#vizi e virtù
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" [C]i sono due libri, che direi non hanno una data né un autore (sebbene l'uno e l'altro siano conosciuti) che sembrano riassumere lo spirito più profondo del popolo italiano: Pinocchio e Bertoldo.
Pinocchio fu scritto per pagare un debituccio di gioco da un giornalista toscano, e fece la fortuna della casa editrice ed è oggi ancora liberamente ristampato. È un libro che si dà da leggere ai ragazzi, ma è pieno di una saviezza cittadina, mondana e adulta, che mostra il mondo com'è, non retto da virtù ma da fortuna, corretta dalla furbizia.
Bertoldo è un poema di sapienza contadina, pessimista, affinatasi sopra la cote della esperienza e della diffidenza del povero contro il ricco e dell'ignorante contro la rimbombante cultura delle classi cosiddette colte.
Ambedue sono scritti bene, con grande semplicità, riscoperti nelle loro virtù essenziali dalle generazioni più recenti italiane. Chi vuol capire l'Italia, legga questi due libri: son una chiave d'oro e una di ferro per aprire l'entrata allo spirito degli italiani. "
Giuseppe Prezzolini, Storia tascabile della letteratura italiana; prima edizione: Milano, Pan, 1976.
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“Gli animali possiedono
la bellezza senza la vanità,
forza senza insolenza,
coraggio senza ferocia e
tutte le virtù dell'uomo
senza i suoi vizi.”
— Arthur Schopenhauer
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Il vizio della parola
Il vizio della parola
Il divieto per le donne di usare la voce in pubblico nell’Afghanistan dei talebani. E noi ammutoliti da un diluvio di neologismi assurdi (vedi alla voce “maranza” o “sunshine guilt”)

Se togli loro la parola, scompariranno. I talebani hanno recentemente emanato una serie di leggi inerenti la propagazione della virtù e la prevenzione del vizio. Già questo proietta lo sguardo su un mondo che appartiene a una galassia lontanissima. E quando mai dalle nostre parti si parla più di vizi e virtù? In ambito legislativo, oltretutto.
In ogni caso, queste leggi sono state approvate dal leader supremo dei talebani, Hibatullah Akhundzada, e tra i provvedimenti ne spicca uno: «La voce di una donna è considerata intima e quindi non dovrebbe essere ascoltata mentre canta, recita o legge ad alta voce in pubblico». Per promuovere la virtù e scacciare il vizio, le donne non potranno esprimersi a voce alta nei contesti pubblici. Le imbavagliano, anzi le ammutoliscono, ma per il loro bene s’intende.
La scena è agghiacciante, ci costringe a una doccia terribilmente fredda. I talebani hanno chiaro chi sia una donna, a differenza della nostra situazione un po’ più aperta, cioè confusa. Abbiamo trascorso l’estate – ma è stata la ciliegina su una torta sfornata da tempo – a interrogarci su livelli di testosterone, Dna, intenzioni d’anima. Magari, al prossimo caso mediatico, potrebbe essere utile cambiare sfondo e ambientare tutti i nostri dubbi per le vie di Kabul e «vedere l’effetto che fa».
Se dai loro in pasto tantissime parole, scompariranno. Aggiungere vocaboli non è per forza segno di progresso, si può diventare muti per eccesso terminologico. L’aggiornamento dello Zingarelli per il 2025 prevede che il dizionario si arricchisca di nuovi termini, “maranza” e – udite udite – “gieffino” si conquistano un posto nell’Olimpo delle parole validate da definizione. Ma questo è solo un ritocco brutalmente onesto al nostro ritratto umano.
Il crimine terminologico è altrove, là dove spuntano espressioni che ci ritroviamo sotto gli occhi scrollando le notizie. “Coolcation” è la tendenza in crescita per trovare mete di viaggio al fresco. “Workation” è la scelta di lavorare da remoto scegliendo luoghi che offrano svago e servizi per il tempo libero. Una medaglia d’oro per l’assurdo spetta all’espressione “sunshine guilt”, il senso di colpa per aver sprecato una giornata di sole.
C’è, nel nostro intimo, un ribollimento senza nome. Sono scampoli di paura mescolati a slanci di affetto, pulsioni cattive e lacrime struggenti. È questa fucina scabrosa, feconda e indicibile che alimenta la libertà nel tumulto di gesti, scelte, responsabilità. Sono poche, devono essere poche e vertiginose, le parole a cui ricondurre il senso del nostro travaglio. Sillabe scottanti come “amore” o “invidia”. Frantumare il quadro in un mucchio di nuovi pezzettini lo riduce a un puzzle che resta scombinato.
Finiamo per scomparire ed essere muti se l’impegno di affrontare la novità di ogni nuova alba – l’ignavia che fa a pugni con la rabbia, i desideri che bevono sorsi di fiducia – viene sgonfiato dalla bugia che tutto affondi in un senso di colpa per il timore di perdere un giorno di sole.
via tempi.it
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Gli animali possiedono la bellezza
senza vanità, forza senza indolenza,
coraggio senza ferocia e tutte le
virtù dell'uomo senza i suoi vizi.
Arthur Shopenhauer
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La tua devozione completa, fa la differenza con le altre donne insulse! Questo è essere schiava: vivere per Me, vivere in Me! Libera di dimostrarMi le tue virtù inibite, donando corpo e mente ai Miei vizi perversi 👑
- M.Vèga

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Il cane possiede la bellezza senza vanità.
