#storia letteraria
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" Ogni autore ci arriva carico di osservazioni, di opinioni, di passioni, di interpretazioni, che l'hanno modificato partendo da esperienze, abilità e conoscenze tecniche diverse: talora straniere affatto alla nostra storia. È impossibile estrarlo da questo impasto che lo ha attorniato e che cresce. Bisogna rassegnarsi a guardare i templi di Paestum nella loro nudità fatta dai secoli di abbandono, di piogge, di sole, di nebbie che li hanno prima privati delle loro coloriture originarie, e poi, a poco alla volta, in un processo irreversibile, li hanno lasciati mutilati in una nudità che avrebbe fatto piangere i loro autori. Così è dei classici di molte letterature. E non possiamo molto obiettare alla nostra mancanza di obiettività. Essi, come noi, hanno vissuto, e come noi hanno cambiato di peso, di colore, di grazie, di forza con il passar sopra di tutti noi degli anni. Possiamo ancora parlare con loro. Ma non dimenticatevi che la loro loquela non era quella d'un tempo. Credete che Dante parlasse come un professore d'oggi, e il suo accento toscano fosse quello del sindaco di Firenze? Più grave ancora: come si può recuperare oggi il valore d'una frase di Farinata degli Uberti, quando il sentimento della famiglia, della patria, della città, è tanto cambiato? "
Giuseppe Prezzolini, Storia tascabile della letteratura italiana; prima edizione: Milano, Pan, 1976.
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La Storia di Elsa Morante: un Viaggio nella Letteratura e nella Memoria Collettiva
Un evento culturale ad Alessandria per celebrare i 50 anni del capolavoro di Morante
Un evento culturale ad Alessandria per celebrare i 50 anni del capolavoro di Morante. Alessandria, 13 novembre 2024 – Il prossimo mercoledì 13 novembre, alle ore 17:30, il Salone Marchegiani presso la Camera del Lavoro di Alessandria (Via Cavour, 27) ospiterà un evento unico dedicato a “La Storia” di Elsa Morante. Organizzato dalla Scuola del Popolo e dalla CGIL, l’incontro sarà un’occasione per…
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明治の出版
- “Why?” [the merchant] asked. “I’ve got it [the yesterday newspaper] - what more do I want?” - “Yes, you have one day’s issue, and it comes out every day.” - “So I understand,” he replied, “but having it already, why should I take it everyday?” And all the clerks laughed, thinking it an excellent stroke of wit, no doubt.
La nascita dell’editoria moderna in Giappone 1853–1890
L’evoluzione dell'editoria moderna e stampa giornalistica in Giappone tra il 1853 e il 1890 attraverso un'indagine approfondita degli sviluppi tecnologici, sociali e politici dell'epoca.
di Simon Pilati 19,20€ - 154 pagg. a colori ISBN 9781446129609 © Giugno 2024, Italia
INFO E ANTEPRIMA
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Tra le Pagine del Cuore
Elena si perdeva spesso tra le pagine dei libri della biblioteca dell’università. Quel giorno, però, un vecchio tomo polveroso catturò la sua attenzione. Si trattava di un volume raro, di quelli che nessuno prendeva mai in prestito. Lo aprì con delicatezza, respirando l’odore delle pagine antiche. Tra due di esse, scoprì una lettera. La carta era ingiallita e l’inchiostro leggermente sbiadito,…
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#Avventura letteraria#Incontri casuali#Lettera d&039;amore segreta#Mistero romantico#Storia d&039;amore universitaria
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[Nessuna come lei][Sara De Simone]
Garsington 1916: Tra obiettori di coscienza, nudisti e artisti, nasce l’amicizia letteraria tra Katherine Mansfield e Virginia Woolf Titolo: Nessuna come lei. Katherine Mansfield e Virginia Woolf. Storia di un’amiciziaScritto da: Sara De SimoneEdito da: Neri PozzaAnno: 2024Pagine: 432ISBN: 9791255021773 La sinossi di Nessuna come lei di Sara De Simone Nel luglio del 1916, Garsington, la villa…
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Bridgerton 3, Parte 1: un ritorno tra amori, segreti e scandali
Ah, la primavera! Con i suoi colori e i suoi profumi, è davvero la stagione perfetta per il debutto di una nuova tranche di episodi della romance saga che ormai dal 2020 appassiona gli abbonati Netflix: la prima parte della terza stagione di Bridgerton è infatti disponibile per lo streaming sulla piattaforma, così come l'attesissima storia d'amore tra Colin Bridgerton (Luke Newton) e Penelope Featherington (Nicola Coughlan)… Ma come se la sarà cavata lo show a questo giro? Scopriamo insieme cosa ci riservano Shonda Rhimes e i primi 4 episodi di Bridgerton 3.
Scelte mirate
Nicola Coughlan è Penelope
Dopo una lunga attesa carica di speculazioni di ogni tipo sul futuro dei protagonisti di Bridgerton, siamo finalmente di ritorno nella 'Ton più amata dagli spettatori Netflix, quella che, assieme ai suoi abitanti, ci regala sempre un turbinio di emozioni. Questa volta capitanata da Jess Brownell - nuova showrunner della serie dopo l'addio di Chris Van Dusen - che accompagna fedelmente la produttrice delle produttrici, Shonda Rhimes, la terza stagione di Bridgerton si mostra in tutto il suo sfarzo, la sua eleganza e la sua intensità, ma solo per quattro episodi… la seconda parte della stagione arriverà domani 13 giugno su Netflix. Una delle novità dell'adattamento televisivo dei romanzi di Julia Quinn per questa nuova stagione è stata la decisone di scindere in due parti la distribuzione degli episodi.
