#farmacie presidio sanitario
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pier-carlo-universe · 29 days ago
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Alessandria: al via le Giornate di Raccolta del Farmaco dal 6 al 10 febbraio
Un'iniziativa solidale per garantire farmaci alle persone più bisognose: il ruolo fondamentale delle farmacie come presidi sanitari
Un’iniziativa solidale per garantire farmaci alle persone più bisognose: il ruolo fondamentale delle farmacie come presidi sanitari Alessandria, 6 febbraio 2025 – Da martedì 6 febbraio a sabato 10 febbraio tornano le Giornate di Raccolta del Farmaco, un’importante iniziativa solidale che permetterà di raccogliere farmaci da banco destinati alle persone più fragili e bisognose. L’evento è…
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notiziariofinanziario · 11 months ago
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Ornella Barra di Chiavari è la vincitrice del Premio Amadeo Peter Giannini
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Ornella Barra ha vinto il Premio Amadeo Giannini, consegnato dal Centro Studi Giannini questa mattina all'Auditorium San Francesco di Chiavari. "Così come ha fatto Giannini, cercando di occuparsi di tutti i cittadini, le attività delle farmacie sono sempre più importanti per le persone - ha detto Barra -. Sono presenti capillarmente sul territorio e rappresentano il primo presidio sanitario, lo ha dimostrato l'emergenza Covid-19 tra tamponi e vaccini".     Barra, originaria di Chiavari, si è laureata in Farmacia presso l'Università degli Studi di Genova e ha iniziato come farmacista prima gestendo e poi comprando una farmacia. Nel 1984 ha fondato la società di distribuzione farmaceutica Di Pharma che successivamente si fonde con Alleanza Salute Italia fino alla creazione di Walgreens Boots Alliance.     "Il premio Amadeo Peter Giannini viene conferito a persone che si sono distinte a livello internazionale per la vision che le accomuna al grande filantropo Amadeo Peter Giannini - spiega la presidente Centro Studi Amadeo Peter Giannini, Cristina Bolla - Il legame, che lega la vision di Giannini a Ornella Barra passa attraverso un percorso che vede i liguri sempre presenti nei ruoli chiave di imprese e progetti internazionali innovativi e centrali per l'economica internazionale".    Tra i presenti, il sindaco di Chiavari Federico Messuti, l’assessore alla promozione della città Gianluca Ratto, il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, il sindaco di Genova Marco Bucci, i rappresentanti della Camera di Commercio e delle istituzioni. “ Oggi celebriamo la Liguria migliore - ha detto Giovanni Toti -, quella che guarda al futuro con fiducia, speranza, coraggio e che affronta sfide e difficoltà con responsabilità, tenacia e ottimismo” .“Tra di voi ragazzi - ha detto il sindaco Bucci - sicuramente ci saranno i futuri Giannini o Barra. Nomi come questi rendono orgogliosi nel mondo noi liguri. Congratulazione a Ornella Barra per il premio ricevuto, il frutto di impegno, sacrificio e lavoro e un grande esempio per le giovani generazioni”. "Siamo molto orgogliosi di premiare oggi una chiavarese d’eccezione - hanno detto il sindaco Messuti e l'assessore Ratto -, dalle grandi capacità imprenditoriale, Ornella Barra. Un ideale passaggio di testimoni con il più grande banchiere del XX secolo”. Domani all’Economic Forum Gianni sono attesi, tra gli altri, gli interventi dei ministri Santanché e Zangrillo. Read the full article
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corallorosso · 3 years ago
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Che fine hanno fatto i medici di base? mi chiamo Valeria, sono una farmacista in un quartiere di zona periferica di Milano e sono stanca di vedere pazienti smarriti. Sì, perché l’ultimo medico di base del quartiere è andato in pensione e non è stato sostituito, per cui la farmacia resta l’unico presidio sanitario per chi vive nel quartiere. Il nostro quartiere non è l’unico in questa situazione: da tempo nel Comune di Milano c’è un progressivo smantellamento della rete dei medici di base e le persone a chi dovrebbero rivolgersi? In questi mesi mi sono spesa per stare vicino a più persone possibili, ma questo non basta! Per questo chiedo a tutti i candidati a Sindaco delle prossime elezioni amministrative di darci una risposta chiara: la salute è un diritto! Non ci è bastato il Covid-19 per capire dove investire? Valeria Biazzi Sono Valeria Biazzi e sono una farmacista del quartiere Giambellino, zona periferica di Milano estremamente popolosa, difficoltosa dal punto di vista sociale e con una grande presenza di anziani. Questo luglio, l’ultimo medico di base del quartiere è andato in pensione e non è stato sostituito. A seguito di questo fatto, la farmacia è diventata l’unico presidio rimasto dal punto di vista sanitario. In questi mesi mi sono spesa per stare vicino a più persone possibili, che spesso hanno avuto bisogno di un aiuto o di un consiglio. Non posso fare a meno di rilevare e denunciare quello che ho visto, e che presto avverrà in altre zone di Milano, della sua provincia e dell’intera Regione: il progressivo smantellamento della rete dei medici di base e dei presidi di prossimità e continuità nell’assistenza sanitaria, le cui conseguenze si sono rese evidenti in maniera drammatica e devastante proprio durante la crisi sanitaria da Covid19, che ha messo in ginocchio la nostra città e la nostra Regione causando decine di migliaia di vittime. Questa situazione è l’esito di anni di scelte sbagliate e norme assurde, come quella che prevede che non vi sia un vincolo territoriale per i medici di base (possono scegliere loro dove andare) mentre per le farmacie esiste una pianta organica che impone di coprire determinate zone e che di conseguenza garantisce un servizio capillare su tutto il territorio nazionale. Questa stortura ha creato un forte squilibrio tra quartieri, lasciando alcuni completamente scoperti. Secondo i dati della FIMMG, nel quinquennio 2018-2022 in Lombardia stanno andando in pensione 1802 medici di medicina generale; ad oggi l’elenco degli ambiti per i medici di famiglia conta quasi 800 posti vacanti. La medicina territoriale rappresenta l’ossatura fondamentale su cui si basa l’intero sistema sanitario, ed i medici di medicina generale rappresentano il primo riferimento sanitario per la cittadinanza. Per questo la situazione che stiamo vivendo a Milano è inaccettabile e deve cambiare. Un medico di base vicino casa rappresenta per i pazienti una figura di fiducia, essenziale per la cura e per la prevenzione di tante malattie. In questi giorni, ho visto tanti clienti pagare di tasca propria le medicine perché non avevano un medico vicino che gliele potesse prescrivere; un’assenza che si traduce nel decadimento fisico e psicologico dei pazienti, del quale io sono e sono stata diretta testimone. Il problema dell’assenza dei medici di base a Milano e in Regione va risolto il prima possibile. La politica deve smettere di rimbalzare le responsabilità e deve prendere in mano la situazione. Chiedo quindi a tutti i candidati a sindaco delle prossime elezioni amministrative di rispondere il prima possibile ai cittadini su come intendono affrontare e risolvere il problema. I cittadini sono stanchi di vedersi negato il diritto alla salute e di pagare in prima persona i risultati di scelte politiche scriteriate. Qui la petizione: https://www.change.org/p/candidati-a-sindaco-di-milano-che-fine-hanno-fatto-i-medici-di-base-a-milano/psf/membership-ask
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3nding · 5 years ago
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Cosa ho imparato negli ultimi 24 mesi di ospedali vari
1. Come per molte cose, anche le malattie e le eventuali cure hanno bisogno del trittico: tempismo, predisposizione e culo.
2. Un ospedale può essere eccellente in alcuni reparti e carente in altri. A volte dipende dall'ospedale altre dal primario.
3. Il passaparola conta abbastanza se vi fidate di chi vi indirizza verso un ospedale piuttosto che un altro.
4. Se avete tempo e modo preferite sempre due o tre diagnosi da specialisti diversi così da poterle comparare.
5. La libera professione costa ma è una soluzione rapida per arrivare in fretta allo specialista che vi interessa.
6. Serve moltissima pazienza.
7. Il personale delle farmacie ospedaliere fa la differenza, purtroppo in ogni caso finirete sempre a rivolgervi a quella del vostro ospedale distrettuale.
8. Se vi danno notizie contrastanti chiedete agli specialisti.
9. È possibile ottenere pressoché la totalità delle cure presso il presidio sanitario più vicino a voi senza dovervi recare alla farmacia ospedaliera. Alcuni farmaci vengono inviati anche alle farmacie di paese.
10. Nel malaugurato caso abbiate bisogno di un farmaco non dispensato dal ssn, ci sono due strade: una è ottenere un piano terapeutico off label che deve essere richiesto e approvato da uno specialista. L'altra strada più ambigua è quella di trovare voi il farmaco a Mentone, Lugano o Città del Vaticano. Questo comporta spese e rischi civili e penali ed è una via che fortunatamente non abbiamo dovuto percorrere.
11. Le liste d'attesa per gli hospice sono lunghe. Se dovete assistere in casa un familiare avvaletevi di tutto ciò che lo Stato o il Comune attraverso i servizi sociali mette a disposizione: richiesta di invalidità, 104, assistenza domiciliare, protesi, supporti medicali, trasporti ospedalieri.
