo Spokane Review pubblicò un’intervista con il procuratore distrettuale Edwin Caleb il quale dichiarò che la polizia stava trattando la scomparsa di Nathan prendendo in considerazione l’ipotesi che fosse stato commesso un reato. Inizialmente sembrava molto inverosimile che qualcuno che si fosse deciso a rapire Nathan si trovasse lì proprio nel momento in cui il bambino aveva deciso di tornare al campo. Questa ipotesi, però, prese piede nel momento in cui le ricerche condotte in maniera così capillare non avevano portato alcun risultato.
– Michelle Vanek, 2005, Eagle County, Colorado
Michelle Vanek era una donna trentacinquenne sposata, atleta di triathlon in perfette condizioni fisiche.
Nel 2005 un suo amico, Eric Sawyer, era giunto a scalare 35 delle 53 montagne del Colorado di altitudine superiore ai 4.000 metri, tra i quali mancava però l’Holy Cross Mount, alla cui scalata Michelle teneva molto, al punto da avergli chiesto di comunicarle quando volesse scalarlo in modo che anche lei potesse unirsi nell’impresa.
Il 24 settembre i due partirono per la scalata. Entrambi in ottima forma, adusi alle gite montane tecniche, con abbondanti scorte di cibo e d’acqua.
Durante l’ascesa Michelle stava sempre a una ventina di metri dietro Eric. A circa un chilometro dalla cima, Michelle disse a Eric che non ce la faceva a continuare: era stanca, senz’acqua e voleva riposarsi un po’. Eric le propose di tornare insieme all’automobile, ma Michelle rifiutò e gli disse di proseguire lui, indicandogli dove si sarebbero dovuti rivedere dopo.
Erano le 13,30. Eric giunse in cima alle 13,42. C’erano altre persone in cima che scattavano foto e firmavano il registro di coloro che avevano scalato la montagna. Eric stesso scattò alcune foto e si fece fotografare. Chiamò sua moglie e le disse che doveva sbrigarsi per andare a ricongiungersi con Michelle.
Tempo pochi minuti ed Eric era nel punto in cui aveva concordato con Michelle di trovarsi. La donna non c’era. Eric cercò nei dintorni, provò l’imbocco di alcuni sentieri che si dipartivano nelle vicinanze ma non la vide. Incontrando persone che salivano, chiese loro se avessero visto la donna. Nessuno aveva notato Michelle scendere dai sentieri.
Eric continuò allora a dirigersi verso l’automobile e, non vedendola, contattò le autorità.
La ricerca che venne messa in moto per trovare Michelle Vanek �� celebre in Colorado per essere stata la più estesa di tutti i tempi. Il team di Vail fu il primo a mettersi in azione, con 700 persone sul campo per cercare la giovane donna. Il team perlustrò la zona palmo a palmo, cercando anche in pertugi dove nemmeno un bambino si sarebbe potuto nascondere.
Tim Cochrane, direttore del team di ricerca di Vail, in un’intervista per il Vail News del primo ottobre dichiarò che “è proprio un mistero dove sia Michelle. È la cosa che più mi sorprende. Abbiamo messo in azione cinque cani da ricerca ma non hanno trovato nulla”.
Venne intervistato il marito, in un’ottica di potenziale sospetto verso Eric Sawyer, ma questi diradò ogni dubbio, dichiarando che Eric era un amico di lunga data e che non avrebbe mai fatto nulla che potesse mettere in pericolo Michelle.
Dov’era scomparsa la donna? Cosa le era successo?
Alcuni testimoni dissero che il 24 settembre avevano visto una figura nei pressi della sommità che poteva essere Michelle. Che cosa intendevano di preciso con l’utilizzo del termine “figura”? Era davvero Michelle?
Il caso rimane insoluto, a dispetto degli ingenti mezzi messi in campo. Non fu trovato nemmeno il cadavere, i bastoncini da camminata, l’equipaggiamento di Michelle: scomparsa dalla faccia della terra.