Ritorno a Bridgerton
Per il momento, è difficile valutare se una tale scommessa sarà vincente o meno e solo l’uscita della seconda parte di stagione c’è lo dirà, ma i presupposti sembrerebbero dar ragione alla produzione: dopotutto, anche per gli appassionati del genere, un binge-watching tutto d'un fiato di 8 episodi di una serie che fa un cospicuo uso di cliché e archetipi narrativi come Bridgerton, nonché assai affezionata a plot twist e cliffhanger ad effetto, potrebbe risultare più pesante da digerire, e nel tempo controproducente rispetto a una ripartizione in due blocchi. Così facendo, invece, non solo ci si assicura che un prodotto di grande interesse attirerà audience più a lungo termine, ma si dà anche modo a storia e spettatori di "respirare", e a questi ultimi di assimilare al meglio quanto visto sullo schermo. E in questa stagione, di certo non c'è da annoiarsi…
Dai Polin, con amore
Luke Newton e Nicola Coughlan
Fin dal termine della seconda stagione di Bridgerton, nella quale abbiamo visto nascere e concretizzarsi l'amore tra il primogenito di casa Bridgerton, Anthony (Jonathan Bailey), e la maggiore delle sorelle Sharma, Kate (Simone Ashley), ci si è chiesti a chi i due avrebbero passato il testimone e consegnato il titolo di "coppia dell'anno" nella stagione successiva. Se lo show avesse voluto seguire pedissequamente l'ordine dei libri, sappiamo che l'onere e l'onore sarebbe spettato a Benedict (Luke Thompson), alla cui storia è stato dedicato il terzo volume della saga letteraria, "La proposta di un gentiluomo". Tuttavia, l'amore era già nell'aria da tempo per i Polin, ovvero Colin e Penelope, gli amici di sempre il cui rapporto sembrava serbare qualcosa di più fin dal principio, sebbene avevamo visto un maggiore interesse in quel senso da parte di Pen (che ricordiamo, non leggere se non hai ancora visto la serie, è colei che si cela dietro il nom de plume di Lady Whistledown).
Luke Newton è Colin Bridgerton
E malgrado in ordine cronologico cartaceo il loro momento sarebbe dovuto arrivare più in là nel tempo, sullo schermo, complice la chimica tra i due attori e l'impostazione data dal team creativo alle loro interazioni sin dalla prima stagione, è stato possibile procedere in questa direzione, senza tuttavia dimenticarsi degli altri Bridgerton. Nella prima parte della terza stagione abbiamo comunque dei focus su Benedict, Francesca (Hannah Dodd), e la Eloise di Claudia Jessie (malgrado una curiosa assenza…).
Claudia Jessie è Eloise Bridgerton
Ma, come dicevamo, gran parte dell'attenzione in Bridgerton 3 è riversata sui Polin che, dopo gli accadimenti della stagione 2, si trovano ora in una fase di stallo: Penelope aveva infatti udito le parole di Colin che escludevano a priori un risvolto amoroso nel loro rapporto, e le frizioni nella sua amicizia con Eloise (che aveva scoperto la sua identità di Regina del Gossip) non avevano fatto che allontanarla dai Bridgerton. Adesso però la ragazza finisce con il ritrovarsi in una situazione, se vogliamo, ancora più scomoda, dato che, nel tentativo di recuperare la loro amicizia, Colin si offre di aiutarla a trovare marito, e cerca di impartirle "lezioni su come uscire dal guscio" ora che lui stesso, a seguito della sua estate in giro per il mondo, sente di aver trovato una nuova dimensione. Ma quando il suo aiuto finisce con creare più guai per i loro cuori che altro, cosa farà Colin? E come si comporterà Penelope? E non dimentichiamoci che Colin è ancora all'oscuro della doppia identità di Penelope…
Bridgerton non molla
Bridgerton: una foto di Benedict e Colin nella stagione 3
Arrivati dunque al nostro quarto appuntamento con il mondo di Bridgerton (se contiamo anche lo spin-off sulla Regina Carlotta) ci si potrebbe preoccupare di una fisiologica fatigue del prodotto che, solitamente con le serie, giunti a questo punto inizia già a fare capolino. Per quanto riguarda lo show targato Shondaland, a ogni modo, il tutto sembra "tenere botta", poiché, almeno in questi primi quattro episodi, non si rileva una pesantezza di fondo nel seguire le vicende (seppur in gran parte prone a stereotipi) dei vari personaggi, né viene da pensare di essere stufi del suo modus operandi.