12. Se siete da soli ad affrontare la cosa, valutate di rivolgervi alle associazioni di malati e familiari di malati con la stessa malattia che state trattando per consigli, supporto.
13. In alcuni casi e per alcune patologie è a disposizione del malato e dei familiari uno psicologo. Fatene richiesta senza imbarazzo.
14. Siate persone gentili ed educate verso tutti coloro con cui interagirete, siano professionisti miopi e sordi insopportabili o altri soggetti che ritengono di avere più diritti di voi per ragioni comprensibili solo a loro.
15. Molto importante: chiedete sempre ai migliori. Tutti gli specialisti che ho contattato via email mi hanno sempre risposto, spesso aiutandoci a progredire in questo difficile percorso.
Buon fortuna e buon natale.
Siate forti.
P. S. = Per elogi o critiche utilizzate gli URP presenti in ogni ospedale.
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forzaitaliatoscana · 3 years ago
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Sanità toscana, Tasselli: No al taglio di 100 milioni
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Sanità toscana, la coordinatrice comunale di Scandicci di Forza Italia Matilde Tasselli: "No al taglio di 100 milioni previsto dalla Regione" A seguito del Coordinamento della Piana Forza Italia del giorno 07 Ottobre 2021 e Coordinamento Comunale Forza Italia del 13 Ottobre 2021 durante i quali abbiamo appreso delle intenzioni del Presidente della regione Toscana Giani di intervenire nel Bilancio della Sanità apportando tagli finanziari per 100 milioni di euro oltre a quelli già fatti, ritengo, come rappresentante di Forza Italia sul territorio di Scandicci in qualità di Coordinatrice (Commissaria) e come cittadina che tale decisione sia INACCETTABILE, in quanto andrebbe ad impattare direttamente sui cittadini privandoli drasticamente di servizi e prestazioni ai quali hanno diritto per la tutela della loro salute. Già si riscontrano: A. Importanti inefficienze su servizi con particolare riferimento al servizio di presidio di Guardia Medica per il quale i cittadini di Scandicci possono usufruire in condivisione a turno con i Comuni di Campi Bisenzio e Lastra a Signa, cosa evidenziata a suo tempo dalla sottoscritta anche al nostro Consigliere Comunale, tuttavia inesitata, purtroppo personalmente verificata come un grande disservizio per la cittadinanza tutta, condivisa politicamente anche dal Coordinatore Forza Italia della Piana Angelo Caruso che si è prontamente attivato per una raccolta firme in tal proposito sul territorio di Campi Bisenzio). B. Annuncio del prossimo “ accorpamento” della Guardia Medica in tutta la vasta Piana Fiorentina. C. Inefficienza nella gestione del CUP telefonico al quale fa riferimento un unico numero telefonico che comprende territori dal Mugello al Valdarno e pertanto inaccessibile a qualsiasi orario del giorno negli orari in cui si effettua. D. Riduzione della presenza di Medico a bordo per l'emergenza del 118 sulle ambulanze. E. Passaggi di farmaci in fascia C a totale carico degli assistiti. F. Inadeguatezza e mancanza della comunicazione di informazioni cliniche dei pazienti tra medici, presidi ospedalieri, case di cura, laboratori di diagnostica che potrebbero con un Software Intranet scambiarsi informazioni cliniche utili per le cure ed emergenze, che, considerando tanti sprechi perpetuati negli anni anche dalle precedenti gestioni Rossi Governatore, potrebbe essere approntato ( Trasformazione Digitale del PNRR). Cosa dobbiamo aspettarci con ulteriori tagli alla Sanità? A tal fine, desidero intraprendere sul territorio una visibile ed efficace campagna informativa per la cittadinanza, utilizzando mezzi come banchini, gazebo e social. Inoltre presentare formale richiesta al Sindaco di Scandicci (come rappresentante della cittadinanza) affinché si attivi con efficaci quanto formali richieste in Regione, evidenziando questa situazione e per ottenere il ripristino del servizio di Guardia Medica nel Comune di Scandicci che ha una popolazione di oltre 50.000 abitanti residenti, oltre che studenti e lavoratori con domicilio sanitario, non “in condivisione” con altri Comuni “a turnazione” (che comporta l'accesso agli ambulatori con spostamenti anche notturni di 15 Km) ed arreca quindi un notevole disagio a chi ha necessità di continuità assistenziale e prima consultazione “non urgente” negli orari notturni, prefestivi e festivi, ma ATTIVO e PRESENTE negli orari previsti nella postazione presso la ASL di Scandicci. E come appreso sempre nel Coordinamento FI Comuni, visto che esiste la possibilità di ottenere finanziamenti previsti dal PNRR in materia di Sanità, ( sono previsti 18,5 miliardi, 15,67 miliardi dal Dispositivo RRF e 2,9 miliardi dal Fondo) intendo attivarmi con le Associazioni di volontariato di Scandicci per istituire un presidio di Prima assistenza presso i loro locali, presentando richiesta di contributo erogabile su progetto ed ipotizzarne l’inserimento nel Tavolo di discussione ipotizzato nello stesso Coordinamento. Ritengo questo argomento una necessità prioritaria da portare avanti sul territorio in materia di Sanità in quanto il servizio di Guardia Medica, in attesa delle prospettate quanto mai auspicate “Case della Salute” ancora ben lungi dalla loro realizzazione ed attivazione, rappresenti una corretta gestione del Primo Soccorso che eviterebbe oltretutto la congestione per l'accesso al Pronto Soccorso Ospedaliero presso il più prossimo Ospedale Torregalli. Matilde Tasselli, coordinatrice comunale di Scandicci Forza Italia Follow @FI_Toscana
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giancarlonicoli · 3 years ago
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20 set 2021 16:59
E MENO MALE CHE I MEDICI DI BASE DOVEVANO SALVARCI DAL COVID - LA GABANELLI MASSACRA IL SISTEMA DI LOBBY CHE GOVERNA LA CATEGORIA, TRA CONFLITTI D'INTERESSI E AFFARI DEI SINDACATI: "SE IN ITALIA I DOTTORI DI FAMIGLIA IN FORMAZIONE RESTANO STUDENTI MAL PAGATI E QUASI COMPLETAMENTE IN MANO AI SINDACATI, LA CONSEGUENZA È CHE LA PROFESSIONE È DESTINATA A RESTARE DI SERIE B, SPESSO UTILIZZATA COME RIPIEGO DA CHI NON ENTRA NELLE SCUOLE DI SPECIALITÀ…" - VIDEO
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Guarda il video:
https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/medici-base-famiglia-inchiesta-lobby-potere-sindacati-sanita-salute-corsi-formazione-fimmg-simg-snami-conflitto-interesse-corporazione-dottori-prestazioni-pazienti/866e4bda-1956-11ec-af75-f327f3924e85-va.shtml
Milena Gabanelli, Mario Gerevini e Simona Ravizza per il "Corriere della Sera"
Il sistema sanitario nazionale è costruito attorno al presidio numero uno: i medici di base. Devono assistere i pazienti il più possibile a casa, e ogni cittadino da lì deve passare per accedere a qualunque prestazione, dalle visite specialistiche alle ricette per i farmaci.
Come abbiamo documentato durante i lunghi mesi dell’epidemia Covid-19, il loro ruolo diventerà sempre più cruciale: tra 10 anni ci saranno quasi 800 mila ultra 80enni in più, ovvero 5,2 milioni (quasi il 9% della popolazione), i malati cronici sono in aumento (23 milioni) e bisogna evitare di riempire inutilmente i Pronto soccorso di codici bianchi e verdi.
  Ogni anno sono 16 milioni di accessi (su un totale di 21 milioni), e l’87% non sfocia in un ricovero. Con la legge di Bilancio del 2020 sono stati stanziati 235 milioni di euro per dotare i dottori di famiglia di ecografi, spirometri ed elettrocardiografi, in modo da poter eseguire finalmente nei loro ambulatori gli esami di primo livello, evitando così ai pazienti penose liste d’attesa. Vuol dire nuovi compiti e competenze. Di qui la necessità di preparare al meglio chi intraprende la professione di medico di medicina generale.
Come sono formati?
In tutta Europa, dopo la laurea in Medicina, bisogna fare tre anni di corso tra teoria e pratica in ambulatorio e ospedale. Questo tirocinio è molto diverso da un Paese all���altro: in Baviera è governato dalla Bayerische Landesärztekammer, l’Associazione medica bavarese, e i medici sono pagati come dipendenti a 5 mila euro circa al mese. In Inghilterra i corsi e l’attività pratica sono coordinati dall’Health Education England, l’Agenzia governativa nazionale, e lo stipendio è di 4.166 sterline al mese.
In Italia occorre un «diploma di formazione specifica in medicina generale», che si ottiene attraverso un corso post laurea di tre anni formato da 1.600 ore di teoria e 3.200 di pratica in ospedale e negli ambulatori dei dottori di famiglia.
Sono pagati con una borsa di studio (dunque inquadrati come studenti) di 11 mila euro l’anno, cioè 966 euro al mese, soggetti a Irpef, con contributi a carico, ed erogati dal Ministero della Salute.