– Albert Beilhartz, 1938, Rocky Mountain National Park, Colorado
La famiglia Beilhartz aveva lasciato la propria casa a Denver per andare in vacanza un fine settimana nel parco nazionale delle Montagne Rocciose. La meta precisa era un bacino tra due fiumi a un’altitudine di quasi tremila metri.
Era sabato 2 luglio mattina, la famiglia aveva fatto colazione presto e si stava incamminando verso il fiume Roaring in un contesto bucolico formato da pini, ruscelli e aria pura.
Dopo circa mezz’ora di camminata, il padre, William Beilhartz, si rese conto che da alcuni minuti non aveva più visto il figlio Albert. Iniziò immediatamente a chiamarlo a gran voce, ripercorrendo il sentiero all’indietro. La ricerca divenne frenetica dato che non poteva essersi nascosto in molti posti. Non trovandolo, il padre corse al campeggio in cerca di aiuto e per informare il National Park Service.
Di lì a poco, centinaia di volontari e di membri del National Park Service erano giunti sul posto per cercare il piccolo Albert.
Accorsero subito anche alcuni team con cani per seguire le tracce del bambino. I cani parvero percepire una traccia in direzione del fiume, ma non seppero seguirla ulteriormente.
I membri del National Park Service erano dell’idea che il bimbo fosse affogato e ottennero di deviare il fiume Roaring in modo da seccarlo e cercare il cadavere di Albert: non fu mai trovato.
I genitori, al contrario, erano dell’idea che Albert fosse stato rapito e decisero di contattare il FBI.
In una capanna abbandonata nei dintorni fu ritrovato un cerotto che, secondo i genitori, era stato messo ad Albert per alleviare il dolore di una vescica causata dagli stivali nuovi.
Le indagini portarono all’emersione di una testimonianza molto interessante. Il giorno della scomparsa di Albert una giovane coppia stava camminando su una stradina che costeggia il monte Chapin, a 10 chilometri da dove Albert era scomparso. I due stavano riposandosi un attimo su un masso, quando notarono in lontananza un bambino seduto su un ripido lato della montagna. Incuriositi, cercarono di avvicinarsi al punto in cui c’era il bambino ma, una volta giunti sul posto, era scomparso. I due dichiararono che sembrava loro totalmente impossibile che un bambino di quell’età potesse essere giunto così in alto superando simili pendenze da solo, senza l’ausilio di qualcuno.
Quando seppero che proprio quel giorno era scomparso un bimbo, i due contattarono subito le autorità e raccontarono il proprio avvistamento. Le ricerche vennero di conseguenza dirottate verso quest’area, dall’inquietante nome di Devils Nest, il nido dei diavoli. Come mai questa zona ha questo nome?
Di Albert nessuna traccia nemmeno nel Devils Nest, era scomparso per non essere mai più ritrovato.
Steven R. Kubacki, 1978, Holland, Michigan
Il caso in esame si staglia per la stranezza dello svolgimento e dell’epilogo – fortunatamente a lieto fine – che solleva ancor maggiori perplessità rispetto ad altre scomparse.
Steven Kubacki era uno studente del Hope College di Holland, cittadina del Michigan con una vasta casistica di sparizioni anomale nei corso dei decenni, sparizioni che hanno riguardato persino aerei e navi mai più ritrovati nello spazio aereo e nelle acque del lago Michigan proprio in prossimità di Holland.
Il 19 febbraio 1978 Steven disse ai suoi compagni di stanza che sarebbe andato a fare sci di fondo a Saugatuck, lungo il lago Michigan.
Dal momento che il giovane non fece più ritorno quella sera, i suoi amici contattarono la polizia.
Le ricerche furono estese e approfondite: team di ricerca a terra, cani, elicotteri, ma a nulla valsero per ritrovarlo.