Un ritorno tra amori, segreti e scandali
Le scenografie si fanno sempre più spettacolari, i dettagli visivi sempre più ricercati (guardate anche solo le parrucche della Regina!), il comparto musicale continua a regalare gioie con le sue versioni classiche di hit da classifica, da Dynamite dei BTS a Cheap Thrills di Sia, passando per Give Me Everithing di Afrojack, Ne-Yo e Pitbull, e nulla di tutto ciò risulta gratuito o fuori luogo. C'è solo da sperare che una tale cura possa continuare a essere tangibile anche nella costruzione di storie e personaggi, nello sviluppo delle dinamiche e tanto nella trasposizione del materiale già fornito dalla Quinn, quanto nell'incorporazione di elementi originali nel tessuto del racconto.
Conclusioni
In conclusione, si guarda con favore ai primi quattro episodi di Bridgerton 3, che con la sua Parte 1 ha già fatto approdo su Netflix. La tanto attesa storia d’amicizia che si trasforma in amore tra Colin Bridgerton e Penelope Featherington sta finalmente prendendo piede, e non resta che augurarsi che i due non finiscano con l’inciampare e divenire protagonisti di una rovinosa caduta. Per ora, tuttavia, non sembra questo ciò che è scritto nelle carte. Possiamo fidarci?
👍🏻
Coerenza formale e attenzione ai dettagli.
Focus sui vari personaggi, non solo sui protagonisti dichiarati.
👎🏻
Rischio esagerazione e saturazione.
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"Eugénie Grandet" è uno dei romanzi più celebri di Honoré de Balzac, pubblicato per la prima volta nel 1833. Fa parte del vasto ciclo narrativo de "La Comédie Humaine", un'opera monumentale che Balzac ha dedicato a rappresentare la società francese del suo tempo.
Il romanzo è ambientato nella cittadina di Saumur, nella Valle della Loira, e racconta la storia di Eugénie, una giovane donna che vive sotto il giogo del padre, Félix Grandet, un uomo estremamente avaro e manipolatore. La trama si sviluppa attorno alla vita monotona e opprimente di Eugénie, che viene sconvolta dall'arrivo del cugino Charles, recentemente orfano e senza un soldo. Questo incontro risveglia in Eugénie sentimenti di amore e ribellione, portandola a scontrarsi con l'autorità paterna.
Balzac utilizza la figura di Grandet padre per criticare l'ossessione borghese per il denaro e il potere. La sua avarizia non solo rovina la vita della figlia, ma rappresenta anche una critica più ampia alla società del tempo, dove il valore delle persone è spesso misurato in termini di ricchezza materiale. La descrizione dettagliata della vita provinciale e delle dinamiche familiari rende il romanzo un ritratto vivido e realistico della Francia post-rivoluzionaria.
Honoré de Balzac nacque il 20 maggio 1799 a Tours, in Francia, da una famiglia borghese. Suo padre, Bernard-François Balzac, era un funzionario pubblico, mentre sua madre, Charlotte-Laure Sallambier, proveniva da una famiglia di commercianti parigini. Balzac trascorse un'infanzia solitaria e difficile, segnata dai frequenti disaccordi tra i genitori.
Dopo aver frequentato il Collège des Oratoriens a Vendôme, Balzac si trasferì a Parigi, dove studiò diritto. Tuttavia, la sua vera passione era la letteratura. Dopo alcuni tentativi falliti di affermarsi come drammaturgo, Balzac iniziò a scrivere romanzi sotto vari pseudonimi. La sua carriera letteraria decollò con la pubblicazione di "Les Chouans" nel 1829, il primo romanzo che firmò con il suo vero nome.
Balzac è noto per il suo stile di vita frenetico e per la sua incredibile produttività. Lavorava spesso per lunghe ore, alimentato da caffè nero, e scriveva in modo compulsivo. La sua opera più famosa, "La Comédie Humaine", è una serie di quasi cento romanzi e racconti che offrono un ritratto dettagliato della società francese del XIX secolo. Tra le sue opere più celebri si trovano "Le Père Goriot", "La Cousine Bette" e, naturalmente, "Eugénie Grandet".
Nonostante il successo letterario, Balzac ebbe una vita personale tumultuosa, segnata da numerosi debiti e relazioni amorose complicate. Nel 1850, sposò la contessa polacca Ewelina Hańska, con la quale aveva intrattenuto una lunga corrispondenza. Purtroppo, Balzac morì pochi mesi dopo il matrimonio, il 18 agosto 1850, a Parigi.
Balzac è considerato uno dei padri del realismo nella letteratura europea. La sua capacità di creare personaggi complessi e di descrivere con precisione la società del suo tempo ha influenzato molti scrittori successivi, tra cui Émile Zola, Charles Dickens e Marcel Proust.
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Come sempre quando vado a Napoli, passo a salutare l' ultima casa di Giacomo Leopardi. E come sempre urto contro l'indifferenza, la totale irrilevanza del luogo in cui visse e si spense il più grande scrittore della storia italiana insieme a Dante, umiliato in vita, con le sue crude verità, umiliato nella sua eternità letteraria, amato da pochi e messo nell' ombra dalle istituzioni e dalle genti incolte.
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AI, AI, Pavese!
Se ne scrive così spesso, di Cesare Pavese, da credere che ormai anche l'AI/IA ne sappia abbastanza, invece, alla richiesta di visualizzare la lista di romanzi di Cesare Pavese, candidamente mi risponde:
Povero Gesualdo Bufalino, privato all'improvviso del suo romanzo, peraltro pubblicato nel 1981 e lui vivente.