Ben diversa dalla borsa di studio degli specializzandi ospedalieri, che è di 26 mila euro l’anno, contributi inclusi e senza Irpef. Già questo indica a monte la scarsa considerazione per il medico di base.
I sindacati preparano i medici
Il finanziamento è affidato alle Regioni (d.lgs n. 368 del 17 agosto 1999) e ognuna decide come organizzare i corsi: attraverso centri regionali di formazione per le cure primarie (Friuli-Venezia Giulia), enti regionali (Lombardia), fondazioni (Veneto), aziende sanitarie Asl/Usl (Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Piemonte, Sardegna, Valle d’Aosta), laboratori regionali per la formazione sanitaria (Toscana).
Ciascun corso di formazione ha poi una direzione, un comitato tecnico-scientifico e coordinatori territoriali per le attività teoriche e pratiche. Il criterio nella scelta di chi forma i futuri medici di famiglia dovrebbe essere solo quello della competenza, capacità, esperienza.
La principale corporazione è la Fimmg che con 23.800 iscritti rappresenta il 63% dei medici di medicina generale, seconda lo Snami con il 19%, ma l’elenco è lungo e sorprendente. Oltre ai sindacati, i coordinatori dei corsi appartengono in numero significativo anche alla Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg), fondata nel 1982 a Firenze per valorizzare il ruolo dei medici di base.
Ai suoi vertici c’è da 30 anni ininterrottamente l’ematologo Claudio Cricelli, 71 anni, presidente dal 1998 dopo essere stato vicepresidente dal 1996 al 1998 e segretario generale dal 1990 al 1996.
Nel 2017 la Simg viene riconosciuta come società scientifica. Vicepresidente nazionale è Ovidio Brignoli che è anche coordinatore del corso lombardo e consigliere dell’Ordine dei medici di Brescia. Ma cosa fa di scientifico questa società?
Ruolo pubblico e interesse privato
La Simg organizza congressi e corsi di aggiornamento sponsorizzati dalle case farmaceutiche: nel 2020 riceve 80 mila euro da Bayer, 42 mila dalla Grunenthale 452 mila dalla GlaxoSmithKline, di cui 309 mila a titolo di donazione e liberalità. Nell’aprile 2020 firma con Sanofi e Fimmg (il sindacato più importante) un protocollo d’intesa per un «innovativo programma di formazione dei medici» di 40 ore, valido per i crediti Ecm, quelli che devono essere obbligatoriamente acquisiti durante il triennio.
Dopo mille polemiche per conflitto d’interessi le parti hanno fatto un passo indietro. Però il grosso dell’attività è sulla raccolta e gestione dei dati sanitari dei pazienti. Come società scientifica dal 2013 Cricelli promuove con gran successo presso i medici di famiglia dei software per il governo clinico, con cui vengono raccolti migliaia di dati sanitari dei malati.
Sono 17 mila oggi i medici di medicina generale che li utilizzano. Questi software sono messi a punto da due società a lui strettamente collegate. Una è la Millennium, controllata dalla Dedalus, leader internazionale dei software clinici, di cui lo stesso Cricelli tra il 2004 e il 2013 è presidente del Cda e oggi è presidente di Dedalus Italia.
L’altra è la Genomedics, già società di softwaredi Cricelli e Brignoli, dal 19 aprile 2011 all’85% di Iacopo Cricelli (figlio di Claudio) e al 15% di Silvia Tronci, contemporaneamente responsabile dell’assistenza clienti di Dedalus.
A sorvegliare sull’attività dei medici c’è un organismo indipendente: l’Ordine dei Medici. Carlo Roberto Rossi per esempio è sia presidente dell’Ordine dei Medici di Milano che presidente del sindacato Snami Lombardia. E contemporaneamente tiene i corsi di formazione triennale.
Dai corsi ai contratti
Finito il tirocinio i medici di base diventano liberi professionisti, e sono gli stessi sindacati che li hanno formati e hanno raccolto le iscrizioni alla loro associazione sindacale durante il corso, a trattare poi con il governo i contratti collettivi.
L’accordo in vigore prevede che l’ambulatorio debba essere aperto (a seconda del numero di assistiti) dalle 5 ore settimanali (fino a 500 pazienti) alle 15 ore (per 1.500 assistiti). Ogni prestazione in più deve essere contrattata e retribuita, al contrario di quanto avviene per i medici ospedalieri, perché nei contratti non è mai stato definito nei dettagli quali sono le cure primarie da garantire.
In mezzo ci sono i pazienti, che sanno bene quanto vedono il loro medico di famiglia. Regione Lombardia, che ha pagato pesantemente gli errori della sua politica sanitaria, a luglio scorso decide di cambiare tutto: negli ambulatori di medicina generale rimasti scoperti si fa l’apprendistato retribuito come in Baviera e Inghilterra.
Il futuro medico di famiglia mentre fa formazione triennale, tiene aperto anche il suo ambulatorio (ovviamente sotto stretta sorveglianza dei tutor), e alla borsa di studio viene aggiunta una retribuzione di 2.400 euro al mese per 500 pazienti. Carlo Roberto Rossi e la Fimmg escono con comunicati stampa sdegnati. Il provvedimento al momento è bloccato.
Chi comanda?
Se in Italia i dottori di famiglia in formazione restano studenti mal pagati e quasi completamente in mano ai sindacati, la conseguenza è che la professione di medico di famiglia è destinata a restare una professione di serie B, spesso utilizzata come ripiego da chi non entra nelle Scuole di specialità per diventare cardiologo, cardiochirurgo, ginecologo, ortopedico, ecc.
Ormai da anni è una zona grigia dove da una parte ci sono medici di famiglia che fanno solo i compilatori di carte, e dall’altra quelli che cercano di assistere i pazienti al meglio delle loro possibilità, ma vengono danneggiati da un sistema poco trasparente e intriso di conflitti di interesse.
Intanto i 7 miliardi di euro del Recovery Fund disponibili per migliorare l’assistenza territoriale rischiano di essere buttati al vento se i medici di famiglia non si convinceranno ad andare a lavorare dentro le 1.288 nuove case della Comunità previste entro il 2026.
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uldericodl · 5 years ago
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Coronavirus. Zaffini (FdI): su farmacisti da Arcuri dichiarazioni vergognose. Interrogazione a ministro Speranza su vicenda mascherine "Le farmacie rappresentano un presidio sanitario capillare e di prossimità per tutti gli italiani. Anche in questa emergenza i farmacisti hanno dimostrato, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, il loro valore lavorando senza sosta a costo della loro stessa vita ed esponendosi in prima persona anche a rischio della loro incolumità.