Un articolo del 7 maggio riportò il ritrovamento degli sci e delle bacchette del ragazzo proprio sulla superficie ghiacciata del lago, con tanto di impronte che si dipanavano per circa 200 metri per poi scomparire all’improvviso. Come ben si può comprendere, la polizia giustamente ipotizzò che il ghiaccio si fosse spaccato e il ragazzo fosse affogato nelle gelide acque lacustri.
I mesi passavano e ormai tutti avevano perso le speranze di rivedere Steven, ma il futuro aveva in serbo una svolta impressionante e ancor più inquietante di quanto non sarebbe potuto essere il ritrovamento del cadavere del ragazzo.
Il 5 maggio dell’anno successivo, 14 mesi dopo, Steven Kubacki ricomparve. Come riportato in un articolo del quotidiano The Independent, il ragazzo disse di essersi svegliato di notte a 40 miglia dalla casa di suo padre (e a ben 700 da dove era scomparso). Ricordava di essere sulla superficie del lago e di avere freddo, poi non ricordava più nulla fino al suo risveglio, 14 mesi dopo, nel mezzo di un prato a Pittsfield, con indosso vestiti che non erano suoi, uno zaino e delle mappe. Non sapeva che giorno fosse fin quando non comprò un giornale in città, rimanendo esterrefatto per il tempo trascorso di cui non riusciva a dare contezza.
La polizia indagò anche nella direzione di una possibile scomparsa pilotata, vale a dire l’ipotesi che il ragazzo fosse fuggito volontariamente e stesse raccontando una menzogna, ma non emerse alcun elemento che facesse pensare che fosse stato altrove in quei 14 mesi di “buco”.
Ogni indizio spingeva nella direzione della genuinità della sua sorprendente testimonianza. Cosa era successo al ragazzo? Dove era stato in quei mesi di cui non ricordava nulla?
Carl Disch, 1965, Antartide
Carl Disch era un ragazzo americano del Wisconsin. Nel 1964, a 25 anni, fu assunto dai Boulder Laboratories, con sede in Colorado, e accettò di andare alla stazione antartica Byrd, dove arrivò il 9 febbraio dell’anno successivo.
Il 2 maggio Carl telefonò alla sua famiglia e comunicò che andava tutto bene.
L’8 maggio Carl sparì. Aveva lasciato la stazione radio alle 9,15, chiamando il campo base per dire che stava tornando indietro. Il tragitto era di circa 2 chilometri e c’erano dei segnali a terra da seguire per non perdersi. Era vestito di tutto punto, con indumenti adatti al freddo. Alle 10 non era ancora tornato, per cui due colleghi andarono a cercarlo, senza trovarlo. Alle 11,30 i due tornarono alla base per chiedere l’aiuto di altri colleghi, ma anche questa ricerca risultò vana.
Alle 18 le ricerche continuavano senza sosta, ricoprendo un’area moto ampia. Finalmente furono ritrovate delle tracce che però scomparivano all’improvviso, non consentendo di capire dove fosse potuto andare Carl. Stando ai resoconti dei colleghi, l’ampiezza del passo visibile nelle impronte non denotava una diminuzione della falcata, il che lasciava sbalorditi, dovendosi ipotizzare che avesse percorso oltre sei chilometri a meno trenta gradi con venti molto forti senza diminuire mai l’andatura.
Le ricerche continuarono fino al 12 maggio, senza esito.
Alcuni colleghi videro delle luci anomale in cielo e udirono dei rumori di motori in lontananza, senza capirne l’origine.
Secondo voci non confermate, Carl sarebbe scomparso volontariamente. Questa ipotesi presenta parecchie problematiche: che senso avrebbe sparire in Antartide, con le difficoltà climatiche del luogo? Non sarebbe stato molto più facile far perdere le proprie tracce negli Stati Uniti? Se davvero Carl avesse voluto cambiare vita e simulare la scomparsa, dove avrebbe potuto trovare rifugio in una simile tormenta? Da quella zona, inoltre, dove sarebbe andato a piedi? Morte certa lo avrebbe atteso. Inoltre, i cani non sono riusciti a trovare le sue tracce, né hanno trovato un eventuale cadavere, il che lascia presumere che né sia scomparso volontariamente, né sia morto assiderato nei dintorni.