Scritto in piccolo, ChatGPT aggiunge: ChatGPT può commettere errori. Considera di verificare le informazioni importanti. (sic!)
Copiaincollo di seguito il testo dell'immagine sopra, per pura cattiveria: un altro avvertimento a piè di risultato recita infatti: Le chat potrebbero essere esaminate e utilizzate per addestrare i nostri modelli.
Vi immaginate l'AI/IA che si addestra sui suoi stessi risultati sbagliati???
Cesare Pavese è uno dei più importanti scrittori italiani del Novecento, noto per i suoi romanzi che esplorano temi di solitudine, alienazione e la condizione umana. Ecco una lista dei suoi romanzi principali: "Il mestiere di vivere" (1935) – Anche se è più conosciuto come un diario, offre una visione profonda della sua esperienza e della sua arte. "La casa in collina" (1948) – Racconta le esperienze di un uomo che vive in una casa su una collina durante la Seconda Guerra Mondiale. "La luna e i falò" (1950) – Uno dei suoi romanzi più celebri, che narra la storia di un ritorno alle origini e riflette sulla identità e la solitudine. "Tra donne sole" (1950) – Una raccolta di racconti che esplora le difficoltà e le esperienze di diverse donne. "Il carcere" (1949) – Un romanzo che riflette l'esperienza di Pavese durante la sua detenzione politica e le sue riflessioni sul tema della libertà e della reclusione. "Diceria dell’untore" (1962) – Pubblicato postumo, questo romanzo è spesso considerato il suo capolavoro e narra la storia di un malato di tubercolosi in una sanatorio. Cesare Pavese ha scritto anche numerosi racconti e poesie che arricchiscono la sua produzione letteraria. La sua opera è fondamentale per comprendere le dinamiche della letteratura italiana del Novecento.
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Villa Regina, Boscoreale
Scoperto nel 1977 il complesso, situato nel Comune di Boscoreale, è una fattoria di piccole dimensioni costruita in età sillana (I secolo a.C.), incentrata su una cella vinaria ospitante 18 dolia interrati per la conservazione del mosto ricavato dall’uva prodotta nel vigneto che circondava la villa e della quale è stato possibile ricostruire l’impianto. La fattoria era infatti dotata di un apposito ambiente per la torchiatura dei grappoli, oltre che di locali adibiti alle attività domestiche, a stalla e deposito.
Della pars urbana l’unico ambiente signorile era il triclinio ornato da pitture di III stile, mentre altre stanze di alloggio erano poste al piano superiore accessibile mediante una scala.
All’epoca dell’eruzione la fattoria doveva essere utilizzata solo durante le lavorazioni agricole, e presenta molte stanze in attesa di essere ripristinate dopo il terremoto del 62 d.C.
Tra gli oggetti ivi rinvenuti si segnalano una piccola erma del dio Bacco, proveniente dal larario del portico, numeroso vasellame da mensa e da cucina, attrezzi agricoli ed alcune lucerne, tra cui una databile al III-IV secolo d.C. che dimostra la frequentazione del sito in epoca posteriore all’eruzione del 79 d.C..
Eta sillana: Ci troviamo nel I ventennio del I secolo a.C., periodo più significativo della storia romana. Già gli storici antichi erano unanimi nel vedere in questo ventennio convulso, problematico, conflittuale e violento per la guerra civile, per lo scontro tra Mariani e Sillani, per la dittatura di Silla, l'inizio della crisi delle istituzioni repubblicane e l'avvio di un processo che porterà all'affermazione di un nuovo assetto sociale ed istituzionale, con la perdita definitiva della repubblica, all'affermazione dapprima della monarchia di Cesare e poi del principato di Augusto. Gli studiosi considerano questo ventennio come una sorta di età di mezzo, non particolarmente creativa, tra la generazione di intellettuali che ha fissato le basi della letteratura latina (Nevio, Plauto, Ennio, Catone e Terenzio) e quella del I secolo, protagonista di una straordinaria stagione letteraria (Lucrezio, Catullo, Cesare e Cicerone).
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" Ricordo di aver letto non molti anni fa uno spiritoso articolo di Stefano Rizzato (apparso su «La Stampa» nella primavera del 2012) dedicato ai fumetti di Topolino. Diceva che i giovani lettori avevano qualche difficoltà a capirne la lingua, e che occorreva ormai il pronto soccorso di un «topo-dizionario» per capire verbi usati di frequente dal piccolo animale come turlupinare, corroborare, lucrare, un sostantivo come darsena, aggettivi come erudito, esoso, retrogrado, intabarrato. È vero che la lingua di Topolino è sempre stata di livello alto, ma le nuove generazioni non conoscono queste parole anche perché non le leggono piú. In un suo libro recente Massimo Arcangeli* ci ha fatto notare che addirittura fra gli studenti universitari stanno perdendosi parole come abulico, sordido, modico, solerte, blaterare, corroborare, menzionare, coacervo, laconico, nemesi; e che moltissimi non sanno trovare un sinonimo di pusillanime, e che indigente è confuso con ingente.