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frontedelblog · 5 years ago
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Coronavirus, l'anestesista: "Tra chi si aggrava a casa 9 su 10 muoiono senza arrivare alla terapia intensiva". Ecco cosa fare - IL DOCUMENTO
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Intervista a Mario Martinetti, l'anestesista di La Spezia che ha stilato una proposta farmaceutica per i medici che attivano la terapia domiciliare ai malati di coronavirus: "Fondamentale iniziare una terapia a domicilio". Ecco il documento, con farmaci consigliati di cui prendere scrupolosamente nota e quelli da evitare assolutamente ***   Di Rino Casazza Mario Martinetti è un mio amico d'infanzia, nonché mio coscritto. Figlio di un noto e apprezzato traumatologo di Sarzana, in provincia di La Spezia, ha seguito le orme del padre laureandosi in medicina. Nel tempo libero coltiva la passione della musica, suonando l'organo in una parrocchia locale e continuando a frequentare la scuola di composizione presso il Conservatorio. Un suo illustre avo, Corrado Martinetti, è il  poeta sarzanese più illustre, tanto che gli è stata intitolata la biblioteca comunale. Martinetti è specializzato in anestesia e rianimazione, ma da tempo si occupa di un prezioso e benemerito ramo collegato: la terapia del dolore e le cure palliative. Benché non si trovi in prima linea nell'attuale emergenza sanitaria, resta comunque  una persona che vive dal di dentro la realtà ospedaliera, oltre che un professionista  attento e preparato, come dimostrano i suoi interventi sui social, rivolti a tutti i suoi colleghi,  riguardo all'esigenza di un'adeguata cura domiciliare dei malati d'influenza da coronavirus. Sono stati proprio questi interventi, unitamente alla personale preoccupazione di veder ricoverati d'urgenza sempre più amici e conoscenti che sembravano aver contratto la malattia in forma lieve, ad avermi colpito e indotto a proporgli un'intervista. La prima domanda è d'obbligo: come se la sta cavando la terra sarzanese con la pandemia in atto? Qui la situazione non è ovviamente come al Nord ma i casi sono in aumento. Entrambi gli ospedali sono tra virgolette contaminati da pazienti positivi e lo sforzo organizzativo è molto grande. I colleghi anestesisti impiegati in prima linea stanno svolgendo veramente un compito immenso, con le limitazioni, ovviamente, del numero di posti letto in terapia intensiva che pur essendo stati aumentati notevolmente sono comunque limitati. I cittadini rispondono bene alle limitazioni del governo ma vige molta tensione comunque per la paura  del contagio. Al momento siamo su 3-5 decessi al giorno in provincia. Poiché non si può escludere che il livello di contagio da quelle parti cresca, come valuti la capacità di assorbire un'eventuale recrudescenza? Purtroppo il livello di contagio può teoricamente ancora crescere in quanto troppi punti sconosciuti ancora si hanno riguardo a questo tipo di infezione. Tutto il sistema sanitario sta lavorando a pieno regime e a livello organizzativo si sta predisponendo tutto quello che è possibile fare, con un grande sforzo di tutti. I nostri ospedali sono molto capienti, ma di fronte a un’ondata tipo quella del Veneto e della Lombardia i posti potrebbero non essere sufficienti.  Purtroppo, e sono notizie della stampa, si stanno verificando contagi a livello di medici generici, uno dei quali è anche stato trasferito in rianimazione al vicino ospedale toscano di Massa. Sicuramente, come al Nord del resto, molti concittadini sono affetti da sindrome simil influenzale in forma non grave e non vengono contabilizzati come affetti da coronavirus. Questo però non elimina la possibilità di un loro repentino peggioramento, con necessità di un ricovero d’urgenza. È quello che è successo al nord e ha comportato l’impossibilità di ricoverare tutti contemporaneamente,  Stiamo arrivando al punto. Su questo aspetto hai ritenuto di dover intervenire con I tuoi suggerimenti. Vediamo se ho capito la sostanza del tuo discorso: per fortuna la terapia intensiva, che conosci molto bene per la tua specializzazione, ci permette di trattare i casi più gravi di insufficienza respiratoria dovuti alla polmonite interstiziale, ma non meno importante è prestare assistenza medica mirata a coloro che sono in una fase non ancora grave della malattia.  Esattamente. Direi anzi - non sono solo io a dirlo,  c'è il conforto dei protocolli cinesi, giapponesi eccetera eccetera - che questa è la fase cruciale in cui si può vincere l'infezione e ridurre in modo drastico il peggioramento della sintomatologia  e quindi il ricorso alle cure delle preziose  terapie intensive. Mi vengono in mente due esempi che possono aiutare a chiarire. Un primo personaggio famoso  ha dichiarato pubblicamente la sua positività al coronavirus, spiegando che i medici del servizio sanitario pubblico gli hanno raccomandato di rimanere a casa assumendo un unico farmaco, conosciutissimo, per abbassare le febbre. Un secondo personaggio famoso ha fatto un analogo "coming out", rivelando poi di star facendo una cura a base di "farmaci antivirali" all'uopo prescrittigli. Entrambi, fortunatamente, stanno bene , ora.  Ovviamente un profano non nota la differenza con lo stesso risultato, ma . Poi, certo, molte, infezioni da coronavirus guariscono senza grossi problemi, ma ciò non è dato di saperlo in anticipo. Preciso ancora che non è una mia personale idea, ma sono confortato da moltissimi protocolli, in primis quello cinese, che si rifanno a statistiche di centinaia di persone in rianimazione, intubata, con mortalità molto bassa. Quindi anche quelli che poi necessitano di rianimazione hanno una prognosi molto più favorevole. Io so che molti miei conoscenti sono rimasti a casa con sintomi di influenza, anche piuttosto seri prendendo solo tachipirina. Di questi uno, non farò il nome, è rimasto così per una settimana. Poi, non guarendo, è andato  al pronto soccorso, dove una lastra ha evidenziato una polmonite, per fortuna batterica e unilaterale. Al tampone era positivo. Questo è un caso tipico che per fortuna si è risolto in modo favorevole perché l’aggravamento era dovuto ad un’infezione polmonare batterica, e unilaterale. Ma se nel contempo avesse avuto una progressione della forma interstiziale, per lui anche il ricorso alla rianimazione avrebbe potuto dare scarsissime probabilità di sopravvivenza. Anzi, in base all’età,  avrebbero anche potuto non portarlo in rianimazione, seguendo proprio le indicazioni della SIAARTI per la gestione etica della rianimazione. SIAARTI? Sì. La "Società italiana anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva". Mi stai dicendo che ci sono protocolli codificati che dicono quando val la pena di "intubare", perdona l'espressione rozza, i pazienti, e quando no? Esattamente. Per la precisione  raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione ai trattamenti intensivi e per la loro sospensione in condizione eccezionale di squilibrio fra necessità e risorse disponibili.  Un'informazione preziosa. Fa giustizia della polemica "salvano solo i giovani perché non ci sono abbastanza respiratori"... Del resto le . Lo farò. Aggiungerò anche a questo post il documento, che mi hai gentilmente fornito. Se ho capito bene, la maggioranza dei decessi è tra coloro cui hanno detto: stai a casa e prendi la tachipirina? Questo non te lo posso dire per conoscenza diretta, ma dalle esperienze dei colleghi in quelle zone sì.  Perché mancano?  Alcuni farmaci sono stati contingentati dalle Asl per utilizzarli in ospedale. Tu hai recentemente pubblicato uno specchietto molto tecnico (confesso di non averci  capito molto….) in cui suggerisci tutta una serie di farmaci che farebbero bene a un malato di influenza da coronavirus non grave. Segnali anche quelli assolutamente da evitare. Sì. È una specie di riassunto ricavato da studi vari su riviste scientifiche, e condivisioni di evidenze cliniche e protocolli segnalati dai colleghi che operano sul campo nelle zone, appunto, del Nord. È rivolto, ovviamente, agli addetti ai lavori, ma trova il suo scopo . Tornando al perché i farmaci scarseggiano, oltre a quelli che, come ti dicevo, sono stati requisiti, se così si può dire, dalle Asl per l’utilizzo ospedaliero, si è creata la corsa all’accaparramento. Un po’ come le mascherine. Ho capito bene che i ricoverati, anche in terapia ordinaria o subintensiva, ricevono un trattamento nettamente migliore? Assolutamente. A questi farmaci che io ho inserito nello schema a domicilio vengono aggiunti anche  E soprattutto sono costantemente monitorati nei parametri funzionali. A Bergamo, ne hanno parlato i giornali, con l'aiuto degli alpini stanno attrezzando un ospedale da campo in un padiglione della Fiera locale. Appena se ne è parlato sono andato a guardare quanti posti di rianimazione sono previsti, rimanendo deluso perché sono pochi in rapporto agli altri. Seguendo il tuo ragionamento, mi sbagliavo. Esattamente. La priorità va data ai posti tra virgolette ordinari per poter ricoverare il maggior numero di persone possibili; di questi poi comunque qualcuno può andare in rianimazione. Ma sicuramente in numero molto molto inferiore, e con molte più possibilità di cavarsela. Questo è quello che hanno fatto in Cina, alla fine con  i risultati che tutti abbiamo visto. Ad esempio il governatore Fontana a Milano vuol fare una rianimazione di 400 posti letto. Ti chiedo innanzitutto se posso inserire, in appendice a questo post, il tuo "decalogo farmaceutico". Assolutamente sì. Ti  invio l’ultima revisione specificando però che è ad uso esclusivamente medico, utile però per fare chiarezza a quei colleghi del territorio che nel mare magnum delle informazioni si trovano disorientati. E ce ne sono tanti che chiedono come comportarsi.   Se vogliamo la vitamina D è un presidio terapeutico sovrabbondante, ma comunque privo di qualsiasi effetto collaterale. Andrà tutto bene? Ne sono convinto... ma la battaglia è ancora lunga. Rino Casazza Guarda gli ultimi libri di Rino Casazza - QUI *** LA PROPOSTA TERAPEUTICA DI MARIO MARTINETTI PER I MEDICI IMPEGNATI NELLA TERAPIA DOMICILIARE PER COVID-19   *** IL DOCUMENTO CHOC   Il documento della Siaarti, dal titolo “Raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili” è della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva, SIAARTI. Pubblicato sul sito della società il 29 febbraio, è stato aggiornato il 6 marzo 2020. Costituito da 7 pagine e incentrato sull'emergenza Covid-19, rispondeva evidentemente all'esigenza allarmante avvertita dai medici del Paese, nei cui ospedali si stava generando un afflusso mai visto prima di pazienti in gravi condizioni. Queste raccomandazioni, nonostante le rassicurazioni fatte dalle istituzioni sul fatto che sarà garantita la cura a tutti, hanno fatto inizialmente discutere e non possono che riecheggiare quanto dichiarato al Corriere della Sera dall'anestesista di Bergamo Christian Salaroli e da altri addetti ai lavori, sul fatto che a Bergamo non si riuscisse a curare tutti e che fosse necessario scegliere chi salvare. Il fatto più importante da sottolineare è che, se la prima edizione di questo studio è del 29 febbraio e l'ultima del 6 marzo, le prime misure di contenimento governative sono state prese soltanto il 9 marzo.  