Gary Tweddle, 2013, Leura, Australia
Gary Tweddle era nato in Inghilterra a Cremorne per poi trasferirsi a Reading. Suo padre era un ufficiale nell’esercito britannico ed era andato spesso con il figlio a fare escursioni sulle montagne più impervie di Scozia e Galles. Nel 2005 la famiglia si trasferì nei pressi di Sydney, in Australia.
Gary era in ottime condizioni atletiche e lavorava per Oracle come rappresentante.
La sera del 16 luglio 2013 Gary e altri membri di Oracle andarono a cena nella cittadina di Leura in un ristorante rinomato. Il gruppo trascorse una piacevole serata e ritornò in taxi in hotel. A un certo punto, nel filmato della videocamera dell’hotel, si vede Gary lasciare l’albergo mentre parla al cellulare.
Poco dopo il ragazzo chiamò i suoi amici per dire che si era perso. Al telefono apparve inizialmente abbastanza calmo, per quanto preoccupato di non sapere dove si trovasse. Disse che stava avvicinandosi verso una “luce sulla collina”. Dopo 17 minuti di conversazione Gary chiuse la chiamata perché non voleva che si scaricasse la batteria del cellulare.
Secondo un amico, dal rumore che si percepiva nel corso della telefonata si poteva ipotizzare che stesse correndo nella boscaglia.
Dopo quella chiamata il nulla, Gary non si fece più sentire, era scomparso.
Gli amici contattarono subito le autorità e venne dato il via alle ricerche. Team a terra, elicotteri, cani, giorni e giorni di perlustrazioni in lungo e in largo ma niente, di Gary nemmeno l’ombra.
Un articolo del Telegraph del 7 settembre riportò quanto videro un giorno alcuni piloti di elicottero: stavano procedendo in cerchio per scandagliare il terreno quando l’attenzione venne attratta da un riflesso di luce sul ramo di un albero. Guardando meglio, non credettero ai loro occhi: il corpo di un uomo, a faccia in giù dalla cima di un albero, con jeans scuri e brandelli di t-shirt sul torso nudo.
Si trattava proprio di Gary Tweddle.
Nessuno capì come fosse potuto perdersi e come fosse finito sull’albero in quella postura di caduta dall’alto, un mistero totalmente inspiegabile.
– Micheal Steffan e Edwin Adams, 1910, Pennsylvania
16 aprile 1910, Ludlow, Pennsylvania. Michael Steffen, bambino di 7 anni, saluta sua madre dicendole che sta andando a pescare con il suo amico George Ankovitch, di nove anni. I due prendono la canna da pesca ed escono. Trascorrono la mattinata camminando verso il torrente Windfall. George raccontò che si trovava pochi metri davanti a Michael quando, girandosi, non lo vide più. Lo cercò nei dintorni e, non trovandolo, tornò a casa per vedere se fosse rientrato per qualche motivo. Non era lì, né sarebbe ritornato dopo cena.
Proprio in quelle ore, a 18 miglia di distanza, gli Adams stavano disperatamente cercando il loro figlio Edwin, di nove anni. Il bambino era andato a giocare nei boschi con alcuni amici quando furono tutti spaventati da uno “strano uomo” (così lo descrissero ai giornali) e scapparono a casa. Tutti tranne Edwin, le cui tracce si persero senza spiegazione. Subito partirono le ricerche, con oltre 300 persone e alcuni segugi a setacciare l’area palmo a palmo. Il giorno seguente si aggiunsero 50 colleghi del padre, dipendente presso la United Natural Gas.
Nulla, Edwin era scomparso.