Ma oggi in realtà preoccupa di piú il fatto che molti giovani non sanno mettere insieme con accettabile padronanza una pagina scritta. All’Università hanno difficoltà a stendere una tesina, arrivano alla laurea sprovvisti di sintassi, incapaci di argomentare, fanno fatica ad articolare (ma anche a leggere) un testo con un po’ di subordinate. Come se non avessero fatto nulla in precedenza per imparare a scrivere, soltanto scaldato dei banchi. Siamo di fronte a un collasso sintattico, che preoccupa molto di piú degli strafalcioni e delle carenze lessicali: qui è in gioco l’incapacità di organizzare e gerarchizzare e illustrare le idee, sono saltati i nessi logici, i legami tra il prima e il poi, tra causa ed effetto, sono franati i nessi insieme alle pause, l’andare a capo, la scansione, la punteggiatura, il ritmo del discorso. Che cominci a farsi sentire il mancato insegnamento dello spessore storico di una lingua, o la semplificazione eccessiva di tale prospettiva? Dopo anni di impegno, di entusiasmi per sperimentazioni glottodidattiche, la capacità di costruire discorsi scritti da parte dei giovani che escono dalla scuola italiana è sempre piú carente. E il fatto poi che si leggano piú social che saggi e narrativa ha un suo peso. "
*M. ARCANGELI, Senza parole. Piccolo dizionario per salvare la nostra lingua, il Saggiatore, Milano 2020.
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Gian Luigi Beccaria, In contrattempo. Un elogio della lentezza, Einaudi (collana Vele), 2022. [Libro elettronico]
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"Un amore segreto alla corte vicereale di Napoli": Rivivere la passione e la storia nel SeicentoIl nuovo libro di Vincenzo Palmisciano e Sonia Benedetto svela un amore proibito tra letteratura e potere
Il volume Un amore segreto alla corte vicereale di Napoli, nelle opere di don Giuseppe Storace d’Afflitto, pubblicato nel 2024 da Vincenzo Palmisciano e Sonia Benedetto, è un’opera monumentale che porta alla luce un frammento dimenticato della storia napoletana del Seicento. Attraverso 817 pagine, il libro ripercorre la vita e le opere del poeta di corte don Giuseppe Storace d’Afflitto,…
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Ed eccoci di nuovo qui con la rubrica a cadenza mensile e precisamente l'ultimo giorno di ogni mese, curata dalla nostra utente e amica Valentina Pace
Questa rubrica nasce anche e soprattutto da una riflessione che ci accompagna da un po' di tempo: per una "piccola" biblioteca di un piccolo paese non è sempre facile stare al passo con le richieste, i suggerimenti, le necessità degli utenti e non. Per questo motivo, con l'aiuto di Valentina scopriremo nuovi autori e nuove letture, consigli e spunti di riflessione, insieme a curiosità e notizie sui nostri cari libri. E allora, diamo il benvenuto a questo nuovo spazio culturale dove si viaggerà alla scoperta delle case editrici indipendenti: ʟᴇᴛᴛᴜʀᴇɪɴᴅɪᴇ.
La casa editrice di questo mese è: marcos y marcos
Buona lettura a tutti!
𝕋𝕌𝕋𝕋𝕆 ℚ𝕌𝔼𝕊𝕋𝕆 𝔽𝕌𝕆ℂ𝕆 – 𝔸𝕟𝕘𝕖𝕝𝕖𝕤 ℂ𝕒𝕤𝕠
«Pochi cuori mortali / soffrono in terra come il tuo.»
(Emily Brontë)
Quello delle sorelle Brontë è un caso forse unico nel panorama letterario mondiale. Charlotte, Emily e Anne, tre donne unite da un fortissimo legame di sangue, tutte e tre poetesse e scrittrici, vissute in simbiosi e morte giovanissime, autrici di alcuni tra i più famosi classici della letteratura ottocentesca, sono le protagoniste indiscusse di “Tutto questo fuoco”.
Si tratta di un romanzo in cui Angeles Caso, con amore, ammirazione ed estremo rispetto, racconta la vita familiare delle tre sorelle, ponendo l’accento sul fuoco divorante della creazione letteraria che le ha portate alla fama imperitura.
L’autrice inizia dalla loro infanzia sfortunata: rimaste orfane di madre in giovanissima età, sono state allevate dalla severa quanto amorevole zia Elizabeth e dal padre, il reverendo Patrick Brontë.
Charlotte, la più ambiziosa e determinata, è quella che insegue la fama: vuole che il talento suo e delle sorelle sia noto a tutti.
Emily, la grande poetessa, è timida e riservata al punto da rasentare la maleducazione, ma ha uno spirito indomito e appassionato, e una pienezza emotiva che la spingono a comporre versi di una bellezza incommensurabile. Niente al mondo potrebbe portarla lontano da Haworth e dalla sua amata brughiera. Inoltre, non condivide assolutamente il desiderio di Charlotte di pubblicare i loro scritti.
Anne, la più giovane, dolce e remissiva, desidera soltanto restare a casa con le sorelle piuttosto che lavorare come istitutrice e farsi maltrattare da ragazzini ricchi, ignoranti e viziati.
La Caso racconta gli amori impossibili o sfortunati delle tre giovani donne, il rapporto difficilissimo con il fratello Branwell, ma, soprattutto, permette al lettore di entrare nella canonica di Haworth quando Charlotte, Emily ed Anne, dopo aver terminato tutte le faccende domestiche, possono finalmente riunirsi in salotto, tirare fuori i loro scrittoi, affilare le penne e comporre i loro capolavori.