Ovvero quando la situazione sanitaria in Lombardia era già prossima al collasso, così come abbiamo raccontato a lungo in un numerosi altri post.  Il primo caso di coronavirus risale al 21 febbraio. Il 23 febbraio c'erano già 3 morti e 149 contagiati.  Ecco alcuni passaggi delle raccomandazioni della SIAARTI al 6 marzo 2020:   Le previsioni sull’epidemia da Coronavirus (Covid-19) attualmente in corso in alcune regioni italiane stimano per le prossime settimane, in molti centri, un aumento dei casi di insufficienza respiratoria acuta (con necessità di ricovero in Terapia Intensiva) di tale entità da determinare un enorme squilibrio tra le necessità cliniche reali della popolazione e la disponibilità effettiva di risorse intensive. È uno scenario in cui potrebbero essere necessari criteri di accesso alle cure intensive (e di dimissione) non soltanto strettamente di appropriatezza clinica e di proporzionalità delle cure, ma ispirati anche a un criterio il più possibile condiviso di giustizia distributiva e di appropriata allocazione di risorse sanitarie limitate.   E ancora, sui criteri di scelta dei pazienti da salvare in casi estremi:   I criteri straordinari di ammissione e di dimissione sono flessibili e possono essere adattati localmente alla disponibilità di risorse, alla concreta possibilità di trasferire pazienti, al numero di accessi in atto o previsto. I criteri riguardano tutti i pazienti intensivi, non solo i pazienti infetti con infezione da Covid-19. L'allocazione è una scelta complessa e molto delicata, anche per il fatto che un eccessivo aumento straordinario dei letti intensivi non garantirebbe cure adeguate ai singoli pazienti e distoglierebbe risorse, attenzione ed energie ai restanti pazienti ricoverati nelle Terapie Intensive. È da considerare anche l’aumento prevedibile della mortalità per condizioni cliniche non legate all’epidemia in corso, dovuta alla riduzione dell’attività chirurgica ed ambulatoriale elettiva e alla scarsità di risorse intensive. Può rendersi necessario porre un limite di età all'ingresso in TI. Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata, in un’ottica di massimizzazione dei benefici per il maggior numero di persone. In uno scenario di saturazione totale delle risorse intensive, decidere di mantenere un criterio di “first come, first served” equivarrebbe comunque a scegliere di non curare gli eventuali pazienti successivi che rimarrebbero esclusi dalla Terapia Intensiva. La presenza di comorbidità e lo status funzionale devono essere attentamente valutati, in aggiunta all'età anagrafica. È ipotizzabile che un decorso relativamente breve in persone sane diventi potenzialmente più lungo e quindi più “resource consuming” sul servizio sanitario nel caso di pazienti anziani, fragili o con comorbidità severa. Possono essere particolarmente utili a questo scopo i criteri clinici specifici e generali presenti nel Documento SIAARTI multisocietario del 2013 sulle grandi insufficienze d'organo end-stage. È inoltre opportuno fare riferimento anche al documento SIAARTI relativo ai criteri di ammissione in Terapia Intensiva (Minerva Anestesiol 2003;69(3):101–118) Deve essere considerata con attenzione l’eventuale presenza di volontà precedentemente espresse dai pazienti attraverso eventuali DAT (disposizioni anticipate di trattamento) e, in modo particolare, quanto definito (e insieme ai curanti) da parte delle persone che stanno già attraversando il tempo della malattia cronica attraverso una pianificazione condivisa delle cure.   Ecco i passaggi successivi:   I criteri di accesso alla Terapia Intensiva andrebbero discussi e definiti per ogni paziente in modo il più possibile anticipato, creando idealmente per tempo una lista di pazienti che saranno ritenuti meritevoli di Terapia Intensiva nel momento in cui avvenisse il deterioramento clinico, sempre che le disponibilità in quel momento lo consentano. Un'eventuale istruzione “do not intubate” dovrebbe essere presente in cartella clinica, pronta per essere utilizzata come guida se il deterioramento clinico avvenisse precipitosamente e in presenza di curanti che non hanno partecipato alla pianificazione e che non conoscono il paziente. Tutti gli accessi a cure intensive devono comunque essere considerati e comunicati come “ICU trial” e sottoposti pertanto quotidiana rivalutazione dell'appropriatezza, degli obiettivi di cura e della proporzionalità delle cure. Nel caso si ritenga che un paziente, ricoverato magari con criteri borderline, non risponda a trattamento iniziale prolungato oppure si complichi in modo severo, una decisione di “desistenza terapeutica” e di rimodulazione delle cure da intensive a palliative - in uno scenario di afflusso eccezionalmente elevato di pazienti - non deve essere posticipata. La decisione di limitare le cure intensive deve essere discussa e condivisa il più possibile collegialmente dell’équipe curante e - per quanto possibile – in dialogo con il paziente (e i familiari), ma deve poter essere tempestiva. È prevedibile che la necessità di compiere ripetutamente scelte di questo tipo renda in ciascuna Terapia Intensiva più solido il processo decisionale e meglio adattabile alla disponibilità di risorse       Read the full article
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gardanotizie · 7 years ago
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Le malattie croniche non trasmissibili (MCNT), principalmente malattie cardiovascolari, cancro, malattie respiratorie croniche e diabete, rappresentano l’epidemia più grave del terzo millennio. Sono responsabili di quasi il 70% della mortalità globale e di oltre il 90% di quella del nostro Paese e di tutti i Paesi ad economia avanzata. Una vera e propria epidemia che ha gravi ripercussioni sulla qualità di vita della popolazione e un impatto socio-economico importante. La prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili si fonda sull’adozione di stili di vita salutari, un’alimentazione più equilibrata, l’eliminazione dell’abitudine al fumo di tabacco, un’attività fisica regolare e la promozione di un ecosistema libero dall’inquinamento. Interventi coordinati e integrati sui principali fattori di rischio sono prioritari e indispensabili per migliorare la salute, la qualità della vita e il benessere del singolo e della società.
Oggi alle terme viene tenuta in forte considerazione la necessità di rispondere alle esigenze di prevenzione e di gestione delle patologie croniche e degenerative che, come già sottolineato dal Ministro Lorenzin, devono essere valutate in maniera appropriata e precoce perché gli interventi di prevenzione in ambito termale siano efficaci anche nel ridurre l’impatto delle riacutizzazioni e delle complicanze.
Il Servizio Sanitario Nazionale, con il decreto sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) del 2017, garantisce per molte e rilevanti patologie l’erogazione delle cure termali con finalità preventiva oltre che curativa e riabilitativa, tenendo conto delle consistenti evidenze scientifiche e del significativo risparmio in ambito sanitario. 
Fin dal 2014 l’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce alle cure termali un ruolo importante come presidio di salute e di prevenzione per molte malattie cronico-degenerative. Di fatto, da molto tempo le terme in Europa fanno già parte di quella rete di strutture idonee ad un ruolo significativo nella cura integrata di molte patologie croniche in tutte le fasce di età. Da evidenziare che i trattamenti termali, per svariate patologie muscoloscheletriche, reumatiche, respiratorie, della pelle e altre malattie sono inclusi nei LEA del Servizio Sanitario Nazionale.
Terme di Sirmione è in linea con la dichiarazione del Ministro della Salute e sta specializzando e sviluppando la propria attività e offerta in questa direzione. I programmi di prevenzione, fra loro integrati, e i check up di Terme di Sirmione hanno la finalità di contrastare i 4 grandi fattori di rischio (ipertensione, fumo, alcol, sovrappeso). A tal fine sono stati introdotti nuovi servizi e ambiti di competenza che si integrano con le rinomate specializzazioni di Terme di Sirmione in Otorinolaringologia, Broncopneumologia e Reumatologia: Dermatologia Clinica ed Estetica, Ginecologia e Uroginecologia, Servizio Nutrizionale, Riabilitazione, Osteopatia e Servizio Vascolare.
Le moderne strategie terapeutiche prevedono l’impiego di interventi diagnostico–terapeutici precoci, integrati e multidisciplinari, nell’ambito di programmi coerenti focalizzati sulla prevenzione e sugli stili di vita per tutte le fasce d’età: Bambini sani, Salute dei giovani adulti, Salute degli anziani e Salute della Donna.
Sottolinea Alberto Ugazio, Direttore Istituto per la Salute del Bambino e dell’Adolescente, IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma: “Nel recente passato milioni di bambini morivano ogni anno di malattie infettive e le strategie di prevenzione, igiene personale e ambientale, vaccinazioni, si focalizzavano su queste. Il problema di oggi è rappresentato dalle malattie croniche non trasmissibili prevenibili con l’adozione di salutari stili di vita, difficoltosi però da adottare in età adulta. E’ quindi sempre più evidente che l’approccio ottimale è l’adozione di stili di vita salutari quanto più precocemente possibile, quindi fin dai primi anni di vita. Gli studi condotti in questi ultimi vent’anni dimostrano in modo ormai solido che le influenze dell’ambiente durante le prime fasi della vita – dal concepimento fino approssimativamente al secondo anno (“i primi 1000 giorni”) – condizionano il rischio biologico di andare incontro a malattie non trasmissibili molto più tardi nel corso della vita. La Pediatria, che ha svolto negli ultimi cent’anni un ruolo cruciale nella prevenzione delle malattie infettive, nel crollo della mortalità infantile e nello straordinario incremento dell’aspettativa di vita, deve oggi affrontare una nuova sfida: prevenire in età pediatrica l’epidemia delle MCNT che coinvolge prevalentemente l’adulto e l’anziano.”