La voce si sparse e le comunità locali erano stupite di quanto fosse accaduto, temendo una mano comune dietro ai due tragici eventi. Correva voce potesse essersi trattato di un misterioso rapitore, ma non vi erano indizi precisi e concordanti in tal senso.
Da New York arrivarono altri team di ricerca, portando a mille il numero di persone impegnate in maniera indefessa.
Fu contattata anche una chiaroveggente che non fu in grado di localizzare nessuno dei due bambini. Con riferimento a Edwin, la signora disse che il bambino era vivo ma in mano a “stranieri”… che stranieri? Chi mai si aggirerebbe a 150 chilometri da Pittsburgh in mezzo al nulla più assoluto per rapire bambini?
Le comunità locali si rinsaldarono ancor più e ancor più persone si misero a cercare i due bambini. La polizia di Stato della Pennsylvania inviò 50 uomini a cavallo esperti nel trovare tracce, ma fu tutto senza esito.
Cos’era accaduto? Chi era l’uomo strano di cui al racconto dei bambini? In cosa era strano?
0 notes
davidtytopuente · 7 years ago
Text
Il 10 maggio 2018 la pagina Facebook “Alcolisti non anonimi” pubblica il seguente post ottenendo 35 mila condivisioni:
Se fosse la foto di una donna o un uomo nudo, tutto il mondo starebbe condividendo, ma dato che è maltrattamento su un animale nessuno condividerà. 😣
Il solito post Facebook utile a scatenare reazioni e ad attirare utenti, utilizzando una foto senza spiegare la sua reale storia. Circola da diversi anni, il 21 aprile 2015 venne riportata dal Mirror e da altri siti:
La foto diffusa dal Mirror nel 2015
Venne scattata in Ecuador a partire dal 19 aprile 2015, infatti nello stesso giorno le autorità se ne stavano occupando (tweet 1–2):
This slideshow requires JavaScript.
Negli stessi giorni venne individuato il proprietario, “Jefferson C“, il quale assicurava che non si trattava di maltrattamento e che non aveva causato lui la morte del cane, che si chiamava “Tigre”. In seguito alla sua identificazione, sia lui che la sua famiglia vennero pesantemente attaccati e minacciati.
“Compa el tigre está muerto, su cuerpo está a un lado de la vía”. Había llegado de hacer compras en el automóvil de su hijo y rápidamente fue en busca de tigre. Estaba a menos de un kilómetro de la casa. “Como llevaba alimentos en el portamaletas procedí atar con un cabo el cuerpo del perro en un accesorio que sobresale del portamaletas”.
Secondo la ricostruzione, Jefferson venne contattato da un amico che incontrò Tigre morto poco lontano da casa (“un chilometro“). A quel punto andò a recuperarlo con l’auto del figlio, ma siccome dentro il bagagliaio c’era del cibo decise di portare il corpo legato sul retro dell’auto. Senz’altro una pessima scelta, visto quanto è accaduto in seguito.
Il 4 maggio 2015, come viene riportato sul sito Elcomercio.com e successivamente sul sito Eldiario.ec, viene raccontata la conclusione di tutta la storia:
La jueza de la Unidad Penal de Manabí Lorena Palma, declaró no culpable del presunto cargo de maltrato animal a Jefferson C., la tarde de este 4 de mayo del 2015. La diligencia judicial de este caso se desarrolló en Portoviejo.
[…]
Uno de los argumentos que presentó Montesdecoca fue, además, los resultados de la autopsia que le practicaron a tigre. El jurisconsulto señaló que se comprobó, según el informe pericial, que el perro falleció al parecer por envenenamiento.
In pratica, Jefferson venne assolto da ogni accusa per aver maltrattato e ucciso Tigre. L’autopsia, inoltre, rivelò che il cane morì per avvelenamento.