COSA MI È PIACIUTO
Sono una grande appassionata dei romanzi delle sorelle Brontë e mi sono sempre chiesta come tre giovani donne, cresciute in una canonica in mezzo alla brughiera, in piena età vittoriana, potessero creare dei personaggi complessi e indimenticabili come Jane Eyre, Edward Rochester, Cathy e Heathcliff: finalmente ho trovato la risposta.
COSA NON MI È PIACIUTO
Come sempre quando un libro mi piace enormemente, mi trovo in difficoltà a evidenziarne gli aspetti negativi. Sinceramente, in questo caso, non ne ho trovato nessuno.
L’AUTRICE
Angeles Caso nasce a Gijón nel 1959, figlia di un filologo che dava la buonanotte ai figli con le ballate del Cinquecento. Dopo aver studiato arte e storia moderna, per due anni è il volto di un telegiornale spagnolo, ma non si sente a casa. Torna a dedicarsi alla letteratura a tempo pieno. Alterna il romanzo storico alla fiction, e al centro della sua attenzione c’è sempre il coraggio delle donne. “Controvento”, che racconta la vera storia della sua baby-sitter di Capo Verde, le è valso il premio Planeta. “Tutto questo fuoco” è un omaggio amorevole alla passione inarrestabile delle sorelle Brontë.
LA CASA EDITRICE
Marcos y Marcos più che una casa editrice, in principio era una mansarda a Milano dove Marco Franza e Marco Zapparoli, poco più che ventenni, inventavano, assemblavano e spedivano nel mondo edizioni numerate dai caratteri splendidi e la carta fabbricata a mano. Spesso quei fascicoli esili erano accompagnati da stampe d’artista o riproduzioni di manoscritti originali. Gli autori? Da Mario Luzi a Novalis, da Leonardo da Vinci a Heinrich von Kleist. Il mestiere si imparava strada facendo. Ai tempi, si vendevano meno libri di oggi e la concorrenza era esigua. C’era più tempo per sperimentare e anche per sbagliare. I librini di trenta pagine in un decennio si sono trasformati in una collana “di culto”. Sempre con un occhio ai classici, certo, magari non più così indietro nel tempo.
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Con “San Francisco” di Scott McKenzie nelle orecchie, una canzone iconica che è praticamente una versione musicale di Claire - citata da Brianna nella serie- ho letto qualche passo cruciale dei nove libri che mi sono fatta recapitare e ci ho passato praticamente la scorsa notte.
Ed ho capito la fonte di parecchie dispute per così dire “filologiche” su Claire.
Mentre Jamie e Brianna li ho “visti” con i volti degli attori, Claire (il mio personaggio preferito, e indiscutibilmente, almeno nella serie, a mio parere, protagonista della storia), nel libro non riuscivo a vederla proprio.
Non è solo una questione di scelta dell’attrice e di descrizioni letterarie (anche se per me ormai impossibile immaginare astrattamente la “mia” Claire scissa dal volto di Caitriona Balfe) è proprio che la Claire letteraria e la Claire televisiva, alla fine ho compreso, sono figlie di sensibilità differenti.
La Claire letteraria è davvero una donna nata nel 1918, con la forza e la durezza e le asperità che avrei potuto vedere in mia nonna, contadina padana del 1905, uscita dalla guerra con una famiglia da sfamare. Una donna vera, resa da Diana Gabaldon quasi in carne e ossa. Ne potevo percepire i calli sulle mani e la pelle bruciata dal sole del lavoro.
La Claire di Moore, con il calore regalatole da un’interpretazione straordinaria che batte praticamente più della metà delle tizie che hanno vinto Emmy e Globe in questi anni, con questa luce e umanità che le vengono da dentro e illuminano chiunque possa godere della sua grazia, è una donna moderna, senza tempo.
Piena di contraddizioni e lati oscuri (a volte molto oscuri) e, in definitiva più universale.
Come può esserlo un personaggio come Holden Caulfield, magari paragonato all’Arturo Bandini di John Fante.
E questo spiega in definitiva anche i moti di antipatia che possono scaturire da un’umana incompatibilità di taluni/e con il suo carattere complicato e pieno di sfaccettature.
Claire resterà e a mio parere resterà per come l’ha disegnata Ronald Moore.
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Marjane Satrapi
Marjane Satrapi, fumettista, regista, sceneggiatrice e illustratrice, con il suo lavoro illustrato ha dato voce all’Iran contemporaneo.
È l’autrice del famosissimo Persepolis, il primo fumetto autobiografico sulla storia iraniana poi diventato un film, nel quale descrive la sua infanzia in patria e la sua adolescenza in Europa. La protagonista è una bambina, i suoi giochi, la scuola e la scoperta del rock, che si svolgono in mezzo all’ascesa del fondamentalismo religioso in Medio Oriente.
Una riflessione sui comportamenti legati alla superficialità e al pregiudizio che portano a identificare un paese, un’intera civiltà, con alcuni estremi, drammatici aspetti della sua storia recente.
Scritta con l’intento di “ribattere ai pregiudizi sul mio Paese senza essere interrotta” è la saga di una famiglia iraniana a Teheran tra il 1960 e il 1990.