Le malattie cardiovascolari contribuiscono in modo determinante alla cosiddetta epidemia di malattie croniche non trasmissibili, e rappresentano la prima causa di morbilità e mortalità in tutto il mondo. In Europa esse sono responsabili di eventi fatali in più del 40% dei casi negli uomini e in più del 50% nelle donne. Sottolinea Enrico Agabiti Rosei, Professore di medicina Interna dell’Università degli Studi di Brescia e Direttore del Centro per la Prevenzione e la Cura dell’Ipertensione Arteriosa e dei fattori di Rischio Cardiovascolare dell’Università degli Studi di Brescia: “La World Heart Federation ha lanciato una campagna per ridurre del 25% la mortalità per malattie cardiovascolari entro il 2025 (“25 by 25 Global Target”) ed ha stabilito alcuni obiettivi prioritari per raggiungere questo scopo: riduzione del 10% dell’uso di alcolici e della sedentarietà, riduzione del 30% dell’assunzione di sale e del consumo di tabacco, riduzione del 25% dei casi di ipertensione, nessun aumento dell’incidenza di obesità e diabete. Purtroppo, un enorme problema è rappresentato dalla scarsa aderenza alle indicazioni per un corretto stile di vita e alla terapia farmacologica prescritta. I fattori di rischio tradizionali conosciuti non esauriscono tutte le cause di malattie cardiovascolari. Infatti, si sono aggiunte nuove cause e maccanismi fisiopatologici, ancora oggi da definire completamente, che tuttavia devono essere considerati per un approccio completo ed efficace. Sarà importante approfondire il ruolo delle malattie infiammatorie sistemiche, di nuove terapie come i farmaci anticancro, dell’inquinamento atmosferico e dei fattori psicosociali.”
Sottonlinea Carlo Sturani, Direttore Scientifico Sanitario di Terme di Sirmione e Specialista in Malattie dell’Apparato Respiratorio: “La ricorrente e sempre più grave emergenza smog favorisce lo sviluppo di malattie croniche dell’apparato respiratorio e cardiocircolatorio determinando frequenti e gravi riacutizzazioni dei sintomi in chi già ne è affetto. La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è tra i principali responsabili della mortalità e nel 2030 diverrà la terza causa di morte a livello mondiale. In Italia è la causa del 50% circa delle morti per malattie respiratorie. Un aiuto contro queste patologie può arrivare dalle cure termali con acque sulfuree. Lo confermano le evidenze di decine di studi clinici pubblicati su autorevoli riviste scientifiche che hanno dimostrato l’efficacia delle cure termali non solo per malattie otorinolaringoiatriche quali laringofaringite, rinosinusite e otite cronica ma anche per bronchiti croniche e gravi come la BPCO associata ad un’aumentata risposta infiammatoria cronica delle vie aeree e del polmone a particelle nocive o gas. I benefici delle cure termali per le vie respiratorie si fondano su molteplici meccanismi d’azione. Le cure termali inalatorie con acque sulfuree svolgono un’azione mucolitica, antiossidante ed antinfiammatoria molto importante per migliorare i sintomi, diminuire la frequenza e la gravità delle riacutizzazioni e contribuire a contrastare la progressione del danno broncopolmonare indotto dal fumo e dall’inquinamento. In questo contesto, il Progetto Respiro formulato da Terme di Sirmione consiste nell’eseguire visite specializzate e test appropriati per rimuovere o ridurre i fattori di rischio (prevenzione primaria), e per prevenire le conseguenze delle malattie respiratorie croniche con diagnosi e interventi precoci e appropriati (prevenzione secondaria). Programmi e Check up appropriati per fumatori (anche passivi), russatori, persone in sovrappeso e per coloro che hanno tosse frequente, catarro, malattie che coinvolgono bronchi e polmoni. L’idrogeno solforato che caratterizza le acque sulfuree come quelle di Sirmione, diminuisce lo stato infiammatorio in generale: non solo nella BPCO, ma anche in situazioni caratterizzate da infiammazione ad andamento cronico e ripetitivo in altri organi come la pelle, in particolare nei casi di psoriasi e dermatite atopica. Osteoporosi, arteriosclerosi e ipertensione, Alzheimer e Parkinson sono oggi le nuove frontiere della ricerca sui benefici delle acque termali sulfuree: su questo versante gruppi di ricerca italiani e stranieri hanno dimostrato negli ultimi 10 anni che i solfuri contenuti nell’acqua termale sono in grado di ritardare la progressione di queste patologie grazie alle azioni antinfiammatoria, antiossidante e trofica. I risultati della recente Consensus Conference Italiana sulla riabilitazione in ambito termale presentati nel 2017 dal Ministero della Salute confermano il ruolo della riabilitazione in ambito termale in termini di qualità di vita dei pazienti con patologie muscolo-scheletriche e di riduzione delle liste d’attesa e della spesa sanitaria.”
Sono numerose le evidenze scientifiche che dimostrano in modo crescente l’efficacia della medicina termale e dell’uso delle sue acque, in particolare di quelle sulfuree in cui si evidenzia il ruolo dell’idrogeno solforato, H2S come gas trasmettitore nella prevenzione dei processi infiammatori cronici.
Come sottolinea Giuseppe Cirino, Professore ordinario di Farmacologia all’Università degli Studi di Napoli Federico II, tra i primi 100 ricercatori italiani nel mondo e tra i primi 10 ricercatori in Italia nella disciplina farmacologia: “L’idrogeno solforato riveste un ruolo importante nell’omeostasi di diversi sistemi del nostro organismo come quello nervoso, respiratorio e cardiocircolatorio. In questi ultimi 10 anni sono stati condotti studi e si sono accumulati dati sperimentali che hanno dimostrato il coinvolgimento di H2S nella modulazione del tono della pressione sanguigna, delle funzioni cardiache della nocizezione, e nella regolazione della risposta infiammatoria polmonare e nella funzione erettile.”
La terapia termale è riconosciuta come efficace e appropriata per molte patologie croniche o recidivanti dai cittadini “pazienti” e dai medici di famiglia che constatano una riduzione delle riacutizzazioni, dell’impiego di farmaci e ospedalizzazione che si mantiene nel tempo con una vera e propria azione di prevenzione per tutte le fasce di età. La medicina termale oggi si sta strutturando come Medicina del Benessere e della Salute destinata a supportare la consapevolezza dell’essere in buona salute, ponendo attenzione agli stili di vita, alle cure da dedicare al proprio fisico, alla nutrizione e alla gestione dell’attività fisica.
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La prevenzione nel terzo millennio. Il ruolo delle terme. Se ne parla in un Convegno all’Acquaviva di Desenzano del Garda Le malattie croniche non trasmissibili (MCNT), principalmente malattie cardiovascolari, cancro, malattie respiratorie croniche e diabete, rappresentano l’epidemia più grave del terzo millennio.
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tmnotizie · 5 years ago
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SAN BENEDETTO – Al presidio del Riviera delle Palme saranno chiamati dall’Asur tutti coloro che verranno sottoposti a tampone. L’obiettivo è quello di dare uno sprint all’esecuzione dei test. “Le tende, di cui ora è stata realizzata solo la struttura perimetrale – fa sapere il sindaco Pasqualino Piunti – saranno operative entro la settimana”
A gestire tutta l’attività che si svolgerà nel piazzale antistante al Riviera delle Palme, sarà l’Area Vasta 5 che ha ricevuto dal primo cittadino indicazioni sulle categoria di lavoratori da interpellare per l’esame.
“A sottoporsi al tampone -aggiunge Piunti- sarà il personale sanitario non in servizio in questo momento, le forze dell’ordine, la polizia municipale, i dipendenti della Picenambiente, quelli del Comune, volontari della protezione civile, i lavoratori in servizio presso case di riposo, e ancora farmacie, supermercati e negozi aperti dove è previsto il contatto con il pubblico”.
Piunti invita dunque i cittadini a non presentarsi spontaneamente presso il presidio di Viale dello Sport ma di attendere la chiamata da parte dell’autorità sanitaria.