La storia del cane maltrattato e legato ad un auto Il 10 maggio 2018 la pagina Facebook "Alcolisti non anonimi" pubblica il seguente post…
1 note · View note
dpcmproject · 5 years ago
Photo
Tumblr media
“𝐂𝐢𝐚𝐨, 𝐀𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐦𝐢𝐨. 𝐌𝐚𝐦𝐦𝐚 𝐯𝐚 𝐚 𝐟𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐩𝐞𝐬𝐚, 𝐜𝐢 𝐯𝐞𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐝𝐨𝐩𝐨”.
Non ho memoria di cosa fosse il lockdown prima dell’arrivo di Río, il mio coinquilino. Forse un susseguirsi di momenti vuoti o forse no.Ricordo solo videochiamate, sigarette, qualche bicchiere di vino a pranzo e a cena. Disordine. Ricordo un’irrefrenabile voglia di contatto, di accudimento, di presa a carico. Non parlo di un partner, per l’amor di dio. Ho iniziato la mia esperienza di donna trentenne, single, libera professionista in partita iva, spostandomi di qualche chilometro (e di un Comune limitrofo) dalla casa dei miei genitori, che –periodo universitario a parte- mi ha cullata amorevolmente fino a gennaio 2020.Ho deciso di non aspettare tempi migliori, ma di devolvere tutti i miei risparmi nella buona causa della mia indipendenza, “Tanto il lavoro procede”, pensavo, “Si tratta di qualche sacrificio iniziale”. Avevo finalmente realizzato, dopo mesi, che il bisogno di andare a vivere da sola non era solo la ripicca verso l’ultimo stronzo che alla richiesta di venire a vivere con me mi rispose “Mh, non so” sparendo improvvisamente dai radar che neanche i servizi segreti sovietici. Stava ancora con la sua ex, forse lui non se lo ricordava, ma lei sì. Beh dunque, era assolutamente altro rispetto alla rivincita personale di questo fattaccio da “tutto mondo è paese”. Era il mio modo per dire a me stessa che il mio lavoro h24 avrebbe acquistato dignità e valore. Mi sarei stancata sì, ma la sera mi sarei sdraiata sul divano, guardando i documentari che mi piacciono e facendomi una doccia alle undici di sera. In casa dei miei genitori la doccia alle undici di sera era qualcosa di fortemente non condiviso. Un taboo. No alla doccia dopo cena e neanche alle banane e alle arance che si mangiano solo la mattina perché sono frutti “pesanti” e non ti fanno dormire bene. Bah. Dunque il 7 gennaio 2020 festeggio il mio meraviglioso compleanno da trentenne circondata da amici, affetto, gioia e musica, nella mia prima piccola casetta in affitto.Esattamente due mesi dopo mi ci ritrovo dentro, barricata e sola. Che poi sola è il termine sbagliato perché a me la solitudine, quella che somiglia più all’autonomia che alla tristezza, piace molto. Ricordo vagamente che mi trovavo ancora sdraiata sul divano ad alternare didattica online, lezioni di zumba ballata con i calzini antiscivolo –che ovviamente seguivo da discepola- e pasta fatta in casa. Avevo così tanta voglia di vedere il Porto Antico, Boccadasse e Via San Lorenzo che imparai a fare le trofie a mano. Senza stecchino. Tié. Fare le trofie a mano è un’esperienza che si misura tra il pigiare troppo forte e il pigiare troppo piano il tocchetto di pasta che si deve far scivolare sotto le mani. Solo alla pressione perfetta la trofia si arriccia e non si disfa più. Rimane soda e attorcigliata. Proprio quando finii di allenare il tatto e mi vennero quelle diecibarraventi trofie quasi perfette, mi resi conto di aver finito la pasta. “Scegliessi io, vorrei un gatto rosso e maschio”. Mi disse una voce che non pronuncia la “c” prima di una o fra due vocali e che dice “codesto” per dire “questo”, “tocco” per dire “l’una”, “costì” per dire “lì”.E che combina anche le stesse parole in frasi incomprensibili.