«Potrei essere confinato in un guscio di noce e stimarmi re di uno spazio infinito, se non fosse che faccio brutti sogni.»
Don't wanna be here? Send us removal request.
Text
3 notes
·
View notes
Text
carini loro, appena saliti sulle scale mobili lei, più alta di lui, si piazza sullo scalino inferiore per abbracciarlo e guardarlo meglio negli occhi, lo facevo pure io, chissà se lui li nota questi piccoli gesti d’amore
0 notes
Text
ci sono momenti come questo preciso istante in cui sento chiaramente di non potercela fare
1 note
·
View note
Text
quante cose sono cambiate in un anno, dodici mesi fa in queste ore fremevamo i preparativi per passare la vigilia insieme e far conoscere finalmente le nostre famiglie, ho ricordo di alcuni dettagli come se fosse successo ieri ho ricordo di alcuni dettagli come se questi invece fossero una specie di proiezione di un evento così lontano che sembra non essere mai accaduto. quante cose sono cambiate in un anno, questa vigilia la passerò lavorando, la sera sarò da solo, non mi importa però, il peso dei ricordi sembra troppo ingombrante per permettermi di fare altro. i ricordi. allora la tristezza esiste soltanto nella testa, se dimenticassi tutto che persona diventerei, sembra un argomento che mi ossessiona visto il secondo corto che ho girato quando avevo vent’anni e qualcosa, un ragazzo che si cancella dalla testa la cartella dedicata alla sua ragazza quando questa lo lascia e i suoi ricordi diventano ormai inutilizzabili. ma sarebbe davvero così semplice. ricordo ancora le nostre dolcezze, tipo quando l’ascensore si fermava al mio piano e usciva lei assai felice perché finalmente mi aveva di fronte, in mano stringeva una busta di carta bianca con la merenda comprata dalla pasticceria sotto casa, ci baciavamo all’ingresso ed era come un ritrovarsi ancora, il suo profumo manteneva la promessa dolce dei miei ricordi
2 notes
·
View notes
Text
invece ne ho comprati sessanta tondi, qui alle sette zero due del mattino mi sono messo a contarli perché sì, brutto numero sessanta speravo un numero più scenografico ma non fa niente.
2 notes
·
View notes
Text
la dottoressa mi ha detto che è importante ragionare anche sulle motivazioni che mi spingono a portare in terapia un argomento anziché un altro, allora le ho detto che allora c’entra anche la narrazione, cosa dire ma soprattutto come dirlo, dove iniziare, le parole utilizzate e così via. la seduta dopo ero così abbattuto che le ho detto che avrei ipoteticamente voluto collegare il mio cervello al suo, per far decidere a lei cosa portare in terapia ma soprattutto per avere un quadro di tutto, quel quadro che appunto viene fuori soltanto dopo, quando si conoscono tutti i fatti, quel quadro che ti fa capire meglio le persone. se dico che ho il dito dolorante è una cosa, ma se dico che ho un taglio sul punto dove il dito si piega e non riesce a sanarsi perché ogni volta che si chiude si riapre perché lavo la mano e piego il dito, non ho neanche detto cosa provo ma forse chi legge capisce ciò che provo. ecco a me manca il quadro generale per farmi capire, ciò che ho vissuto, ciò che provo, ciò che penso. posso solo dire, ho una pietra triste nello stomaco, un peso costante e doloroso, ecco, posso dire questo anziché dire che sono triste e basta. qualche mese fa in me si è rotto definitivamente qualcosa. sembro sempre io sono sempre io si capisce ma dentro sono una persona completamente diversa, così un giorno ho tolto le maiuscole automatiche sulla tastiera, ho iniziato a comunicare anziché scrivere, prima qui sopra poi altrove. io, che ero e sono fissato con la punteggiatura i toni eccetera, mi sento più a mio agio nella scrittura di getto, con il flusso di coscienza eccetera, ma per capire che questa è una rottura di qualcosa si dovrebbe appunto conoscere come scrivo o scrivevo e l’importanza che ha per me scrivere bene anche un elenco della spesa, perché mi sento sempre sotto un cazzo di esame. ora con gli amici più stretti sto iniziando a scrivere come vorrei, senza punteggiatura senza nemmeno punti interrogativi, non so se è una liberazione di qualcosa oppure un segno di rottura, non so se è un’esigenza di comunicare a prescindere dal racconto, collegarsi al cervello eccetera, oppure è una resa una perdita non mi frega più niente. leggere un testo senza virgole che danno le pause o leggere domande senza punti interrogativi forse obbliga chi legge a soffermarsi di più e interpretare concentrarsi eccetera e forse il mio è soltanto una comunicazione indiretta su quanto sono rotto dentro, però ecco che anche questa è narrazione, tutto è scelta tutto diventa narrazione, però pare che mi stia liberando e dico che mi rifiuto di narrare voglio solo comunicare, però neanche questo è vero perché ora scrivo soltanto per creare un quadro per fare capire quanto mi fa male il dito solo che al posto del dito c’è il cuore inteso come rappresentante romantico dei sentimenti eccetera. solo mi chiedo perché fare capire come mi sento, a chi soprattutto. non lo so, ce lo chiediamo spesso in terapia con la psicologa e non riusciamo a trovare la risposta. mercoledì ho concordato con la dottoressa sul fatto che sto meglio, sia nell’ultimo periodo sia guardando il percorso fatto negli ultimi mesi. allora non so se è brutto o consolatorio vedere che anche se soffro, anche se non mi sento più me stesso (perché sto cambiando e devo darmi il tempo di vedere capire e abituarmi al nuovo me chissà), anche se mi sento la bambolina più piccola della matrioska rimasta chissà come dopo che tutte le altre sono sono crepate e sono state superate o buttate via, anche in tutto questo dolore ho trovato un equilibrio. eppure mi sento rotto, il rimasuglio di una parte totale, una bellissima nave è naufragata durante una tempesta e non esiste più ma i suoi resti continuano a galleggiare portati dalla corrente proprio come faceva il loro insieme. ma si può dire che va bene lo stesso
8 notes
·
View notes
Text
ecco una lista più o meno esaustiva dei libri che in un modo o nell’altro mi sono rimasti impressi in quest’anno di letture.