Sua è anche l’immagine simbolo della lotta delle donne iraniane contro il regime: Donna, Vita, Libertà.
Nata a Rasht, il 22 novembre 1969, è stata educata secondo principi progressisti da genitori illuminati, che, per evitarle il clima oppressivo ed estremista del regime di Khomeini, l’hanno fatta studiare prima al Liceo Francese di Teheran e poi, ancora giovanissima, a Vienna, dove ha dovuto fare i conti con pregiudizio e razzismo nei suoi confronti.
Nel 1988, alla fine della guerra con l’Iraq, è tornata a casa e ha frequentato la Facoltà delle Belle Arti. Incapace di reggere il clima di censura e privazione delle libertà, terminati gli studi, si è trasferita prima a Strasburgo e poi a Parigi dove, frequentando l’Atelier des Vosges, gruppo di disegnatori e disegnatrici che hanno dato vita al movimento d’avanguardia della Nouvelle bande dessinée.
Nel 2001 è nato il suo capolavoro Persepolis che ha riscosso subito un grande successo grazie allo stile semplice e immediato del disegno, volutamente naif e talvolta elementare, sempre efficace.
Il libro ha venduto oltre tre milioni di copie in tutto il mondo ed è stato tradotto in oltre venti lingue. La storia ha assunto un carattere universale grazie all’astrazione conferita dal segno in bianco e nero e alla semplificazione delle figure. La forma del romanzo grafico è riuscita magistralmente a sintetizzare specificità culturali entrando in comunicazione con culture e età diverse.
Nel 2007 ne è stato tratto l’omonimo film d’animazione candidato al Premio Oscar nel 2008. Scritto e diretto da Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud è stato realizzato interamente a mano, secondo le tecniche più tradizionali, per ricreare il segno del fumetto.
Dopo Persepolis ha pubblicato Taglia e cuci, Pollo alle Prugne con cui ha vinto l’Oscar del fumetto al festival internazionale di Angoulême, Il sospiro, favole persiane, Il velo di Maia. Marjane Satrapi o dell’ironia dell’Iran.
La trasposizione filmica di Pollo alle prugne, in live action, del 2011, è stata presentata in anteprima alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Ha anche diretto The Voices (2014) e Radioactive (2019).
La sua ultima fatica letteraria è stata Donna, vita, libertà, in cui ha riunito esperti di storia, politica e comunicazione e i più grandi talenti del mondo del fumetto per raccontare l’evento che ha segnato la storia contemporanea: l’uccisione di Mahsa Amini dovuta al pestaggio della polizia morale perché non indossava ��correttamente” il velo. La morte della giovane ha scatenato in tutto l’Iran un’ondata di protesta che ha dato vita a un movimento femminista senza precedenti.
Marjane Satrapi vive e lavora a Parigi, collabora con numerose riviste e cura una colonna illustrata per il The New York Times.
Nel 2024 è stata insignita del prestigioso Premio Principessa delle Asturie 2024 per la comunicazioni e gli studi umanistici per “la sua voce essenziale nella difesa dei diritti umani e della libertà“.
Nella motivazione, la giuria ha evidenziato che “è un simbolo dell’impegno civico guidato dalle donne. Per il suo coraggio e la sua produzione artistica è considerata una delle persone più influenti nel dialogo fra culture e generazioni“.
Nel ringraziare per il riconoscimento, Marjane Satrapi ha affermato: “approfitto l’opportunità per celebrare la feroce lotta del mio popolo per i diritti umani e la libertà. Oggi si onorano tutti i giovani che hanno perso la vita e a quanti continuano nella battaglia per la libertà in Iran“. E ha dedicato il premio a Toomaj Salhebi, artista di rap, condannato a morte per il suo canto alla libertà.
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The Maze Runner 3 – La rivelazione: Luci e ombre fuori dal labirinto
Dopo un primo film promettente e un secondo capitolo sottotono, la trilogia diretta da Wes Ball chiude il suo cerchio narrativo con un film votato all'azione e sostenuto da un ritmo spesso frenetico. Si chiude così una saga young adult dove, tra assalti ai treni, fughe e sparatorie, ad emergere è soprattutto l'amicizia.
Maze Runner - Il labirinto: Dylan O'Brien con Kaya Scodelario e Aml Ameen in una delle prime foto ufficiali
Un macabro talent show, un mondo diviso in rigide classi, un labirinto crudele in cui trovare se stessi. Tre grandi allegorie per raccontare i turbamenti e i disagi dell'adolescenza. Hanno così iniziato Hunger Games, Divergent e Maze Runner - Il labirinto, gli avvii di tre grandi saghe young adult dove la metafora è servita a delineare parabole eroiche di ragazzini costretti a diventare presto le persone che erano destinate ad essere. Se la storia di Katniss ci ha mostrato come quell'età spesso tempri la personalità attraverso lo scontro inevitabile col coetaneo, quella di Tris ha sottolineato la paura di sentirsi diversi da tutti, di essere inclassificabili, con tutto il disorientamento che ne deriva. In questi futuri miserabili dove la libertà dell'individuo è pura utopia e l'unica speranza risiede nello spirito combattivo di due coraggiose eroine, al giovane Thomas è spettato il compito di chiamare a raccolta un pubblico prettamente maschile. Perché nella Radura di Maze Runner va in scena una specie di Signore delle Mosche 2.0, un esperimento sociale (e sociologico) dove un gruppo di ragazzi deve decidere se sottostare a delle ferree regole o violarle, accettando il rischio dell'ignoto e della morte, sfiorando il miraggio della libertà. Ecco, il dilemma di tutta la saga di Maze Runner, forse, è proprio qui: rispettare le regole o perdersi pur di ritrovarsi? Una cosa è certa: tutte queste saghe, che di fatto hanno tentato (con fortune alterne) di raccogliere il testimone lasciato da Harry Potter, trovano negli adulti uno spauracchio da combattere, un nemico sordo e spietato contro cui ribellarsi.