“Ciao Ilenia. Abbiamo questo gattino in cerca di casa. La proprietaria abita nel tuo stesso Comune. Facci sapere se sei interessata”. Premetto che io non avessi gusti particolari in merito al gatto che avrei voluto accarezzare. Mi sarebbe andato bene in qualsiasi modo, di qualunque colore, razza e genere. Purché fosse gratis. Gli animali non si pagano e non si vendono. Scusate.Il mio futuro gatto, però, sarebbe stato maschio e rosso. La sera stessa avrebbe dormito con me. Era il 26 marzo e il gatto era nato il 2 febbraio mentre io mi trovavo a vedere i fenicotteri nella laguna Wwf di Orbetello con “codesto costì”. Una giornata già incredibile di per sé, ma che la diventò ancora di più quando, un mese e mezzo dopo scoprii della nascita di Río, il mio coinquilino. Nel 2011 l'alluvione mi portò Kengah, il mio primo grande amore, quello che così è e che per sempre sarà, quello che non si dimentica né si sostituisce (che tra l'altro fa sempre la bambina viziata a casa dei miei genitori, con mia sorella, baracche e burattini). Il 2020 mi ha portato Río (modalità consegna a domicilio express) in un periodo triste e complesso, facendomi una solenne promessa di salvezza emotiva e psicologica. Río è un fiume in piena (di quelli che non fanno male a nessuno) ed è grazie alla fertilità di pensiero che ha portato tra queste mura che oggi ho memoria di alcune riflessioni che mi hanno accompagnata in queste lunghe settimane di isolamento e che elenco, di seguito, senza la pretesa di essere capita. Ma chi l’ha detto che il senso di appartenenza è qualcosa di positivo? Io credo che il senso di appartenenza sia come la monogamia, realmente, non esiste e se esiste è crudele.Mi hanno detto che gli affetti veri non sono esclusivi. C’hanno ragione.Ho sofferto molto quando il 25 aprile mi sono svegliata e ho cantato “Bella ciao” senza le mura di Fosdinovo, l’odore di birra e i bambini che ballano le canzoni della Resistenza. Mio figlio andrà alla festa della Resistenza a Fosdinovo e ascolterà i musicisti comunisti. Sarà sporco di polvere da pavimento primaverile. Crescerà nella fascia intorno alla mamma, senza culla e avrà i piedi scalzi tutto l’anno. Sarà un donatore di abbracci, verso tutti, senza paura. Userà giochi di seconda mano, oppure nuovi, ma di legno. Sarà accarezzato da una zampa di pelo e avrà un nome semplice e pulito e limpido. A basso impatto anagrafico e ambientale. Avrà un orticello e una passione folle per i nonni. Ascolterà De André e percussioni africane da dentro la pancia della mamma ancora prima di assaggiare i ghiaccioli di frutta fresca che gli verranno offerti come merenda in estate.Non sopporto le etichette di carta adesiva appiccicate sopra qualsiasi oggetto dal quale non si staccheranno mai senza lasciare la colla, o peggio, pezzi di carta irregolare e colla.Esiste l’ora più bella, ne parlano tutti, è solo estiva e varia dalle 19 alle 20, vicino al mare.Bibi dice che dovremmo andare in una malga, pare che sia una specie di casa in montagna dove si vive di ciò che si produce. Senza sprechi. Vorrei dire a Bibi che ci sono delle malghe che fanno girare i miliardi e che sembrano resorts di Tenerife.Mi piacerebbe vedere, così solo per un saluto, il mio fidanzato storico che in bicicletta viene a salutare me e i miei genitori a casa nostra. Una domenica mattina. Peccato che io abbia cambiato casa. La natura è bella quando offre sentieri pari e all’ombra.Il sole è caldo, ma l’aria è