quelli belli:
American Psycho, Bret Easton Ellis
Invernale, Dario Voltolini
I giorni di vetro, Nicoletta Verna
Alma, Federica Manzon
Il male oscuro, Giuseppe Berto
M. Il figlio del secolo, Antonio Scurati
Atti umani, Han Kang
Intermezzo, Sally Rooney
L’amica geniale, Elena Ferrante
Triste tigre, Neige Sinno
menzioni speciali:
La ricreazione è finita, Dario Ferrari
Se questo è un uomo, Primo Levi
Meno di zero, Bret Easton Ellis
Cattedrale, Raymond Carver
Gomorra, Roberto Saviano
L’Agnese va a morire, Renata Viganò
The Shining, Stephen King
qualche delusione:
I miei stupidi intenti, Bernardo Zannoni
L’uomo che cade, Don DeLillo
Il vecchio al mare. Domenico Starnone
McGlue, Ottessa Moshfegh
La signora Dalloway, Virginia Woolf,
Il canto del profeta, Paul Lynch
La ferocia, Nicola Lagioia
Settembre nero, Sandro Veronesi
Chi ride e chi tace, Chiara Valerio
Non per sempre, ma per ora, Chuck Palahniuk
non mi sono piaciuti:
Abel, Alessandro Baricco
Dalla stessa parte mi troverai, Valentina Mira
Storia dei miei soldi, Melissa Panarello
Autobiogrammatica, Tommaso Giartosio
Che tu sia per me il coltello, David Grossman
La reputazione, Ilaria Gaspari
Il talento degli scomparsi, Claudio Bisio
5 notes
·
View notes
Text
certamente, spendo 1,20€ in più per aggiungere la confezione regalo ai fermenti lattici che compro per non morire tra atroci sofferenze.
0 notes
Text
ieri appena arrivo in gelateria mi ricordo perché nessuno voleva fare questo turno: la sala prenotata per un compleanno con venti bambini. se il numero dei marmocchi spaventava ai miei colleghi, continuavano a ripetere venti bambini venti bambini da settimane, non hanno messo in conto che venti bambini significa chissà quanti adulti e parenti vari e infatti appena arrivato dicevo ho deciso di attaccare prima il turno perché i miei colleghi erano visibilmente disperati. appena esco dagli spogliatoi in divisa capisco cosa fare quando il capoturno mi chiede di fare tredici crêpes per la festa, cazzo tante ma non fiato e inizio a lavorare cosa devo fare. quando mi piazzo alla zona crêpes e metto in ordine si avvicina un uomo con uno scontrino chiedendo due crêpes, io dico che c’è da aspettare. lui da zero a dieci dice, non aspetto nulla so qui da prima voglio il rimborso, si allontana e mi manda a fanculo, dicendo proprio così, vaffanculo. ecco la mia prima interazione con un cliente. avviso il capoturno e lui mi dice, fagli le crêpes lui c’era da prima. così inizio a fare le crêpes al signore e nel frattempo gli dico, comunque io sto lavorando e non si manda a quel paese chi sta lavorando. e lui, ma avevo ragione infatti mi stai facendo le crêpes. e io, tutto quello che vuoi ma non si manda a quel paese chi sta lavorando. e lui bla bla bla senza chiedere scusa. alla scena ha assistito una collega che mi ha detto, ma come fai a restare così calmo in certe situazioni io non capisco. ovviamente le crêpes che ho cucinato allo stronzo erano perfette, si capisce.