Non fa eccezione l'opera letteraria di James Dashner da cui il regista Wes Ball ha tratto la sua trilogia piena di costrizioni e di fughe, di catene e di sforzi destinate a spezzarle. Maze Runner - La rivelazione chiude finalmente il cerchio narrativo di Thomas e dei suoi fidati (ma anche infidi) amici. Ci si ritroverà, e ci si perderà, assieme a questi ragazzi costretti a capire che la vita adulta è davvero un labirinto.
Dalla sabbia al vetro
Maze Runner - La rivelazione: Dylan O'Brien, Thomas Brodie-Sangster e Ki Hong Lee in una scena del film
Li si chiama young adult per comodità, per moda editoriale, ma in realtà quelle di Katniss, Tris e Thomas sono soprattutto distopie. Ce lo suggeriscono i rigidi assetti sociali in cui sono immersi, i loro mondi cupi dove il progresso, la pace e l'ordine hanno prestato il fianco a ingiustizie, disperazione e violenza. Perché sono distopie tutti quei futuri dove ogni progetto utopistico fallisce miseramente, sfociando nell'incubo più nero. Il futuro immaginato da Maze Runner è piegato da un virus incurabile e inarrestabile, vero e proprio effetto domino pestilenziale che miete vittime a furia di contagi continui. Per provare a contrastare questa valanga di infetti, l'organizzazione C.A.T.T.I.V.O. (in originale chiamata in maniera altrettanto esplicita: W.C.K.D.) utilizza giovani cavie senza risparmiare ancora altre morti su morti.
Maze Runner - La rivelazione: Dylan O'Brien e Thomas Brodie-Sangster in una scena del film
Ambientato un anno dopo Maze Runner: La Fuga e slittato dopo un grave infortunio di Dylan O'Brien sul set, Maze Runner - La rivelazione non ha tempo da perdere, va di corsa e riempie ogni domanda irrisolta attraverso un'azione frenetica e incessante. È come se Ball voglia farci avvertire l'urgenza asfissiante di Thomas e compagni, intenzionati a salvare il loro amico Minho dalle spietate mani della C.A.T.T.I.V.O.. Si parte così, col fiatone e in medias res, un po' come successo nel primo capitolo, immediatamente catapultati in un assalto al treno degno di un western post-apocalittico. Dopo la verdeggiante ambientazione di Maze Runner - Il labirinto e quella sabbiosa di Maze Runner - La fuga, questo terzo atto ci conduce verso un contesto urbano asettico e ordinato, dove ogni parvenza di solidità e controllo è destinata a crollare rovinosamente, ad essere messa a ferro e fuoco da una rabbia giovane.
Maze Runner - La rivelazione: un momento del film
Amici, sino al game over
Maze Runner - La rivelazione: Kaya Scodelario e Aidan Gillen in una scena del film
Affanno, sangue, ruggine, lacrime. Il ritmo narrativo di Maze Runner - La rivelazione è spesso tachicardico, ed è per questo che, quando il film tenta di abbracciare linee narrative lontane dalla missione principale, sfocia nell'inutile lungaggine. Senza qualche diversivo di troppo, l'ultimo capitolo della saga procede inesorabile e severo verso una resa dei conti dove i protagonisti sono messi alle strette, sia fisicamente che psicologicamente. Lontano da toni patinati e percorsi immacolati, Ball ci prende per mano dentro una storia che si sporca le mani con il tradimento e le delusioni, con gli addii e con il sacrificio. Come all'interno di un videogame, ovvero suddiviso in livelli di crescente difficoltà (assalti, infiltrazioni, fughe, guerriglie urbane), il film tocca apici notevoli di adrenalina e coinvolgimento, e lo fa grazie ad una regia chiara e abile nel restituirci persino un senso di vertigine.
Peccato soltanto per gli antagonisti monodimensionali (su tutti un Aidan Gillen relegato alle solite smorfie di Ditocorto) e per una rivelazione (quella del titolo) tutt'altro che originale. Nonostante la presenza dell'inevitabile love story, gestita con parsimonia e maturità, il vero cuore del film batte per l'incessante sentimento dell'amicizia. Tra sacrificio e altruismo, il nucleo del racconto è composto da Thomas e Newt che, sull'esempio di Frodo e Sam, affrontano fuoco e fiamme pur di sostenersi a vicenda. Ci saranno fatiche e ci saranno scelte difficili pur di arrivare all'agognato obiettivo. Ed eccola lì, la luce fuori dal labirinto: è l'adolescenza che finisce. Gli uomini e le donne che siamo diventati. Game over.
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