fredda.Lo sapete che togliere il mare ai liguri vuol dire offenderli, violentarli, privarli della loro linfa vitale più nutriente di sempre? Che si fa senza orizzonte? Senza salmastro, senza la sabbia sotto i piedi. Non me lo dite “ma se vuoi ci puoi andare lo stesso, solo che..” perché con il mare questa storia non vale. Basta. Ci siamo stufati. Chi sceglie di chiudere il libero accesso al mare decide per la malattia fisica e psichica dei suoi concittadini. Peggio del Covid-19 e senza sintomi evidenti.Un nuovo vicino che arriva inaspettatamente e dopo averti salutata per la prima volta, ti chiede di condividere il wifi e la bolletta, va bene sì, ma anche meno.Ogni volta che compro il cibo per il mio coinquilino scelgo quello che piacerebbe a me: tonnetto e mango, pollo e papaya, orata e ananas, pesce azzurro con aloe, manzo e zucca, tacchino con verdure al vapore. Non mi pare che fino ad ora gli abbia fatto schifo.Vi prego, operatori Acam acque, ma se vi dico che la matricola del contatore non si legge più non mi rispondete “provi a pulire con un panno umido”.Meet, classroom, zoom, gmail nel 2030 saranno parole semiobsolete come “cellulare”, “playstation”, “posta elettronica” oggi. E nel frattempo io non voglio più sentirle uscire dalle vostre bocche.La didattica a distanza boh, ma è quasi finita la scuola.La maturità mah, ma tanto vanno all’università.I problemi famigliari boh, ma tanto mio marito riprende a lavorare full-time. La sanità, i ponti che crollano, mah, non sono stato io. Le aziende che falliscono, le commesse senza mascherina, la debolezza emotiva, le famiglie separate, i congiunti.Non sapete l’invasione di campo che ho provato quando ci hanno detto che “i congiunti” avrebbero potuto fare x cose. Mai nella mia vita ho etichettato le mie relazioni, di qualsiasi natura. Adesso una forza maggiore insinua che dovrei chiedermi se e con chi io sia congiunta. Río non sa rispondermi e “codesto costì” dice che queste domande fanno male. Fa male al cuore chiedersi chi sono i congiunti. Avanti, siamo nel 2020.Se voglio che vieni a trovarmi, te lo chiedo io.Ho concesso le chiavi di casa, ma mi sono state restituite.Se è domenica mattina, dormo.Siamo tutti innamorati di qualcuno, se non vi sentite appagati è perché siete un piano b.Ma noi, nella vita, abbiamo più bisogno di un partner o di veri momenti d’amore anche discontinui? Perché se la risposta giusta fosse la prima forse saremmo nati piccioni.Chi mi vuole bene senza seguire regole di buona condotta di solito mi piace di più.I giovani non hanno colpe, voi avete smesso di ascoltarli molto tempo fa.Ieri alla Coop misuravano a tutti la febbre, all’ingresso, con una specie di pistola giocattolo che ti mettevano proprio al centro della fronte. Ti ci abitui, ma la prima volta sembra un’esercitazione alla fucilazione di massa. Che schifo.Sto bene a casa mia. Da sola. Col gatto.“Quando hai tempo per me?” “Mai. Sennò te l’avrei già detto”.Vorrei anche un cane. Ma devo aspettare.Odio fare la spesa. Ma è l’unica cosa ci hanno lasciato fare. Sono carica anche oggi di borse, di consumismo e ho dimenticato di comprare le risposte.“Ciao Amore mio. Mi sei mancato tanto! Tutto bene a casa da solo?”. E Río aspetta i miei baci a pancia in su.
Grazie Ilenia !
https://www.facebook.com/ilenia.morachioli
https://ilcappellaioracconta.wordpress.com/
https://www.instagram.com/ileniamorachioli/
DPCMproject:
Irene Malfanti
Maria Giglio
Simona De Luca
https://www.facebook.com/dpcmproject/
https://www.instagram.com/d_p_c_m/
0 notes