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notiziariofinanziario · 1 year ago
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SIFI Turchia è divenuta il quinto operatore nel mercato farmaceutico oftalmico
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SIFI Turchia ha chiuso con un fatturato annuo di circa dieci milioni di euro. La Turchia, Paese di interesse strategico con circa 85 milioni di abitanti, è dotata di un servizio sanitario pubblico che, seppur con certe restrizioni su farmaci importati, consente l'accesso della popolazione alle terapie disponibili nei Paesi maggiormente sviluppati come l'Unione Europea e gli Stati Uniti. Nel 2023 SIFI Turchia ha venduto quasi 5 milioni di pezzi, alimentando le produzioni del sito proprietario di Aci S. Antonio in provincia di Catania e contribuendo a generare occupazione di qualità in un territorio con elevati tassi di disoccupazione. Tale risultato è ancor più ragguardevole se si considera il contesto macroeconomico turco, caratterizzato da elevatissima inflazione e svalutazione della valuta locale che rende meno vantaggiose le esportazioni dall'Italia. L'espansione commerciale in questo nuovo mercato è stata co-finanziata da SIMEST con un prestito a tasso agevolato di circa 3 milioni di euro. Una relazione di lunga data, quella con SIMEST, avviata nel 2021 con un finanziamento di 800 mila euro per il consolidamento patrimoniale e proseguita nel 2022 con un finanziamento, a valere sulle risorse del PNRR, di 1 milione di euro per sostenere gli investimenti in transizione ecologica e digitale. "Siamo orgogliosi dei risultati conseguiti in Turchia, che testimoniano l'efficacia delle nostre strategie commerciali, nonché la qualità dei nostri prodotti e più in generale della produzione farmaceutica italiana.  La collaborazione con SIMEST, resa possibile anche dalla presenza di un competente presidio territoriale in Sicilia, rappresenta un esempio virtuoso della capacità di fare sistema tra pubblico e privato, generando valore per il nostro Paese. Il finanziamento ha consentito l'accelerazione della penetrazione in Turchia, tappa importante di un percorso di espansione internazionale in continuo sviluppo. Già oggi le vendite all'estero rappresentano circa il 60% del fatturato consolidato e questa contribuzione è destinata ad aumentare nei prossimi anni." ha dichiarato Fabrizio Chines, Presidente e Amministratore Delegato di SIFI. Read the full article
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Stamina, chiesti un anno e sei mesi per i 4 medici accusati di somministrazione di farmaci guasti
Un anno e sei mesi di reclusione è la pena richiesta dal pg Daniela Isaia al processo d’appello, in corso a Torino, nei confronti di quattro medici degli Spedali civili di Brescia accusati di somministrazione di farmaci guasti nell’ambito del caso “Stamina”. Il presidio sanitario lombardo sperimentò per qualche tempo la controversa terapia patrocinata da … Leggi... Per il contenuto completo visitate il sito http://bit.ly/1tIiUMZ
da Quotidiano Piemontese - Home Page http://bit.ly/2VASltD via Adriano Montanaro - Alessandria
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uomochestainpiedi · 7 years ago
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Le prospettive di un progetto sanitario
Siamo sinceramente sensibili a questa grave difficoltà: il piccolo presidio sanitario gestito dalle suore è carente rispetto ai bisogni delle persone, occorre individuare soluzioni di aiuto e potenziamento graduale e di ampio respiro.
Siamo consapevoli che un progetto di sostegno non possa che avviarsi progressivamente, radicarsi nelle persone del villaggio come un progetto proprio, trovare personale del posto, da formare, garantire continuità e, nel tempo, essere un riferimento anche per i villaggi circostanti.
La scuola Sainte Marie di Jangany sarà parte attiva e coprotagonista di questo progetto, non soltanto perché potrà essere volano di cambiamento in materia di prevenzione delle principali e più diffuse malattie, ma anche perché sarà luogo di screening periodici della situazione sanitaria della popolazione giovanile del villaggio. Proprio in riferimento a questa opportunità saranno prodotti materiali informativi cartacei e digitali.
L’ambizione è quella di avviare alcuni primi aiuti già nel 2018 e seguire un percorso che richiederà molti anni. Ci fermeremo in questa valutazione ai primi anni (2018/19), riservando a un successivo documento la definizione del perimetro degli interventi di lungo termine (2020-2023).
È chiaro che la nostra piccola rete di amici non avrà le competenze, le forze e l’autonomia per realizzazioni così importanti, ma siamo convinti che la strategia debba essere quella di coniugare tre opportunità:
il vantaggio di conoscere persone del villaggio e avere avviato una stretta collaborazione. Questo potrà essere un elemento importante per capire bene i bisogni e per trovare le persone da formare, e poi stipendiare per un certo numero di anni, creando le condizioni perché possano operare con continuità potenziando con competenza il presidio sanitario del villaggio;
la disponibilità di molti medici volontari che viaggiano con materiale di base proprio fornendo visite specialistiche a numerosi villaggi; forse anche Jangany potrebbe trovare questo aiuto oggi mancante. Ci sono inoltre organizzazioni internazionali che forniscono aiuti sanitari e formativi; anche questa via sarà da percorrere;
l’esistenza di enti e fondazioni internazionali che hanno disponibilità economica ma che spesso non trovano le situazioni in cui la loro donazione trovi un concreto e affidabile sbocco di aiuto.
    Punti di intervento
  Le suore di Jangany già fanno molto per alleviare tante sofferenze, bisogna aiutarle a migliorare le loro prestazioni.
I bisogni in campo sanitario sono enormi e occorre agire innanzitutto nella prevenzione delle malattie con l'educazione a scuola, nei villaggi, alle donne e a tutti i livelli.
I malati sono abituati a pagare le loro medicine, eccetto logicamente i poveri, ed è anche educativo che partecipino per la loro salute.
Sostenere e formare con materiale inerente una equipe di giovani malgasci, per questo, sarebbe molto auspicabile: sarebbe un'azione sociale, sanitaria, e darebbe lavoro ai giovani.
Un problema critico e rilevante è che, al presentarsi del malato, non si è in grado di fare una diagnosi, anche la più semplice, ma si procede secondo la sintomatologia distribuendo farmaci sovente inutili. Questo si evince dall’esperienza e dalla lettura del numero di pazienti che giungono all’ospedale di Sakalalina, da ogni parte dell'isola, con patologie già avanzate e le cure fatte inefficaci.
Gli ambiti di aiuto pertanto devono riguardare la prevenzione, la diagnosi e la cura.
Tenendo conto di alcuni suggerimenti raccolti da esperienze già realizzate, e di cui sempre cercheremo di essere in ascolto, i punti di intervento del progetto possono essere suddivisi in medio termine e lungo termine.
  A medio termine (2018/19)
individuazione di n. 2 figure infermieristiche e n. 1 figura per le analisi di laboratorio; figure formate o da formare. Occorre garantire la continuità di questa presenza con uno stipendio annuale e con n. 3 piccole abitazioni (così come avviene con gli insegnanti del nuovo Liceo);
individuazione di strumenti e materiali medici necessari per avviare i servizi di diagnostica: un microscopio, qualche apparecchiatura e qualche reattivo (che si può acquisire anche in Madagascar) per test rapidi che si possono fare agevolmente;
individuazione di medici specialisti volontari (dentisti, oculisti, chirurghi) disposti a fornire visite mediche e interventi con una presenza di due/tre volte all’anno.
I medici volontari sono utilissimi soprattutto per formare i malgasci più ancora che per curare o fare interventi difficili. Un biologo potrebbe formare una suora per il laboratorio, specialisti medici potrebbero aggiornare anche il medico della struttura pubblica e il personale di supporto.
Anche per i medici volontari saranno costruite due piccole abitazioni ciascuna con due posti letto;
individuazione di medicinali necessari da reperire presso lo stesso Madagascar (evitando i costi di trasporto dall’occidente) e di alimenti base per denutrizione (es. latte in polvere). Secondo le indicazioni dell’ospedale di Sakalalina oggi in Madagascar si trovano tutti i farmaci, e anche a prezzi buoni: occorre farsi clienti di alcune centrali di distribuzione presso la capitale;
predisposizione degli spazi per l’ampliamento dell’ambulatorio e di un piccolo laboratorio di diagnostica; fornire questo spazio di acqua e di energia elettrica;
avvio di corsi di formazione diffusa sugli accorgimenti igienici più comuni per evitare le malattie più diffuse (bilargiosi, malaria, tubercolosi, tifo, tetano, infezioni intestinali…).