4 notes
·
View notes
Text
federica manzon è una scrittrice incredibile, scrive “nello stomaco ha una pietra triste” e mi obbliga a posare il libro, questa frase riecheggia tra i pensieri e diventa man mano più grande e bella, “nello stomaco ha una pietra triste”, esplicativa di uno stato emotivo quanto possono esserlo dieci cento pagine o forse più esplicativa perché essenziale. nello stomaco ho una pietra triste. in queste settimane mi sono reso conto di quanto gli stati mentali possano diventare sensazioni materiali, il famoso nodo alla gola esiste come una pressione costante in un punto del corpo che di solito ignoriamo, diventa una sensazione di disagio, ce l’ho in questo momento eppure è invisibile, nessuno potrebbe saperlo mai. i dispiaceri non si superano, forse ci si distrae per sopravvivere, forse diventano delle pietre tristi nello stomaco che soltanto noi sappiamo di avere, presenze costanti invisibili, ricordi rievocati che gli altri non conosceranno mai, ricordi di momenti felici ormai irripetibili così lontani nel tempo da renderli quasi fantasie che mi travolgono all’improvviso e mi ricordano la pietra triste che mi porto dietro. le lacrime sgorgano ma non posso mai spiegare cosa significano, il ricordo di un momento magico impossibile da ricreare anche dal narratore più bravo, quindi è questa la solitudine, provare ciò che non può essere raccontato. è uno stato irrimediabile, anche se c’è chi saprà della mia pietra triste nello stomaco non potranno mai sentirla, questo mi rende triste. vorrei
vorrei perdere un giorno nel raccontare i miei ricordi felici per far capire un po’ di più la pietra triste che mi porto dentro.
5 notes
·
View notes
Text
Il mare davanti alla piazza grande ha qualcosa di ricattatorio, pensa. Con i fiumi è più facile, loro scorrono, al massimo ti trascinano: il mare ti si spalanca davanti senza che sia possibile aggrapparti a nessuna riva, ci vuole un certo coraggio per dire ok, adesso parto, mi butto in questo aperto.
Alma, Federica Manzon
1 note
·
View note
Text
Gli occhi pieni di fantasmi e di un dolore che non poteva condividere con loro.
Alma, Federica Manzon
1 note
·
View note
Text
sono andato in cucina per bere quando con la coda dell’occhio ho visto qualcosa di insolito muoversi sul bordo del lavello, c’è chi pensa erroneamente che i videogiochi provocano soltanto conseguenze negative intanto la mia visione periferica è incredibile scusatemi, è un insetto grosso e sottile, dei fili come zampette, la prima cosa che ho pensato è stata catturarlo così ho preso un bicchiere e l’ho rinchiuso, si muove tranquillo tra le pareti di vetro e si strofina tutto con quelle zampette mentre lo osservavo, solo in casa non so cosa fare, pensa pensa pensa, non ho fogli da far passare sotto il bicchiere per chiuderlo dentro e accompagnarlo fuori e non mi viene altro da fare se non usare la mia mano come parete solo che mentre ragionavo quello è scappato da una rientranza dell’anta di cui non mi ero accorto che gli ha aperto un varco di fuga lo stronzo, l’ho visto camminare veloce sul pavimento prima di schiacciarlo con il piede.
5 notes
·
View notes
Text
due ore per infilare il piumino nella federa e ora sembra andare bene. più o mino.
3 notes
·
View notes
Text
il piantino diventato piantone del giorno della seduta dalla psicologa è arrivato inaspettato, rimandavo da tempo una pulizia generale della camera e una risistemazione dei vestiti, ripensare la divisione delle categorie sulle mensole eccetera, quando ho pensato che forse sarebbe stata ora di svuotare il suo cassetto. mi sento in colpa ma ho poco spazio e mi serve, anche se forse non è l’unico motivo perché ho tolto anche il quadretto con le polaroid scattate nel giorno del mio compleanno dell’anno scorso dove penso ci sia la nostra foto insieme più bella. il cassetto conteneva una felpa che aveva il suo odore, dei fuseaux che metteva per stare più comoda, crema per le mani, due mollette per i capelli, un astuccio. mollette astuccio felpa sono parole belle che richiamano alla mente ricordi dolci e morbidi. vorrei farglieli riavere ma non so come. sulla busta in cui riporrò tutto c’è uno strano sorriso che ho notato mentre piangevo, dentro ho messo anche le pantofole rosa che appena entrata a casa indossava prendendole da sola nell’armadio, come se questa fosse stata un po’ anche casa sua, le comprammo insieme al supermercato, così non avrebbe più usato le mie lasciandomi senza, alla cassa ci stupì il prezzo elevato perché in realtà il modello che avevamo scelto era stato messo in un’altra sezione che costava meno, ma non fa niente.
5 notes
·
View notes
Text
Con il tempo ha capito che a renderla strana, o straniera, è una sua sensibilità che non si accorda con niente.
Alma, Federica Manzon
1 note
·
View note