La forza senza insolenza.
Il coraggio senza la ferocia.
E tutti le virtù dell'uomo senza i suoi vizi.
( Lord Byron)
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Il cane possiede la bellezza senza la vanità.
La forza senza l'insolenza.
Il coraggio senza la ferocia.
E tutte le virtù dell'uomo senza i suoi vizi.
(Lord Byron)
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Come c'è una "folie à deux",
così c'è una "folie à millions".
Il fatto che milioni di persone condividano gli stessi vizi, non fa di questi vizi delle virtù, il fatto che essi condividano tanti errori non fa di questi errori delle verità, e il fatto che milioni di persone condividano una stessa forma di malattia mentale non fa che questa gente sia sana.
- Erich Fromm - da "Psicoanalisi della società contemporanea"
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Delle vostre virtù...
... fatene sempre buon uso: trasformatele in vizi
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BLACKLOTUS
... e buona Serata 🥂
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Le buone virtù sono brutti vizi... che andrebbero tolti a favore dell'eccellenza... e del piacere.
#Le cose che amo#
📎📍
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Il cane possiede la bellezza senza la vanità. La forza senza l'insolenza. Il coraggio senza la ferocia. E tutte le virtù dell'uomo senza i suoi vizi.
|| Lord Byron
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“Gli animali possiedono la bellezza senza la vanità, forza senza insolenza, coraggio senza ferocia e tutte le virtù dell'uomo senza i suoi vizi.” Arthur Schopenhauer art on Pinterest ********************** “Animals possess beauty without vanity, strength without insolence, courage without ferocity, and all the virtues of man without his vices.” Arthur Schopenhauer art on Pinterest
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È evasione il mio amore per l’Ariosto? No, egli ci insegna come l’intelligenza viva anche, e soprattutto, di fantasia, d’ironia, d’accuratezza formale, come nessuna di queste doti sia fine a se stessa ma come esse possano entrare a far parte d’una concezione del mondo, possano servire a meglio valutare virtù e vizi umani.
- Italo Calvino
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Abbiamo cominciato a tacere da ragazzi, a tavola, di fronte ai nostri genitori che ci parlavano ancora con quelle vecchie parole sanguinose e pesanti. Noi stavamo zitti. Stavamo zitti per protesta e per sdegno. Stavamo zitti per far capire ai nostri genitori che quelle loro grosse parole non ci servivano piú. Noi ne avevamo in serbo delle altre. Stavamo zitti, pieni di fiducia nelle nostre nuove parole. Avremmo speso quelle nostre nuove parole piú tardi, con gente che le avrebbe capite. Eravamo ricchi del nostro silenzio. Adesso ne siamo vergognosi e disperati, e ne sappiamo tutta la miseria. Non ce ne siamo liberati mai piú. Quelle grosse parole vecchie, che servivano ai nostri genitori, sono moneta fuori corso e non l'accetta nessuno. E le nuove parole, ci siamo accorti che non hanno valore, non ci si compra nulla. Non servono a stabilire rapporti, sono acquatiche, fredde, infeconde. Non ci servono a scrivere dei libri, non a tener legata a noi una persona cara, non a salvare un amico. Fra i vizi della nostra epoca, è noto che c'è il senso della colpa: se ne parla e se ne scrive molto. Tutti ne soffriamo. Ci sentiamo coinvolti in una faccenda di giorno in giorno piú sudicia. Si è detto anche del senso di panico: anche di questo, tutti ne soffriamo. Il senso di panico nasce dal senso di colpa. E chi si sente spaventato e colpevole, tace. Del senso di colpa, del senso di panico, del silenzio, ciascuno cerca a modo suo di guarire. Alcuni vanno a fare dei viaggi. Nell'ansia di veder paesi nuovi, gente diversa, c’è la speranza di lasciare dietro a sé i propri torbidi fantasmi, c’è la segreta speranza di scoprire in qualche punto della Terra la persona che potrà parlare con noi. Alcuni s’ubriacano, per dimenticare i propri torbidi fantasmi e per parlare. E ci sono poi tutte le cose che si fanno per non dover parlare: alcuni passano le serate addormentari in una sala di proiezioni, al fianco la donna alla quale, cosí, non sono tenuti a dover parlare; alcuni imparano a giocare a bridge; alcuni fanno l'amore, che si può fare anche senza parole. Di solito si dice che queste cose si fanno per ingannare il tempo: in verità si fanno per ingannare il silenzio. Esistono due specie di silenzio: il silenzio con se stessi e il silenzio con gli altri. L'una e l'altra forma ci fanno egualmente soffrire. Il silenzio con noi stessi è dominato da una violenta antipatia che ci è presa per il nostro stesso essere, dal disprezzo per la nostra stessa anima, cosí vile da non meritare le sia detto nulla. È chiaro che bisogna rompere il silenzio con noi stessi se vogliamo provarci a rompere il silenzio con gli altri. È chiaro che non abbiamo nessun diritto di odiare la nostra stessa persona, nessun diritto di tacere i nostri pensieri alla nostra anima.
Natalia Ginzburg, Silenzio (da “Le piccole virtù”)
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“Il cane possiede la bellezza senza la vanità.
La forza senza l'insolenza.
Il coraggio senza la ferocia.
E tutte le virtù dell'uomo senza i suoi vizi.”
Lord Byron
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