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notiziariofinanziario · 2 years ago
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L' industria farmaceutica si riunisce al ministero delle imprese
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L'obiettivo dell'industria farmaceutica è costruire una politica industriale rispondente alle necessità e alle aspettative delle imprese, rafforzando il dialogo con l’industria e con il mondo della rappresentanza sindacale per identificare soluzioni finalizzate a incrementare innovazione e valore del comparto e a rafforzare il posizionamento della filiera a livello europeo e mondiale, rendendo il contesto favorevole alla competitività delle imprese. Questo l'obiettivo dei tavoli per i settori della Farmaceutica e del Biomedicale, presieduti dal ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, che si sono nuovamente riuniti oggi, a Palazzo Piacentini. Erano presenti il vice-ministro Valentino Valentini, i sottosegretari Fausta Bergamotto e Maurizio Gemmato, i rappresentanti delle aziende farmaceutiche, delle aziende biomedicali, della Conferenza Stato-Regioni, i sindacati e le associazioni di categoria.  I due tavoli seguono la precedente riunione dello scorso 29 marzo in cui è stato avviato il confronto sulle principali tematiche del settore e hanno cominciato a definire operativamente i primi interventi a supporto dei due comparti. Va infatti ricordato che il comparto Salute è una specializzazione che risponde a pieno al modello sociale europeo: se l’Europa rappresenta il 7% della popolazione mondiale e il 25% del Pil, il sistema del welfare è pari a oltre il 50% globale. Il metodo di lavoro individuato si basa su un approccio collegiale tra i Ministeri e in quest’ottica è stata sottolineata l’importanza di aumentare l’attrattività dell’Italia sia per avviare nuovi investimenti che per consolidare quelli già presenti. Non solo in Italia ma nell’intera Europa gli investimenti in ricerca e sviluppo sono infatti cresciuti in misura molto minore sia rispetto agli Usa che rispetto alla Cina, dove si registra una forte accelerazione degli investimenti. Fondamentale per raggiungere questo obiettivo una efficace azione di riordino delle agevolazioni e degli incentivi per rendere il loro accesso più snello e coordinato. Per sostenere il settore è in arrivo un nuovo sportello per i contratti di sviluppo dedicato a sei specifiche filiere tra cui il chimico-farmaceutico con una dotazione di oltre 390 milioni, oltre all’ ampliamento degli obiettivi del piano 4.0. Nel corso del confronto si è convenuto anche sulla necessità di un attento presidio dei principali dossier europei, mentre in chiave nazionale è necessario puntare al rafforzamento delle procedure di semplificazione e di regolamentazione."I comparti della farmaceutica e del biomedicale – ha sottolineato il ministro Urso - hanno una valenza sempre più strategica su scala globale come anche la pandemia ci ha insegnato. Gli obiettivi della nostra azione sono quindi il raggiungimento di una piena autonomia su ricerca e approvvigionamenti, sviluppando investimenti e attraendone di nuovi. La politica industriale italiana deve essere al passo per fare proprio della farmaceutica il settore pilota per attrarre nuovi investimenti nel nostro Paese. Per questo è importante il coordinamento tra istituzioni, sistema sanitario e industriale che noi vogliamo realizzare attraverso questi tavoli”. “Siamo tutti consapevoli dell’importanza di riportare la produzione di principi attivi in Italia e la possibilità di rendere sempre più attrattiva l’Italia in tema di ricerca e produzione di farmaci – ha spiegato il ministro Schillaci - Sostenere l’industria farmaceutica che investe nelle innovazioni equivale a ottimizzare la capacità del nostro sistema sanitario di disporre di cure che possono abbattere la mortalità o migliorare la qualità di vita di tanti cittadini. È poi indispensabile considerare la necessità di adeguati investimenti nell'infrastruttura sanitaria, nei laboratori di ricerca e nello sviluppo delle competenze professionali, che possono favorire la crescita dell'industria farmaceutica”. Read the full article
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tmnotizie · 6 years ago
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ASCOLI PICENO – Anche per il 2018 le farmacie della provincia di Ascoli Piceno intendono svolgere un ruolo rilevante sul fronte del diabete, per far meglio conoscere e prevenire. Infatti, Pasquale D’Avella come presidente provinciale e regionale di Federfarma ricorda che in tutt’Italia dal 12 al 18 novembre 2018 si svolgerà la campagna nazionale del diabete e rileva “il grande valore rappresentato dalle farmacie, capillarmente diffuse sul territorio, pronte per l’ennesima volta a impegnarsi in una fondamentale iniziativa di educazione sanitaria e di prevenzione “.
In questa fase di preparazione Federfarma Ascoli ospita per giovedì 27 settembre, con inizio alle ore 20, nella sede di via dell’Aspo 1, un seminario su ” il diabete in farmacia tra dispositivi medici innovativi, autocontrollo glicemico e corrette indicazioni per l’iniezione insulinica”. 
Qualificati gli interventi che verteranno, tra l’altro, sul ”ruolo della farmacia come presidio sanitario del servizio nazionale “ e “autocontrollo glicemico: strumenti innovativi e norme Iso, educazione all’autocontrollo, collaborazione tra farmacia e diabetologo”.
Molto attesi gli interventi della dott.ssa Rosa Anna Rabini, Responsabile Diabetologia della provincia di Ascoli Piceno, la dott.ssa Maria Ambra Iezzi, coordinatrice infermieristica Diabetologia Ascoli e Provincia e della dott.ssa Federica Zennaro, Area Manager Pikdare Italia – Diabetologia.
D’Avella approfitta della presentazione dell’evento formativo per segnalare che “nel 2017 su oltre 3.000 questionari compilati nelle farmacie marchigiane, sono stati individuati e segnalati al servizio sanitario competente 92 nuovi casi di diabete, un dato preoccupante, a conferma che il numero di persone con diabete di tipo 2 è in costante crescita”.
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tmnotizie · 7 years ago
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SAN BENEDETTO – “L’inaugurazione della nuova area di degenza/lungodegenza di Geriatria forse darà i suoi frutti per la campagna elettorale”. Questa l’opinione del la presentazione del nuovo reparto alla presenza dei vetici sanitari regionali e del presidente Luca Ceriscioli.
“Fotografi, giornalisti, ricchi premi e cotillon per gli invitati -prosegue la nota dei Pentastellati- tutti a sentirsi raccontare come sono bravi e come sono efficienti i politici e gli amministratori. La verità è che gli stessi  posti (o giù di lì) c’erano già qualche anno fa, prima che si decidesse di lasciare questo reparto in stand-by per i lavori durati circa un lustro. Il potere dell’immaginazione comunicativa figlia del Berlusconismo, è ora un marchio dell’ex PD.I capi e i loro adepti invece, non vedono e non sentono il lamento del popolo, perché sono troppo impegnati a farsi fotografare nel tagliare nastri rossi”.
La prima ad esempio (e questa rappresenta il puro paradosso politico)-aggiungono Gruppi Consiliari – Movimento 5 Stelle della provincia di Ascoli Piceno, Meet Up – Movimento 5 Stelle della provincia di Ascoli Piceno e il Consigliere Regionale Peppe Giorgini -è che hanno problemi enormi nel gestire l’unica oncologia provinciale nel presidio sambenedettese, oncologia che non ha a disposizione una sua cappa aspirante (fondamentale per la preparazione dei farmaci chemioterapici) e quindi, tutte le mattine, il personale aspetta di riceverli dal presidio Ascolano per iniziare le sedute: prima arrivano i pazienti residenti nella provincia e poi con calma i farmaci. Tanto chi se ne frega se a persone già provate da un tumore, le facciamo sostare in sala d’attesa…Di tempo da perdere ne hanno”.
“Non fanno nessuna rassegna stampa lor Signori -prosegue il j’accuse- per raccontare che l’acceleratore lineare, (macchina per la radioterapia) è perennemente guasto (perché oramai obsoleto) e i pazienti sono spesso costretti a rimandare le cure o a rivolgersi altrove. Si nasconde ai cittadini che l’ortopedia, un reparto importantissimo per la nostra città turistica, è relegata in un corridoio con stanze da più pazienti insieme e che non c’è nessun piano di ristrutturazione o di ampliamento per un servizio fondamentale come la sala gessi, come si tace che l’unico riferimento provinciale per la Gastroenterologia è isolato in una corsia ambulatoriale senza posti letto dedicati”.
“Dell’emodinamica abbiamo ormai perso le speranze, mentre l’UTIC non si capisce che bestia ibrida sia! Pazienti con problemi cardiologici, che hanno bisogno di calma e tranquillità, costretti a dividere i loro spazi con la Medicina D’Urgenza, accanto a pazienti affetti dalle più svariate infezioni e patologie. Non si racconta dei tempi d’attesa lievitati al Pronto Soccorso che deve gestire lo stesso bacino d’utenza (aumentato nel post sisma) e lo stesso numero di accessi di un ospedale regionale come Torrette, senza avere però le giuste risorse”.
“Abbiamo visto morire eccellenze come l’otorinolaringoiatria -anch’essa promiscuamente appoggiata pro tempore in chirurgia – ora tocca alla cardiologia che sarà trasformata (sulla carta) in un centro di riabilitazione. Ma c’è di più: dei 140 posti letto, previsti in ampliamento per tutta la regione Marche, alla nostra Provincia non ne sarà assegnato neanche uno e questo conferma quando da noi detto anni fa! Il Madonna del Soccorso diventerà un OSPEDALE di serie B”.
“Il dato preoccupante riguarda infine il piano occupazionale sanitario 2017-2019 che vedrà un taglio di oltre sei milioni di euro per tutta la regione. Nel teatro dell’assurdo ci viene raccontato che sì “sono state fatte 200 assunzioni nel Piceno!”, ma non si racconta che almeno per tre quarti sono con contratti a termine. Naturalmente, se siamo dimenticati per l’assegnazione dei posti letto in ampliamento e per il personale di ruolo, siamo campioni regionali sul taglio di questi fondi: Ben 2,9 milioni di euro, dei sei di cui sopra, saranno decurtati al nostro territorio”.
Ma noi siamo profondo sud -concludono i pentastellati- e da come si stanno mettendo le cose, non abbiamo bisogno di un ospedale che funzioni ma del ripristino dei posti letto di geriatria e di un Hospice, interno all’ospedale, che ci farà da insegna su ciò che sarà il nostro futuro: si entra nel nostro nosocomio non per curarsi, ma per il fine vita. Se vogliamo curarci e guarire dobbiamo sottometterci ai presidi di Ancona e Pesaro, lì si che l’aumento dei posti letto si farà, per i loro cittadini e per noi in subordine”.
The post Ospedale: il j’accuse del Movimento Cinquestelle: “Il Madonna del Soccorso è di serie B” appeared first on TM notizie - ultime notizie di OGGI, cronaca, sport.
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